boheme (La) - Teatro La Fenice
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104 Passar nelle tue tasche come in antri tranquilli filosofi e poeti. Ora che i giorni lieti fuggîr, ti dico: CCLXXXV addio, fedele amico mio. (Colline, fattone un involto, se lo pone sotto il braccio, ma vedendo Schaunard, gli dice sottovoce CCLXXXVI ) Schaunard, ciascuno per diversa via CCLXXXVII mettiamo insiem due atti di pietà; io… questo! (Gli mostra la zimarra che tiene sotto il braccio) io… questo!E tu… (Accennandogli Rodolfo chino su Mimì addormentata) io… questo!E tu…lasciali soli là!… CCLXXXVIII SCHAUNARD (commosso) Filosofo, ragioni! (Guarda verso il letto) Filosofo, ragioni!È ver!… Vo via! (Si guarda intorno, e per giustificare la sua partenza prende la bottiglia dell’acqua e scende dietro Colline chiudendo con precauzione l’uscio) [SCENA QUARTA] MIMÌ CCLXXXIX Sono andati? CCXC Fingevo di dormire 6d perché volli con te sola restare. Ho tante cose che ti voglio dire, o una sola, ma grande come il mare, CCXCI GIACOMO PUCCINI segue nota 6c do il proprietario, sul cui fisico allampanato sembra essersi modellato, ma ad ospitare nei suoi capaci risvolti i libri che simboleggiano la sua passione per la cultura. Il rapporto fra il filosofo e la zimarra che, resa antropomorfa per virtù retoriche, ascende i gradini del Monte di pietà, si può ben definire di amicizia, e l’affetto rende oltremodo doloroso il commiato. Con l’indumento se ne va un altro pezzo della giovinezza di tutti, e poiché Colline non vive avventure romantiche, l’amore per la cultura è anche il sentimento più autentico che prova. Un sentimento che lo lega di amicizia a «filosofi e poeti», e lo rende dignitoso coi potenti. CCLXXXV Aggiunta: «(con commozione)». CCLXXXVI «fatto un involto del pastrano, se lo pone sotto il braccio e s’avvia; ma, vedendo Schaunard, si avvicina a lui, gli batte una spalla, dicendogli tristemente». CCLXXXVII Aggiunta: «(Schaunard alza il capo)». CCLXXXVIII Aggiunta: «(Schaunard si leva in piedi)». CCLXXXIX Aggiunta: «(apre gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che gliela bacia amorosamente)». CCXC Aggiunta: «(Rodolfo accenna di sì)». CCXCI Aggiunta: «(Rizzandosi un poco sul letto; Rodolfo si alza e l’aiuta)». 6d Partiti i bohémiens dalla stanza Mimì intona il suo canto di morte «Sono andati?». Questa disperata melodia (213 , Andante calmo – , do) è l’ultimo tema nuovo dell’opera: ogni frase è detta in progressione discendente sui gradi della scala, quasi a rendere l’affaticamento di lei, poi sorge improvvisa l’ultima espansione lirica verso l’acuto: «Sei il mio amor e tutta la mia vita». Dopodiché Rodolfo trae da una tasca della giacca la cuffietta per mostrarla alla sua compagna, raggrinzita sul lettuccio. Questo scorcio è commentato dal ricordo musicale dell’indumento, cioè la frase più volte iterata da violini e flauti (es. 20, X e X’, cfr. ess. 11 e 15), ed è questo gesto che avvia il meccanismo del ricordo del primo incontro, col riepilogo della musica che aveva accompagnato l’ingresso di lei in soffitta: ESEMPIO 20 (235 ) «Te lo rammenti quando sono entrata la prima volta, là?» (24, Allegretto un poco sostenuto – , Si ): ancora la tragica opposizione fra un passato felice e un presente di dolore; poi Mimì intona «Che gelida manina» (riman-
LA BOHÈME – QUADRO QUARTO – IN SOFFITTA come il mare profonda ed infinita… Sei il mio amore CCXCII e tutta la mia vita! RODOLFO O mia bella Mimì! MIMÌ CCXCIII O mia bella Mimì!Son bella ancora? RODOLFO Bella come un’aurora. MIMÌ Hai sbagliato il raffronto. Volevi dir: bella come un tramonto. «Mi chiamano Mimì, ed il perché non so». RODOLFO (intenerito e carezzevole) Tornò al nido la rondine e cinguetta. (Si leva di dove l’aveva riposta, sul cuore, la cuffietta di Mimì e gliela porge) MIMÌ (raggiante CCXCIV ) La mia cuffietta… (Tende a Rodolfo la testa, questi le mette la cuffietta. Mimì CCXCV rimane colla testa appoggiata sul petto di lui) Te lo rammenti quando sono entrata la prima volta, là? RODOLFO la prima volta, là?Se lo rammento! MIMÌ Il lume si era spento… RODOLFO Eri tanto turbata! MIMÌ E tu cortese e grave… 105 RODOLFO Poi smarristi la chiave… MIMÌ CCXCVI O mio bel signorino, posso ben dirlo adesso: lei la trovò assai presto e a intascarla fu lesto. RODOLFO Aiutavo il destino… MIMÌ (ricordando l’incontro suo con Rodolfo la sera della vigilia di Natale) Era buio; il rossor non si vedeva… tu la man mi prendevi (Sussurra le parole di Rodolfo) «Ah, che gelida manina… Se la lasci riscaldar!…» CCXCVII (Mimì è presa da uno spasimo di soffocazione e lascia ricadere il capo, sfinita) RODOLFO (spaventato CCXCVIII ) Oh Dio! Mimì! (In questo momento Schaunard ritorna: al grido di Rodolfo accorre presso Mimì) SCHAUNARD Oh Dio! Mimì!Che avviene? MIMÌ (apre gli occhi e sorride per rassicurare Rodolfo e Schaunard) Non è nulla. Sto bene. RODOLFO CCXCIX Zitta, per carità. MIMÌ Zitta, per carità.Sì, sì, perdona, or sarò buona. segue nota 6d da alla perduta libertà dell’esistenza), fino a che reclina il capo. Tutti accorrono al capezzale e Musetta dona il manicotto da lei desiderato: se la cuffietta rappresenta l’amaro rimpianto del tempo felice, il manicotto è un oggetto comodo ma privo di passato, e nel momento in cui soddisfa un ultimo desiderio della protagonista annuncia la sua morte. Mimì vi c’infila le mani e pronuncia la sua ultima, shakespeariana parola prima di morire: «Dormire…». CCXCII «(Mette le braccia al collo di Rodolfo)». CCXCIII Aggiunta: «(lascia cadere le braccia)». CCXCIV «gaiamente». CCXCV «Fa sedere Rodolfo e». CCXCVI «MIMÌ / E a cercarla / tastoni ti sei messo!… / RODOLFO / … e cerca, cerca… / MIMÌ (graziosamente)». CCXCVII Aggiunta: «Era buio / e la man tu mi prendevi…». CCXCVIII Aggiunta: «la sorregge». CCXCIX Aggiunta: «(la adagia sul cuscino)».
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Passar nelle tue tasche<br />
come in antri tranquilli<br />
filosofi e poeti.<br />
Ora che i giorni lieti<br />
fuggîr, ti dico: CCLXXXV addio,<br />
fedele amico mio.<br />
(Colline, fattone un involto, se lo pone sotto il braccio,<br />
ma vedendo Schaunard, gli dice sottovoce CCLXXXVI )<br />
Schaunard, ciascuno per diversa via CCLXXXVII<br />
mettiamo insiem due atti di pietà;<br />
io… questo!<br />
(Gli mostra la zimarra che tiene sotto il braccio)<br />
io… questo!E tu…<br />
(Accennandogli Rodolfo chino su Mimì addormentata)<br />
io… questo!E tu…lasciali soli là!… CCLXXXVIII<br />
SCHAUNARD (commosso)<br />
Filosofo, ragioni!<br />
(Guarda verso il letto)<br />
Filosofo, ragioni!È ver!… Vo via!<br />
(Si guarda intorno, e per giustificare la sua partenza<br />
prende la bottiglia dell’acqua e scende dietro Colline<br />
chiudendo con precauzione l’uscio)<br />
[SCENA QUARTA]<br />
MIMÌ CCLXXXIX<br />
Sono andati? CCXC Fingevo di dormire 6d<br />
perché volli con te sola restare.<br />
Ho tante cose che ti voglio dire,<br />
o una sola, ma grande come il mare, CCXCI<br />
GIACOMO PUCCINI<br />
segue nota 6c<br />
do il proprietario, sul cui fisico allampanato sembra essersi modellato, ma ad ospitare nei suoi capaci risvolti i libri<br />
che simboleggiano la sua passione per la cultura. Il rapporto fra il filosofo e la zimarra che, resa antropomorfa<br />
per virtù retoriche, ascende i gradini del Monte di pietà, si può ben definire di amicizia, e l’affetto rende<br />
oltremodo doloroso il commiato. Con l’indumento se ne va un altro pezzo della giovinezza di tutti, e poiché Colline<br />
non vive avventure romantiche, l’amore per la cultura è anche il sentimento più autentico che prova. Un sentimento<br />
che lo lega di amicizia a «filosofi e poeti», e lo rende dignitoso coi potenti.<br />
CCLXXXV Aggiunta: «(con commozione)».<br />
CCLXXXVI «fatto un involto del pastrano, se lo pone sotto il braccio e s’avvia; ma, vedendo Schaunard, si avvicina a<br />
lui, gli batte una spalla, dicendogli tristemente».<br />
CCLXXXVII Aggiunta: «(Schaunard alza il capo)».<br />
CCLXXXVIII Aggiunta: «(Schaunard si leva in piedi)».<br />
CCLXXXIX Aggiunta: «(apre gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che gliela bacia<br />
amorosamente)».<br />
CCXC Aggiunta: «(Rodolfo accenna di sì)».<br />
CCXCI Aggiunta: «(Rizzandosi un poco sul letto; Rodolfo si alza e l’aiuta)».<br />
6d Partiti i bohémiens dalla stanza Mimì intona il suo canto di morte «Sono andati?». Questa disperata melodia<br />
(213 , Andante calmo – , do) è l’ultimo tema nuovo dell’opera: ogni frase è detta in progressione discendente sui<br />
gradi della scala, quasi a rendere l’affaticamento di lei, poi sorge improvvisa l’ultima espansione lirica verso l’acuto:<br />
«Sei il mio amor e tutta la mia vita». Dopodiché Rodolfo trae da una tasca della giacca la cuffietta per mostrarla<br />
alla sua compagna, raggrinzita sul lettuccio. Questo scorcio è commentato dal ricordo musicale dell’indumento,<br />
cioè la frase più volte iterata da violini e flauti (es. 20, X e X’, cfr. ess. 11 e 15), ed è questo gesto che<br />
avvia il meccanismo del ricordo del primo incontro, col riepilogo della musica che aveva accompagnato l’ingresso<br />
di lei in soffitta:<br />
ESEMPIO 20 (235 )<br />
«Te lo rammenti quando sono entrata la prima volta, là?» (24, Allegretto un poco sostenuto – , Si ): ancora la<br />
tragica opposizione fra un passato felice e un presente di dolore; poi Mimì intona «Che gelida manina» (riman-