boheme (La) - Teatro La Fenice

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19.06.2013 Views

92 Una terribil tosse l’esil petto le scuote e già le smunte gote di sangue ha rosse… La mia stanza è una tana squallida… il fuoco ho spento. V’entra e l’aggira il vento di tramontana. Essa canta e sorride e me il rimorso m’assale. Me, cagion del fatale mal che l’uccide! Mimì di serra è fiore. Povertà l’ha sfiorita; per richiamarla in vita non basta amore! No!… Bada!… Taci! Taci!… (La tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza di Mimì) RODOLFO (vedendola e accorrendo a lei) Che? Mimì! Tu sei qui? M’udisti? Vaneggiai. Ti rassicura: CCVII facile alla paura per nulla io m’arrovello. Vien là nel tepore. (Vuol farla entrare nel cabaret) MIMÌ No, quel tanfo mi soffoca! CCVIII (Rodolfo stringe amorosamente fra le sue braccia Mimì. Dal cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta) MARCELLO No, quel tanfo mi soffoca!È Musetta che ride. (Corre alla finestra del cabaret) che ride.Con chi ride? Ah, la civetta! (Vorrebbe allontanare Rodolfo) Ah, vieni via!… CCVI CCV Ahimè, morire?! È finita!… (Angosciata) O mia vita! Imparerai. (Entra furiosamente CCIX nel cabaret) MIMÌ (svincolandosi da Rodolfo) Imparerai.Addio. RODOLFO (sorpreso, dolorosamente) Imparerai.Addio.Che! Vai? MIMÌ (affettuosamente) D’onde lieta al tuo grido 4d d’amore uscì, torna sola Mimì al solitario nido. Ritorna un’altra volta a intesser finti fior. Addio, senza rancor. – Ascolta, ascolta. – Le poche robe aduna che lasciai – sparse. Nel mio cassetto – stan chiusi quel cerchietto – d’oro, i nastrini e il libro di preghiere. GIACOMO PUCCINI CCV Aggiunta: «(Piangendo)». CCVI «Che far dunque? / Oh, qual pietà! Poveretta! / (Agitato, accorgendosi che Mimì ode) / Povera Mimì!». CCVII «M’hai sentito? / MARCELLO / Ella dunque ascoltava? / RODOLFO». CCVIII Aggiunta: «RODOLFO / Ah! Mimì!». CCIX «impetuosamente». 4d «D’onde lieta uscì» (26, Lento molto-Andantino – - -, Re si ) è il primo saggio completo di musica della memoria nella Bohème: la linea vocale si snoda sul tema di Mimì nella prima sezione, nella seconda («Ascolta, ascolta», 27, Andantino mosso – , Re ) la melodia è contrappuntata da echi del Quartiere latino (es. 14 A: QL1, cfr. es. 5 B) e della prima aria, nelle due sezioni che evocavano gli aspetti più semplici della sua personalità – «Sola mi fo il pranzo da me stessa» (I, 427) e «Mi piaccion quelle cose» (es. 14 B, cfr. es. 10), uno spunto che risentiremo ancora in un momento chiave del finale:

LA BOHÈME – QUADRO TERZO – LA BARRIERA D’ENFER – Involgi tutto quanto in un grembiale – e manderò il portiere… – Bada, sotto il guanciale – c’è la cuffietta rosa. – Se… vuoi… serbarla a ricordo d’amore… segue nota 4d ESEMPIO 14 A (27) ESEMPIO 14 B (28) Mimì – Addio, senza rancore. In vol gi tut to quan to in un grem biu le e mande rò il por tie re ... RODOLFO Dunque è proprio finita? 4e Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?! Addio, sognante vita. Vl I (solo) I tre temi richiamati in queste poche battute ci mostrano come Mimì viva già nel ricordo, e solo nell’ultima sezione la voce s’innalza in uno slancio lirico appassionato («Se vuoi»), ma è un’impennata che si spegne in un sussurro presago della fine: la cuffietta, quotidiano pegno d’amore, è quasi come il ritratto che nella Traviata Violetta porge ad Alfredo prima di morire. Guardiamo con maggiore attenzione a questo oggetto che ricompare ora, dopo aver scoperto una delle tante esche emotive che la musica è nascostamente in grado di offrire alla nostra sensibilità. Puccini passa enarmonicamente dalla tonalità di Re , in cui venivano ricordati i precedenti oggetti, a La: la rottura è lieve, ma suggerisce il senso di un’esitazione, come di chi rammenti improvvisamente qualcosa. Mimì menziona la cuffietta con la frase che aveva usato nel quadro precedente (es. 15, X: cfr. es. 11); questo motivo futile che ripiega su se stesso, perfetta traduzione in musica della lingua di tutti i giorni, prepara e amplifica lo slancio melodico che proietta verso l’acuto la voce del soprano. Un gesto di puro lirismo che segna la momentanea rottura del quotidiano: ESEMPIO 15 (28 5 ) Da questo momento l’oggetto, e insieme a lui l’emozione che genera il suo ricordo, è fissato per sempre nella nostra memoria, proprio perchè non lo vediamo, ma udiamo quale passione possa scatenare grazie a quella frasettina associata in un unico afflato a un’estesa, emozionante melodia. 4e Sulla stessa linea è il sentimento malinconico del finale, che Rodolfo e Mimì attaccano come un duetto («Ad- Fl I (vedi es. 10) ´Mi piaccion quelle coseª 93

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Una terribil tosse<br />

l’esil petto le scuote<br />

e già le smunte gote<br />

di sangue ha rosse…<br />

<strong>La</strong> mia stanza è una tana<br />

squallida… il fuoco ho spento.<br />

V’entra e l’aggira il vento<br />

di tramontana.<br />

Essa canta e sorride<br />

e me il rimorso m’assale.<br />

Me, cagion del fatale<br />

mal che l’uccide!<br />

Mimì di serra è fiore.<br />

Povertà l’ha sfiorita;<br />

per richiamarla in vita<br />

non basta amore!<br />

No!… Bada!…<br />

Taci! Taci!…<br />

(<strong>La</strong> tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza<br />

di Mimì)<br />

RODOLFO (vedendola e accorrendo a lei)<br />

Che? Mimì! Tu sei qui?<br />

M’udisti? Vaneggiai. Ti rassicura: CCVII<br />

facile alla paura<br />

per nulla io m’arrovello.<br />

Vien là nel tepore.<br />

(Vuol farla entrare nel cabaret)<br />

MIMÌ<br />

No, quel tanfo mi soffoca! CCVIII<br />

(Rodolfo stringe amorosamente fra le sue braccia<br />

Mimì. Dal cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta)<br />

MARCELLO<br />

No, quel tanfo mi soffoca!È Musetta<br />

che ride.<br />

(Corre alla finestra del cabaret)<br />

che ride.Con chi ride? Ah, la civetta!<br />

(Vorrebbe allontanare Rodolfo)<br />

Ah, vieni via!… CCVI<br />

CCV Ahimè, morire?!<br />

È finita!…<br />

(Angosciata)<br />

O mia vita!<br />

Imparerai.<br />

(Entra furiosamente CCIX nel cabaret)<br />

MIMÌ (svincolandosi da Rodolfo)<br />

Imparerai.Addio.<br />

RODOLFO (sorpreso, dolorosamente)<br />

Imparerai.Addio.Che! Vai?<br />

MIMÌ (affettuosamente)<br />

D’onde lieta al tuo grido 4d<br />

d’amore uscì,<br />

torna sola Mimì<br />

al solitario nido.<br />

Ritorna un’altra volta<br />

a intesser finti fior.<br />

Addio, senza rancor.<br />

– Ascolta, ascolta.<br />

– Le poche robe aduna che lasciai<br />

– sparse. Nel mio cassetto<br />

– stan chiusi quel cerchietto<br />

– d’oro, i nastrini e il libro di preghiere.<br />

GIACOMO PUCCINI<br />

CCV Aggiunta: «(Piangendo)».<br />

CCVI «Che far dunque? / Oh, qual pietà! Poveretta! / (Agitato, accorgendosi che Mimì ode) / Povera Mimì!».<br />

CCVII «M’hai sentito? / MARCELLO / Ella dunque ascoltava? / RODOLFO».<br />

CCVIII Aggiunta: «RODOLFO / Ah! Mimì!».<br />

CCIX «impetuosamente».<br />

4d «D’onde lieta uscì» (26, Lento molto-Andantino – - -, Re si ) è il primo saggio completo di musica della<br />

memoria nella Bohème: la linea vocale si snoda sul tema di Mimì nella prima sezione, nella seconda («Ascolta,<br />

ascolta», 27, Andantino mosso – , Re ) la melodia è contrappuntata da echi del Quartiere latino (es. 14 A:<br />

QL1, cfr. es. 5 B) e della prima aria, nelle due sezioni che evocavano gli aspetti più semplici della sua personalità<br />

– «Sola mi fo il pranzo da me stessa» (I, 427) e «Mi piaccion quelle cose» (es. 14 B, cfr. es. 10), uno spunto che<br />

risentiremo ancora in un momento chiave del finale:

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