Scarica il programma di sala - Teatro A. Ponchielli

More documents

Recommendations

Info

Tutto scorre in una normalità, in una dimensione di realismo che non viene scalfita da colpi di scena, ma che si alimenta e riscalda col sentimento. Il linguaggio è intenso, scarno, ora ruvido ora tenero; ed anche le effusioni sentimentali sono accompagnate da immagini che sempre riportano alla concretezza. Su tutto, però, aleggia l’amore per lo “sconfinato”, assurto a misura dell’ansia esistenziale. Valga, per tutti, quel che dice Mimì: Sono andati? Fingevo di dormire Perché volli con te sola restare. Ho tante cose che ti voglio dire O una sola, ma grande come il mare, Come il mare profonda ed infinita... Sei il mio amore e tutta la mia vita. Su questo contesto drammaturgico Puccini pare accendersi veramente e lasciarsi andare senza freni soltanto al momento dell’incontro tra Rodolfo e Mimì, relegando tutto il resto a schizzo coloristico d’ambiente. Tutto quello che sta intorno all’incontro dei due innamorati, infatti, sembra creato per pretesto, per dare ritmo ad una vicenda d’amore dall’epilogo drammatico. In realtà la storia tra il poeta da soffitta e la fiammiferaia sarebbe tutt’altra cosa se non maturasse in questo ambiente di scapigliati un po’ sgangherati, la cui frenesia di vita, la cui voglia di divertirsi rende ancor più stridente il contrasto con il triste destino di Mimì. Che la compagnia, ignara, subito accoglie e annette, senza problemi e senza porsi domande. La caratterizzazione minuziosa affranca però l’ambiente e i personaggi che circondano Rodolfo e Mimì dal mero ruolo di sfondo, rendendoli parte della potente conclusione tragica. Addirittura, i tempi e i tagli della vicenda sono tali da rendere protagonisti del racconto la vita della piccola comune di scapigliati e il Quartiere Latino in cui si consuma: è la fiammiferaia, se mai, che irrompe a disturbare un equilibrio precario ma consolidato, nel quale si tenta di assorbirla e che comunque s’intuisce che, superato lo smarrimento per il dolore, riprenderà inesorabilmente uguale a se stesso. Mimì, anzi, diventa provvisoriamente una di loro, almeno fino alla barriera d’Enfer, dove ha inizio il percorso del distacco: da Rodolfo, ma non solo; dalla compagnia, che alla fine – tutta quanta – l’accoglie e l’accompagna verso quello definitivo dalla vita. Il debutto della Bohème avviene quando il melodramma alla moda è ormai quello verista a tinte forti, come Cavalleria (1890) e Pagliacci (1891). Lo stesso Puccini, al momento di programmare, dopo Manon (1893), un nuovo lavoro, aveva avuto per le mani un libretto “verista”, tratto dalla Lupa di Verga. La scelta del compositore di Lucca, invece, va controcorrente e predilige, alle passioni violente e al linguaggio estremo e scabroso, le raffinatezze delle espansioni sentimentali venate d’erotismo, al verismo crudo, le mezzetinte di un lirismo triste. Quel che ci voleva per muovere a pietà la borghesia fin de siècle, povera di riferimenti etici ma incline all’emozione, all’irrazionale affettività, alla “compassione”. Il mondo dei valori positivi, della spiritualità, degli ideali alti, il mondo che aveva ispirato tante opere di Verdi, aveva ormai perso gran parte del suo fascino.
Anche sul piano musicale La Bohème inaugura una stagione tutta nuova, con un linguaggio che Puccini elabora dopo aver assimilato e combinato una fitta rete di suggestioni: il gusto francese, con Bizet e l’opéra-lyrique, l’ultimo Verdi, l’aria da camera, il melodramma tedesco. “L’intenso lirismo melodico, l’armonia originale e raffinata, il timbro strumentale vaporoso, i colori di Bohème sono inconfondibili e hanno ormai l’assolutezza di un ‘tipo’ musicale, la loro classicità” (Franco Sterpa). La vocalità, in stretta attinenza alla natura del testo, è frantumata, ma carica di espressività, e comunque pronta alle aperture espansive. Ogni periodo musicale è generato da un accordo, o da una nota, per poi svilupparsi in declamato lirico su un fitto tessuto strumentale, e quindi finire ripiegando sommessamente: esemplari, a questo proposito, le pagine di presentazione dei due innamorati, “Che gelida manina” e “Mi chiamano Mimì”. La Bohème è una delle più originali creazioni del teatro lirico: un solido impianto teatrale dove trovano equilibrio mirabile i momenti gai e quelli patetici, gli elementi realistici e le pennellate impressionistiche.
Page 1 and 2: Teatro Amilcare Ponchielli Cremona
Page 3 and 4: La Bohème Scene liriche in quattro
Page 5 and 6: La Bohème di Giacomo Puccini (1858
Page 7: La Bohème, romanzo in musica di Ar
Page 11 and 12: cui gli artisti e gli intellettuali
Page 13 and 14: Ivan Stefanutti La sua attività è
Page 15 and 16: Giacomo Puccini La Bohème Scene li
Page 17 and 18: Marcello Presto. Questi intermezzi
Page 19 and 20: Quando un olezzo di frittelle imbal
Page 21 and 22: Rodolfo E ammorba, e appesta la nos
Page 23 and 24: (Mimì esce. Rodolfo ritorna subito
Page 25 and 26: Rodolfo …di mite circonfuso alba
Page 27 and 28: Un venditore ambulante Prugne di To
Page 29 and 30: cavallin, il tambur, tamburel... Vo
Page 31 and 32: Musetta (Ah, non si volta!) Alcindo
Page 33 and 34: Marcello (commosso sommamente, avan
Page 35 and 36: indicando la via a percorrere) La F
Page 37 and 38: O buona donna, mi fate il favore di
Page 39 and 40: Marcello Oh, qual pietà! Poveretta
Page 41 and 42: In soffitta (Come nel Quadro Primo)
Page 43 and 44: Marcello Leva il tacco! Colline (pr
Page 45 and 46: Colline Nulla! Musetta Non caffè?
Page 47 and 48: (Musetta e Marcello entrano cautame
Page 50 and 51: Teatro Amilcare Consiglio d i Ammin
Page 52: Info: Fondazione Teatro Amilcare Po

Scarica il programma di sala - Teatro A. Ponchielli

Create successful ePaper yourself

Delete template?

Save as template?