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CarnetdiMarcia - FSE

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4<br />

Tullia Di Addario ...........................................................................................<br />

Andare (ragionevolmente)<br />

oltre l’ostacolo<br />

lì, stravaccato sul divano<br />

di casa: TV accesa, telecoman-<br />

…Stare<br />

do nella mano destra e bibita in<br />

quella sinistra, senza aver voglia di vedere nulla<br />

in particolare, lasciando scorrere oziosamente le<br />

immagini sullo schermo. Non è proprio il massimo<br />

della “goduria”, ci sarebbe senz’altro qualcosa<br />

di più divertente da fare, ma è anche vero<br />

che ci sarebbero anche tante altre cose da fare<br />

decisamente meno divertenti, tipo quell’esercizio<br />

di matematica assegnato da un pezzo, per non<br />

parlare di quelle quindici pagine di storia che incombono<br />

per domani… Nell’incertezza, è meglio<br />

rimanere così, senza esporsi, crogiolandosi<br />

in questa indolenza che non fa star bene, ma<br />

neanche poi così male, proprio per niente. È possibile<br />

perdere anche delle ore in questo stato.<br />

Giorni. Mesi.<br />

…Stare lì, inesorabilmente ultimo della fila. Lo<br />

zaino spezza la schiena, il sole brucia, il fiato<br />

viene sempre meno, lo sconforto aumenta; e,<br />

colmo dell’ironia, non appena si riesce a raggiungere<br />

il gruppetto di quei due o tre che si sono<br />

fermanti ad aspettare, e non sempre lo fanno,<br />

proprio mentre ci si accosta loro già pregustando<br />

l’idea di una breve tregua di due, tre minuti al<br />

massimo, ecco che il piccolo assembramento si<br />

scioglie, come neve al sole, e quelli che sempre<br />

più radicalmente si ha solo voglia di definire “falsi<br />

pietosi” riprendono la loro marcia, lentamente,<br />

uno dopo l’altro, ma sempre avanti e sempre<br />

ad un ritmo impercettibilmente superiore. Allora<br />

irrompe la rivolta, ci si ribella alla volontà di “riuscire”<br />

e ci si abbandona alla commiserazione, alla<br />

debolezza, al “chi me lo fa fare?”. Questi appena<br />

descritti sono solo un paio dei tanti momenti in<br />

<strong>CarnetdiMarcia</strong><br />

Editoriale<br />

cui è necessario fare leva sulla forza di volontà<br />

e superare i propri limiti (una volta che siano<br />

stati lucidamente individuati), insomma: sfidare<br />

se stessi. Quando si parla di “sfide”, immediatamente<br />

si tende ad associare tale concetto a<br />

qualcosa di virile, grandioso, quasi epico. Sorge<br />

spesso naturale l’immagine di agili spadaccini che<br />

duellano, eroi muscolosi che affrontano imprese<br />

titaniche, spietati pistoleri che si fronteggiano in<br />

un ardente mezzogiorno americano, immersi in<br />

un silenzio franto solo dal lugubre richiamo di un<br />

condor. Certo sono immagini patinate da un’aura<br />

irreale e sublime, ma sono comunque metafora

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