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Tullia Di Addario ...........................................................................................<br />
Andare (ragionevolmente)<br />
oltre l’ostacolo<br />
lì, stravaccato sul divano<br />
di casa: TV accesa, telecoman-<br />
…Stare<br />
do nella mano destra e bibita in<br />
quella sinistra, senza aver voglia di vedere nulla<br />
in particolare, lasciando scorrere oziosamente le<br />
immagini sullo schermo. Non è proprio il massimo<br />
della “goduria”, ci sarebbe senz’altro qualcosa<br />
di più divertente da fare, ma è anche vero<br />
che ci sarebbero anche tante altre cose da fare<br />
decisamente meno divertenti, tipo quell’esercizio<br />
di matematica assegnato da un pezzo, per non<br />
parlare di quelle quindici pagine di storia che incombono<br />
per domani… Nell’incertezza, è meglio<br />
rimanere così, senza esporsi, crogiolandosi<br />
in questa indolenza che non fa star bene, ma<br />
neanche poi così male, proprio per niente. È possibile<br />
perdere anche delle ore in questo stato.<br />
Giorni. Mesi.<br />
…Stare lì, inesorabilmente ultimo della fila. Lo<br />
zaino spezza la schiena, il sole brucia, il fiato<br />
viene sempre meno, lo sconforto aumenta; e,<br />
colmo dell’ironia, non appena si riesce a raggiungere<br />
il gruppetto di quei due o tre che si sono<br />
fermanti ad aspettare, e non sempre lo fanno,<br />
proprio mentre ci si accosta loro già pregustando<br />
l’idea di una breve tregua di due, tre minuti al<br />
massimo, ecco che il piccolo assembramento si<br />
scioglie, come neve al sole, e quelli che sempre<br />
più radicalmente si ha solo voglia di definire “falsi<br />
pietosi” riprendono la loro marcia, lentamente,<br />
uno dopo l’altro, ma sempre avanti e sempre<br />
ad un ritmo impercettibilmente superiore. Allora<br />
irrompe la rivolta, ci si ribella alla volontà di “riuscire”<br />
e ci si abbandona alla commiserazione, alla<br />
debolezza, al “chi me lo fa fare?”. Questi appena<br />
descritti sono solo un paio dei tanti momenti in<br />
<strong>CarnetdiMarcia</strong><br />
Editoriale<br />
cui è necessario fare leva sulla forza di volontà<br />
e superare i propri limiti (una volta che siano<br />
stati lucidamente individuati), insomma: sfidare<br />
se stessi. Quando si parla di “sfide”, immediatamente<br />
si tende ad associare tale concetto a<br />
qualcosa di virile, grandioso, quasi epico. Sorge<br />
spesso naturale l’immagine di agili spadaccini che<br />
duellano, eroi muscolosi che affrontano imprese<br />
titaniche, spietati pistoleri che si fronteggiano in<br />
un ardente mezzogiorno americano, immersi in<br />
un silenzio franto solo dal lugubre richiamo di un<br />
condor. Certo sono immagini patinate da un’aura<br />
irreale e sublime, ma sono comunque metafora