MONDRAGONE PERSISTENZE DELLA TERRA MURATA NEL ...
MONDRAGONE PERSISTENZE DELLA TERRA MURATA NEL ...
MONDRAGONE PERSISTENZE DELLA TERRA MURATA NEL ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Terra Laboris<br />
Itinerari di ricerca<br />
1<br />
FRANCESCO MIRAGLIA CORRADO VALENTE<br />
<strong>MONDRAGONE</strong><br />
<strong>PERSISTENZE</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>MURATA</strong><br />
<strong>NEL</strong> TESSUTO URBANO<br />
<strong>DELLA</strong> CITTÀ CONTEMPORANEA
Terra Laboris<br />
Itinerari di ricerca<br />
1
FRANCESCO MIRAGLIA CORRADO VALENTE<br />
<strong>MONDRAGONE</strong><br />
<strong>PERSISTENZE</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>TERRA</strong> <strong>MURATA</strong><br />
<strong>NEL</strong> TESSUTO URBANO<br />
<strong>DELLA</strong> CITTÀ CONTEMPORANEA<br />
Terra Laboris<br />
Itinerari di ricerca<br />
1
Terra Laboris. Itinerari di ricerca/1<br />
A cura di Francesco Miraglia, Corrado Valente<br />
Progetto grafico: Antonietta Manco<br />
Prima edizione: maggio 2012<br />
In copertina: Francesco Cassiano de Silva, Terra di Lavoro, incisione su rame (in G.B. PACIChELLI, Il Regno di Napoli in<br />
prospettiva diviso in dodici provincie, Napoli 1702-1703). Da L. CARDI, Carte geografiche e vedute di Terra di Lavoro dal XVI al<br />
XIX secolo, Marina di Minturno 2006.<br />
Copyright © ARMANDO CARAMANICA EDITORE<br />
Via Appia, 762 - 04028 Marina di Minturno (LT) - Tel. e Fax 0771.680838<br />
ISBN 88-7425-103-4<br />
È vietata la riproduzione anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata,<br />
anche ad uso interno e didattico, non autorizzata.<br />
I quaderni «Terra Laboris. Itinerari di ricerca» mirano ad offrire un approfondimento critico sulle<br />
caratterizzazioni storico-architettoniche, socio-urbanistiche e tecnico-costruttive dell’articolato<br />
panorama culturale dei territori afferenti all’antica provincia di Terra di Lavoro.<br />
In questo quaderno ci si occupa del tema della persistenza, nella città di Mondragone, dell’impianto<br />
difensivo della Terra Murata (XV-XVI sec.), analizzando, in particolare, le tecniche costruttive<br />
di alcune porzioni della murazione urbana.
INDICE<br />
Premessa p. 7<br />
Analisi storico-urbanistica della murazione<br />
della Terra di Mondragone p. 7<br />
La murazione della Terra di Mondragone: caratterizzazioni<br />
costruttive dei tratti sud-ovest e nord-est p. 9<br />
Note p. 13
Francesco Miraglia, Corrado Valente<br />
Mondragone: persistenze della Terra Murata<br />
nel tessuto urbano della città contemporanea<br />
Premessa<br />
Recenti studi hanno largamente dimostrato<br />
come, in alcuni luoghi urbani della città di<br />
Mondragone – anche se all’attualità caratterizzati<br />
da massiccia edificazione, condotta in<br />
epoca contemporanea – sia ancora possibile<br />
rinvenire testimonianze quasi del tutto integre<br />
delle mura difensive di quella che fu, in età moderna,<br />
la cittadella fortificata nota come Terra<br />
di Mondragone o Terra Murata 1 .<br />
Nello specifico, il presente contributo 2 lumeggia<br />
le caratterizzazioni storico-urbanistiche<br />
della murazione in parola e ne analizza, dal<br />
punto di vista delle tecniche costruttive murarie,<br />
due porzioni. La prima, collocata ai limiti<br />
dell’attuale Quartiere Piazza, rappresentata dal<br />
bastione lanceolato di sud-ovest; la seconda,<br />
posta nei pressi dell’antica Porta di Sant’Angelo,<br />
all’attuale corso Umberto I, dove sono visibili<br />
alcuni resti della porta e brani murari<br />
appartenenti al versante interno delle mura difensive.<br />
Analisi storico-urbanistica della murazione<br />
della Terra di Mondragone<br />
Il nucleo urbano in esame, la cui origine è ascrivibile<br />
con buona probabilità al XIV-XV secolo,<br />
indicato come Terra di Mondragone o Terra<br />
Murata, rappresentava il cuore politico, amministrativo,<br />
economico e religioso del territorio<br />
che avrebbe dato in seguito origine all’attuale<br />
città di Mondragone, comprendente anche due<br />
insediamenti urbani di origine medievale:<br />
Sant’Angelo (XII-XIII secolo) e San Nicola<br />
(XIV secolo), posti rispettivamente a nord-est<br />
e ad est della cittadella.<br />
La Terra di Mondragone si è sviluppata,<br />
in termini urbanistici, dall’attuale piazza Umberto<br />
I, nodo fondamentale per l’espansione<br />
del sito, da cui principiavano le arterie stradali<br />
giungenti ai richiamati casali di Sant’Angelo e<br />
San Nicola, attraverso le omonime porte; da<br />
qui, inoltre, partivano altre due strade che conducevano,<br />
rispettivamente, alla marina – superando<br />
la Porta di Mare – e nel territorio<br />
meridionale, oltrepassando la porta più piccola,<br />
denominata, per le sue dimensioni, Portella.<br />
Nella piazza erano la sede dell’Università<br />
baronale, il seggio e la fontana pubblica. Poco<br />
distanti, erano la collegiata di San Giovanni<br />
Battista – oggi basilica minore – e il complesso<br />
conventuale dell’Annunziata, oggi chiesa e<br />
convento di San Francesco. Sulla formazione<br />
della cittadella non si hanno notizie certe, ma<br />
è verosimile che il suo sviluppo sia avvenuto in<br />
modo quasi spontaneo.<br />
Nel corso dei secoli, sul toponimo Terra<br />
della Rocca di Mondragone si è ingenerato un considerevole<br />
equivoco, perché, sebbene in un<br />
primo momento esso indicasse la rocca di matrice<br />
longobarda posta sulla sommità del<br />
monte Petrino, continuò ad essere impiegato<br />
anche quando questa non fu più utilizzata, riferendosi<br />
probabilmente all’insediamento urbano<br />
posto in pianura. Pertanto, nei documenti<br />
di archivio relativi al territorio in esame non<br />
sempre è possibile discernere con precisione<br />
origine e successiva evoluzione del sito in parola.<br />
Ad ogni modo, giova citare, per utilità alla<br />
nostra ricerca, un circostanziato riferimento<br />
alla Terra Murata, risalente al 1447, in occasione<br />
del censimento dei fuochi voluto da Alfonso<br />
il Magnanimo 3 . Per la Rocca Montisdragonis<br />
furono registrati 200 fuochi, rispetto ai 138<br />
della Borgata di Sant’Angelo e ai 128 di quella<br />
di San Nicola. L’elevato numero di abitanti<br />
della Rocca non può certo riferirsi al castello sul<br />
Petrino, ma più credibilmente ad un insediamento<br />
dai caratteri urbani, quale poteva essere<br />
appunto la Terra Murata.<br />
In un altro riferimento risalente a dieci<br />
anni prima, lo stesso Alfonso, durante la guerra<br />
per strappare il regno di Napoli agli Angioni,<br />
attraverso una cedola in lingua catalana dispose<br />
di inviare munizioni e viveri alla Roca de Mondrago,<br />
ottenendo dal duca di Sessa una certa<br />
quantità di frumento 4 ; in questo caso, non è invece<br />
chiaro se ci si riferisse all’abitato in pianura<br />
o al fortilizio medievale.<br />
Quest’ultimo, infatti, divenuto impor-<br />
7
Fig. 1 - Istituto Topografico Militare Italiano, Carta<br />
dell’Italia meridionale, Foglio 52 (parte occidentale) - Capua,<br />
1876. Si noti l’accurata delineazione della Terra Murata.<br />
La carta riprende, come altre coeve, l’articolazione<br />
della cittadella rappresentata nella Carta<br />
topografica ed idrografica dei contorni di Napoli levata per ordine<br />
di S. M. Ferdinando I Re del Regno delle Due Sicilie<br />
dagli uffiziali dello Stato Maggiore e dall’ingegneri topografi<br />
negli anni 1817-1818-1819 disegnata ed incisa nell’Officio<br />
Topografico di Napoli, Foglio 1, 1817-19.<br />
tante baluardo dei Marzano che il re aragonese<br />
ottenne con altre fortezze 5 , perse la funzione<br />
difensiva soltanto nel 1463, a seguito della<br />
cruenta lotta tra Ferrante I d’Aragona e il cognato<br />
Marino Marzano, che provocò, di lì a<br />
poco, la morte di quest’ultimo.<br />
Pertanto, se durante la guerra tra la corona<br />
aragonese e i duchi di Sessa le truppe reali<br />
furono impegnate solo nell’assedio della rocca<br />
sul monte, essa era evidentemente conosciuta<br />
come unico sito fortificato della Terra di Mondragone,<br />
potenziata dai Marzano proprio in<br />
questo periodo, come testimonierebbe la presenza<br />
di una torre lanceolata lungo il suo perimetro<br />
difensivo.<br />
Giovanni Pontano, nel De bello Neapolitano,<br />
sull’assedio al castello di Mondragone,<br />
scrive: «Il luogo è di difficile passo, e munito<br />
per natura e dalla mano dell’uomo, ed è sfornito<br />
di abitatori, i quali preferiscono abitare il<br />
8<br />
villaggio sulla costa del monte molto popolato,<br />
e che si dice ai Marchi. In quel villaggio il Re<br />
raccolse la fanteria, che distribuì in un colle che<br />
sorge opposto alla rocca» 6 .<br />
Dello stesso evento parla anche Giovanni<br />
Tarcagnota nella sua opera Delle Historie del<br />
Mondo: «Ma nel tempo di pace per maggiore<br />
sua commodità, e per potere meglio le sue fertili<br />
cãpagne coltivarne, soleva quel popolo habitare<br />
giù nel piano nella villa de’ Marchi, come<br />
hora vi habita, e che non è gran tempo, che è<br />
stata per sua maggiore securità cinta di mura<br />
intorno» 7 .<br />
Il Tarcagnota, nel descrivere l’attacco, evidentemente<br />
prese spunto proprio dal Pontano,<br />
citando anch’egli la Villa dei Marchi come l’abitato<br />
presso il quale si radunarono le truppe aragonesi.<br />
Rispetto al Pontano, però, aggiunse un<br />
particolare interessante: riferì che l’abitato da<br />
poco tempo era stato cinto da mura per la sicurezza<br />
dei cittadini. Se, come si reputa in questa<br />
sede, la villa dei Marchi era la borgata di<br />
Sant’Angelo, come risulta già dal censimento<br />
del 1447, soprattutto perché sorgeva quasi alle<br />
pendici del monte Petrino, non risulta veritiero<br />
che fosse cinta da mura. Dei tre abitati presenti<br />
in quel periodo nel territorio in esame, infatti,<br />
l’unico dotato di mura era il più grande, che<br />
prenderà il nome della rocca, quindi di Mondragone.<br />
Oltre alla rocca, nel territorio non erano<br />
riscontrabili, dunque, altri insediamenti fortificati,<br />
perché, in caso contrario, sarebbero stati<br />
citati in aggiunta alla Villa dei Marchi. Sulla<br />
scorta di queste considerazioni, che configurano<br />
una complessità di analisi, scaturente dalla<br />
lacunosità e disomogeneità delle fonti storiche<br />
ad oggi disponibili, accertata l’esistenza della<br />
Terra di Mondragone sin dagli inizi del XV secolo,<br />
la costruzione delle mura deve essere necessariamente<br />
seriore alle vicende che videro<br />
confrontarsi gli Aragonesi con i Marzano.<br />
La murazione fu realizzata adattandosi il<br />
più possibile all’articolazione planimetrica<br />
dell’abitato. Questo ne spiegherebbe l’evidente
andamento irregolare, forse dovuto anche alla<br />
volontà di creare un sistema provvisto di varie<br />
rientranze, al fine di ottenere, in alternativa alla<br />
realizzazione delle più impegnative e costose<br />
torri, punti strategici per la difesa in caso di assedio<br />
(Figg. 1-2).<br />
Del resto, la Terra di Mondragone, vittima<br />
secolare di attacchi saraceni, aveva incontrovertibile<br />
necessità di un sistema di difesa<br />
utile a fronteggiare questi feroci predatori.<br />
Non a caso, sulla marina 8 vi era una torre di<br />
avvistamento (Fig. 3), rientrante nel programma<br />
di difesa costiero promosso dagli Angioini,<br />
utile all’immediata segnalazione del<br />
pericolo proveniente dal mare 9 .<br />
Sulla scorta di queste considerazioni e<br />
delle seppur minime e contrastanti acquisizioni<br />
documentarie, si può affermare, plausibilmente,<br />
che l’inizio dei lavori per la realizzazione<br />
del sistema difensivo della Terra di<br />
Fig. 2 - Ipotesi dell’andamento della murazione della<br />
Terra di Mondragone, con l’indicazione delle arterie<br />
stradali che culminavano con le porte della cittadella<br />
(dis. C. Valente).<br />
Mondragone sia da ascriversi almeno al periodo<br />
del suo infeudamento ai Carafa della Stadera,<br />
dunque a partire dall’anno 1461 10 ,<br />
dispiegandosi sino al XVI secolo.<br />
La murazione della Terra di Mondragone:<br />
caratterizzazioni costruttive dei tratti sudovest<br />
e nord-est<br />
La recente “ricomparsa” di un piccolo – ancorché<br />
significativo – tratto della murazione<br />
che un tempo componeva l’imponente bastione<br />
di sud-ovest del perimetro difensivo<br />
della Terra di Mondragone, facilmente osservabile<br />
al civico 51 della centrale via Venezia, a<br />
seguito dell’eliminazione di una fitta coltre di<br />
rovi che ne hanno per anni occluso la visione,<br />
ha consentito di analizzarne le peculiarità costruttive,<br />
ponendole a confronto con l’altra<br />
porzione dello stesso bastione, analizzabile<br />
9
Fig. 3 - Mondragone, la cosiddetta “Torre della Finanza”,<br />
non più esistente, in una foto d’inizio Novecento<br />
(coll. privata). È agevole osservare il paramento<br />
facciavista della base troncoconica della struttura di<br />
avvistamento.<br />
dalla perpendicolare via Mazzini, in un cortile<br />
privato 11 (Figg. 4-8). Il brano murario è apparecchiato<br />
“a cantieri” di tufo grigio campano.<br />
La particolare denominazione di questa<br />
tecnica costruttiva, rinvenibile massicciamente<br />
in Campania (ma anche in altre aree della Penisola)<br />
sin dall’alto medioevo e fino all’eta moderna<br />
avanzata, deriva dal fatto che,<br />
generalmente, l’apprestamento di ogni partita<br />
muraria corrispondeva ad una unità lavorativa,<br />
probabilmente a cadenza giornaliera, nel cantiere<br />
edile.<br />
Terminata la bancata, composta da materiale<br />
di forma e dimensioni eterogenee, il<br />
giorno successivo si partiva da questa, dopo<br />
aver provveduto ad assicurare un ulteriore allettamento<br />
di malta per la posa delle pietre, così<br />
da realizzare la successiva.<br />
10<br />
Per il pareggiamento delle bancate si utilizzavano<br />
le “asche”, elementi minuti risultanti<br />
dal recupero di scarti ottenuti dalla cavatura e<br />
sgrossatura del pietrame più grosso, a cui si<br />
conferiva una sagoma vagamente cuneiforme,<br />
utilizzate per colmare i vuoti tra pietra e pietra,<br />
contribuendo in tal modo all’allineamento<br />
degli orizzontamenti così ottenuti 12 .<br />
Con questa tecnica si utilizzava tutto il<br />
materiale disponibile, con evidente risparmio<br />
di risorse e di tempo, senza dover ricorrere alla<br />
costosa sagomatura degli elementi lapidei.<br />
Inoltre, non essendo necessario rispettare il<br />
corretto sfalsamento dei giunti verticali, si potevano<br />
utilizzare elementi di foggia irregolare.<br />
L’altezza dei “cantieri” dipendeva da vari<br />
fattori, riguardanti: la predisposizione delle<br />
buche pontaie, in generale ubicate in corri-
spondenza degli orizzontamenti; le dimensioni<br />
dei blocchi dei cantonali, molto spesso intagliati<br />
a spigolo vivo; la forma e la dimensione,<br />
dunque la collocazione, degli elementi costituenti.<br />
Ritornando al muro analizzato, ha interesse<br />
riferire che esso è apparecchiato con elementi<br />
di tufo spaccati, perlopiù di foggia<br />
rustica 13 . Ogni “cantiere” così configurato si<br />
compone di tre allineamenti di costituenti lapidei,<br />
che conformano un’altezza grossomodo<br />
costante, pari a circa 2 palmi napoletani (52-54<br />
cm) 14 . Gli elementi, disposti in maniera diffusamente<br />
serrata, registrano non abbondante<br />
presenza di materiale minuto di pareggiamento,<br />
non facilitando, peraltro, la lettura degli<br />
orizzontamenti, in alcuni punti meno regolari.<br />
La presenza di tratti della murazione, ri-<br />
Fig. 4 - Mondragone, elaborazione da stralcio dell’estratto<br />
di mappa, foglio catastale 57. In grigio scuro<br />
(p.lla 303) è indicato il bastione, in grigio chiaro (p.lla<br />
583), il terrapieno con giardino soprastante, posto<br />
nello spazio un tempo occupato dall’area interna alla<br />
murazione. Si noti la netta persistenza di questo tratto<br />
dell’impianto difensivo nella tessitura urbana contemporanea.<br />
scontrati in diverse aree della città un tempo<br />
incluse nella Terra Murata, fa comprendere<br />
come le direttrici di sviluppo dell’edilizia contemporanea<br />
abbiano sostanzialmente seguito,<br />
anche e soprattutto per esigenze di economicità<br />
di realizzazione, gli originari tracciati difensivi,<br />
sovente assorbendoli nelle nuove strutture.<br />
Partendo da questo assunto, verificabile<br />
agevolmente in situ, incrociando i dati offerti<br />
da rilievi aerofotogrammetrici, catastali e satellitari,<br />
si è potuto giungere alla ricostruzione del<br />
tratto della murazione in questo punto.<br />
Ad ogni modo, solo un’analisi meticolosa,<br />
da condursi su ogni abitazione, dunque richiedente<br />
un impegno sul campo di diversi mesi,<br />
potrà offrire ulteriori delucidazioni in merito<br />
alla configurazione planimetrica e tecnologica<br />
della murazione. In questa prospettiva di inda-<br />
11
Fig. 5 - Mondragone, via Venezia 51, bastione difensivo<br />
della Terra Murata (XV-XVI sec.), particolare<br />
della fronte ovest. Il brano murario è racchiuso tra<br />
due edifici risalenti alla seconda metà del Novecento.<br />
gine, il presente contributo rappresenta un’iniziale<br />
verifica di metodo.<br />
Un’ulteriore analisi di brani murari si è<br />
resa possibile in un’altra area della città, lungo<br />
il corso Umberto I, in corrispondenza dell’antica<br />
Porta di Sant’Angelo, della quale può ritrovarsi<br />
traccia nelle strutture superstiti, inglobate<br />
nel campanile della chiesa di S. Maria del Giglio.<br />
Dall’analisi della struttura emergono alcuni<br />
dati interessanti. Anzitutto, si registra che<br />
il muro superstite della porta è apparecchiato,<br />
contrariamente al bastione di via Venezia, facendo<br />
ricorso a filari di conci, con costituenti<br />
alti 30-35 cm e lunghi 60 cm circa (Fig. 9).<br />
Le murature apprestate a filari di conci<br />
presentavano ogni orizzontamento alto quanto<br />
una sola pietra, contemplando l’uso di conci<br />
ben squadrati, in genere caratterizzati da spigoli<br />
vivi e con cinque delle sei facce spianate.<br />
La sesta, a contatto con il nucleo murario, in<br />
genere costituito da elementi irregolari resi solidali<br />
con l’utilizzo di abbondante quantità di<br />
malta, non veniva spianata, per farla meglio<br />
aderire a quest’ultima. Grande attenzione, altresì,<br />
era data allo sfalsamento dei giunti verticali,<br />
necessario a garantire una corretta<br />
distribuzione dei carichi. La lavorazione dei<br />
conci da squadrare era operazione impegnativa<br />
ed onerosa e rendeva necessario il coinvolgimento<br />
di maestranze qualificate.<br />
A pochi metri, all’incrocio tra il corso e<br />
12<br />
Fig. 6 - Mondragone, via Mazzini 26, cortile della proprietà<br />
Di Vincenzo, bastione difensivo della Terra<br />
Murata (XV-XVI sec.), particolare della fronte est. Si<br />
noti il giardino soprastante, al culmine del terrapieno.<br />
via IV novembre, un’altra porzione muraria, inquadrabile<br />
nel paramento interno della murazione,<br />
consegna informazioni costruttive di<br />
altro tenore, essendo caratterizzata, come il<br />
predetto bastione, da un apparecchio murario<br />
“a cantieri” con altezze pari a 45-50 cm, con<br />
costituenti talvolta impilati (alti 13-18 cm, con<br />
rari picchi di 25 cm, lunghi 40-45 cm) (Fig. 10).<br />
Ciononostante, parte del brano murario,<br />
attigua al campione analizzato, presenta facciavista<br />
con conci di tufo (alti e larghi 27 cm circa,<br />
lunghi 35-40 cm), inseriti in lungo e in largo,<br />
probabilmente per produrre una tessitura simile<br />
a quella della porta (Fig. 11).<br />
Queste preventive analisi, condotte sulle<br />
tracce superstiti della murazione della Terra di<br />
Mondragone, finora mai indagate dal punto di<br />
vista delle tecniche costruttive murarie, consegnano<br />
utili informazioni, che confermano l’utilizzo<br />
di costituenti lapidei in tufo grigio per<br />
confezionare l’impianto difensivo e la presenza<br />
congiunta degli apparecchi murari “a cantieri”<br />
e a filari.<br />
Le acquisizioni sulle tecniche costruttive<br />
murarie storiche fin qui enunciate ben dimostrano,<br />
per il territorio e il periodo considerati,<br />
piena contiguità con altre realtà urbane della<br />
Terra Laboris caratterizzate dall’utilizzo del tufo<br />
grigio campano, quali i vicini centri di Sessa<br />
Aurunca, Carinola e Teano e alcuni afferenti<br />
all’area del monte Maggiore, come Pontelatone<br />
e Formicola 15 .
Fig. 7 - Mondragone, via Mazzini 26, cortile della proprietà<br />
Di Vincenzo, sistema difensivo della Terra Murata.<br />
In evidenza, il tratto che principia dalla fronte<br />
est del bastione per poi fondersi con le abitazioni<br />
poste lungo via Mazzini.<br />
Note:<br />
1 Si faccia riferimento, a tal proposito, a C. VA-<br />
LENTE, Imago Urbis. Storia urbanistica di Mondragone, Napoli<br />
1996. Nel testo in questione si riporta (p. 36)<br />
anche una descrizione grafica del perimetro difensivo<br />
di Mondragone, in questa sede aggiornata grazie alle<br />
recenti acquisizioni.<br />
2 Pur nella piena collaborazione tra gli autori,<br />
si segnala che F. Miraglia ha redatto il paragrafo La<br />
murazione della Terra di Mondragone: caratterizzazioni costruttive<br />
dei tratti sud-ovest e nord-est e C. Valente quello<br />
Analisi storico-urbanistica della murazione della Terra di<br />
Mondragone.<br />
3 Cfr. B. GRECO, Storia di Mondragone, Napoli<br />
1927, II, pp. 157-161. Nel marzo 1443, il Magnanimo<br />
ordinò una riforma fiscale basata su una tassa per<br />
persona, denominata “focatico”, per la definizione<br />
della quale ritenne necessario avviare un censimento<br />
dei componenti di tutte le famiglie presenti nel regno.<br />
4 Cfr. IDEM, II, pp. 155-156.<br />
5 Cfr. IDEM, I, pp. 168-179.<br />
6 G. PONTANO, De bello neapolitano et de sermone,<br />
Lib. V, Napoli 1508. Cfr. B. GRECO, op. cit., I, pp.<br />
191-197.<br />
7 G. TARCAGNOTA, Delle historie del Mondo, II,<br />
Lib. XX, Venezia 1580, p. 485.<br />
8 Cfr. C. VALENTE, op. cit., pp. 39-40. Ulteriori<br />
studi informano che nel 1191 re Tancredi confermò<br />
agli abitanti di Gaeta il possesso dei porti presso<br />
Mondragone, denominati portus Cilicie e portus Marciani.<br />
Nel 1270, nel Registro angioino della Camera,<br />
si parla di un porto collegato alla Rocca Montis Drago-<br />
Fig. 8 - Mondragone, via Mazzini 26, cortile della proprietà<br />
Di Vincenzo, bastione difensivo della Terra<br />
Murata, particolare della fronte sud. Si noti la foderatura<br />
in blocchetti di tufo grigio, risalente ad intraprese<br />
d’inizio Novecento.<br />
nis, dal quale partivano i carichi di miglio destinati a<br />
Napoli e da lì a Firenze. Nel 1277, altresì, in un documento<br />
indirizzato all’episcopo Nicosiensi, è citato<br />
un punto di imbarco presso Rocca Montis Dragonis, da<br />
cui partivano il frumento e l’orzo per Napoli. Cfr. F.<br />
SOGLIANI, Le trasformazioni dell’assetto insediativo nel territorio<br />
di Mondragone tra alto medioevo ed età post-medievale<br />
tra documentazione scritta e fonti archeologiche, in L. CRI-<br />
MACO (a cura di), Dieci anni di ricerche archeologiche a Mondragone<br />
e nel suo territorio (1997-2007), Sparanise 2005,<br />
pp. 103, 106-107.<br />
9 La torre sulla marina fu realizzata dagli Angioini<br />
all’interno di un articolato progetto territoriale<br />
mirante alla difesa dai pirati provenienti dal mare e,<br />
nel caso di Mondragone, anche alla protezione della<br />
zona da cui venivano imbarcate o giungevano le derrate<br />
alimentari. La strada del mare, a causa della presenza<br />
del pantano, che chiudeva completamente la<br />
Terra di Mondragone nella fascia costiera e a sudovest,<br />
precludendone i collegamenti via terra, restava<br />
l’unica via veloce per veicolare prodotti agricoli e<br />
merci. In quell’area si teneva anche una fiera in agosto,<br />
in origine dedicata a San Rufino e in seguito a<br />
San Bartolomeo, peraltro ancora presente nella cultura<br />
popolare: «Alla marina (…) dove è la Torre di<br />
guardia mezza diruta, che vi risiede un Soldato di<br />
guardia, e nel tempo d’estate l’Università di detta<br />
Terra per maggior sicurezza vi aggiunge un altro<br />
Soldato: in detta marina vi è lo Scalo, dove approdano<br />
tutte le barche che portano diverse robbe in detta<br />
Terra, com’anco a caricarle per condurle in questa<br />
Città di Napoli ed altri luoghi (…) In detta Terra si<br />
fa la Fiera il giorno di S. Bartolomeo e dura tre giorni<br />
13
Fig. 9 - Mondragone, corso Umberto I, muratura a<br />
filari di tufo grigio campano mista a laterizi. La collocazione<br />
di questi ultimi è da riferirsi ad interventi<br />
seriori, probabilmente originati da esigenze di consolidamento<br />
strutturale.<br />
(…) quale fiera si fa in due luoghi, alla marina per comodo<br />
delle barche che vi conducono diverse cose».<br />
La torre, denominata dall’inizio del Novecento “torre<br />
della Finanza”, fu distrutta nel corso del secondo<br />
conflitto mondiale. B. GRECO, op. cit., I, pp. 232, 235.<br />
10 Cfr. B. GRECO, op. cit., I, p. 217.<br />
11 Gli autori desiderano ringraziare la famiglia<br />
Di Vincenzo per la cortese disponibilità offerta durante<br />
il sopralluogo effettuato nella sua proprietà, che<br />
ha consentito di analizzare con cura importanti brani<br />
della murazione.<br />
12 La definizione degli apparecchi murari “a<br />
cantieri” origina dagli studi di E. BURATTINI, G.<br />
FIENGO, L. GUERRIERO, Murature tradizionali napoletane:<br />
problemi di datazione e formazione di una “base di conoscenza”,<br />
in A. GISOLFI (a cura di), Multimedia. Beni<br />
culturali e formazione (Atti del Convegno Nazionale “Sistemi<br />
multimediali intelligenti. Multimedia e beni culturali.<br />
Multimedia e formazione”, Ravello 1994),<br />
14<br />
CUEBC, Salerno 1994, pp. 186-194; E. BURATTINI,<br />
G. FIENGO, L. GUERRIERO, Expert systems in the building<br />
conservation process, in M. MORONI, P. SARTORI (a<br />
cura di), Proceedings of the International Symposium “Dealing<br />
with defects in building”, Varenna 1994, pp. 303-312.<br />
La definizione ha trovato una compiuta sistemazione<br />
in L. GUERRIERO, Note sugli apparecchi murari della costiera<br />
amalfitana: il caso di Pontone, in Scala nel Medioevo<br />
(Atti delle Giornate Internazionali di Studio, Scala<br />
1995), Amalfi 1996, pp. 231-249. Ampi ragguagli<br />
sull’argomento in M. RUSSO, Apparecchi murari “a cantieri”<br />
del XVI secolo in Napoli, in S. <strong>DELLA</strong> TORRE (a<br />
cura di), Storia delle tecniche murarie e tutela del costruito.<br />
Esperienze e questioni di metodo, Milano 1996, pp. 83-96,<br />
G. FIENGO, L. GUERRIERO, Maestri di muro nella Campania<br />
angioina e aragonese, in S. <strong>DELLA</strong> TORRE, T. MAN-<br />
NONI, V. PRACChI (a cura di), Magistri d’Europa (Atti<br />
del Convegno Internazionale, Como 1996), Como<br />
1996, pp. 177-192, M. RUSSO, Magisteri murari “a cantieri”<br />
nell’età del viceregno spagnolo, in G. FIENGO, L.<br />
GUERRIERO (a cura di), Murature tradizionali napoletane.<br />
Analisi dei paramenti tra il XVI e il XIX secolo, Napoli<br />
1998, pp. 124, 126 e G. FIENGO, L. GUERRIERO, Mensiocronologia<br />
delle murature napoletane in tufo giallo (XVI-<br />
XIX), in S. D’AVINO, M. SALVATORI (a cura di),<br />
Metrologia e tecniche costruttive (Atti della Giornata di<br />
Studio, Pescara 1998), Roma 1999, pp. 29-36.<br />
13 Le “pietre rustiche”, largamente utilizzate nel<br />
periodo analizzato, erano complessivamente irregolari,<br />
comunque nella facciavista tendenti al quadrato<br />
(con altezza in genere pari a 18-20 cm) o a forme poligonali<br />
(perlopiù assimilabili al triangolo o al trapezio),<br />
spesso provenienti dallo spacco di cava.<br />
14 Il palmo napoletano cui ci si riferisce in questa<br />
sede è pari a 26,3676 cm, come regolamentato il<br />
6 aprile 1480 con editto di Ferrante d’Aragona; questo<br />
valore sarà variato solo il 6 aprile 1840, a seguito<br />
della legge promulgata da Ferdinando II di Borbone,<br />
che lo elevò a 26,4550 cm. Cfr. C. AFAN DE RIVERA,<br />
Tavole di riduzione dei pesi e delle misure delle Due Sicilie,<br />
Napoli 1841. ha interesse constatare come, precedentemente<br />
alla codificazione aragonese del palmo,<br />
le maestranze già si riferissero a valori molto simili,<br />
perché ampiamente utilizzati e acquisiti nel loro bagaglio<br />
di esperienze.<br />
15 Si faccia riferimento, a tal proposito, a L.<br />
GUERRIERO, F. MIRAGLIA, Materiali del Roccamonfina<br />
nell’architettura medievale di Terra di Lavoro: Pontelatone,
Fig. 10 - Mondragone, via IV novembre, muratura “a<br />
cantieri” di tufo grigio campano (XV-XVI secolo).<br />
Formicola, Castel Volturno, in A. PANARELLO (a cura di),<br />
Conoscere il Roccamonfina. 2. L’architettura (Atti del convegno),<br />
San Nicola La Strada 2010, pp. 107-124 e alla<br />
tesi di Dottorato in Conservazione dei Beni Architettonici<br />
– XXIII ciclo – di F. Miraglia, Atlante delle<br />
tecniche costruttive murarie in tufo grigio di Terra di Lavoro<br />
(XIV-XVI): sub-areali dell’agro Falerno, del litorale domizio<br />
Fig. 11 - Mondragone, via IV novembre, muratura a<br />
filari di tufo grigio campano (XV-XVI secolo).<br />
e dell’area del monte Maggiore (tutor: prof. arch. G.<br />
Fiengo), Seconda Università degli Studi di Napoli,<br />
2010. Nei suddetti lavori sono analizzati molteplici<br />
campioni murari riferibili al periodo esaminato, appartenenti<br />
a diverse aree della Campania settentrionale,<br />
agilmente comparabili con quelli rinvenuti a<br />
Mondragone.<br />
15
Stampato nel mese di maggio 2012<br />
presso le ARTI GRAFIChE CARAMANICA<br />
Via Appia, 814 - tel. 0771.680838<br />
MARINA DI MINTURNO (Latina)
ISBN 88-7425-103-4 € 10,00