Carta regionale delle precipitazioni medie annue e ...
Carta regionale delle precipitazioni medie annue e ...
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Allegato 2<br />
Parte Seconda<br />
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Regione Lombardia – Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità<br />
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Allegato 2<br />
Capitolo 4<br />
<strong>Carta</strong> <strong>regionale</strong> <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> e<br />
regionalizzazione <strong>delle</strong> portate<br />
4.1. Ambiti e finalità dell’attività<br />
Nell’ambito <strong>delle</strong> elaborazioni idrologiche per la prima versione del Programma di Tutela e Uso<br />
<strong>delle</strong> Acque è stata sviluppata una procedura di regionalizzazione <strong>delle</strong> portate <strong>medie</strong> <strong>annue</strong><br />
naturali che ne consente la stima <strong>delle</strong> portate <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> nella generica sezione anche anche se<br />
priva di un adeguato numero di misure storiche di portata. Questa procedura, in sintesi, consiste<br />
nella riscalatura <strong>delle</strong> portate misurate in altre sezioni del bacino utilizzando le <strong>precipitazioni</strong><br />
<strong>medie</strong> <strong>annue</strong> nei sottobacini sottesi sia da tali sezioni sia dalla sezione generica in cui si vuole<br />
applicare la procedura di stima regionalizzata (cfr. Cap. 1).<br />
Al fine consentire la determinazione <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> nei bacini sottesi dalla<br />
generica sezione e quindi l’appliccazione del metodo di regionalizzazione per determinare la<br />
portata media annua nella generica sezioneE’ quindi stata predisposta una carta <strong>delle</strong><br />
<strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> del territorio <strong>regionale</strong> che consente una stima di queste <strong>precipitazioni</strong><br />
<strong>medie</strong> areali, anche per sottobacini diversi da quelli sottesi dalle sezioni di calcolo consideratenel<br />
PTUA. La carta qui presentata si distingue da altre analoghe predisposte in passato da vari Enti in<br />
quanto è stata elaborata con valori di precipitazione media annua puntuale che derivano da<br />
un’elaborazione e correzione <strong>delle</strong> misure disponibili.<br />
4.2. Dati utilizzati ed elaborazione della carta<br />
Per la realizzazione della carta <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> sono stati utilizzati i dati raccolti<br />
per gli studi conoscitivi del Programma di Tutela e Uso <strong>delle</strong> Acque (cfr. All. 1 – Costruzione di<br />
una base dati per la caratterizzazione dei corpi idrici significativi ), rielaborati secondo la<br />
metodologia presentata nel Capitolo 1 ed integrati con quelli raccolti per la realizzazione della<br />
“<strong>Carta</strong> <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> del territorio alpino lombardo” della Regione Lombardia<br />
(a cura di M. Ceriani e M. Carelli - Direzione Generale Territorio ed Urbanistica – U.O. Difesa<br />
del Suolo), di seguito chiamata <strong>Carta</strong> PMRL.<br />
In totale sono stati raccolti i valori medi della precipitazione annua di 742 stazioni localizzate,<br />
oltre che in Lombardia, anche nelle aree limitrofe <strong>delle</strong> regioni confinanti (Piemonte, Svizzera,<br />
Trentino-Alto Adige e Veneto). Sia prima che durante le elaborazioni è stata effettuata, in fasi<br />
successive, una selezione dei dati disponibili, in modo da individuare quelli da utilizzare<br />
effettivamente.<br />
In primo luogo sono state escluse 82 stazioni che non è stato possibile individuare e<br />
georeferenziare con sicurezza. Delle 660 stazioni rimanenti sono state poi considerate solo quelle<br />
per le quali la precipitazione media era calcolata almeno su cinque anni di misure, riducendo il<br />
loro numero a sole 570.<br />
Si è poi scelto di escludere anche quelle stazioni con un valore di precipitazione media annua<br />
inferiore ai 600 mm o comunque poco attendibile, in quanto contrastante eccessivamente da<br />
quelli <strong>delle</strong> stazioni vicine e in assenza di una chiara giustificazione dovuta all’altimetria o<br />
all’orientamento dei versanti, dal valore medio di precipitazione della zona, portando il loro<br />
numero a 557. In ultima analisi sono state escluse anche quelle stazioni che non ricadevano in un<br />
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Regione Lombardia – Direzione Generale Reti e Servizi di Pubblica Utilità<br />
intorno significativo della Lombardia (ad esempio sono state scartate le stazioni dell’alto bacino<br />
del Ticino e del Mincio) portando il numero finale di stazioni utilizzabili a 508.<br />
Per numerose di queste stazioni era disponibile per la precipitazione media annua sia il valore<br />
PTUA che quello della <strong>Carta</strong> PMRL. In questi casi si è deciso di considerare quello PTUA se la<br />
differenza tra i due valori era limitata (inferiore al 5%) e quello <strong>Carta</strong> PMRL in caso contrario. Si<br />
è derogato da tale regola in alcuni rari casi in cui, a causa della rilevante differenza tra il numero di<br />
anni utilizzati, il calcolo della precipitazione media annua in uno dei due studi è sembrato<br />
chiaramente più affidabile dell’altro.<br />
4.3. Elaborazione della carta: metodo di interpolazione spaziale<br />
dei dati<br />
Per la realizzazione della carta è stato utilizzato un metodo di interpolazione spaziale dei valori<br />
<strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> <strong>delle</strong> 508 stazioni scelte. A questo scopo si è scelto di utilizzare<br />
la tecnica del kriging, che rappresenta ormai lo standard di riferimento in questo campo. Il kriging<br />
è un metodo di elaborazione di dati di misura che genera superfici da un insieme di dati distribuiti<br />
nello spazio, che si basa sull’analisi probabilistica della loro variazione spaziale. Il criterio di<br />
ottimizzazione utilizzato nel kriging non prevede necessariamente l’esatta corrispondenza del<br />
valore stimato con quello disponibile nei punti di misura: la loro differenza può essere calcolata<br />
ed utilizzata come indicatore di quanto i dati sperimentali aderiscano alla superficie interpolante<br />
stimata. Per l’applicazione del kriging è stata utilizzata l’apposita funzione integrata in ArcView,<br />
scegliendo come metodo di interpolazione un modello lineare distribuito spazialmente su un<br />
dominio a celle quadrate di dimensioni 250 x 250 m. Il metodo prevede la definizione di diversi<br />
parametri. In prima istanza la distanza o lag (h) tra i punti da interpolare, da cui dipende la<br />
definizione del semi-variogramma in quanto il semi-variogramma empirico è calcolata, per ogni<br />
coppia di punti distanti h, come:<br />
semi-variogramma(h) = 0.5*media[(x i – x j) 2 ]<br />
dove con x i e x j si definiscono i valori dei punti in posizione i e j.<br />
Una volta ricavato il semi-variogramma è necessario definire il numero massimo e minimo di<br />
punti da interpolare e a tale scopo tra i 2 metodi a disposizione ( : a raggio fisso o variabile.)si è<br />
optato per il metodo di interpolazione a raggio fisso che richiede la definizione di due parametri:<br />
il valore del raggio e il numero minimo di punti. Una volta definita, la distanza del raggio resta<br />
costante. Il minimo numero di punti (count) indica il minimo numero di punti misurati da usare<br />
per l’interpolazione. Tutti i punti che ricadono nel raggio verranno usati nel calcolo di ogni<br />
interpolazione. Quando ci sono meno punti di quelli definiti nelle vicinanze, il raggio subirà un<br />
incremento fino a che non comprenda il numero di punti minimi definiti.<br />
Da ciò si osserva che la variazione di uno dei parametri richiesto dal metodo porta ad<br />
ottenere risultati differenti. Partendo dallo stesso numero di stazioni pluviometriche da<br />
interpolare e variando il valore della distanza (lag) da usare per la definizione del semivariogramma<br />
tenendo inalterati i valori di raggio e numero minimo di punti si assiste ad una<br />
rappresentazione differente <strong>delle</strong> isoiete <strong>medie</strong> della carta, analogamente variando<br />
indipendentemente il numero di punti minimo da interpolare si ottengono risultati diversi.<br />
A verifica di quanto sopra espresso, in Figura 4.1 è riportata la carta <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> che è<br />
stata scelta alla fine <strong>delle</strong> elaborazioni, mentre nelle Figura 4.2 e nella Figura 4.3 sono<br />
rappresentate le isoiete <strong>medie</strong> che derivano da una diversa scelta dei valori dei parametri necessari<br />
al modello di interpolazione.<br />
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Allegato 2<br />
Anche la scelta di un differente metodo di rappresentazione del semi-variogramma (lineare,<br />
sferico, gaussiano…ect.) porta a risultati molto diversi tra di loro. In Figura 4.5 sono riportate le<br />
carte <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> calcolate mantenendo inalterati i parametri del modello (lag, raggio e<br />
numero di punti da interpolare) e variando la curva di adattamento del semi-variogramma.<br />
Durante l’organizzazione <strong>delle</strong> stazioni pluviometriche da utilizzare nel processo di<br />
interpolazioni, si è riscontrata anche una dipendenza tra il numero di stazioni totali utilizzabili e i<br />
risultati finali dell’interpolazione. In Figura 4.4 è riportata la carta <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong><br />
<strong>annue</strong> calcolata, mantenendo costanti i parametri del modello ed aggiungendo, alle stazioni scelte<br />
per l’elaborazione, una decina di stazioni localizzate in regioni confinanti. Per ottenere un buon<br />
risultato anche con queste stazioni sarebbe necessario apportare <strong>delle</strong> variazioni ai parametri dei<br />
modelli. Ciò non è stato eseguito in quanto, lo scopo <strong>delle</strong> simulazione corrente era solo quello di<br />
dimostrare che basta una piccola variazione nel numero di stazioni oggetto di analisi per ottenere<br />
risultati non più confrontabili. A ciò va aggiunto che anche un diverso valore <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong><br />
nelle stazioni può portare ad un risultato finale differente; si è infatti verificato che assumere<br />
valori diversi di precipitazione per un numero, anche esiguo, di stazioni ma magari in posizioni<br />
critiche, porta ad una rappresentazione differente <strong>delle</strong> isoiete <strong>medie</strong> sul bacino.<br />
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Figura 4.1 – <strong>Carta</strong> <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> (lag = 140; raggio = 2500 e count = 12)
Figura 4.2 – Carte <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> ottenute con lag = 10 e lag = 2500.<br />
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Figura 4.3 – Carte <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> ottenute con numero di punti da interpolare<br />
(count) = 5 e 20.
Figura 4.4 – Carte <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> calcolata con una decina di stazioni<br />
pluviometriche aggiuntive.<br />
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Figura 4.5 – Carte <strong>delle</strong> piogge <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> ottenute con metodi di adattamento del semi-<br />
variogramma differenti: sferico e gaussiano.<br />
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In conclusione si è deciso di adottare la carta di Figura 4.1 ottenuta con metodo di adattamento<br />
del semi-variogramma lineare, lag = 140, raggio = 2500 e numero minimo di punti interpolati =<br />
12.<br />
Tale carta infatti risulta essere quella con andamento più regolare <strong>delle</strong> isoiete e più coerente<br />
con l’orografia del territorio. In particolare tale carta risulta priva di piccole zone (macchie) con<br />
marcate variazioni della precipitazione media in assenza di evidenti condizioni di disomogeneità<br />
da un punto di vista orografico e climatico e che quindi sembrano da attribuire ad anomalie nelle<br />
misure locali della precipitazione.<br />
4.4. Osservazioni sui risultati ottenuti<br />
Partendo da una valutazione d’insieme si può notare che le <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> tendono<br />
progressivamente ad aumentare passando da sud a nord, cioè passando dalla pianura ai rilievi<br />
prealpini e alpini.<br />
Nella parte più meridionale della regione, quella pianeggiante che parte dal Po fino circa<br />
all’altezza di Milano, si osservano <strong>precipitazioni</strong> tra gli 800 e i 1000 mm/anno. Valori più bassi,<br />
tra circa 650 e 800 mm/anno, si registrano nella pianura mantovana e in quella pavese, con<br />
l’eccezione dell’alto Oltrepo, dove le <strong>precipitazioni</strong> tendono ad aumentare nuovamente.<br />
All’altezza di Milano (1010 mm/anno), Brescia (981 mm/anno) e Salò (1104 mm/anno) si ha<br />
una fascia che si estende da est ad ovest con valori compresi circa tra 1000 e 1200 mm/anno, con<br />
un andamento sinusoidale <strong>delle</strong> curve pluviometriche dovuto all’influenza <strong>delle</strong> valli principali.<br />
Con l’avvicinarsi dei primi rilievi prealpini (Somma Lombardo 1426 mm/anno, Lentate sul<br />
Seveso 1428 mm/anno, Consonno 1497 mm/anno, Ponte Briolo 1273 mm/anno, Gardone<br />
Valtrompia 1410 mm/anno e Vobarno 1375 mm/anno) si assiste ad un aumento <strong>delle</strong><br />
<strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> che raggiungono valori compresi tra i 1400 e i 1600 mm/anno,<br />
mantenendo sempre un andamento sinuoso, ma decisamente più complesso, risultando<br />
maggiormente influenzato dall’orografia del territorio. Lungo questa prima fascia prealpina ci<br />
troviamo in presenza anche <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> più elevati di tutta la regione, riscontrando valori<br />
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Allegato 2<br />
superiori ai 2000 mm/anno come per esempio a Vararo 2327 mm/anno, Garzeno 2005<br />
mm/anno, Zambla 2117 mm/anno, Lago Gemelli 1838 mm/anno e Lago Fregabolgia 1983<br />
mm/anno.<br />
Le <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> <strong>annue</strong> nel bacino del Fiume Oglio risultano intorno a valori compresi<br />
tra i 1000 ed i 1600 mm/anno, con una diminuzione progressiva via via che ci si allontana dal<br />
lago d’Iseo verso il Fiume Po (Pantano d’Avio 1460 mm/anno, Breno 1008 mm/anno, Chiari<br />
934 mm/anno e Sabbioneta 708 mm/anno). Una situazioni simile si riscontra anche nei bacini<br />
dei fiumi Mella e Chiese, nei quali passiamo da stazioni con precipitazione media annua intorno ai<br />
1600 mm/anno (Cimmo 1528 mm/anno per il bacino del Mella e Dazarè 1394 mm/anno per il<br />
bacino del Chiese) a stazioni con valori medio bassi e bassi (Brescia 981 mm/anno e Sorbara di<br />
Asola 626 mm/anno). Per quanto riguarda l’adiacente area del bacino del Lago di Garda,<br />
compreso il bacino del Sarca in territorio trentino, la precipitazione media annua risulta compresa<br />
tra i 600 ed i 1200 mm/anno. Per quanto riguarda invece i bacini dei fiumi Brembo e Serio, si<br />
osservano valori mediamente superiori ai 1500 mm/anno: Foppolo 1851 mm/anno, Carisole<br />
1605 mm/anno, Brembilla 1702 mm/anno e Branzi 1619 mm/anno in Val Brembana; Forno<br />
Gavazzo 1840 mm/anno, Gromo 1622 mm/anno e Gandino 1560 mm/anno in Val Seriana.<br />
La situazione risulta maggiormente complicata per quanto concerne l’analisi della provincia di<br />
Sondrio (Valchiavenna e Valtellina), che a causa della complessa orografia presenta valori di<br />
precipitazione medi annui decisamente variabili. Le aree a maggior precipitazione risultano quelle<br />
sul versante Orobico, dove si registrano valori compresi tra i 1200 e i 1800 mm/anno (Scais 1715<br />
mm/anno), sul versante occidentale della Valchiavenna (Lago Trona 2050 mm/anno, Lago<br />
Inferno 2002 mm/anno, Madesimo 1702 mm/anno e Lago Truzzo 1618 mm/anno) e sulla parti<br />
di quota più elevata della Val Malenco e della Val Viola, con valori compresi tra i 1400 e i 1600<br />
mm/anno. Le zone a minore precipitazione risultano quelle dell’area di Livigno (Trepalle 657<br />
mm/anno e Livigno 675 mm/anno) e dell’alta Valtellina (Grosio 888 mm/anno). Nella parte di<br />
fondo valle della Valtellina si hanno invece <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> comprese tra i 800 e 1200<br />
mm/anno (Sondrio 970 mm/anno).<br />
4.5. Confronto con altre carte <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong><br />
Sulla base del quadro di sintesi presentato è possibile stabilire un confronto di massima con le<br />
<strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong> riportate nella <strong>Carta</strong> PMRL e nella carta del Servizio Idrografico e<br />
Mareografico Nazionale (SIMN, Ing. Cati).<br />
Per quanto riguarda la zona di pianura, le tre carte sono sostanzialmente concordi nei valori<br />
<strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> <strong>medie</strong>, con l’unica differenza che la carta PTUA e la carta PMRL forniscono<br />
valori leggermente superiori nella zona del basso lodigiano.<br />
Nella fascia prealpina, le tre carte, pur non presentando grandi differenze nell’andamento<br />
generale, mostrano una differente delimitazione <strong>delle</strong> varie fasce pluviometriche, che risultano più<br />
regolari nelle carte PTUA e PMRL. In particolare la carta PMRL fornisce valori leggermente<br />
minori <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> nell’alta Val Trompia e nell’alta Val Brembana.<br />
Nella fascia alpina le carte PTUA e SIMN forniscono valori superiori di quelli della carta<br />
PMRL, in particolare nella parte retica in Valtellina, in Val Chiavenna e nella parte orientale del<br />
Lago di Como. Per quanto riguarda la carta PTUA ciò è sicuramente dovuto all’integrazione, che<br />
deve essere fatta, <strong>delle</strong> <strong>precipitazioni</strong> misurate in alta quota con un contributo nivale calcolato in<br />
base agli SWE (Snow Water Equivalent) <strong>delle</strong> stazioni nivometriche (riportate in Tabella 4.1)<br />
secondo la metodologia riportata nel Capitolo 1.<br />
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Tabella 4.1 – Tabella <strong>delle</strong> stazioni nivometriche per le quali è noto il valore di SWE.<br />
n. Località Pr ovincia SWE<br />
1 Lago Trona SO 372<br />
2 Alpe dell' Oro SO 311<br />
3 Funivia Bernina SO 367<br />
4 Laghi di Chiesa SO 239<br />
5 Piazzo Cavalli SO 222<br />
6 Alpe Costa SO 243<br />
7 Palù SO 367<br />
8 Campo Moro SO 339<br />
9 Cam Boer SO 264<br />
10 Aprica SO 244<br />
11 Bormio SO 219<br />
12 Cancano SO 237<br />
13 Santa Caterina SO 320<br />
14 Madesimo SO 435<br />
15 Carona BG 377<br />
16 Foppolo BG 376<br />
17 Valleve BG 378<br />
18 Barbellino BG 405<br />
19 Gaver BS 181<br />
20 Lago d'Arno BS 312<br />
21 Pantano BS 285<br />
22 Ponte di Legno BS 219