Salvatore Bimonte Lionello F. Punzo - Dipartimento di Economia ...
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TURISMO E SVILUPPO SOSTENIBILE LOCALE<br />
NEI SISTEMI MICROINSULARI<br />
<strong>Salvatore</strong> <strong>Bimonte</strong><br />
<strong>Lionello</strong> F. <strong>Punzo</strong><br />
n. 1<br />
Luglio 2003<br />
EdATS Working Papers Series<br />
COMITATO SCIENTIFICO<br />
<strong>Lionello</strong> F. <strong>Punzo</strong>, Presidente<br />
<strong>Salvatore</strong> <strong>Bimonte</strong>, Segretario<br />
Luca Andriola<br />
Alessandro Simonicca
1. Introduzione 1<br />
Negli ultimi decenni molti dei sistemi microinsulari italiani hanno conosciuto (spesso subendoli<br />
passivamente) perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> forti cambiamenti strutturali, passando da economie basate prevalentemente<br />
su agricoltura e pesca, integrate da trasferimenti privati esterni (emigrati), a sistemi basati sulla<br />
monocoltura turistica, integrati, in molti casi, da trasferimenti pubblici <strong>di</strong> varia natura. I cambiamenti<br />
strutturali che hanno interessato questi micro-sistemi economici hanno prodotto una riallocazione<br />
delle risorse economiche e naturali nonché una variazione nella loro destinazione d’uso, rendendo<br />
più complesso il rapporto uomo-ambiente.<br />
I sistemi microinsulari, per genesi e costituzione, rappresentano aree sensibili, basati come<br />
sono su ecosistemi fragili. Nonostante le <strong>di</strong>verse situazioni contingenti, essi si trovano a con<strong>di</strong>videre<br />
e a dover fronteggiare problemi comuni (limitatezza delle risorse naturali; ambiente fragile e facilmente<br />
degradabile; spopolamento; <strong>di</strong>fficoltà nell’implementazione <strong>di</strong> politiche in grado <strong>di</strong> generare<br />
uno sviluppo durevole e sostenibile). A questo deve aggiungersi la tendenza <strong>di</strong> tali sistemi a specializzarsi<br />
in una o poche attività (monocoltura turistica), cosa che li rende ulteriormente vulnerabili.<br />
Sono proprio tali caratteristiche a rendere questi microsistemi territori in cui sperimentare nuovi<br />
modelli <strong>di</strong> crescita economica rispettosa dell’ambiente, nella sua <strong>di</strong>mensione naturale, sociale e<br />
culturale (sviluppo sostenibile) 2 .<br />
In questo lavoro, sorvolando gli aspetti definitori nonché le <strong>di</strong>fficoltà operative inerenti la<br />
sostenibilità dello sviluppo, 3 verrà affrontato il problema dello sviluppo economico <strong>di</strong> aree sensibili<br />
a prevalente vocazione turistica che fanno della propria <strong>di</strong>versità ambientale, culturale e paesaggistica<br />
il principale elemento d’attrazione. In tali casi la natura del problema, cioè la necessità <strong>di</strong> garantire<br />
contemporaneamente crescita e tutela delle risorse su cui la crescita si basa, obbliga, più che<br />
altrove, a pensare in termini <strong>di</strong> politiche integrate. Questo non solo perché l’esperienza delle politiche<br />
settoriali ha mostrato tutti i suoi limiti (si pensi alla PAC), ma anche perché la sostenibilità non<br />
è questione che si possa risolvere per gra<strong>di</strong> o settorialmente con politiche ad hoc (una cosa non può<br />
essere parzialmente sostenibile, come pure la sostenibilità non è cosa che possa riguardare isolatamente<br />
un solo settore), richiedendo, per sua stessa natura, un ripensamento generale nell’approccio<br />
metodologico.<br />
1 Una precedente versione <strong>di</strong> questo lavoro è stata presentata al convegno “Eolie: un <strong>di</strong>alogo dalla realtà locale al contesto<br />
globale” tenutosi a Lipari dal 4 al 6 Ottobre 2000. Il lavoro ingloba anche alcuni degli spunti emersi nella ricerca<br />
realizzata per la redazione del Piano <strong>di</strong> Sviluppo Socioeconomico del Sistema delle Riserve Naturali della Provincia <strong>di</strong><br />
Siena, anch’esse immaginabili come un arcipelago, seppur <strong>di</strong> tipo particolare.<br />
2 Il rispetto del fragile equilibrio che caratterizza molte destinazioni turistiche, in particolare le piccole isole e le aree<br />
ambientalmente sensibili, costituisce uno dei punti principali evidenziati nella Carta <strong>di</strong> Lanzarote.<br />
1
A tal fine, il lavoro è <strong>di</strong>viso idealmente in due parti. Nella prima si sostiene che, per rendere<br />
sostenibile lo sviluppo, è necessario un equilibrato mix <strong>di</strong> progresso tecnico, politiche appropriate e<br />
partecipazione sociale, intesa sia come partecipazione alle scelte che come partecipazione alla <strong>di</strong>visione<br />
della ricchezza prodotta. Vale la pena notare che gli stu<strong>di</strong> più recenti condotti su questi argomenti<br />
si fermano ad analizzare solo il primo dei due aspetti richiamati (partecipazione alle scelte),<br />
trascurando quasi del tutto il secondo (partecipazione al <strong>di</strong>videndo) (<strong>Bimonte</strong>, 2002). Una crescita<br />
perequata, come si vedrà, rappresenta una con<strong>di</strong>zione fondamentale per produrre quel cambiamento<br />
nelle preferenze degli agenti economici necessario a spostare la domanda sociale dai beni privati a<br />
quelli pubblici.<br />
Nella seconda parte, dove viene analizzato più da vicino il fenomeno turistico, si afferma<br />
che, soprattutto in sistemi fragili, piccoli e marginali, lo sviluppo è duraturo solo se è <strong>di</strong>versificato e<br />
basato sulla qualificazione dell’offerta endogena, invece che sulle tra<strong>di</strong>zionali politiche <strong>di</strong> costo del<br />
lavoro e del capitale. Coerentemente con quanto si sostenuto nella prima parte (perequazione come<br />
strumento per la sostenibilità), qui si suggerirà un modello <strong>di</strong> sviluppo turistico che, attraverso la<br />
mobilitazione del potenziale endogeno, sviluppi un adeguato livello <strong>di</strong> partecipazione al <strong>di</strong>videndo<br />
sociale (sviluppo perequato), da perseguirsi anche attraverso politiche re<strong>di</strong>stributive o compensative.<br />
L’idea è che solo attraverso uno sviluppo partecipato si possa generare quel senso<br />
d’appartenenza che non solo garantisce un controllo sociale sulle risorse, 4 ma che produce anche relazioni<br />
<strong>di</strong> conoscenza, fiducia fra operatori ed una consapevolezza che dalla concorrenza cooperativa<br />
possa sorgere un surplus sociale che va oltre la somma dei singoli profitti. 5 . Data questa premessa,<br />
si cercherà <strong>di</strong> mettere in evidenza come tali obiettivi si possano raggiungere solo attraverso una<br />
ristrutturazione qualitativa dell’offerta, nelle sue varie componenti turistiche e non, e delle politiche<br />
per lo sviluppo, nella convinzione che un turista è sostenibile solo se la comunità che lo ospita (in<br />
tutte le sue componenti) è in grado <strong>di</strong> renderlo tale. Un tale processo, però, richiede il coinvolgimento<br />
<strong>di</strong> tutti gli stakeholders locali, che operino o meno nel settore turistico, e, perciò stesso, politiche<br />
integrate per lo sviluppo, da quelle per il capitale umano a quelle per l’innovazione, da quelle<br />
sociali a quelle infrastrutturali. 6<br />
3 Per un’analisi critica <strong>di</strong> tali aspetti si veda <strong>Bimonte</strong> (2003).<br />
4 Si veda quanto affermato a tal proposito da Cole (1997) per l’isola <strong>di</strong> Aruba.<br />
5 Questo aspetto è tipico delle reti, in particolare delle cosiddette “metaphorical networks” (Liebowitz and Margolis,<br />
1994).<br />
6 Si fa notare che nell’accezione qui utilizzata il termine infrastruttura in<strong>di</strong>ca qualsiasi investimento, materiale o immateriale,<br />
funzionale allo sviluppo locale. Ne consegue che anche un Parco Naturale è un’infrastruttura.<br />
2
2. Crescita economica e qualità ambientale: una breve analisi teorica<br />
La questione fondamentale tra<strong>di</strong>zionalmente associata al concetto <strong>di</strong> sviluppo sostenibile ha per<br />
lungo tempo riguardato il modo in cui è possibile conciliare crescita economica e tutela ambientale,<br />
sebbene sia ormai chiaro che il concetto <strong>di</strong> sostenibilità racchiude in sé aspetti molto più complessi<br />
che coinvolgono elementi <strong>di</strong> natura sociale, economica e culturale. In economia la relazione tra <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>di</strong> beni e servizi e qualità ambientale è tipicamente espressa da una curva delle possibilità<br />
<strong>di</strong> scelta concava verso l’origine. L’assunzione <strong>di</strong> fondo è che una maggiore quantità <strong>di</strong> beni sia<br />
ottenibile solo riducendo la qualità dell’ambiente.<br />
Q<br />
D<br />
C<br />
Figura 1<br />
La figura 1 riporta sull’asse delle ascisse la qualità ambientale (A) e su quella delle or<strong>di</strong>nate<br />
la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> beni e servizi (Q). Data una certa dotazione <strong>di</strong> risorse, la curva BC (o la BD) rappresenta<br />
l’insieme delle combinazioni efficienti possibili. Tipo <strong>di</strong> risorse locali (fragilità del sistema<br />
ambientale), livello <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e manutenzione delle risorse e livello tecnologico del sistema<br />
produttivo determinano l’intensità del trade-off. È proprio la necessità <strong>di</strong> spostare verso l’alto la<br />
curva delle possibilità <strong>di</strong> scelta a rendere necessaria un’oculata politica <strong>di</strong> gestione del sistema territoriale.<br />
L’evidenza empirica sembra confermare quanto la teoria economica suggerisce, e cioè che<br />
lo sviluppo economico, almeno nella sua fase iniziale, tende a ridurre la qualità ambientale, generando,<br />
così, un effetto netto sul benessere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile determinazione7 . I dati, infatti, evidenzierebbero<br />
una relazione, cui si è cercato <strong>di</strong> dare la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> legge statica, tra qualità ambientale e livelli <strong>di</strong><br />
sviluppo. Più precisamente, si sostiene che la relazione tra livello <strong>di</strong> inquinamento pro-capite e prodotto<br />
nazionale pro-capite sarebbe espressa da una curva ad U rovesciata. Questa è nota in economia<br />
come curva ambientale <strong>di</strong> Kuznets, dal nome dell’economista che per primo stu<strong>di</strong>ò la relazione<br />
7 Questo sembra essere tanto più vero quanto più il processo <strong>di</strong> crescita è brusco. Un esempio ci deriva da alcuni paesi<br />
dell’America Latina e dell’Asia, dove processi accelerati <strong>di</strong> crescita hanno causato ingenti danni ambientali.<br />
3<br />
B<br />
A
tra livello <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> un paese e relativa <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to, relazione che, appunto, assumeva<br />
una forma ad U (Kuznets, 1963).<br />
Emissione annua <strong>di</strong> CO2 (t. pro capite)<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
Fig.2 - Relazione qualità ambientale/red<strong>di</strong>to procapite<br />
Pol<br />
Hun<br />
Cz.R<br />
Prt<br />
Grc<br />
Generalmente, come proxy del livello <strong>di</strong> inquinamento <strong>di</strong> un paese viene utilizzato un qualche<br />
in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> emissione. 8 Nell’esempio riportato in figura 2, coscienti della parzialità e <strong>di</strong> tutti i limiti9<br />
dello strumento, si mette in relazione il livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to pro-capite e la quantità pro-capite <strong>di</strong><br />
CO2 emessa su base annua nei paesi europei membri dell’OECD. Come si può osservare, nella fase<br />
iniziale dello sviluppo al crescere della ricchezza peggiora la qualità ambientale, visto che ad un<br />
red<strong>di</strong>to più elevato corrisponde un più elevato livello <strong>di</strong> emissioni inquinanti. Da un certo punto in<br />
poi si nota un’inversione <strong>di</strong> tendenza, ed ulteriori incrementi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to si ottengono con livelli <strong>di</strong><br />
emissione più bassi, ottenibili grazie ai cambiamenti strutturali che accompagnano le fasi <strong>di</strong> sviluppo<br />
e ad una maggiore sensibilità ambientale dei citta<strong>di</strong>ni. La maggior domanda <strong>di</strong> ambiente produrrebbe<br />
politiche più restrittive cui i produttori risponderebbero introducendo tecnologie più avanzate.<br />
L’analisi, come è facile notare, è stata condotta su un gruppo <strong>di</strong> paesi caratterizzati da un livello<br />
<strong>di</strong> sviluppo economico più o meno omogeneo. Il problema si accentua se l’analisi si allarga ai<br />
paesi in via <strong>di</strong> sviluppo ed a quelli economicamente arretrati, a causa dell’accentuazione delle <strong>di</strong>fferenze<br />
strutturali <strong>di</strong> questi ultimi rispetto ai paesi sviluppati. Nei primi, infatti, l’aspetto materiale<br />
8 List and Gallet (1999), per esempio, hanno condotto un’analisi sulle emissioni <strong>di</strong> Biossido <strong>di</strong> Zolfo (SO2) ed Ossido <strong>di</strong><br />
Azoto (NOx) per tutti gli stati degli USA dal 1929 al 1994.<br />
4<br />
Irl<br />
Esp<br />
Fin<br />
Bel<br />
Nld Dnk<br />
Ukd<br />
Ita<br />
Deu<br />
Isl<br />
Aut<br />
Nor<br />
Swe Fra Ch<br />
0<br />
0 5 10 15 20 25<br />
Fonte:OECD e IUCN, 1997<br />
PIL procapite
della produzione è prevalente, laddove nei secon<strong>di</strong> è in atto ormai da tempo un processo <strong>di</strong> dematerializzazione<br />
(cfr. Bruyn et al., 1997).<br />
Per ovviare ad alcuni dei problemi prima richiamati, nell’esempio che segue è la percentuale<br />
<strong>di</strong> territorio protetto ad essere utilizzata come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> qualità ambientale, nonché come in<strong>di</strong>ce della<br />
sensibilità <strong>di</strong> un paese verso il problema. A <strong>di</strong>fferenza degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> emissione tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
usati la percentuale <strong>di</strong> area protetta sembra esprimere meglio le preferenze <strong>di</strong> un paese verso il problema<br />
ambientale. La decisione <strong>di</strong> proteggere una certa area del proprio territorio, entro certi limiti,<br />
prescinde dal livello <strong>di</strong> ricchezza, sebbene i dati mostrino come siano proprio i paesi più ricchi a<br />
proteggere <strong>di</strong> più. Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> emissione, viceversa, <strong>di</strong>pendono prevalentemente dal tipo <strong>di</strong> tecnologia<br />
utilizzato e dal prezzo dell’energia. 10 La possibilità <strong>di</strong> accedere a certe tecnologie è spesso<br />
preclusa ai paesi poveri, sia per carenza <strong>di</strong> capitale finanziario che <strong>di</strong> capitale umano. In altre parole,<br />
ad una libertà d’accesso formale alle nuove tecnologie, cioè in assenza <strong>di</strong> violazioni della libertà<br />
negativa (libertà «da»), corrisponde un’assenza <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> scelta sostanziale, cioè una violazione<br />
della libertà positiva (libertà «<strong>di</strong>») 11 . Di fatto, le tra<strong>di</strong>zionali occasioni liberali, che vengono ancora<br />
presentate come una prospettiva conseguibile da tutti coloro che siano preparati ad adottare i necessari<br />
valori liberali, mostrano invece il segno, per certi punti essenziali, <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione minoritaria.<br />
Offerti alla maggioranza, sono <strong>di</strong>sponibili solo ad una minoranza. Ne risultano inevitabilmente<br />
tensioni e frustrazioni (Hirsch, 1981, p. 20).<br />
Il problema è acuito dal fatto che spesso la migliore performance ambientale dei paesi sviluppati<br />
si basa sulla possibilità <strong>di</strong> poter trasferire nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo produzioni materiali (e<br />
tecnologie obsolete) molto inquinanti12 che questi ultimi non sono “liberi” <strong>di</strong> rifiutare, perché si trovano<br />
ancora nell’area in cui i bisogni non possono essere scambiati l’uno con l’altro senza comprometterne<br />
la capacità <strong>di</strong> sopravvivenza. 13<br />
9 Tra gli altri, è utile notare che, data la natura <strong>di</strong> bene (male) pubblico dell’inquinamento, non ha gran senso parlare <strong>di</strong><br />
emissioni pro-capite. Ognuno è affetto dai danni generati dalle emissioni totali che, a parità <strong>di</strong> altre con<strong>di</strong>zioni, aumentano,<br />
anziché <strong>di</strong>minuire, all’aumentare del numero <strong>di</strong> persone coinvolte.<br />
10 L’aumento <strong>di</strong> efficienza energetica <strong>di</strong> molti paesi sembra più dovuta agli shocks petroliferi degli anni ’70 che non ad<br />
una variazione delle preferenze degli in<strong>di</strong>vidui verso il problema ambientale.<br />
11 Un’interessante analisi, per esempio, su come l’operare <strong>di</strong> certi meccanismi <strong>di</strong> mercato possano avere effetti perversi,<br />
influendo quin<strong>di</strong> sulla libertà positiva è contenuta in Dasgupta (1990). Come fa notare Sen (1981), le peggiori carestie<br />
non si sono verificate per ragioni che attengono alla <strong>di</strong>sponibilità totale <strong>di</strong> cibo, ma per questioni <strong>di</strong> entitlements.<br />
12 Vincent (1997) sostiene che la Curva <strong>di</strong> Kuznets Ambientale sia determinata dalla sovrapposizione <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse relazioni:<br />
una negativa, per i PVS ed una positiva per i PS.<br />
13 Effettuando una sintesi tra il para<strong>di</strong>gma umanistico ed il para<strong>di</strong>gma neoclassico potremmo <strong>di</strong>re che esiste un’area in<br />
cui i bisogni sono organizzati in forma gerarchica (zona della non scelta) ed un’area in cui, sod<strong>di</strong>sfatti i bisogni dominanti,<br />
è possibile scambiarli tra loro (zona della scelta). Molti paesi ancora non sono entrati in questa seconda zona.<br />
5
% <strong>di</strong> Area Protet<br />
Fonte: GRAP - "Gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulle Aree Protette" del CNR e ISTAT<br />
% area protetta<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
30<br />
Fig. 3 - Relazione qualità ambientale/red<strong>di</strong>to procapite in Europa<br />
Pol<br />
Hun<br />
Cz.R<br />
Prt<br />
Grc<br />
Figura 4 - Relazione qualità ambientale/red<strong>di</strong>to pro-capite in Italia<br />
25<br />
Bz<br />
20<br />
Lom<br />
Tn<br />
15<br />
10<br />
Cal<br />
Si<br />
Bas<br />
Um Mar<br />
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Pie<br />
VA<br />
ER<br />
5<br />
0<br />
Pu<br />
Mol<br />
Tos La<br />
Ve<br />
Fvg<br />
15 20 25 30 35 40 45<br />
Nella figura 3 sono messi in relazione l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> qualità ambientale ed il red<strong>di</strong>to pro-capite<br />
dei <strong>di</strong>versi paesi. Come si può osservare, anche in questo caso i dati sembrano confermare la vali<strong>di</strong>tà<br />
della legge cui si faceva riferimento in precedenza, evidenziando una tipica relazione ad U. Lo<br />
stesso tipo <strong>di</strong> risultato si ottiene ripetendo l’esperimento sulle regioni italiane (fig. 4) 14 . L’analisi,<br />
14 Si fa notare che dalla relazione si sono escluse la Campania, l’Abruzzo e la Sardegna. Questa perché caratterizzata da<br />
percentuali bassissime <strong>di</strong> territorio protetto, anche in considerazione del fatto che il Parco dell’Asinara non è rilevato,<br />
essendo i dati riferiti al 1997. Le altre perché caratterizzate da dati eccessivamente <strong>di</strong>versi dal resto della serie.<br />
6<br />
Esp<br />
PIL/Ab<br />
Fin<br />
Ukd<br />
Nld<br />
Swe<br />
Irl Bel<br />
0 5 10 15 20 25<br />
Pil procapite<br />
Aut<br />
Deu<br />
Fra<br />
Isl<br />
Ita<br />
Dnk<br />
Nor<br />
Ch
quin<strong>di</strong>, sembrerebbe confermare l’ipotesi che lo sviluppo economico sia una con<strong>di</strong>zione necessaria<br />
e sufficiente a determinare il passaggio su sentieri <strong>di</strong> sviluppo più rispettosi dell’ambiente.<br />
3. Ambiente e perequazione<br />
Contrariamente a un’opinione <strong>di</strong>ffusa fino a poco tempo fa, un miglioramento dell’ambiente, così<br />
come un miglioramento nelle con<strong>di</strong>zioni generali <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> salute della popolazione, si manifesta<br />
sempre <strong>di</strong> più come una delle con<strong>di</strong>zioni per lo sviluppo economico (Musu, 2000). In effetti, come<br />
sottolineato anche dalla Commissione Bruntlandt, sembra piuttosto esistere una sorta <strong>di</strong> trappola<br />
ambientale, in cui si evidenzia che se lo sviluppo eccessivo produce inquinamento, è vero anche che<br />
l’inquinamento blocca lo sviluppo e se la povertà <strong>di</strong>strugge l’ambiente, è vero anche che l’ambiente<br />
<strong>di</strong>strutto produce povertà (WCED, 1987).<br />
A parere <strong>di</strong> chi scrive, è molto <strong>di</strong>fficile stabilire con precisione se sia la qualità ambientale a<br />
costituire una con<strong>di</strong>zione per lo sviluppo o, piuttosto, sia il livello <strong>di</strong> sviluppo raggiunto a rappresentare<br />
un pre-requisito per un miglioramento ambientale. I dati, tuttavia, mostrano che sono proprio<br />
i paesi economicamente più sviluppati a prestare una maggiore attenzione ai problemi ambientali,<br />
anche se vale la pena notare che ambienti rurali, centri urbani e centri industriali si trovano a<br />
fronteggiare problemi ambientali <strong>di</strong> natura molto <strong>di</strong>versa (Ahmed, 1995). Le emergenze, la fattibilità<br />
degli interventi e la relativa probabilità <strong>di</strong> successo, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>pendono molto dal tipo <strong>di</strong> comunità<br />
analizzato, dove per comunità si intende l’ecosistema, <strong>di</strong> cui l’uomo è parte integrante, ed il relativo<br />
bagaglio <strong>di</strong> norme se<strong>di</strong>mentate che regolano il rapporto uomo-ambiente (<strong>Bimonte</strong>, 2003).<br />
Tralasciando questi aspetti, ritorniamo a quanto prima affermato a riguardo dell’intensità del<br />
trade-off tra la variabile Q ed A. Come detto, una delle variabili che influenza tale relazione è il livello<br />
<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e manutenzione delle risorse. In questo paragrafo <strong>di</strong>mostreremo come, sia che<br />
si accetti l’ipotesi della qualità ambientale come bene <strong>di</strong> lusso, cioè <strong>di</strong> bene la cui domanda è elastica<br />
rispetto al red<strong>di</strong>to (Selden and Song, 1994), sia che si aderisca alla teoria dei bisogni dominanti<br />
(Hirsch, 1981), più che la relazione tra qualità ambientale e livello del red<strong>di</strong>to procapite sia il livello<br />
<strong>di</strong> perequazione <strong>di</strong>stributiva a <strong>di</strong>ventare un’importante variabile esplicativa. In altre parole, più che<br />
l’aspetto quantitativo <strong>di</strong>venta rilevante l’aspetto qualitativo della crescita.<br />
Normalmente, la tra<strong>di</strong>zionale curva ambientale <strong>di</strong> Kuznets tralascia quest’aspetto, soffermandosi<br />
solo sulla relazione esistente tra red<strong>di</strong>to pro-capite ed in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> emissione. L’evidenza empirica,<br />
invece, sembra mostrare un dato rilevante, cioè che a parità <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to la qualità ambientale<br />
migliora al <strong>di</strong>minuire della concentrazione del red<strong>di</strong>to. Una <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to più perequata<br />
velocizza il passaggio su sentieri <strong>di</strong> crescita più sostenibili (processo <strong>di</strong> traversa), spostando, <strong>di</strong> fatto,<br />
verso l’alto la tra<strong>di</strong>zionale curva ambientale <strong>di</strong> Kuznets.<br />
7
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
Irl<br />
Bel<br />
Figura 5 - Relazione qualità ambientale-<strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to<br />
Ita<br />
Hun<br />
Swe<br />
Esp<br />
Pol<br />
Fin<br />
Fra<br />
Nld<br />
Quanto affermato trova conferma nei dati esposti nelle figure 5 e 6. Nella prima, sull’asse<br />
delle or<strong>di</strong>nate è riportato l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini, mentre su quello delle ascisse è riportata la percentuale<br />
<strong>di</strong> territorio protetto. L’evidenza empirica mostra come al <strong>di</strong>minuire dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini, cioè al<br />
<strong>di</strong>minuire della concentrazione del red<strong>di</strong>to (<strong>di</strong>stribuzione più perequata), aumenti il livello<br />
<strong>di</strong> protezione (sensibilità ambientale).<br />
8<br />
Cz.R<br />
20<br />
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 35,00<br />
Che<br />
Kmq AP (% total area)<br />
Ukd<br />
Nor<br />
Deu<br />
Aut<br />
Dnk
Nella figura 6 sono riportati contemporaneamente le tre serie <strong>di</strong> dati. Come si vede, per ogni<br />
livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to esiste una <strong>di</strong>versa famiglia <strong>di</strong> curve <strong>di</strong> protezione ambientale (<strong>Bimonte</strong> and <strong>Punzo</strong>,<br />
2003). Questo conferma la rilevanza della <strong>di</strong>mensione qualitativa dello sviluppo e dei linkages tra<br />
politiche sociali e politiche ambientali, che a sua volta richiama l’attenzione sull’importanza<br />
dell’integrazione delle politiche e dello sviluppo in generale.<br />
4. Globalizzazione e politiche per lo sviluppo<br />
Da quanto detto in precedenza possono trarsi utili in<strong>di</strong>cazioni per la gestione <strong>di</strong> quei territori fragili<br />
dove le risorse ambientali (nell’accezione ampia del termine) rappresentano la base stessa della crescita<br />
economica. Sulla base <strong>di</strong> quanto fin qui affermato, quin<strong>di</strong>, cercheremo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le con<strong>di</strong>zioni<br />
che un sistema economico a prevalente connotazione turistica deve sod<strong>di</strong>sfare per generare un<br />
processo <strong>di</strong> crescita duraturo. Come si vedrà, l’attenzione si focalizzerà su due aspetti principali: valorizzazione<br />
delle specificità del sistema locale (risorse specifiche al territorio); strutturazione del<br />
sistema ed uscita dalla monocoltura turistica.<br />
Fino a qualche anno fa le politiche economiche <strong>di</strong> sviluppo locale erano per lo più <strong>di</strong> tipo uniforme,<br />
guidate dal centro, orientate all’impresa e, prevalentemente, basate su incentivi (<strong>di</strong>retti ed<br />
in<strong>di</strong>retti). Esse erano la <strong>di</strong>retta conseguenza <strong>di</strong> un’organizzazione del sistema produttivo basato su<br />
un modello <strong>di</strong> tipo for<strong>di</strong>sta. Lo sviluppo, inteso come industrializzazione guidata dall’alto, in cui<br />
Stato e grande imprese costituivano gli attori principali, rappresentava una concezione tipica <strong>di</strong> quel<br />
periodo.<br />
A questo tipo <strong>di</strong> impostazione se ne è contrapposta un’altra <strong>di</strong> tipo neo-liberista, secondo cui<br />
l’impren<strong>di</strong>torialità nelle regioni meno favorite va stimolata me<strong>di</strong>ante una maggiore deregolamentazione<br />
dei mercati e con l'utilizzo <strong>di</strong> politiche per la piccola e me<strong>di</strong>a impresa. Queste ultime si basano<br />
prevalentemente su interventi dal lato dei costi (costo del lavoro e del capitale).<br />
I risultati prodotti da questo tipo <strong>di</strong> politiche in molte regioni svantaggiate, se analizzati in<br />
un’ottica <strong>di</strong> miglioramento duraturo della capacità competitiva locale e <strong>di</strong> sviluppo autosostenuto,<br />
sono stati modesti. Devastanti, in alcuni casi, invece, i risultati in termini <strong>di</strong> impatto ambientale e<br />
sociale. Tali politiche sembrano aver fallito proprio in quello che doveva essere il loro obiettivo<br />
principale, cioè mobilitare il potenziale endogeno dei luoghi oggetto d’analisi.<br />
Negli ultimi tempi si è assistito ad una riscoperta del sistema locale come fonte <strong>di</strong> vantaggio<br />
competitivo (Porter, 1990, Amin, 1998). Le più recenti teorie economiche in<strong>di</strong>viduano nel “sistema<br />
territoriale locale” la variabile esplicativa dello sviluppo, nonché il presupposto dal quale partire per<br />
definire corrette politiche economiche. In molte aree geografiche si sta passando da una fase in cui<br />
9
le politiche <strong>di</strong> pianificazione del territorio tendevano a negare le specificità locali, ad una in cui il<br />
territorio viene sempre più messo al centro dello sviluppo locale.<br />
Il costo <strong>di</strong> produzione, infatti, può essere uno degli strumenti da usare nella fase <strong>di</strong> avviamento,<br />
ma non può assolutamente costituire l’elemento principe su cui basare lo sviluppo. Come<br />
giustamente fa notare Becattini, “se la riduzione «locale e temporanea» del costo <strong>di</strong> qualche fattore<br />
<strong>di</strong> produzione dovesse essere il solo risultato dell' «operazione patti territoriali», io penso che veri<br />
<strong>di</strong>stretti non ne potrebbero sortire; esaurito il periodo delle agevolazioni, si avrebbe, reputo, una<br />
<strong>di</strong>aspora delle imprese alla ricerca <strong>di</strong> nuovi, più favorevoli, li<strong>di</strong>. Col risultato <strong>di</strong> una situazione<br />
peggiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> partenza, perché si sarebbe così malaccortamente bruciata anche un'altra<br />
prospettiva <strong>di</strong> riscatto” (Becattini, 1998). Questo è tanto più vero in un mondo globalizzato in cui,<br />
come afferma Levy (1981), sono più le istituzioni che cercano <strong>di</strong> attirare imprese nel proprio territorio<br />
che le imprese in cerca <strong>di</strong> localizzazione. La pura logica della riduzione dei costi alla lunga non<br />
paga, producendo solo una pericolosa race to the bottom.<br />
In questa fase <strong>di</strong> forte globalizzazione e spinta <strong>di</strong>visione internazionale del lavoro, la via<br />
verso lo sviluppo non può essere rappresentata dall’abbattimento del costo del lavoro. Molto più<br />
importante è la capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi, <strong>di</strong> saper valorizzare le <strong>di</strong>versità, <strong>di</strong> specializzarsi, cioè <strong>di</strong><br />
fare meglio quello che altri già fanno o fare cose che altri non sanno o non possono fare. È intorno a<br />
questo nucleo <strong>di</strong> idee che bisogna organizzare il sistema produttivo locale.<br />
Questo sembra essere controintuitivo rispetto alle tendenze in atto. In un mondo sempre più<br />
“globalizzato” la standar<strong>di</strong>zzazione e l’omologazione sembrano essere la regola. Invece, a parere <strong>di</strong><br />
chi scrive, è proprio la struttura a “rete globale” dell’economia mon<strong>di</strong>ale a rendere necessarie politiche<br />
mirate, incentrate sulla valorizzazione <strong>di</strong> risorse non trasferibili specifiche al territorio, che<br />
concorrono tra l’altro anche a determinare i flussi <strong>di</strong> commercio internazionale (Krugman, 1991).<br />
L’apertura economica, con decisioni e capitali veicolati ovunque in tempo reale per via elettronica,<br />
se da un lato genera una forte crescita negli scambi, dall’altro obbliga a dover valutare con più attenzione<br />
i propri prodotti e la qualità dei servizi offerti. Impone <strong>di</strong> reagire con tempestività ai cambiamenti,<br />
cercando <strong>di</strong> anticiparli e non <strong>di</strong> subirli. La logica è quella del benchmarking, che obbliga<br />
continuamente a sapersi collocare rispetto agli altri ed a <strong>di</strong>versificarsi.<br />
I processi <strong>di</strong> internazionalizzazione dell’economia hanno evidenziato ancor più<br />
l’importanza, in termini <strong>di</strong> vantaggi competitivi, dei fattori non economici che costituiscono il cosiddetto<br />
capitale sociale <strong>di</strong> un determinato contesto locale. La competitività stessa <strong>di</strong> un’impresa <strong>di</strong>pende<br />
sempre più dalla competitività del complesso territoriale (milieu) in cui essa è collocata15 . Da<br />
15 Secondo un’efficace definizione <strong>di</strong> Lecoq (1989) il milieu è “un complesso territoriale reticolarmente integrato <strong>di</strong><br />
risorse materiali ed immateriali, dominato da una cultura storicamente costituita, vettore <strong>di</strong> sapere e savoir-faire e<br />
fondato su un sistema relazionale <strong>di</strong> tipo cooperazione-concorrenza degli attori localizzati”. Ciò che contrad<strong>di</strong>stingue il<br />
10
queste premesse deriva che l’obiettivo delle moderne politiche <strong>di</strong> intervento deve essere quello <strong>di</strong><br />
costruire la ricchezza dei luoghi, più che delle singole imprese, in quanto presupposto del successo<br />
impren<strong>di</strong>toriale.<br />
5. Turismo e sviluppo economico locale<br />
Le cose dette in precedenza si applicano anche, se non più, a quei sistemi locali che hanno affidato<br />
al turismo il ruolo <strong>di</strong> volano della propria crescita economica. Il turismo è uno dei settori che più<br />
stimola la creazione <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese. Nei paesi caratterizzati da un’economia locale relativamente<br />
sviluppata l’impatto può essere più consistente, grazie al più sviluppato sistema <strong>di</strong> interrelazioni<br />
esistente tra i vari settori (agricoltura, e<strong>di</strong>lizia), cioè l’effetto moltiplicatore è più elevato.<br />
Al contrario, economie poco <strong>di</strong>versificate, strutturalmente deboli e con una forte <strong>di</strong>pendenza esterna<br />
(importazioni) rischiano <strong>di</strong> sperimentare processi <strong>di</strong> de-moltiplicazione, caratterizzati da parti consistenti<br />
<strong>di</strong> red<strong>di</strong>to aggiuntivo che si realizzano altrove e da un ulteriore aumento della <strong>di</strong>pendenza esterna.<br />
Questo fenomeno è tanto più probabile quanto più è piccola l’area <strong>di</strong> riferimento. 16<br />
Nel caso delle piccole isole, soprattutto del me<strong>di</strong>terraneo, dove la monocoltura turistica rappresenta<br />
il modello prevalente, il fenomeno è ancora più accentuato dalla provenienza esterna dei<br />
capitali investiti, da problemi oggettivi dovuti all’isolamento e dal modello <strong>di</strong> sviluppo turistico su<br />
cui si decide <strong>di</strong> puntare (modello delle città lineari, tipicamente legato al turismo <strong>di</strong> massa, piuttosto<br />
che modello dell’albergo <strong>di</strong>ffuso, legato <strong>di</strong> più al turismo relazionale). Ecco, allora, che anche la<br />
strutturazione del sistema economico <strong>di</strong>venta con<strong>di</strong>zione necessaria per l’avvio del processo <strong>di</strong> traversa.<br />
L’importanza che il settore turistico riveste nell’economia <strong>di</strong> molte realtà territoriali, quali<br />
appunto quelle delle isole me<strong>di</strong>terranee, è tale da aver spinto alcuni analisti ad in<strong>di</strong>viduare nel settore<br />
terziario in generale, ed in quello turistico in particolare, il volano della loro crescita economica<br />
futura. In molti casi, però, sarebbe un errore limitarsi a promuovere ulteriormente il turismo <strong>di</strong> massa,<br />
cioè essenzialmente il turismo balneare, fortemente stagionalizzato, talvolta ormai vicino al punto<br />
<strong>di</strong> saturazione. È, invece, necessario dare spazio ai cosiddetti turismi <strong>di</strong> nicchia e, nel caso specifico,<br />
a quelli legati <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente all'ambiente (turismo naturalistico e culturale, ittiturismo,<br />
agriturismo, turismo sportivo). Molti operatori hanno cominciato a capire l’importante ruo-<br />
milieu è la fiducia e la solidarietà che caratterizza le relazioni, mercantili e non, cioè l’essere uno spazio <strong>di</strong> regole e risorse<br />
con<strong>di</strong>vise.<br />
16 Secondo stime del WTO, in molti paesi fino al 50% dei profitti derivanti dal turismo fuoriesce sotto forma <strong>di</strong> profitti<br />
per imprese estere, spese promozionali all’estero o importazioni <strong>di</strong> beni e lavoro qualificato. Nel caso dei Carabi questa<br />
quota arriva fino al 70% (Mastny, 2002).<br />
11
lo che l’ambiente può svolgere nello sviluppo locale17 . Le risorse ambientali, infatti, opportunamente<br />
combinate con una buona cultura dell’accoglienza e con una <strong>di</strong>ffusa impren<strong>di</strong>torialità a produzione<br />
territorializzata, possono trasformarsi in un potente motore <strong>di</strong> crescita, in quanto, a <strong>di</strong>fferenza<br />
delle politiche basate sul costo <strong>di</strong> produzione, rappresentano risorse non trasferibili né clonabili.<br />
La <strong>di</strong>versificazione dell'offerta accresce la capacità <strong>di</strong> attrazione turistica <strong>di</strong> un territorio; peraltro,<br />
permette <strong>di</strong> evitare i limiti che una strategia <strong>di</strong> sviluppo basata su l'ulteriore espansione del<br />
turismo balneare inesorabilmente presenta. Tali limiti potrebbero manifestarsi sotto forma <strong>di</strong> crescente<br />
congestione e <strong>di</strong> degrado ambientale; inoltre, sarebbe più stringente la necessità <strong>di</strong> utilizzare<br />
il prezzo come variabile competitiva, con probabili conseguenze negative per i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> molti lavoratori.<br />
La <strong>di</strong>versificazione, invece, ha il vantaggio <strong>di</strong> raggiungere nuovi segmenti <strong>di</strong> domanda e, almeno<br />
in alcuni casi, rende il territorio maggiormente attraente per il cliente già acquisito, con il duplice<br />
positivo esito <strong>di</strong> accrescere il suo grado <strong>di</strong> "fidelizzazione" e <strong>di</strong> espandere le sue potenzialità <strong>di</strong><br />
spesa complessiva nell'area. Questi aspetti non vanno sottovalutati per almeno due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ragioni:<br />
• la tendenza a ridursi della permanenza me<strong>di</strong>a, sebbene sembri arrestarsi negli ultimi<br />
anni, denota nell'insieme una propensione dei turisti ad aumentare i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vacanza a<br />
scapito della durata, cosa che genera un maggior sfruttamento delle risorse;<br />
• l’espansione complessiva della spesa sarebbe molto debole se si puntasse sull'ulteriore<br />
espansione del turismo tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Insieme ai precedenti effetti, bisogna ricordare che una maggiore <strong>di</strong>versificazione:<br />
• consente <strong>di</strong> destagionalizzare l’offerta, con conseguenze positive per i costi me<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
gestione e per la pressione sulle risorse;<br />
• costituisce una possibilità <strong>di</strong> collegare <strong>di</strong> più la costa o i grossi centri urbani<br />
all’interno, recuperando così al circuito <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to aree marginali soggette<br />
a spopolamento. Il turismo rappresenta oggi uno tra i più importanti strumenti <strong>di</strong><br />
ri<strong>di</strong>stribuzione territoriale del red<strong>di</strong>to.<br />
Per massimizzare i risultati, però, è importante che i vari turismi vengano organizzati in modo<br />
tale da:<br />
17 Diversi paesi, dopo aver sperimentato una fase <strong>di</strong> impoverimento economico e depauperamento del proprio ambiente,<br />
hanno avviato una nuova fase economica basata sulla conservazione e valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali,<br />
avvalendosi, tra l’altro, anche <strong>di</strong> strumenti quali il Debt for Nature Swap (è il caso del Costa Rica), ottenendo risultati<br />
interessanti.<br />
12
a) interrelarsi il più possibile con gli altri settori;<br />
b) essere complementari tra loro, in modo da poter costituire momenti <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> un unico<br />
atto <strong>di</strong> consumo;<br />
c) essere collegati tra loro, così da creare una rete.<br />
La logica deve essere quella delle economie <strong>di</strong> scopo e <strong>di</strong> rete, piuttosto che quella delle economie<br />
<strong>di</strong> scala, anche per le <strong>di</strong>verse ricadute ambientali che i due tipi <strong>di</strong> logica comportano. Una<br />
tale forma organizzativa, soprattutto nel caso <strong>di</strong> piccoli sistemi economici, garantisce maggiori possibilità<br />
<strong>di</strong> crescita. Infatti, è molto <strong>di</strong>fficile che la singola attività turistica possa costituire il motore<br />
trainante dello sviluppo locale (si veda quanto detto a proposito del moltiplicatore), se non vengono<br />
magnificate le “naturali” complementarità rispetto alle altre attività turistiche ed economiche in generale.<br />
In quest’ottica, il turismo può essere visto come strumento <strong>di</strong> promozione del territorio. La<br />
costruzione <strong>di</strong> un’adeguata compatibilità tra le attività è con<strong>di</strong>zione necessaria per il sorgere <strong>di</strong> un<br />
vantaggioso circuito bi<strong>di</strong>rezionale: dal turismo al prodotto e dal prodotto al turismo.<br />
Quanto detto è confermato dall’analisi dei flussi <strong>di</strong> provenienza dei turisti e <strong>di</strong> destinazione<br />
dei prodotti locali. Se si scompongono i flussi turistici per paese <strong>di</strong> provenienza e regione <strong>di</strong> destinazione<br />
e si analizzano i mercati <strong>di</strong> sbocco delle esportazioni regionali, si scorge che esiste una forte<br />
correlazione tra le variabili osservate (tab. 1). Questo denota che esiste una sorta <strong>di</strong> affinità territoriale,<br />
<strong>di</strong> fedeltà verso tutto ciò che una certa regione rappresenta, cioè verso il "sistema regione".<br />
Nel momento in cui i prodotti manifatturieri, agricoli, artigianali, ecc. delle varie Regioni,<br />
grazie alle proprie specificità, si vanno sempre più a collocare in «nicchie» <strong>di</strong> mercato e si rendono<br />
identificabili nel mercato globale, al turismo può essere affidata una funzione <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> conoscenza<br />
con importanti riflessi economici. Proprio per questo motivo, ragionando in un ottica <strong>di</strong><br />
sviluppo locale, gli interventi devono porsi l’obiettivo <strong>di</strong> ripensare e riorganizzare l'offerta, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />
le interazioni tra settori e <strong>di</strong> valorizzare al massimo le esternalità positive che queste interazioni<br />
possono generare. Tutto ciò, però, in un'ottica <strong>di</strong> economia che si configuri come «sistema<br />
produttivo territoriale» o, ancora meglio, come «produzione territorializzata». Parafrasando Becattini,<br />
potremmo <strong>di</strong>re che bisogna passare dal Made in Italy settoriale al Made in Italy territoriale, inteso<br />
nella sua accezione più ampia, in cui agricoltura, terziario, artigianato, industria alimentare costituiscano<br />
i <strong>di</strong>versi elementi complementari <strong>di</strong> un bene composito ed in<strong>di</strong>vidualizzabile. Nel caso<br />
dell’agricoltura, per esempio, le nuove tendenze <strong>di</strong> mercato comportano che la vitalità <strong>di</strong> questo settore,<br />
soprattutto nelle zone svantaggiate, non possa passare attraverso l’intensificazione delle produzioni<br />
<strong>di</strong> massa. Sui mercati internazionali è sempre più forte la richiesta <strong>di</strong> prodotti d.o.c. e <strong>di</strong><br />
13
qualità. È proprio su questo segmento che devono puntare soprattutto i piccoli sistemi economici<br />
caratterizzati da con<strong>di</strong>zioni territoriali svantaggiate.<br />
6. Turismo e sostenibilità<br />
Le considerazioni svolte sul turismo ed il ruolo che esso può avere nel rilanciare le possibilità <strong>di</strong><br />
crescita <strong>di</strong> un territorio non devono far <strong>di</strong>menticare che questo settore, al pari degli altri, utilizza risorse<br />
scarse. È quin<strong>di</strong> necessario, onde evitare danni peggiori, evidenziare alcuni aspetti del fenomeno<br />
da tener presenti nella definizione delle linee guida da seguire nella gestione del processo <strong>di</strong><br />
sviluppo.<br />
Tabella 1: Esportazioni ed attrazione turistica per regione<br />
Regione Mercati <strong>di</strong> destina- Bacini turistici<br />
zione delle esport. <strong>di</strong> provenienza<br />
Piemonte Francia Germania<br />
Germania Francia<br />
Belgio Regno Unito<br />
Valle d'Aosta Francia<br />
Francia<br />
Germania Regno Unito<br />
Svizzera Germania<br />
Liguria Germania Germania<br />
Francia Svizzera<br />
USA<br />
Francia<br />
Lombar<strong>di</strong>a Germania Germania<br />
Francia Giappone<br />
USA<br />
USA<br />
Trentino Germania Germania<br />
Austria<br />
Austria<br />
Svizzera Svizzera<br />
Veneto Germania Germania<br />
USA<br />
Austria<br />
Spagna<br />
USA<br />
Friuli Germania Austria<br />
Francia Germania<br />
Svizzera Ex-Jugoslavia<br />
Emilia R. Germania Germania<br />
Francia<br />
Francia<br />
USA<br />
Svizzera<br />
Marche Germania Germania<br />
Francia Ex-URSS<br />
Regno Unito Austria<br />
Toscana Germania Germania<br />
USA<br />
USA<br />
Francia<br />
Francia<br />
Fonte: Elaborazione CIT-SL&A su dati Istat<br />
Regione Mercati <strong>di</strong> destinazione<br />
delle esport..<br />
Umbria Germania<br />
Francia<br />
USA<br />
Lazio Germania<br />
Francia<br />
USA<br />
Campania Germania<br />
USA<br />
Francia<br />
Abruzzo Germania<br />
Francia<br />
Regno Unito<br />
Molise Germania<br />
Regno Unito<br />
Belgio<br />
Puglia Germania<br />
Francia<br />
USA<br />
Basilicata Germania<br />
Francia<br />
USA<br />
Calabria Germania<br />
Francia<br />
Regno Unito<br />
Sicilia Francia<br />
Portogallo<br />
Germania<br />
Sardegna Spagna<br />
Malta<br />
Francia<br />
14<br />
Bacini turistici<br />
<strong>di</strong> provenienza<br />
Germania<br />
USA<br />
Francia<br />
USA<br />
Giappone<br />
Germania<br />
Germania<br />
USA<br />
Regno Unito<br />
Germania<br />
Svizzera<br />
USA<br />
Germania<br />
USA<br />
Svizzera<br />
Germania<br />
USA<br />
Svizzera<br />
Germania<br />
Francia<br />
Svizzera<br />
Germania<br />
Francia<br />
Svizzera<br />
Francia<br />
Germania<br />
USA<br />
Germania<br />
Francia<br />
Svizzera<br />
Sebbene l’attività economica collegata all’offerta dei servizi turistici non si presenti, in generale,<br />
potenzialmente così pericolosa come quella industriale, è comunque necessario sottolineare<br />
che il turismo, sia dal lato della domanda (rifiuti, congestione) che da quello dell’offerta (e<strong>di</strong>fica-
zione), introduce mo<strong>di</strong>ficazioni nell’ambiente naturale che possono abbassarne la qualità (Sinclair<br />
and Stabler, 1997). Ma ciò che conta è che il turismo fa uso <strong>di</strong> risorse particolari (clima, natura, tra<strong>di</strong>zioni,<br />
risorse storiche ed artistiche), spesso caratterizzate da scarsità assoluta perché oggetto <strong>di</strong><br />
consumo più che <strong>di</strong> produzione (Hirsch, 1981). 18 La conservazione <strong>di</strong> queste risorse può essere minacciata<br />
da un eccessivo e/o incontrollato sviluppo dell’attività turistica.<br />
La <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Manila del 1980 si basava proprio sul riconoscimento dei danni ambientali<br />
che le presenze turistiche possono provocare. Da tali considerazioni è scaturita la seguente definizione<br />
<strong>di</strong> turismo sostenibile:<br />
uno sviluppo turistico in una certa località è sostenibile se la domanda espressa da un numero<br />
crescente <strong>di</strong> turisti può essere sod<strong>di</strong>sfatta in maniera tale da poter continuare ad attrarre i<br />
flussi turistici nel tempo e da rispettare le esigenze della popolazione locale, salvaguardando la sua<br />
natura e la sua cultura.<br />
La definizione parte dall’accettazione del concetto che il turismo rappresenta un settore economico<br />
che, al pari degli altri settori, per produrre red<strong>di</strong>to richiede risorse limitate e deperibili, quali<br />
paesaggio, cultura, folklore. È ormai ampiamente riconosciuto che la crescita dei flussi turistici genera<br />
un impatto non trascurabile sull’ambiente. Se questo è vero, e se le previsioni<br />
dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale del Turismo saranno confermate, è facile prevedere che tale crescita<br />
non potrà avvenire senza causare rilevanti conseguenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sociale, economico ed ambientale.<br />
Per evitare che questa crescita sia subita passivamente è necessario investire in infrastrutture ed in<br />
sistemi <strong>di</strong> protezione dell’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia. La gestione è l’unico<br />
strumento che abbiamo per evitare, da un lato, che le risorse da cui i flussi turistici sono attivati (arte,<br />
cultura, natura) <strong>di</strong>ventino la principale vittima dei flussi turistici stessi e, dall’altro, che il turismo<br />
<strong>di</strong>venti vittima <strong>di</strong> se stesso.<br />
Il turismo ha in sé una potenziale forza auto<strong>di</strong>struttiva, in grado <strong>di</strong> determinare il suo progressivo<br />
esaurimento. Se non gestito in maniera adeguata, oltre a causare degrado ambientale, può<br />
portare ad un livellamento delle <strong>di</strong>versità culturali che, esse stesse, stimolano il turismo. In un mondo<br />
<strong>di</strong> “eguali” non esisterebbe turismo. Chi si scomoderebbe per visitare l’identico? Solo un’oculata<br />
18 Le limitazioni assolute sulle possibilità <strong>di</strong> consumo finale sono “più” assolute, in termini economici, delle analoghe<br />
limitazioni riguardanti i fattori <strong>di</strong> produzione. L’innovazione tecnologica ha permesso che da un ettaro <strong>di</strong> terra fosse<br />
possibile sfamare un numero crescente <strong>di</strong> persone, ma non potrà mai fare in modo che su un certo numero <strong>di</strong> m 2 <strong>di</strong> terreno<br />
si costruiscano più <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> case né che su un certo numero <strong>di</strong> m 2 <strong>di</strong> spiaggia si stendano più <strong>di</strong> un<br />
certo numero <strong>di</strong> persone.<br />
15
gestione qualitativa e quantitativa dei flussi turistici può garantire che questa fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to perduri<br />
nel tempo. 19<br />
I tre elementi costituenti il sistema “turismo”, cioè popolazione locale, ambiente locale e turisti,<br />
si alimentano a vicenda e non è possibile immaginarne uno senza l’altro (fig. 7). Per esempio,<br />
l’ambiente, con i dovuti <strong>di</strong>stinguo, è risorsa sia dei residenti che dei turisti. Esso, in molti casi, non<br />
potrebbe sopravvivere senza la costante cura e gestione da parte della popolazione locale. Questa, a<br />
sua volta, può de<strong>di</strong>carsi ad una tale attività solo se esiste una contemporanea capitalizzazione generata<br />
dai turisti che utilizzano l’ambiente in quanto fonte <strong>di</strong> utilità e, quin<strong>di</strong>, benessere. Ed ancora, i<br />
residenti svolgono un duplice ruolo nel turismo: da un lato traggono profitto dai visitatori con cui<br />
sono in competizione; dall’altro sono un bene turistico, cioè oggetto <strong>di</strong> attrazione sia <strong>di</strong>rettamente<br />
(per esempio per il folklore) che in<strong>di</strong>rettamente, per i prodotti della loro attività (per esempio per il<br />
paesaggio prodotto) (cfr. Schmidt, 1997).<br />
Ambiente<br />
Popolazione Turista<br />
Figura 7<br />
In altri termini, il turismo è si un fattore che incide sull’ambiente, ma anche l’assenza <strong>di</strong> turismo,<br />
soprattutto nelle zone in cui rappresenta una insostituibile fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, può essere causa<br />
<strong>di</strong> degrado ambientale. Infatti, in tali zone, l’assenza <strong>di</strong> opportunità economiche genera emigrazione.<br />
Questo genera per<strong>di</strong>ta in termini <strong>di</strong> “<strong>di</strong>versità” (scomparsa <strong>di</strong> culture, colture, tra<strong>di</strong>zioni) e, infine,<br />
degrado sociale. Il risultato è un appiattimento ed un’omologazione. La scomparsa <strong>di</strong> certe forme<br />
<strong>di</strong> produzione, oltre a ridurre la <strong>di</strong>versità, ha un impatto negativo anche sul territorio, che è sottoposto<br />
a degrado per assenza <strong>di</strong> manutenzione (si pensi a cosa è successo a molti centri storici abbandonati<br />
o a cosa accadrebbe, per esempio, ai terrazzamenti tipici della Liguria se la produzione<br />
agricola fosse interrotta).<br />
Per essere sostenibile, però, il turismo deve essere visto come un processo <strong>di</strong> interazione e<br />
non <strong>di</strong> estrazione e rapina. Per definizione, i turismi <strong>di</strong> nicchia sono qualitativamente e quantitativamente<br />
<strong>di</strong>versi da quello <strong>di</strong> massa. Nel primo prevale l’interazione, laddove nel secondo è preva-<br />
19 Un interessante esempio <strong>di</strong> gestione delle risorse ambientali a fini turistici, supportata dalle comunità locali, è rappresentato<br />
dal programma CAMPFIRE (Communal Area Management Programme for In<strong>di</strong>genous Resources) in Zimbabwe<br />
(Barbier, 1992).<br />
16
lente l’atto <strong>di</strong> consumo fine a se stesso; il primo esalta le <strong>di</strong>versità, il secondo produce livellamento;<br />
nel primo prevale la fruizione soft, nel secondo lo sfruttamento. 20<br />
L’attivazione dei turismi <strong>di</strong> nicchia, basati sulla possibilità <strong>di</strong> fruizione dei servizi ambientali<br />
offerti dalle isole, costituisce uno dei mo<strong>di</strong> per rendere meno intenso il trade-off tra qualità ambientale<br />
e sviluppo economico. In questi casi la visita, non conformandosi al semplice atto <strong>di</strong> consumo,<br />
si trasforma in momento <strong>di</strong> crescita culturale e <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Questo approccio permette <strong>di</strong><br />
ridurre i livelli <strong>di</strong> conflittualità e stress che spesso accompagnano il fenomeno turistico. È<br />
esperienza comune delle zone a forte accelerazione turistica, infatti, la creazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni ed<br />
atteggiamenti <strong>di</strong> vario livello <strong>di</strong> “irritabilità” da parte delle comunità locali, con conseguenti<br />
<strong>di</strong>namiche conflittuali, che bisogna, invece, prevedere e convertire in atteggiamenti positivamente<br />
compartecipi.<br />
7. Risorse del territorio aperto ed offerta turistica<br />
I sistemi microinsulari sono in genere ben attrezzati per sod<strong>di</strong>sfare sia la domanda <strong>di</strong> turismi <strong>di</strong> massa<br />
(prevalentemente <strong>di</strong> natura balneare), più tra<strong>di</strong>zionali ma anche ormai maturi, che quella <strong>di</strong> turismi<br />
<strong>di</strong> nicchia, più recenti ma anche con forti prospettive <strong>di</strong> crescita. La promozione dei turismi <strong>di</strong><br />
nicchia permette <strong>di</strong> creare un’offerta turistica non più fortemente specializzata in un segmento <strong>di</strong><br />
mercato, ma <strong>di</strong>versificata ed integrata, configurandosi come somma <strong>di</strong> tante nicchie, ognuna specifica<br />
ad una risorsa del territorio.<br />
In un ambiente sempre più competitivo, visti anche i minori costi e la maggiore facilità degli<br />
spostamenti, la <strong>di</strong>versificazione, insieme alla qualità, costituisce una fondamentale arma competitiva<br />
nel settore turistico. La <strong>di</strong>versificazione e la qualificazione dell’offerta passano anche attraverso<br />
il recupero delle risorse ambientali a fini turistici. Nel caso specifico dell’ambiente, questo comporta<br />
<strong>di</strong> dover intervenire con politiche ispirate non alla mera preservazione, ma ad un’equilibrata<br />
“fruibilità dolce”.<br />
In quest’ottica, uno dei segmenti sui quali investire è sicuramente l’agriturismo. Questo costituisce<br />
una delle opportunità che un territorio preservato può offrire. In questa forma <strong>di</strong> turismo è<br />
l’impren<strong>di</strong>tore agricolo, insieme ai suoi familiari, a gestire la struttura ricettiva collocata all’interno<br />
della propria azienda agricola. L’agriturismo può <strong>di</strong>ventare, quin<strong>di</strong>, l’occasione per promuovere il<br />
territorio rurale e le sue produzioni tipiche, recuperare le tra<strong>di</strong>zioni ed alcune forme artigianali in<br />
via <strong>di</strong> “estinzione”. Esso costituisce, inoltre, un’ottima opportunità per recuperare parte del patrimonio<br />
immobiliare rurale, sottraendolo al fenomeno delle seconde case. Queste, abbandonate nel<br />
corso dell’anno, portano ad un eccessivo carico antropico concentrato in perio<strong>di</strong> brevi dell’anno,<br />
20 Questi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare turismo sono ben sintetizzati da quelle che sono state definite la sindrome <strong>di</strong> Stendhal e la sin-<br />
17
composto prevalentemente da “avventori” portatori <strong>di</strong> bisogni e richieste in molti casi estranee alle<br />
caratteristiche ed alle esigenze effettive del territorio e dei suoi residenti.<br />
L’importanza che l’agriturismo può avere è tale che <strong>di</strong>venta necessario controllarne la qualità,<br />
evitando al contempo che se ne snaturi la funzione, impedendo che operatori non agricoli ricorrano<br />
a questa forma <strong>di</strong> ricettività solo per evitare vincoli e norme proprie <strong>di</strong> altre forme ricettive.<br />
L’agriturismo deve rappresentare uno dei mo<strong>di</strong> per garantire red<strong>di</strong>to aggiuntivo alle famiglie <strong>di</strong> agricoltori.<br />
21 La pluriattività, insieme al part-time, ha rappresentato in molti casi la soluzione al problema<br />
dello spopolamento delle campagne.<br />
Lo stesso tipo <strong>di</strong> considerazioni vale anche per la pesca, relativamente al pescaturismo e<br />
all’ittiturismo. Le esperienze più recenti in questo campo lasciano ben sperare per il futuro. Al pari<br />
dell’agricoltura, anche in questo caso la pluriattività deve rappresentare uno dei mo<strong>di</strong> per garantire<br />
red<strong>di</strong>to aggiuntivo alle famiglie dei pescatori. In entrambi i casi, la pluriattività rappresenta anche<br />
una risposta all’eccessiva pressione sulle risorse ambientali. Nel caso della pesca, per esempio, grazie<br />
al red<strong>di</strong>to aggiuntivo garantito dall’attività <strong>di</strong> pescaturismo e/o ittiturismo, lo sforzo <strong>di</strong> pesca può<br />
essere ridotto.<br />
La tutela e la valorizzazione del “vero” ittiturismo ed agriturismo rappresenta uno degli strumenti<br />
che è possibile utilizzare, quin<strong>di</strong>, per prevenire fenomeni <strong>di</strong> spopolamento e garantire red<strong>di</strong>ti<br />
adeguati agli agricoltori ed ai pescatori. Lo strumento è tanto più efficace quanto più la permanenza<br />
presso un agriturismo o presso la casa <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> pescatori si trasforma da passiva a<br />
permanenza attiva, fino ad arrivare a forme <strong>di</strong> agriturismo ed ittiturismo integrale, con coinvolgimento<br />
del turista nelle attività quoti<strong>di</strong>ane. Il periodo <strong>di</strong> vacanza nell’abitazione dell’impren<strong>di</strong>tore,<br />
creando un rapporto interpersonale tra cliente e gestore, deve <strong>di</strong>ventare sempre più un’occasione <strong>di</strong><br />
“educazione al consumo” dei prodotti locali, facendone apprezzare caratteristiche e storia. Questo<br />
potrebbe essere il modo per superare, in alcuni casi, i problemi legati ai maggiori costi <strong>di</strong> produzione<br />
necessari a produrre beni con certe caratteristiche e con un mercato non vastissimo.<br />
La protezione dell’ambiente e del patrimonio storico-culturale passa anche attraverso una<br />
corretta politica <strong>di</strong> prevenzione dello spopolamento, che, in molti casi, può essere in<strong>di</strong>viduato come<br />
una delle principali cause <strong>di</strong> <strong>di</strong>sastri ambientali e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quella che qui viene definita <strong>di</strong>versità.<br />
Quest’ultimo è un concetto più ampio <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità, abbracciando aspetti attinenti la<br />
cultura, l’arte, i mestieri <strong>di</strong> un luogo. Il fenomeno dello spopolamento rientra nella generale condanna<br />
che, in molte zone d’Italia e d’Europa, la moderna agricoltura e le moderne tecniche <strong>di</strong> pesca<br />
drome <strong>di</strong> Hermann Hesse (cfr. Becheri, 1999).<br />
21 Questo concetto non è nuovo. Basti pensare che nel Friuli esiste una tra<strong>di</strong>zione secolare (con le frasche friulane e le<br />
osmizie giuliane), retaggio <strong>di</strong> un’Austria-Ungheria che consentiva al conta<strong>di</strong>no, in alcuni perio<strong>di</strong> dell’anno, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
ristoratore (Sole 24 ore, 14 febbraio, 2000).<br />
18
hanno emesso nei confronti dei terreni agricoli marginali e delle forme <strong>di</strong> pesca più tra<strong>di</strong>zionali. In<br />
molte zone dell’Italia il problema dell’abbandono delle campagne e dei piccoli borghi marinari avrebbe<br />
conseguenze e ricadute preoccupanti. La natura artificiale <strong>di</strong> molte parti del territorio rende<br />
l’opera <strong>di</strong> manutenzione irrinunciabile. L’arresto <strong>di</strong> tale attività sarebbe fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesti che, dato<br />
l’alto valore paesaggistico che questi territori presentano, causerebbero a loro volta un impatto negativo<br />
sul turismo. Il venir meno <strong>di</strong> una fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to così importante per molte zone amplificherebbe<br />
l’abbandono delle aree rurali.<br />
Nel caso <strong>di</strong> alcune regioni italiane, per esempio, il ruolo centrale che rivestono la cultura del<br />
vino e della vite, o dell’olio e dell’ulivo, è tale che il loro eventuale abbandono avrebbe conseguenze<br />
<strong>di</strong>sastrose su folklore, mentalità, cultura e, <strong>di</strong> conseguenza, sull’attrazione turistica del luogo. Il<br />
paesaggio, tipica risorsa turistica, è sempre naturale e culturale allo stesso tempo (cfr. Scmidth,<br />
1997).<br />
Il recupero e la valorizzazione delle risorse ambientali permette <strong>di</strong> sviluppare altre forme <strong>di</strong><br />
turismo, quale può essere quello sportivo. Quest’ultimo costituisce una <strong>di</strong> quelle forme <strong>di</strong> turismo<br />
incanalabile abbastanza facilmente in un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> fruibilità dolce del territorio. Il suo sviluppo<br />
garantirebbe almeno tre risultati, tutti in sintonia con le finalità <strong>di</strong> tutela ambientale:<br />
manutenzione del territorio - il turismo sportivo, per poter essere praticato, richiede,<br />
infatti, investimenti in infrastrutture <strong>di</strong> supporto (dalla sentieristica alle ciclovie). Esso costituirebbe,<br />
inoltre, un’ottima opportunità per recuperare a fine turistici alcune delle risorse del<br />
territorio;<br />
controllo <strong>di</strong>ffuso dello stesso - la presenza umana sul territorio, correttamente gestita,<br />
previene azioni dolose e riduce la quantità <strong>di</strong> risorse da destinare al controllo, che così si<br />
renderebbero <strong>di</strong>sponibili per la realizzazioni <strong>di</strong> altri obiettivi;<br />
nascita <strong>di</strong> nuove professionalità - lo sviluppo <strong>di</strong> queste forme <strong>di</strong> turismo stimola la<br />
nascita <strong>di</strong> nuove forme occupazionali ed idee <strong>di</strong> impresa (guide turistico-scientifiche, gestori <strong>di</strong><br />
stazioni <strong>di</strong> interscambio, istruttori <strong>di</strong> vario genere).<br />
Infine, ma non certo per or<strong>di</strong>ne d’importanza, data anche la natura del territorio, un ruolo<br />
non secondario potrebbe giocare il turismo scientifico, cui è facilmente associabile un turismo congressuale.<br />
Quest’ultima forma <strong>di</strong> turismo, forse più <strong>di</strong> altre, non è legata alla stagionalità e necessita<br />
<strong>di</strong> figure professionali qualificate legate alla fornitura <strong>di</strong> vali<strong>di</strong> servizi congressuali. In alcuni casi,<br />
quale quello delle Eolie, sembra ad<strong>di</strong>rittura che l’avvio del fenomeno turistico sia proprio riconducibile<br />
all’interesse scientifico-culturale che l’arcipelago suscitò, a partire dagli anni ’50, in ambienti<br />
19
francesi e belgi a seguito della proiezione <strong>di</strong> riprese filmate <strong>di</strong> Stromboli e Vulcano effettuate dal<br />
vulcanologo Tazieff (Cavallaro e Taviano, 1987).<br />
A queste attività dovrebbero essere affiancate forme <strong>di</strong> lavoro innovative, soprattutto legate<br />
ai nuovi strumenti telematici. Internet non solo rappresenta un valido veicolo <strong>di</strong> promozione<br />
dell’immagine, ma rappresenta anche lo strumento attraverso il quale, nel prossimo futuro, passerà<br />
la gran parte degli scambi. L’obiettivo principale è quello <strong>di</strong> affiancare ed integrare le fonti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to<br />
legate alle attività tra<strong>di</strong>zionali ed al turismo, che costituiscono le naturali linee <strong>di</strong> sviluppo da seguire<br />
nel caso dei sistemi microinsulari, con nuove fonti innovative e sostenibili. Un’occasione, per<br />
esempio, è fornita dalla teleimpresa e dal telelavoro. In questo modo si riuscirebbe a sintetizzare<br />
due filoni, quello della sostenibilità con quello delle nuove forme <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> impresa.<br />
Solo una struttura produttiva <strong>di</strong>versificata ed in grado <strong>di</strong> trattenere all’interno buona parte<br />
della ricchezza prodotta è in grado <strong>di</strong> generare crescita duratura (modello del moltiplicatore). In particolare,<br />
il turismo <strong>di</strong>venta volano sostenibile <strong>di</strong> sviluppo economico per un'area a forte vocazione<br />
conservativa solo se non rappresenta l’unica fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per quanti vivono sul territorio da proteggere.<br />
Diversificare, però, non basta. In un mondo sempre più aperto l’altra variabile su cui investire<br />
è rappresentata dalla qualità. Il turismo, più che molti altri beni, non solo costituisce un esempio<br />
tipico <strong>di</strong> quelli che gli economisti definiscono experience good, ma è anche un bene composito sofisticato.<br />
Il bene turistico, se analizzato come one shot game, garantisce che il consumatore paghi a<br />
prescindere dalla qualità effettiva del servizio fornito (teoria dell’uovo oggi). In un’ottica <strong>di</strong> lungo<br />
periodo, visto come gioco ripetuto, invece, le cose cambiano. La sua natura <strong>di</strong> experience good lo<br />
rende un bene in cui la reputazione conta molto. Il flusso <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to garantito non solo <strong>di</strong>pende dalla<br />
qualità del servizio fornito, ma anche dal grado <strong>di</strong> appagamento prodotto, cioè dalla rispondenza tra<br />
aspettative create e servizio che si è in grado <strong>di</strong> offrire (teoria della gallina domani). Il turismo può<br />
trasformarsi in un motore <strong>di</strong> sviluppo solo se affrontato in un’ottica <strong>di</strong> lungo periodo. La naturale<br />
conseguenza <strong>di</strong> quanto affermato è che, per poter ragionare in un’ottica <strong>di</strong> sistema territoriale, è necessario<br />
garantire tutto il sistema che gira intorno a quel territorio. Infatti, se un elemento del sistema<br />
crea un problema, questo ha ripercussioni sulla reputazione <strong>di</strong> tutto il sistema. Questo è tanto più<br />
vero quanto più quel sistema è guardato da lontano22 .<br />
22 Se l’albergo A della località B nel paese C agisce opportunisticamente, colui che ha usufruito dei servizi dell’albergo<br />
A <strong>di</strong>ffonderà informazione negativa specifica all’albergo solo se abita in un intorno, più o meno ampio, <strong>di</strong><br />
quell’albergo. Se abita ad una <strong>di</strong>stanza maggiore, l’immagine comincia a sfocarsi e l’informazione negativa che verrà<br />
<strong>di</strong>ffusa si riferirà alla località B. Ad una <strong>di</strong>stanza ancora maggiore, sarà la località stessa a <strong>di</strong>venire tanto piccola che<br />
l’informazione comincerà a riferirsi al paese C nel suo insieme. I cosiddetti luoghi comuni sono tanto facili da creare,<br />
molto <strong>di</strong>fficile da estirpare. Proprio un luogo comune può servirci da esempio: gli italiani associano la parola mafia alla<br />
Sicilia; gli americani l’associano all’Italia.<br />
20
Questo aspetto è particolarmente importante nel settore turistico. Il turismo, infatti, tra le altre<br />
cose, è un potente strumento <strong>di</strong> comunicazione. I turisti sono i più accre<strong>di</strong>tati testimoni e canali<br />
<strong>di</strong> trasmissione delle informazioni relative alle realtà che visitano. Questo implica che bisogna promuovere<br />
solo ciò che siamo sicuri <strong>di</strong> poter offrire realmente e garantire efficacemente.<br />
8. Alcune considerazioni conclusive<br />
Le considerazioni svolte in questo lavoro hanno evidenziato alcune delle con<strong>di</strong>zioni, sia <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />
generale che <strong>di</strong> carattere particolare, specifiche al caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, che è necessario sod<strong>di</strong>sfare al fine<br />
<strong>di</strong> generare il processo <strong>di</strong> traversa e rendere lo sviluppo se non sostenibile, almeno meno dannoso<br />
per l’ambiente. Per quanto riguarda le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carattere generale si è evidenziata l’importanza<br />
della <strong>di</strong>mensione qualitativa del processo <strong>di</strong> crescita, cioè del modello partecipativo. Una crescita<br />
partecipata e <strong>di</strong>ffusa garantisce risultati migliori rispetto ad un modello <strong>di</strong> crescita non partecipata e<br />
per <strong>di</strong> più sperequata.<br />
Coerentemente con quanto detto, si è evidenziato come, nel caso <strong>di</strong> sistemi economici fragili<br />
e <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni a forte connotazione turistica, al fine <strong>di</strong> generare un processo <strong>di</strong> crescita partecipato,<br />
sia necessario investire su risorse specifiche al territorio ed uscire dalla monocoltura turistica,<br />
assegnando piuttosto al turismo il ruolo <strong>di</strong> strutturare l’economia. Purtroppo, i modelli più <strong>di</strong>ffusi<br />
sembrano andare nella <strong>di</strong>rezione opposta, cioè verso modelli caratterizzati da crescita concentrata,<br />
monocoltura e turismo <strong>di</strong> massa stagionalizzato, in cui la componente escursionistica ha un<br />
peso rilevante. In molti casi è proprio questo secondo tipo <strong>di</strong> figura a creare i maggiori problemi <strong>di</strong><br />
stress ambientale, sia perché più vicina al modello <strong>di</strong> consumatore fine a se stesso (turismo mor<strong>di</strong> e<br />
fuggi o turismo <strong>di</strong> rapina), sia perché molto più <strong>di</strong>fficilmente rilevabile.<br />
Il crescente numero <strong>di</strong> escursionisti, dovuto anche alla vicinanza <strong>di</strong> molte isole alla terra<br />
ferma, oltre ad enfatizzare i picchi stagionali, tende ad espellere i turisti per le <strong>di</strong>seconomie esterne<br />
che produce sull’ambiente e sugli altri visitatori (effetto congestione). 23 Un tale aspetto è facilmente<br />
comprensibile, visto che le due figure sono caratterizzate da preferenze che in me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>fferiscono<br />
molto. La <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> preferenze è fonte anche <strong>di</strong> comportamenti <strong>di</strong>versi. Tra gli altri, per esempio,<br />
si è osservato che, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, il turista si caratterizza per una spesa me<strong>di</strong>a più elevata e<br />
qualitativamente <strong>di</strong>versa da quella dell’escursionista.<br />
23 Come ha evidenziato un’indagine effettuata dal centro VIA Italia, condotta sul grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dei turisti che<br />
hanno visitato un centro minore della Liguria, i turisti sono nel complesso sod<strong>di</strong>sfatti del proprio soggiorno. Purtroppo,<br />
il sovraffollamento fa si che una delle caratteristiche principali del posto <strong>di</strong>venti un fattore negativo: troppa gente in poco<br />
spazio. Un osservatorio continuo sul grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dei turisti e della popolazione residente costituirebbe uno<br />
strumento utile per prevenire attriti e declino del sistema.<br />
21
Questi aspetti non sono secondari. La tendenziale riduzione della permanenza me<strong>di</strong>a dei turisti,<br />
fenomeno che con intensità <strong>di</strong>verse ha interessato negli ultimi anni le <strong>di</strong>verse aree turistiche<br />
del territorio nazionale, accompagnata da un crescente peso degli escursionisti, produce un aumento<br />
nel numero <strong>di</strong> visitatori che, a parità <strong>di</strong> spesa totale, provoca un maggior consumo <strong>di</strong> risorse.<br />
Se le considerazioni svolte in precedenza sono corrette, allora è facile dedurre che un tale tipo<br />
<strong>di</strong> tendenza, se non contrastato, potrebbe portare ad un degrado irreversibile dei sistemi coinvolti.<br />
Se, come più volte detto, lo sviluppo è sostenibile solo se è integrato, <strong>di</strong>ffuso e partecipato, allora<br />
il modello cui si faceva riferimento non è sostenibile né economicamente né ecologicamente. Infatti,<br />
flussi non regolati e contemporanei <strong>di</strong> turisti, escursionisti e turisti residenziali, caratterizzati nella<br />
loro componente principale da forte stagionalità, causano:<br />
• una riduzione nella qualità dei servizi, cosa che genera minore fidelizzazione e riduzione<br />
ulteriore della permanenza me<strong>di</strong>a;<br />
• un abbassamento, se non scomparsa, della specializzazione e della qualificazione<br />
dell’offerta;<br />
• un appiattimento della qualità sulla categoria <strong>di</strong> visitatori più numerosa e meno red<strong>di</strong>tizia;<br />
• un incremento dell’incidenza del lavoro stagionale ed irregolare, con tutte le conseguenze<br />
che ciò comporta (senso <strong>di</strong> precarietà, abbassamento delle con<strong>di</strong>zioni sociali,<br />
aumento dei flussi migratori);<br />
• per<strong>di</strong>ta dell’identità culturale e territoriale;<br />
• riduzione della “<strong>di</strong>versità”, con scomparsa <strong>di</strong> arti, mestieri, prodotti tipici al posto dei<br />
quali subentrano prodotti e negozi standar<strong>di</strong>zzati, spesso <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> non residenti<br />
che consumano ed investono altrove i profitti della loro attività.<br />
Questo modello produce elevati red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> breve periodo, ma non riesce ad attivare quel<br />
“processo <strong>di</strong> traversa” prima richiamato, proprio perché non valuta i costi sociali prodotti. Se è vero,<br />
infatti, che il turista è attratto dal sistema nella sua totalità, inteso come insieme inscin<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> valori<br />
naturali, culturali, paesaggistici ed artistici, allora la riduzione della complessità sistemica nel<br />
lungo periodo rende meno attraente il sistema stesso.<br />
Proprio per questo il “turismo”, in ultima analisi, deve essere visto come uno strumento e<br />
non come un fine. Esso, nel rispetto delle proprie finalità, deve contribuire a:<br />
• strutturare l’economia locale;<br />
22
• <strong>di</strong>versificare l’offerta, non solo in termini funzionali (cioè in termini <strong>di</strong> attività), ma<br />
anche e soprattutto in termini spaziali e temporali (destagionalizzazione);<br />
• rivitalizzare economicamente e socialmente gli spazi rurali e naturali;<br />
• trasformare l’ambiente da slogan in servizio esistenziale;<br />
• generare uno sviluppo economico <strong>di</strong>ffuso a base culturale.<br />
A queste con<strong>di</strong>zioni il turismo può <strong>di</strong>ventare volano <strong>di</strong> crescita duratura e strumento per la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a delle risorse culturali ed ambientali. Infatti, solo uno sviluppo <strong>di</strong>ffuso e partecipato, insieme<br />
ad un’adeguata politica re<strong>di</strong>stributiva e ad una funzione educativa e comunicativa, 24 tesa a<br />
conciliare, cioè a spiegare la realtà indagata ed a suggerire obiettivi compatibili, può contribuire ad<br />
evitare che la popolazione viva l’ambiente solo come un vincolo. Se si crea quel senso <strong>di</strong> appartenenza<br />
cui si faceva riferimento in precedenza, è più facile evitare reazioni ai vincoli <strong>di</strong> varia natura<br />
(incen<strong>di</strong>, abusivismo). Uno sviluppo <strong>di</strong>versificato, partecipato e <strong>di</strong>ffuso genera forme <strong>di</strong> autocontrollo<br />
e controllo incrociato tra i membri <strong>di</strong> una società. Al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ciò esiste solo una sorta <strong>di</strong><br />
gioco perverso tra “guar<strong>di</strong>e” e “ladri”, che inesorabilmente produce “vinti” e “vincitori” effimeri.<br />
In considerazione <strong>di</strong> quanto detto, le isole possono essere chiamate a svolgere un ruolo importante<br />
nell’implementazione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> sviluppo compatibile. I microsistemi insulari, infatti,<br />
possono trasformarsi in “territori/laboratorio” in cui sperimentare nuovi modelli <strong>di</strong> crescita economica<br />
rispettosa dell’ambiente, in cui la crescita, partecipata e <strong>di</strong>ffusa, non sia un fine ma uno strumento<br />
per garantire la sostenibilità.<br />
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24 Per esempio rivolta alle categorie produttive per favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> strumenti comunitari <strong>di</strong> adesione volontaria<br />
ad obiettivi <strong>di</strong> prevenzione e miglioramento della protezione dell’ambiente (EMAS, Ecoau<strong>di</strong>ting, certificazione ISO,<br />
marchi Ecolabel) ed ai consumatori per incentivare il consumo <strong>di</strong> prodotti eco-compatibili. Si pensi, per esempio, a<br />
quello che è avvenuto tra WWF ed Unilever per la creazione <strong>di</strong> un ecolabel per la protezione degli stocks ittici (Unilever<br />
and WWF launch effort to develop ecolabel to protect fish stocks, Business and the environment, March 1996, vol.<br />
VII, no 3).<br />
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