La presente redazione è l'unione della prima parte della tesi ... - EPFL
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<strong>La</strong> <strong>presente</strong> <strong>redazione</strong> <strong>è</strong> l’unione <strong>della</strong> <strong>prima</strong> <strong>parte</strong> <strong>della</strong> <strong>tesi</strong> di diploma consegnata<br />
nel dicembre 2003 e degli ulteriori aggiornamenti inerenti il lavoro<br />
di progettazione definitivo. <strong>La</strong> ricerca originale comprende un fascicolo A4<br />
di natura teorica e una serie di schede A3 che fungono da complemento. Per<br />
motivi pratici di archiviazione <strong>è</strong> stato rilegato il tutto in un unico formato.
INDICE<br />
PRIMA PARTE<br />
SECONDA PARTE<br />
ANNESSI<br />
PREMESSA 3<br />
INTRODUZIONE 4<br />
Metodo di lavoro: le schede<br />
Temi delle schede<br />
RIVALORIZZAZIONE DELLA “TICOSA” 12<br />
Introduzione<br />
Tesi<br />
Ipo<strong>tesi</strong> urbanistica<br />
Programma<br />
CONCLUSIONE 22<br />
DESCRIZIONE DEL PROGETTO 23<br />
Ipo<strong>tesi</strong> urbanistica e programma<br />
Passeggiata e muro di sostegno<br />
Spazi pubblici<br />
Scale urbane<br />
Gli edifici<br />
SCHEDE 28<br />
BIBLIOGRAFIA 78<br />
2
PREMESSA<br />
Il lavoro di diploma in architettura proposto dall’<strong>EPFL</strong> lascia<br />
libera scelta allo studente e non impone un tema di lavoro pre-<br />
ciso. Questo permette al diplomando di occuparsi delle ques-<br />
tioni che più lo interessano ma allo stesso tempo rende più<br />
difficile il lavoro. Per scegliere il soggetto di diploma esistono<br />
a nostro avviso due attitudini: si può partire da un programma<br />
preciso che si vuole approfondire oppure da una problematica<br />
generale che si può ritrovare in diversi luoghi e che può essere<br />
affrontata attraverso un caso specifico. Per il nostro lavoro di<br />
diploma siamo partiti dall’attuale problematica delle aree in-<br />
dustriali (in disuso) in contesto urbano e solo in un secondo<br />
tempo ci siamo soffermati sul possibile programma. Pensiamo<br />
che sia interessante quest’approccio poiché oggigiorno in<br />
quanto architetti ci troviamo sempre più spesso con un pro-<br />
gramma imposto dal committente; questo non permette sem-<br />
pre di rispondere alle problematiche che sarebbe opportuno<br />
affrontare.<br />
Con questa ricerca abbiamo cercato di ottenere le basi per<br />
il lavoro progettuale. Abbiamo sviluppato uno strumento che<br />
ci sia il più possibile utile per il proseguito del progetto e che<br />
possa diventarne il filo conduttore. Cercando di avere una vi-<br />
sione più accademica, abbiamo svolto dei temi e delle rifles-<br />
sioni di carattere generale che potranno essere riprese in altre<br />
occasioni.<br />
Infine, siamo contenti in quanto quest’esperienza ci permette<br />
di conoscere Como; non solo la zona Ticosa, soggetto del pro-<br />
getto d’architettura, ma anche l’insieme <strong>della</strong> città.<br />
3
INTRODUZIONE<br />
Metodo di lavoro: le schede<br />
In questa ricerca teorica che precede la progettazione pratica,<br />
abbiamo redatto un’analisi di Como che ci permetta di capire<br />
e scoprire una gran quantità di caratteristiche legate a questa<br />
città. <strong>La</strong> volontà <strong>è</strong> stata di sintetizzare diverse tematiche ine-<br />
renti la storia, l’evoluzione urbana, il contesto urbano, l’indus-<br />
tria e l’area di progetto. Questa scelta nasce dal presupposto<br />
che non ci interessava svolgere una ricerca monotematica su<br />
di un tema ben preciso, ma piuttosto eravamo propensi ad ac-<br />
quisire una conoscenza complessiva <strong>della</strong> città di Como e del<br />
tema scelto. Questo modo di procedere potrebbe portare ad<br />
un risultato incompleto visto l’impossibilità d’approfondire nei<br />
dettagli tutte le tematiche scelte, ma siamo tuttavia certi che<br />
questo metodo di lavoro ci ha portato ad una visione d’insieme<br />
che riteniamo indispensabile per il proseguito <strong>della</strong> progetta-<br />
zione. Spesso, quando si comincia un progetto in una città<br />
poco conosciuta, il primo passo <strong>è</strong> sempre quello d’informarsi<br />
il più possibile piuttosto che approfondire un aspetto partico-<br />
lare.<br />
<strong>La</strong> struttura di questa ricerca <strong>è</strong> chiaramente scandita dalla<br />
presenza di una gran quantità di schede tematiche che toc-<br />
cano gli argomenti accennati nel paragrafo precedente, che<br />
saranno analizzati in dettaglio nel prossimo capitolo. <strong>La</strong> scelta<br />
<strong>della</strong> scheda come strumento di lavoro <strong>è</strong> dettata da una vo-<br />
lontà di sintetizzare il più possibile le varie problematiche. Ci<br />
siamo posti anche se a volte con difficoltà, l’obiettivo di con-<br />
centrare le informazioni essenziali, tratte da più fonti, in uno<br />
spazio limitato (un foglio A3). Questa sin<strong>tesi</strong> permette di non<br />
appesantire il lavoro e rende la lettura più piacevole. Oltretu-<br />
tto grazie all’indipendenza delle schede il lettore può scegliere<br />
liberamente il percorso <strong>della</strong> propria lettura in base ai suoi<br />
interessi e le sue conoscenze. Ciò dà la possibilità di acce-<br />
dere direttamente ad una problematica precisa senza dover<br />
obbligatoriamente immergersi in una lunga lettura per trovare<br />
alcune informazioni.<br />
Infine riteniamo giusto premettere che questo metodo di<br />
lavoro dà una conoscenza solo parziale. Le schede devono<br />
4
1 A. Rossi, “L’architettura <strong>della</strong> città”, Città<br />
Studi Edizioni, Milano 1995, pag. 173.<br />
_________________________________<br />
2 Ibidem, pag. 173.<br />
_________________________________<br />
3 Ibidem, pag. 173.<br />
_________________________________<br />
dunque essere interpretate come punto di <strong>parte</strong>nza o spunto<br />
per un personale approfondimento. Secondo noi questo pro-<br />
cedimento <strong>è</strong>, e dovrebbe essere intrapreso ogni qual volta si<br />
comincia un nuovo progetto d’architettura. Si può parlare di<br />
“metodo progettuale” poiché paragonabile all’approccio che si<br />
ha quando s’inizia un progetto.<br />
Temi delle schede<br />
Come detto in precedenza, con queste schede abbiamo trat-<br />
tato più tematiche nell’ottica di ottenere una panoramica ge-<br />
nerale. Alcune sono legate alla storia, altre legate piuttosto<br />
alla comprensione <strong>della</strong> situazione attuale del sito Ticosa e<br />
altre ancora più teoriche, di riflessione e di ragionamento.<br />
STORIA<br />
Abbiamo sviluppato delle schede legate alla storia vista come<br />
strumento di comprensione di una città e di un determinato<br />
periodo. Ad esempio abbiamo cercato di spiegare in una sche-<br />
da lo sviluppo <strong>della</strong> città a partire dalla sua nascita mentre in<br />
altre come si <strong>è</strong> evoluta l’architettura industriale in Europa e a<br />
Como.<br />
Come sostiene A. Rossi “il metodo storico sembra quello capa-<br />
ce di offrirci la verifica più sicura di qualsiasi ipo<strong>tesi</strong> sulla città;<br />
la città <strong>è</strong> di per se stessa depositaria di storia” 1 . Egli sostiene<br />
inoltre che il metodo storico può essere trattato da due punti<br />
di vista dipendenti uno dall’altro.<br />
“[...] il primo riguarda lo studio <strong>della</strong> città come manufatto<br />
materiale, un manufatto, la cui costruzione <strong>è</strong> avvenuta nel<br />
tempo e del tempo mantiene le tracce, sia pure in modo<br />
discontinuo” 2 . Viene qua ribadita l’importanza <strong>della</strong> storia;<br />
attraverso il “metodo storico” <strong>è</strong> possibile una comprensione<br />
<strong>della</strong> città. Dunque “le città sono il testo di questa storia […]<br />
si offrono a noi attraverso dei fatti urbani dove <strong>è</strong> preminente<br />
l’elemento storico” 3 . L’importanza “dell’elemento storico” <strong>è</strong><br />
stata sviluppata da Rossi nella sua teoria delle permanenze<br />
che prende spunto dagli scritti di Marcel Po<strong>è</strong>te. Rossi scrive<br />
che “le persistenze sono rilevabili attraverso i monumenti, i<br />
segni fisici del passato, ma anche attraverso la persistenza dei<br />
tracciati e del piano [...] le città permangono sui loro assi di<br />
sviluppo, mantengono la posizione dei loro tracciati, crescono<br />
5
4 Ibidem, pag. 56.<br />
_________________________________<br />
5 Ibidem, pag. 174.<br />
_________________________________<br />
secondo la direzione e con il significato di fatti più antichi,<br />
spesso remoti, di quelli attuali. A volte questi fatti perman-<br />
gono essi stessi, sono dotati di una vitalità continua, a volte si<br />
spengono; resta allora la permanenza <strong>della</strong> forma, dei segni<br />
fisici, del locus. <strong>La</strong> permanenza più significante <strong>è</strong> data quindi<br />
dalle strade e dal piano.” 4<br />
1. Firenze: la permanenza del piano (A. Rossi, “L’architecture de la ville”, L’Equerre, Paris 1981).<br />
“Il secondo punto di vista riguarda la storia come lo studio<br />
del fondamento stesso dei fatti urbani; e <strong>della</strong> loro struttura<br />
[…] riguarda direttamente non solo la struttura materiale <strong>della</strong><br />
città, ma anche l’idea che noi abbiamo <strong>della</strong> città come sin<strong>tesi</strong><br />
di una serie di valori. Esso riguarda l’immaginazione collet-<br />
tiva.” 5<br />
SITO<br />
Attraverso alcune schede abbiamo sperimentato le possibilità<br />
che ci offre il sito da noi scelto. Queste ci hanno permesso<br />
6
una miglior comprensione del luogo, delle sue problematiche,<br />
e degli edifici esistenti attraverso il metodo del “collage” e il<br />
metodo del confronto.<br />
In un primo tempo abbiamo inserito frammenti urbani diversi<br />
all’interno <strong>della</strong> parcella. Abbiamo operato diversi tipi di “col-<br />
lage” (schede 10, 11 e 12):<br />
§ “collage” con frammenti urbani ben distinti <strong>della</strong> città di Como<br />
§ “collage” con frammenti di altre città<br />
§ “collage” con frammenti di città “utopiche” o progetti significativi<br />
Questo lavoro di sperimentazione ci permette un’analisi com-<br />
pleta del sito. L’obiettivo <strong>è</strong>, infatti, quello di capire le dimen-<br />
sioni <strong>della</strong> parcella, la sua geometria e il suo contesto.<br />
2. Copertina Lotus International no. 36<br />
Un lavoro simile <strong>è</strong> stato realizzato da Rem Koolhaas per il<br />
quartiere nord d’Amsterdam. In questo lavoro d’analisi sono<br />
proposti diversi tipi di tessuti all’interno <strong>della</strong> stessa area. È<br />
sempre proposta la stessa situazione in pianta e in assonome-<br />
tria. È interessante notare come alcuni progetti fanno risaltare<br />
7
6 C. Rowe e F. Koetter, “Collage City”, In<br />
folio, 2002.<br />
_________________________________<br />
molto la geometria dell’area ed altri invece sembrano inte-<br />
grarsi maggiormente. Si capiscono abbastanza rapidamente<br />
quali sono i vantaggi di una soluzione e quali invece gli incon-<br />
venienti. Certe varianti o soluzioni posso apparire utopiche,<br />
ma ciò che importa <strong>è</strong> che sono rivelatrici di determinate carat-<br />
teristiche e permettono il confronto con altre ipo<strong>tesi</strong>.<br />
Il metodo del “collage” era utilizzato anche da C. Rowe nel<br />
gioco “plan game” che faceva con i suoi colleghi: “On prenait<br />
une grande feuille de papier à dessin vierge et on se mettait à<br />
dessiner à tour de rôle des plans de bâtiments, réels ou ima-<br />
ginaires. Colin commençait par exemple par le plan de Villa<br />
Madama, puis Bernard enchaînait avec celui de la villa Gage<br />
de Wright, etc… Cela durait toute la nuit et au petit jour, la<br />
feuille était remplie de plans de différentes époques, auxquels<br />
se mêlaient également beaucoup d’hybrides”. 6<br />
3. “The plane game” 1954-1956 (C. Rowe e F. Koetter, “Collage city”, In folio, 2002).<br />
8
7 Ibidem, pag. 191.<br />
_________________________________<br />
8 Ibidem, pag. 188.<br />
_________________________________<br />
Nel suo libro “Collage City” del 1978 C. Rowe spiega che “le<br />
collage, recrute des objets ou les extrait de leur contexte, est<br />
(à l’heure actuelle) le seul moyen d’aborder le probl<strong>è</strong>me de<br />
l’utopie et/ou de la tradition” 7 . In seguito ripropone la defini-<br />
zione del “collage” secondo S. Johnson: “une sorte de discor-<br />
dia concors; une combinaison d’images dissimilaires, ou une<br />
découverte de ressemblances occultes dans des choses appa-<br />
remment dissemblables”. 8<br />
Il metodo del “collage” mette in relazione oggetti che appa-<br />
rentemente non hanno legami, si cerca quindi di trovare nuovi<br />
rapporti. Attraverso il progetto si vuole, infatti, ottenere un<br />
dialogo tra ciò che <strong>è</strong> nuovo e ciò che già esiste, tra il progetto<br />
e la città. Non si tratta secondo noi quindi di fare un esercizio<br />
fine a se stesso, ma di percorrere diverse strade per capire<br />
meglio ciò che ci dice il luogo e magari fare riaffiorare qualche<br />
caratteristica che era rimasta nascosta.<br />
In seguito abbiamo proposto delle schede che mettono a con-<br />
fronto gli edifici del sito (che abbiamo intenzione di ristruttura-<br />
re) con altri progetti conosciuti ed un’altra ancora che propone<br />
il confronto dell’intera area con degli spazi pubblici (schede 13<br />
e 14). Queste schede permettono una comprensione <strong>della</strong> di-<br />
mensione degli oggetti e <strong>della</strong> zona sulla quale stiamo lavoran-<br />
do. Si può senz’altro dire che l’edificio <strong>è</strong> lungo x metri, tuttavia<br />
se diciamo per esempio che <strong>è</strong> lungo come x volte un progetto<br />
conosciuto la dimensione <strong>è</strong> secondo noi meglio percepita e<br />
capita. Durante quest’analisi non abbiamo dato delle risposte<br />
precise, ma abbiamo piuttosto cercato di rispondere a delle<br />
domande del tipo: lungo come? <strong>La</strong>rgo come? Alto come?<br />
Il conosciuto libro di Jean-Nicolas-Louis Durand “Recueil et<br />
parall<strong>è</strong>le des édifices de tout genre, ancien et modernes” con-<br />
sacra diverse tavole che assemblano una grande quantità di<br />
esempi architettonici di diverse epoche e luoghi disegnati alla<br />
stessa scala. Jacques-Guillaume Legrand spiega bene lo scopo<br />
di queste tavole:<br />
“Pour démêler (les) vrais principes, pour les démontrer d’une<br />
mani<strong>è</strong>re incontestables, on doit les faire jaillir du rapproche-<br />
ment de tous les Monuments qui méritent d’être connus;<br />
ces Monuments doivent être placés dans un ordre simple et<br />
clair, qui rende leur comparaison facile, indique leur origine,<br />
9
9 J. G. Legrand, “Essais sur l’histoire générale<br />
de l’architecture, pour servir de texte<br />
explicatif au Recueil et parall<strong>è</strong>le des édifices<br />
de tout genre, ancien et modernes<br />
(…) par J.N.L. Durand 1809, pp. 38-39”.<br />
Tratto da: J. Lucan, “Théories de la composition<br />
architecturale”, <strong>EPFL</strong>-DA-ITHA,<br />
Mars 2000.<br />
_________________________________<br />
10 In “indiscutablement les architectes se<br />
sont laissés manœuvrer ...mais il étaient<br />
content” entretient de F.Pouillon avec F.<br />
Dubor et M. Reynaud (12 juin 1985),<br />
Paris, éditions Connivences, 1988,p.27.<br />
Tratto da : J. Lucan, “Fernand Pouillon architecte”,<br />
Editions du Pavillon de l’Arsenal,<br />
Paris 2003.<br />
_________________________________<br />
leur perfection, leur décadence. En cherchant alors parmi ces<br />
principes quels sont ceux communs à tous les genre d’archi-<br />
tecture, ou seulement particulier à quelques-uns, l’œil exercé<br />
pourra facilement choisir celui qui doit mériter la préférence,<br />
dans quel cas il est juste de la lui accorder.” 9<br />
4. J. N. L. Durand, confronto tra edifici, tavola 2: Templi romani (J. Lucan, “Théories de<br />
la composition architecturale”, <strong>EPFL</strong>-DA-ITHA, Mars 2000).<br />
Il “Recueil et parall<strong>è</strong>le des édifices de tout genre, ancien et<br />
modernes” <strong>è</strong> stata un’importante opera di riferimento per mol-<br />
ti architetti. Eug<strong>è</strong>ne Beaudouin ad esempio ripropone questa<br />
lezione con degli spazi pubblici ridisegnati anch’essi alla stessa<br />
scala. Fernand Pouillon, suo allievo, apprezzava questi para-<br />
goni e spiega:<br />
“[…] quand c’était une place, on mettait en parall<strong>è</strong>le la place<br />
Vendôme, la cour carré du Louvre, la place Saint-Marc, quel-<br />
ques références comme ça, la Piazza Navona, etc. […] Moi,<br />
j’aimais ça chez lui, cette esp<strong>è</strong>ce de recherche de la vision à<br />
travers des exemples.” 10<br />
10
5. E. Beaudouin, confronto tra spazi pubblici (J. Lucan, “Fernand Pouillon architecte”,<br />
Editions du Pavillon de l’Arsenal, Paris 2003).<br />
In conclusione, si può considerare che spesso i commenti ai<br />
“collages” (schede 10, 11, e 12) o ai “confronti dimensionali”<br />
(schede 13 e 14) sono meno parlanti dell’immagine stessa.<br />
Abbiamo cercato comunque di commentare i “collages” pro-<br />
posti nelle schede al fine di trarre delle indicazioni per la con-<br />
tinuazione del progetto.<br />
TEORIA<br />
Abbiamo sviluppato dei temi più teorici che sono inevita-<br />
bili quando si affronta una ristrutturazione. Queste schede<br />
ci hanno permesso di chiarificare il nostro punto di vista su<br />
alcune questioni teoriche e in particolare sul rapporto antico-<br />
nuovo. Abbiamo toccato più temi: la memoria collettiva, il<br />
patrimonio, la conservazione, il monumento, il restauro filolo-<br />
gico, il restauro critico. Con queste schede abbiamo cercato di<br />
dare le basi teoriche per il progetto d’architettura.<br />
11
Schede 7 e 8<br />
_________________________________<br />
Schede 3, 4, 5 e 6<br />
_________________________________<br />
Scheda 1<br />
_________________________________<br />
Scheda 20<br />
_________________________________<br />
RIVALORIZZAZIONE DELLA “TICOSA”<br />
Introduzione<br />
Attualmente vi sono sempre più progetti che affrontano il tema<br />
<strong>della</strong> rivalorizzazione o del riutilizzo di edifici e siti industriali.<br />
Le industrie hanno subito in questi ultimi anni delle importanti<br />
modifiche e spesso hanno dovuto trasformarsi o delocalizzare<br />
il settore <strong>della</strong> produzione. In Europa, come in Svizzera, esis-<br />
tono ancora vaste aree occupate da industrie ormai in disuso.<br />
Inizialmente queste si trovavano all’esterno delle città, ma in<br />
seguito a causa del forte sviluppo urbano si sono ritrovate<br />
all’interno di esse. Ancora oggi esistono diversi siti industriali<br />
in zona urbana che creano dei “vuoti” all’interno <strong>della</strong> città.<br />
Dopo aver visitato diversi siti industriali di varie città abbiamo<br />
scelto la Ticosa a Como, area industriale in contesto urbano,<br />
perché rispecchia meglio la problematica <strong>presente</strong> in molte<br />
città europee. Non da ultimo siamo stati stimolati dalla possi-<br />
bilità di conoscere la città di Como.<br />
Tesi<br />
È possibile attraverso un progetto d’architettura che risponde<br />
a delle esigenze contemporanee valorizzare un luogo e ricor-<br />
darne la sua storia preservandone così la memoria collettiva?<br />
Ci sono delle alternative al restauro filologico attuato nel caso<br />
di monumenti storici? Ci sono alternative alla tabula rasa? È<br />
possibile un dialogo tra antico e nuovo? Queste sono alcune<br />
delle domande che ci accompagneranno durante il lavoro di<br />
diploma.<br />
Gli spazi pubblici comaschi e i loro edifici sono un esempio<br />
attuale di come la coesistenza di antico e nuovo sia possibile<br />
e inevitabile (vedi schede Duomo, San Fedele, Castello, sin-<br />
<strong>tesi</strong> Duomo-Castello). Nella scheda sull’evoluzione <strong>della</strong> città<br />
si può notare che a Como questa caratteristica <strong>è</strong> stata aiutata<br />
anche dalla morfologia <strong>della</strong> convalle che ha imposto uno svi-<br />
luppo “su se stessa” provocando il dialogo tra antico e nuovo.<br />
Pensiamo inoltre che esso sia auspicabile ed indispensabile<br />
perché <strong>è</strong> un modo per preservare la memoria collettiva (vedi<br />
scheda sulla memoria collettiva e il patrimonio industriale).<br />
Dopo aver capito l’importanza del rapporto antico-nuovo biso-<br />
12
Scheda 8<br />
_________________________________<br />
Schede 17 e 19<br />
_________________________________<br />
gna ancora capire cosa <strong>è</strong> un monumento e quale <strong>è</strong> l’importanza<br />
di un suo restauro. Secondo l’art. 1 <strong>della</strong> Carta Internazionale<br />
per la conservazione ed il restauro dei monumenti e dei siti<br />
(Carta di Venezia, 1964), “la nozione di monumento storico<br />
comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto<br />
l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza<br />
di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un<br />
avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle<br />
grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il tempo,<br />
abbiano acquistato un significato culturale”.<br />
Non possiamo certo dire che i due edifici presenti sul sito (che<br />
abbiamo intenzione di ristrutturare) siano delle “grandi opere”,<br />
ma come abbiamo appena visto, nella definizione di monu-<br />
mento storico non sono escluse le “opere modeste”. Questi due<br />
edifici non sono da considerarsi quali monumenti storici, ma<br />
sono caratteristici di un linguaggio costruttivo dell’inizio No-<br />
vecento <strong>presente</strong> in gran <strong>parte</strong> dell’Europa. Sono quindi delle<br />
costruzioni “modeste” ma tuttavia rappresentative e aventi un<br />
valore spaziale. <strong>La</strong> loro conservazione <strong>è</strong> il punto di <strong>parte</strong>nza<br />
per la rivalorizzazione <strong>della</strong> zona industriale Ticosa. Secondo<br />
noi questo sito <strong>è</strong> un’opportunità per ricordare la grande tradi-<br />
zione comasca nell’industria serica (vedi schede architettura<br />
industriale e tipologia architettonica dell’industria serica) e allo<br />
stesso tempo rispondere alle attuali esigenze <strong>della</strong> città.<br />
In questi paragrafi abbiamo sostenuto la <strong>tesi</strong> che <strong>è</strong> possibile<br />
il dialogo tra nuovo e vecchio e che quest’ultimo, attraverso<br />
il restauro degli edifici esistenti, <strong>è</strong> la soluzione più idonea per<br />
far riaffiorare la memoria collettiva. Questa <strong>tesi</strong> potrà essere<br />
dimostrata e suffragata o al contrario confutata e rigettata, ma<br />
questo potrà avvenire solamente dopo una verifica ottenuta<br />
attraverso il lavoro progettuale.<br />
Queste nostre preoccupazioni, il rapporto antico-nuovo e la<br />
questione del restauro, sono state affrontate da G. Grassi nel<br />
suo scritto “Un parere sul restauro”. Qui di seguito riproponia-<br />
mo delle sue riflessioni che possono adattarsi alla nostra situa-<br />
zione e permettono anche di chiarificare il tema in questione:<br />
“[…] mi riferisco piuttosto a quella <strong>parte</strong> del patrimonio architettonico che<br />
sembra aver perduto col tempo un suo ruolo riconoscibile […]. Ruolo che <strong>è</strong><br />
andato perduto per motivi diversi: per le vicende storiche, per i danneggia-<br />
13
11 G. Grassi, “Un parere sul restauro”.<br />
Tratto da: G. Crespi e S. Pierini, “Giorgio<br />
Grassi: I progetti, le opere e gli scritti”,<br />
Electa, Milano 1996, pag. 406.<br />
_________________________________<br />
menti, per le trasformazioni, per i restauri anche, che l’hanno falsificato, reso<br />
irriconoscibile […]. Mi riferisco cio<strong>è</strong> prevalentemente alle rovine, ai frammen-<br />
ti, alle sovrapposizioni, etc., a tutto quanto si pone cio<strong>è</strong> come un problema<br />
aperto a risposte diverse, a tutto quanto «per essere di nuovo», presuppone<br />
una risposta architettonica, un progetto architettonico (e in questo senso che<br />
si tratti di un edificio o di un pezzo di città non fa nessuna differenza).<br />
Per dirla un po’ schematicamente, quasi sempre in questi casi il manufatto<br />
antico da un lato appare come una cosa perduta, finita, caduta appunto in<br />
rovina, isolata, estranea alla vita quotidiana, dall’altro lascia apparire invece<br />
con evidenza la sapienza costruttiva, la coerenza dei mezzi, delle tecniche,<br />
dei materiali, la maestria esercitata, ecc., il suo essere cio<strong>è</strong> ancora una «le-<br />
zione di architettura».<br />
[…] il manufatto caduto in rovina, ridotto a frammento, ecc. fa vedere proprio<br />
in questo suo ultimo stadio una sorta di recuperata incompiutezza, come una<br />
nuova disponibilità, fa apparire cio<strong>è</strong> di nuovo le risposte possibili connesse<br />
alla generalità di quella sua risposta. […] lavorare su manufatti che si trovano<br />
in questo stato significa quasi sempre lavorare su opere che appaiono ancora,<br />
per una qualche ragione, incomplete, che non hanno esaurito la loro risposta,<br />
che presentano ancora o di nuovo i loro problemi aperti: manufatti che ci<br />
appaiono cio<strong>è</strong> ancora come dei progetti. In questi casi straordinari il nostro<br />
lavoro ha la possibilità di entrare a far <strong>parte</strong>, per così dire, di un lavoro già<br />
iniziato, più antico, più autorevole ed ampio.<br />
[…] secondo me <strong>è</strong> particolarmente importante, in senso generale e anche in<br />
senso proprio didattico, specialmente oggi, per il nostro lavoro di architetti<br />
il lavorare su antiche strutture, su antichi progetti. Ed ecco anche perché un<br />
antico manufatto che si trova in queste condizioni deve non sopravvivere<br />
artificialmente come si vorrebbe da più parti (la «conservazione» a ogni<br />
costo), ma recuperare, ritrovare la sua ragione di essere come architettura;<br />
non ultimo perché possa diventare la stessa ragione del nostro lavoro su quel<br />
medesimo oggetto, cio<strong>è</strong> la ragione di essere del progetto.<br />
[…] Negli esempi migliori, nei casi che considero più riusciti, più «giusti», pur<br />
muovendosi sempre il lavoro del progetto intorno alla qualità specifica del<br />
manufatto antico, alla sua esibita maestria, sempre vincolato alla sua legge,<br />
sempre cercando d’imparare e benché di fatto, tecnicamente, sia sempre il<br />
nuovo che si aggiunge al vecchio nel progetto, quello che appare alla fine <strong>è</strong><br />
invece proprio il contrario. Alla fine sembra sempre che sia il vecchio ad ag-<br />
giungersi al nuovo, come per completarne la risposta (dalla facciata di Santa<br />
Maria Novella al tempio Malatestiano, per restare all’Alberti). Probabilmente<br />
alla fine <strong>è</strong> questo il risultato apparente proprio perché sono tanto cambiate<br />
le condizioni del vecchio, gli obiettivi dell’uno e dell’altro si sono a tal punto<br />
confusi e sovrapposti, che, senza perdere la sua verità, la sua singolarità, ecc.<br />
pur rimanendo sempre se stesso, <strong>è</strong> il vecchio in realtà che diventa l’elemento<br />
veramente nuovo del progetto: la pietra di paragone del progetto trasformata<br />
in pietra <strong>della</strong> sua costruzione.” 11<br />
14
Scheda 9<br />
_________________________________<br />
Ipo<strong>tesi</strong> urbanistica<br />
Nella scheda 9 (schema viario ed urbano) ci siamo soffermati<br />
sulla situazione viabilistica dell’area Ticosa. Abbiamo schema-<br />
tizzato gli elementi singolari e stabili che caratterizzano la zona<br />
e che possono dare uno spunto per la fase progettuale. Siamo<br />
coscienti che generalmente un’analisi urbanistica e viabilistica<br />
può essere un progetto a se stante che richiede delle analisi<br />
più approfondite, tuttavia grazie alla schematizzazione fatta<br />
nella scheda possiamo ipotizzare un approccio urbanistico.<br />
Attualmente la zona Ticosa <strong>è</strong> inglobata tra due assi stradali,<br />
la Tangenziale ad est (viale Innocenzo XI) e la via Regina ad<br />
ovest. Sulla Tangenziale sboccano perpendicolarmente più<br />
strade provenienti dalla centro città ma solo due di esse tro-<br />
vano una continuità nella fascia <strong>della</strong> zona industriale (sche-<br />
ma.1).<br />
Schema 1 Schema 2<br />
15
Oggi l’intera zona Ticosa <strong>è</strong> divisa trasversalmente in due punti<br />
e non presenta alcuna penetrazione longitudinale. Le poche<br />
strade longitudinali presenti all’interno dell’area sono private<br />
o di servizio.<br />
<strong>La</strong> nostra intenzione <strong>è</strong> di creare delle nuove cesure all’interno<br />
dell’area Ticosa in continuità con le strade provenienti dal<br />
centro città (schema 2). Questo permette di dividere in più<br />
parti la vasta zona industriale diminuendone la sua dimen-<br />
sione e facilitando il lavoro all’interno delle singole parti. Pen-<br />
siamo inoltre che questa soluzione permette di mantenere il<br />
carattere industriale dell’area che presenta una parcellazione<br />
e una morfologia di grandi dimensioni.<br />
L’attitudine di “taglio trasversale” cerca di sposarsi con<br />
quest’ultima caratteristica e cerca di non snaturare la forma<br />
del tessuto. Gli schemi A, B e C mostrano bene come il nos-<br />
tro intervento [B] rimane in linea con la situazione attuale<br />
[A] mentre come una soluzione di “taglio longitudinale” [C]<br />
appare incoerente rispetto alla forma del tessuto industriale.<br />
A B C<br />
16
Schede 2, 10, 15 e 16<br />
_________________________________<br />
Scheda 20<br />
_________________________________<br />
Schede 8 e 19<br />
_________________________________<br />
Schede 18 e 19<br />
_________________________________<br />
Scheda 20<br />
_________________________________<br />
Tuttavia <strong>è</strong> opportuno aggiungere che vi saranno sicuramente<br />
delle strade longitudinali all’interno <strong>della</strong> Ticosa, ma esse non<br />
risulteranno caratterizzanti per la divisione parcellare dell’area<br />
industriale.<br />
Programma<br />
Se sono prese in considerazione diverse schede (2, 10, 15 e<br />
16) si può cominciare a trarre delle considerazioni di carattere<br />
indicativo sul programma futuro nella zona industriale Ticosa.<br />
Ovviamente non esiste un approccio scientifico che permetta<br />
di definire con esattezza quale sia il programma più atto a<br />
quest’area. Alcune tematiche da noi affrontate ci permettono<br />
di ipotizzare un programma, non ancora del tutto definitivo,<br />
che sarà il punto di <strong>parte</strong>nza per il progetto d’architettura.<br />
Attraverso la scheda 20 abbiamo approfondito i temi <strong>della</strong><br />
memoria collettiva e del patrimonio industriale. Questi ci sem-<br />
brano di fondamentale importanza per difendere la nostra ipo-<br />
<strong>tesi</strong>, secondo la quale consideriamo che i due edifici industriali<br />
(edificio ad U e edificio Santarella, presentati nella scheda 8 e<br />
19) presenti ancora oggi sulla zona industriale Ticosa non de-<br />
vono essere distrutti ma rivalorizzati. A nostro avviso queste<br />
due costruzioni sono oggetti che fanno ormai <strong>parte</strong> <strong>della</strong> me-<br />
moria collettiva dei comaschi e rappresentano una fetta di pa-<br />
trimonio industriale che sta lentamente scomparendo. Tuttavia<br />
Como <strong>è</strong> ancora considerata la città <strong>della</strong> seta; il suo passato<br />
<strong>è</strong> impregnato dall’attività serica ancora oggi <strong>presente</strong> grazie,<br />
ad esempio, alla Scuola di Setificio, agli atelier che producono<br />
i disegni per le stampe e ad un Museo. Al fine di approfon-<br />
dire il tema dell’industria serica a Como, nelle schede 18 e 19<br />
abbiamo trattato la storia <strong>della</strong> Tintoria Comense e la storia<br />
“dell’architettura serica” comasca (chiamata poi Ticosa).<br />
Come specificato nella scheda 20 la nostra volontà <strong>è</strong> di inter-<br />
venire sugli edifici esistenti attraverso un restauro critico. Cio<strong>è</strong><br />
non intendiamo fare tabula rasa o procedere ad un restauro<br />
filologico conservatore ma, per contro, vogliamo proporre un<br />
progetto che possa conciliare vecchio e nuovo. Con il nostro in-<br />
tervento sull’esistente non vogliamo alterare il carattere delle<br />
costruzioni e dunque la volontà <strong>è</strong> di conservare i valori spaziali<br />
ed il suo carattere. Per questo motivo rifiutiamo in <strong>parte</strong>nza<br />
17
Scheda 15<br />
_________________________________<br />
l’ipo<strong>tesi</strong> di un possibile programma, all’interno dei due edi-<br />
fici industriali, quale uffici o abitazioni poiché esigerebbe dei<br />
notevoli cambiamenti a livello spaziale. Inoltre partiamo dal<br />
presupposto che la nuova funzione non necessiti grandi sforzi<br />
a livello tecnico. Queste motivazioni ci portano a proporre un<br />
programma, come può essere quello degli spazi espositivi, che<br />
non snaturi lo spazio di questi due edifici.<br />
Dopo aver enunciato i punti fondamentali <strong>della</strong> nostra presa di<br />
posizione, possiamo ora descrivere il programma del progetto<br />
d’architettura per la rivalorizzazione <strong>della</strong> zona industriale Ti-<br />
cosa.<br />
MUSEO DELLA SETA<br />
Come già accennato precedentemente Como <strong>è</strong> considerata la<br />
città <strong>della</strong> seta. Oggi essa dispone di un Museo didattico <strong>della</strong><br />
Seta ma esso si trova relegato nei seminterrati <strong>della</strong> Scuola di<br />
Setificio e non dispone di molto spazio. Inoltre la sua posizione<br />
non <strong>è</strong> delle più favorevoli, vista la sua ubicazione e la sua po-<br />
sizione nel contesto urbano. L’attuale museo dispone di una<br />
grande quantità di materiale da esporre (materiale cartaceo,<br />
oggetti e antichi macchinari) ma momentaneamente esso si<br />
trova in gran <strong>parte</strong> nei magazzini a causa <strong>della</strong> mancanza di<br />
spazio.<br />
Proponiamo dunque la rilocalizzazione dell’attuale Museo <strong>della</strong><br />
Seta visto i suoi problemi. Inoltre la struttura dell’edificio ad<br />
U si presta particolarmente ad un programma di questo tipo<br />
(vedi paragrafi precedenti). Bisogna ancora specificare che un<br />
tale programma permetterebbe di far rivivere la zona Ticosa<br />
attirando un gran numero di visitatori e permetterebbe di mi-<br />
gliorare la relazione di quest’area con il resto <strong>della</strong> città (vedi<br />
scheda 15).<br />
SPAZI ESPOSITIVI<br />
Questo programma <strong>è</strong> in relazione diretta con quello del Museo<br />
<strong>della</strong> Seta e permetterebbe di instaurare delle ulteriori sinergie<br />
all’interno <strong>della</strong> zona Ticosa.<br />
L’idea principale <strong>è</strong> di approfittare al massimo <strong>della</strong> potenzialità<br />
proposte dagli spazi dei due edifici da rivalorizzare. L’edificio<br />
ad U <strong>è</strong> caratterizzato da una trama strutturale molto interes-<br />
18
Schede 8 e 19<br />
_________________________________<br />
Scheda 2<br />
_________________________________<br />
sante mentre l’edificio Santarella dispone di una potenzialità<br />
spaziale caratterizzata dalla sua grande altezza (vedi schede<br />
8 e 19). Partendo da questi presupposti vogliamo utilizzare<br />
l’esistente per proporre una nuova attività, e dimostrare che<br />
si può intervenire con una funzione contemporanea diversa<br />
rispetto a quella originaria.<br />
Questi spazi espositivi potrebbero essere utilizzati per esposi-<br />
zioni temporanee, per ricevere la fiera <strong>della</strong> seta (che si svolge<br />
annualmente) o per altre fiere di tipo commerciale. Anche<br />
questo programma permetterebbe un aumento del flusso di<br />
gente verso questa zona <strong>della</strong> città.<br />
SPAZIO PUBBLICO<br />
Vista la scelta del museo e degli spazi espositivi la proget-<br />
tazione di uno o più spazi pubblici si rivela di fondamentale<br />
importanza. Lo spazio pubblico <strong>è</strong> l’elemento che permette di<br />
collegare i vari programmi presenti all’interno dell’area Ticosa<br />
(compresi S. Abbondio e il Cimitero Monumentale) e di risol-<br />
vere la differenza di livello fra la Tangenziale e la ferrovia.<br />
Questo programma permette inoltre di accentuare ancor più il<br />
carattere pubblico dell’area Ticosa facendola divenire una zona<br />
molto frequentata e ricreando una relazione con la città.<br />
Nella scheda 2 abbiamo individuato e analizzato i vari spazi<br />
pubblici <strong>della</strong> città di Como, quelli a carattere minerale e quelli<br />
naturali. Si può notare che il “minerale” si trova nella città mu-<br />
rata mentre il “naturale” esclusivamente all’esterno del centro<br />
storico. Dall’analisi si può ancora vedere che i principali spazi<br />
pubblici di Como si concentrano verso il lago mentre nella<br />
<strong>parte</strong> meridionale <strong>della</strong> città sono poco presenti. Gli schemi<br />
presenti nella scheda riassumono le relazioni fra i vari spazi<br />
minerali e vegetali che si succedono lungo percorsi differenti.<br />
Il progetto di spazio pubblico che abbiamo intenzione di pro-<br />
porre <strong>è</strong> di tipo naturale, giardino o parco. Tuttavia il carattere<br />
minerale sarà <strong>presente</strong> e permetterà di valorizzare determi-<br />
nate zone e di definirne i limiti. <strong>La</strong> volontà <strong>è</strong> di creare una zona<br />
di verde fra la città e la montagna: in altre parole permettere<br />
alla natura delle montagne, che <strong>è</strong> visibile da qualsiasi punto<br />
<strong>della</strong> città, di “penetrare” nel contesto urbano. Questo spazio<br />
pubblico inoltre concede un respiro al Cimitero Monumentale e<br />
potrebbe diventarne la sua futura entrata.<br />
19
Schede 9, 10, 11 e 12<br />
_________________________________<br />
Scheda 16<br />
_________________________________<br />
AUTOSILO, PARCHEGGI<br />
Oggi la zona Ticosa <strong>è</strong> utilizzata come parcheggio in attesa di<br />
una sua futura rivalorizzazione. È importante premettere che<br />
la città di Como a scelto la filosofia di chiudere al traffico tutta<br />
la città murata aumentando però in questo modo il bisogno di<br />
parcheggi all’esterno delle mura. Ci sembra dunque opportuno<br />
riproporre i parcheggi oggi esistenti proponendo una soluzione<br />
che possa abbinarsi anche alle esigenze dei nuovi programmi.<br />
Inoltre, questo programma potrebbe rivelarsi di fondamen-<br />
tale importanza durante la fase di progettazione divenendo<br />
elemento compositivo. Potrebbe permettere di risolvere più<br />
problemi come ad esempio la geometria irregolare del sito o la<br />
definizione dei limiti.<br />
ZONA RESIDENZIALE<br />
Le schede 9, 10, 11 e 12 permettono di capire, grazie ad una<br />
serie di “collages”, l’interazione di differenti tessuti urbani<br />
all’interno <strong>della</strong> zona Ticosa. Una densificazione residenziale<br />
permetterebbe di assicurare una continuità col tessuto <strong>della</strong><br />
città, ma allo stesso tempo ridurrebbe il carattere industriale<br />
del sito. Secondo il nostro punto di vista questo modo di pro-<br />
cedere farebbe quindi svanire la memoria collettiva e rende-<br />
rebbe più difficile il ricordo <strong>della</strong> storia del luogo. Tuttavia <strong>è</strong><br />
ipotizzabile che una <strong>parte</strong> <strong>della</strong> zona Ticosa sia adibita alla<br />
residenza. Essa permetterebbe di ottenere delle relazioni col<br />
contesto esistente e, come nel caso dell’autosilo, potrebbe<br />
aiutare nella definizione dei limiti.<br />
Possiamo concludere questo capitolo facendo riferimento alla<br />
scheda sui concorsi sull’area Ticosa. È interessante notare<br />
come molte delle nostre proposte sono confermate dalle varie<br />
idee dei progetti in concorso:<br />
§ il programma <strong>della</strong> zona residenziale e degli spazi di par-<br />
cheggio <strong>è</strong> stato affrontato da tutti gli architetti, ma in ogni<br />
progetto in modo differente<br />
§ la volontà di creare una zona “verde” fra montagna e città,<br />
che nel nostro caso si traduce nel programma dello spazio<br />
20
pubblico, sembra aver influito in maniera preponderante<br />
sul progetto degli architetti Gabetti e Isola<br />
§ l’idea di proporre uno spazio pubblico nella zona sud <strong>della</strong><br />
Ticosa era <strong>presente</strong> anche nel progetto di Snozzi al fine<br />
di valorizzare e mettere in relazione gli edifici esistenti<br />
sull’area<br />
§ infine, più architetti proponevano, come futura attività<br />
all’interno dell’edificio ad U, un mercato coperto. Sicura-<br />
mente questa proposta si ricollega ai ragionamenti prece-<br />
denti inerenti le potenzialità degli spazi di questo edificio e<br />
all’idea di rivalorizzarli (tutti gli architetti hanno proposto il<br />
mantenimento dell’edificio ad U).<br />
21
CONCLUSIONE<br />
Per il momento pensiamo sia prematuro trarre delle conclu-<br />
sioni definitive riguardo le possibili soluzioni delle problemati-<br />
che che può presentare un’area industriale in contesto urbano.<br />
Con questa ricerca siamo riusciti ad individuare alcune ques-<br />
tioni che ci sembrano fondamentali ma, come già spiegato in<br />
precedenza, solo il progetto d’architettura potrà dimostrare in<br />
modo completo se vi siano delle possibili soluzioni.<br />
Non <strong>è</strong> nostra intenzione dilungarci troppo su quanto <strong>è</strong> stato<br />
scritto nelle pagine precedenti, ma vogliamo comunque ricor-<br />
dare quali sono le principali preoccupazioni: come “rilegare”<br />
una zona industriale al resto <strong>della</strong> città, come si può definire e<br />
trovare un adeguato programma per un sito, e principalmente<br />
come intervenire sull’esistente e come deve essere trattato il<br />
rapporto tra vecchio e nuovo.<br />
Le riflessioni sin qui emerse ci accompagneranno ancora nella<br />
seconda <strong>parte</strong> del nostro lavoro di diploma e verranno, grazie<br />
ad esso, approfondite per trarre delle conclusioni definitive.<br />
22
DESCRIZIONE DEL PROGETTO<br />
Ipo<strong>tesi</strong> urbanistica e programma<br />
Nella <strong>prima</strong> <strong>parte</strong> <strong>della</strong> ricerca teorica avevamo proposto<br />
un’ipo<strong>tesi</strong> urbanistica che permettesse di valorizzare la forma<br />
e la geometria <strong>della</strong> zona industriale Ticosa e allo stesso<br />
tempo di facilitare il lavoro progettuale su un’area di grandi<br />
dimensioni. L’attitudine di “taglio trasversale” che avevamo<br />
proposto consisteva nel creare delle nuove cesure all’interno<br />
<strong>della</strong> Ticosa in continuità con le strade provenienti dal centro<br />
città (vedi pag. 15). Nelle fasi iniziali di progettazione ci siamo<br />
basati su questa ipo<strong>tesi</strong> che ci ha dato spunti interessanti, in<br />
seguito ci siamo distaccati da questo approccio per cercare di<br />
rimanere il più realisti possibile. Il progetto da noi proposto<br />
non presenta dunque nessuna ulteriore cesura viabilistica<br />
all’interno <strong>della</strong> Ticosa ma riteniamo comunque che sia<br />
ancora un’ipo<strong>tesi</strong> possibile in uno sviluppo futuro <strong>della</strong> zona<br />
industriale.<br />
Per quel che concerne il programma abbiamo sviluppato le<br />
proposte enunciate nella <strong>parte</strong> teorica: il mercato coperto, il<br />
museo <strong>della</strong> seta, degli spazi espositivi, una zona residenziale<br />
(casa dello studente) e una serie di spazi pubblici che si sono<br />
rilevati elementi <strong>prima</strong>ri del progetto.<br />
Più volte ci siamo trovati di fronte alla situazione in cui si<br />
potevano fare delle ipo<strong>tesi</strong> utopiche che avrebbero portato<br />
ad una lettura più facile delle nostre intenzioni progettuali;<br />
ciononostante nella fase di progettazione il nostro approccio<br />
<strong>è</strong> stato il più razionale e realista possibile. Il nostro intervento<br />
<strong>è</strong> scaturito sempre da una situazione esistente alla quale<br />
abbiamo risposto in maniere differenti cercando di non<br />
proporre delle soluzioni irrealizzabili. Per questo motivo<br />
abbiamo agito sempre in maniera puntuale e mirata nei<br />
luoghi strategici <strong>della</strong> zona Ticosa cercando di non alterarne<br />
il suo carattere. Possiamo dire che il progetto proposto per la<br />
rivalorizzazione <strong>della</strong> Ticosa <strong>è</strong> facilmente realizzabile in varie<br />
tappe senza per questo pregiudicarne la buona riuscita totale.<br />
I vari elementi fondatori del progetto, che spiegheremo qui di<br />
seguito, possono rappresentare una di queste tappe visto che<br />
hanno una logica propria.<br />
23
Passeggiata e muro di sostegno<br />
Nella <strong>parte</strong> nord <strong>della</strong> zona industriale Ticosa <strong>è</strong> <strong>presente</strong><br />
un’imponente muro di sostegno, alto circa dieci metri, che<br />
delimita i binari delle Ferrovie dello Stato. Su questo livello<br />
(+10m) attualmente vi sono dei binari in disuso (vecchio<br />
scalo merci) e delle sterpaglie. L’idea progettuale alla scala<br />
<strong>della</strong> città <strong>è</strong> quella di riorganizzare, per mezzo di un viale<br />
alberato, questa zona e di creare nello stesso tempo un<br />
legame tra la stazione ferroviaria (zona nord <strong>della</strong> Ticosa)<br />
e la <strong>parte</strong> sud <strong>della</strong> Ticosa; caratterizzata dalle presenze<br />
<strong>della</strong> chiesa Sant’Abbondio, del cimitero monumentale e del<br />
nuovo programma. Per permettere questo legame abbiamo<br />
inoltre proposto il prolungamento del muro di sostegno nella<br />
<strong>parte</strong> sud <strong>della</strong> zona industriale facendolo diventare elemento<br />
fondatore dell’ intervento progettuale e proponendo un nuovo<br />
spazio pubblico davanti al cimitero.<br />
Il massivo muro di sostegno esistente nella <strong>parte</strong> nord <strong>è</strong> in<br />
pietra. Quello da noi progettato entra in dialogo con quello<br />
esistente per quanto riguarda la sua imponenza e la sua<br />
percezione ma <strong>è</strong> concepito in cemento armato lavato per<br />
delle questioni economiche e di facilità di costruzione. Al fine<br />
di percepirlo indipendente e continuo non <strong>è</strong> mai a contatto<br />
diretto con le nuove costruzioni.<br />
Spazi pubblici<br />
<strong>La</strong> <strong>parte</strong> centrale <strong>della</strong> zona industriale Ticosa <strong>è</strong> caratterizzata<br />
dalla presenza di una sorta di “villaggio industriale”. Si<br />
trovano edifici su più piani, ap<strong>parte</strong>nenti alla stessa famiglia<br />
architettonica dell’edificio ad U situato nella <strong>parte</strong> sud, e una<br />
grande quantità di corpi a “sheds” che riempiono lo spazio<br />
residuo fra i vari edifici. <strong>La</strong> caratteristica principale di questa<br />
zona <strong>è</strong> la presenza di una strada di servizio che attraversa<br />
longitudinalmente l’intera parcella e permette di accedere agli<br />
edifici dall’interno <strong>della</strong> zona industriale. L’idea progettuale <strong>è</strong><br />
di ristrutturare e riorganizzare questo spazio trasformandolo<br />
in spazio pedonale. Questa soluzione permette di spostare il<br />
flusso pedonale dalla Tangenziale, caratterizzata da un forte<br />
traffico, all’interno <strong>della</strong> parcella. Analogamente al muro<br />
di sostegno, proponiamo la continuazione di questo spazio<br />
pubblico minerale nella zona sud concepito quale mercato<br />
24
coperto. In aggiunta alla passeggiata (+10m) e allo spazio<br />
del mercato coperto (+0m) abbiamo proposto un livello<br />
intermedio (tetto del mercato, +5m) che permette di collegare<br />
questi ultimi. Questo spazio funge da accesso agli edifici<br />
(uffici, museo <strong>della</strong> seta, spazi espositivi), da prolungamento<br />
del mercato e da luogo dal quale si può “contemplare” la vita<br />
del mercato.<br />
Scale urbane<br />
Come detto in precedenza il progetto <strong>è</strong> caratterizzato da<br />
una serie di livelli “urbani” che collegano la <strong>parte</strong> bassa<br />
<strong>della</strong> parcella (mercato) con la <strong>parte</strong> superiore (passeggiata<br />
alberata). <strong>La</strong> presenza di questo dislivello ha caratterizzato<br />
fortemente il progetto e il suo carattere di spazio urbano.<br />
Abbiamo proposto delle scale integrate nel muro di sostegno<br />
che permettono di collegare direttamente i due livelli e delle<br />
scale integrate negli edifici che hanno come scopo principale<br />
l’accesso sulla piattaforma.<br />
Questo sistema di scale permette da una <strong>parte</strong> di proporre un<br />
nuovo e più pratico accesso al cimitero monumentale e d’altra<br />
<strong>parte</strong> di rispondere parzialmente alla nostra ipo<strong>tesi</strong> urbanistica<br />
permettendo una grande permeabilità <strong>della</strong> zona sud Ticosa e<br />
una continuità con il flusso proveniente dal centro città.<br />
Gli edifici<br />
Rispettando l’edificio ad U esistente, rappresentativo<br />
dell’industria tessile comasca, abbiamo proceduto a delle<br />
trasformazioni e delle aggiunte per fare in modo che possa<br />
rispondere alle nuove esigenze. <strong>La</strong> volontà non era quella<br />
di monumentalizzare l’edificio ad U ma di utilizzare le sue<br />
qualità volumetriche e spaziali per creare un tutt’uno con i<br />
nuovi edifici. Abbiamo reinterpretato, in un dialogo tra antico<br />
e nuovo, la trama dell’edificio industriale e l’abbiamo declinata<br />
nel progetto in modi diversi. L’intenzione principale era di<br />
preservare le proporzioni volumetriche e spaziali dell’edificio<br />
ad U. Per questo motivo abbiamo riproposto la larghezza <strong>della</strong><br />
corte esistente per gli spazi del mercato coperto, utilizzando<br />
però una maglia strutturale differente in relazione al nuovo<br />
programma. Il medesimo approccio <strong>è</strong> stato utilizzato per le<br />
facciate frontali dei nuovi edifici, che riprendono la dimensione<br />
25
di quelle dell’edificio industriale, ma scandite da una logica<br />
strutturale differente. I nuovi edifici si amalgamano nella<br />
logica “pilastrata” dell’esistente e formano un unico edificio<br />
dove <strong>è</strong> possibile percepire il nuovo e il vecchio ma dove il tutto<br />
ha una coerenza. Coerenza riscontrabile nella città di Como<br />
che evolvendosi su se stessa, propone il dialogo tra l’antico e<br />
il nuovo.<br />
26
ANNESSI<br />
27
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ANNOTAZIONI