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Verona - Quinta Parete

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Q u i n t a P a r e t e<br />

<strong>Verona</strong> Novembre 2010<br />

cultura e società è<br />

<strong>Verona</strong><br />

<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />

Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire<br />

di Silvano Tommasoli silvanotommasoli@quintaparete.it<br />

Sono in video, ergo sum<br />

Arte<br />

Gli Impressionisti a Milano<br />

www.quintaparete.it<br />

cultura e società mensile on-line<br />

Anno II - n. 6 - Giugno 2011 Diretto da Federico Martinelli<br />

Musica<br />

I Pooh e tanti altri a <strong>Verona</strong><br />

Viaggi<br />

Società 13<br />

Tutti vediamo la volgarità del Grande<br />

Fratello, ma nessuno ne parla<br />

In viaggio nel Canada’s West<br />

Fino al 19 giugno Palazzo<br />

Inizia l’estate della città<br />

Alla scoperta di una terra<br />

Omologati in TV. Peggio, Reale omoge- ospita una pugni splendida con un minimo di eleganza con le programma, esibizioni di non ha mancato di<br />

neizzati. No, non mi mostra riferisco di capolavori ai e di buon gusto? Oddio, non è che grandi proporre star nazionali una selezione e – mamma-<br />

programmi televisivi, senza che tempo sem- siano tanto più signorili gli autori internazionali mia! Una selezione… Chissà gli<br />

brano tutti “fatti con lo stampino” della trasmissione, che ricordano a altri! – dei provini, dove quasi nes-<br />

dove poter immergersi<br />

“into the wild” o ammirare<br />

una grande metropoli<br />

da almeno dieci anni, a pagina peggio 3 ancora<br />

dei vari telegiornali che sono<br />

ogni piè sospinto il premio finale a di pagina suno 4 dei candidati, per esempio, ha<br />

alcune centinaia di migliaia euro, saputo dare una risposta sensata, o<br />

a pagina 14<br />

proprio tutti uguali.<br />

come fosse l’unica molla a spingere almeno non insensata, alla richiesta<br />

Sto parlando dei Il concorrenti re è nudo del<br />

Grande Fratello, tutti conformi a un<br />

di Ernesto Pavan<br />

modello standard tristissimo, quello<br />

questa variopinta umanità a<br />

esporre le proprie miserie alla vista<br />

di qualche milione di guardoni. E<br />

di dichiarare il proprio “tallone di<br />

Achille”.<br />

A ben pensarci, coloro che ne<br />

della volgarità estrema. Sì, la volga- qui cominciano le rogne vere, per- escono meno peggio sono proprio<br />

rità dei gesti, delle parole, degli atché sarebbe necessaria una com- i reclusi del Grande Fratello. Perché<br />

La difficoltà di trovare lavoro nel Limbo degli annunci bugiardi<br />

teggiamenti è il denominatore missione di psicologi, sociologi e fanno pena, fino alla tenerezza. Ab-<br />

comune che unisce, tra loro, quasi antropologi per cercare di capire bagliati dal miraggio di diventare<br />

Non tutti i reclusi della è “casa”. un E li uni- paese che cosa possa indurre per alcuni mi- giovani<br />

Vip, e di guadagnare un sacco di<br />

sce anche alla presentatrice, Alessia lioni di persone normali ad abbrut- quattrini, si prostituiscono fino a un<br />

a gambe sempre aperte Marcuzzi. Ma tire il proprio spirito davanti alle punto di non ritorno, rimanendo<br />

(soprattutto possibile che nessuno abbia mai incredibili se esibizioni seri)<br />

dei “ragazzi marchiati a vita da quel suffisso –<br />

fatto notare a questa povera ra- della casa”. Forse la solita voglia di “del Grande Fratello” appunto –<br />

gazza – addirittura capace la scorsa sentirsi migliori?<br />

che li accompagnerà per tutta la<br />

Un edizione giorno, di sedersi mentre sul spulciate pavimento gli quio. A farci Il respirare, vostro curriculum fortunatamente, avrà rà vita. una Pochi “giornata finora hanno di avuto la<br />

annunci dello studio, di sempre lavoro, rigorosamente ne trovate c’è fatto la impressione? Gialappa, che Al non contrario: ne lascia prova capacità in di azienda”. affrancarsene, A e di far<br />

uno a gambe di questo aperte, tipo: spalancando “Azienda è passare probabile una sia che alla non conduttrice lo abbiano sia volte dimenticare questo questa “primo squallida ori-<br />

in un’ampia espansione panoramica seleziona, sulle propria per nemmeno ai concorrenti. letto Di e più, che, per nel farci caso ca- colloquio” gine mediatica. non Per tutti, c’è Luca Ar-<br />

ampiamento biancheria intima organico – che, in [a video, volte decideste pire il livello di di rispondere, squallore (o di vi cruat- nemmeno gentero; e pochi e si altri passa che si possono<br />

la assume ragione delle è posture “apertura che fanno nuova a tendadeltà?) una dell’ufficio giornata casting d’Inferno del direttamente contare sulle dita di alla una sola mano.<br />

sede” o simile], n ambosessi come quella che è capitata al tragedia, Non ritengo con sia inizio indenne da questo<br />

per ruoli di... [segue un elen- sottoscritto e a molti altri che alle baratro otto di di mattina volgarità l’editore di<br />

co variegato di mansioni, che hanno scelto Internet per espri- di tanto una spettacolo. giornata<br />

possono comprendere “gestione mere la propria frustrazione e qualsiasi. Vorrei chiedergli – se mai fosse per-<br />

clienti”, “relazioni pubbliche”, mettere in guardia i loro col- A sona quell’ora abituata a arri- rispondere alle do-<br />

“magazzino” e “segreteria”]. leghi disoccupati da simili anvatemande – all’ufficio se sarebbe contento di far<br />

Anche prima esperienza, posnunci ingannevoli.<br />

col assistere vostro i suoi com- figli adolescenti, o i<br />

sibilità di formazione e crescita Cosa accadrebbe se decideste pleto suoi nipoti, migliore, a una porcheria simile.<br />

professionale. Contratto a tem- di tentare il colloquio? In molti ansiosi Ma forse di conosco fare la risposta, diretpo<br />

indeterminato.” Incuriositi, casi, questo sarebbe brevissimo: bella tamente figura, ispirata e dal siete dio accolti denaro. da<br />

rispondete all’annuncio invian- un omino lampadato e incra- una Mi sono musica sempre assordante. ribellato a ogni Audo<br />

il vostro curriculum e in un vattato, sempre sotto i trent’anmentando forma di censura, il vostro come sgomento, espressione<br />

tempo brevissimo (di solito infeni e con l’aria di uno che gua- lo della stesso più omino proterva del volontà primo collo- di anriore<br />

alle 48 ore) un rappresendagna bene, troverà qualcosa quionientare, (se c’è nella stato) gente, vi il guida senso pro- e la<br />

tante dell’azienda in questione di molto speciale in voi e nel prio capacità in direzione di critica. Ma del devo fracasso, dire<br />

vi telefona per fissare un collo- vostro curriculum e vi propor- fino a una stanzetta dove deci-<br />

che, di fronte a questo osanna alla<br />

volgarità, comincio a capire quella<br />

striscia di carta bianca, incollata, ai<br />

tempi della mia adolescenza, sui<br />

manifesti e le locandine dei film e<br />

degli spettacoli più “sconvenienti”,<br />

che prescriveva «V.M. di 16 anni».<br />

Forse, adesso, sul cartellone del<br />

ne Grande di ragazze Fratello si e dovrebbe ragazzi ballano scrivere<br />

e «V.M. urlano di 99 frasi anni»… sconclusionate al<br />

ritmo Per continuare dell’house con più il scadente. giro di volga- La<br />

scena rità e stupidità è surreale: sui media una discoteca di oggi, vi<br />

dalle rimando pareti all’ultima bianche pubblicità tappezzate di<br />

di Marc frasi Jacobs. motivazionali Ma tenetevi e forte, principi eh!<br />

Segue a pag. 2<br />

Via Leida, 8 37135 - <strong>Verona</strong> Tel. 045 82 13 434<br />

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2 Società<br />

Segue dalla prima<br />

riassumibili in “spremi il cliente<br />

più che puoi”, piena fino all’orlo<br />

di giovani in abito da lavoro<br />

con l’aria di chi non è completamente<br />

presente in questo<br />

mondo. A questo punto, cominciate<br />

ad avere paura.<br />

Tuttavia, prima che l’istinto di<br />

fuggire si inneschi, qualcuno<br />

vi prende sottobraccio e, sempre<br />

urlando, vi presenta alcune<br />

altre persone: saranno i vostri<br />

“compagni di squadra” per<br />

oggi. Chi vi ha accolto è il vostro<br />

“caposquadra”. Non volete<br />

fare brutta figura di fronte a<br />

degli estranei, quindi sorridete,<br />

vi presentate e andate a fare<br />

colazione assieme a costoro; poi<br />

vi fanno salire su una macchina<br />

e via, si parte. «Andiamo a x»,<br />

vi dice il caposquadra, dove x<br />

è un posto qualsiasi a quaranta<br />

chilometri dall’ufficio. Ormai<br />

siete in trappola.<br />

Durante il viaggio fate conoscenza<br />

coi vostri compagni<br />

di squadra: sono tutti giovani<br />

diplomati, nessun laureato,<br />

vestiti bene e abbronzati (ma<br />

non quanto il caposquadra).<br />

Si comportano come se foste<br />

amici, anche se non vi siete mai<br />

visti prima. Fra una battuta e<br />

l’altra si parla anche del lavoro:<br />

«Noi lavoriamo con le imprese»<br />

spiega il capo. «Devi convincere<br />

baristi, ortolani, avvocati,<br />

amministratori di condominio,<br />

[l’elenco delle categorie prosegue],<br />

a sottoscrivere contratti<br />

per l’energia elettrica con il<br />

distributore n. Presentati come<br />

uno venuto a controllare se<br />

hanno ricevuto la bolletta “aggiornata”:<br />

se dicono di sì vuol<br />

dire che è già passato uno dei<br />

nostri, altrimenti fagli firmare<br />

l’aggiornamento, che in realtà<br />

è un contratto nuovo. Quando<br />

chiudi un contratto,<br />

se riesci,<br />

cerca di rifilargli<br />

anche il telefono...»<br />

«Un momento»<br />

potreste obiettare<br />

«io ero<br />

venuta per un<br />

posto da segretaria/addetta<br />

alle relazioni<br />

pubbliche/<br />

magazziniera,<br />

non per fare la<br />

venditrice porta<br />

a porta! Che<br />

storia è questa?» Se lo dite ad<br />

alta voce, i vostri nuovi amici<br />

vi abbandoneranno per strada;<br />

sì, avete capito bene, vi lasceranno<br />

a piedi a quaranta chilometri<br />

dalla vostra auto. Come<br />

tornate indietro sono affaracci<br />

vostri: loro non hanno tempo<br />

da perdere.<br />

Altrimenti, la vostra “giornata<br />

di prova in azienda” consisterà<br />

nello scarpinare per otto<br />

ore entrando in ogni negoziet-<br />

to della zona in cui vi trovate,<br />

ripetendo la manfrina che vi è<br />

stata insegnata e sopportando<br />

gli sguardi infastiditi (e spesso<br />

anche la maleducazione) dei<br />

titolari e degli eventuali clienti<br />

in quel momento presenti.<br />

Nessuno ama gli scocciatori e<br />

questo è esattamente ciò che<br />

ci si aspetta voi diventiate. Assisterete<br />

anche a “proposte”<br />

ai limiti della legalità, come<br />

quando un vostro collega ingannerà<br />

un povero ingenuo<br />

convincendolo a “firmare qui<br />

per non pagare più il canone<br />

Telecom” (è solo parzialmente<br />

vero: in realtà sta sottoscrivendo<br />

un nuovo contratto con una<br />

nuova compagnia) o quando un<br />

altro fingerà di essere venuto a<br />

staccare la corrente a un negozio<br />

se il titolare non firmerà il<br />

nuovo contratto (ma un rappresentante<br />

di commercio non<br />

ha l’autorità per fare questo).<br />

Durante il pomeriggio, poi, vi<br />

insegneranno i “trucchi” del<br />

mestiere (miranti a distogliere<br />

l’attenzione dei potenziali clienti<br />

da ciò che stanno facendo) e<br />

vi spiegheranno che loro non<br />

sono “venditori”, parola molto<br />

brutta da non ripetere mai, ma<br />

“promoter”. Quando toccherà<br />

a voi proporre un contratto, chi<br />

vi era accanto vi loderà non appena<br />

finito e ripeterà le lodi di<br />

fronte agli altri, una volta pronti<br />

a tornare indietro.<br />

Si arriva in ufficio intorno alle<br />

sei e mezza. Il terrore si risveglia<br />

in voi quando vi rendete<br />

conto che vi stanno portando<br />

di nuovo nella stanza della musica.<br />

Segue un’ora di “debriefing”,<br />

ovvero di urla, allegria<br />

forzata, celebrazione rituale dei<br />

contratti portati a casa e saluti.<br />

Facendo i conti, sono quasi do-<br />

dici ore di lavoro in un giorno.<br />

Se siete fortunati, comunque,<br />

questa parte vi sarà risparmiata<br />

e passerete direttamente alla<br />

compilazione di un test che riguarda<br />

quello che avete imparato<br />

nel corso dell’esperienza.<br />

Le domande sembrano tutte<br />

molto facili, come se in qualche<br />

modo i vostri compagni di<br />

squadra vi avessero suggerito le<br />

risposte mentre vi spiegavano<br />

in cosa consiste il lavoro. L’ultimo<br />

quesito vi chiede qual è<br />

la retribuzione che considerate<br />

adeguata.<br />

Dopo aver finito di scrivere,<br />

l’omino abbronzato del primo<br />

colloquio porterà il vostro test<br />

al Manager, nascosto dietro la<br />

Giugno 2011<br />

porta del suo ufficio. Passerà<br />

una decina di minuti, dopodiché<br />

sarete convocati alla Sua<br />

presenza. È una persona un<br />

po’ più anziana degli altri che<br />

avete visto finora, ma sempre<br />

giovane. Vi stringerà la mano e<br />

parlerà con voi di ciò che avete<br />

scritto, lodando l’esattezza delle<br />

risposte e raccontandovi fatti<br />

della sua vita privata, comprese<br />

coincidenze bizzarre come la<br />

sua intenzione di dare al figlio<br />

che sta per nascergli proprio il<br />

vostro nome. Quindi, vi spiegherà<br />

le condizioni contrattuali.<br />

La filosofia aziendale è “caro<br />

lavoratore, a noi non devi costare<br />

nulla”, ma lui la spiegherà<br />

in modo più allettante, usando<br />

frasi quali “cerchiamo persone<br />

ambiziose” e “questo è un lavoro<br />

che tutti possono fare, ma<br />

pochi possono fare bene”. In<br />

sostanza la retribuzione è del<br />

tutto provvigionale, senza alcun<br />

fisso né rimborso spese: se<br />

vi ammalate non guadagnerete<br />

nulla fino a quando non tornerete<br />

a lavorare e se avete una<br />

brutta giornata, o una serie di<br />

brutte giornate, sono affari vostri.<br />

Nonostante questo, vi dirà<br />

lui, molti dei ragazzi che avete<br />

visto guadagnano una cifra<br />

pari o superiore a quella che<br />

avete indicato come “minimo<br />

accettabile” alla fine del test.<br />

Quello che non vi dice, naturalmente,<br />

è che siccome nel caso<br />

non riusciate a vendere l’azienda<br />

non ci perde comunque nulla<br />

(mica vi paga, no?), nessuno<br />

è interessato ad aiutarvi, anche<br />

perché tutti sono impegnati a<br />

portare a casa la loro pagnotta:<br />

le promesse di “crescita” e “formazione<br />

professionale” sono<br />

fasulle. L’unica possibilità di<br />

carriera è diventare Manager,<br />

il che significa semplicemente<br />

doversi arrangiare su scala più<br />

ampia (dal momento che nemmeno<br />

il Manager ha una retribuzione<br />

fissa).<br />

A questo punto, la scelta è vostra:<br />

potete accettare un lavoro<br />

privo di qualunque garanzia,<br />

che richiede spregiudicatezza<br />

e voglia di guadagnare a spese<br />

del prossimo, o tornare a fare i<br />

disoccupati in una società che<br />

vi biasima perché, secondo lei,<br />

non avete voglia di lavorare.<br />

Non suona come una vera scelta,<br />

dite? Sono le vostre orecchie<br />

a essere sbagliate. (ern. pav.)


La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione<br />

di Federico Martinelli<br />

Si conclude il 19 giugno la prestigiosa mostra d’arte del Clark Institute<br />

A Milano i capolavori dell’Impressionismo<br />

Ancora pochi giorni per ammirare<br />

le opere della collezione<br />

Sterling&Francine Clark Art<br />

Institute, tra le poche istituzioni<br />

nata con intento museale ma<br />

anche con vocazione di ricerca<br />

e formazione superiore delle<br />

arti visive. A raccogliere tra il<br />

1910 e il 1950 la maggior parte<br />

delle opere che comprendono<br />

la collezione fu Robert Sterling<br />

Clark, uno degli eredi del patrimonio<br />

delle macchine da cucire<br />

Singer, ingegnere con la passione<br />

per i viaggi e i cavalli. Clark<br />

non si occupa dell’attività di famiglia<br />

ma si trasferisce a Parigi<br />

per sfuggire al controllo paterno<br />

e per organizzare spedizioni che<br />

la sua eredità gli consentono.<br />

Nella capitale francese conosce<br />

la moglie Francine, attrice diplomata<br />

al conservatorio, con la<br />

Corot, Bagnanti delle isole<br />

Giugno 2011<br />

quale inizia ad arredare la sua<br />

casa con particolare attenzione<br />

allo spazio per i quadri secondo<br />

il gusto che la sua famiglia<br />

gli aveva impartito. Nel 1955,<br />

dopo aver esposto solamente<br />

una collezione di argenti, accetta<br />

di rendere pubblica l’esposizione<br />

delle opere tramite un<br />

museo che affianca agli antichi<br />

maestri come Piero della Francesca,<br />

Perugino e Mantegna<br />

le opere dell’impressionismo<br />

francese da Manet a Bonnard.<br />

Lungo il percorso, accanto ai<br />

più noti impressionisti, si possono<br />

ammirare alcune vedute<br />

di Camille Corot in cui spicca<br />

Bagnanti delle isole Borromee, tela<br />

realizzata all’età di settant’anni<br />

e ispirata, in visione onirica,<br />

ai paesaggi del Lago Maggiore<br />

che il pittore aveva visitato<br />

vent’anni prima durante<br />

un viaggio in Italia. Non<br />

solo Monet, Morisot, Degas<br />

ma anche importanti<br />

opere di Millet e Rousseau<br />

che testimoniano sulla tela<br />

la vita nei campi e il lavoro<br />

di tutti i giorni. Il percorso<br />

espositivo -ben allestito- è<br />

articolato in dieci sezioni:<br />

Impressione, Luce, Natura,<br />

Mare, Città e Campagna,<br />

Viaggi, Corpo, Volti,<br />

Società e Piaceri. Si passa<br />

dai soavi e delicati paesaggi<br />

di Pissaro e Sisley,<br />

ai numerosi ritratti di Renoir,<br />

dai balli di Degas e<br />

Lautrec agli assorti colori<br />

di Monet, fino all’opera<br />

dei post-impressionisti<br />

Bonnard e Gauguin. La mostra<br />

è curata da Richard Rand<br />

con la consulenza scientifica di<br />

Stefano Zuffi. Il catalogo ben<br />

arricchito di contenuti storici e<br />

descrittivi è opera di Skira.<br />

Qui sopra Vaso di Rose di Manet<br />

In alto: Incantatore di serpenti (Geròme)<br />

Informazioni<br />

Arte<br />

L’esposizione, dopo la tappa<br />

di Milano, proseguirà in<br />

Francia al Musée des Impressionnismes<br />

di Giverny,<br />

in Spagna alla CaixaForum<br />

di Barcelona per poi spostarsi<br />

in numerose città del mondo.<br />

Sotto l’Alto Patronato del<br />

Presidente della Repubblica,<br />

-organizzato dallo Sterling<br />

and Francine Clark Art Institute<br />

con Palazzo Reale e Arthemisia-<br />

l’evento è promosso<br />

dall’Assessorato alla Cultura<br />

del Comune di Milano ed è<br />

arricchito dal patrocinio del<br />

Ministero degli Affari Esteri,<br />

del Ministero per i Beni e le<br />

Attività Culturali, del Consolato<br />

Generale degli Stati Uniti<br />

di Milano e della Camera<br />

di Commercio Americana in<br />

Italia.<br />

3


4 Musica<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Francesco Fontana<br />

Anche per i mesi di giugno e luglio<br />

interessanti appuntamenti<br />

con Eventi <strong>Verona</strong>. Giovedì 23<br />

giugno arrivano al Teatro Romano<br />

i Pooh, che saranno sul<br />

palco per l’anteprima assoluta<br />

del loro tour estivo. La band,<br />

nella nuova formazione composta<br />

ora da sei elementi, proporrà<br />

i classici del repertorio oltre<br />

ai pezzi dell’ultimo disco intitolato<br />

“Dove comincia il sole”.<br />

La settimana successiva, mercoledì<br />

29 giugno, sempre al<br />

Teatro Romano si potrà assistere<br />

allo spettacolo di Antonella<br />

Ruggiero. Lo show che andrà<br />

in scena si prospetta molto particolare<br />

e suggestivo. La cantante,<br />

che aveva pubblicato lo<br />

scorso anno un album live intitolato<br />

“Contemporanea Tango”,<br />

interpretato con il gruppo<br />

Hyperion Ensemble, una formazione<br />

composta da Josè Luis<br />

Betancor - bandoneon, Valerio<br />

Giannarelli - violino, Bruno<br />

Fiorentini - flauto, Guido Bot-<br />

taro – pianoforte, si presenterà<br />

sul palco proprio con i brani<br />

dell’ultimo disco. L’incontro<br />

tra la voce dell’ex cantante dei<br />

Matia Bazar e le sonorità tipi-<br />

che del Tango rappresentano<br />

un grandissimo punto di forza<br />

per lo spettacolo. Per i balletti<br />

saranno presenti sulla scena i<br />

ballerini Patricia Carrazco e<br />

Pablo Linares.<br />

Tutt’altro genere di show ci<br />

aspetta al Castello Scaligero<br />

di Villafranca per la sera del 5<br />

luglio. Torna in Italia infatti il<br />

gruppo progressive Metal dei<br />

Dream Theater. Sul palco si<br />

potranno apprezzare anche i<br />

pezzi dell’ultimo album uscito<br />

proprio nel mese di giugno, il<br />

primo senza Mike Portnoy. Di<br />

spalla alla band ci saranno sulla<br />

scena anche Gamma Ray e<br />

Anathema.<br />

Giugno 2011<br />

Al Teatro Romano attesi i Pooh e Antonella Ruggiero, a Villafranca i Dream Theather<br />

Comincia l’estate di Eventi <strong>Verona</strong><br />

In alto a sinistra i Pooh rimasti in tre<br />

a destra la locandina dello show<br />

di Antonella Ruggiero I Dream Theater con il nuovo batterista Mike Mangini (il primo da sinistra)<br />

è on-line il nuovo sito di <strong>Verona</strong> è<br />

www.quintaparete.it


Giugno 2011<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Stefano Campostrini<br />

Gli appuntamenti per gli amanti del genere e non solo<br />

<strong>Verona</strong> è Jazz: in dettaglio<br />

What is jazz?<br />

Man, if you gotta ask<br />

you’ll never know<br />

Louis Armstrong<br />

Anche quest’estate la città si<br />

apre agli amanti del jazz, nelle<br />

sue diverse varianti, con il festival<br />

ad esso dedicato. All’interno<br />

del programma dell’Estate<br />

Teatrale Veronese, torna infatti<br />

dal 29 giugno al 4 luglio l’appassionante<br />

ciclo di serate con<br />

grandi esponenti della scena<br />

musicale tra le più raffinate ed<br />

emozionanti. Il Teatro Romano<br />

farà da scena ai tre iniziali<br />

appuntamenti, a cominciare<br />

dall’attesissima Antonella Ruggiero<br />

e la sua splendida voce.<br />

Sarà accompagnata dall’Hyperion<br />

Ensemble, un’orchestra<br />

fondata nel 1991 a La Spezia<br />

e specializzata in musica classica<br />

contemporanea. Insieme<br />

proporranno “Contemporanea<br />

Tango”, le musiche della tradizione<br />

latina rivisitate in chiave<br />

moderna, secondo una scaletta<br />

già collaudata derivante dall’album<br />

live omonimo della Ruggiero,<br />

registrato la scorsa estate<br />

in un parco di Roma.<br />

Il 30 giugno doppia esibizione:<br />

nell’ordine saliranno sul<br />

palco Eddie Palmieri con il suo<br />

quartetto e la Gianluca Petrella<br />

Cosmic Band. Due generazioni<br />

di jazzisti per due spettacoli<br />

di grande intensità. Nato nel<br />

1936 in quella New York fortemente<br />

connotata di cultura<br />

latina, Eddie Palmieri è stato<br />

per cinquant’anni suonatore e<br />

direttore d’orchestra di salsa.<br />

Appassionato percussionista in<br />

giovane età, ha poi puntato sul<br />

pianoforte, strumento col quale<br />

si esibisce con grande innovazione<br />

e creatività, avendogli<br />

permesso, tra l’altro, di vincere<br />

9 Grammy Awards nella sua<br />

carriera.<br />

Gianluca Petrella porterà a <strong>Verona</strong><br />

il suo talento e la fusione<br />

di generi. Con la sua Cosmic<br />

Band spazia da solismo e improvvisazione<br />

alla Frank Zappa<br />

alla composizione di sezioni<br />

musicali ben definite, come<br />

fece il grande Duke Ellington.<br />

Nella terza serata al Teatro Romano,<br />

il 1° luglio sempre alle<br />

21, sarà la volta di altri importanti<br />

personaggi di livello internazionale.<br />

Prima il duo Archie<br />

Shepp/Richard Davis e a<br />

seguire David Murray Octet. I<br />

primi due sono sicuramente<br />

parte della<br />

storia del jazz: il primo,<br />

grande sassofonista<br />

ha suonato, tra<br />

gli altri, con Cecil<br />

Taylor e John Coltrane,<br />

diventando<br />

esponente di quel<br />

jazz d’avanguardia<br />

degli anni ‘60 e ‘70.<br />

Noto per le sue posizioni<br />

afrocentriche, per molti<br />

anni è stato anche insegnante<br />

di musica nelle università americane.<br />

Al suo fianco troveremo<br />

il bassista Davis, versatile<br />

musicista sia nel jazz che nella<br />

musica classica. Ha creato una<br />

fondazione per giovani bassisti<br />

di talento, ed è stato insignito<br />

di numerosi premi e riconoscimenti<br />

per il suo impegno sociale,<br />

sia come appassionato insegnante<br />

che come sostenitore<br />

Musica<br />

5<br />

della lotta al razzismo.<br />

A chiudere la serata sarà appunto<br />

la band di David Murray,<br />

che comprende diversi violini,<br />

viole e violoncelli, per un<br />

suono caratterizzato da origini<br />

latino americane sicuramente<br />

entusiasmanti. È uno dei numerosi<br />

gruppi musicali che ha<br />

fondato nella sua carriera, spaziando<br />

dal free jazz al bebop,<br />

dalla world music al gospel.<br />

Un artista dalle innumerevoli<br />

collaborazioni e dalla grande<br />

produzione. Anch’egli pluripremiato<br />

e impegnato nel sociale,<br />

è una garanzia per chi lo andrà<br />

ad ascoltare, rivelando il suo<br />

grande passato e il suo sempre<br />

promettente futuro.<br />

Dall’affascinante cornice del<br />

Teatro Romano a quella, se<br />

possibile, ancora più mozzafiato<br />

dell’Arena, il 4 luglio. Toccherà<br />

a Ricky Martin concludere<br />

il festival, interpretando<br />

i brani del suo ultimo album<br />

“Musica, alma, sexo”, uscito lo<br />

scorso anno e quelli più celebri<br />

del suo repertorio, caratterizzato<br />

dal pop latino che lo ha reso<br />

famoso nel mondo.<br />

Qui sopra, a sinistra, Eddie Palmieri, a destra la Gianluca Petrella Cosmic Band, con il trombonista in primo piano; a centro pagina David Murray e in alto Ricky Martin


6 Musica<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Francesco Fontana<br />

Capossela torna sulla scena con il doppio album “Marinai, profeti e balene”<br />

In viaggio con Vinicio Capossela<br />

Il talento è la capacità di<br />

imparare. Il genio è<br />

la capacità di evolversi<br />

Arnold Schoenberg<br />

Quella raccontata da Vinicio<br />

Capossela nel suo ultimo disco<br />

“Marinai, profeti e balene”<br />

è una vera e propria storia di<br />

mare in musica. Si narra infatti<br />

di marinai e profezie, di onde e<br />

di sfide lanciate dall’uomo verso<br />

gli abissi, verso le sue insidie<br />

e le sue paurose creature, in primis<br />

la maestosa Balena Bianca.<br />

A tre anni da “Da Solo” arriva<br />

dunque questo doppio disco,<br />

dalle ambizioni senz’altro superiori<br />

ai precedenti. Un vero e<br />

proprio “concept album” con il<br />

quale l’artista di origine irpina<br />

celebra i vent’anni di carriera<br />

toccando, almeno per il momento,<br />

la sua vetta artistica.<br />

Capossela aveva esordito sulla<br />

scena musicale italiana nel lontano<br />

1990 con il primo disco intitolato<br />

“All’una e trentacinque<br />

circa”, con il quale aveva vinto<br />

la “Targa Tenco”. Da quel<br />

momento una serie di succes-<br />

si come “Il ballo di San Vito”<br />

del 1996 (uno dei migliori) e lo<br />

strepitoso “Ovunque proteggi”<br />

(2006).<br />

Con “Marinai, profeti e balene”<br />

il cantautore ha però superato<br />

sé stesso, realizzando<br />

un’opera mastodontica, ricchissima<br />

sia nelle sonorità, mai<br />

così varie, che nella ricerca, per<br />

quanto riguarda i testi, di colti<br />

riferimenti tratti dalla letteratura<br />

classica e mitologica. Le<br />

registrazioni stesse, per facilitare<br />

quella sorta di immersione<br />

totale nella materia narrata,<br />

sono state effettuate tra i luoghi<br />

di mare di Ischia e Creta, per<br />

essere poi concluse negli studi<br />

di Milano e Berlino.<br />

Capossela ha suddiviso i 19<br />

Vinicio Capossela, ben immedesimato nei personaggi delle sue storie<br />

pezzi del progetto nei due dischi<br />

seguendo una precisa linea<br />

narrativa. Il primo è definito<br />

dallo stesso artista di argomento<br />

“Oceanico e Biblico” e contiene<br />

richiami letterari come,<br />

tra gli altri, quello a Moby Dick<br />

di Herman Melville, a Lord Jim<br />

di Joseph Conrad e persino al<br />

Libro di Giobbe<br />

dell’antico Testamento<br />

nel pezzo<br />

Job.<br />

Il secondo è invece<br />

“Omerico e<br />

Mediterraneo” e<br />

ha carattere mitologico,<br />

con la<br />

figura di Ulisse<br />

e del suo viaggio<br />

quale ispirazione<br />

centrale. Da<br />

qui pezzi come<br />

Vinocolo, in riferimento<br />

al Ciclope,<br />

Calipso, Dimmi<br />

Tiresia e il bellissimo<br />

e conclusivo<br />

Le sirene.<br />

Anche per quanto riguarda le<br />

voci e gli strumenti musicali<br />

utilizzati il valore dell’album è<br />

smisurato. Per creare al meglio<br />

le atmosfere Capossela e la sua<br />

“ciurma” si sono serviti di strumenti<br />

antichi e tipici come, per<br />

citarne solo alcuni, le Ondes<br />

Martenot, l’arpa e le percussioni<br />

indonesiane. Ad arricchire il<br />

tutto ci sono cori sia maschili<br />

che femminili, oltre alla partecipazione<br />

di<br />

cantanti solisti<br />

come Psaradonis,<br />

icona<br />

della musica<br />

cretese, e l’argentino<br />

Daniel<br />

Melingo.<br />

È un album<br />

da assaporare,<br />

come un vero<br />

lungo viaggio.<br />

Considerarlo<br />

un semplice<br />

disco è però<br />

davvero poco,<br />

sia dal punto<br />

di vista quantitativo<br />

che<br />

qu a l it a t i vo.<br />

Vinicio Capossela definisce<br />

infatti “Marinai, profeti e balene”,<br />

citando Dante, la sua<br />

“Marina Commedia”. In effetti<br />

si tratta di una vera opera<br />

dai grandi contenuti e capace,<br />

inoltre, di spaziare tra i generi<br />

musicali più differenti, sfuggendo<br />

a qualsiasi categoria o<br />

Giugno 2011<br />

etichettatura. È una colta metafora<br />

dell’esistenza dell’uomo:<br />

tra mari in tempesta e canti di<br />

sirene che ammaliano, sfide e<br />

pericoli, profezie e vittorie.<br />

Così parlò Eatwood<br />

Tempo di cambiamenti l’estate<br />

e, come insegna Eatwood,<br />

qualcuno è più precoce del solito.<br />

Due mani sulla tastiera,<br />

rumore di sottofondo insopportabile,<br />

un odore pregno<br />

che invade la stanza… non<br />

ci riesco, come posso continuare<br />

a scrivere? Il ragazzino<br />

invecchiato, vestito di marca,<br />

con fastidiosa ironia rinnega<br />

il mio ruolo, non ragionando<br />

che anche lui, con il suo atteggiamento<br />

perde di credibilità<br />

e prestigio; uno scempio<br />

dell’intelletto, ecco come mi<br />

appare in questo momento. E<br />

gira Eatwood che vuole cambiare<br />

e...cambia. Ma non il<br />

vestito, da oltre una settimana<br />

sempre uguale. Con una camicia<br />

con il taschino che arriva<br />

all’inguine, insegue malcapitate<br />

donzelle per offrire<br />

un caffè, scrollandosi di dosso<br />

una timidezza difensiva e strategica<br />

che l’aveva caratterizzato<br />

per oltre tre anni. Sono<br />

sconvolto, mollo le dita (almeno<br />

6) dalla tastiera e mi godo<br />

la scena passandomi la mano<br />

sulla guancia e sulla barbetta<br />

incolta da liceale. Divertito<br />

giocherello con i riccioli dei<br />

capelli e rifletto. Mi strappo<br />

per sbaglio un capello, un leggero<br />

urlo di dolore e torno alla<br />

realtà. Ma il malaugurato avvicinarsi<br />

della stagione estiva<br />

mi fa crollare un’altra certezza:<br />

anche il pesante e rotondo<br />

fotografo appare diverso dal<br />

solito. Lo trovo spalmare salsine<br />

alla panna da una ciotola<br />

comune in un putrido bar della<br />

zona, alla faccia dell’igiene<br />

e dei 40 gradi. D’altra parte,<br />

scopro solo qualche ora più<br />

tardi, è presidente nazionale<br />

del club Botulino e Mononucleosi.<br />

Vergogna.


Giugno 2011<br />

Verso l’infinito e oltre<br />

di Francesco Fontana<br />

“Complici” è il primo album di inediti del duo contrabbasso - voce Spinetti Magoni<br />

La musica “a nudo”<br />

Dopo alcuni anni dedicati, con<br />

grande successo, alla rivisitazione<br />

dei grandi pezzi d’autore,<br />

il duo contrabbasso e voce composto<br />

da Ferruccio Spinetti e<br />

Petra Magoni pubblica “Complici”,<br />

il primo album costituito<br />

quasi completamente da pezzi<br />

inediti. Il fortunato incontro<br />

artistico tra i due musicisti era<br />

avvenuto nel 2003, dando il via<br />

a quel suggestivo progetto che<br />

ha preso il nome di “Musica<br />

nuda”, caratterizzato da una<br />

struttura musicale assolutamente<br />

essenziale: il contrabbasso<br />

di Spinetti, ex componente<br />

degli Avion Travel, e la stupenda<br />

voce di Petra Magoni. Il<br />

primo album intitolato proprio<br />

“Musica nuda” aveva ottenuto<br />

da subito ampio riscontro di<br />

pubblico e, soprattutto, di critica.<br />

Così seguirono una serie<br />

di performance live, principal-<br />

mente tra Italia e Francia, e<br />

altri due dischi: “Musica nuda<br />

2”, un doppio album del 2006<br />

con il quale vincono il “Premio<br />

Tenco” per la categoria Interpreti,<br />

e “Musica nuda 55/21”<br />

del 2008, un mix di pezzi inediti,<br />

una minoranza, e cover di<br />

grandissimo livello.<br />

Con l’ultimo album “Complici”<br />

si può senz’altro dire che sia<br />

avvenuto il vero salto di qualità<br />

per il duo. Il titolo stesso del<br />

disco rende l’idea della sintonia<br />

che negli anni di collaborazione<br />

si sia sviluppata tra Petra<br />

Magoni e Ferruccio Spinetti.<br />

Proprio a proposito del nuovo<br />

progetto discografico e del rapporto<br />

con il collega musicista la<br />

cantante afferma in un intervista<br />

rilasciata alla rivista Jam:<br />

“Abbiamo scelto come titolo<br />

“Complici” perché è una parola<br />

che ci rappresenta. Il testo<br />

del brano che<br />

dà il nome al cd<br />

parla d’amore;<br />

noi, in realtà,<br />

siamo una coppia<br />

artistica e<br />

basta, ma siamo<br />

legati da un forte<br />

feeling e un<br />

percorso di vita<br />

in comune”.<br />

L’album è compostonell’insieme<br />

da 14 pezzi,<br />

dei quali tre<br />

sono cover: Mirza,<br />

di Nini Ferrer,<br />

Mon Amour,<br />

di Henri Salvador<br />

e La felicità,<br />

di Lucio Dalla.<br />

Il resto del disco<br />

sono undici stupendi<br />

inediti,<br />

assolutamente<br />

vari e piacevolmente semplici.<br />

Hanno anche collaborato molti<br />

altri musicisti alla stesura dei<br />

nuovi brani: Vado giù è composta<br />

da Luigi Salerno, Una notte<br />

disperata è scritta da Pacifico,<br />

When I drink da Silvie Lewis<br />

e Rimando da Max Casacci dei<br />

Subsonica. L’impressione è che<br />

nessuno dei pezzi presenti sia<br />

stato inserito come riempitivo,<br />

ognuno possiede qualità autonoma.<br />

Il segreto del successo di questa<br />

formula “voice ‘n’ bass” appare<br />

da subito evidente. La scelta<br />

di lasciare uno spazio piuttosto<br />

ampio a silenzi e pause, rotte<br />

dalla voce impeccabile di Petra<br />

Magoni, rende il tutto assolutamente<br />

suggestivo, originale e<br />

di grande atmosfera. L’impasto<br />

dei suoni, essenziale e crudo<br />

ma mai banale, valorizza al<br />

massimo le qualità dei due artisti<br />

e la loro perfetta sintonia<br />

che, percorrendo la strada dei<br />

pezzi inediti, sembra ancor più<br />

evidente e consolidata.<br />

graphic designer<br />

art director<br />

fotografo camposte85@gmail.com<br />

346 0206480<br />

Stefano Campostrini<br />

Edito da<br />

<strong>Quinta</strong> <strong>Parete</strong><br />

Musica<br />

Via Vasco de Gama 13<br />

37024 Arbizzano di Negrar, <strong>Verona</strong><br />

Direttore responsabile<br />

Federico Martinelli<br />

Direttore editoriale<br />

Silvano Tommasoli<br />

Segreteria di redazione<br />

Daniele Adami<br />

Hanno collaborato<br />

Daniele Adami<br />

Paolo Antonelli<br />

Anna Chiara Bozza<br />

Stefano Campostrini<br />

Francesco Fontana<br />

Lorenzo Magnabosco<br />

Federico Martinelli<br />

Ernesto Pavan<br />

Alice Perini<br />

Silvano Tommasoli<br />

Giordana Vullo<br />

Realizzazione grafica<br />

Stefano Campostrini<br />

Autorizzazione del Tribunale di <strong>Verona</strong><br />

del 26 novembre 2008<br />

Registro stampa n° 1821<br />

7<br />

Sopra la copertina del disco,<br />

in basso a sinistra ritratto di coppia<br />

del duo musicale


8 Cinema<br />

Visto abbastanza?<br />

di Francesco Fontana<br />

Il regista riceve al Festival del Cinema di Cannes la Palma d’Oro alla Carriera<br />

Bertolucci premiato a Cannes<br />

L’arte del cinema consiste<br />

nell’approcciarsi alla verità<br />

degli uomini, non di raccontare<br />

delle storie sempre<br />

più sorprendenti<br />

Jean Renoir<br />

Un premio alla carriera per<br />

Bernardo Bertolucci. Proprio<br />

l’apertura dell’edizione del Festival<br />

del Cinema di Cannes<br />

2011 è stata riservata, oltre che<br />

alla presentazione della commedia<br />

sentimentale di Woody<br />

Allen Midnight in Paris, alla premiazione<br />

del regista emiliano,<br />

che ha ricevuto la prestigiosa<br />

Palma d’Oro alla carriera proprio<br />

dalle mani di Robert De<br />

Niro, presidente della giuria<br />

ma, soprattutto, “suo” attore in<br />

Novecento (1976).<br />

Bertolucci è uno dei registi più<br />

poliedrici della storia del cinema<br />

italiano: capace di indagare<br />

nei suoi film, con grandissima<br />

intelligenza e concretezza, il<br />

mondo della politica, dei problemi<br />

esistenziali, della sessualità<br />

e molto altro. Nato a Parma<br />

nel 1941, figlio del poeta Attilio<br />

Bertolucci, inizia giovanissimo<br />

a frequentare personaggi<br />

di spicco della cultura<br />

e del cinema italiano,<br />

avviandosi alla carriera<br />

cinematografica proprio<br />

come assistente di Pier<br />

Paolo Pasolini sul set di<br />

Accattone (1961). Il primo<br />

lungometraggio arriva<br />

l’anno successivo con La<br />

commare secca ma il successo<br />

mondiale è raggiunto<br />

esattamente dieci anni<br />

dopo con Ultimo Tango<br />

a Parigi (1972), film con<br />

protagonisti la compianta<br />

Maria Schneider e<br />

Marlon Brando, che cadde<br />

nelle trame della censura<br />

per le esplicite scene<br />

di sesso, venendo anche sequestrato<br />

per un lungo periodo.<br />

Nel 1976 arriva Novecento, con<br />

un cast d’eccezione che comprende,<br />

tra gli altri, Robert De<br />

Niro e Gerard Depardieu. Il<br />

film è strepitoso nel calarci, in<br />

modo piuttosto crudo, nella realtà<br />

delle lotte contadine nell’Emilia<br />

del periodo che intercorre<br />

tra i primi anni del Novecento e<br />

l’esplodere della Seconda Guerra<br />

Mondiale. Nel 1987 arriva<br />

quello che può essere considerato<br />

il momento più importante<br />

per il regista: Bertolucci vince<br />

ben nove premi Oscar con L’ultimo<br />

imperatore. Successivamente<br />

riceve nel 2007 a Venezia il prestigioso<br />

Leone d’Oro alla Carriera<br />

e con quest’ultimo premio<br />

a Cannes completa il quadro di<br />

una carriera, non di certo ancora<br />

conclusa, strepitosa.<br />

Bertolucci era già stato a Can-<br />

Giugno 2011<br />

nes in altre occasioni. Nel 1964<br />

con Prima della rivoluzione, poi<br />

con Novecento (1976) e con La<br />

tragedia di un uomo ridicolo nel<br />

1981, infine nel 1996 con Io<br />

ballo da sola. Il regista emiliano<br />

quest’anno non è tornato sulla<br />

Croisette però solo per ricevere<br />

il premio alla carriera. Nella<br />

categoria Classics è stata infatti<br />

proiettata la versione restaurata<br />

del suo film Il conformista (1970),<br />

presentato, tra gli altri, con<br />

prestigiose pellicole di registi<br />

italiani come L’assassino di Elio<br />

Petri e La macchina ammazzacattivi<br />

di Roberto Rossellini. Il film,<br />

adattamento cinematografico<br />

dell’omonimo romanzo di Alberto<br />

Moravia, tratta il tema<br />

della guerra, del fascismo e<br />

dell’antifascismo, con impeccabili<br />

interpreti Jean- Louis Trintignant<br />

e Stefania Sandrelli:<br />

una pellicola da riscoprire.


Giugno 2011<br />

<strong>Verona</strong> è<br />

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cell. 349 6171250<br />

9


10 Libri<br />

È la stampa, bellezza<br />

di Ernesto Pavan<br />

Era nato nel 1906, figlio di<br />

un dottore itinerante e di<br />

una donna affetta da tubercolosi.<br />

Vide la fine del mito<br />

della frontiera e le conseguenze<br />

del boom petrolifero.<br />

Fece molti lavori per guadagnarsi<br />

da vivere, fino a<br />

quando il successo del suo<br />

personaggio più celebre non<br />

gli diede fama e denaro. La<br />

fine arrivò per sua mano,<br />

l’11 giugno del 1936, dopo<br />

che la madre da lui tanto<br />

amata era caduta in coma<br />

irreversibile. Si chiamava<br />

Robert Ervin Howard e il<br />

suo nome è rimasto legato a<br />

quello del barbaro protagonista<br />

di soli diciassette degli<br />

oltre duecento racconti da<br />

lui scritti: Conan. Sì, proprio<br />

il Conan protagonista<br />

di due film, centinaia di fumetti,<br />

serie a cartoni animati e imitazioni<br />

letterarie: il guerriero<br />

venuto dalla nebbiosa Cimmeria,<br />

destinato a diventare re e a<br />

purificare la civiltà decadente<br />

col fuoco della sua barbarie.<br />

Stranamente, Howard si stancò<br />

in fretta di lui e della fantasy in<br />

generale, ma i racconti sul Cimmero<br />

sono le sue opere migliori,<br />

colme di una forza immaginifica<br />

ineguagliata nella letteratura<br />

successiva. Il Conan di Howard<br />

è un uomo brutale, ma onesto,<br />

semplice, ma astuto, che non si<br />

cura di nessuno al di fuori della<br />

sua cerchia. Nelle sue avventure<br />

è di volta in volta ladro, pirata,<br />

soldato e razziatore, nonché<br />

sempre ubriacone: molto diverso<br />

da certe sue rappresentazioni<br />

successive, rivolte a un pubblico<br />

che si pensava troppo impressionabile<br />

per i contenuti delle<br />

storie originali di Howard. L’heroic<br />

fantasy, il genere letterario a<br />

cui appartengono i racconti su<br />

Conan, è definito dalle figure<br />

dei protagonisti, che nel caso si<br />

Howard assumono sfumature<br />

nietzchiane: uomini che agiscono<br />

esclusivamente in base<br />

a una propria morale, senza<br />

riconoscerne altre, con grandi<br />

ambizioni che a volte riescono a<br />

coronare (tanto Conan quanto<br />

l’altro barbaro nato dalla pen-<br />

na di Howard, Kull, diventano<br />

Re di una nazione).<br />

Howard non fu solamente autore<br />

di fantasy. Il suo talento di<br />

autore poliedrico, incapace di<br />

limitarsi a un solo genere, lo<br />

portò a scrivere racconti western,<br />

storie di pugili, horror e<br />

gialli. Eppure, sebbene queste<br />

opere dimostrino senza ombra<br />

di dubbio la sua abilità, è<br />

nei racconti fantastici che Howard<br />

si esprime al meglio. La<br />

sua scrittura, pur se qualche<br />

volta ingenua, è priva<br />

di ogni orpello e va<br />

direttamente al punto<br />

senza impelagarsi in<br />

giri di parole o metafore<br />

inutili. Per quanto<br />

riguarda i contenuti, è<br />

evidente che non può<br />

esserci alcuna morale<br />

nelle opere dell’autore:<br />

solo un evidente e<br />

fortissimo disprezzo<br />

per certe convenzioni<br />

sociali, unito a un razzismo<br />

per nulla celato<br />

(ma bisogna ricordare<br />

che l’autore scriveva fra<br />

gli anni Venti e gli anni<br />

Trenta, l’epoca della<br />

segregazione razziale<br />

negli USA). Questo non<br />

può essere visto come<br />

un difetto, a meno che<br />

non si appartenga a<br />

quel genere di lettori che giudicano<br />

ogni opera secondo i criteri<br />

della literary fiction e disprezzano<br />

l’immaginazione pura e<br />

semplice.<br />

Conan è senza dubbio il più famoso<br />

fra i personaggi nati dalla<br />

penna di Howard, ma non l’unico<br />

degno di nota. Il già citato<br />

Kull è in un certo senso il suo<br />

antenato: anche lui barbaro,<br />

anche lui usurpatore di un trono,<br />

è addirittura più primitivo<br />

e sanguigno del Cimmero, al<br />

Giugno 2011<br />

Settantacinque anni fa moriva il padre del leggendario Conan<br />

Il barbaro del Texas: Robert E. Howard<br />

punto che non incontrò il<br />

favore del pubblico a causa<br />

dei suoi eccessi (memorabile<br />

la distruzione a colpi d’ascia<br />

delle tavole della legge, in<br />

“Questa ascia è il mio scettro!”).<br />

Totalmente opposto a<br />

entrambi è Solomon Kane,<br />

il puritano vagabondo la cui<br />

missione (o maledizione) è<br />

affrontare il Male, spesso<br />

incarnato da stregoni dalla<br />

pelle scura, in ogni angolo<br />

della Terra. Kane è un giustiziere<br />

la cui morale e fede<br />

religiosa sono rigidissime,<br />

ma che in qualche modo<br />

ha in sé anche il seme della<br />

barbarie: nonostante cerchi<br />

di essere freddo e razionale<br />

nel pensiero e nell’azione,<br />

a guidarlo è spesso l’istinto<br />

ed è capace di esplosioni<br />

di ferocia che ricordano molto<br />

quelle degli altri protagonisti di<br />

Howard.<br />

Il barbaro del Texas scrisse<br />

anche racconti a sfondo storico,<br />

dove pure sono presenti<br />

elementi fantastici: è il caso del<br />

“ciclo celta”, una serie di racconti<br />

ambientati nelle isole britanniche<br />

prima e molto dopo<br />

la conquista romana, pervasi<br />

da un tono crepuscolare unico<br />

nella produzione dell’autore.<br />

Raccontano la morte di un<br />

mondo antico e dei suoi<br />

Dei, un’epoca che Howard<br />

rimpiangeva per<br />

la sua onestà e semplicità:<br />

le stesse virtù che<br />

attribuì ai suoi eroi. Ma<br />

sono anche storie in cui<br />

l’orrore del passato si<br />

mescola al rimpianto,<br />

come a dire che non<br />

sempre la nostalgia è<br />

fondata su basi concrete<br />

e che certe cose è meglio<br />

lasciarle sepolte.<br />

Nell’epoca della fantasy<br />

zuccherosa e dei romanzi-fotocopia<br />

da un<br />

centesimo al chilo, riscoprire<br />

Howard significa<br />

ritrovare le vere radici<br />

di un genere troppo<br />

spesso sottovalutato. E<br />

chissà, magari dargli<br />

una nuova svolta.


Giugno 2011<br />

È la stampa, bellezza<br />

di Ernesto Pavan<br />

La riscoperta: La guerra nel medioevo di Philippe Contamine<br />

Il Medioevo che non si studia a scuola<br />

Per la maggior parte di noi il<br />

Medioevo non è che un susseguirsi<br />

di sovrani, Papi, eresie,<br />

editti e battaglie di cui si conoscono<br />

solo il nome e l’anno.<br />

Uno dei collanti fra tutti questi<br />

elementi, ossia l’aspetto militare<br />

della vita, non è minimamente<br />

approfondito nella scuola<br />

dell’obbligo, forse perché lo si<br />

ritiene superfluo o forse in ossequio<br />

a una certa tradizione<br />

che vede il compimento del pacifismo<br />

nella totale ignoranza<br />

dell’oggetto del suo disprezzo.<br />

Contamine dimostra quanto<br />

siano errate queste posizioni: la<br />

società medievale non può essere<br />

compresa senza comprendere<br />

prima la guerra e le sue istituzioni,<br />

così come determinati<br />

eventi di questo periodo storico<br />

(ad esempio la fine del feudalesimo)<br />

sono difficili da spiegares<br />

se non si conoscono i retroscena<br />

e i risvolti militari. La guerra nel<br />

medioevo, un classico della storia<br />

C’è un Paese in cui i giovani<br />

non raggiungono l’indipendenza<br />

economica prima<br />

dei trent’anni. C’è un<br />

Paese in cui l’informazione<br />

è rigidamente controllata<br />

dal governo, ma la satira è<br />

consentita, in modo che i<br />

cittadini vadano a lavorare<br />

divertiti e non pensino<br />

a lamentarsi. C’è un Paese<br />

di leggi assurde in cui vige<br />

la prassi di non rispettarle.<br />

Questo paese si chiama<br />

Iran. Cosa avevate pensato?<br />

Troppo spesso si crede che<br />

il fanatismo religioso sia la<br />

radice di società totalmente<br />

aliene all’Occidente. Viaggio<br />

di nozze a Teheran mostra<br />

una verità ben diversa. Alla<br />

luce di questo romanzo<br />

autobiografico, molte delle<br />

differenze fra Iran e Italia,<br />

quelle che peraltro fanno più<br />

scandalo, appaiono meramente<br />

estetiche: donne velate, gigantografie<br />

di mullah appese<br />

militare (uscì in Francia<br />

nel 1980), è un ottimo<br />

strumento per colmare<br />

questa lacuna: in modo<br />

ordinato e con stile, se<br />

non proprio divulgativo,<br />

perlomeno assolutamente<br />

chiaro, il saggio analizza<br />

ogni aspetto della<br />

guerra medievale, dalle<br />

istituzioni sociali su cui<br />

si fondava all’equipaggiamento<br />

utilizzato dai<br />

combattenti nelle varie<br />

epoche.<br />

La prima parte, quella<br />

più propriamente storica,<br />

traccia un quadro<br />

dell’evoluzione della<br />

guerra dalla caduta dell’Impero<br />

Romano al XV secolo; la seconda<br />

analizza temi specifico come<br />

gli armamenti, la storiografia<br />

militare e gli aspetti religiosi<br />

e legali connessi allo scontro<br />

armato. Ciascun argomento è<br />

trattato in modo estremamente<br />

ai muri e alcolici banditi. Che<br />

sono, peraltro, i temi su cui la<br />

gioventù iraniana pare più sensibile:<br />

i diritti civili, politici e<br />

umani sono meno importanti<br />

preciso, con abbondanza di citazioni<br />

da fonti d’epoca e non;<br />

inoltre, i singoli capitoli e paragrafi<br />

sono organizzati in modo<br />

da essere indipendenti fra loro,<br />

cosicché il lettore interessato a<br />

un solo argomento può saltare<br />

alla pagina desiderata senza<br />

del diritto di bere alcolici e<br />

girare scoperte per strada.<br />

Stranamente, suona familiare.<br />

Viaggio di nozze a Teheran è<br />

un libro in cui di religione<br />

si parla relativamente poco.<br />

L’autrice, iraniana cresciuta<br />

in California, ha una visione<br />

romantica dell’Islam,<br />

a cui fa da contraltare quella<br />

del marito Arash, che<br />

invece il fanatismo lo vive<br />

ogni giorno sulla propria<br />

pelle; ma nell’economia del<br />

romanzo questo è un tema<br />

secondario. Analizzata da<br />

vicino, la società iraniana<br />

rivela che i suoi problemi<br />

non sono dovuti all’Islam,<br />

ma dall’atteggiamento rassegnato<br />

di fronte al regime<br />

e dall’individualismo diffuso<br />

che impedisce un vero cambiamento:<br />

entrambi all’origine<br />

del consenso inizialmente tributato<br />

ad Ahmadinejad, il cui<br />

programma elettorale si basa-<br />

Libri<br />

11<br />

rischio di perdersi nei<br />

meandri dei rimandi interni.<br />

Se qualcosa si può rimproverare<br />

a Contamine,<br />

è la mancanza di un’analisi<br />

dettagliata degli<br />

aspetti più “tecnici”<br />

della guerra: si sente la<br />

mancanza di dettagli<br />

riguardo l’equipaggiamento<br />

dei guerrieri, l’evoluzione<br />

delle armi da<br />

fuoco (di cui pure l’autore<br />

discute) e in generale<br />

quella che si definisce<br />

“oplologia” (la scienza<br />

che studia le armi e i metodi<br />

di combattimento).<br />

Ma per chi è interessato all’aspetto<br />

prettamente storico della<br />

guerra, questo volume è una miniera<br />

di informazioni preziose.<br />

Philippe Contamine, La guerra<br />

nel Medioevo, il Mulino, pp. 435,<br />

€ 14,00<br />

L’ultimo libro di Azadeh Moaveni racconta una verità insospettabile<br />

Quell’Iran che, in fondo, somiglia all’Italia<br />

va non a caso su promesse di<br />

benessere economico. Un altro<br />

punto che dovrebbe essere familiare<br />

ai liberi cittadini della<br />

democratica Italia.<br />

Non riveliamo nulla dicendo<br />

che l’esperienza dell’autrice in<br />

Iran finisce in un modo che<br />

non lascia molto spazio all’ottimismo:<br />

di fronte alla prospettiva<br />

che il loro figlio cresca in un<br />

Paese del genere, la coppia decide<br />

di fuggire in Occidente. Le<br />

condizioni di vita in Iran non<br />

sono tollerabili per una donna<br />

cresciuta negli Stati Uniti e per<br />

un uomo laureato all’estero, ma<br />

condannato a una vita priva di<br />

gratificazioni nel suo Paese natio.<br />

Ancora una volta, niente di<br />

nuovo per noi. E il fatto che le<br />

condizioni di vita in Iran appaiano<br />

familiari a un lettore italiano<br />

è veramente spaventoso.<br />

Azadeh Moaveni, Viaggio di<br />

nozze a Teheran, Newton, pp.<br />

344, € 6,90


12 L’opinione<br />

Il re è nudo<br />

di Silvano Tommasoli<br />

C’era una volta – diciamo un<br />

venticinque secoli fa – un<br />

tipo, che aveva nome<br />

Gorgia. Per vivere non<br />

aveva grandi affanni,<br />

perché aveva ereditato<br />

un sacco di bei<br />

dollaroni dal su’ babbo,<br />

Carmantida, ma<br />

soprattutto dal nonno<br />

Erodico, che aveva<br />

capito tutto della<br />

vita e in gioventù si<br />

era dato da fare per<br />

ottenere una cattedra<br />

di medicina in Atene.<br />

Un barone della madonna,<br />

passato alla storia<br />

anche per aver avuto, per<br />

primo, la bella pensata<br />

che i medici dovessero essere<br />

pagati. Il suo allievo<br />

Ippocrate imparò la cosa<br />

alla velocità della luce, e,<br />

ancora oggi, riscuote la riconoscenza<br />

dei camici bianchi,<br />

che gli giurano fedeltà quando<br />

cominciano a lavorare. Fedeltà<br />

all’idea della parcella, of course.<br />

Insomma, il nostro Gorgia non<br />

vuole seguitare la tradizione<br />

di famiglia facendo il medico,<br />

e già il nonno – vissuto fino a<br />

centosei anni – si dev’essere<br />

incazzato un tot. Ma si sa, i<br />

giovani sono così, sono ragazzi<br />

e passano le sere al bar, che<br />

allora chiamavano taverna, a<br />

parlare di donne e di vino. Che<br />

il calcio non l’avevano ancora<br />

inventato, così non c’erano<br />

né éle veline né le partite truc-<br />

cate. A que’ tempi, la star era<br />

una certa Elena di Troia – un<br />

nome, una leggenda – che pare<br />

fosse di così prorompente bellezza<br />

che i maschi suoi coevi ci<br />

si accapigliavano sempre, per<br />

portarla fuori la sera quando lei<br />

non era impegnata in una soap<br />

opera intitolata Iliade, che è durata<br />

una decina d’anni (più o<br />

meno quanto il nostro Beautiful)<br />

ed era prodotta e diretta da un<br />

tale Omero, un cieco che ebbe<br />

la fortuna di inventare queste<br />

fiction e farci un sacco di soldi.<br />

Non è che allora le notizie corressero<br />

molto veloci, se è vero<br />

che la storia di Elena ci mise<br />

un sei/sette secoli ad arrivare<br />

alle orecchie di Gorgia. Ma il<br />

nostro, anche se l’aveva solo<br />

sentita descrivere senza averla<br />

mai veduta, fu così colpito dalla<br />

straordinaria bellezza di Elena,<br />

che si prese una sbandata virtuale<br />

e cominciò<br />

a difenderla sempre<br />

e comunque.<br />

Sosteneva a spada<br />

tratta che non<br />

fosse stata lei a<br />

provocare le risse<br />

tra i giovanotti,<br />

e finì con l’appassionarsi<br />

tanto<br />

all’argomento<br />

da scriverci un<br />

pezzo, che i titolisti<br />

del giornale<br />

al quale lo inviò<br />

intitolarono Encomio<br />

di Elena. Sì,<br />

in effetti il povero<br />

Gorgia le sparò<br />

un po’ grosse,<br />

ipotizzando che<br />

la bella Elena si comportasse in<br />

modo così, diciamo, disinvolto<br />

perché mossa da un principio<br />

di necessità (Ananke) a lei superiore,<br />

ovvero costretta con la<br />

forza (maddai, Go’. Che erba<br />

ti sei fumato?), oppure – udite<br />

udite! – perché persuasa<br />

dai discorsi e dalle belle<br />

parole (oi logoi) di<br />

qualche bell’imbusto.<br />

Un articolo di non<br />

so quante migliaia<br />

di battute per dimostrare<br />

l’importanza<br />

delle parole, anche<br />

in un’attività così<br />

ordinaria come cercare<br />

di cuccare la più<br />

bella del reame. Ce n’era<br />

davvero bisogno?<br />

Se i famosi Fratelli fossero<br />

nati duemilacinquecento<br />

anni prima, magari<br />

Gorgia una sera sarebbe<br />

andato al cine anziché alla<br />

taverna, si sarebbe potuto<br />

sciroppare Palombella rossa<br />

di Nanni Moretti e lo avrebbe<br />

capito subito che le parole<br />

sono importanti.<br />

Proprio così, Gorgia deve aver<br />

pensato che con le parole puoi<br />

ottenere di tutto. Anche che<br />

Elena sia molto generosa con<br />

te; oppure, che la gente ti compri<br />

una crema scioglipancia –<br />

come quella che vendeva quella<br />

gran signora di Vanna Mar-<br />

chi – che ti fa dimagrire di una<br />

mezza dozzina di chilogrammi<br />

in un paio di giorni, così ti presenti<br />

in grande spolvero alla<br />

prova bikini al lido del Pireo,<br />

Giugno 2011<br />

Alcuni grandi blablabla televisivi sono stati allievi di qualche scuola di eristi<br />

Gorgia, Elena e la capra<br />

nell’Attica.<br />

Oppure, che gli ateniesi ti ascoltino<br />

quando comunichi che stai<br />

per scendere in campo per essere<br />

eletto arconte, e ti votino, ti<br />

votino sempre. Anche quando<br />

non sai quello che dici.<br />

Proprio così. Gorgia dette alla<br />

forza della parola il significato<br />

di “grande dominatrice”.<br />

Perché la parola è in grado di<br />

dominare le emozioni, come<br />

nella poesia, che le emoioni<br />

le scatena. Di più, c’è l’arte di<br />

“battagliare con le parole”, che<br />

si chiama eristica.<br />

Oh, ragazzi! Qui le cose si complicano,<br />

e – quando il gioco si fa<br />

duro – i duri cominciano a giocare,<br />

cioè a usare ad arte le parole.<br />

A chi pratica l’eristica, che<br />

è un po’ la sublimazione della<br />

retorica, non gli può interessare<br />

proprio se quel che dice è vero o<br />

falso, nécosa signifi significano cano le pa-<br />

role che usa; vuole solo contrastare<br />

l’avversario e convincerlo<br />

di avere ragione grazie a questa<br />

retorica con il turbo. Alla faccia<br />

del dialogo costruttivo tanto<br />

caro al vecchio Socrate!<br />

Credo proprio che alcuni grandi<br />

blablabla televisivi siano stati<br />

allievi di qualche scuola di eristi.<br />

Di quelle più scalcinate, an-<br />

che. Non sei d’accordo con me?<br />

Allora, taci capra, capra, capra,<br />

capra, capra, capra, capra, capra,<br />

capra, capra, capra, capra,<br />

capra, capra, capra…


Giugno 2011<br />

Giochi di ruolo<br />

Scelte difficili e paesaggi surreali in Non cedere al sonno<br />

Un viaggio da incubo nella Città Folle<br />

Certe storie sono come i sogni: i<br />

protagonisti si trovano di fronte<br />

a lati di se stessi che assumono<br />

vita propria e non possono più<br />

essere ignorati. Sono le storie<br />

che nascono giocando a Non<br />

cedere al sonno (di Fred Hicks, Janus<br />

Design, € 25,00), nelle quali<br />

individui insonni sono catapultati<br />

in una città folle (Mad City)<br />

in cui tutto è simbolicamente<br />

surreale. Ciascuno di questi<br />

Risvegliati ha una storia personale,<br />

riassunta nelle risposte<br />

a cinque domande: Cosa ti tiene<br />

sveglio? Cosa ti è appena successo?<br />

Cosa c’è in superficie? Cosa giace in<br />

profondità? Qual è la tua strada? Il<br />

suo viaggio in Mad City sarà<br />

modellato da queste risposte<br />

e, raggiunta la meta, si potrà<br />

guardare indietro e vedere in<br />

che modo egli è cambiato.<br />

Come in altri giochi, ci sono<br />

due ruoli in Non cedere al sonno:<br />

giocatore e Game Master.<br />

Compito dei giocatori è interpretare<br />

i loro personaggi in<br />

base alle risposte che hanno<br />

dato, prendere decisioni per<br />

loro e accettarne le conseguenze;<br />

il Game Master deve fornire<br />

occasioni di scelta ai personaggi<br />

– e dunque ai giocatori – e<br />

interpretare gli abitanti di Mad<br />

City, gli Incubi, secondo la loro<br />

natura. Ciascuna di queste creature<br />

è radicata in qualche tipo<br />

di simbolismo, come l’Agente<br />

delle Tasse (che inchioda i fuggitivi<br />

ai muri con le sue dita<br />

di metallo) o Madre Quando<br />

(un’orrenda parodia di madre/<br />

educatrice il cui nome, in Inglese,<br />

si basa sul gioco di parole<br />

“when/hen”, ossia “quando/<br />

chioccia”); in effetti, l’autore<br />

non chiarisce se Mad City sia<br />

un luogo reale o un viaggio dei<br />

personaggi nella propria follia<br />

e, secondo noi, questa ambiguità<br />

è il maggior punto di forza<br />

dell’ambientazione.<br />

Il sistema di gioco è semplice,<br />

ma le sue implicazioni sono numerose.<br />

Per risolvere i conflitti<br />

di interesse fra i fra personaggi<br />

e gli Incubi (come nel caso in<br />

cui il Maitre du Demon voglia<br />

servirvi come portata principale<br />

a cena e voi non siate molto<br />

Nessun uomo è un fallito se ha degli amici<br />

di Ernesto Pavan<br />

d’accordo) si usano dadi di colori<br />

diversi, organizzati in pool:<br />

dadi bianchi per la Disciplina,<br />

neri per lo Sfinimento, rossi per<br />

la Follia e di un qualsiasi altro<br />

colore per il Dolore. Il Game<br />

Master attribuisce all’opposizione<br />

un valore in dadi<br />

Dolore (fino a dodici),<br />

mentre il giocatore parte<br />

con tre dadi di Disciplina<br />

e può aggiungere fino a sei<br />

dadi di Follia, oltre a dover<br />

aggiungere un numero di<br />

dadi neri pari al proprio<br />

Sfinimento attuale (la<br />

misura di quanto il personaggio<br />

ha cominciato<br />

a perdere la lucidità) che<br />

può arrivare a un massimo<br />

di sei. Basta fare due<br />

conti per capire che, anche<br />

di fronte al più forte<br />

degli Incubi, i personaggi<br />

possono partire avvantaggiati...<br />

purché siano disposti<br />

a correre gravi rischi.<br />

Dopo che i dadi sono stati<br />

tirati, i risultati da 1 a 3<br />

sono considerati “successi”<br />

e la loro somma determina il<br />

vincitore del conflitto; il colore<br />

del dado con il valore più alto,<br />

tuttavia, determina il modo in<br />

cui il risultato è ottenuto. Se<br />

domina la Disciplina, va tutto<br />

bene; la dominanza dello Sfinimento,<br />

invece, comporta l’aumento<br />

dello Sfinimento attuale<br />

di uno, mentre quella della Follia<br />

provoca una momentanea<br />

crisi del protagonista. Quando<br />

il Dolore domina, indipendentemente<br />

dal risultato, qualcuno<br />

si fa male. Siccome il giocatore<br />

è a scegliere quali e quanti dadi<br />

usare, il rischio corso dai personaggi<br />

dipende dal suo coinvol-<br />

gimento e dunque dalla posta<br />

in gioco; è importantissimo,<br />

qui, il ruolo del Game Master,<br />

che deve tarare la forza delle<br />

opposizioni e guidare il giocatore<br />

in una danza di Dolore,<br />

Sfinimento e Follia.<br />

Su questo sistema se ne “innesta”<br />

un secondo: quello dei<br />

Talenti. Ciascun personaggio<br />

ne possiede due, uno legato allo<br />

Sfinimento e uno legato alla<br />

Follia. Il Talento di Sfinimento<br />

è una dote umana amplificata<br />

a livelli cinematografici:<br />

saper sparare come Violet in<br />

Ultraviolet, un’agilità degna dei<br />

protagonisti dei film di arti<br />

marziali cinesi o una lingua<br />

d’argento che potrebbe incantare<br />

il Diavolo. Il Talento di<br />

Follia è più sinistro, ma in un<br />

certo senso anche più potente,<br />

perché consente al personaggio<br />

di trascendere la realtà re-<br />

Il box della segnalazione intelligente<br />

È con grande piacere che segnaliamo l’uscita in formato PDF del<br />

gioco di ruolo Esoterroristi, prossimamente oggetto di una nostra<br />

recensione. Janus Design offre al pubblico un prodotto di qualità,<br />

privo di ogni sorta di protezioni che ne limitino l’uso, all’onestissimo<br />

prezzo di dieci euro (il 40% del costo del cartaceo). Questo e<br />

altri giochi di ruolo, molti dei quali da noi recensiti, possono essere<br />

acquistati direttamente dal sito dell’editore (http://shop.janusdesign.it/catalogo).<br />

13<br />

alizzando cose impossibili... e<br />

terrificanti. Troncare il legame<br />

(metaforico) fra madre e figlio<br />

usando una lama (reale), mangiare<br />

plutonio e defecare bombe<br />

nucleari, chiamare gli alieni<br />

in soccorso, sono tutte cose che<br />

un Risvegliato coi giusti<br />

Talenti di Follia potrebbe<br />

fare. Naturalmente, per<br />

sfruttare il Talento di Sfinimento<br />

al meglio occorre<br />

essere sull’orlo del collasso<br />

e le manifestazioni del<br />

Talento di Follia sono un<br />

riflesso dell’Incubo che il<br />

personaggio potrebbe diventare<br />

dopo averlo invocato<br />

una volta di troppo:<br />

non esistono pranzi gratis<br />

a Mad City.<br />

L’altro compito del GM<br />

è quello di introdurre e<br />

chiudere le scene: egli<br />

agisce come una sorta di<br />

regista, nel senso che non<br />

è (l’unico) autore della storia,<br />

ma sua è la responsabilità<br />

primaria nell’organizzazione<br />

degli eventi.<br />

L’ultima edizione di Non cedere<br />

al sonno è quella presentata<br />

a Lucca Comics and Games 2010,<br />

battezzata “Dolore dominante”<br />

dall’editore. Oltre a un impianto<br />

grafico del tutto revisionato,<br />

il gioco è ora forte di due nuovi<br />

metodi di creazione dei personaggi<br />

e di una buona quantità<br />

di materiale extra. Per approfondire<br />

l’argomento della Follia<br />

è disponibile il supplemento<br />

Non perdere il senno (di Benjamin<br />

Baugh e Fred Hicks, Janus Design,<br />

€ 15,00), che oltre a numerosi<br />

consigli e chiarimenti<br />

include anche una raccolta di<br />

Talenti di Follia nuovi e disturbanti:<br />

fantasmi di dinosauri<br />

che perseguitano i personaggi,<br />

Taxi per l’Inferno, folletti e orsacchiotti<br />

vudù sono alcuni dei<br />

meno bizzarri.<br />

Non cedere al sonno è un gioco<br />

che richiede un forte coinvolgimento<br />

per dare il meglio, ma<br />

dà in cambio esperienze di rara<br />

intensità. Se l’idea di far parte<br />

di una storia dalle atmosfere<br />

oniriche e surreali vi intriga,<br />

questo è il gioco che fa per voi.


14 Viaggi<br />

Houston, abbiamo un problema<br />

di Alice Perini<br />

Esploratori dell’immensità: quella fetta di Canada che guarda al Pacifico<br />

BBC, Beautiful British Columbia<br />

Strana questa cosa dei viaggi,<br />

una volta che cominci,<br />

è difficile fermarsi.<br />

È come essere alcolizzati<br />

Gore Vidal<br />

Altroché difficile: nella British<br />

Columbia fermarsi è semplicemente<br />

impossibile. Una volta<br />

riprogrammato il vostro orologio<br />

biologico, dopo circa undici<br />

ore di volo e nove di fuso<br />

orario, sono sicura che non vorrete<br />

perdere nemmeno un solo<br />

istante di questa vostra nuova e<br />

immensa avventura. Immensa<br />

e sterminata come sanno essere<br />

solo i giganti di questo mondo,<br />

quelle province sconfinate,<br />

quegli spazi senza fine, superfici<br />

nelle quali ciascuno vorrebbe<br />

perdersi con il solo scopo di ritrovarsi.<br />

Con oltre 947.000 km 2 di superficie,<br />

la British Columbia<br />

(BC) è la regione più occidentale<br />

del Canada, adagiata lungo il<br />

Pacifico, racchiusa a nord dallo<br />

Yukon e dall’Alaska e a sud dagli<br />

Stati Uniti, in particolare da<br />

Washington, Idaho e Montana.<br />

Prima di inoltrarsi nel Canada’s<br />

Uno scorcio degli splendidi Butchard Gardens<br />

West, un caleidoscopio di scenari<br />

straordinari ritenuti (e non<br />

poteva essere diversamente) tra<br />

i più spettacolari del mondo, un<br />

breve accenno al passato, una<br />

storia diversa rispetto a quel<br />

Canada con lo sguardo rivolto<br />

all’Europa, dove gli Inglesi<br />

e i Francesi si sono scontrati,<br />

“qualche tempo fa”, per il controllo<br />

del territorio. Fu la ban-<br />

diera spagnola, infatti, la prima<br />

ad arrivare nella British Columbia,<br />

nel 1774: qui, Spagna e<br />

Russia si contesero la proprietà<br />

di questo tutt’altro che modesto<br />

fazzoletto di terra, la porta<br />

verso il Pacifico e l’Asia. I primi<br />

desideravano controllare tutta<br />

la costa occidentale dell’America<br />

centro-settentrionale, dal<br />

Messico all’Isola di Vancouver;<br />

i secondi, spinti dalla stessa<br />

aspirazione di dominio, erano<br />

al lavoro in direzione opposta,<br />

scendendo dall’Alaska per arrivare<br />

a San Francisco.<br />

Dei due avversari, nessuno riuscì<br />

nell’impresa, lasciando<br />

così il via libera all’avanzata<br />

degli Inglesi, i quali stabilirono<br />

nell’attuale area di Victoria la<br />

loro prima colonia permanente,<br />

nel 1843. Qualche anno<br />

più tardi, nel 1857, la febbrile<br />

scoperta: l’oro nel Canyon di<br />

Fraser (Fraser Valley). La corsa<br />

partì, con migliaia di persone<br />

che, in cerca di fortuna, affluirono<br />

nella neonata regione<br />

dorata. Nonostante la frenesia<br />

aurea duri solo alcuni anni, le<br />

tracce di questo periodo storico<br />

si ritrovano nel Gold Rush Trail,<br />

un itinerario che segue i sentieri<br />

dei cercatori d’oro, passando<br />

per Lillooet, Barkerville e 100<br />

Mile House. Una volta finita la<br />

corsa, il traguardo raggiunto<br />

non era certo dei migliori, anzi:<br />

dietro l’angolo, il serio rischio<br />

di bancarotta per la colonia,<br />

determinato soprattutto dagli<br />

ingenti costi di costruzione<br />

delle “autostrade dell’oro”. Ma<br />

a quanto pare, “l’unione fa la<br />

forza” funzionava anche centocinquanta<br />

anni fa: ed ecco che<br />

per affrontare l’imminente tracollo,<br />

le due colonie dell’Isola<br />

di Vancouver e della Columbia<br />

decisero di fondersi. Così nacque,<br />

alla fine di un mito (quello<br />

dell’oro) e senza mitologie, la<br />

British Columbia.<br />

Il problema maggiore, vi renderete<br />

conto, è come organizzare<br />

al meglio il viaggio in una<br />

terra così smisurata avendo a<br />

disposizione quel tempo che<br />

smisurato non è.<br />

Potreste iniziare con una passeggiata<br />

per le vie di Vancouver,<br />

la città più popolosa,<br />

facendo attenzione a un dettaglio!<br />

Il capoluogo della British<br />

Columbia è Victoria, sull’Isola<br />

di Vancouver; la città di Vancouver,<br />

invece, si trova nella<br />

Qui sopra, il Peyto Lake, in alto una veduta di Vancouver<br />

Giugno 2011<br />

parte sud-occidentale della<br />

terraferma. Responsabilmente<br />

multietnica, ovvero equilibrata<br />

nella sua sorprendente diversità<br />

(pensate che la popolazione<br />

di origine asiatica è talmente<br />

numerosa che la città è spesso<br />

soprannominata “Kong Kou-<br />

ver”), Vancouver è un piccolo<br />

assaggio di ciò che vi attende:<br />

infatti, va assaporata all’aria<br />

aperta. Stanley Park, una foresta<br />

di cedri di oltre 400 ettari,<br />

il vero polmone verde di questa<br />

regione metropolitana la cui<br />

densità di popolazione è tra le<br />

più alte del Nord America e<br />

che, in base alle previsioni, dovrebbe<br />

raggiungere nel 2021 i 3<br />

milioni di abitanti.<br />

Non dimenticate Gastown Steam<br />

Clock, l’orologio a vapore che si<br />

trova nel quartiere vecchio della<br />

città, Gastown per l’appunto,


Giugno 2011<br />

e il Capilano Suspension Bridge, il<br />

ponte in legno, trattenuto solo<br />

da corde, sospeso a 70 metri<br />

di altezza sul torrente Capilano.<br />

Se volete salire ancora più<br />

in alto, vi consiglio l’Harbour<br />

Centre Tower, l’edificio che con i<br />

suoi 174 metri è il più alto della<br />

regione: in soli 40 secondi, lo<br />

skilift, l’ascensore panoramico<br />

in vetro, vi accompagnerà alla<br />

terrazza panoramica a quota<br />

130 metri. E sarete pronti per<br />

ammirare anche il profilo di<br />

questa città!<br />

Da Vancouver a Victoria, situata<br />

nell’estremo sud di Vancouver<br />

Island e così chiamata<br />

in onore del capitano George<br />

Vancouver, ufficiale britannico<br />

della “Royal Navy”, famoso<br />

soprattutto per le sue esplorazioni<br />

lungo le coste del Nord<br />

America affacciate sul Pacifico.<br />

Come il vostro predecessore<br />

George, sentitevi semplicemente<br />

esploratori: Butchart Gardens,<br />

una delle più grandi esposizioni<br />

floreali del mondo, vi faciliterà<br />

sicuramente il compito. È il<br />

1904 quando Jennie Butchart,<br />

riutilizzando una cava di calcare<br />

ormai abbandonata, inizia<br />

a dar forma a quello che oggi<br />

è diventato un giardino di oltre<br />

22 ettari, un paradiso che, complice<br />

il clima mite e soleggiato,<br />

non vorreste più lasciare.<br />

Di meraviglie, in questo viaggio,<br />

ne troverete così tante che<br />

potreste davvero rischiare di<br />

ubriacarvi. Tofino e la sua baia,<br />

nella costa ovest di Vancouver<br />

Island, l’isola di Meares e la sua<br />

millenaria foresta pluviale (oltre<br />

3 metri di pioggia all’anno), i cui<br />

alberi sono tra i più maestosi e<br />

antichi di tutta la regione. Non<br />

è un caso, quindi, che proprio<br />

Houston, abbiamo un problema<br />

sull’Isola di Vancouver vivesse<br />

il più alto esemplare vegetale<br />

al mondo, un abete di Douglas<br />

alto 126 metri. È, e sarà,<br />

proprio la natura il sottofondo<br />

di questa vostra avventura vis-<br />

suta agli estremi del mondo. Il<br />

Pacific Rim, il più vasto Parco<br />

Nazionale Marino del Canada,<br />

è la meta ideale per chi è appassionato<br />

viaggiatore e fotografo:<br />

per i naturalisti (ma non solo), si<br />

tratta di uno scenario davvero<br />

affascinante, spesso interessato<br />

dalle violente burrasche del Pacifico,<br />

abitato, nella sua parte<br />

marina, da grandi cetacei, balene,<br />

leoni marini, foche, orche<br />

assassine e, sulla terraferma, da<br />

procioni, visoni e orsi.<br />

Visto che si è parlato di oceano,<br />

non potete rinunciare a una<br />

giornata in traghetto: detta così<br />

sembra quasi la solita escursione<br />

noiosa, imprigionati su una<br />

barca. In realtà, impiegherete<br />

le 16 ore di navigazione alla<br />

volta di Prince Rupert, nel<br />

nord della British Columbia,<br />

impegnati ad ammirare paesaggi<br />

senza pari, tra cui fiordi<br />

giganteschi e pareti a strapiom-<br />

bo su un oceano brulicante di<br />

vita. E mentre sarete diretti<br />

verso nord, sempre più vicini<br />

al freddo, vi consiglio di fare<br />

tappa al Santuario dei Grizzly,<br />

la riserva faunistica di questi<br />

maestosi mammiferi: un modo<br />

intelligente per comprendere il<br />

mondo di questi esseri che, “in<br />

competizione” con l’orso polare,<br />

si contendono il primato in<br />

termini di grandezza e pericolosità.<br />

Un’occasione per sapersi<br />

comportare responsabilmente<br />

e per evitare quegli incidenti<br />

spiacevoli scatenati, spesso,<br />

più dall’ignoranza umana che<br />

dall’aggressività animalesca.<br />

Per avere un’idea di cosa possa<br />

significare trovarsi di fronte<br />

un paesaggio “impetuoso” e<br />

“prepotente”, non rimane che<br />

dirigersi verso le Montagne<br />

Rocciose (Rockies), una delle<br />

catene montuose più vaste al<br />

mondo, estesa per oltre 4.800<br />

Km, dal lontano New Mexico<br />

alla British Columbia. Una<br />

superficie immensa coperta da<br />

imponenti ghiacciai, rocce granitiche,<br />

cascate, laghi dall’ac-<br />

Viaggi<br />

15<br />

qua color turchese, canyon e<br />

foreste, la dimora di numerosissime<br />

specie animali protette<br />

(grizzly, puma, alci, caribù e<br />

lupi). I quattro parchi delle Rockies,<br />

Banff, Jasper, Kootenay e<br />

Yoho, sono parte del Patrimonio<br />

dell’Umanità fin dal 1984:<br />

ognuno di loro potrà offrirvi<br />

degli scorci stupendi, dalle cascate<br />

Athabasca e i laghi Peyto,<br />

Moraine e Louise alla Icefields<br />

Parkway, considerata la più bella<br />

e suggestiva autostrada del<br />

mondo, una lingua d’asfalto<br />

che si snoda per 230 Km circondata<br />

da montagne maestose<br />

e che collega il lago Louise a<br />

Jasper, dove potrete ammirare<br />

l’enorme Columbia Icefield, uno<br />

dei più grandi ghiacciai situato<br />

a sud del Circolo Polare Artico.<br />

Con una superficie di quasi 325<br />

Km 2 , questo gigantesco accumulo<br />

di neve e ghiaccio può<br />

raggiungere in alcuni periodi<br />

una profondità di 300 – 360<br />

metri; durante il disgelo, le sue<br />

acque danno origine a quattro<br />

grandi sistemi fluviali e alimentano<br />

fiumi che sfociano negli<br />

oceani Artico, Atlantico e Pacifico.<br />

E avrete ancora molto altro da<br />

esplorare, ma, ahimè, bisogna<br />

pur fare una scelta. L’importante<br />

è che scegliate, prima o<br />

poi, di trascorrere alcuni giorni<br />

anche solo in qualcuno di questi<br />

luoghi fuori rotta. Farete il<br />

possibile per conoscerli tutti.<br />

(Anche se ubriachi).<br />

In questa pagina, dall’alto in senso orario:<br />

il Pacific Rim National Park,<br />

il Columbia Icefield<br />

una capra delle Montagne Rocciose


16 Viaggi<br />

di Anna Chiara Bozza<br />

In Kenya, vagando per i villaggi<br />

e le località più o meno<br />

turistiche non è così difficile<br />

incontrare esponenti delle tribù<br />

Masai. Che essi siano veri appartenenti<br />

a tale etnia o gente<br />

del luogo improvvisatasi come<br />

tale è tutto da vedere.<br />

Gli stereotipi sono ben noti: il<br />

pastore delle pianure africane,<br />

con il mantello rosso e la lancia<br />

in mano, i monili al collo e gli<br />

orecchini allarga lobi.<br />

Ben lontano dall’essere un’attrazione<br />

turistica, il popolo<br />

delle savane vaga per secoli tra<br />

Kenya e Tanzania, tra pascoli,<br />

riserve naturali, parchi, proprietà<br />

private.<br />

Il Masai moderno è un incrocio<br />

tra un pastore, un abile<br />

venditore, e per sua indole, un<br />

guardiano. Sono da sempre pastori<br />

seminomadi, parlano una<br />

lingua a sé e restano il simbolo<br />

dell’Africa dei grandi spazi.<br />

Conoscendo un po’ la storia di<br />

queste tribù e il loro modo di<br />

vivere sorge spontanea una do-<br />

Giro giro tondo, io giro intorno al mondo<br />

Da fiero uomo delle savane ad imprenditore<br />

Kenya: finti Masai<br />

o cambiamento di uno stile di vita?<br />

Una splendida immagine del paesaggio e dei colori del Kenya<br />

manda: il turismo ha contagiato<br />

queste persone in ogni aspetto<br />

della loro vita, oppure ci si<br />

trova davanti ad una presa in<br />

giro bella e buona, quando ad<br />

esempio in spiaggia si vedono<br />

individui vestiti e agghindati<br />

come i Masai?<br />

Per dare una risposta a questo<br />

quesito, mi sono rivolta a<br />

Donatella, una signora italiana<br />

che conosce molto bene il<br />

Giugno 2011<br />

mondo dei Masai. È stato proprio<br />

per amore di un ragazzo<br />

keniota, che dieci anni fa ha<br />

deciso di lasciare l’Italia, il lavoro<br />

e di trasferirsi a Malindi.<br />

Oggi si occupa di turismo, cercando<br />

di far comprendere la<br />

vera essenza dell’Africa e del<br />

Kenya, permettendo di vivere<br />

realmente il posto in cui ci si<br />

trova, immergendosi nella realtà<br />

locale conoscendone usi e<br />

costumi. Leggendo il suo blog<br />

non è difficile capire quanto<br />

ami questa terra e questa gente.<br />

Secondo lei, i Masai che si<br />

spostano sulla costa si sono in<br />

un certo senso trasformati, per<br />

adattarsi al sistema consumistico<br />

di questo luogo. A Malindi,<br />

non è insolito vedere i Masai<br />

con cellulare e birra in mano.<br />

Nonostante le loro origini siano<br />

quelle di veri uomini della savana,<br />

guerrieri dignitosi e fieri.<br />

Ma questo erano, e continuano<br />

ad essere. Tutto cambia durante<br />

il periodo di bassa stagione,<br />

quando tornano nei loro villaggi.<br />

«Basta pensare a mio marito:<br />

qui supermoderno, ormai<br />

anche troppo. Ma quando c’è<br />

una cerimonia al suo villaggio<br />

dimentica dove vive, e si catapulta<br />

ad osservare le sue regole,


Giugno 2011<br />

i suoi usi, le sue tradizioni.<br />

La sua cultura è<br />

una sola, e va sempre e<br />

comunque rispettata».<br />

Ma se il turismo è riuscito<br />

a cambiare persino<br />

le abitudini di queste<br />

popolazioni, qual<br />

è il posto che esse occupano<br />

nella moderna<br />

società?<br />

Si dice che al giorno<br />

d’oggi i Masai giochino<br />

un ruolo importante<br />

per la conservazione<br />

ambientale, almeno<br />

così ci viene spiegato.<br />

Sembra infatti, che alcuni<br />

di loro gestiscano<br />

intere zone della savana,<br />

dove sorgono i<br />

lodge che ospitano i turisti<br />

durante i safari. Una cosa<br />

difficile da credere, in quanto,<br />

nonostante il tempo della colonizzazione<br />

sia finito, sembra<br />

sia iniziata una forma di occupazione<br />

più subdola, quella<br />

turistica.<br />

Gli stranieri che vengono in<br />

viaggio in queste terre offrono<br />

un cattivo esempio alle popo-<br />

Giro giro tondo, io giro intorno al mondo<br />

lazioni locali. Secondo Donatella<br />

il mondo occidentale non<br />

contamina questa gente, ma la<br />

abitua male, perché non offre<br />

buoni esempi. I turisti credono<br />

di fare del bene solo regalando,<br />

ma non è così. Tutto ciò<br />

non aiuta le popolazioni locali<br />

a crescere, li abitua soltanto a<br />

volere, volere e volere. I visita-<br />

tori si convincono di fare delle<br />

buone azioni, ma è solo una<br />

giustificazione, un gesto fatto<br />

quasi per farsi perdonare quello<br />

che si ha.<br />

Certo, non è sufficiente visitare<br />

Watamu, Malindi e le località<br />

sulla costa per riuscire a valutare<br />

il Kenya e la sua popolazione.<br />

In queste zone è tutto<br />

Viaggi<br />

17<br />

diverso da ciò che è<br />

realmente l’interno del<br />

paese. Nelle località<br />

turistiche i bambini ti<br />

corrono dietro chiedendoti<br />

una caramella<br />

o addirittura soldi.<br />

Nell’entroterra, nessuno<br />

di loro si avvicinerà,<br />

per domande qualcosa,<br />

o semplicemente per far<br />

capire che ha bisogno:<br />

la dignità è una qualità<br />

fondamentale della<br />

gente del Kenya. Nelle<br />

località marittime invece<br />

i kenioti “colonizzati”<br />

incassano, vendono,<br />

barattano, fanno affari,<br />

si arricchiscono e forse<br />

disprezzano un tantino<br />

queste orde di europei<br />

che si credono padroni a casa<br />

loro. Ma se da una parte l’atteggiamento<br />

di superiorità mostrato<br />

dai turisti impedisce un<br />

reale sviluppo della popolazione,<br />

dall’altra c’è anche la poca<br />

volontà degli abitanti locali di<br />

volersi migliorare, soprattutto<br />

di quelli che vivono sulla costa<br />

che ne avrebbero l’opportunità.<br />

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18 Sport<br />

Quando il gioco si fa duro<br />

di Daniele Adami<br />

Ma fatto anche di morte. Wouter Weylandt, un ragazzo di 26 anni<br />

La vita dello sport, lo sport della vita<br />

Il ciclismo è come la vita, non<br />

ci sono formule matematiche<br />

quando sei davanti ad un<br />

avversario. Si tratta di saper<br />

soffrire più di lui<br />

Lance Armstrong<br />

Un passo all’indietro che non<br />

avremmo voluto fare. Uno<br />

sguardo alle parole che, nel primo<br />

numero di questa rubrica,<br />

hanno accompagnato le righe<br />

sulla morte di Shoya Tomizawa:<br />

“La morte, non si può negare,<br />

ha fatto e fa ancora parte<br />

dello sport. Probabilmente<br />

ci sarà anche domani e oltre”.<br />

Frasi scritte in qualità di commento<br />

all’evento del 5 settem-<br />

bre dello scorso anno, quando<br />

il giovane e promettente pilota<br />

giapponese perse la vita a Misano,<br />

in seguito alle conseguenze<br />

di un terribile incidente nel<br />

corso del Gran Premio di<br />

Moto2.<br />

E quel domani, riferito al<br />

pezzo riportato fra le virgolette,<br />

si è (ri)materializzato<br />

il 9 maggio. Durante<br />

la terza tappa del Giro<br />

d’Italia, fra Reggio Emilia<br />

e Rapallo, il corridore<br />

belga Wouter Weylandt<br />

sta affrontando la discesa<br />

del Passo del Bocco. Una<br />

curva a sinistra. Si volta<br />

all’indietro per osservare<br />

chi lo sta seguendo. Con<br />

il pedale urta il muro di<br />

protezione in pietra. Cade<br />

a terra. Il volto sbatte vio-<br />

lentementesull’asfalto, dopo un volo di<br />

alcuni metri. Sono le<br />

16.20. I soccorsi giungono<br />

immediati, ma<br />

la gravità dell’accaduto<br />

non lascia spazio<br />

alla speranza. La comunicazione<br />

ufficiale<br />

della morte arriva<br />

alle 17.24. Nel frattempo,<br />

la tappa è proseguita.<br />

La vittoria è<br />

andata allo spagnolo<br />

Vicioso. I classici festeggiamenti<br />

vengono<br />

annullati. La frazione<br />

del giorno seguente<br />

sarà neutralizzata.<br />

Sul traguardo di<br />

Qui sopra i compagni di squadra in ricordo del collega scomparso<br />

Livorno, il 10 maggio, i compagni<br />

di squadra di Wouter<br />

sfilano abbracciati. Hanno<br />

deciso di rimanere al Giro per<br />

Weylandt vince una tappa al Giro d’Italia dello scorso anno<br />

onorare il loro amico,<br />

chilometro dopo<br />

chilometro. Volevano<br />

ritirarsi, ma il padre<br />

di Weylandt ha chiesto<br />

loro di proseguire,<br />

per quel ragazzo di<br />

26 anni che viveva di<br />

bicicletta e per la bicicletta.<br />

Il ciclismo si è<br />

stretto attorno a una<br />

famiglia distrutta dal<br />

dolore. Una perdita<br />

che non potrà mai essere<br />

cancellata.<br />

Avvenimenti del genere<br />

fanno scattare<br />

immediatamente i riflettori<br />

della sicurezza. Lo avevamo<br />

detto anche per Shoya.<br />

Una distrazione, una buca,<br />

tratti viscidi e insidiosi possono<br />

Giugno 2011<br />

essere fatali. Un casco diverso e<br />

più resistente lo avrebbe salvato?<br />

Non ce la sentiamo di dare<br />

una risposta. L’amore per la<br />

velocità, la voglia di sentire l’aria<br />

che sbatte sul corpo, soffi di<br />

vento intrisi di rischio. Anche<br />

questo è lo sport, fatto, inoltre,<br />

di botte, di cadute e di tragici<br />

eventi.<br />

Sui giornali e sulle televisioni<br />

(ri)appaiono le immagini e le<br />

fotografie di altri uomini del ciclismo<br />

che hanno perso la vita<br />

mentre si impegnavano a pedalare<br />

con la passione, il sudore e<br />

la fatica dipinti sul volto. Strade<br />

ricche di memoria e, talvolta,<br />

di sangue. La pericolosità delle<br />

discese non può essere nascosta,<br />

non va ignorata. E ogni corridore<br />

porta con sé un bagaglio<br />

di possibili imprevisti.<br />

Consapevolmente, perché<br />

si tratta di ciò per cui hanno<br />

fatto molti sacrifici. Uno<br />

sport, quello della bicicletta,<br />

dolce quanto rude, difficile<br />

quanto affascinante.<br />

Dopo alcuni giorni di<br />

shock la corsa rosa ha ripreso<br />

un velo di normalità.<br />

Anche se, e di questo ne<br />

siamo sicuri, una normalità<br />

non completa. Il Giro<br />

incoronerà il suo vincitore,<br />

come ogni anno, perché<br />

bisogna andare avanti. Assieme<br />

a Wouter Weylandt,<br />

nella storia.


Giugno 2011<br />

Quando il gioco si fa duro<br />

di Daniele Adami<br />

Tornei, sconfitte e vittorie: tutto quantificato. Giusto così? Forse<br />

Il tennis dei re, dei punti, o dei re punti?<br />

Saper giocare bene a tennis è<br />

diverso da saper vincere<br />

Adriano Panatta<br />

Questione di punti. È questo il<br />

metro di giudizio per delineare<br />

il ranking mondiale tra i<br />

giocatori di tennis. Ogni torneo<br />

porta con sé un punteggio, che<br />

varia a seconda del prestigio<br />

dello stesso. Più passi un atleta<br />

riuscirà a muovere all’interno<br />

del tabellone, più possibilità<br />

avrà di scalare posizioni nella<br />

classifica. Un passo falso, invece,<br />

comporta una perdita. Ho<br />

tentato di cogliere i vari ingranaggi<br />

che governano l’attribuzione<br />

dei punti, e non posso negare<br />

di aver avuto difficoltà nel<br />

comprenderli. Magari non li ho<br />

proprio capiti.<br />

Ma tutto ciò, per ora, non è importante,<br />

poiché il nostro scopo,<br />

infatti, è un altro: stimolare una<br />

riflessione. E la riflessione corrisponde<br />

a una precisa domanda:<br />

chi occupa il gradino più alto<br />

del podio mondiale è obiettiva-<br />

Sportiva stretta di mano tra il serbo e lo spagnolo<br />

mente il giocatore più forte in<br />

quel periodo?<br />

Azzardiamo un paio di risposte:<br />

forse sì, forse no. Il motivo? Nello<br />

sport, di qualunque tipologia<br />

esso sia, raramente risiede la purezza<br />

di un giudizio. Le parole<br />

sono spesso indirizzate da occhi<br />

volutamente bendati. Sguardi<br />

che vedono ma non osservano.<br />

Allora, data l’impossibilità di<br />

trovare una sorta di accordo,<br />

meglio rivolgersi alle classifiche.<br />

Tabelle il cui desiderio fondante<br />

è fornire chiarezza.<br />

Da sinistra: Rafael Nadal, Novak Djokovic e Roger Federer<br />

Il tennis maschile vede ora<br />

al comando lo spagnolo Rafael<br />

Nadal, seguito da Novak<br />

Djokovic e Roger Federer. Fra<br />

i primi due la distanza, in termini<br />

di punteggio, è labile. Il<br />

terzo è piuttosto lontano. Gli<br />

eventi di questi ultimi mesi, tuttavia,<br />

indicano una netta progressione<br />

del giocatore serbo<br />

(Djokovic), dal punto di vista<br />

dei risultati. E della freschezza<br />

di gioco. Nelle recenti finali<br />

disputate a Madrid e a Roma,<br />

per lo spagnolo numero uno c’è<br />

stato poco da fare.<br />

Il campione dell’est europeo è<br />

riuscito a imporsi sulla superficie<br />

che l’avversario ritiene il suo<br />

elemento naturale: la terra battuta.<br />

Un elemento che impone<br />

al giocatore una costante attenzione<br />

al rimbalzo della pallina,<br />

che può rallentare un colpo<br />

inferto con potenza, che può<br />

mutare la direzione della battuta,<br />

se vi sono dei leggeri solchi<br />

sul terreno. La stanchezza accumulata<br />

nella semifinale del<br />

giorno precedente contro Murray<br />

(agli Internazionali d’Italia)<br />

si è fatta sicuramente sentire<br />

sulle spalle di Novak. Tuttavia,<br />

quella tensione si è tramutata<br />

in forza, facendo in modo che il<br />

suo rovescio diventasse una sottile<br />

e pungente lama sul campo<br />

del rivale. Nadal, lo dobbiamo<br />

dire, non è stato a guardare.<br />

Una sconfitta a testa alta.<br />

Una gara che consente a entrambi<br />

di presentarsi con<br />

grande fiducia al maestoso<br />

impegno del Roland Garros.<br />

Ancora terra battuta. Al<br />

momento della lettura di<br />

queste righe saprete già<br />

chi sarà il vincitore della<br />

manifestazione parigina.<br />

Forse vi sarà un nuovo<br />

numero uno. O forse no.<br />

E non possiamo dimenticarci<br />

di Roger Federer,<br />

il re svizzero, che per ben<br />

237 settimane consecutive<br />

(terminate il 18 agosto del<br />

2008) ha messo tutti dietro<br />

le sue spalle. Un record imbattuto,<br />

e meritato, poiché<br />

i rivali dovevano, e potevano,<br />

solo inchinarsi alla<br />

sua gentilezza e abilità nel<br />

tocco. Meravigliosi i punti<br />

realizzati colpendo la palla<br />

tra le gambe, quando que-<br />

Sport<br />

19<br />

sta è in procinto di toccare terra.<br />

E con la schiena rivolta alla<br />

rete. Nadal gli ha strappato il<br />

primato, il quale è ora piuttosto<br />

in bilico.<br />

Non ci sentiamo di dire che le<br />

classifiche rappresentano delle<br />

verità assolute. Non vanno<br />

nemmeno ignorate completamente.<br />

Personalmente ritengo<br />

che la quantificazione sportiva,<br />

necessaria in molte branche<br />

dell’agonismo, sia arrivata a<br />

invadere delle zone che dovrebbero<br />

mantenersi estranee<br />

al suo potere. Un atleta deve<br />

(o dovrebbe?) essere il migliore<br />

solo per una questione di punti?<br />

Spero fortemente di no.<br />

Roger Federer


Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco<br />

architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte<br />

nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia<br />

& Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi<br />

eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed<br />

effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri.<br />

Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della<br />

Valpolicella a <strong>Verona</strong>, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene<br />

romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può<br />

RISTORANTE<br />

Casale Spighetta<br />

... dove la cucina tradizionale italiana<br />

viene rivisitata con un sapore d'Oriente ...<br />

Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in<br />

linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo<br />

Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande<br />

amore per la tradizione e l’arte moderma.<br />

godere di un meraviglioso panorama.<br />

Via Spighetta 15<br />

37020 Torbe di Negrar, <strong>Verona</strong><br />

Tel/fax: +39 045 750 21 88<br />

www.casalespighetta.it

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