COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier
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Tutto il <strong>di</strong>scorso è concentrato sull’espressione del dolore del Poeta. Il basso continuo<br />
è in un primo tempo molto statico, come all’inizio <strong>di</strong> «Rosa del Ciel». Si ritrova del resto<br />
lo stesso modo «religioso» <strong>di</strong> re (dorico) trasposto sul sol. Ma lo spirito <strong>di</strong> Orfeo è ancora<br />
incoerente: egli vaga senza meta, passa dal canto con bemolli al canto naturale, giustappone<br />
i mo<strong>di</strong> (dorico-eolico-ionico). Quando evoca le foreste, le montagne e le rocce che<br />
hanno ascoltato il suo canto in passato, questo canto ri<strong>di</strong>venta per un momento pieno<br />
<strong>di</strong> consonanze luminose. Ma la follia si impadronisce nuovamente <strong>di</strong> lui dopo che l’Eco<br />
gliel’ha rimandata. Egli si lancia allora in una <strong>di</strong>atriba contro le donne, con inau<strong>di</strong>ta violenza.<br />
Baccanale: Evohe padre Lieo<br />
A questo punto la versione originale del 1607 faceva sentire un Baccanale che assumeva<br />
la forma degli stasimi degli atti precedenti: un lungo Choro organizzato in una alternanza<br />
<strong>di</strong> soli (Baccante), <strong>di</strong> duetti (due Baccanti) e <strong>di</strong> polifonie (Choro <strong>di</strong> Baccanti). Queste<br />
ultime dovevano essere trattate come un ritornello alla maniera <strong>di</strong> «Ahi caso acerbo»:<br />
L’atto si concludeva senza dubbio con una violenta Moresca come tende a <strong>di</strong>mostrare<br />
l’in<strong>di</strong>cazione della Tavola dei Personaggi: «Coro <strong>di</strong> Pastori che hanno fatto la moresca alla<br />
fine».<br />
Il libretto <strong>di</strong> Striggio è pieno <strong>di</strong> riferimenti mitologici. «Evohe» è il grido rituale delle<br />
Baccanti che invocano il <strong>di</strong>o del vino. Bacco è designato con i suoi attributi <strong>di</strong>vini: «padre<br />
Lieo», cioè «padre che libera dalle preocuupazioni»; «Bassareo», «figlio della ninfa Bacchea<br />
(altro nome <strong>di</strong> Semele)»; e «padre Leneo» «<strong>di</strong>o dei frantoi». Quanto a Venere, essa<br />
appare nell’espressione «Dea che Cipro honora»: dei suoi amori illeciti con Bacco nacque<br />
il <strong>di</strong>o Priapo.<br />
Questo Baccanale non mostra la morte <strong>di</strong> Orfeo: egli sembra essersi sottratto alla furia<br />
della Donne, riuscendo a sfuggire alla loro «mano ven<strong>di</strong>catrice». Senza dubbio la Moresca<br />
conclusiva doveva, con i suoi accenti selvaggi, richiamare l’ineluttabile sbranamento del<br />
Poeta.<br />
Dialogo Apollineo: Perch’a lo sdegno<br />
La Sinfonia [4], che si era sentita in due occasione nell’atto III°, risuona <strong>di</strong> nuovo. Essa<br />
mette subito un termine alla demenza <strong>di</strong> Orfeo. Questa dolce polifonia, che aveva addormentato<br />
Caronte e gli aveva aperto gli arcani della Provvidenza <strong>di</strong>vina, calma finalmente il<br />
furore del poeta tracio. La vacatio mentis si impadronisce <strong>di</strong> lui: la sua anima sarà presto<br />
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