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1.l'era di antigone - Giuseppe Limone

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L'ERA DI ANTIGONE<br />

Quaderni del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Giuri<strong>di</strong>che della Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli<br />

Direzione<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong><br />

Professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filosofia del Diritto e della Politica presso la Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli.<br />

È stato <strong>di</strong>rettore del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Giuri<strong>di</strong>che della stessa Università. Fra i suoi numerosi lavori vi<br />

sono: Tempo della persona e sapienza del possibile (tomi 2), Napoli 1988‐1991; Dimensioni del simbolo ,<br />

Napoli 1997; Il Sacro come la contrad<strong>di</strong>zione rubata. Prolegomeni a un pensiero metapolitico dei <strong>di</strong>ritti<br />

fondamentali , Napoli 2001; Il simbolico come cifra <strong>di</strong> gravitazione nello spazio noetico , Napoli 2003; Dal<br />

giusnaturalismo al giuspersonalismo. Alla frontiera geoculturale della persona come bene comune , Napoli<br />

2005. Ha curato L'era <strong>di</strong> Antigone 1, 2, 3, 4.1 e 4.2, 5. Ha fondato e <strong>di</strong>rige la rivista "Persona".<br />

Vice<strong>di</strong>rettore<br />

Lucia Monaco<br />

Comitato <strong>di</strong> Direzione<br />

Fabrizio Amatucci, Amedeo G. Conte, Gian Paolo Califano, Francesco Cammisa, Mario<br />

Campobasso, Fulvio Corso, Patrizia De Pasquale, Federico Maria d'Ippolito, Lucia Monaco, Ulderico<br />

Pomarici<br />

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1. L'ARCIPELAGO DEI DIRITTI FONDAMENTALI ALLA SFIDA DELLA CRITICA<br />

pp. 448, 1 a e<strong>di</strong>zione 2006 € 31,00<br />

Contributi<br />

Paolo Becchi, Fabio Benigni, Michele Blanco, Rossella Bonito Oliva, Gian Paolo Califano,<br />

Francesco Cammisa, Daniela Catalano, Amedeo G. Conte, Carlo De Rita, Pietro Emanuele,<br />

Gennaro Franciosi, Carlo Lanza, Aldo Masullo, Fer<strong>di</strong>nando G. Menga, Ulderico Pomarici, Rita<br />

Raucci, Enrica Rigo, Annamaria Rufino, Osvaldo Sacchi, Laura A. Scialla, Sergio Sorrentino,<br />

Antonino Spadaro, Francesco Viola, Luigi Vitullo, Bernhard Waldenfels, Angelo Zotti<br />

I ‘<strong>di</strong>ritti fondamentali sono oggi al centro <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito teorico che ne rappresenta e istituisce il<br />

ruolo <strong>di</strong> misura e <strong>di</strong> sfida nel nostro tempo. Doppia sfida e doppia misura, perché i <strong>di</strong>ritti<br />

fondamentali sfidano e misurano un tempo – il nostro – che, a sua volta, sfida e misura i <strong>di</strong>ritti<br />

fondamentali – la loro caratura e la loro sostenibilità. Il ‘<strong>di</strong>ritto fondamentale’ può <strong>di</strong>ventare, in<br />

questo senso, per così <strong>di</strong>re, l’idealtipo e il minimo lessicale <strong>di</strong> un mondo civile che è sfidato ad<br />

autocomprendersi, pena il suo tracollo – vichiano tracollo – in una nuova barbarie, quella<br />

dell’inermità. E, per giunta, anche un tale domandarsi sull’unità <strong>di</strong> misura è una sfida. Teorica,<br />

stavolta. Che necessita <strong>di</strong> una correlativa attenzione. In questo primo numero de “L’era <strong>di</strong><br />

Antigone. Quaderni del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Giuri<strong>di</strong>che della Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Napoli”, sono chiamati a cimentarsi con questa specifica unità <strong>di</strong> misura teorica stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> scuole e<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong>verse, volti a una parametrazione del tema.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Introduzione<br />

Parte I. Il prisma dei <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />

Aldo Masullo, L’intersoggettività originaria e il fondamento trascendentale dei <strong>di</strong>ritti umani<br />

Sergio Sorrentino, Il co<strong>di</strong>ce personalistico e il para<strong>di</strong>gma mounieriano della persona<br />

Amedeo G. Conte, Immagini dell’altro. L’alterità nello specchio del linguaggio<br />

Amedeo G. Conte, Dovere pragmatico secondo Epicuro<br />

Bernhard Waldenfels, Dentro e fuori l’or<strong>di</strong>ne. Orientamenti giuri<strong>di</strong>ci dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> una<br />

fenomenologia dell’estraneo<br />

Rossella Bonito Oliva, Crisi del soggetto e nuove forme <strong>di</strong> soggettività<br />

Francesco Viola, Diritto delle genti antico e contemporaneo<br />

Antonino Spadaro, Diritti fondamentali e multiculturalismo/interculturalismo<br />

Paolo Becchi, Il problema etico‐giuri<strong>di</strong>co del trapianto <strong>di</strong> organi<br />

Carlo De Rita, Congedo dai <strong>di</strong>ritti? Una prospettiva antropologico‐politica su <strong>di</strong>ritti fondamentali e<br />

citta<strong>di</strong>nanza<br />

Gian Paolo Califano, Giusto processo civile, giu<strong>di</strong>zio in Cassazione ed interruzione del processo<br />

Rita Raucci, I <strong>di</strong>ritti umani e l’imposizione fiscale<br />

Enrica Rigo, La citta<strong>di</strong>nanza ai confini dell’Europa. Alcune riflessioni sulla con<strong>di</strong>zione post‐coloniale<br />

dell’Europa nel contesto dell’allargamento<br />

Luigi Vitullo, La persona nell’universo <strong>di</strong> Norberto Bobbio<br />

Parte II. Riflessioni storico‐teoriche: per un <strong>di</strong>battito<br />

Gennaro Franciosi, Potere privato, potere comunitario, potere pubblico nel mondo romano<br />

Francesco Cammisa, Saldare il Paese con una rete d’acciaio: ferrovie e questione meri<strong>di</strong>onale<br />

1


Francesco Cammisa, Un opportuno memento storico per gli ambientalisti dell’ultima ora: la<br />

carestia del 1764 nel regno <strong>di</strong> Napoli<br />

Annamaria Rufino, Diritto e società tra Vecchio e Nuovo Continente<br />

Pietro Emanuele, “Stato cristiano”: Agostino fra Gesù e Machiavelli. Una provocazione <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong><br />

Prezzolini<br />

Parte III. Note <strong>di</strong> lettura<br />

Ulderico Pomarici, Un piccolo classico<br />

Carlo Lanza, Hominum causa omne ius constitutum: a proposito <strong>di</strong> un libro <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong><br />

Carlo Lanza, Sofismi per un paradosso. Difendere i “limiti che la natura ha imposto al dominio<br />

dell’uomo”?<br />

Fer<strong>di</strong>nando G. Menga, Sulla soglia degli or<strong>di</strong>namenti. Elementi introduttivi alla fenomenologia<br />

dell’estremità <strong>di</strong> Bernhard Waldenfels<br />

Osvaldo Sacchi, Il páideuma <strong>di</strong> Frobenius. Gli dèi della Grecia <strong>di</strong> Otto e il valore del <strong>di</strong>ritto romano<br />

Laura A. Scialla, Co<strong>di</strong>ce dei beni culturali e del paesaggio<br />

Daniela Catalano, Principi del <strong>di</strong>ritto ambientale europeo e nazionale<br />

Fabio Benigni, La Costituzione Europea, guida alla lettura del Trattato che adotta una Costituzione<br />

per l’Europa<br />

Angelo Zotti, Cultura giuri<strong>di</strong>ca e regole sociali. Temi <strong>di</strong> sociologia del <strong>di</strong>ritto<br />

Michele Blanco, La vera ragione dei <strong>di</strong>ritti umani è la democrazia partecipativa come premessa al<br />

“reciproco riconoscimento” tra i popoli.<br />

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2. IL NICHILISMO ALLA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ NEL MONDO CIVILE<br />

pp. 488, 1 a e<strong>di</strong>zione 2007 € 28,00<br />

Contributi<br />

Francesco Aliberti, Gabriele Barbato, Carmela Bianco, Giulio Maria Chio<strong>di</strong>, Adriana D'Auria,<br />

Paolo Favale, Hermann Fischer, Carlo Lanza, Franco Lanza, Giacomo Losito, Aldo Masullo,<br />

Fer<strong>di</strong>nando G. Menga, Elmelinda Mercurio, Giannino Piana, Ruiz Ramon Ruiz, Osvaldo Sacchi,<br />

Giuliano Santangelo, Sergio Sorrentino, Luigi Vitullo, Sergio Zeuli<br />

Il volume in<strong>di</strong>vidua nel nichilismo il problema della contemporaneità, un problema accentuato<br />

senz’altro dalla scienza contemporanea, che conosce il destino catastrofico che aleggia sul mondo.<br />

Se niente è, perché dovrebbe tenersi un certo comportamento anziché l’altro? Perché un tale<br />

comportamento piuttosto che la sua negazione?<br />

Il problema del nostro tempo, ben più che l'ateismo, è il nichilismo. Se niente è, perché dovrebbe<br />

tenersi un certo comportamento anziché l'altro? Perché un tale comportamento piuttosto che la<br />

sua negazione?<br />

La domanda <strong>di</strong> Leibniz acquista qui un'altra forma e un'altra risonanza. Se è vero infatti che nella<br />

modernità si conservava e potenziava l'idea <strong>di</strong> un valore della storia, delle istituzioni, la scienza<br />

contemporanea sa che tutto il nostro mondo morrà con la catastrofe del sole e <strong>di</strong> ogni cosa che ne<br />

<strong>di</strong>pende. Che cosa potrà mai restare come metro del valore? Si tratta allora <strong>di</strong> domandarsi quale<br />

sia la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> ogni vita concreta: <strong>di</strong>gnità che non è la qualità <strong>di</strong> vita che volta per volta si scelga e<br />

che non è il puro plesso <strong>di</strong> doveri cui si è crudamente sottoposti, perché è piuttosto l'incrocio<br />

virtuoso <strong>di</strong> espressioni e <strong>di</strong> limiti, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> doveri, rispetto agli altri e rispetto a se stessi, <strong>di</strong><br />

confini da non varcare e <strong>di</strong> confini da non far varcare, <strong>di</strong> qualità nobili che abilitano e vincolano. Si<br />

tratta <strong>di</strong> capire quanto <strong>di</strong> questa idea <strong>di</strong> nobiltà ci venga dalla tra<strong>di</strong>zione, e da tra<strong>di</strong>zioni anche<br />

<strong>di</strong>verse fra loro. Si tratta <strong>di</strong> capire quanto questa idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità concreta sia legata alla propria<br />

identità e al proprio onore, quanto alle proprie relazioni con tutti gli altri, quanto alle nostre<br />

capacità <strong>di</strong> ascoltarci nel profondo, me<strong>di</strong>tando. E si tratta <strong>di</strong> capire quante <strong>di</strong> queste percezioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gnità si stiano oggi storicamente se<strong>di</strong>mentando nella nostra idea <strong>di</strong> bisogni fondamentali ‐ e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti e doveri fondamentali, in quest'epoca che noi abbiamo consapevolmente chiamato L'era <strong>di</strong><br />

Antigone.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Introduzione. L'era <strong>di</strong> Antigone nel tempo del nichilismo<br />

Parte I. La questione del nichilismo<br />

Osvaldo Sacchi, Nichilismo contemporaneo, nichilismo giuri<strong>di</strong>co e esigenza <strong>di</strong> giustizia<br />

Fer<strong>di</strong>nando G. Menga, Il pensiero alla prova del nulla. Riflessioni su Heidegger e gli eccessi del<br />

nichilismo<br />

Giannino Piana, Il nichilismo e la crisi dei valori<br />

Hermann Fischer, La libertà cristiana nell'epoca del nichilismo. Sul rapporto tra Protestantesimo e<br />

modernità<br />

Giulio M. Chio<strong>di</strong>, Forza elementare e forma <strong>di</strong> Ernst Jünger<br />

Parte II. Riflessioni storico‐teoriche: per un <strong>di</strong>battito<br />

Aldo Masullo, Nota sullo "stato <strong>di</strong> eccezione"<br />

Adriana D'Auria, L'Or<strong>di</strong>ne del <strong>di</strong>ritto: vita e sistema nella scienza giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> Capograssi<br />

3


<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Il rigore teoretico della persona come sfida eversiva e il problema della giustizia<br />

Carmela Bianco, Riflessioni in tema <strong>di</strong> "persona" in bioetica<br />

Gabriele Barbato, L'in<strong>di</strong>viduo nella storia: tra "società domestica" e società civile<br />

Sergio Zeuli, Diritti fondamentali e interesse legittimo<br />

Ramón Ruiz Ruiz, La <strong>di</strong>stinzione fra regole e principi e le sue implicazioni nell'applicazione del<br />

<strong>di</strong>ritto<br />

Carlo Lanza, In<strong>di</strong>vidui e status. A proposito <strong>di</strong> una raccolta <strong>di</strong> giurisprudenza negli artt. 1‐10 c.c.<br />

Paolo Favale, La "Fondazione" <strong>di</strong> servizio pubblico ra<strong>di</strong>otelevisivo e il <strong>di</strong>ritto "fondamentale"<br />

all'informazione. Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge c.d. "Gentiloni" e altri <strong>di</strong>segni<br />

Elmelinda Mercurio, Note sulla <strong>di</strong>stinzione tra misure cautelari anticipatorie e conservative<br />

Sergio Sorrentino, La coscienza come istanza del soggetto morale<br />

Giacomo Losito, Il confronto Blondel‐Laberthonnière alla luce della recente riflessione filosofica e<br />

teologica sull'azione<br />

Francesco Aliberti, Il problema della scienza e della <strong>di</strong>alettica. Una parabola storica<br />

Luigi Vitullo, La crisi post‐romantica e la ricerca <strong>di</strong> un'estetica musicale. Una rilettura critica della<br />

filosofia della musica <strong>di</strong> Theodor Wiesengrund Adorno<br />

Parte III. Note <strong>di</strong> lettura<br />

Franco Lanza, "Convergenze" e "Carmina Burana" <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o J. Angelini<br />

Giuliano Santangelo, Clau<strong>di</strong>o Angelini poeta in traduzione<br />

Parte IV. Appen<strong>di</strong>ce<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Dare <strong>di</strong>gnità alla speranza e speranza alla <strong>di</strong>gnità. L'essere umano concreto al<br />

centro delle scienze e della vita: un crocevia <strong>di</strong> paradossi teorici e etici.<br />

4


3. IL CERTO ALLA PROVA DEL VERO, IL VERO ALLA PROVA DEL CERTO.<br />

CERTEZZA E DIRITTO IN DISCUSSIONE<br />

pp. 784, 1 a e<strong>di</strong>zione 2008 € 43,50<br />

Contributi<br />

Francesco Aliberti, Domenico Amirante, Vincenzo Bal<strong>di</strong>ni, Filippo Barbera, Ulrich Barth,<br />

Alessandra Bellini, Carmela Bianco, Michele Blanco, Corrado Calabrò, Gian Paolo Califano,<br />

Antonio Cepparulo, Giuliano Crifò, Antonello Crisci, Vincenzo De Falco, Diego Del Vecchio,<br />

Mariangela Delle Femine, Francesca Di Martino, Paolo Di Marzio, Luigi Di Santo, Anna Falcone,<br />

Paolo Favale, Francesco Saverio Festa, Vittoria Fiorelli, Mauro Foglia, Emanuela Fusco, Tania<br />

Gatto, Diego Giordano, Sameh Hrairi, Antonio Jannuzzi, Carlo Lanza, Raffaele Maione, Marianna<br />

Masella, Aldo Masullo, Mariano Menna, Lucia Parente, Giovanni Peca, Valentino Petrucci,<br />

Mariateresa Pezone, Osvaldo Sacchi, Maddalena Sannino, Armando Savignano, Bartolo G.<br />

Senatore, Sergio Sorrentino, Hagar Spano, Massimo Tita, Riccardo Ventre, Alberto Virgilio, Luigi<br />

Vitullo, Angelo Zotti<br />

«Non esistono fatti, ma esistono interpretazioni» (Nietzsche): una sentenza vera solo in parte, in<br />

quanto non esistono interpretazioni senza fatti, e le stesse interpretazioni sono fatti. Occorre poi<br />

<strong>di</strong>stinguere tra scale <strong>di</strong> verità, ossia tra scale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi. Dire una verità errando nella scala a cui la<br />

si <strong>di</strong>ce, è violare la verità. Una questione analoga si gioca fra il certo e il vero. Il volume si pone<br />

come un viaggio verso la decifrazione del certo e del vero.<br />

"Non esistono fatti, ma esistono interpretazioni" (Nietzsche).<br />

Questa sentenza è vera solo in parte. Infatti non esistono interpretazioni senza fatti e le stesse<br />

interpretazioni sono fatti. Occorre poi <strong>di</strong>stinguere tra scale <strong>di</strong> verità, ossia tra scale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi. Dire<br />

una verità errando nella scala a cui la si <strong>di</strong>ce, è violare la verità. Una questione analoga si gioca fra<br />

il certo e il vero. Un tale complesso <strong>di</strong> valutazioni può condurre a un preciso metodo <strong>di</strong> pensiero:<br />

cogliere il certo come grembo <strong>di</strong> una riconoscibile matrice; cogliere il vero come una matrice<br />

vocata a incarnarsi. Ciò comporta l'istituzione <strong>di</strong> una filosofia del certo. Gianbattista Vico, nella sua<br />

pratica teorica come nella sua teoria riflessa, ha il merito <strong>di</strong> aver in<strong>di</strong>viduato gli assi <strong>di</strong> un tale<br />

metodo. Tale metodo <strong>di</strong> filosofia del certo non riguarda solo il <strong>di</strong>ritto, perché può riguardare<br />

qualsiasi altro dato e risultato osservabile del comportamento umano. Si tratta allora <strong>di</strong> perseguire<br />

una grande fantasia teoretica che riesca a in<strong>di</strong>viduare linee <strong>di</strong> pensiero conducenti a una possibile<br />

matrice profonda. Si tratta poi <strong>di</strong> incentrare intorno a tale matrice tutti i possibili <strong>di</strong>scorsi critici,<br />

valutativi e ontologici, che siano anche in grado in qualche misura <strong>di</strong> ricollocare criticamente se<br />

stessi. Su queste strade sono conseguibili illuminanti scoperte. In esse possiamo in<strong>di</strong>viduare anche<br />

ragioni forti per riaprire ‐ all'altezza <strong>di</strong> quest'epoca che noi abbiamo consapevolmente chiamato<br />

L'era <strong>di</strong> Antigone ‐ un viaggio verso la decifrazione del certo e del vero.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Introduzione. Il vero alla prova del certo. Il certo alla prova del vero. Vico oltre il<br />

suo millennio<br />

Parte I. La questione della certezza<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, L'or<strong>di</strong>ne della certezza del <strong>di</strong>ritto fra norme, principi e valori<br />

Marianna Masella, Tra valori con<strong>di</strong>visi e necessaria me<strong>di</strong>azione. Il profilo della certezza delle<br />

situazioni giuri<strong>di</strong>che<br />

5


Vincenzo Bal<strong>di</strong>ni, Il paradosso della <strong>di</strong>gnità umana e la cultura costituzionale<br />

Paolo Favale, I <strong>di</strong>ritti residuali sull'opera televisiva e la certezza "residuale" del Diritto<br />

Diego Del Vecchio, Per un itinerario oltre le incertezze. Il concetto <strong>di</strong> abuso del <strong>di</strong>ritto quale<br />

presupposto della tassazione societaria europea<br />

Gian Paolo Califano, Forse ho ragione ma non posso provartelo<br />

Alberto Virgilio, Tempi del processo e certezza della pena<br />

Vincenzo De Falco, Principio precauzionale, incertezze giuri<strong>di</strong>che e inquinamento<br />

elettromagnetico: la problematica gestionale del rischio nell'analisi comparata<br />

Osvaldo Sacchi, La certezza del <strong>di</strong>ritto come valore e la "legal metafisica" <strong>di</strong> G.B. Vico<br />

Massimo Tita, La certezza prospettiva. Con brevi note sul <strong>di</strong>ritto all'accoglienza e al decoro a Roma<br />

fra <strong>di</strong>ciottesimo e <strong>di</strong>ciannovesimo secolo<br />

Parte II. Certezze e incertezze in bioetica<br />

Armando Savignano, Il consenso informato. Una svolta nell'etica me<strong>di</strong>ca<br />

Paolo Di Marzio, Un problema della bioetica: il conflitto tra norma giuri<strong>di</strong>ca e norma morale<br />

Carmela Bianco, Biocultura e costruzione <strong>di</strong> mostri immaginari<br />

Anna Falcone, Biotecnologie, bio<strong>di</strong>versità e risorse genetiche. Principi e <strong>di</strong>ritti emergenti a tutela<br />

delle generazioni presenti e future<br />

Antonello Crisci, Francesca Di Martino, Eutanasia e testamento biologico: aspetti etici, giuri<strong>di</strong>ci e<br />

me<strong>di</strong>co‐legali<br />

Parte III. Problemi giuri<strong>di</strong>ci<br />

Antonio Jannuzzi, La teoria dell'evento tra garantismo e Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

Giovanni Peca, Finanza etica e immigrazione<br />

Mariateresa Pezone, Diritti del detenuto. Lacune e prospettive nella <strong>di</strong>sciplina attuale<br />

Marianna Masella, Il principio dell'affidamento e la nuova <strong>di</strong>sciplina dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong><br />

autotutela amministrativa<br />

Luigi Di Santo, Corporeità e persona nella <strong>di</strong>mensione della tortura<br />

Mariano Menna, Prescrizione del reato senza interruzioni, non "prescrizione del processo"<br />

Emanuela Fusco, Tecnica del rinvio e (in)certezza del <strong>di</strong>ritto. Considerazioni sui modelli alternativi<br />

<strong>di</strong> amministrazione nella società a responsabilità limitata<br />

Mauro Foglia, Il personalismo <strong>di</strong> Ricoeur come possibile chiave <strong>di</strong> lettura dell'articolo 27 della<br />

Costituzione<br />

Parte IV. Questioni filosofiche<br />

Ulrich Barth, Religione e ragione<br />

Filippo Barbera, Per un nuovo metodo <strong>di</strong> ricerca storico‐architettonica tra il certo e la matrice<br />

Sergio Sorrentino, Agape tou theou. Alle ra<strong>di</strong>ci dell'esperienza cristiana<br />

Aldo Masullo, Pratica della me<strong>di</strong>azione teorica e teoria della me<strong>di</strong>azione pratica. Nota su due<br />

momenti del pensiero vichiano<br />

Hagar Spano, Alcune considerazioni intorno al primo confronto tra Eberhard e Kant sulla dottrina<br />

trascendentale dello spazio‐tempo<br />

Francesco Saverio Festa, La presenza <strong>di</strong> Nietzsche in alcuni protagonisti della storiografia filosofico‐<br />

politica del '900<br />

Michele Blanco, Democrazia deliberativa e opinione pubblica emancipata<br />

Alessandra Bellini, Prendere sul serio la persona: <strong>di</strong>ritto e giuspersonalismo<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Il bambino come soggetto filosofico. Piccole righe per una grande idea<br />

6


Mariangela Delle Femine, Il cosmopolitismo e Immanuel Kant<br />

Diego Giordano, Umanità e cultura in un saggio del giovane Schleiermacher<br />

Francesco Aliberti, Possibilità e critica della fondazione dell'armonia come scienza<br />

Parte V. Esperienze storiche<br />

Luigi Vitullo, La socialdemocrazia tra welfare e rigi<strong>di</strong>tà. Un modello cosmopolitico <strong>di</strong> democrazia<br />

alla prova <strong>di</strong> una governance mon<strong>di</strong>ale<br />

Giuliano Crifò, Emilio Berti, un insegnamento e una lettera<br />

Maddalena Sannino, Tra certezze e liqui<strong>di</strong>tà: gli educatori nella società liquida. Una riflessione<br />

sulla religione dell'iperconsumo<br />

Sameh Hrairi, Influsso delle situazioni <strong>di</strong> conflitto socio‐cognitivo sull'atteggiamento <strong>di</strong> alunni<br />

tunisini nei confronti dell'evoluzione biologica<br />

Michele Blanco, Cosmopolitismo e <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />

Vittoria Fiorelli, Politica della sanità e costituzione dei culti. I rapporti tra i Teatrini <strong>di</strong> Napoli e il<br />

Sant'Uffizio<br />

Galip Akin, Basak Koca Ozer, Gülüsan Özgün Basibüyük, La scoperta del fuoco nel processo <strong>di</strong><br />

ominizzazione<br />

Parte VI. Dalla parte del possibile e della poesia<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Lo statuto della poesia come problema rigoroso. Profili simbolici e critici<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Che fanno oggi i poeti?<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Il teatro e i bambini. Lo specchio del tempo rallentato come sisma dell'anima<br />

Parte VII. Un sasso in piccionaia: questioni <strong>di</strong> civiltà<br />

Corrado Calabrò, La comunicazione al bivio tra protagonismo e servizio della verità<br />

Carlo Lanza, Un testo <strong>di</strong>seducativo: "I Promessi sposi" ovvero un mondo senza sicurezza del <strong>di</strong>ritto<br />

Bartolo G. Senatore, Certezza della pena o dubbi sull'emenda<br />

Antonio Cepparulo, Diritti informaticamente con<strong>di</strong>zionati?<br />

Riccardo Ventre, Diritti umani e telematica<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, L'emergenza Scuola e Università fra i saperi e il senso: per alcune considerazioni<br />

inattuali<br />

Parte VIII. Note <strong>di</strong> lettura<br />

Angelo Zotti, Alain Supiot: Diritto e società nell'era globale. Il ruolo fondamentale del Terzo<br />

Lucia Parente, P. Laìn Entralgo, Il me<strong>di</strong>co e il malato<br />

Tania Gatto, Sergio Tanzarella, Gli anni <strong>di</strong>fficili. Un profilo <strong>di</strong> don Milani<br />

Raffaele Maione, Jacques Rancière, L'o<strong>di</strong>o per la democrazia<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Il dono oltre le ferite. In margine a Clau<strong>di</strong>o J. Angelini, Convergenze<br />

Domenico Amirante, Il "mito" del monopolio occidentale della democrazia. Riflessioni su Amartya<br />

Sen, La democrazia degli altri<br />

Angelo <strong>Limone</strong>, Leonardo Maugeri, Con tutta l'energia possibile<br />

Raffaele Maione, <strong>Giuseppe</strong> Zeppegno, Bioetica. Ragione e fede <strong>di</strong> fronte all'antropologia debole <strong>di</strong><br />

H.T. Engelhardt Jr.<br />

Alessandra Bellini, Ermeneutica giuri<strong>di</strong>ca e ermeneutica letteraria: Emilio e Ugo Betti<br />

Parte IX. Appen<strong>di</strong>ce<br />

Valentino Petrucci, "Noi e i cannibali". I limiti della tolleranza nella cultura occidentale<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Lettera <strong>di</strong> Natale alla stampa: dare pari opportunità alla speranza.<br />

7


4.1 L'ETICA DELL'EQUITÀ, L'EQUITÀ DELL'ETICA<br />

pp. 576, 1 a e<strong>di</strong>zione 2010 € 31,50<br />

L’equità, dal punto <strong>di</strong> vista dell’esperienza giuri<strong>di</strong>ca, non può non tendere a un minimo <strong>di</strong> certezza,<br />

in quanto deve necessariamente darsi un corpo manifesto; e d’altra parte la certezza non può non<br />

tendere a un minimo <strong>di</strong> equità nel suo dover necessariamente realizzare un minimo <strong>di</strong> senso. Ma<br />

esiste nel mondo del Diritto una legge che <strong>di</strong>ce che bisogna rispettare le leggi?<br />

L'universo del Diritto è un universo teso fra le due coor<strong>di</strong>nate della certezza e dell'equità. Essendo<br />

un insieme <strong>di</strong> regole, esso si pone come una maglia con tessitura a due aghi, <strong>di</strong> cui l'uno è la<br />

certezza e l'altro l'equità. La certezza è il corpo manifesto e l'equità il principio costitutivo e <strong>di</strong><br />

tessitura. La certezza in quanto cerca <strong>di</strong> realizzare alcuni profili formali dell'equità, ossia in quanto<br />

tende, attraverso alcune procedure, all'equità, si pone come "certezza del <strong>di</strong>ritto". La "certezza del<br />

<strong>di</strong>ritto" è il luogo della reciproca tendenza al limite fra un'equità che non può non darsi un minimo<br />

<strong>di</strong> certezza e una certezza che non può non darsi un minimo <strong>di</strong> equità. Un'equità che non si <strong>di</strong>a un<br />

minimo <strong>di</strong> corpo certo, <strong>di</strong>venta iniquità, in quanto sconfina nell'iniquità della vaghezza; una<br />

certezza che non realizzi un minimo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sensato, <strong>di</strong>venta incertezza, in quanto sconfina<br />

nell'incertezza della frantumazione. La certezza del <strong>di</strong>ritto si pone in tale contesto come un<br />

possibile punto <strong>di</strong> equilibrio fra equità e certezza. L'equità infatti, dal punto <strong>di</strong> vista dell'esperienza<br />

giuri<strong>di</strong>ca, non può non tendere a un minimo <strong>di</strong> certezza, in quanto deve necessariamente darsi un<br />

corpo manifesto; e d'altra parte la certezza non può non tendere a un minimo <strong>di</strong> equità nel suo<br />

dover necessariamente realizzare un minimo <strong>di</strong> senso. Ma esiste nel mondo del Diritto una legge<br />

che <strong>di</strong>ce che bisogna rispettare le leggi? Certo, anche se celatissima, essa esiste. E non può essere<br />

pensata se non all'interno <strong>di</strong> una "rivoluzione copernicana alla seconda potenza". Essa si ra<strong>di</strong>ca<br />

non nell'in<strong>di</strong>viduo, mero schema dell'in<strong>di</strong>viduale, ma nella sua più piena ra<strong>di</strong>calizzazione, la<br />

persona.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Tra il principio dell'interno e il principio dell'eccezione: l'equità dell'etica, l'etica<br />

dell'equità<br />

Parte I. La questione dell'equità<br />

Alberto Virgilio, I tempi della giustizia penale<br />

Carla Cosentino, Eteronomia giu<strong>di</strong>ziale e contratto <strong>di</strong>seguale<br />

Stefano Manacorda, L'abolition de la peine capitale en Europe: le cercle vertueux de la politique<br />

criminelle et les risques de rupture<br />

Parte II. Questioni <strong>di</strong> bioetica<br />

Goffredo Sciaudone, Rossella Salvati, Dovere <strong>di</strong> cura o <strong>di</strong>ritto al rifiuto delle terapie tra i <strong>di</strong>ritti del<br />

malato e i doveri del me<strong>di</strong>co<br />

Parte III. Problemi giuri<strong>di</strong>ci<br />

<strong>Giuseppe</strong> Molfini, Evoluzione giurisprudenziale in tema <strong>di</strong> rinvio prosecutorio<br />

Felice Masi, Le <strong>di</strong>mensioni del <strong>di</strong>ritto. La filosofia giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> E. Lask tra epistemologia, semantica e<br />

ontologia<br />

Mariano Menna, Princìpi e logica <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> fatto<br />

Maria Teresa Sanza, Le narrazioni del <strong>di</strong>ritto: le pratiche linguistiche nella comunità interpretativa<br />

del contestualismo giuri<strong>di</strong>co<br />

8


Girolamo Tessuto, An Introduction to Collocations in Legal English: Developing Vocabulary<br />

Competence in ESP Instruction<br />

Parte IV. Questioni filosofiche<br />

Filippo Barbera, Ricentrare l'architettura nel progetto epistemologico<br />

Sergio Sorrentino, Il sacrificio nella prospettiva filosofico‐religiosa e etica<br />

Aldo Masullo, Nota su Fichte e l'etica<br />

Francesco Saverio Festa, Tra risentimento e livellamento: Max Scheler interprete e critico <strong>di</strong><br />

Nietzsche<br />

Francesco Aliberti, Problemi e prospettive nella riflessione morale <strong>di</strong> Immanuel Kant<br />

Diego Giordano, Verità e paradosso. Tra Kierkegaard e la filosofia analitica<br />

Paolo Calabrò, Tra il <strong>di</strong>re e il fare: parole e termini nella riflessione <strong>di</strong> Raimon Panikkar<br />

Angelo Maria Vitale, Cristianesimo, qabbalah, platonismo. L'umanesimo cristiano <strong>di</strong> Girolamo<br />

Seripando nella letteratura critica<br />

Tahar Ben Guiza, L'umano come punto <strong>di</strong> vista sull'umanità<br />

Alfonso Salvatore, Etica e religione nella Filosofia delle forme simboliche <strong>di</strong> Ernst Cassirer<br />

Dalila Belhareth, Archeologia del saper fare e genesi poetica nella Scienza nuova<br />

Jens Loenhoff, Il concetto <strong>di</strong> limite in Simmel, Plessner e Luhmann<br />

Rodolfo Parlato, Il labirinto dei memi<br />

Parte V. Esperienze storiche<br />

Domenico Rosati, Aldo Moro: La profezia cristiana <strong>di</strong> una laicità incompiuta<br />

Armando Savignano, Filosofia e profezia in Antonio Vieira<br />

Michel Kowalewicz, Georges Dulac, Caterina II, l'Accademia Imperiale delle Scienze e il<br />

Supplemento dell'Enciclope<strong>di</strong>a<br />

Maddalena Sannino, Dall'emergenza educativa all'equità educativa. Frammenti per un<br />

orientamento narrativo<br />

Parte VI. Crisi e critica del politico<br />

Michael D. Ryan, Il Moloch americano. Riflessioni sul male strutturale in<strong>di</strong>rizzate alle Chiese<br />

americane<br />

Maria Grazia Recupero, Le ragioni del politico. Un confronto tra Sofocle e Jean Anouilh<br />

Mauro Foglia, Democrazia e persona. Profili <strong>di</strong> un rapporto problematico<br />

Parte VII. Un sasso in piccionaia: questioni <strong>di</strong> civiltà<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Libri d'arte, crinali <strong>di</strong> civiltà<br />

Parte VIII. Note <strong>di</strong> lettura<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, L'artiglio e la preghiera. Leggendo Plenilunio nella palude <strong>di</strong> R. Filippelli<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, L'altra metà <strong>di</strong> Luciano Erba<br />

Michele Mauro Raia, Maurizio Viroli, l'Italia dei doveri<br />

Raffaele Maione, Noam Chomsky, Regole e rappresentazioni. Sei lezioni sul linguaggio.<br />

9


4.2 L'ETICA DELL'EQUITÀ E L'EQUITÀ DELL'ETICA<br />

pp. 640, 1 a e<strong>di</strong>zione 2011 € 37,00<br />

Contributi<br />

Raffaele Aveta, Giulia Benvenuti, Carmela Bianco, Virgilio Cesarone, Adriana D'Auria, Carmela Di<br />

Carluccio, Lucia Di Costanzo, Luigi Di Santo, Tania Gatto, Amalia Gravante, Vincenzo Ianniello, Luigi<br />

Rosario Luongo, Raffaele Maione, Nicola Melone, Elmelinda Mercurio, Marianna Pignata,<br />

Donatello Puliatti, Antonio Raucci, Nicola Russomando, Osvaldo Sacchi, Massimo Tita, Valeria<br />

Verde, Luigi Vitullo<br />

Il problema dell’equità è tra i più ardui della scienza giuri<strong>di</strong>ca. Spesso percepita sul piano etico,<br />

politico, filosofico o teologico come sinonimo <strong>di</strong> uguaglianza o <strong>di</strong> giustizia, non esiste filosofo,<br />

giurista, teologo o storico del <strong>di</strong>ritto che non debba misurarsi con questo tema.<br />

L'equità è stata definita come una "categoria qualificativa e regolativa del <strong>di</strong>ritto, ma munita dei<br />

caratteri propri <strong>di</strong> una regola costitutiva del <strong>di</strong>ritto medesimo". Volendo cercare una nozione<br />

almeno orientativa e una tipologia a cui attribuire valore euristico bisogna <strong>di</strong>re che "in ogni sua<br />

applicazione l'equità esprime un'idea <strong>di</strong> corrispondenza o <strong>di</strong> equilibrio, o <strong>di</strong> eguaglianza vera e<br />

propria". Su tale nozione è aperta una <strong>di</strong>scussione secolare e il problema dell'equità è uno dei<br />

problemi più ardui della scienza giuri<strong>di</strong>ca. Spesso percepita sul piano etico, politico, filosofico o<br />

teologico come sinonimo <strong>di</strong> uguaglianza o <strong>di</strong> giustizia, non esiste filosofo, giurista, teologo o<br />

storico del <strong>di</strong>ritto che non debba misurarsi con questo tema. Tra le ragioni <strong>di</strong> tanta complessità c'è<br />

anzitutto un problema epistemologico. L'equità appartiene a una larga classe <strong>di</strong> concetti<br />

filosoficamente rilevanti in cui la relazione quantitativa tra l'universale (equità come giustizia) e il<br />

particolare (la sua applicazione in ogni singolo caso) assume un aspetto qualitativo. L'universale<br />

che rappresenta la nozione sintetizza in un'idea contenuti fondati sull'esperienza, tale idea<br />

trascende le sue realizzazioni particolari. In questo senso il concetto <strong>di</strong> equità comprenderà<br />

sempre tutta la giustizia non ancora realizzata. È questo il carattere normativo <strong>di</strong> tale nozione, in<br />

cui il rapporto tra tutto (l'idea <strong>di</strong> giustizia come manifestazione <strong>di</strong> equità) e parte (la giustizia del<br />

caso concreto) non è soltanto una connessione meccanica, ma anche un nesso teleologicamente<br />

<strong>di</strong>rezionato. Una nozione come quella <strong>di</strong> equità <strong>di</strong>venta così un concetto universale che può essere<br />

allo stesso tempo fuori e dentro la storia. Essa vive dunque nella <strong>di</strong>alettica tra il principio<br />

dell'intero e il principio dell'eccezione.<br />

Osvaldo Sacchi, Verum quia aequum<br />

Massimo Tita, Equità, arbitrio, consenso. Il margine al problema della compensazione giu<strong>di</strong>ziaria<br />

fra antico e nuovo regime<br />

Raffaele Aveta, Equità giu<strong>di</strong>ziale e multiculturalismo<br />

Giulia Benvenuti, Contrad<strong>di</strong>ttorio ed etica del <strong>di</strong>alogo<br />

Parte II. Questioni <strong>di</strong> bioetica<br />

Carmela Bianco, Il dolore del morire<br />

Parte III. Problemi giuri<strong>di</strong>ci<br />

Antonio Raucci, La notificazione dell'impugnazione in caso <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica del domicilio del<br />

domiciliatario<br />

Donatello Puliatti, La certezza del <strong>di</strong>ritto in <strong>di</strong>scussione<br />

10


Carmela Di Carluccio, L'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> reintegrazione nel posto <strong>di</strong> lavoro e il "dogma" della incoercibilità<br />

Valeria Verde, Il proce<strong>di</strong>mento cautelare societario "ante causam"<br />

Lucia Di Costanzo, Circolazione <strong>di</strong> beni immobili ed effetto reale<br />

Luigi Rosario Luongo, Il proce<strong>di</strong>mento "sommario" societario ex art. 19 d.lgs. n. 5/03<br />

Vincenzo Ianniello, La conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale. Aspetti soggettivi<br />

Amalia Gravante, L'arbitrato societario: oggetto ed effetti <strong>di</strong> clausole compromissorie statutarie<br />

Elmelinda Mercurio, Arbitrato societario: il proce<strong>di</strong>mento<br />

Amalia Gravante, La risoluzione dei contrasti sulla gestione della società<br />

Parte IV. Questioni filosofiche<br />

Luigi Di Santo, Meccanicismo trionfante e riscatto della coscienza. Riflessioni sulla temporalità tra<br />

Ottocento e Novecento<br />

Luigi Vitullo, Para<strong>di</strong>gmi simbolici della legittimità nella realtà politica contemporanea<br />

Adriana D'Auria, Diritto e complessità culturale: tra integrazione e segregazione<br />

Virgilio Cesarone, L'oikosophia <strong>di</strong> Martin Heidegger<br />

Parte V. Esperienze storiche<br />

Raffaele Maione, La religione civile americana: una prospettiva storica, filosofica e ideologica<br />

Marianna Pignata, Maddaloni e la signora dei Carafa<br />

Parte VI. Un sasso in piccionaia: questioni <strong>di</strong> civiltà<br />

Nicola Melone, Alcune riflessioni sulla formazione universitaria<br />

Parte VII. Note <strong>di</strong> lettura<br />

Raffaele Maione, Mario Barcellona, Critica del nichilismo giuri<strong>di</strong>co<br />

Tania Gatto, Paolo Becchi, Da Pufendorf a Hegel. Introduzione alla storia moderna della filosofia<br />

del <strong>di</strong>ritto<br />

Nicola Russomando, Alberto Melloni, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio<br />

Gli autori.<br />

11


5. LA RESPONSABILITÀ DI ESSERE LIBERI, LA LIBERTÀ DI ESSERE RESPONSABILI<br />

pp. 336, 1 a e<strong>di</strong>zione 2012 € 29,00<br />

Contributi<br />

Andreas Arndt, Filippo Barbera, Laura Boella, Giovanna Borrello, Paolo Calabrò, Fabio Ciaramelli,<br />

Carlo De Rita, Marianna Esposito, Francesco Saverio Festa, Giancarlo Gaeta, Emilio Germino, Carlo<br />

Lanza, Pietro Lembo, Vito Mariano Giosa, Mariano Menna, Floriana Santagata, Sergio Sorrentino,<br />

Rosetta Stella, Alberto Virgilio, Luigi Vitullo, Simone Weil<br />

Il volume incentra la propria riflessione sui due no<strong>di</strong> teoretici della libertà e della responsabilità,<br />

attraversando i territori del <strong>di</strong>ritto e della problematica giuri<strong>di</strong>ca, del pensiero e dell’azione <strong>di</strong><br />

Simone Weil, delle questioni filosofiche e politiche. La libertà, pensata come esercitabile, e la<br />

responsabilità, come sostenibile, sono istanze feconde <strong>di</strong> un livello nuovo e più alto dell’umano.<br />

Nei saggi <strong>di</strong> questo volume la riflessione si svolge intorno ai due no<strong>di</strong> teoretici della libertà e della<br />

responsabilità, attraversando i territori del <strong>di</strong>ritto e della problematica giuri<strong>di</strong>ca, del pensiero e<br />

dell'azione <strong>di</strong> Simone Weil, delle questioni filosofiche e politiche. La libertà non si può pensare<br />

senza un minimo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fatto che la rendano possibile. È dunque necessario <strong>di</strong>stinguere<br />

fra una libertà come con<strong>di</strong>zione e una libertà come capacità . Ma tutte le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> libertà non<br />

avrebbero senso se non fossero precedute e sottese da una libertà come capacità. Per converso<br />

senza le con<strong>di</strong>zioni fattuali <strong>di</strong> libertà non si può esercitare una libertà come capacità. Nella libertà<br />

come capacità si ha a che fare con quella particolare potenza del volere <strong>di</strong> <strong>di</strong>staccarsi, <strong>di</strong> sottrarsi<br />

alla mera serie delle cause, <strong>di</strong> orientarsi verso un fine, <strong>di</strong> generare un inizio nuovo. Perciò la libertà<br />

è la capacità <strong>di</strong> trascendere la propria con<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> prendere <strong>di</strong>stanza da essa, <strong>di</strong> riorientarla<br />

sempre e daccapo. In definitiva è libertà come potenza <strong>di</strong> comparare , <strong>di</strong> ponderare e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care .<br />

È l'insieme <strong>di</strong> questi livelli a costituire il significato maturo della libertà, cui corrisponde una precisa<br />

responsabilità . In un orizzonte pieno la libertà non è solo un sostantivo, ma un verbo; non è solo<br />

uno stato, ma un'azione. Essa non è solo la con<strong>di</strong>zione e la forza <strong>di</strong> ciò che è libero, ma l'azione che<br />

libera. A essa corrisponde non la semplice responsabilità ma la pietas , ossia la coscienza profonda<br />

della propria e dell'altrui fragilità. In questo senso la libertà va pensata come esercitabile e la<br />

responsabilità come sostenibile , mentre l'una e l'altra <strong>di</strong>ventano istanze feconde <strong>di</strong> un livello<br />

nuovo e più alto dell'umano.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Per uno sguardo evangelico al grado zero: Fra Cristo e il grande inquisitore<br />

responsabilità e libertà. Sette livelli dell'esserci nella scala dell'umano<br />

Parte I. La questione della responsabilità<br />

Floriana Santagata, Libertà e responsabilità nel federalismo fiscale<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, La lezione poetica <strong>di</strong> Luciano Erba. La libertà del guardare, la responsabilità<br />

dell'ascoltare<br />

Parte II. Problemi giuri<strong>di</strong>ci<br />

Mariano Menna, Mandato <strong>di</strong> ricerca della prova e sistemi probatori<br />

Alberto Virgilio, La perenne crisi del sistema penitenziario tra soluzioni vecchie e nuove<br />

Emilio Germino, Un caso <strong>di</strong> responsabilità del dominus per l'iniuria commessa dal servus<br />

Parte III. Simone Weil: responsabilità del pensare e libertà concreta<br />

Sergio Sorrentino, L'enracinement <strong>di</strong> un pensiero e <strong>di</strong> una prassi <strong>di</strong> vita<br />

12


Giancarlo Gaeta, Un senso nuovo della convivenza<br />

Laura Boella, Diventare bersaglio <strong>di</strong> un'esperienza: Simone Weil contemporanea<br />

Giovanna Borrello, L'infinito: un confronto tra Simone Weil e Angela Putino<br />

Sergio Sorrentino, L'etica militante <strong>di</strong> Simone Weil<br />

Rosetta Stella, La funzione guerriera in Angela Putino<br />

Marianna Esposito, Un pensiero incarnato. Simone Weil e la politica<br />

Francesco Saverio Festa, Angela e/o Simone<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Simone Weil: uno stile <strong>di</strong> pensiero<br />

Parte IV. Questioni filosofiche<br />

Vito Mariano Giosa, La fede filosofica <strong>di</strong> Karl Jaspers: i fondamenti teoretici della possibilità <strong>di</strong> una<br />

"comunicazione tra credenti"<br />

Fabio Ciaramelli, Democrazia senza demos?<br />

Paolo Calabrò, Il pensiero mo<strong>di</strong>fica il passato. Scienza e filosofia in Raimon Panikkar<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, L'amicizia fra sapienza della struttura e struttura della sapienza. Quanti mo<strong>di</strong> vi<br />

sono per amare i fiori dell'universo<br />

Luigi Vitullo, Il mito infranto della razionalità. L'O<strong>di</strong>sseo omerico e la Dialektik der Aufklärung<br />

Andreas Arndt, "Senz'altro l'ultima parola <strong>di</strong> tutta la filosofia". Marx e la <strong>di</strong>alettica hegeliana<br />

Filippo Barbera, Architettura e coscienza etica<br />

Parte V. Crisi e critica del politico<br />

Carlo De Rita, Diritti umani, egemonia e democrazia<br />

Parte VI. Un sasso in piccionaia: questioni <strong>di</strong> civiltà<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong>, Un viaggio come metafora<br />

Parte VII. Note <strong>di</strong> lettura<br />

Pietro Lembo, Roberto Gatti, Politica e trascendenza. Saggio su Pascal, E<strong>di</strong>zioni Stu<strong>di</strong>um, Roma<br />

2010<br />

Sergio Sorrentino, Douglas Hedley, Living forms of the imagination, T&T Clark, London‐New York<br />

2008<br />

In memoria<br />

Carlo Lanza, Giuliano Crifò, Romanista (1934‐2011)<br />

Gli Autori.<br />

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6. LA DOMANDA DI LIBERTÀ, L'OFFERTA DI RESPONSABILITÀ<br />

pp. 448 Gennaio 2013 € 39,00<br />

Contributi<br />

Andreas Arndt, Filippo Barbera, Tommaso Campanella, Cosimo Cascione, Ahmet Cem Erkman,<br />

Antimo Cesaro, Veronica Crisci, Diego Del Vecchio, Veronica Fattoruso, Emilio Germino, Fabiola<br />

Iuvaro, Dante Maffia, Gabriella Mazzei, Mena Minafra, Lucia Monaco, Giuseppina Maria Oliviero<br />

Niglio, Gulusan Ozgun Basibuyuk, Osvaldo Sacchi, Carmen Saggiomo, Alejandro Serrano Caldera,<br />

Massimo Tita, Gabriel Vargas Lozano, Alberto Virgilio<br />

Se la domanda <strong>di</strong> libertà sta sotto la con<strong>di</strong>zione della responsabilità, l’offerta sociale <strong>di</strong><br />

responsabilità sta sotto la con<strong>di</strong>zione della libertà. Alla libertà come domanda corrisponde la<br />

responsabilità come offerta. Due mon<strong>di</strong> s’incontrano in un luogo comune, che configura la<br />

struttura portante <strong>di</strong> un mondo‐della‐vita umano. È questo il tema cruciale che viene affrontato da<br />

varie angolature nei saggi <strong>di</strong> questo volume.<br />

Nell'evolversi <strong>di</strong> un possibile, e sicuramente auspicabile, incontro fra l'io in<strong>di</strong>viduale e il tu sociale,<br />

accade che l'io in<strong>di</strong>viduale si avveda che la sua spontaneità riesce a realizzarsi come libertà se si<br />

realizza come libertà <strong>di</strong> non confliggere <strong>di</strong>struttivamente con gli altri. Allora nella sua domanda <strong>di</strong><br />

spontaneità egli <strong>di</strong>venta cosciente che può realizzarsi come libertà soltanto autolimitandosi.<br />

Dall'altro lato il tu sociale <strong>di</strong>venta, prima o poi, consapevole che può fissare argini all'in<strong>di</strong>viduo se<br />

gli consente <strong>di</strong> esercitare la sua libera spontaneità. Dunque l'in<strong>di</strong>viduo può essere libero soltanto a<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> essere responsabile, cioè cosciente dell'esistenza limitante del tu, mentre il tu<br />

sociale si accorge <strong>di</strong> poter imporre una responsabilità soltanto se consente all'io in<strong>di</strong>viduale<br />

l'esercizio della sua libertà. La libertà come domanda si auto‐impone come confini quei medesimi<br />

argini che il tu sociale impone all'io secondo il proprio strutturale statuto <strong>di</strong> istanza che lega.<br />

Pertanto la domanda <strong>di</strong> libertà sta sotto la con<strong>di</strong>zione della responsabilità, mentre l'offerta sociale<br />

<strong>di</strong> responsabilità sta sotto la con<strong>di</strong>zione della libertà. Alla libertà come domanda corrisponde la<br />

responsabilità come offerta. Due mon<strong>di</strong> s'incontrano in un luogo comune, che configura la<br />

struttura portante <strong>di</strong> un mondo‐della‐vita umano. È questo il tema cruciale, antico e sempre<br />

nuovo, aporetico ma inelu<strong>di</strong>bile, che viene affrontato da varie angolature nei saggi <strong>di</strong> questo<br />

volume.<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , La coscienza morale tra libertà e responsabilità<br />

Parte I. La questione della libertà<br />

Cosimo Cascione , Nota minima su "libertas" e "imperia legum": Tacito, Livio, Aristotele<br />

Osvaldo Sacchi , "Aequitas iuris id est libertas". Dalla libertà del sacro alla libertà nel <strong>di</strong>ritto in<br />

Roma repubblicana: verso un'utopia possibile<br />

Massimo Tita , Le libere responsabilità. Il governo per i Cartisti inglesi e i Costituenti romani <strong>di</strong><br />

metà Ottocento<br />

Parte II. Problemi giuri<strong>di</strong>ci<br />

Alberto Virgilio , La valutazione prognostica del giu<strong>di</strong>ce dell'u<strong>di</strong>enza preliminare alla luce della<br />

recente giurisprudenza<br />

Mena Minafra , Sulla concorrenza tra cause estintive e proscioglimento nel merito<br />

Lucia Monaco , I romanisti e la legislazione sulle acque tra il c.c. del 1865 e il t.u. del 1933<br />

14


Gabriella Mazzei , Fondamento personalistico e fondamento utilitaristico nell'evoluzione del<br />

<strong>di</strong>ritto d'autore euro‐continentale e del copyright angloamericano<br />

Diego Del Vecchio , Responsabilità penale e volontà elusiva: l'esterovestizione e il caso Dolce &<br />

Gabbana<br />

Parte III. Questioni <strong>di</strong> bioetica<br />

Veronica Fattoruso , Principio <strong>di</strong> precauzione e colture transgeniche tra USA e UE<br />

Parte IV. Questioni filosofiche<br />

Alejandro Serrano Caldera , Riflessioni sulla libertà<br />

Gabriel Vargas Lozano , La filosofia come scuola <strong>di</strong> libertà<br />

Andreas Arndt , Il concetto <strong>di</strong>alettico <strong>di</strong> sistema in Friedrich Schlegel<br />

Carmen Saggiomo , La libertà <strong>di</strong> scrivere, la responsabilità <strong>di</strong> tradurre. Alcune note sulla<br />

traduttologia<br />

Parte V. Esperienze storiche<br />

Ahmet Cem Erkman, Gulusan Ozgun Basibuyuk , Caries in ancient Anatolian populations<br />

Emilio Germino , Scuola e cultura in età tardo antica<br />

Giuseppina Maria Oliviero Niglio , "Gentes romanae". Voci <strong>di</strong> <strong>di</strong>zionario<br />

Filippo Barbera , Le matrici geometriche dell'architettura antica del Me<strong>di</strong>terraneo<br />

Antimo Cesaro , La defensa : il valore simbolico‐politico <strong>di</strong> un innovativo istituto giuri<strong>di</strong>co<br />

federiciano<br />

Fabiola Iuvaro , A criatividade artìstica Ka<strong>di</strong>wéu: entrevista com Benilda Vergìlio<br />

Veronica Crisci , L'uso libero e responsabile della satira nell'era dei me<strong>di</strong>a globalizzati<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , Torraca. La forza dei portali e la via delle acque<br />

Parte VI. Tra l'appello dell'anima e la risposta dello stile: il simbolo in poesia. Attraversando<br />

l'opera poetica <strong>di</strong> Franco Ferrara<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , Il multiverso della parola. Sulla poesia <strong>di</strong> Franco Ferrara<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , La poesia fra strategie dello stile e ritmi del tempo<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , Dal tempo dell'assenza all'assenza del tempo. Itinerari simbolici nel vissuto<br />

delle parole<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , La poiesis come ansia del passato e nostalgia del futuro<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , Fra il sigillo e la voce<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , La carne del simbolo come vertigine fondata<br />

Parte VII. La libertà <strong>di</strong> creare, la responsabilità <strong>di</strong> interpretare. Su una lirica <strong>di</strong> Dante Maffia a<br />

Tommaso Campanella<br />

Dante Maffia , Orazione Campanelliana<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Limone</strong> , L'Orazione Campanelliana <strong>di</strong> Dante Maffia.<br />

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ANTIGONE<br />

(Ἀντιγόνη, Antigóne)<br />

è una trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle (Colono, 496 a.C. – Atene, 406 a.C.), rappresentata per la prima volta ad<br />

Atene alle Gran<strong>di</strong> Dionisie del 442 a.C. L’opera appartiene al ciclo <strong>di</strong> drammi tebani ispirati alla<br />

drammatica sorte <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po, re <strong>di</strong> Tebe, e dei suoi <strong>di</strong>scendenti. Altre due trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Sofocle, l'E<strong>di</strong>po<br />

re e l'E<strong>di</strong>po a Colono, descrivono gli eventi precedenti, benché siano state scritte anni dopo.<br />

L'opera racconta la storia <strong>di</strong> Antigone, che decide <strong>di</strong> dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la<br />

volontà del nuovo re <strong>di</strong> Tebe Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi<br />

giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovino Tiresia e alle suppliche del coro,<br />

Creonte decide infine <strong>di</strong> liberarla, ma troppo tar<strong>di</strong>, perché Antigone nel frattempo si è impiccata. Questo<br />

porta al suici<strong>di</strong>o il figlio <strong>di</strong> Creonte, Emone (promesso sposo <strong>di</strong> Antigone), e poi la moglie <strong>di</strong> Creonte,<br />

Euri<strong>di</strong>ce, lasciando Creonte solo a male<strong>di</strong>re la propria stoltezza.<br />

La legittimità della legge. Sofocle illustra in questo dramma l'eterno conflitto tra autorità e potere:<br />

in termini contemporanei, è il problema della legittimità del <strong>di</strong>ritto positivo. Il contrasto tra<br />

Antigone e Creonte si riferisce infatti (almeno in parte) alla <strong>di</strong>sputa tra leggi <strong>di</strong>vine e leggi umane.<br />

Le prime, i cosiddetti αγραπτα νομιμα (agrapta nomima: corpus <strong>di</strong> leggi consuetu<strong>di</strong>nario, ritenuto<br />

<strong>di</strong> origine <strong>di</strong>vina, prerogativa del genos) sono infatti <strong>di</strong>fesi da Antigone, mentre Creonte si affida al<br />

νομος (nomos, corpus delle leggi della polis). Il punto <strong>di</strong> forza del ragionamento <strong>di</strong> Antigone si<br />

fonda appunto sul sostenere che un decreto umano (appunto, il nomos) non può non rispettare<br />

una legge <strong>di</strong>vina (gli agrapta nomina). [4] Al contrario, il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> Creonte è l'espressione <strong>di</strong> una<br />

volontà tirannica, basata sul principio del nomos despotes, ovvero della legge sovrana; egli infatti<br />

osa porre tali leggi al <strong>di</strong> sopra dell'umano e del <strong>di</strong>vino.<br />

L’autorità <strong>di</strong> Creonte. Creonte appare dunque come un despota chiuso nelle sue idee, geloso della<br />

propria immagine e timoroso <strong>di</strong> apparire debole <strong>di</strong> fronte a una donna. Ogni tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza<br />

in<strong>di</strong>viduale alle sue idee gli appare come un’opposizione politica. Tale personaggio, a un ateniese<br />

del V secolo a.C., doveva apparire come la tipica figura del sovrano <strong>di</strong>spotico e non illuminato,<br />

incapace <strong>di</strong> prevedere le conseguenze delle proprie azioni e, soprattutto, della sua collera. Egli<br />

ragiona forse in maniera corretta quando afferma <strong>di</strong> dover anteporre la legge agli affetti familiari<br />

(Antigone e Polinice erano entrambi suoi nipoti), ma, da lì, arriva a pretendere <strong>di</strong> contravvenire<br />

anche a leggi non scritte, sentite come <strong>di</strong>vine. Soltanto alla fine Creonte riconosce i suoi errori, tale<br />

ammissione però non corrisponde a una maturazione od evoluzione del personaggio, bensì solo a<br />

un riconoscimento della catastrofe cui è stato portato dal proprio comportamento.<br />

La ribellione <strong>di</strong> Antigone. In una società come quella dell'antica Grecia dove la politica (gli affari<br />

che concernono la città) sono esclusiva degli uomini, il ruolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssidente della giovane donna<br />

Antigone si carica <strong>di</strong> molteplici significati, ed è rimasto anche dopo millenni un esempio<br />

sorprendente <strong>di</strong> complessità e ricchezza drammaturgica. La ribellione <strong>di</strong> Antigone non riguarda<br />

infatti soltanto la sottomissione al nomos del re, ma anche il rispetto delle convenzioni sociali che<br />

vedevano la donna come sempre sottomessa e rispettosa della volontà dell’uomo (in tutta la<br />

Grecia ma ancor più ad Atene). Creonte trova intollerabile l’opposizione <strong>di</strong> Antigone non solo<br />

perché si contravviene a un suo or<strong>di</strong>ne, ma anche perché a farlo è una donna. In questo senso, le<br />

azioni <strong>di</strong> Antigone potrebbero anche essere considerate un atto <strong>di</strong> hýbris, <strong>di</strong> tracotanza. Nel suo<br />

16


ibellarsi però la donna risulta essere una figura meno <strong>di</strong>rompente <strong>di</strong> altre eroine come<br />

Clitennestra o Medea, poiché la sua azione non è rivolta a scar<strong>di</strong>nare le leggi su cui si fonda la<br />

polis, ma solo a tutelare i suoi affetti familiari.<br />

I contrasti. Oltre al già notato contrasto tra Antigone e Creonte, nell'opera vi sono ulteriori<br />

contrasti assai significativi, ad esempio quello tra Creonte ed Emone: Creonte infatti incarna la<br />

figura del anèr (il vero maschio, il vir dei Romani), mentre Emone rappresenta il ragazzo,<br />

innamorato della sua donna, che non teme <strong>di</strong> perdere la virilità mostrando i suoi sentimenti.<br />

È inoltre riscontrabile un ulteriore contrasto tra Antigone e Ismene (sorella della protagonista): ciò<br />

è atto a evidenziare la figura eroica <strong>di</strong> Antigone, contrapponendola a quella tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> Ismene,<br />

che, al contrario, rappresenta il modello femminile del suo tempo <strong>di</strong> donna debole, sottomessa<br />

all'uomo e obbe<strong>di</strong>ente al potere. Si può peraltro intendere Ismene anche come il contraltare<br />

debole <strong>di</strong> Antigone, ossia come colei che esprime i dubbi che sono in effetti anche <strong>di</strong> Antigone<br />

stessa, che però si risolve ad agire.<br />

Estetica. A questa trage<strong>di</strong>a s'ispirò il filosofo tedesco Georg Hegel nell'opera Estetica, per mettere<br />

in evidenza il <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o sussistente tra legge della famiglia e legge dello Stato (in particolare lo Stato<br />

assoluto), entrambe legittimate a sussistere in quanto espressione <strong>di</strong> aggregazioni sociali<br />

consolidate. Hegel dà però un valore maggiore alla legge dello Stato, in quanto più evoluta rispetto<br />

alla più antica e quin<strong>di</strong> meno sviluppata istituzione familiare.<br />

Antigone contro i totalitarismi. Presentando lo scontro tra privato citta<strong>di</strong>no e Stato <strong>di</strong>spotico,<br />

l’Antigone è stata spesso vista, in tempi moderni, come una metafora dei <strong>di</strong>ritti del singolo contro<br />

gli Stati totalitari (nonostante Sofocle nella sua opera non si schieri apertamente a favore <strong>di</strong><br />

nessuna delle due parti). Emblematiche, a questo proposito, le rappresentazioni <strong>di</strong> Bertolt Brecht a<br />

Zurigo (1948) e Salvador Espriu (1955), contro i rispettivi regimi oppressivi (la Germania nazista e<br />

la Spagna franchista) in un periodo in cui tali Stati erano caratterizzati dal totalitarismo o ne erano<br />

appena usciti. Anche il Teatro Harbin, proveniente dalla Cina, presentò a Delfi nel 1980 una<br />

versione dell’opera che metteva in guar<strong>di</strong>a contro i soprusi <strong>di</strong> un’autorità ingiusta, rappresentando<br />

Antigone in maniera assolutamente positiva e Creonte come rappresentante del male.<br />

Antigone nella società. Nel 1967 a Krefeld, in Germania, l’opera venne messa in scena dal Living<br />

Theatre: da una parte un Creonte <strong>di</strong>spotico e vanaglorioso, che castra i suoi consiglieri, li riduce a<br />

cani e parla a un popolo in ginocchio; dall’altra un’Antigone, che rappresenta l’anarchia, dal viso<br />

triste e perennemente meravigliato, priva <strong>di</strong> qualsiasi forza o rigidezza morale. La messa in scena<br />

peraltro si apre con la guerra tra Tebe e Argo, tra sirene belliche e una convulsa atmosfera <strong>di</strong><br />

bombardamento, che culmina nella reciproca uccisione <strong>di</strong> Eteocle e Polinice. Evidente era il<br />

riferimento (e la critica) alla guerra del Vietnam. Importante anche la rappresentazione <strong>di</strong>retta da<br />

Andrzej Wajda con lo Stary Teatr <strong>di</strong> Cracovia, Polonia, messa in scena anch'essa a Delfi nel 1989. In<br />

questo spettacolo, Antigone non è sola ad avanzare le proprie istanze, ma appoggiata da vari<br />

settori della società moderna: soldati polacchi vittoriosi contro i tedeschi, studenti in<br />

manifestazione, operai dei cantieri <strong>di</strong> Danzica in rivolta. A sostenere le ragioni <strong>di</strong> Creonte ci sono<br />

invece funzionari <strong>di</strong> partito. Come nel testo sofocleo, anche qui appare impossibile giungere a<br />

qualsiasi me<strong>di</strong>azione.<br />

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TRAMA<br />

L'opera racconta la storia <strong>di</strong> Antigone, che decide <strong>di</strong> dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice<br />

contro la volontà del nuovo re <strong>di</strong> Tebe Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a<br />

vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovino<br />

Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine <strong>di</strong> liberarla, ma troppo tar<strong>di</strong>, perché Antigone<br />

nel frattempo si è impiccata. Questo porta al suici<strong>di</strong>o il figlio <strong>di</strong> Creonte, Emone (promesso sposo <strong>di</strong><br />

Antigone), e poi la moglie <strong>di</strong> Creonte, Euri<strong>di</strong>ce, lasciando Creonte solo a male<strong>di</strong>re la propria<br />

stoltezza.<br />

Prologo (vv. 1‐99): Sorge l’alba, il giorno dopo che Eteocle e Polinice, figli <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po, si sono<br />

dati la morte l’un l’altro nel combattere per il trono <strong>di</strong> Tebe. Antigone, sorella dei due,<br />

informa l’altra sorella Ismene che Creonte, nuovo re della città, parrebbe intenzionato a<br />

dare onoranze funebri al corpo <strong>di</strong> Eteocle, lasciando invece insepolto quello <strong>di</strong> Polinice. La<br />

cosa non è stata ancora annunciata ufficialmente, ma se così sarà, Antigone afferma che<br />

cercherà <strong>di</strong> dare comunque sepoltura a Polinice, sfidando l’or<strong>di</strong>ne del re, e chiede alla<br />

sorella <strong>di</strong> aiutarla. Ismene, spaventata, si tira in<strong>di</strong>etro: Antigone dovrà tentare l’impresa da<br />

sola.<br />

Parodo (vv. 100‐162): Entra il coro <strong>di</strong> anziani tebani, trionfante perché l’esercito invasore<br />

guidato da Polinice è stato sconfitto da quello tebano con a capo Eteocle, e annuncia<br />

l’imminente arrivo del nuovo re Creonte.<br />

Primo episo<strong>di</strong>o (vv. 163‐331): Creonte, nel proclamarsi re <strong>di</strong> Tebe, come previsto decreta<br />

che il corpo <strong>di</strong> Polinice sia lasciato in pasto a uccelli e cani, e che chiunque si opponga a<br />

questa decisione sia punito con la morte. Arriva però una guar<strong>di</strong>a che, timorosamente,<br />

informa il sovrano che qualcuno ha contravvenuto al suo or<strong>di</strong>ne, gettando della sabbia sul<br />

corpo <strong>di</strong> Polinice e compiendo dunque il rito funebre. Furioso, Creonte è convinto che tale<br />

atto sia opera <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni contrari al suo governo, e congeda bruscamente la guar<strong>di</strong>a con<br />

l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> rintracciare i colpevoli.<br />

Primo stasimo (vv. 332‐375): Il coro si lancia in un elogio dell’ingegno umano: molte sono<br />

le cose mirabili al mondo, ma nessuna è come l’uomo, che ha saputo sottomettere la terra<br />

e gli animali alla propria creatività, ha organizzato la propria vita in maniera civile tramite<br />

le leggi e ha trovato la cura a molte malattie. Tuttavia l’ingegno umano può volgersi anche<br />

al male, e <strong>di</strong>struggere quelle cose che esso stesso ha costruito.<br />

Secondo episo<strong>di</strong>o (vv. 376‐581): Appare nuovamente la guar<strong>di</strong>a, recando con sé Antigone.<br />

Racconta che, dopo aver tolto la sabbia sopra il corpo <strong>di</strong> Polinice ed essere rimasto in<br />

attesa, ha visto la ragazza che tornava a seppellire nuovamente il corpo. Antigone non<br />

nega <strong>di</strong> aver commesso il fatto, anzi afferma che la sepoltura <strong>di</strong> un cadavere è un rito<br />

voluto dagli dei, potenze molto superiori a Creonte. Il re reagisce furiosamente<br />

rinfacciandole il mancato rispetto dei suoi or<strong>di</strong>ni (soprattutto lei che è una donna) e<br />

confermando la sua condanna a morte. Antigone è sua nipote, ma le questioni <strong>di</strong> Stato<br />

prevalgono sugli affetti. Appare Ismene, ora desiderosa <strong>di</strong> morire insieme alla sorella, ma<br />

Antigone rifiuta il suo appoggio, dopo che nel momento del bisogno era stata lasciata sola.<br />

Alla fine Creonte fa portare via in catene entrambe le donne (ma la sola Antigone è<br />

condannata).<br />

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Secondo stasimo (vv. 582‐625): Il coro riflette in maniera sconsolata su quanto effimera sia<br />

la vita umana, colpita da sventure continue e senza un comprensibile <strong>di</strong>segno.<br />

Terzo episo<strong>di</strong>o (vv. 626‐780): Appare Emone, figlio <strong>di</strong> Creonte, molto preoccupato perché<br />

Antigone è la sua promessa sposa, ma il re si mostra risoluto: Emone non potrà che<br />

sottostare al volere <strong>di</strong> suo padre. Il figlio ribatte che la popolazione parteggia per Antigone<br />

e spera che sia salvata, ma Creonte è assolutamente irremovibile, anzi minaccia il figlio <strong>di</strong><br />

far uccidere Antigone sotto i suoi occhi. Disperato e sdegnato, Emone corre via.<br />

Terzo stasimo (vv. 781‐801): Il coro canta <strong>di</strong> Eros, la cui forza è invincibile nel rendere folli<br />

tutti coloro che ne sono colpiti.<br />

Quarto episo<strong>di</strong>o (vv. 802‐943): Antigone lamenta, insieme al coro solidale con lei, la<br />

propria triste sorte <strong>di</strong> fanciulla destinata a morire prima ancora <strong>di</strong> conoscere il matrimonio,<br />

quando appare Creonte. Egli afferma che, per non contaminarsi <strong>di</strong> un crimine o<strong>di</strong>oso agli<br />

dei (uccidere una propria consanguinea), si limiterà a gettarla in una grotta, perché lei lì<br />

muoia, o viva nella sua prigione lontana da tutti. Antigone non è certo risollevata,<br />

immaginandosi sola e <strong>di</strong>sperata per il resto dei suoi giorni, mentre le guar<strong>di</strong>e la portano<br />

via.<br />

Quarto stasimo (vv. 944‐987): Il coro ricorda alcuni personaggi mitologici la cui sorte fu<br />

quella <strong>di</strong> essere imprigionati: Danae, Licurgo e i figli <strong>di</strong> Cleopatra.<br />

Quinto episo<strong>di</strong>o (vv. 988‐1114): Appare Tiresia, indovino cieco, che si rivolge a Creonte<br />

affermando che la città è impura a causa della mancata sepoltura <strong>di</strong> Polinice (del resto<br />

anche Polinice, come Antigone, era nipote <strong>di</strong> Creonte, che quin<strong>di</strong> compiva tale sfregio<br />

verso un consanguineo). Creonte dovrebbe quin<strong>di</strong> abbandonare le proprie posizioni<br />

inflessibili. Il re accusa Tiresia <strong>di</strong> fare tali affermazioni per tornaconto personale e riafferma<br />

il proprio primato <strong>di</strong> sovrano, contro i poteri dell’indovino. Andandosene, Tiresia gli dà un<br />

ultimo avvertimento: stia attento Creonte perché le Erinni stanno per muoversi contro <strong>di</strong><br />

lui. Il re resta profondamente turbato dalle parole dell’indovino, e <strong>di</strong>scutendo con il coro<br />

degli anziani decide infine <strong>di</strong> dare sepoltura a Polinice e liberare Antigone.<br />

Quinto stasimo (vv. 1115‐1152): Il coro è contento per il ravve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Creonte, e<br />

invoca il <strong>di</strong>o Bacco perché guar<strong>di</strong> benevolo alla città a lui pre<strong>di</strong>letta.<br />

Esodo (vv. 1153‐1353): Arriva un messaggero, che informa il coro e la moglie <strong>di</strong> Creonte<br />

Euri<strong>di</strong>ce degli ultimi avvenimenti: il re, una volta seppellito Polinice, udì il lamento del figlio<br />

Emone provenire dalla grotta <strong>di</strong> Antigone. Lì vide Antigone, che si era impiccata per non<br />

voler passare il resto della sua vita imprigionata: l’or<strong>di</strong>ne del re <strong>di</strong> liberarla era arrivato<br />

troppo tar<strong>di</strong>. Emone, che ne piangeva la per<strong>di</strong>ta, nel vedere il re tentò <strong>di</strong> colpirlo con la<br />

spada, ma, mancatolo, rivolse l’arma contro se stesso, uccidendosi. Di fronte a queste<br />

notizie, ammutolita, Euri<strong>di</strong>ce rientra nel palazzo. Arriva Creonte con il cadavere <strong>di</strong> Emone,<br />

rimpiangendo la propria stoltezza che ha portato il figlio alla morte, quando si presenta un<br />

secondo messaggero, che riferisce che anche la moglie Euri<strong>di</strong>ce si è tolta la vita. A questo<br />

punto la rovina del re è completa: egli si definisce uccisore del figlio e della moglie e,<br />

<strong>di</strong>sperato, invoca la morte anche per sé.<br />

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