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BUON NATALE<br />

TAXE PERÇUE TRIESTE<br />

TASSA RISCOSSA ITALY<br />

“POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE<br />

IN ABBONAMENTO POSTALE -<br />

D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°<br />

46) art. 1, comma 2, DCB TRIESTE”<br />

Iniziativa realizzata<br />

con <strong>il</strong> contributo del Governo italiano<br />

ai sensi della Legge 72/2001<br />

L’ARENA DI POLA - Registrata presso <strong>il</strong> Tribunale di Trieste n. 1061 del 21.12.2002 ANNO LXI - 3267 - Mens<strong>il</strong>e n. 11 del 30 novembre 2005<br />

Fondato a Pola <strong>il</strong> 29.7.1945 - Organo dell’Associazione del “Libero Comune di Pola in Es<strong>il</strong>io” - Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2 - 34122 Trieste<br />

CONTIENE I.R.<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e: S<strong>il</strong>vio Mazzaroli - Redazione: via Malaspina 1 - 34147 Trieste - Telefono e Fax 040.830294<br />

Quote associative annuali per l’Italia: € 30 - Per le Americhe € 60 - Per l’Australia € 66 - da versare sul Conto Corrente Postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola - Trieste<br />

Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />

OSIMO<br />

DIETRO LE QUINTE<br />

di Carlo Montani<br />

Nel<br />

Convegno sul<br />

trentennale del<br />

trattato di Osimo,<br />

tenutosi a Trieste <strong>il</strong> 12 novembre<br />

ad iniziativa della Lega<br />

Nazionale e dell'Unione degli<br />

Istriani, <strong>il</strong> folto ed attento pubblico<br />

ha potuto acquisire ulteriori<br />

particolari, talvolta dai diretti<br />

interessati, su quella pagina ingloriosa<br />

di storia italiana.<br />

Il primo è stato riferito dall'On.<br />

Marucci Vascon, a proposito<br />

della visita resa al Presidente<br />

della Repubblica Leone da parte<br />

di una delegazione triestina, con<br />

lo scopo di chiedere che la massima<br />

Magistratura della Repubblica<br />

non controfirmasse la legge<br />

di ratifica, alla luce di tutte le<br />

considerazioni etiche, politiche e<br />

giuridiche che erano state compendiate<br />

nella sintesi di Lino<br />

Sardos Albertini, ed investivano<br />

pregiudiziali di natura costituzionale<br />

ed amministrativa, se<br />

non anche penale, visto che la ri-<br />

nuncia ad una parte del territorio<br />

nazionale senza contropartite,<br />

statuita ad Osimo, poteva configurare<br />

l'esistenza di un vero e<br />

proprio reato. Ebbene, secondo<br />

la testimonianza della Vascon, <strong>il</strong><br />

Presidente Leone si produsse in<br />

una serie di dichiarazioni garantiste,<br />

e nello stesso tempo affettuose.<br />

In particolare, egli avrebbe<br />

affermato di essere <strong>il</strong> padre di<br />

tutti gli italiani, e quindi, di non<br />

voler deludere le attese di Trieste<br />

e degli esuli giuliano-dalmati. Si<br />

può ben comprendere quale<br />

sconcerto (per non dire altro) abbia<br />

investito i delegati, quando,<br />

di lì a poche ore, vennero a sapere<br />

da fonte sicura che <strong>il</strong> Presidente<br />

aveva già firmato da tre giorni<br />

la legge di ratifica.<br />

Il secondo episodio inedito è<br />

stato <strong>il</strong>lustrato da un parlamentare<br />

dalmata, l'On. De Vidovich, <strong>il</strong><br />

quale, parlando di un'Assemblea<br />

degli industriali triestini tenutasi<br />

all'epoca con l'intervento del<br />

Presidente confederale, Avv.<br />

Agnelli, ha fatto capire quanto<br />

fosse “osimante” <strong>il</strong> comportamento<br />

strategico degli operatori,<br />

verosim<strong>il</strong>mente interessati alla<br />

Zona franca per ragioni di costo<br />

del lavoro, e tanto per cambiare,<br />

di personale tornaconto. Tra l'altro,<br />

costui avrebbe parlato senza<br />

mezzi termini, sia pure in via<br />

confidenziale, dell'opportunità di<br />

ungere alcune ruote, affinché la<br />

programmazione statuita ad Osimo<br />

potesse essere perseguita e<br />

realizzata nel più breve termine.<br />

Tutti sapevano che l'Italia era in<br />

condizioni politiche (non certo<br />

economiche) di conclamato<br />

svantaggio nei confronti di una<br />

Jugoslavia che, nonostante la crisi<br />

sempre più profonda, sembrava<br />

governata da un ardore giovan<strong>il</strong>e<br />

foriero di grandi risultati, ma<br />

evidentemente non riuscivano ad<br />

ipotizzare rimedi diversi da<br />

quello, per la verità tradizionale,<br />

di una rozza attività lobbista.<br />

Questi dettagli sono interessanti<br />

perché gettano una luce ancora<br />

più sinistra sul clima di bassa<br />

consorteria che distinse la preparazione<br />

di Osimo, e che avreb-<br />

be trovato un momento davvero<br />

emblematico nel voto finale di<br />

ratifica da parte della Camera,<br />

quando, stando ad altra informazione<br />

riportata dal Prof. Gabrielli,<br />

<strong>il</strong> numero legale era presente<br />

soltanto sulla carta. Nello stesso<br />

tempo, sono altrettanto importanti<br />

perché, coinvolgendo in<br />

primo luogo i parlamentari dell'epoca,<br />

dimostrano come <strong>il</strong> loro<br />

ruolo non fosse affatto da prota-<br />

gonisti, ma da comparse, secondo<br />

la felice espressione dello<br />

stesso De Vidovich, quasi a codificare<br />

ancora una volta la validità<br />

della tesi di un grande costituzionalista,<br />

Giuseppe Maranini, a<br />

proposito della presenza nel sistema<br />

politico italiano di una vera<br />

e propria “dittatura d'assemblea”,<br />

governata dalle segreterie<br />

di partito.<br />

SEGUE A PAGINA 2<br />

Diffic<strong>il</strong>e guardare al futuro con ottimismo<br />

giornale entrerà nelle Vostre case nell'immi-<br />

Questonenza del Natale, quando più si desidera vivere,<br />

senza affanni, nel raccoglimento dei propri affetti. Sarebbe,<br />

pertanto, bello potermi rivolgere a Voi con una nota di ottimismo<br />

per rendere più sereno <strong>il</strong> presente ed alimentare rosee<br />

aspettative per <strong>il</strong> futuro. Purtroppo, non è affatto fac<strong>il</strong>e.<br />

***<br />

Nell'accingermi a scrivere sono andato a r<strong>il</strong>eggere l'articolo<br />

rivoltoVi nello stesso periodo dell'anno scorso. L'avevo steso<br />

sull'entusiasmo dei momenti esaltanti appena vissuti per le celebrazioni<br />

del 50° Anniversario del ritorno di Trieste all'Italia e<br />

delle manifestazioni di comprensione ed apprezzamento da<br />

molti espresse anche nei confronti di noi Esuli. Mi era stato<br />

agevole allora formulare l'auspicio che l'Italia ufficiale si rivolgesse<br />

a noi con maggior attenzione, riconoscenza e generosità<br />

ma le mie, le nostre aspettative hanno trovato solo assai marginali<br />

riscontri.<br />

Oltre alla soddisfazione morale per la larga partecipazione alla<br />

prima celebrazione della “Giornata della Memoria” e ad una<br />

accelerazione nel pagamento degli anticipi sugli indennizzi previsti<br />

dalla Legge 137/2001, solo in questi ultimi mesi avvertib<strong>il</strong>e,<br />

cosa altro di positivo abbiamo potuto registrare?<br />

***<br />

Questo momento lo vivo invece, come non pochi di Voi, sull'onda<br />

della frustrazione derivante dalla recentissima celebrazione<br />

del trentennale del Trattato di Osimo. Nei giorni scorsi in<br />

molti ed in più sedi ci siamo chiesti, con la recondita speranza<br />

che qualcosa fosse cambiato, cosa rimaneva di quel Trattato.<br />

Amaramente abbiamo dovuto constatare che, ciononostante i<br />

molti cambiamenti intervenuti e che hanno cambiato <strong>il</strong> volto<br />

dell'Europa, per noi Esuli tutto è rimasto sostanzialmente immutato.<br />

Nessun riconoscimento ufficiale che di un madornale errore si<br />

sia trattato; nessun concreto impegno per cercare di porvi rimedio<br />

sul piano internazionale; nessuna espressione di ferma volontà<br />

di compensazione su quello interno, attraverso la defini-<br />

zione dell'atteso equo e definitivo indennizzo. Ancora e sempre<br />

inviti a pazientare, a comprendere le difficoltà economiche attraversate<br />

dal Paese; ancora vacue e dal sapore elettorale parole<br />

di solidarietà da chi è al potere e da chi aspira ad impossessarsene;<br />

ancora velate accuse di essere degli incontentab<strong>il</strong>i, degli<br />

esosi visionari nella formulazione delle nostre richieste, degli<br />

ostacoli al miglioramento delle relazioni con i Paesi a noi viciniori.<br />

Come essere ottimisti?<br />

***<br />

Fortunatamente ad una Italia ufficiale, che ci rimane ancora<br />

troppo distante, si affianca l'Italia degli Italiani, dei tanti cioè<br />

che giorno dopo giorno, grazie soprattutto al nostro impegno,<br />

stanno riscoprendo la nostra storia che poi altro non è se non<br />

una pagina della storia d'Italia. Se ne parla, se ne può parlare<br />

nelle piazze e nelle scuole. Qui forse ancora troppo poco, ma<br />

una breccia è stata aperta. Nella mente e nei cuori della gente<br />

comune stanno cadendo quei tabù che, strumentalmente fomentati,<br />

in passato ci avevano assai amareggiato la vita.<br />

E' probab<strong>il</strong>mente la cosa più bella; la sola che può darci quel<br />

pizzico di serenità in più per vivere in pace con noi stessi l'incombente<br />

Natale.<br />

***<br />

Serenità ce la deve dare la certezza di aver fatto a suo tempo<br />

la scelta giusta e la consapevolezza di essere dalla parte della<br />

ragione, di sentirci ed essere orgogliosamente Italiani, di aver<br />

permesso ai nostri figli di crescere in un Paese che, pur con le<br />

sue molte pecche, è migliori di tanti altri. Serenità, infine, ce la<br />

può dare <strong>il</strong> raccoglierci con i nostri cari attorno ad un tavolo festosamente<br />

imbandito per assaporare, magari, un gustoso piatto<br />

della tradizionale cucina istriana suggeritoci, con le sue ricette,<br />

dall'amico Nuccio La Perna.<br />

Auguro a tutti un sereno Natale.<br />

SILVIO MAZZAROLI<br />

ALL’INTERNO<br />

Perequazione pensionistica:<br />

una vittoria storica<br />

di Carlo Montani<br />

***<br />

4 novembre 1918:<br />

dalla Questione adriatica<br />

all’Europa unita<br />

di Gianantonio Godeas<br />

***<br />

Premio letterario “Tanzella”<br />

“Le tre sorelle”<br />

di Irma Sandri Ubizzo<br />

***<br />

‘Sta mia cara e vecia Pola…<br />

“Malanni & rimedi”<br />

di Romano Vidotto<br />

***<br />

La zena con le gheishe<br />

di Roberto Stanic<br />

***<br />

Rasparagano:<br />

chi era costui?<br />

di Veniero Venier<br />

***<br />

Turuntass e Valdifighisti<br />

di N. Miglia e A. Vidossi<br />

***<br />

Lettere in redazione<br />

risponde S<strong>il</strong>vio Mazzaroli


PAG.2 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

FLASH<br />

A CURA DELLA REDAZIONE<br />

CON LA COLLABORAZIONE<br />

DEI LETTORI<br />

Novara. Esodo e scuole<br />

Con la riapertura dell'anno scolastico,<br />

sono ripresi gli inviti da<br />

parte delle scuole per collaborare<br />

a programmi di studio concernenti<br />

la storia contemporanea. Il<br />

giorno 17 ottobre u.s., la Anvgd<br />

di Novara è intervenuta nella<br />

scuola elementare “Nicolo Tomaseo”<br />

di Novara, per partecipare<br />

con gli insegnanti e gli alunni di<br />

IV e V ad una giornata di lavoro,<br />

nel corso della quale hanno <strong>il</strong>lustrato<br />

agli alunni aspetti riguardanti,<br />

in particolare: esodo, foibe,<br />

campi profughi, luoghi di provenienza<br />

degli Esuli giuliano dalmati.<br />

A tal fine gli intervenuti si<br />

sono avvalsi di video cassette dei<br />

nostri luoghi di provenienza e di<br />

testimonianze video sull'esodo e<br />

sulle foibe, suscitando l'interesse<br />

degli insegnanti e degli alunni. A<br />

fine anno scolastico, a seguito di<br />

ulteriori incontri, <strong>il</strong> gruppo di lavoro<br />

della scuola farà un libretto<br />

e un cd sui temi trattati. Ci auguriamo<br />

che tutto questo possa contribuire<br />

a colmare <strong>il</strong> “buco nero”<br />

di una parte di storia Italiana dimenticata.<br />

ANTONIO SARDI<br />

Pisa. Rotonda<br />

“Martiri delle Foibe”<br />

Dopo una battaglia quasi decennale<br />

combattuta dal locale<br />

Comitato dell'Anvgd con <strong>il</strong> Comune<br />

di Pisa, finalmente anche la<br />

toponomastica di questa Città<br />

contempla una via, anzi una rotonda,<br />

dedicata ai “Martiri delle<br />

Foibe”. La cerimonia di intitolazione<br />

si è svolta sabato 24 settembre,<br />

in concomitanza con <strong>il</strong><br />

Raduno nazionale degli Esuli fiumani,<br />

svoltosi nella città della<br />

Torre. Erano presenti le massime<br />

Autorità cittadine con <strong>il</strong> Gonfalone<br />

comunale,<strong>il</strong> Presidente nazionale<br />

dell'Associazione, Toth, <strong>il</strong><br />

Presidente della Federazione,<br />

Brazzoduro, i rappresentanti delle<br />

Forze Armate e di varie Associazioni<br />

e non molti esuli e simpatizzanti.<br />

Il vicesindaco, avv.<br />

Cavallaro, ha ricordato <strong>il</strong> lungo<br />

travaglio che ha portato alla realizzazione<br />

dell'iniziativa e affermato<br />

che gli Istriani, ormai ben<br />

inseriti nella comunità pisana,<br />

godono del generale apprezzamento<br />

dei cittadini. Parlando poi<br />

a titolo personale, ha ricordato<br />

con affetto un'amica istriana, L<strong>il</strong>iana<br />

Superina, deceduta molto<br />

giovane e, con espressioni di<br />

profonda stima e simpatia <strong>il</strong> col.<br />

Bari. Gli altri oratori intervenuti<br />

hanno espresso la loro soddisfazione<br />

affermando che cerimonie<br />

di questo tipo segnano <strong>il</strong> riconoscimento<br />

di un capitolo importante<br />

della nostra storia e <strong>il</strong> superamento<br />

di pregiudizi nei confronti<br />

degli Esuli. La Presidente<br />

del Comitato provinciale di Pisa,<br />

Rossella Bari, commossa, ha ringraziato<br />

dapprima <strong>il</strong> Vicesindaco<br />

per le parole di apprezzamento<br />

nei confronti di suo padre e poi<br />

l'Amministrazione comunale per<br />

aver finalmente concesso uno<br />

spazio così importante nella viab<strong>il</strong>ità<br />

cittadina al ricordo dei<br />

Martiri delle Foibe. Ha fatto seguito<br />

una preghiera recitata da<br />

Mons. Crisman e lo scoprimento<br />

di una delle quattro insegne che<br />

indicano la denominazione della<br />

rotonda.<br />

ROSSELLA BARI<br />

Trieste. Provocazione<br />

di stampo titino<br />

In occasione dell'Anniversario<br />

di Osimo sono apparsi in Città<br />

numerosi manifesti, a dir poco<br />

provocatori. Partigiani titini, alcuni<br />

a cavallo, con bandiere della<br />

Jugoslavia al vento, sullo sfondo<br />

del Municipio di Piazza Unità.<br />

La foto, in bianco e nero, ravvivata<br />

con una<br />

stella rossa,<br />

scattata nei primi<br />

giorni di<br />

maggio del '45,<br />

subito dopo<br />

l'arrivo del IX<br />

Corpus, serviva<br />

a pubblicizzarel'esecuzione<br />

che <strong>il</strong> coro<br />

partigiano<br />

Pinko Tomazic<br />

avrebbe tenuto<br />

a Sgonico (piccolo<br />

Comune<br />

del Carso) <strong>il</strong><br />

successivo 20<br />

novembre. Il contenuto del manifesto<br />

e la certamente non casuale<br />

concomitanza temporale della<br />

sua apparizione, non hanno mancato<br />

di suscitare la reazione sia<br />

degli Esuli che dell'On. Menia.<br />

Meraviglia per la protesta da parte<br />

degli “slavofoni” triestini che<br />

con l'iniziativa intendevano semplicemente<br />

“celebrare degnamente<br />

<strong>il</strong> 60° anniversario della liberazione<br />

della Città”. Beati loro!<br />

Ma chissà perché in novembre<br />

e non a maggio? Sorpreso anche<br />

<strong>il</strong> candidato sindaco per <strong>il</strong><br />

centro-sinistra, Ettore Rosato, visto<br />

- ha affermato - che la foto era<br />

apparsa anche (non senza polemiche)<br />

sul calendario 2005 dell'Esercito<br />

italiano. Purtroppo è<br />

vero! Lo riconosco con profondo<br />

rammarico da Triestino, da Esule<br />

e, soprattutto, da Generale. S M<br />

Iniziative<br />

per <strong>il</strong> trentennale<br />

di Osimo<br />

Il 10 novembre 1975 Mariano<br />

Rumor e M<strong>il</strong>os Minic, Ministri<br />

degli Esteri di Italia e Jugoslavia,<br />

firmavano in un clima di farraginosa<br />

segretezza i famigerati Accordi<br />

di Osimo, con cui la Zona B<br />

del cosiddetto Territorio Libero<br />

di Trieste veniva trasferita definitivamente<br />

sotto la sovranità della<br />

Repubblica federativa. L'evento<br />

è stato ricordato con una serie di<br />

iniziative, particolarmente nume-<br />

rose a Trieste , dove è stata realizzata,<br />

tra l'altro, un'apposita Mostra<br />

fotografica, ma anche altrove<br />

non sono mancate apposite conferenze<br />

Tra queste iniziative vale la pena<br />

di ricordare <strong>il</strong> Convegno realizzato<br />

a Foggia a cura dei giovani<br />

“Amici degli Esuli”, e soprattutto<br />

quello tenutosi a M<strong>il</strong>ano,<br />

proprio <strong>il</strong> 10 novembre, ad iniziativa<br />

della Facoltà di Scienze politiche<br />

dell'Università Cattolica e<br />

del locale Comitato Anvgd, di<br />

fronte ad un'aula stracolma.<br />

Tutti i relatori hanno convenuto<br />

nel riconoscere la r<strong>il</strong>evanza per<br />

molti aspetti traumatica di quanto<br />

venne codificato ad Osimo, con<br />

accenti particolarmente<br />

suggestivi<br />

nel richiamo ai<br />

valori etici dell'opposizionegiuliano-dalmata<br />

(Baroni) ed ai<br />

condizionamenti<br />

politici derivanti<br />

dall'avvento della<br />

“solidarietà nazionale”<br />

e dalla strategia<br />

di equidistanza<br />

perseguita<br />

dalla Jugoslavia<br />

(De Leonardis),<br />

ma anche con richiami<br />

pragmatici<br />

alle prospettive future in tema di<br />

restituzione dei beni nel nuovo<br />

quadro europeo (Maresca), ed a<br />

quelle non meno importanti di<br />

natura economica (Caputo), senza<br />

trascurare gli sv<strong>il</strong>uppi a più<br />

lungo termine, perché la storia<br />

non finisce oggi (Montani), ma<br />

propone una serie di cause ed effetti<br />

in perenne divenire, esaltate<br />

dalla caduta del comunismo e<br />

dall'avvento di pur imperfetti<br />

pluralismi (Ghiringhelli).<br />

E' importante che <strong>il</strong> trentennale<br />

di Osimo non sia passato sotto s<strong>il</strong>enzio:<br />

non tanto per ribadire le<br />

responsab<strong>il</strong>ità storiche dei suoi<br />

responsab<strong>il</strong>i, quanto perché, a<br />

prescindere dalla questione dei<br />

confini, rimangono tuttora aperte<br />

molte delle questioni che ci riguardano,<br />

quali le restituzioni,<br />

gli indennizzi e la tutela delle<br />

tombe italiane ed altre che riguardano<br />

<strong>il</strong> nostro Paese, quali la collaborazione<br />

in materia economica<br />

ed infrastrutturale. C M<br />

Appello a Pera<br />

e Berlusconi<br />

In una lettera al presidente del<br />

Senato, Marcello Pera, e al presidente<br />

del Consiglio, S<strong>il</strong>vio Berlusconi,<br />

<strong>il</strong> presidente dell'Unione<br />

Italiana, Maurizio Tremul, ha<br />

chiesto che <strong>il</strong> disegno di legge<br />

sulla cittadinanza italiana per i<br />

connazionali d'Istria, Fiume e<br />

Dalmazia rimasti ed esuli nel<br />

mondo, sia assegnato nuovamente<br />

in sede deliberante alla Prima<br />

Commissione permanente Affari<br />

costituzionali del Senato. «In<br />

questo modo - sottolinea Tremul<br />

- <strong>il</strong> provvedimento, come licenziato<br />

con voto unanime dalla Camera<br />

dei deputati, potrà essere<br />

rapidamente convertito in legge<br />

dello Stato e sarà data la giusta risposta<br />

alle legittime attese, in tema<br />

di cittadinanza, agli italiani<br />

dell'Istria, del Quarnero e della<br />

Dalmazia, ovunque essi si trovino<br />

oggi a risiedere».<br />

Red.<br />

Maria Luisa Delzotto<br />

espone a Cesena<br />

Sabato, 19 novembre alle ore<br />

18,30, presso la Galleria Comunale<br />

d’Arte, vicolo Cesuola, Cesena,<br />

sarà inaugurata la mostra<br />

personale di Maria Luisa Delzot-<br />

to, che si protrarrà fino al 11 Dicembre<br />

2005. La rassegna è costituita<br />

da opere di medio e grande<br />

formato, oli e tecniche miste,<br />

eseguite in un arco di tempo che<br />

va dal 90 ad oggi.Sono presenti<br />

l’olio che le valse nel 92 <strong>il</strong> secondo<br />

premio “Festival delle Arti in<br />

Sardegna “ della Cosarda, e quello<br />

che le valse nel 95 <strong>il</strong> primo<br />

premio drll’A.N.E.B. “Un fiore<br />

per Mandela”. Nel catalogo Francesca<br />

Angela Zaru scrive che <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>o rosso che guida l’operare artistico<br />

della Delzottoè è <strong>il</strong> rapporto<br />

fra luce, materia e colore, assorbimento<br />

e rifrangenza. Il nucleo<br />

portante è l’informale, ma<br />

nella pittura e nelle tecniche miste<br />

affiorano cieli barocchi e <strong>il</strong> dinamismo<br />

futurista, che, sorretti<br />

dall’esperienza della relatà, dei<br />

tramonti e delle albe, conducono<br />

a una sorta di astrattismo lirico.<br />

Originale nelle sue opere è l’impiego<br />

delle plastiche: combuste e<br />

usate come materia-colore. Esse<br />

agiscono in sincronia con la pittura,<br />

sullo stesso piano di resa<br />

estetica dei materiali pittorici.<br />

Nelle opere più recenti, a sottolineare<br />

una ricerca di senso, riaffiora<br />

la figurazione, non diretta<br />

ma sotto forma di metafora, spesso<br />

collegata al vissuto personale.<br />

RED. MI.<br />

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA<br />

Del resto, si tratta di particolari<br />

che confermano l'assunto di fondo,<br />

ben dimostrato dal deferimento ai<br />

probiviri della Democrazia Cristiana,<br />

a carico di taluni deputati che<br />

avevano votato in dissenso dagli<br />

ordini ricevuti: tra di essi, l'On.<br />

Tombesi, che è intervenuto al Convegno<br />

di Trieste ricordando quell'episodio<br />

increscioso, e gli effetti<br />

negativi che ne derivarono a danno<br />

di qualche patriota come l'On. Bologna,<br />

la cui carriera politica fu<br />

compromessa in termini definitivi<br />

dall'atteggiamento di nob<strong>il</strong>e opposizione<br />

ad Osimo, con cui aveva<br />

motivato <strong>il</strong> suo voto contrario, dissociandosi<br />

dalle direttive di scuderia.<br />

In realtà, come tutti sanno,<br />

molti parlamentari lasciarono l'aula,<br />

sia in occasione del dibattito per<br />

l'autorizzazione a procedere, sia in<br />

quello, ancora più importante, per<br />

la ratifica, ma i deputati e senatori<br />

di area governativa che ebbero <strong>il</strong><br />

coraggio di esprimersi palesemente<br />

contro Osimo si contano sulle dita<br />

di una mano.<br />

Il Convegno di Trieste è stato<br />

meritorio anche per altri aspetti,<br />

meno innovativi dal punto di vista<br />

conoscitivo, ma non meno importanti,<br />

non soltanto sul piano della<br />

pur doverosa memoria storica, ivi<br />

compreso l'approfondimento delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità politiche. Sono da<br />

sottolineare, in questo senso, la<br />

conferma della teoria, peraltro ampiamente<br />

maggioritaria, secondo<br />

cui <strong>il</strong> trasferimento di sovranità<br />

sulla Zona “B” avvenne proprio<br />

con Osimo, e non, come si sostiene<br />

altrimenti, in specie da parte slava,<br />

con <strong>il</strong> Memorandum del 1954; oppure,<br />

l'affermazione secondo cui,<br />

almeno sul piano giuridico, c'è ancora<br />

molto da fare, in specie sul<br />

piano della restituzione dei beni a<br />

suo tempo nazionalizzati, dove <strong>il</strong><br />

diritto comunitario apre notevoli<br />

prospettive alle rivendicazioni dei<br />

singoli aventi causa, anche quando<br />

i beni non esistano più (nel qual caso<br />

è ipotizzab<strong>il</strong>e la richiesta di risarcimento).<br />

Si tratta, giova sottolinearlo,<br />

di tesi autorevoli, proposte<br />

rispettivamente dal Prof. De Leo-<br />

M<strong>il</strong>ano: corsi<br />

di formazione<br />

all’Università<br />

della terza età<br />

Il Comitato Provinciale<br />

ANVGD di M<strong>il</strong>ano ha organizzato,<br />

nell’ambito dell’Università<br />

per la Terza Età UNITRE, un<br />

Corso intitolato “Storia e cultura<br />

d’Italia - Istria, Fiume, Dalmazia”.<br />

Docenti prestigiosi come<br />

Tarticchio, Mauri, Gregorovich,<br />

Predolin, e tanti altri <strong>il</strong>lustrano le<br />

vicende storiche e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

culturale delle terre di frontiera,<br />

all’estremo lembo orientale dell’Italia,<br />

dalla più remota antichità<br />

ai giorni nostri. Le lezioni sinora<br />

svolte hanno riscosso l’entusiasmo<br />

e gli applausi dell’uditorio.<br />

Esse continueranno sino a fine<br />

maggio 2006, ogni martedì dalle<br />

17 alle 19 in Via Circo, 4 a M<strong>il</strong>ano<br />

(in fondo a Via Torino, Largo<br />

Carrobbio. Tram 2, 12, 14. Metrò<br />

1 e 3). La quota di iscrizione all’UNITRE<br />

è ridotta da 150 a 100<br />

€ per chi presenta la tessera<br />

ANVGD e dà diritto a partecipare<br />

anche a qualsiasi altro corso,<br />

scegliendo tra centinaia di possib<strong>il</strong>ità.<br />

Per ogni chiarimento telefonare<br />

dopo le ore 20 al numero<br />

339.851.85.91. RED. MI.<br />

OSIMO<br />

DIETRO LE QUINTE<br />

nardis dell'Università Cattolica e<br />

dal Prof. Maresca dell'Università di<br />

Udine.<br />

Non è mancato, infine, chi ha<br />

proposto i conti economici sugli effetti<br />

di Osimo, come <strong>il</strong> Consigliere<br />

Rocco, dimostrando che <strong>il</strong> costo diretto<br />

del trattato e degli accordi allegati<br />

non è stato inferiore ai 300<br />

m<strong>il</strong>iardi di ex lire, da attualizzare<br />

opportunamente: davvero un ottimo<br />

affare, in specie quando si pensi<br />

che i ritorni positivi enfatizzati<br />

dai sostenitori dell'iniziativa non ci<br />

sono stati e che, al contrario, le ricadute<br />

negative, in specie per Trieste,<br />

oltre ad essere incalcolab<strong>il</strong>i, sono<br />

anche irrimediab<strong>il</strong>i. L'aspetto<br />

economico di Osimo, in realtà, viene<br />

spesso trascurato, ma la sua r<strong>il</strong>evanza,<br />

che è bene avere ribadito, è<br />

fuori discussione.<br />

Si può ben dire che abbia avuto<br />

tutte le ragioni <strong>il</strong> Presidente della<br />

Lega Nazionale, Avv. Paolo Sardos<br />

Albertini, quando ha evidenziato, a<br />

conclusione dei lavori, che Osimo<br />

non fu soltanto un grave errore di<br />

strategia politica, ma prima ancora,<br />

una grossa stupidaggine, che rimane<br />

negli annali della storia italiana<br />

come un “quid novi” di cui è impossib<strong>il</strong>e<br />

non vergognarsi. Si dovrebbe<br />

aggiungere che Osimo, oltre<br />

a tutto ciò, fu qualcosa di peggio:<br />

un alto tradimento, reato imprescrittib<strong>il</strong>e<br />

e quindi passib<strong>il</strong>e, almeno<br />

in teoria, delle pene statuite<br />

dalla legge, come sottolinearono i<br />

patrioti triestini già dal 1975. Queste<br />

sono evidenze incontestab<strong>il</strong>i, ed<br />

aggravate dal fatto che la lezione<br />

non sarebbe servita, perché l'errore<br />

fu ripetuto senza alcuna attenuante<br />

anche nel 1991, quando l'Italia si<br />

affrettò a riconoscere le nuove Repubbliche<br />

di Croazia e Slovenia<br />

sorte dal disfacimento della Jugoslavia,<br />

e sempre senza contropartite.<br />

Davvero, la “cupidigia di serv<strong>il</strong>ismo”<br />

a cui fecero riferimento nel<br />

1947 Benedetto Croce e Vittorio<br />

Emanuele Orlando è un male oscuro<br />

e pervicace, di cui chissà mai<br />

quando <strong>il</strong> bel Paese riuscirà a guarire.<br />

CARLO MONTANI


L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.3<br />

PEREQUAZIONE PENSIONISTICA:<br />

UNA VITTORIA STORICA<br />

La<br />

di Carlo Montani<br />

lunga vicenda che ha<br />

opposto nelle sedi giudiziarie<br />

gli esuli, gli ex<br />

combattenti e le categorie assim<strong>il</strong>ate,<br />

da una parte, e l'Istituto Nazionale<br />

della Previdenza Sociale, dall'altra,<br />

si è finalmente conclusa con<br />

una sentenza della Suprema Corte<br />

(7 luglio 2005, n. 14285) che ha visto<br />

soccombere la tesi dell'INPS, a<br />

fronte del ricorso presentato in<br />

Cassazione contro le pronunzie<br />

analoghe del Tribunale di Pistoia e<br />

della Corte d'Appello di Firenze. E'<br />

stato riconosciuto, infatti, <strong>il</strong> diritto<br />

degli aventi causa agli aumenti periodici<br />

previsti dalla Legge 140/85,<br />

a ricevere le perequazioni annuali<br />

in misura piena, anziché (secondo<br />

l'interpretazione dell'Istituto) in<br />

quella ridotta riveniente dal calcolo<br />

delle variazioni Istat non già dalla<br />

data di entrata in vigore della normativa<br />

in parola, come richiesto<br />

dall'equità e dalla logica, ma dalle<br />

date di collocamento in quiescenza<br />

dei singoli pensionati.<br />

Non è <strong>il</strong> caso di ricordare che la<br />

prassi instaurata dall'INPS si traduceva<br />

in una discriminazione a danno<br />

dei pensionati meno anziani,<br />

mentre era evidente come <strong>il</strong> legislatore<br />

avesse voluto dare un riconoscimento<br />

simbolico, ma di ovvio<br />

valore morale, a tutti gli ex combattenti,<br />

orfani di guerra, esuli, e<br />

via dicendo, che avevano sofferto<br />

per fatti oggettivi da cui erano derivate<br />

obbligazioni nei loro confronti,<br />

assolutamente uguali. In altri<br />

termini, la maggiorazione iniziale<br />

di 30 m<strong>il</strong>a ex lire avrebbe dovuto<br />

avere un trattamento perequativo<br />

diverso da quello della pensione<br />

ordinaria, rivalutandosi per tutti, di<br />

anno in anno, sulla cifra di base, sino<br />

a raggiungere, attualmente, un<br />

valore più che doppio, indotto da<br />

un ventennio di svalutazioni progressive.<br />

Giova aggiungere che<br />

l'interpretazione favorevole all'IN-<br />

PS, infondata anche dal punto di<br />

vista letterale, è stata contraddetta,<br />

nel corso dell'ultima legislatura, da<br />

un disegno di legge d'iniziativa “bipartisan”<br />

(firmatari gli on.li Menia,<br />

Rosato ed altri), in cui, per dirimere<br />

definitivamente la controversia, si<br />

ribadiva in termini ancora più<br />

espliciti la volontà politica di apportare<br />

a vantaggio di tutti le perequazioni<br />

alla maggiorazione annuale<br />

con decorrenza “ex tunc”,<br />

cioè dal 1985. L'iter di questa legge<br />

non si è ancora concluso ma <strong>il</strong> suo<br />

contenuto evidenzia, se per caso ve<br />

ne fosse stato bisogno, come la tesi<br />

dell'Istituto non avesse trovato alcun<br />

supporto nemmeno in sede<br />

parlamentare.<br />

Ora, la sentenza della Cassazione<br />

pone una pietra m<strong>il</strong>iare nella vicenda,<br />

ma purtroppo non definitiva,<br />

almeno sino a quando la legge di<br />

cui sopra non sia definitivamente<br />

approvata. Infatti, l'ordinamento<br />

giuridico italiano non prevede l'applicazione<br />

automatica della sentenza<br />

a tutti gli aventi diritto, che si<br />

trovano nella necessità di dovere a<br />

loro volta avviare azioni specifiche<br />

contro l'INPS (già pervenute a sentenza<br />

nel numero di parecchie centinaia,<br />

ai primi gradi di giudizio,<br />

senza che l'Istituto sia mai riuscito<br />

a far prevalere la sua tesi). Tuttavia,<br />

dopo <strong>il</strong> 7 luglio la strada degli<br />

esuli pensionati e delle categorie<br />

assim<strong>il</strong>ate non conosce più alcun<br />

ostacolo giuridicamente r<strong>il</strong>evante.<br />

A questo punto, sarebbe <strong>il</strong> caso<br />

che qualcuno, ai vertici dell'INPS,<br />

si mettesse una mano sulla coscienza<br />

e si decidesse a statuire a<br />

livello regolamentare <strong>il</strong> diritto di<br />

tutti gli interessati alla rivalutazione<br />

piena, evitando, tra l'altro, spese<br />

legali sempre più onerose, stante la<br />

verosim<strong>il</strong>e proliferazione delle<br />

cause. Purtroppo, visti i precedenti,<br />

e tenuto conto della pervicacia con<br />

cui è stata perseguita la difesa di<br />

posizioni quanto meno opinab<strong>il</strong>i,<br />

non è possib<strong>il</strong>e farsi soverchie <strong>il</strong>lusioni,<br />

e bisognerà agire di conseguenza,<br />

tanto più che le sentenze<br />

più recenti hanno fatto carico all'INPS<br />

anche delle spese di controparte.<br />

Un'ultima considerazione riguarda,<br />

doverosamente, talune Organizzazioni<br />

degli esuli che con altrettanta<br />

pervicacia avevano sempre<br />

“sconsigliato” la base dall'assumere<br />

iniziative legali: anch'esse<br />

sono state servite a dovere! Del resto,<br />

gli argomenti che erano stati<br />

spesi per dissuadere gli aventi causa<br />

non avrebbero potuto essere ragionevolmente<br />

condivisi, tanto più<br />

che alle stesse sentenze di primo<br />

grado, come tutti sanno, è riconosciuto<br />

valore esecutivo. Poi, era<br />

stato sconvolgente leggere che le<br />

attese degli esuli non avrebbero<br />

dovuto sostanziarsi in una questione<br />

da “quattro soldi”, tanto più che<br />

per molti di loro, in condizioni di<br />

povertà, una manciata di euro assume<br />

un valore assai importante non<br />

solo moralmente, ma ben prima,<br />

concretamente, traducendosi nella<br />

possib<strong>il</strong>ità di acquistare qualche<br />

ch<strong>il</strong>o di pane o qualche litro di latte<br />

in più, e di far quadrare meno peggio<br />

un b<strong>il</strong>ancio mens<strong>il</strong>e che più<br />

magro non si potrebbe immaginare.<br />

Ebbene, non sarebbe <strong>il</strong> caso che<br />

si ammettesse l'errore, e soprattutto,<br />

che si invitassero i nostri pensionati,<br />

con tutti i supporti del caso,<br />

ad ottenere, una volta tanto, un<br />

minimo di giustizia?<br />

4 novembre 1918:<br />

dalla Questione adriatica<br />

all’Europa unita<br />

incontro, tenutosi lo scorso 4 novembre presso <strong>il</strong><br />

L'“Circolo F<strong>il</strong>ologico M<strong>il</strong>anese”, ha voluto ricordare<br />

la Vittoria del 1918 accostandola alla tragedia giuliano-dalmata.<br />

Legame forzato solo in apparenza, perché la<br />

“vittoria mut<strong>il</strong>ata” si pone al centro della fase storica dei<br />

nazionalismi esasperati durante la quale si sv<strong>il</strong>upparono<br />

le condizioni che condussero al dramma finale degli italiani<br />

dei confini orientali: le uccisioni indiscriminate dell'autunno<br />

1943 e della primavera-estate1945 e l'esodo,<br />

ovvero la pulizia etnica, che "bonificò" quei territori "liberandoli"<br />

dalle genti italiane per consegnarli, alla fine di<br />

tortuose vicende, ai due neo stati balcanici, Slovenia e<br />

Croazia, che mai li avevano posseduti. Nel corso dell'incontro<br />

è stato tratteggiato un percorso che, sulla base della<br />

verità storica, era volto a ridare la Patria, quantomeno<br />

morale e culturale, a chi materialmente l'aveva perduta.<br />

In tale ottica è stato ricordato Nicolò Tommaseo, di cui<br />

Sereno Detoni ha tracciato la visione politica, dalla difesa<br />

della Repubblica di Venezia dall'austriaco invasore<br />

(1848-'49), alla sua visione di un'Italia federalista, in opposizione<br />

a quella centralista dei Savoia, di cui la repubblica<br />

Veneta, unitamente alla sua Dalmazia, avrebbe dovuto<br />

far parte; una contrapposizione spinta al punto da<br />

fargli rifiutare la nomina a senatore del Regno.<br />

I sentimenti anti-italiani della duplice monarchia<br />

Asburgica, dopo <strong>il</strong> 1866, sono stati invece <strong>il</strong>lustrati dal<br />

prof. Giulio Vignoli che, in particolare, ha sottolineato<br />

come, soprattutto a seguito dell'acquisizione del Veneto<br />

al Regno d'Italia, la stessa abbia sempre favorito l'elemento<br />

slavo, che dava molte più garanzie di fedeltà agli<br />

Asburgo-Lorena, e discriminato i propri sudditi di nazionalità<br />

italiana residenti nella regione Giulia e Dalmazia<br />

ai quali, anche dopo generazioni, non concedeva la cittadinanza<br />

e di cui osteggiava persino l'istruzione nella lingua<br />

madre con la chiusura di alcune scuole italiane. Ha,<br />

altresì, ricordato i tentativi di Vienna di influire sui risultati<br />

delle elezioni amministrative laddove era maggioritaria<br />

l'etnia italiana allargando, in particolare, le circoscrizioni<br />

elettorali delle città rivierasche della Dalmazia<br />

ai rispettivi entroterra, per includervi nel modo più ampio<br />

possib<strong>il</strong>e elementi slavi. Si arriva così al regicidio di<br />

Sarajevo, alla Grande Guerra ed alla cosiddetta “vittoria<br />

mut<strong>il</strong>ata”, per la mancata annessione all'Italia della Dalmazia.<br />

Solo l'enclave di Zara viene inclusa nel Regno. La<br />

politica ost<strong>il</strong>e e persecutoria verso gli italiani attuata dal<br />

Regno degli Slavi del Sud genera <strong>il</strong> primo esodo degli<br />

italiani di Dalmazia che conseguentemente, anche lungo<br />

la costa, diventano etnia minoritaria. L'impresa del poeta-soldato<br />

Gabriele D'annunzio porterà poi all'occupazione<br />

m<strong>il</strong>itare di Fiume ed alla sua ritardata annessione<br />

all'Italia nel 1924.<br />

Nel successivo intervento, lo studioso triestino Giorgio<br />

Rustia ha confutato gran parte degli asserti con cui<br />

pseudostorici, di formazione e cultura comunista come<br />

Gianni Oliva, cercano con verità fasulle di suffragare le<br />

tesi giustificazioniste per quanto successo nelle nostre<br />

terre. Ad esempio, ha definito destituita di qualsiasi fondamento<br />

la persecuzione italiana del clero slavo; nulla a<br />

che fare con le documentate uccisioni di ben dodici sacerdoti<br />

italiani massacrati dai titini, tra cui Don Angelo<br />

Tarticchio e Don Bonifacio. Ancora, ha definito una fantasiosa<br />

invenzione del suddetto storico <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> governo<br />

fascista nel 1925 abbia italianizzato i nomi delle<br />

ACCOLTO IL RICORSO DELL’UGL<br />

PER PROFUGHI ED EX COMBATTENTI<br />

città istriane, mutando Poreck in Parenzo, Pula in Pola,<br />

Koper in Capodistria,… tant'è che dette località anche<br />

sulla cartografia dei tempi dell'Austria erano indicate in<br />

italiano. Ha attribuito la soppressione delle scuole slave<br />

all'applicazione della riforma Gent<strong>il</strong>e che unificò, obbligatoriamente<br />

in tutto lo stato, la lingua d'insegnamento e<br />

precisato, circa <strong>il</strong> “taroccamento” dei cognomi slavi in<br />

italiano, che <strong>il</strong> Governo M<strong>il</strong>itare Alleato concesse nel dopoguerra,<br />

a seguito di altrettante richieste, <strong>il</strong> ripristino di<br />

soli 421 cognomi originari sui 19.093 cambiamenti avvenuti<br />

dal 1925 al 1943. Ha ricordato, infine, come l'Istria<br />

abbia subito nel 1943 due terrib<strong>il</strong>i invasioni: prima<br />

quella delle bande slavo-comuniste che, con <strong>il</strong> pretesto di<br />

punire i fascisti e la complicità di comunisti locali, cominciarono<br />

a perseguitare gli italiani e poi quella dei tedeschi<br />

che, presentatisi con la divisione corazzata Prinz<br />

Eugen, liberò sì l'Istria dalle bande titine, ma provocò anche<br />

morti tra la popolazione civ<strong>il</strong>e per rappresaglia o per<br />

bombardamenti, come quello di Pisino. Circa i combattenti<br />

della RSI, questi difesero con onore i confini della<br />

Patria pagando un prezzo terrib<strong>il</strong>e in termini di vite umane,<br />

sia guerra durante che successivamente, portati a morire<br />

nei campi di sterminio slavi quali Borovnica ed altri.<br />

Il giornalista Luciano Garibaldi ha letto quanto <strong>il</strong> senatore<br />

Franco Servello ha voluto tracciare come sue memorie<br />

di quella tragica epoca. In particolare, è stato ricordato<br />

che mentre De Gasperi trattava per cercare di ammorbidire<br />

la pesantezza delle richieste dei 21 stati vincitori,<br />

un certo Palmiro Togliatti preparava una memoria,<br />

in base alla quale <strong>il</strong> plenipotenziario russo, Molotov, dichiarava<br />

essere la Venezia Giulia abitata da slavi ed era<br />

quindi giusto venisse consegnata alla Jugoslavia comunista.<br />

Nel successivo intervento, <strong>il</strong> vice Presidente nazionale<br />

della Anvgd e Presidente del Comitato Provinciale di Torino,<br />

Aqu<strong>il</strong>ante, ha denunciato <strong>il</strong> fatto che, in sessanta anni,<br />

le Associazioni degli esuli hanno conseguito ben pochi<br />

risultati positivi per coloro che rappresentano di cui<br />

molti, dopo aver passato la terrib<strong>il</strong>e esperienza dei campi<br />

profughi, vivono ancora in situazione di disagio in attesa<br />

di un aiuto concreto che li compensi di aver tutto perduto<br />

perché i loro beni o sono stati rapinati dagli slavi o di essi<br />

<strong>il</strong> governo italiano si è servito per pagare i danni di guerra<br />

alla Jugoslavia. Ha auspicato, pertanto, che le Associazioni<br />

degli esuli si facciano valide interlocutrici delle<br />

Istituzioni nazionali per pretendere, ove possib<strong>il</strong>e, la restituzione<br />

dei beni dalla Slovenia e Croazia o un equo e<br />

definitivo indennizzo dallo Stato.<br />

Da ultimo Massim<strong>il</strong>iano Lacota, Presidente dell'Unione<br />

degli Istriani, ha evidenziato la dimensione europea<br />

degli esodi del dopoguerra che hanno sconvolto, coinvolgendo<br />

nella tragedia m<strong>il</strong>ioni d'individui, la carta politica<br />

del Vecchio continente. Ha ricordato, in particolare,<br />

che ben 14 m<strong>il</strong>ioni di tedeschi hanno dovuto lasciare la<br />

Slesia, la Pomerania, <strong>il</strong> Baltico ed i Sudeti e sono oggi in<br />

contatto con noi esuli della Venezia Giulia per sollecitare<br />

l'attenzione di una Europa disattenta ai problemi di così<br />

tanti suoi cittadini, in modo da condizionare almeno l'ingresso<br />

in Europa della Croazia; ciò per un doveroso atto<br />

di giustizia verso coloro che, non solo privati del diritto<br />

di vivere ove sono nati, si vedono tuttora impossib<strong>il</strong>itati a<br />

godere delle loro proprietà.<br />

GIANANTONIO GODEAS<br />

L'Ugl, Unione Generale del Lavoro, Federazione Pensionati con sede a Trieste in Via Crispi, 5<br />

COMUNICA con soddisfazione, che l'azione giudiziaria promossa nei confronti dell'Inps per ottenere la perequazione della maggiorazione mens<strong>il</strong>e spettante ai profughi ed ex combattenti<br />

ai sensi dell'articolo 6 della Legge 140/85 e successivamente della Legge 544/1988 è stata accolta dal Tribunale di Trieste con sentenza del 30 giugno 2005 e ulteriormente positivamente<br />

risolta anche dalla Corte di Cassazione con sentenza 14285 del 7.7.2005 che ha respinto <strong>il</strong> ricorso dell'Inps che sosteneva che la perequazione dell'importo di 30.000 lire potesse essere<br />

attribuita solo per gli anni successivi alla decorrenza della pensione. Per effetto di tale sentenza i pensionati interessati (decorrenza della maggiorazione successive all'anno 1985 ovvero<br />

all'anno 1989 - se la decorrenza della pensione è anteriore al 7 marzo 1968) potranno quindi vedersi liquidare la maggiorazione, a partire dalla sua decorrenza, nell'importo adeguato,<br />

fermo restando <strong>il</strong> pagamento dei ratei nell'ambito della prescrizione decennale. Alla luce della Sentenza di Cassazione di cui sopra, tutti gli interessati aventi diritto possono rivolgersi per le<br />

informazioni del caso presso l'Ugl/Pensionati di Via Crispi, 5 a Trieste telefono: 040.661.000.<br />

Marino Tuzzi<br />

Segretario provinciale


PAG.4 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

COMPLEANNI CENTENARI ATTESTANO<br />

LA BONTÀ DELLA RAZZA ISTRIANA<br />

II<br />

20 settembre 2005 , Alma<br />

VATTA ved. CON-<br />

TUS, unica superstite<br />

dei dieci fratelli e sorelle Vatta, è<br />

stata festeggiata per <strong>il</strong> suo centesimo<br />

compleanno nella forma più<br />

affettuosa e commovente. Presenti<br />

la nuora Lidia, le nipoti<br />

Laura e Donatella, la pronipote di<br />

tre mesi Arianna e la nipote Ardea<br />

rappresentante la lunga<br />

schiera dei nipoti Schiavuzzi,<br />

Vatta, Dapretto e Manzin. Purtroppo<br />

i fam<strong>il</strong>iari presenti hanno<br />

risentito della dolorosa assenza<br />

di Dino, unico figlio di Alma, deceduto<br />

dieci mesi orsono.<br />

In un ambiente fam<strong>il</strong>iare in cui<br />

le vengono offerte attenzioni più<br />

che amorevoli si è trovata al cen-<br />

Si è spento ad Arona<br />

<strong>il</strong> Conte Gualtiero<br />

Pollesel di Tournai<br />

Ci ha dolorosamente colpiti la notizia<br />

della scomparsa del Conte Gualtiero Pollesel<br />

di Tournai, che priva <strong>il</strong> Movimento<br />

Nazionale Istria Fiume Dalmazia di un suo<br />

benemerito socio, partecipe e promotore,<br />

con inesausto spirito patriottico e generosa<br />

disponib<strong>il</strong>ità, di tutte le sue manifestazioni.<br />

Tutta la Comunità dei Giuliano Dalmati<br />

- in particolare, quella dei "suoi" Fiumani<br />

- perde con lui un impareggiab<strong>il</strong>e rappresentante<br />

di indefettib<strong>il</strong>e italianità,<br />

aperta però nei confronti di altre Comunità<br />

europee, purché sensib<strong>il</strong>i agli stessi<br />

ideali di lealtà, agli stessi elevati principi<br />

morali e religiosi, alla stessa fedeltà a tradizioni<br />

private e pubbliche legate al ruolo,<br />

che la nob<strong>il</strong>tà, non solo di nascita, ma<br />

di animo e di comportamenti personali,<br />

era in lui connaturata. Ne sono testimonianza<br />

i molteplici riconoscimenti, le prestigiose<br />

onorificenze, i diplomi e gli attestati<br />

da Lui ricevuti, per le sue attività in<br />

campo professionale e umanitario, da altissime<br />

Autorità. Doveroso, pertanto, rendere<br />

omaggio alla sua memoria, facendo<br />

un rapido cenno ai meriti da lui acquisiti,<br />

non senza fatiche, lotte, incomprensioni<br />

e, talvolta, senza quei riconoscimenti che<br />

certe autorità pubbliche istituzionali<br />

avrebbero dovuto attribuirgli.<br />

Nato a Fiume <strong>il</strong> 24 gennaio 1937, da<br />

Aristodemo e dalla nob<strong>il</strong>e Giovanna Fuli,<br />

condivise l'odissea della sua famiglia e di<br />

tutti gli Esuli, trovando dal 1947 provvisoria<br />

sistemazione a Trieste. Studente,<br />

partecipò a tutti i movimenti e manifestazioni<br />

di ardente italianità allora vive in<br />

quei contrastati anni del dopoguerra. Entrato<br />

nel campo del lavoro, trasferitosi a<br />

Novara e provincia, dal 1967 come dirigente<br />

nazionale Cisnal, fu alla testa di<br />

movimenti sindacali con una intensa attività,<br />

dal 1971 al 1983, in favore della promozione<br />

dei diritti dei lavoratori bancari,<br />

riconosciuta con iscrizione all'albo d'oro<br />

della Associazione Nazionale Insigniti<br />

Onorificenze Cavalleresche. Già membro<br />

tro di allegri festeggiamenti organizzati<br />

dalla famiglia ospitante e<br />

dalla comunità di Palombara Sabina,<br />

cittadina a pochi ch<strong>il</strong>ometri<br />

da Roma. Il rappresentante del<br />

Sindaco , a nome della cittadinanza,<br />

le ha offerto una pergamena<br />

con una medaglia ricordo; doni,<br />

fiori, e dolci offerti dalle signore<br />

del luogo hanno completato<br />

l'aspetto gioioso e signor<strong>il</strong>e<br />

della ricorrenza celebrata nello<br />

splendido giardino della residenza<br />

addobbato con vivaci festoni.<br />

La troupe televisiva del programma<br />

di Rai 1 "La vita in diretta"<br />

ha ripreso tutti i particolaridell'incontro:<br />

l'arrivo della<br />

banda giovan<strong>il</strong>e<br />

del paese<br />

seguita da<br />

splendide<br />

majorettes<br />

nonché da<br />

due ragazze<br />

vestite con <strong>il</strong><br />

folcloristico<br />

costume del<br />

luogo.<br />

Alma, felice<br />

come una<br />

bambina, è riuscita<br />

a seguire tutto lo spettacolo rispondendo<br />

anche alle tante domande<br />

della bella intervistatrice<br />

inerenti le sue origini polesane<br />

riuscendo anche ad accennare alcune<br />

canzoni della sua terra abbandonata.<br />

Toccante la parte finale,<br />

quando pur sfibrata e stanca,<br />

in lei è riaffiorato <strong>il</strong> sentimento<br />

irredentista della sua fanciullezza<br />

intonando <strong>il</strong> canto " Viva<br />

Dante gran Maestro dell'Italica<br />

favella....". Con un fleb<strong>il</strong>e grido<br />

di " Viva l'Italia " ha ringraziato<br />

tutti i partecipanti a loro volta<br />

sorpresi e commossi da sim<strong>il</strong>i<br />

sentimenti espressi da una persona<br />

così anziana. FAMIGLIA CONTUS<br />

Il<br />

giorno 8 ottobre 2005, la<br />

signora Norma DEOT-<br />

TO MATTIOLI, nata a<br />

Pola, abbonata e assidua lettrice<br />

de "L'Arena", ha compiuto 100<br />

anni! Risiede a Trento, dove nipoti<br />

e pronipoti: B<strong>il</strong>ucaglia, David,<br />

Mattioli e Pergolis hanno voluto<br />

festeggiarla. Elargisco € 20<br />

pro Arena.<br />

NEDDA BILUCAGLIA TOFFANIN<br />

II giorno<br />

21 ottobre<br />

2005,<br />

la mia mamma<br />

Rom<strong>il</strong>da PER-<br />

NICI, nostra affezionata<br />

lettrice<br />

da tanti anni,<br />

è stata<br />

festeggiata<br />

da me, sua<br />

figlia Annamaria,<br />

dal genero<br />

Franco Ciach<br />

esule di Cittanova d'Istria,<br />

dai nipoti Eliana, Ilaria<br />

e Fulvio e dai pronipoti<br />

Barbara con mamma Sonia<br />

e papa Italo ed <strong>il</strong> piccolo<br />

Cristian. Sarà lieta di veder<br />

pubblicata la sua foto sul<br />

suo giornale preferito.<br />

Elargisco € 20 pro Arena.<br />

ANNAMARIA CIACH<br />

Bellissima questa “carrellata”<br />

di simpatiche ed arz<strong>il</strong>le<br />

In ricordo dei nostri defunti<br />

della Internazionale Unione Paneuropea,<br />

di cui era Presidente S.A. Imperiale e<br />

Reale Otto d'Asburgo, fu invitato dallo<br />

stesso a incontrarlo insieme ai rappresentanti<br />

del Libero Comune di Fiume in Es<strong>il</strong>io,<br />

in data 5 Apr<strong>il</strong>e 1981, avendo l'onore<br />

e la gioia di sentire da questo alto personaggio<br />

dichiarare la sua completa adesione<br />

alla rivendicazione della italianità delle<br />

sue genti e delle terre da esse abitate!<br />

Innumerevoli i titoli riconosciuti a Pollesel,<br />

sia in campo cavalleresco, come le<br />

conferme del suo titolo comitale da parte<br />

di Re Pietro II di Jugoslavia e di sua Maestà<br />

Juan Carlos di Spagna, sia in campo<br />

accademico che m<strong>il</strong>itare. Di particolare<br />

r<strong>il</strong>evanza, altresì, sono le speciali benedizioni<br />

apostoliche da Lui ricevute, per la<br />

sua opera in campo benefico, rispettivamente<br />

da Paolo VI e da Giovanni Paolo<br />

II. Infine, mi sembra opportuno chiudere<br />

questa rassegna ricordando una delle più<br />

ambite appartenenze: quella ai Cavalieri<br />

di Malta di obbedienza Russa, di cui era<br />

Gran Priore dal 1990, operando a favore<br />

di Enti religiosi, istituti di ammalati e indigenti.<br />

Il Movimento Nazionale Istria Fiume<br />

Dalmazia, nel manifestare <strong>il</strong> più profondo<br />

rimpianto per tanta insostituib<strong>il</strong>e perdita e<br />

nel porgere le più sentite condoglianze alla<br />

sua degna Consorte Elda, auspica che <strong>il</strong><br />

suo ricordo possa essere onorato un giorno,<br />

oltre che con parole di sincero affetto,<br />

anche con un gesto di concreto riconoscimento<br />

dei suoi straordinari meriti.<br />

MARIA RENATA SEQUENZA<br />

Ricordo<br />

di Valeria Martini Giorgi<br />

Il 20 ottobre c.a. è deceduta all'ospedale<br />

San Polo di Monfalcone, dove era stata ricoverata<br />

per un attacco cardiaco che l'aveva<br />

colpita mentre soggiornava a Grado,<br />

la concittadina Valeria Martini in Giorgi.<br />

La sig.ra Valeria ed <strong>il</strong> marito Giovanni<br />

erano particolarmente noti a Trieste, dove<br />

risiedevano, ed a tutti gli esuli polesi ai<br />

cui incontri locali, regionali e nazionali,<br />

non mancavano mai d'intervenire.<br />

Valeria, diplomata alla magistrali di Pola,<br />

lasciata nel 1947, ha sempre affiancato<br />

operosamente <strong>il</strong> marito nelle sue attività<br />

imprenditoriali, prima in Romagna nella<br />

gestione di una sala cinematografica e poi<br />

a Trieste, inizialmente nella gestione del<br />

cinema “Moderno” e, successivamente,<br />

nella conduzione dell'albergo “San Giusto”.<br />

In dette attività, i coniugi Giorgi, sono<br />

sempre stati coadiuvati dai figli Claudio<br />

ed Alberta. Alla cara Valeria mi ha<br />

sempre legato una affettuosa amicizia,<br />

nonché una lontana parentela, avendo dei<br />

cugini in comune.<br />

Accoratamente partecipe del loro dolore,<br />

unitamente ai membri della Famiglia<br />

polesana di Trieste, porgo le mie più sentite<br />

condoglianze a tutti i suoi cari. Elargisco<br />

€ 50 pro Arena.<br />

BRUNO SELOVIN<br />

Ricordo dell'insegnante<br />

Aurora Kero Rover<br />

Il 6 ottobre è deceduta l'insegnante Aurora<br />

Kero Rover. Nata a Sebenico, dopo la<br />

prima Guerra Mondiale si era trasferita<br />

con la famiglia a Zara e nel 1943, a seguito<br />

dei bombardamenti della città, in Italia<br />

a Crocetta del Montello, dove serenamente<br />

si è spenta. Per 42 anni ha svolto <strong>il</strong> ruolo<br />

di educatrice, prima in Dalmazia e poi<br />

nella località di residenza in Italia. Era insignita,<br />

tra l'altro, del titolo di Commendatore<br />

della Repubblica, anche in virtù<br />

delle sue molte attività assistenziali. Autrice<br />

del libro autobiografico “Una maestra<br />

dalmata racconta”, era anche stata per<br />

molti anni collaboratrice del nostro giornale.<br />

La vita, oltre ad un marito affezionato,<br />

le aveva dato ben nove figli.<br />

LIANA ROVER<br />

“Centenarie” alle quali anche<br />

noi della Redazione, ed immaginiamo<br />

tutti i Lettori, desideriamo<br />

far giungere loro un affettuoso<br />

augurio di serenità e<br />

felicità, sperando che “L'Arena<br />

di Pola” possa far ancora Loro<br />

compagnia per tanti anni.<br />

Cogliamo l'occasione<br />

per estendere tale augurio<br />

a tutti i nostri “Anziani”<br />

ed in particolare<br />

alla Signora Giuseppina<br />

Berti Suminov, che di<br />

anni ne ha compiuti 102,<br />

ed alla Signora Jolanda<br />

Mersù B<strong>il</strong>ucaglia che <strong>il</strong><br />

25 dicembre, sotto l’albero<br />

di Natale, spegnerà la<br />

sua novantottesima candelina.<br />

Ricordo di Carmela Franzi<br />

Il 31 agosto è deceduta a Sidney nostra<br />

sorella Carmela Franzi. Era nata a Pola nel<br />

giugno 1921 e lì aveva frequentato <strong>il</strong> liceo<br />

e praticato un'intensa attività sportiva, distinguendosi<br />

nella pratica dell'atletica leggera<br />

e del nuoto. A seguito dell'esodo era<br />

poi emigrata in Australia. La vogliamo ricordare<br />

ora, che dopo tante sofferenze, ha<br />

raggiunto in cielo i suoi genitori, Rodolfo<br />

ed Anna Franzi, ed i suoi quattro fratelli<br />

Giorgio, Andreina, Mariano ed Agostino,<br />

pure lui deceduto in Australia. Questo ricordo<br />

vuole essere dedicato anche al marito<br />

Luigi Craglietto, al figlio Gorge con<br />

Sally ed alla sorella Imelda. Tutti insieme<br />

erano spesso ritornati a Pola e di ritorno,<br />

passando per Oristano dove viviamo, ci<br />

portavano i saluti degli amici superstiti di<br />

Pra' de Petruschi e ci parlavano del Scussplaz,<br />

di Valcane, Val Ovina, Grotta dei<br />

Colombi, Scoio dei Frati,…con ciò tradendo<br />

<strong>il</strong> forte legame che ancora li univa ai<br />

luoghi natii. Con i nostri 8 figli, 5 generi, 2<br />

nuore e ben otto nipoti la ricorderemo<br />

sempre.<br />

SILVIA E LUIGI FRANZI<br />

Ricordo di Ornella Grossi<br />

(Grossich) ved. Brenco<br />

La chiamavamo semplicemente “zia<br />

Nella”, con tutto <strong>il</strong> nostro rispetto, per i<br />

suoi anni, per la sua generosità, per <strong>il</strong> suo<br />

amore verso <strong>il</strong> prossimo e verso la sua<br />

città: Pola.<br />

Chi ha avuto modo di conoscerla, durante<br />

gli anni 1960/80, a fianco del consorte<br />

Carlo, quale Presidente del Circolo Giuliano/Dalmata<br />

di Genova, come preziosa e<br />

stimata collaboratrice, certamente la ricorda<br />

con affetto. Per noi tutti sarà sempre<br />

“zia Nella”.<br />

BRUNO BRENCO<br />

A tutti i fam<strong>il</strong>iari dei defunti, qui ricordati,<br />

la Redazione di “L'Arena di Pola”<br />

porge sentite condoglianze.


L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.5<br />

Premio letterario “Tanzella” - II parte<br />

LE TRE SORELLE<br />

di Irma Sandri Ubizzo<br />

C'era<br />

anche <strong>il</strong> tempo<br />

dello svago e<br />

del divertimento,<br />

della corsa in bicicletta fino al<br />

paese vicino, delle chiacchierate con<br />

le amiche, dei continui inviti ai banchetti<br />

di nozze di quelle che si sposavano,<br />

che erano banchetti impegnativi<br />

e festeggiamenti che duravano anche<br />

una settimana, delle feste da ballo,<br />

della corsa in città col calesse trainato<br />

dalla cavalla bianca per fare gli<br />

acquisti più importanti nei tanti bei<br />

negozi di quella città viva, allegra,<br />

spensierata e civ<strong>il</strong>e che era Pola italiana.<br />

Delle tre sorelle, la prima ad andarsene<br />

dal paese fu la più giovane, la<br />

terza, per via di quel matrimonio che<br />

la condusse per sempre al di là del<br />

mare <strong>Adriatico</strong>, a Venezia. Lentamente<br />

le si d<strong>il</strong>uirono nell'ancora giovane<br />

e fresca mente di ragazza i ricordi<br />

e i colori accesi e br<strong>il</strong>lanti della<br />

sua terra d'origine, mentre <strong>il</strong> diverso<br />

clima e le mollezze della laguna veneta,<br />

la magia e la bellezza di palazzi,<br />

chiese, calli, ponti, campielli, fondamenta<br />

e canali, insieme alla bella e<br />

grande casa da sposa situata in calle<br />

della Madonna, nel sestiere di Dorsoduro,<br />

divennero <strong>il</strong> suo nuovo ambiente<br />

di vita, fecero di lei una fine signora<br />

veneziana.<br />

Così la Serenissima, dominante<br />

per secoli le meravigliose, ridenti, solari<br />

e solitarie terre d'Istria e di Dalmazia,<br />

si riprese questa figlia istroveneta.<br />

Che rimase sempre (e lo è ancora)<br />

una accanita lettrice di stone:<br />

romanzi, saggi, narrativa, biografie.<br />

Mentre ella amava e accudiva <strong>il</strong><br />

marito, e si abituava alla nuova vita<br />

(e nacque presto, come natura e amore<br />

volevano, la prima bambina), finiva<br />

in Italia la devastante e sbagliata<br />

guerra voluta da Mussolini per partecipare<br />

al tavolo di pace cercando benefici<br />

per l'Italia convinto che, avendo<br />

la Germania occupato ormai quasi<br />

completamente l'Europa, essa avrebbe<br />

avuto la durata al massimo di<br />

qualche settimana.<br />

Mentre tutte le regioni italiane tiravano<br />

un gran respiro di sollievo apprestandosi<br />

a rimboccarsi le maniche<br />

per risollevarsi da lutti, rovine, macerie<br />

e distruzioni dalla guerra prodotte,<br />

le città e i paeselli istriani delle tre sorelle<br />

conobbero un 'altra rovinosa tragedia<br />

che nessuna altra regione d'Italia<br />

conobbe: quelle terre venivano reclamate<br />

dalla Jugoslavia di Tito sottraendole<br />

a una nazione sconfitta<br />

com'era l'Italia, Italia che "aveva di<br />

fronte a sé una Jugoslavia audace che<br />

occupava già m<strong>il</strong>itarmente i territori".<br />

Fu un dolorosissimo processo che,<br />

nel 1947, mut<strong>il</strong>ò inesorab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong><br />

nostro Paese cambiando per sempre<br />

anche la vita e <strong>il</strong> destino delle mie tre<br />

sorelle, che poi erano mia madre e le<br />

mie zie. Questo trattato di pace venne<br />

firmato da 21 nazioni: Russia, Ingh<strong>il</strong>terra,<br />

Stati Uniti, Francia, Australia,<br />

Belgio, Bras<strong>il</strong>e, Canada, Cecoslovacchia,<br />

Etiopia, Grecia, India,<br />

Olanda, Nuova Zelanda, Bielorussia,<br />

Ucraina, Sudafrica, Jugoslavia e Italia.<br />

Personalità di tutte le Nazioni diversamente<br />

coinvolte dissero: "Si<br />

dovette fare mercimonio di ogni<br />

principio giuridico e procedurale accettando<br />

incredib<strong>il</strong>i compromessi di<br />

forma e sostanza, al solo scopo di<br />

rabbonire i delegati russi, decisi a sostenere<br />

le tesi delle assurde rivendicazioni<br />

jugoslave.”<br />

"Ritengo intollerab<strong>il</strong>i certi metodi<br />

che vengono usati particolarmente<br />

contro gli italiani. " "L'Assemblea<br />

Costituente raccoglie questo grido di<br />

dolore e di fede di queste italianissime<br />

terre colpite dal verdetto dei<br />

Quattro Grandi. "<br />

"Con questo trattato la civ<strong>il</strong>tà italiana<br />

della sponda orientale dell<br />

'<strong>Adriatico</strong> sparirà; sparirà come è<br />

sparita in Dalmazia. "<br />

"La Jugoslavia si è impossessata<br />

dell 'Istria prima che <strong>il</strong> trattato liela<br />

conceda e gli abitanti sono trattati come<br />

cittadini jugoslavi a meno che<br />

non scappino clandestinamente abbandonando<br />

i loro averi. "<br />

"Pola, Fiume, Zara, nomi di città<br />

che ricapitolano tutte le ansie, le speranze,<br />

i dolori, le gioie della storia<br />

d'Italia dal 1860 al 1919, redente dal<br />

sangue di 600.000 Caduti, fiore della<br />

giovinezza d'Italia; città che danno al<br />

mondo la lezione eroica di un plebiscito<br />

in cui <strong>il</strong> voto è espresso dal sacrificio<br />

supremo dell'abbandono in<br />

massa della propria terra; la feroce<br />

amputazione di questa Venezia Giulia<br />

che da secoli difende la sua italianità<br />

contro tutte le invasioni ; inaudita<br />

violenza contro una giustizia che<br />

gli stessi alleati avevano riconosciuta;<br />

un documento (<strong>il</strong> trattato) che in<br />

fatto di iniquità e di ingiustizia raggiunge<br />

una delle vette più elevate fra<br />

le tante prepotenze e arbitri onde è<br />

contaminata la storia. Questi sono<br />

voti di cui si risponde alle generazioni<br />

future; si risponde nei secoli di<br />

queste obiezioni fatte per cupidigia<br />

di serv<strong>il</strong>ità, "<br />

Anche la seconda delle tre sorelle,<br />

sposa di guerra del biondo alleato Albert,<br />

lasciò l'amato paesello istriano,<br />

che avrebbe rivisto per poche settimane<br />

di vacanza esattamente 25 anni<br />

dopo. Si può ben immaginare con<br />

quale rimescolio di infinite, dolci<br />

sensazioni ed emozioni....ma anche<br />

con quale turbamento e sconcerto,<br />

avendolo lasciato italiano e ritrovandolo<br />

paese jugoslavo, dove si parlava<br />

ormai <strong>il</strong> croato, dove la casa paterna<br />

era stata occupata da altri (la si poteva<br />

vedere solo da lontano)....dove<br />

moltissime amiche e tanti conoscenti<br />

e vicini di casa se ne erano andati<br />

profughi per <strong>il</strong> mondo, abbandonando<br />

tutto. Il paese, anche nella sua<br />

componente umana, veramente non<br />

era più quello, quello della sua giovinezza,<br />

quello che le era rimasto fisso<br />

in cuore per così tanti anni......<br />

In Ingh<strong>il</strong>terra aveva imparato da<br />

subito a masticare la lingua del marito,<br />

un inglese diventato in lei un misto<br />

di lingua e dialetto slang con inserimenti<br />

italo - polesi, col quale potè<br />

farsi capire ma che non parlò mai<br />

troppo bene.<br />

Cominciò da allora la fitta, scandita,<br />

regolare e annosa corrispondenza<br />

con la madre, le sorelle e poi con me,<br />

sua nipote; molte delle sue lettere le<br />

conservo ancora. Una corrispondenza<br />

prolissa e vivace che raccontava<br />

tutto di quello che le capitava e che<br />

formava la sua vita, ormai così lontana<br />

da noi, dal nostro mondo, dalla<br />

nostra cultura. Poi, con l'avvento del<br />

telefono, qualche volta riuscimmo<br />

anche a sentire la sua voce, quella del<br />

marito. Era sempre più una donna di<br />

fede cattolica, praticante e fervente,<br />

<strong>il</strong> nome di Gesù ricorreva sempre<br />

nelle lettere, nelle pieghe delle sue<br />

frasi, in modo tale che si capiva bene<br />

come la fede fosse <strong>il</strong> suo riferimento,<br />

la sua guida, la sua forza. La vita non<br />

le fu fac<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong> carattere irrequieto<br />

e battagliero, l'indomita origine, la<br />

sostennero più di altre donne più deboli..<br />

Nelle lettere, affiorava ancora,<br />

anche se debolmente, la vecchia, originaria<br />

ironia, l'allegria, l'arte di<br />

prendersi in giro, la voglia mai esausta<br />

di scherzare, di ridere, di inventarsi<br />

la vita.... Certamente erano rimaste<br />

in lei le robuste radici istriane,<br />

quelle che l'avevano generata e che<br />

non si possono cancellare ma rimangono<br />

eternamente impresse, come<br />

codici interiori. Portò dentro, prima<br />

in Ingh<strong>il</strong>terra, poi in Australia, la infinita<br />

gamma di esperienze gioiose, le<br />

sensazioni, i colori, gli umori della<br />

sua terra, le abitudini, le canzoni, <strong>il</strong><br />

dialetto, tutto ciò che negli anni, l'aveva<br />

costruita e modellata.<br />

E proprio perché lontana, ci fu particolarmente<br />

cara, lo fu a tutti e divenne<br />

<strong>il</strong> mito della zia d'Ingh<strong>il</strong>terra<br />

prima, della zia d'Australia poi.<br />

Quando cominciai a pensare che,<br />

magari in compagnia di mia cugina,<br />

figlia dell'altra sorella, che aveva<br />

viaggiato più di me e sapeva l'inglese,<br />

forse sarebbe stato <strong>il</strong> momento di<br />

prendere un aereo e andare finalmente<br />

a recuperare e abbracciare questa<br />

donna straordinaria ormai rimasta<br />

sola, che aveva fatto una lontana<br />

scelta di vita così coraggiosa, e di coraggio<br />

ne doveva sempre aver avuto<br />

tanto, in pochi mesi ella si ammalò<br />

repentinamente e ci morì. E per molto<br />

tempo, di questa morte improvvisa,<br />

senza segnali né avvertimento<br />

preventivi, senza sintomi, nessuno di<br />

noi seppe veramente darsi pace: tutti<br />

sentimmo che, seppure incolpevoli,<br />

le avevamo dato troppo poco, l'avevamo<br />

lasciata soffrire di nostalgia,<br />

aveva patito tanta, troppa solitudine,<br />

mentre avrebbe avuto ancora bisogno,<br />

anche da adulta, della sua famiglia,<br />

quella grande famiglia rimasta<br />

staccata da lei in quell'altro, e cosi<br />

lontano continente, che era l'Europa.<br />

Sulla prima delle tre sorelle, invece,<br />

l'uragano della cessione dei territori<br />

a Tito e del grande esodo dall'Istria,<br />

Fiume e Dalmazia, si abbatté in<br />

pieno.<br />

Mentre le altre due erano trasmigrate<br />

a causa dei rispettivi matrimoni,<br />

andando a vivere altrove per loro<br />

libera scelta, su mia madre, la prima<br />

in assoluto degli otto figli partoriti da<br />

nonna, ma anche la prima delle quattro<br />

femmine (una morì piccolissima),<br />

sposata e due volte mamma, si<br />

riversò pienamente la tragedia.<br />

Abbandono.... Abbandono di tutto....Abbandono<br />

della casa di giovane<br />

sposa, dell'orto, del frutteto e del<br />

giardino, del pollaio, delle campagne<br />

ricche di f<strong>il</strong>ari di viti; abbandono del<br />

paese dov'era nata, del lavoro sicuro,<br />

del marito; abbandono della vicina,<br />

amata Pola, col suo anfiteatro roma-<br />

no, l'Arena, i Giardini, <strong>il</strong> Bosco Siana,<br />

le rive, i negozi, la civ<strong>il</strong>e vita di<br />

bella città gent<strong>il</strong>e, signor<strong>il</strong>e.. ..dove si<br />

concentravano tutti i servizi, l'Ospedale,<br />

la Grega, la centrale elettrica sede<br />

del lavoro di papa, e Scojo Olivi,<br />

cantiere navale sede del lavoro di<br />

nonno, e <strong>il</strong> negozio di barbiere di via<br />

Muzio, dove papa si serviva... e case<br />

di amici... Una vita, tutta una vita trascorsa<br />

lungo questi luoghi, noti, amati,<br />

famigliari, consueti, che ora si sarebbero<br />

allontanati, che sarebbero<br />

stati perduti per sempre.<br />

Insieme ai parenti, insieme agli<br />

amici più sinceri e fidati.<br />

E lo strappo crudele diventò realtà.<br />

Lasciò un cratere nelle carni, formò<br />

un buco nel cuore, inferse una ferita<br />

indicib<strong>il</strong>e, inguarib<strong>il</strong>e, che non si risanò<br />

mai più.<br />

La prima e più sensib<strong>il</strong>e, dolce e<br />

remissiva, delle tre sorelle, la donna<br />

ritrosa e schiva, taciturna, timidissima<br />

e assai poco chiacchierona, che<br />

era mia madre, una di quelle donne di<br />

una volta, la classica sposa rigorosa e<br />

severa di paese, portamento fiero,<br />

bella statura alta, bei lineamenti classici,<br />

occhi grigio azzurri, tanta fierezza<br />

e tanto pudore, la bella prima sorella<br />

che fece un poco da madre a tutti<br />

quei fratelli (perché mia nonna ne<br />

aveva sempre una....) ne ebbe la vita<br />

dolorosamente e fortemente segnata.<br />

Passarono gli anni e attorno alle ferite<br />

crebbe nuova carne e si seccarono<br />

cicatrici su cicatrici, anche e soprattutto<br />

tutte quelle ricevute i primi<br />

anni a Venezia, nella sua vita da "profuga",<br />

che a dirlo così appare subito<br />

una parola che mal si addiceva alla<br />

orgogliosa figlia di un possidente terriero,<br />

di un "padroncino" che in<br />

Istria, pur attorniato da tanti figli ma<br />

anche dandosi onestamente tanto da<br />

fare, non stava proprio affatto male.<br />

La prima sorella ebbe una vita lunga<br />

con tante gioie ma tormentata anche<br />

da tanti, troppi drammi e dolori.<br />

Non li resse tutti, non li resse bene, la<br />

sua mente preferì la difesa, la dimenticanza,<br />

l'oblio. Forse <strong>il</strong> morbo<br />

d'Alzhaimer colpisce più fac<strong>il</strong>mente<br />

chi già ha sofferto pene e tormenti<br />

crudeli e ingenerosi della vita. La prima<br />

sorella anche in casa di riposo dove<br />

ancora visse custodita e accudita<br />

con amore, camminò sino alla fine<br />

con portamento eretto e fiero.<br />

Mia madre, la mia grande, eroica<br />

madre istriana, si spense poi nel s<strong>il</strong>enzio<br />

di una notte d'inverno, e si<br />

spense lontana da me..... .mentre<br />

avrei tanto voluto in quel momento<br />

poterla serrare tra le mie braccia, es<strong>il</strong>e<br />

creatura di sofferenza ed angustie<br />

com'era ormai diventata. .......<br />

Nel dipanarsi di questa storia, una<br />

matassa, un gomitolo di vita, mi rimane<br />

nella memoria un momento felice,<br />

un punto fermo che ricostituì<br />

certamente un importante momento<br />

di unità per le tre sorelle.<br />

Un giorno di una calda estate, però<br />

senza gli scogli e le cicale, senza i cespugli<br />

di ginepro e i fiori di sangrego,<br />

senza quel venticello che scherza costante<br />

con le nuvole e <strong>il</strong> mare com'è<br />

in Istria (c'erano solo le dune di sabbia<br />

del litorale degli Alberoni), le tre<br />

sorelle si ritrovarono tutte, insieme<br />

alle loro famiglie, per la prima volta<br />

dopo l'esodo e le rispettive partenze<br />

dai luoghi natii. C'erano i loro mariti<br />

e i loro bambini, ed eravamo in otto<br />

piccoli, io compresa, e c'erano anche<br />

i nonni.<br />

Nel vecchio album delle fotografie,<br />

trovo un bel gruppo che posa sorridente<br />

sotto l'ombra degli alberi, l'unico<br />

volto segnato e un po' incupito è<br />

quello del nonno, profugo ormai, ma<br />

anche nonna Maria non eccelle per<br />

radiosità.<br />

Quante vicende e traversie, quanti<br />

distacchi e tribolazioni su quelle vite<br />

riunite per un momento dagli affetti<br />

più' sacri... Fu un incontro straordinario,<br />

che non si ripetè mai più. Poi la<br />

vita avvolse ciascuno nei suoi tentacoli,<br />

nelle sue trame intricate e complesse,<br />

nelle sue altalenanti mutazio-<br />

ni, nei suoi drammi e dolori, ma anche<br />

nelle sue gioie di cui col tempo si<br />

tende a non rammentarsi perché assai<br />

più rimane impresso nei solchi<br />

dell'anima l'amaro momento del dolore...<br />

Rivisitando questa storia di famiglia,<br />

oggi penso a quanto complessa<br />

e incredib<strong>il</strong>e è la nostra vita, e a<br />

quanto è straordinario <strong>il</strong> percorso ulteriore<br />

che ogni uomo e donna debbono<br />

fare per vivere da vivi, per<br />

avanzare da uomini attivi, responsab<strong>il</strong>i<br />

e coscienti, sempre propositivi e<br />

positivi. La natura al mio paese è<br />

quanto di più bello sia uscito dalle<br />

mani del Creatore... Bisogna saper<br />

osservare attentamente gli alberi<br />

d'inverno, secchi, spettrali, che gemono<br />

e si torcono al soffio violento<br />

della bora, guardare la terra dura di<br />

gelo senza ormai più neppure un f<strong>il</strong>o<br />

d'erba, così secca, arida e dura che<br />

sembra impossib<strong>il</strong>e che a primavera<br />

si empirà d'erba, che a maggio sarà<br />

una tavolozza di fiori, che in autunno<br />

produrrà frutto dopo frutto...<br />

Credo che chi è nato, cresciuto e<br />

vissuto in contatto, sintonia e profonda<br />

comunione con i ritmi della natura<br />

meravigliosa che lo circonda, in<br />

simbiosi con le stagioni che si rincorrono<br />

e avvicendano, sia più di altri<br />

munito della straordinaria capacità di<br />

rinascere e rinnovarsi stupendamente,<br />

semplicemente, con la repentinità<br />

di un fiore, di un ramo di ginestra, di<br />

un albero che rinverdisce.<br />

Il dolore ci azzera e ci tarpa e ci<br />

mut<strong>il</strong>a, eppur rinasciamo, resuscitiamo,<br />

ci rinnoviamo mettendo nuovi<br />

fiori, che daranno nuovi frutti, e ancora<br />

saranno nuovi virgulti, che nel<br />

ciclo eterno produrranno nuova vita.<br />

Credo che chi porta in sé questi<br />

cromosomi, si rigenera con <strong>il</strong> grano, i<br />

fiori di acacia e di mirto e ogni fogliolina<br />

novella, e crescono petali e<br />

poi sono frutti, e sono io che cresco e<br />

muto perché la vita mi ha messo<br />

nuovi germogli e mi ha dato nuovi<br />

fiori e nuovi frutti, e ancora sono un<br />

albero che vive perché porto continuamente<br />

i doni del nuovo, i cambiamenti,<br />

le novità, tutti gli accadimenti<br />

della vita che in me e con me continua,<br />

va avanti, si ripete, e muta.<br />

Credo che questo abbia qualcosa a<br />

che fare anche con la Risurrezione di<br />

Cristo, che vive e rinasce in ogni uomo<br />

o donna, perennemente rinnovati<br />

dal suo amore, così come accade per<br />

ogni mutamento delle stagioni del<br />

creato che sempre si rigenera per volontà<br />

del suo stesso Creatore.<br />

Ecco come è andata anche per le<br />

tre sorelle, tenute unite inconsapevoli<br />

dal f<strong>il</strong>o dell'amore per la nascita<br />

comune, dal f<strong>il</strong>o della appartenenza<br />

alla loro splendida terra perduta, esse<br />

che vissero lontane eppure sempre<br />

fedeli a ideali e valori, ad affetti e<br />

vincoli, alla fede del rispettivo credo<br />

comune.<br />

Così come accade e accadrà a me<br />

che possiedo i loro stessi cromosomi<br />

che, a mia volta, ho già provveduto a<br />

trasmettere, insieme a un grande<br />

amore per l'Istria. Ed è questa, per<br />

sempre, in tutte le sue forme di mente,<br />

cuore, storia e memoria, la vita,<br />

quella più alta e vita vera: quella che<br />

non muore.<br />

FINE


PAG.6 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

Un sogno di libertà<br />

nel diario di Ermanno Mattioli<br />

A lla<br />

fine della Prima Guerra<br />

Mondiale, <strong>il</strong> confine italo-jugoslavo<br />

passava attraverso<br />

una linea immaginaria che collegava<br />

Tarvisio, Fiume e Zara. L’Impero Austroungarico<br />

sconfitto aveva infatti<br />

dovuto cedere quei territori che nei secoli<br />

erano appartenuti dapprima all’Impero<br />

Romano (la cui testimonianza<br />

più evidente è la bella Arena di Pola),<br />

poi alla Repubblica di Venezia, alla<br />

monarchia asburgica, per un breve<br />

periodo a Napoleone ed infine nuovamente<br />

all’Impero degli Asburgo.<br />

Con la conferenza di pace di Versa<strong>il</strong>les<br />

del 1919, i territori storicamente<br />

italiani tornarono quindi al nostro<br />

Paese. Nemmeno trent’anni dopo,<br />

queste terre cambiarono nuovamente<br />

proprietario; nel 1947, a seguito della<br />

sconfitta italiana nella Seconda Guerra<br />

Mondiale, si sancì, tra m<strong>il</strong>le polemiche,<br />

che l’Istria e la Dalmazia venissero<br />

integralmente consegnate alla<br />

Jugoslavia del maresciallo Tito.<br />

Il libro in predicato è <strong>il</strong> diario di prigionia<br />

del maestro di scuola elementare<br />

Ermanno Mattioli, nato a Pola <strong>il</strong><br />

24 luglio 1906 e catturato dai partigiani<br />

di Tito quando l’Istria venne abbandonata<br />

dai presidi m<strong>il</strong>itari italiani. In<br />

quel periodo i confini italiani furono<br />

esposti all’invasione incontrastata dei<br />

partigiani jugoslavi da est e dai tedeschi<br />

da nord: le popolazioni di queste<br />

terre dovettero così subire le barbarie<br />

di entrambi gli invasori.<br />

L’occupazione fu talmente rapida che<br />

pareva organizzata da tempo, visto<br />

che <strong>il</strong> giorno dopo aver varcato <strong>il</strong> confine,<br />

i partigiani slavi si impadronirono<br />

delle caserme e dei magazzini m<strong>il</strong>itari.<br />

Ma la cosa più drammatica fu la<br />

sorte di migliaia di italiani torturati,<br />

assassinati e gettati, a volte ancora vivi,<br />

nelle foibe. La cosa più sconcertante<br />

è che ci sono voluti anni ed anni<br />

prima che queste vittime innocenti<br />

fossero riconosciute come vittime di<br />

un genocidio annunciato e che i mass<br />

media cominciassero dire la verità su<br />

quegli anni.<br />

Vi fu una vera e propria pulizia etnica.<br />

Facendo credere di voler perseguire i<br />

fascisti, <strong>il</strong> compito dei partigiani di Tito<br />

(come ha poi ammesso <strong>il</strong> suo braccio<br />

destro M<strong>il</strong>ovan G<strong>il</strong>as in un’ intervista<br />

di qualche anno fa a Panorama)<br />

era di “indurre tutti gli italiani ad andare<br />

via dalla loro terra, con pressioni<br />

di ogni tipo”.Il diario di Mattioli ripercorre<br />

tutto <strong>il</strong> suo calvario di prigionia,<br />

dal maggio 1945, al miracolo della<br />

scarcerazione avvenuta più di un anno<br />

dopo. Descrive la dolorosa sofferenza<br />

della città di Pola che dovrà subire<br />

l’invasione dei partigiani titini con 45<br />

giorni drammatici, prima che <strong>il</strong> governo<br />

Alleato si decidesse ad occupare la<br />

città, ponendo fine al terrore. Tutto si<br />

consumò con la caccia sistematica all’italiano,<br />

fatta casa per casa dalla polizia<br />

slava, grazie anche all’aiuto di taluni<br />

delatori, ex fascisti che cambiarono<br />

bandiera. Il diario narra del rifiuto<br />

di Ermanno Mattioli di abbandonare<br />

la città e la famiglia, in quanto convinto<br />

di non aver nulla sulla coscienza, se<br />

non solo <strong>il</strong> fatto di essere italiano. I nascondigli<br />

di fortuna nei sottotetti della<br />

chiesa di S. Antonio a Pola per sfuggire<br />

agli sgherri dell’OZNA, la famigerata<br />

polizia balcanica. L’arresto dei figli<br />

e della moglie di Ermanno e <strong>il</strong> suo<br />

inevitab<strong>il</strong>e “costituirsi” per evitare ulteriori<br />

vessazioni ai fam<strong>il</strong>iari. La partenza<br />

con la famosa “auto nera”, denominata<br />

“la bara dei vivi” e con l’invito<br />

a recarsi per pochi minuti al comando.<br />

Pochi minuti che si prolungheranno<br />

per più di un anno. I giorni<br />

chiusi in cella senza interrogatorio,<br />

con la costante paura del domani; con<br />

<strong>il</strong> pensiero rivolto alla famiglia. Gli interrogatori<br />

che duravano ore e le torture<br />

fisiche e psicologiche. I lunghi<br />

trasferimenti a piedi o su camion da<br />

Pola a Buccali e a Fiume, in giro per le<br />

carceri titine.<br />

Il processo sommario, l’accusa di essere<br />

italiano e di aver insegnato l’italiano,<br />

la condanna nel “Collegio rieducativo<br />

e ai lavori forzati” a Kocevie.<br />

Le storie terrib<strong>il</strong>i di alcuni compagni<br />

di sventura, <strong>il</strong> patire la fame fino a<br />

giudicare prelibatezze le bucce di patate.<br />

Infine l’insperato ritorno a casa<br />

grazie alla riduzione della pena: la<br />

gioia immensa del ricongiungimento<br />

con la famiglia; ma poi la decisione di<br />

abbandonare la propria casa e la propria<br />

terra con l’Esodo. Il desiderio di<br />

italianità di Pola fu avversato in tutti i<br />

modi dai partigiani slavi, fino alla barbara<br />

strage della spiaggia di Vergarolla,<br />

dove scoppiarono delle mine e morirono<br />

più di 110 polesani.<br />

Con la firma del trattato di pace di Parigi<br />

, <strong>il</strong> febbraio 1947, si impose all’Italia<br />

la cessione dell’Istria, Fiume, Zara<br />

e gran parte delle province di Trieste<br />

e Gorizia. Buona parte degli istriani<br />

abbandonarono le loro case e le loro<br />

terre, per poter restare italiani. Nella<br />

sola città di Pola, su 34.000 abitanti,<br />

ne partirono 30.000. Ognuno portava<br />

con sé <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e, a tal punto che vennero<br />

razionati i chiodi per costruire gli<br />

imballi.<br />

Il governo italiano non agevolò subito<br />

l’esodo, anzi, si propose di far rientrare<br />

gli istriani nelle loro case. Alcune<br />

forze politiche, spinte da motivi ideologici,<br />

non ravvisarono neppure la necessità<br />

che gli italiani abbandonassero<br />

l’amica e comunista Jugoslavia. Dopo<br />

varie proteste ed appelli si decise di<br />

intervenire e l’esodo fu agevolato: <strong>il</strong><br />

piroscafo Toscana ed altre motonavi<br />

cominciarono così i loro tristissimi<br />

viaggi verso le coste italiane. Gli esuli<br />

che arrivarono in Italia non furono accolti<br />

a braccia aperte: l’ignoranza e la<br />

mancanza di informazione fece sì che<br />

essi fossero ritenuti austriaci o slavi<br />

arrivati fin lì in cerca di lavoro. Invece<br />

di venir elogiati per aver abbandonato<br />

tutto pur di rimanere italiani, molti<br />

vennero accolti con insulti, sputi e con<br />

l’accusa di esser fascisti “che sfuggivano<br />

alla giusta reazione del popolo<br />

lavoratore”.<br />

I non più giovani si ricordano di quando<br />

le motonavi cariche di profughi attraccavano<br />

a Venezia alla Riva degli<br />

Schiavoni e i comunisti tiravano sassi<br />

ai poveri profughi, a donne, a vecchi e<br />

bambini al punto che molti non ebbero<br />

nemmeno <strong>il</strong> coraggio di scendere a<br />

terra e preferirono (ahimè) ritornare<br />

indietro… senza immaginare a cosa<br />

sarebbero andati incontro. Ci furono<br />

alcuni ferrovieri che minacciarono gli<br />

scioperi se i treni merci che portavano<br />

i profughi giuliani si fossero fermati<br />

nelle loro stazioni. Come commentare<br />

questi fatti? Nel diario viene narrato in<br />

maniera serena un dramma storico; la<br />

cronaca fedele di un esperienza terrib<strong>il</strong>e<br />

raccontata da una persona semplice<br />

abituata ad insegnare ai propri<br />

alunni la correttezza e l’amore verso <strong>il</strong><br />

prossimo, anche quando questo si presenta<br />

sotto forma di torturatore. In<br />

ogni istante l’autore affida a Dio <strong>il</strong><br />

proprio destino, fiducioso che Egli saprà<br />

gestire la sua sorte nel modo che<br />

riterrà più opportuno, nel bene e nel<br />

male. Solo chi ha vissuto questa tragedia<br />

può capire cosa significhi lasciare<br />

la propria terra, la casa, i propri averi e<br />

i propri morti. Commento di<br />

Massim<strong>il</strong>iano Panizzut (nipote dell’autore).<br />

Chi fosse interessato al libro<br />

può farne richiesta telefonando<br />

allo 338.58.57.826 oppure richiedendolo<br />

a Gianfranco Mattioli allo<br />

0481.33.622 o 338.31.48.460 oppure<br />

alla nipote Roberta Mattioli allo<br />

0481.53.25.82 o al 338.84.27.114<br />

Ermanno Mattioli<br />

Istria ‘45 - ‘46, diario di prigionia<br />

pp 135 - € 12,00<br />

…DEI DOTORI<br />

‘Sta mia cara e vecia Pola...<br />

MALANNI & RIMEDI<br />

Con la mente sempre<br />

volta a ritrovare <strong>il</strong><br />

nostro passato, non<br />

si possono dimenticare<br />

le persone a cui<br />

siamo stati legati in<br />

qualche circostanza<br />

della nostra vita.<br />

Quante ansie hanno<br />

lenito i nostri medici<br />

alle nostre mamme;<br />

quanti dolori fisici e<br />

morali, quanta dedizione<br />

prodigavano<br />

per alleviare sofferenze<br />

con quel poco<br />

che concedeva loro<br />

la scienza. Ad essi<br />

vada la nostra gratitudine,<br />

con un pensiero di stima e<br />

riconoscenza.<br />

Al disopra dei loro meriti, ritengo<br />

non sia fuori luogo cominciare<br />

con <strong>il</strong> dottor Micheletti, a cui <strong>il</strong><br />

destino ha riservato una prova tremenda<br />

- senza pari - nel dover tagliare<br />

e ricucire le membra straziate<br />

dei martiri della strage di<br />

Vergarolla tra le quali, si trovavano<br />

i suoi due figli. Tutti i medici<br />

hanno meritato la nostra gratitudine<br />

e li vogliamo segnalare: Antoniazzi<br />

,B<strong>il</strong>ucaglia, i due fratelli<br />

Caluzzi, Caravetta, Canor, Depiera,<br />

Franzin, Labor ,Maier, Mancini,<br />

Martinz padre e figlio, Mazzero,<br />

Paliaga, Parentin, Pepi, Peschle<br />

pedre e figlio, Petz, Poduie, Polese,<br />

Riva; Sbisà, Stocco, Strauss<br />

e la dottoressa Vratovich. Insieme<br />

ad essi per affinità professionale<br />

vanno ricordati anche i farmacisti:<br />

Costantini, De Carli, Dinelli, Pavan,<br />

Petrionio, Rodinis, Unich,<br />

Wasserman, Zagoreo.<br />

Questo vuole essere un modo, ald<strong>il</strong>à<br />

della retorica, per tenere accesa<br />

la luce su tutto quello che possa<br />

far rivivere la nostra città. Il famoso<br />

storico latino di “poche parole”<br />

con le sue Historiae ha voluto<br />

conservare la “memoria della ser-<br />

Caro Piero,<br />

un pomeriggio<br />

all’inizio degli<br />

anni 50, mentre<br />

ormeggiavo la<br />

mia barchetta<br />

nella darsena di<br />

Grado, una nave<br />

della nostra<br />

Marina M<strong>il</strong>itare<br />

stava accostando<br />

al molo.<br />

Incuriosito -<br />

perché quasi mai<br />

navi della nostra<br />

Marina M<strong>il</strong>itare approdavano a<br />

Grado - mi avviai per vedere da<br />

vicino la nave e, giunto appresso,<br />

ebbi la gradita sopresa di trovare<br />

nel Capitano di fregata, un<br />

compagno di scuola, di sport, di<br />

casa bal<strong>il</strong>la: <strong>il</strong> Comandante Luigi<br />

Como.<br />

di Romano Vidotto<br />

disegno di Gigi Vidris<br />

vitù che le genti avevano subito<br />

nel passato dal dispotismo e dalle<br />

oppressioni e far testimonianza<br />

della felicità successivamente<br />

raggiunta”, come invito alla speranza.<br />

Per noi la situazione si presenta<br />

del tutto diversa: non resta<br />

che cercare consolazione nelle nostre<br />

sventure immergendoci nel ricordo<br />

dei giorni che furono felici.<br />

La fiaccola che l’Arena vuole e<br />

deve mantenere ardente raggiungendo<br />

tutti i paesi dove vive un<br />

fratello esule, <strong>il</strong>lumini in ogni<br />

aspetto gli eventi e i valori che<br />

hanno segnato i tempi delle nostre<br />

generazioni perché serva di sprone<br />

nel perseguirli a noi che li abbiamo<br />

vissuti e agli altri affinché<br />

apprendano l’indole delle nostre<br />

tradizioni.<br />

…E DEI DOLORI<br />

Anche se no se ricordemo, fin de<br />

pici gavemo comincindo a lamentarse<br />

per dolori e altri malani. No<br />

esisteva el 118 e per no ciamar subito<br />

el dotor le mame se ‘rangiava<br />

scoltando le none o la levatrice.<br />

Medizine poche, ma tanti rimedi<br />

che ogi se ciama omeopatici.<br />

... agli inizi del 1950<br />

Insieme avevamo frequentato <strong>il</strong><br />

liceo Giosuè Carducci di Pola,<br />

fino alla quarta ginnasio, quando<br />

lui lasciò la città nel 1930 perché<br />

<strong>il</strong> padre, ufficiale di Marina, era<br />

stato trasferito.<br />

Quando la nave venne a Grado<br />

c’era ancora <strong>il</strong> convitto Fabio<br />

Se doveva gaver a<br />

portata de man:<br />

- el limon, Dio guardi<br />

un mal de note; -oio<br />

de mandola, manna o<br />

sena per no cominciar<br />

con quel de rissino; -<br />

se no bastava ghe voleva<br />

una pereta do sotrativo<br />

(tipico linguagio<br />

dei dotori); - foie<br />

de malva per mal de<br />

denti, che se trovava<br />

in tute le campagnete<br />

‘pena fora de cità; -<br />

fete de patate sula<br />

fronte se iera dolori; -<br />

per mal de panza camom<strong>il</strong>a;<br />

- limonada<br />

calda per cativa digestion<br />

o se no un dito<br />

in gola; - per brusor de stomigo<br />

bicarbonato; - per mal de schena<br />

pape de lin, o tacamachi co’ no se<br />

soportava l’odor del Sloan; - colana<br />

de aio intorno al colo o el santonico<br />

per i vermi; -per el mal de<br />

gola gargarismi con l’asedo; - per<br />

el rafredor tirar su per el naso<br />

aqua e sal; - per el mal de rece, goce<br />

de oio tiepido; - per le buganze<br />

gnente; - per la solana ciare de<br />

ovo o aqua e oio sbatù, - per i<br />

granfi ale gambe una ciave de fero<br />

soto i pie o rodolar le piante sul<br />

rulo de la pasta; - per el panarizo<br />

scotarse el dito con aqua calda; -<br />

per la gripe vin brulé; - per le bisighe<br />

onserse con la sonza; - per i<br />

calli solo sior Vidali; - per le brose<br />

vaselina; - per la spizza gratarse; -<br />

per el mal del Turisan no iera rimedio;<br />

- per la pesantola che podeva<br />

capitarghe ala moglie bastava<br />

un sburton per sveiarla; - per calmarse<br />

i nervi melissa; - per spini<br />

de pesse in gola capuzi garbi.<br />

Ste robe serviva per chi che credeva<br />

e per far rider i altri, ma ogni<br />

tanto ocori stuzigar le bronze per<br />

ravivar la fiama dei ricordi e meter<br />

qualche ioza de oio sui lumini<br />

parché no i se distudi. R.V.<br />

F<strong>il</strong>zi del cui staff<br />

facevo parte, solo<br />

a gettone a<br />

seduta, raramente<br />

una al mese.<br />

L’amico Como<br />

aderendo alla mia<br />

proposta di far<br />

visitare la bella<br />

nave ai ragazzi<br />

del F<strong>il</strong>zi gradese,<br />

li accolse con<br />

molta cordialità.<br />

In quella<br />

occasione venne<br />

scattata la fotografia nella quale<br />

potrebbe riconoscersi qualcuno<br />

dei partecipanti al recente raduno<br />

di Grado. Tra tutti ho individuato<br />

<strong>il</strong> Direttore Luigi Prandi e gli<br />

istitutori Gabrielli e Malusà.<br />

Cordiali saluti<br />

Anteo Lenzoni


L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

PAG.7<br />

Ve domandarè “cossa ghe<br />

centra le gheishe giaponesi<br />

con l’Istria?” “Gnente, con<br />

l’Istria, gnente, ma con la canzon<br />

istriana sì”. Ve voio contar una storia<br />

de quando che iero giovane e<br />

son andà per la prima volta in Giapon.<br />

Quela volta el Giapon iera ancora<br />

un paese sconosiuto, de l’altra<br />

parte del mondo. I Giaponesi noi<br />

iera ancora cussì richi come che i<br />

xe adesso. Iera gente che lavorava<br />

tanto e no gaveva gr<strong>il</strong>i per la testa.<br />

I fazeva principalmente radioline e<br />

orologi de poco prezo ma i iera ingeniosi<br />

e, un poco copiando e un altro<br />

poco de testa sua, i gaveva scominzià<br />

a far robe interesanti. Bon,<br />

una de queste grandi società giaponesi<br />

gaveva messo su una f<strong>il</strong>iale a<br />

M<strong>il</strong>ano e mi gavevo fato domanda<br />

de andar a lavorar de lori. Gavevo<br />

visto quel f<strong>il</strong>m “I sette Samurai”,<br />

gavevo leto qualche libro de giaponesi<br />

e me incuriosiva ‘sto mondo<br />

cussì lontan “The Far East, Il Lontano<br />

Oriente”, come che i ghe dixi.<br />

I me ga assunto e, subito, i me ga<br />

messo ala prova. In Giapon i gaveva<br />

inventà una nova machina che la<br />

colorava i f<strong>il</strong>i de lana de tuti i colori.<br />

Iera una roba ingegnosa che no<br />

esisteva in Italia e i Giaponesi gaveva<br />

pensà de poder far boni afari<br />

vendendo ‘sta machina in Europa.<br />

El mio capo giaponese me ga<br />

spiegà ben come che la funzionava,<br />

el me ga dà cataloghi e dati tecnici<br />

e, un poco per inglese e, un poco<br />

per ‘talian, che el gaveva scominzià<br />

a tambascar, el me ga dito: “va a<br />

trovar tuti quei che fa maie e convinz<strong>il</strong>i<br />

che con questa machina i pol<br />

far robe belissime, che no se pol far<br />

con nissuna altra”. Andavo a vistar<br />

‘ste fabriche dove che i fazeva<br />

maie - e ghe ne iera tante - grandi e<br />

pice intorno a M<strong>il</strong>an e, ai responsab<strong>il</strong>i,<br />

ghe spiegavo come funzionava<br />

‘sta nova machina giaponese.<br />

Tuti i iera ‘ssai interessadi ma nissun<br />

voleva esser el primo a comprarla.<br />

I me diseva “Il Giappone è<br />

lontano. Chi ci garantisce che la<br />

macchina fa quello che dicono? Se<br />

si rompe qualcosa, chi ci fa l’assistenza?”<br />

e i tirava fora un saco de<br />

altre scuse.<br />

Po’, tanti no i vedeva de bon ocio<br />

‘sti orientali perché i diseva che i<br />

copiava tuto. Solo in una picia fabricheta,<br />

vizin Bergamo, me ga<br />

parso che l’interesse fussi più serio.<br />

El paron, el sciur Bramb<strong>il</strong>la el me<br />

gaveva ciapà in simpatia. Lui el iera<br />

stà m<strong>il</strong>itar a Pola, prima dela<br />

guera, e, quando che el gaveva sentì<br />

el mio nome, subito el gaveva capì<br />

che mi iero de quele parti. Lui gaveva<br />

un belissimo ricordo del periodo<br />

de m<strong>il</strong>itar e el me gaveva scominzià<br />

a contar de quela osteria vizin<br />

el mercato che gaveva vin bon,<br />

dove che i andava a far cantade, de<br />

come che la cità iera piena de bele<br />

mule che passegiava al sabato e ala<br />

domenica ai giardini e in riva. De<br />

quei locai dove che i andava a balar.<br />

Più in confidenza, el me gaveva anche<br />

contà de quele “case” che iera<br />

su pei rati che se rampigava verso<br />

el Castel.<br />

“Ti ricordi?” El me dixeva e mi ghe<br />

rispondevo per farghe piazer “Sì, sì,<br />

mi ricordo” ma, inveze, no iera vero,<br />

mi no me ricordavo gnente, perché,<br />

quela volta, no iero gnanca nato.<br />

Lui el gaveva messo su ‘sta fabricheta,<br />

insieme con la molie e insieme<br />

a poche operaie. In principio<br />

la iera stada dura, perché no’l gaveva<br />

capitai, el gaveva dovù contentarse<br />

de conprar qualche machina<br />

de seconda man.<br />

Però lui e la moglie iera grandi lavoratori<br />

e, dopo un poco, i afari gaveva<br />

scominzià a andar ben. Adesso,<br />

iera rivà el momento de far<br />

qualche investimento e lui pensava<br />

che con ‘sta machina giaponese el<br />

gavessi podù far tante robe nove.<br />

APPUNTI DI VIAGGIO<br />

La zena con le gheishe<br />

Cussì, un poco parlando de<br />

Pola, del vin, dele mule, dei<br />

locai… e un poco dela machina,<br />

ala fine, el se ga convinto<br />

e el me ga dito “Io la<br />

macchina la compro, ma<br />

prima, voglio vederla in<br />

funzione in Giappone, e voi<br />

mi dovete pagare <strong>il</strong><br />

viaggio”.<br />

“Va bene” ghe go risposto<br />

mi “parlerò con i responsab<strong>il</strong>i<br />

e non penso che sarà un<br />

problema”. E, infati, no xe<br />

sta questioni perché i giaponesi<br />

i iera cussì contenti<br />

de gaver vendù la prima<br />

machina in Europa che i ga<br />

deciso, come premio, de<br />

mandarme anche mi in Giapon<br />

insieme con el sciur<br />

Bramb<strong>il</strong>la. E mi iero contento,<br />

perché finalmente<br />

podevo cavarme la curiosità<br />

e veder ‘sto paese cussì<br />

diverso del nostro. Una volta<br />

deciso, xe sta fac<strong>il</strong>e a far<br />

el resto, perché i giaponesi<br />

xe assai bravi a organizar le<br />

robe. Mi son partì per primo,<br />

per asicurarme che tuto fussi in<br />

ordine e el sciur Bramb<strong>il</strong>la el xe vignudo<br />

la setimana dopo. No ve<br />

voio secar i bisi contandove del<br />

Giapon ma certo per mi xe sta abastanza<br />

un scioc. No iero ancora ‘bituà<br />

a viagiar per el mondo e, a esser<br />

cussì lontan de casa, tra gente cussì<br />

diversa, me sentivo un po’ spaesado.<br />

La società iera grandissima, ghe<br />

iera migliaia de impiegati che lavorava<br />

e mi gavevo dificoltà a distinguer<br />

un de l’altro, perché i me pareva<br />

tuti precisi. El diretor dela division<br />

che vendeva la machina el voleva<br />

far le robe in grande. Iera la<br />

prima machina venduda in Europa<br />

e per de più vigniva in visita el<br />

“Plesident”, el Presidente dela società<br />

che la gaveva comprada: bisognava<br />

tratarlo con tuti i riguardi.<br />

I giaponesi ga el culto dela società e<br />

per lori el “Plesident” vien subito<br />

dopo Dio e l’Imperador. No ga servido<br />

che mi ghe disessi che la società<br />

del sciur Bramb<strong>il</strong>la iera picia,<br />

che lui iera una persona modesta: el<br />

iera el “Plesident” e el tratamento<br />

doveva esser adeguato. E cussì el<br />

diretor me ga dito che el agaveva<br />

organizà una zena con le gheishe,<br />

in onor del “Plesident”. Mi gavevo<br />

sentì che le gheishe no xe quel che<br />

normalmente se pensa de noi ma<br />

gavevo ancora qualche dubio e,<br />

alora ghe go domandà cossa che le<br />

fazeva . El diretor el me ga risposto<br />

che le gheishe le se ciol cura dei<br />

ospiti durante la zena e li intratien<br />

con canti e bali. El ga anche agiunto<br />

che xe una roba costosa e un grande<br />

onor che se fa solo per ospiti de riguardo.<br />

Go risposto che va ben, anche<br />

se no savevo quanto el “bergamasco”<br />

el gavaria aprezà.<br />

E finalmente riva el sciur Bramb<strong>il</strong>la.<br />

El xe rivà de sera e noi semo andai<br />

a riceverlo a l’aeroporto. Co’ lo<br />

go visto vignir fora dela dogana el<br />

iera tuto stralunà perché anche lui<br />

no iera abituà a far viagi cussì longhi.<br />

Come che el me ga visto, el ga<br />

dito: “meno male che ci sei tu ...ero<br />

preoccupato di quanto poteva succedermi<br />

se mi fossi trovato solo, in<br />

mezzo a questi orientali. Io che<br />

parlo quasi sempre <strong>il</strong> dialetto bergamasco...”.<br />

Lo go rassicurà disendoghe<br />

che iera sta tuto preparà per<br />

el suo arivo. Infati i ne ga carigà in<br />

machina e semo andadi in questo<br />

albergo-ristorante, tipico giaponese<br />

di Roberto Stanich<br />

dove che dovevimo zenar con le<br />

gheishe e po’ fermarse per la note.<br />

Intanto che viagiavimo, el sciur<br />

Bramb<strong>il</strong>a el se vardava in giro impressionado<br />

de tute ‘ste luci al neon<br />

de tanti colori, scrite in giaponese,<br />

che no se riussiva a capir cossa che<br />

le voleva dir. Ma el iera anche stanco<br />

e nol vedeva l’ora de andar a<br />

dormir. Quando che ghe go dito che<br />

prima dovevimo gaver ‘sta zena<br />

con le gheishe, el se ga inalberà<br />

“Come cena” el me ga dito, “sull’aereo<br />

hanno continuato a darmi<br />

da mangiare e io non ho più fame.<br />

Poi, cosa sono queste gheishe?<br />

Guarda che, anche se ti ho raccontato<br />

di quelle “case” a Pola, io sono<br />

fedele a mia moglie e non voglio<br />

avere nessuna avventura con queste<br />

donne orientali. Per carità, non<br />

tirarmi dentro in queste cose che io<br />

sono un padre di famiglia”.<br />

Lo go tranqu<strong>il</strong>izà spiegandoghe<br />

che no iera quel che el pensava lui e<br />

che se tratava de un grande onor<br />

che i giaponesi fa solo per i ospiti<br />

de riguardo. Intanto, la machina gaveva<br />

ciapà una strada in mezo a un<br />

bosco e, poco dopo, la se ga fermada<br />

su un spiazzo, davanti a una<br />

grande casa de quele tipiche giaponesi<br />

con i muri de legno e de carta<br />

trasparente e tanti lampionzini impicadi<br />

tuto intorno. Semo smontai e<br />

i ne ga fato entrar in una specie de<br />

anticamera. Subito xe rivade un per<br />

de done, vestide col chimono che le<br />

ne ga saludà con tanti inchini e le ne<br />

ga fato cavar le scarpe. Infati nele<br />

case giaponesi no se pol assolutamente<br />

entrar con le scarpe. Le ne ga<br />

fato meter le zavate e le ne ga compagnà<br />

nele nostre camere. Camere<br />

per modo de dir…iera come dei<br />

scompartimenti con separè de legno<br />

e de carta. Praticamente iera<br />

come dormir tuti insieme, perché se<br />

sentiva tuto. Inveze del leto ghe iera<br />

un stramasso per tera, me pareva de<br />

esser de mio nono in campagna<br />

quando, de fioi, dormivimo tuti insieme<br />

sul paion in sofita. Gavevimo<br />

‘pena messo zò le nostre robe che i<br />

ne ga ciamà per la zena.<br />

I ne ga menà in una saleta separada<br />

con un tavolo basso in mezo e i ne<br />

ga fato sentar per tera sui cussini tuto<br />

intorno. Mi go le gambe lunghe e<br />

fazevo fadiga a tignirle soto el tavolo.<br />

“Speremo che no me vegni el<br />

granfo”, me son dito, “se no va a fi-<br />

nir che ribalto el tavolo con<br />

tuto quel che xe sora”.<br />

E, eco che xe rivade le<br />

gheishe. Se ga verto una<br />

porta e le xe vignude dentro,<br />

fazendo inchini e cantando.<br />

Le iera in tre: una<br />

anziana - la cosideta mamasan<br />

- che la sonava una specie<br />

de mandolin. ‘Ste gheishe<br />

mi no so se le iera giovani<br />

o vecie, perché le gaveva<br />

in viso un ch<strong>il</strong>o de pitura<br />

bianca, come una maschera,<br />

con i oci pituradi in<br />

nero e la boca in rosso.<br />

Le iera vestide con un streto<br />

chimono ligado sula<br />

schena con in grosso nastro<br />

e le caminava con passeti<br />

pici. Le ga fato un inchino e<br />

le se ga sentado una vizin el<br />

sciur Bramb<strong>il</strong>la e una vizin<br />

de mi, che ierimo i ospiti.<br />

La vecia la stava in disparte<br />

e la controlava che tuto fussi<br />

a posto. I ne ga scominzià<br />

a portar de magnar. La<br />

gheisha sentada vizin de mi<br />

la gaveva el piato davanti<br />

ma a ela no i ghe portava gnente, i<br />

me meteva in piato solo a mi. Come<br />

che i me portava la roba, ‘sta gheisha<br />

la me domandava che ghe dago.<br />

Mi no savevo cossa far e no ghe davo<br />

gnente.<br />

Ma, dopo un poco, ‘sta dona la ga<br />

scominzià a portarme via la roba<br />

del piato e, alora, go deciso de darghe<br />

qualcossa, anche perché per la<br />

magior parte iera roba che no me<br />

piaseva, come pesse crudo, alghe,<br />

soia. Ma quando i ga portà un frito<br />

de pesse e gamberi, che lori i ciama<br />

“tempura”, no ghe lo go dado più<br />

perché el iera tropo bon, anche se la<br />

mula me tirava per la maniga.<br />

Più tardi, ghe go domandà al mio<br />

diretor perché ala gheisha no i ghe<br />

portava de magnar e lui me ga risposto<br />

che xe l’ospite che devi darghe,<br />

per dimostrar che el apreza la<br />

sua compagnia. E, infati, la mia<br />

gheisha la rideva tuta contenta, perché<br />

dopo ghe go dado tanta roba e,<br />

cussì, gavevo dimostrà che me piaseva<br />

la sua compagnia. Ma la rideva<br />

anche perché, la stessa roba del<br />

magnar, valeva anche per el bever<br />

e, tute le volte che i me portava la<br />

bira, ela la me la domandava. Ghe<br />

impinivo el bicer e a mi i me ne<br />

portava un’altra. Bira a ela e bira a<br />

mi, ala fine ridevimo tuti due come<br />

stupidi. Finido de magnar e, dopo<br />

che i ne ga portà el sakè, che saria el<br />

vin giaponese fato con i risi (gnente<br />

de far con la nostra malvasia), le<br />

gheishe le ga scominzià a cantar e<br />

balar. Mi no so cossa che iera ‘sti<br />

canti, assai diversi dai nostri. Solo<br />

de un, i ne ga spiegà che iera la canzon<br />

del raccolto e, anzi, i ne ga fato<br />

balar insieme con lore fazendo movimenti<br />

come per lavorar la tera e<br />

ingrumar i fruti. Ma el più bel xe<br />

rivà ala fine quando che tuti devi<br />

cantar per far el “Karaoke”, come<br />

che i lo ciama lori. El mio diretor<br />

giaponese el ga cantà una canzon<br />

dei Samurai e con un baston el fazeva<br />

finta che sia una spada. El menava<br />

colpi de qua e de là e el fazeva<br />

squasi paura. Dopo, un altro de lori<br />

ga cantà in francese la canzon “La<br />

fo<strong>il</strong>le est morte”, la foglia è morta e<br />

tuti i sbad<strong>il</strong>iava de sono. Un terzo<br />

giaponese ga cantà inveze “Sul mare<br />

luccica” in napoletan e mi no podevo<br />

trategnirme del rider.<br />

E, finalmente, ne ga tocà a noi.<br />

El sciur Bramb<strong>il</strong>la el ga tacà “O<br />

mia bela Madunina” in m<strong>il</strong>anese e<br />

tuti ghe ga batudo le man, ma mi<br />

sospeto solo per complimento, perché<br />

lui iera el “Plesident”. Mi, inveze,<br />

con tute le bire che gavevo in<br />

corpo, go intonà ala grande “La<br />

mula de Parenzo” e, sorpresa general,<br />

la nostra canzon istriana ghe<br />

piaseva ai giaponesi. I fazeva andar<br />

la testa de qua e de là, a ritmo, come<br />

che fa i gnochi in bireria, quando<br />

che i xe carighi. Co’ go finì con “fora<br />

che’l bacalà” i me ga batù le mani<br />

e i ga scominzià a zigar, “more,<br />

more, ancora, ancora”. Alora go<br />

cantà “Le mule polesane” e ghe<br />

piaseva anche quela e, dopo, “El<br />

tran de Opcina”. Ma la canzon che<br />

i voleva sentir de novo iera “La mula<br />

de Parenzo” e, infati, i continuava<br />

a domandarme “Palenzo, Palenzo<br />

e bacalà” e, alora go fato repete,<br />

anzi ghe la gavemo cantada insieme<br />

mi e el sciur Bramb<strong>il</strong>la che anche<br />

lui la saveva, de quando che el<br />

andava a far cantade in quela osteria<br />

vizin el mercato. Noi cantavimo:<br />

“de tuto la vendeva” e i Giaponesi,<br />

in coro, i zigava “fola che bacalà!”.<br />

Gavemo dovù ripeterla tante<br />

volte, perchè ‘sta gente se divertiva<br />

come mati a zigar “fola che bacalà”.<br />

E cussì, xe finida in belezza<br />

la zena con le gheishe. Anche el nostro<br />

viagio se ga concluso ben, e el<br />

sciur Bramb<strong>il</strong>la, dopo la prima machina,<br />

el ga conprà diverse altre.<br />

In seguito, mi son ritornà in Giapon<br />

e, una volta che iero in un local con<br />

un mio colega, me ga ciapà squasi<br />

un colpo. Per radio i sonava una<br />

canzon in giaponese e me pareva<br />

che l’aria fussi proprio quela de “La<br />

mula de Parenzo”.<br />

“Varda”, me son dito, “‘sti mati i ne<br />

ga copià anche le nostre canzoni”.<br />

Alora go domandà al mio colega<br />

“che canzon xe questa?” El me ga<br />

risposto: “Japanese song, canzon<br />

giaponese”. “Ma che titolo?” ghe<br />

fasso mi, e lui: “Japanese song” el<br />

ga taià curto. Ma ancora ogi go un<br />

dubio che fussi la mula de Parenzo.<br />

O iera la mia fantasia? R.S.<br />

,<br />

Un reperto<br />

archeologico<br />

custodito nella Biblioteca Comunale<br />

di M<strong>il</strong>ano = H Var. 1325<br />

LA CANZONE DEL<br />

CROATO<br />

di O. Tasca<br />

Quando mi star picolino<br />

mi taliano aver studiato<br />

perché sempre aver sperato<br />

per Italia de marciar...<br />

Or che tutto aver veduto<br />

scriver bela canzoneta<br />

per mandare con stafeta<br />

mia fam<strong>il</strong>ia a consolar.<br />

Mi partito de Croazia<br />

a lassar baracca mia,<br />

perché dir che in Lombardia<br />

trinca, magna e non pagar.<br />

E se pianzer per mia fraula<br />

pei fioi e mio porzello<br />

sempre dir mio Colonello:<br />

gran cuccagna, qui trovar...<br />

Qui si trova belle fraule<br />

come quele de Croazia<br />

che pregare mi, per grazia,<br />

de giogar a tric e trac.<br />

Quando dir che in Lombardia<br />

star salame lungo e grosso<br />

fraula mia saltarmi adosso<br />

e voler marciar con mi...<br />

perché fraule de Croazia<br />

sia poi Kelnerin o dame,<br />

quando tratta de salame<br />

sempre voja de magnar.


PAG.8 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

RASPARAGANO:<br />

CHI ERA COSTUI?<br />

Il<br />

di Veniero Venier<br />

bellissimo e completo servizio<br />

sui Clivi di Pola, regalatoci<br />

dal nostro Direttore<br />

sull'Arena di agosto, non avrà<br />

mancato di sollevare nei più giovani,<br />

ma forse anche in quelli più<br />

in età, qualche perplessità relativamente,<br />

quantomeno, ad uno di<br />

essi: <strong>il</strong> Clivo Rasparagano. E' probab<strong>il</strong>e<br />

che in molti ci ricordassimo,<br />

magari con qualche difficoltà<br />

di corretta pronuncia, di questo<br />

nome nella ricca e storica toponomastica<br />

polesana, ma quanti saprebbero<br />

dire chi fosse questo datato<br />

o novello Carneade? Per i più<br />

si tratta certamente di una misteriosa<br />

presenza.<br />

A colmare questa nostra “lacuna<br />

storica” interviene <strong>il</strong> nostro stesso<br />

giornale, L'Arena di Pola; non<br />

quella di oggi, bensì quella di ieri<br />

che, amorevolmente conservata e<br />

con attenzione rivisitata per non<br />

danneggiarne i vetusti fogli, costituisce<br />

prezioso archivio della nostra<br />

Redazione. Da un vecchio articolo,<br />

sui “sarcofaghi di Pola”, di<br />

dantesco riferimento, apprendiamo,<br />

infatti, quanto segue.<br />

P. Elio Rasparagano, re dei Sarmati,<br />

o Rossolani, è vissuto e morto<br />

a Pola nella prima metà del II<br />

secolo, essendovi stato confinato<br />

dall'imperatore Adriano che lo<br />

Quando ero bambina, assorta nei miei<br />

giochi infant<strong>il</strong>i, sentivo spesso la<br />

mamma, le zie o la nonna parlare del loro<br />

passato ricordando gli eventi succedutisi nella<br />

loro giovinezza: lo sterminio della famiglia<br />

dello Zar Nicola, l'assassinio dell'Imperatrice<br />

Elisabetta e la caduta dell'Impero Austro-Ungarico<br />

dell'amato Francesco Giuseppe<br />

di cui tutti conservavano almeno un ritratto<br />

appeso in casa, rimpiangendo i bei tempi<br />

passati sotto l'Austria Felix. Ma c'era anche<br />

un altro argomento molto attuale: ed erano<br />

le storie sui "Turuntass", personaggi che alimentavano<br />

la mia fantasia per la descrizione<br />

del loro abbigliamento coloratissimo, prettamente<br />

balcanico. Tutte queste "storie" venivano<br />

da me inconsciamente recepite e incamerate<br />

in un recesso angolo del mio cervello<br />

e quasi dimenticate.<br />

Recentemente, durante una conversazione<br />

con l'amica Bruna Wenzlik, ecco che mi<br />

scappa, un "turuntass" che ai vecchi tempi<br />

s'usava tanto da noi: "ti me par un turuntass",<br />

sia per criticare un abbigliamento un<br />

po' particolare che per rimproverare un comportamento<br />

a volte turbolento. Parlando,<br />

venne fuori anche che <strong>il</strong> termine era in qualche<br />

modo legato alla nob<strong>il</strong>e famiglia dei<br />

principi Thurn und Taxis (i cui discendenti,<br />

italianizzati in Principi di Torre e Tasso, abitano<br />

ancor oggi l'avito Castello di Duino),<br />

ma mi sfuggiva del tutto <strong>il</strong> nesso tra le due<br />

cose così lontane fra loro. Mi sono, pertanto,<br />

rivolta per lumi al documentatissimo amico<br />

Aligi Ridossi che, ancora una volta, non mi<br />

ha deluso.<br />

***<br />

In certe accezioni, "turuntass" è <strong>il</strong> nomignolo<br />

appioppato ad una persona robusta,<br />

tarchiata, alta di statura, dal portamento eretto.<br />

Sono caratteristiche che ben si adattano<br />

alle figure dei cadetti di Marina che, ai tempi<br />

dell'Austria, dopo un corso di cinque anni,<br />

uscivano dalla storica Accademia Teresiana<br />

(la "Theresianische M<strong>il</strong>itaerakadamie" di<br />

Wiener Neustadt, fondata nel 1752 dall'imperatrice<br />

Maria Teresa d'Austria, soppressa<br />

nel 1919) col grado di "ufficiala". Dopo di<br />

aveva fatto prigioniero in una delle<br />

guerre conseguenti alle pendenze<br />

m<strong>il</strong>itari lasciate da Traiano.<br />

Morto, come detto,a Pola, ebbe<br />

collocato <strong>il</strong> suo sarcofago sullo<br />

"Scoglio degli Ulivi", come <strong>il</strong> figlio<br />

Pellegrino che se l'era preparato<br />

ancora in vita assieme alla<br />

moglie Atta Proc<strong>il</strong>ia ed ai propri<br />

liberti.<br />

Recuperato <strong>il</strong> sarcofago del re, è<br />

questa l'iscrizione che si è potuta<br />

completare sui frammenti di esso:<br />

"P.AELIO RASPARAGANO RE-<br />

GI ROXOLANORUM - V.V.F."<br />

Ancora veniamo a sapere da<br />

Pietro Kandler, in un suo esposto<br />

inoltrato all'I.R. Luogotenza di<br />

Trieste in data 12/5/1870 nelle sue<br />

qualità di "Conservatore imperiale",<br />

come: " Rasparagano Re dei<br />

Rossolani alle foci dell'Istro, morto<br />

e sepolto a Pola nell'isola degli<br />

Olivi, ora Navale, certo non<br />

avrebbe creduto, se gli fosse stato<br />

predetto, né l'avrebbe creduto<br />

l'imperatore Elio Adriano che lo<br />

adottò in sua famiglia, che <strong>il</strong> suo<br />

sarcofago sarebbe passato in Capodistria<br />

a p<strong>il</strong>a di olio, poi in Cernical<br />

ad abbeveratoio di vacche,<br />

poi, spezzato per agghiacciamento<br />

dell'acqua e ridotto a schegge, dovesse<br />

venire a Trieste, poi tornare<br />

a Pola e ricoverare nel tempio di<br />

Roma e di Augusto, accanto ai<br />

frammenti di quello di suo figlio;<br />

di che, certo non seppero i Rossolani<br />

o li odierni Russi, ai quali poi<br />

sarebbe indifferente che quel Re<br />

spodestato fosse passato a Pola, né<br />

a Pola importerebbe acca, se non<br />

sapesse che suoi erano quei due<br />

sarcofaghi."<br />

Ma ancor più simpaticamente è<br />

lo stesso Rasparagano a sopperire<br />

alla nostra ignoranza, rivolgendosi<br />

direttamente ai polesani dalle pagine<br />

di una delle più vetuste Arene,<br />

nientemeno che la n. 26 del 29<br />

agosto 1945, primo suo anno di vita,<br />

con queste parole:<br />

"Regola di creanza esige la presentazione<br />

di chiunque intenda rivolgere<br />

parole di verità a qualcuno.<br />

Ignoto v'è <strong>il</strong> mio nome quanto<br />

voi ignoti a me. Dunque, veniamo<br />

a conoscerci: dal punto di via<br />

Kandler, dove verdeggia perenne<br />

<strong>il</strong> Parco della rimembranza, sale<br />

ripido un Clivo che sbocca ai piedi<br />

del Castello. Due f<strong>il</strong>e di casette,<br />

scosse dalle recenti offese belliche,<br />

portano stampato sopra ogni<br />

porta <strong>il</strong> mio nome: RASPARA-<br />

GANO. Principe sarmatico fui;<br />

catturato in armi dai Romani, vissi<br />

in questa città rassegnato prigioniero<br />

di guerra; anzi, poiché qui<br />

l'aria è balsamica, sorridente vissi<br />

e qui, dopo <strong>il</strong> trapasso, sono rimasto<br />

e vivo in ispirito ancora, come<br />

lo dimostra <strong>il</strong> biglietto da visita, là<br />

in vista sulle porte del clivo.<br />

So voi tutti cittadini d'Italia; voi<br />

a cui intendo rivolgermi come a<br />

parenti, stretti assieme dalla co-<br />

munanza del dolore, da voi non<br />

ancora superato. Vi vedo, cari, anche<br />

addentro! Tu porti gli occhiali<br />

da sole, perfino di notte; ti servono<br />

di schermo alle lacrime, perché<br />

t'hanno deportato i figliuoli e<br />

ignori se sono vivi o morti. Tu che<br />

vai dimentico ormai d'ogni atteggiamento<br />

sereno da tre mesi, non<br />

puoi dimenticare d'essere stato<br />

malmenato come una bestia cattiva<br />

per aver tentato di esporre sul<br />

davanzale della tua finestra la bandiera<br />

che cara come a te fu ai tuoi<br />

avi. E tu che nel volto patito ghigni<br />

involontariamente alla vista<br />

dei caratteri cubitali sui muri della<br />

tua casa, onde leggi ogni volta che<br />

vi rientri quella esaltazione che<br />

suona spietata ironia per te: "Viva<br />

i liberatori" e ti domandi: "Quando<br />

mai sui muri, che sono di tua<br />

proprietà, quando mai l'hai scritta<br />

o l'hai fatta scrivere?" E tu che appena<br />

esci di casa per recarti nel-<br />

Turuntass e Valdifighisti<br />

che, iniziavano la carriera m<strong>il</strong>itare vera e<br />

propria, imbarcati sulle navi della Imperial<br />

Regia (I.R.) Marina da Guerra (Kriegsmarine).<br />

L'etimo del nomignolo è collegato al nome<br />

della nob<strong>il</strong>e Casata tedesca dei Thurn<br />

und Taxis, famosa per aver avuto per parecchi<br />

secoli l'affidamento del servizio postale,<br />

praticamente di tutta Europa, fino alla fine<br />

del XIX° sec., la cui organizzazione di base<br />

fa tuttora da supporto all'odierno servizio postale.<br />

La giustificazione di questa prima versione<br />

di "turuntass" ce la dà M. Bogneri a<br />

pag.25 del suo volume: "II Politeama Ciscutti"...,<br />

dove riporta: "Ancora nel 1899, a Pola,<br />

sull'arco della Riva, svettavano le "alborade"<br />

(alberature) della "Don Juan d'Austria", della<br />

"Feuerspier” (lingua di fuoco) e della "Thurn<br />

und Taxis" (fregate in legno con propulsione<br />

a vela, nda). Nel 1899 quest'ultima venne<br />

"disalberata", messa fuori servizio e rimorchiata<br />

in Val de Figo, dove venne adibita a<br />

dormitorio dalle maestranze bosniache, confluite<br />

a Pola per la costruzione della diga<br />

portuale che, partendo da Punta Compare, si<br />

sv<strong>il</strong>uppa per un lungo tratto in direzione di<br />

Punta Cristo, onde restringere l'imboccatura<br />

del porto.<br />

Nacque allora una canzoncina popolare, in<br />

cui “gas” faceva rima con "tur un tass", nome,<br />

quest'ultimo, affibbiato a tutti i cadetti<br />

imbarcati su quella "camata” (in italiano,<br />

"camato” o "scamato" è la pertica usata per<br />

battere i materassi, i cuscini, ecc., nome che<br />

ben si adatta ai cadetti imbarcati, tutti…"driti<br />

come un pal!).<br />

Invece alle maestranze bosniache che usavano<br />

lo scafo dalla vecchia "Thurn und<br />

Taxis" come dormitorio in Val de Figo, venne<br />

appioppato <strong>il</strong> nomignolo di "valdefighisti".<br />

I "valdefighisti" erano spesso presenti<br />

sulle pagine del quotidiano locale, "II Giornaletto"<br />

di Pola, nei suoi articoli di cronaca<br />

nera, non solo per le frequenti e violente risse<br />

che scoppiavano fra di loro, ma, a volte,<br />

anche per reati più gravi, come ferimenti,<br />

omicidi (i iera “fac<strong>il</strong>i de cortel"!), oppure per<br />

violenza carnale. Dalle cronache dei giornali<br />

del tempo trapelano episodi in cui erano implicati<br />

figuri "valdefighisti" che si appostavano<br />

nelle solitarie stradine di campagna del<br />

contado polesano in attesa che passasse<br />

qualche contadinella solitaria col cesto delle<br />

merende per i v<strong>il</strong>lici che lavoravano la campagna<br />

oppure, che con la carretta rientrava a<br />

casa dal mercato dove, al mattino, aveva portato<br />

a vendere le verdure o <strong>il</strong> latte, i latticini,<br />

ecc. Così, ad esempio, sul "Giornaletto" del<br />

12 gen. 1912, si legge che "...la lattaia H. I.,<br />

mentre sola se, ne tornava a casa a Valbandon<br />

dal mercato, si accorse di esser pedinata<br />

da un tale, all'apparenza un "valdefighista"...<br />

All'improvviso, questi figuri aggredivano le<br />

malcapitate per violentarle. Qualche volta,<br />

richiamati dalle grida della malcapitata di<br />

turno, venivano in suo soccorso i contadini<br />

che lavoravano nei campi vicini e mettevano<br />

in precipitosa fuga <strong>il</strong> violento e malintenzionato<br />

aggressore, ma altre volte.."la ghe 'ndava<br />

ben!”<br />

Col tempo <strong>il</strong> nomignolo “valdefighista”<br />

venne meno, fino a sparire; rimase solo quello<br />

di “turuntass”, che però continuò ad identificarsi<br />

col precedente significato di "valdefighista".<br />

Per cui, ancor'oggi, quei vecchi polesani<br />

che mantengono una certa dimestichezza<br />

col nostro vecchio dialetto, ormai in<br />

via di estinzione, con "turuntass" ravvisano<br />

una persona con sguardo truce, gesti ed abbigliamento<br />

marcatamente balcanici e con <strong>il</strong><br />

caratteristico fez in testa. Uno di quelli che<br />

ancor oggi si possono incontrare por strada<br />

nelle nostre città.<br />

Invece, E. Cattonaro, nel suo “Disevimo<br />

cussì”, sposa solo questa seconda versione e<br />

spiega l'etimo "turuntass" affermando che la<br />

famiglia dei Thurn und Taxis gestiva, oltre al<br />

servizio postale, anche un'agenzia di reclutamento<br />

di manodopera di bassa lega (manovali,<br />

scalpellini, "pichetini", muratori, ecc)<br />

in Bosnia-Erzegovina, sin dal 1672 sotto amministrazione<br />

fiduciaria austro-ungarica<br />

l'officina, non puoi fare a meno di<br />

legger sulla casa di fronte: “Istra<br />

je Titova - Tito je nas” , provando<br />

un senso di nausea. E voi tutti, a<br />

cui finalmente si schiuse la possib<strong>il</strong>ità<br />

d'imparare <strong>il</strong> croato sulle pagine<br />

dei muri cittadini (scritte a<br />

cui furono troppo pietose e l'acqua<br />

del cielo e la polvere della terra e<br />

la paura), VOI tutti io, Rasparagano,<br />

conosco e comprendo!”<br />

Caro, non più misterioso e sconosciuto,<br />

Rasparagano, ora che ci<br />

siamo conosciuti, permettici di<br />

esprimerti tutto <strong>il</strong> nostro apprezzamento<br />

per le tue parole di verità e<br />

per la tua sensib<strong>il</strong>ità nei nostri<br />

confronti. Permettici, altresì, di<br />

esprimerti la nostra benevola invidia.<br />

Ancor oggi tu trascorri <strong>il</strong> tuo<br />

eterno riposo nella nostra amata<br />

Pola, noi invece … UN TUO LONTANO<br />

DISCENDENTE<br />

(venne annessa all'impero nel 1908). Fosse<br />

vera quest'ultima versione, essa consentirebbe<br />

di retrodatare di circa 20 anni la coniazione<br />

del nomignolo “turuntass”. A. VIDOSSI<br />

***<br />

A questo punto,avendo fatto chiarezza sui<br />

miei ricordi infant<strong>il</strong>i, non mi resta che presentarvi<br />

<strong>il</strong> mio caro e bel TURUNTASS!<br />

Caratteristico tipo di Turuntass, manovale<br />

addetto alla costruzione della diga<br />

foranea di Val del Figo, immigrato dalla<br />

Bosnia; foto Gallinaro, scattata alla baracca<br />

dei Maomettani sul monte Castagner<br />

nel 1912.<br />

***<br />

E' proprio come lo ricordavo nella mia<br />

fantasia e guarda caso anche lui come me ha<br />

abitato a Monte Castagner, anche se in anni<br />

diversi! Meno mal, se no sa che corse col<br />

cuor in gola… per tornar a casa!<br />

NERINA MILIA


L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.9<br />

A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

di Piera Tocchetti<br />

Nascinguerra di Piero Tarticchio<br />

- edito da Baldini &<br />

Castoldi - ha vinto la VIIa edizione del Premio Letterario Nazionale<br />

“Città di Arona 2005” intitolato<br />

a Gian Vincenzo Omodei Zorini.<br />

L’opera è stata votata all’unanimità<br />

da una giuria composta da<br />

critici, da giornalisti e da un pubblico<br />

selezionato di lettori. La cerimonia<br />

di premiazione, avvenuta sabato<br />

29 ottobre u.s. nel salone dei<br />

congressi dell’Hotel Concorde ad<br />

Arona, sul lago Maggiore, ha visto<br />

presente un folto pubblico e numerosi<br />

giornalisti.<br />

L’iniziativa, patrocinata dal Presidente<br />

della Repubblica, dalla Regione<br />

Piemonte e dall’Ordine dei<br />

Giornalisti Italiani è stata organizzata<br />

da Ornella Bertoldini, Presidente<br />

del Circolo “Omodei Zorini”,<br />

un medico scrittore scomparso<br />

nel 1997 a soli 48 anni, molto apprezzato<br />

per le sue attività f<strong>il</strong>antropiche.<br />

L’edizione 2005 ha visto concorrere<br />

un gran numero di partecipanti,<br />

giunti anche dall’estero e suddivisi<br />

NASCINGUERRA DI<br />

PIERO TARTICCHIO<br />

HA VINTO<br />

IL PREMIO<br />

LETTERARIO<br />

NAZIONALE<br />

“CITTA' DI ARONA”<br />

Motivazione della giuria:<br />

La struttura narrativa, la carica umana dei personaggi,<br />

le descrizioni spesso poetiche, in un<br />

contesto storico drammatico, fanno di<br />

Nascinguerra uno straordinario romanzo.<br />

in tre sezioni: A - Editi di narrativa;<br />

B - Medici scrittori; C - Poesia giovani.<br />

Ogni anno in occasione della<br />

premiazione, la Città di Arona, in<br />

collaborazione con <strong>il</strong> “Circolo G.V.<br />

Omodei Zorini” conferisce anche<br />

un “premio alla carriera” a un giornalista<br />

di grande caratura professionale.<br />

Quest’anno <strong>il</strong> riconoscimento è andato<br />

a Ferruccio De Bortoli già direttore<br />

del “Corriere della Sera e attualmente<br />

alla guida del quotidiano<br />

finanziario “Il Sole 24 Ore”.<br />

Piero Tarticchio nel corso della<br />

conferenza stampa ha dichiarato di<br />

aver appena finito di scrivere un<br />

nuovo libro dal titolo “Storia di un<br />

gatto profugo” - attualmente in fase<br />

di editing - la cui uscita si auspisca<br />

avvenga al più presto. P.T.<br />

Estati all’italiana<br />

L<br />

’estate, in Italia, è vissuta<br />

come un’emergenza. In un<br />

paese così poco marziale,<br />

d’estate tutto assume <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />

delle grandi manovre. Il linguaggio<br />

degli organi d’informazione è<br />

addirittura biblico: spiagge invase,<br />

valichi di frontiera presi d’assalto,<br />

città deserte come dopo un<br />

attacco atomico, grande rientro,<br />

incolonnamenti di Tir, sciopero<br />

dei treni e dei traghetti, week-end<br />

cruenti, lanci di sassi dai cavalcavia,<br />

località assediate... Nella penisola<br />

le vacanze sono un obbligo<br />

sociale e chi non le prende non<br />

può considerarsi un cittadino a<br />

parte intera: diviene una sorta di<br />

extracomunitario, senza però godere<br />

della simpatia né dei partiti<br />

di sinistra né della Caritas.<br />

I giornali consacrano più di una<br />

pagina alle vacanze dei VIP. Tutti<br />

conoscono le destinazioni turistiche<br />

dei politici. Meno conosciuti,<br />

invece, sono i loro programmi,<br />

possib<strong>il</strong>isti e fumosi. Nelle edicole<br />

una selva di manifesti propaganda<br />

<strong>il</strong> nudo furtivo della compagna<br />

di giochi di spiaggia di<br />

questo o quel personaggio, che<br />

noi che veniamo dal Canada non<br />

conosciamo, ma che facciamo<br />

finta di conoscere per non sentirci<br />

come dei marziani. Un dato<br />

molto importante: insieme con<br />

quello dei quotidiani sportivi, l’Italia<br />

vanta <strong>il</strong> record mondiale per<br />

numero di periodici scandalistici,<br />

pieni di foto di chiappe e seni sfocati<br />

ripresi col teleobiettivo. Nel<br />

paese dove non esiste un solo dato<br />

statistico sul tasso di criminalità<br />

dei clandestini, protagonisti<br />

assoluti delle cronache giudiziarie,<br />

vi è una fioritura barocca di<br />

cifre sull’esodo, sul controesodo<br />

e sulla lunghezza delle code ai<br />

caselli. Dopo i lamenti scaramantici<br />

d’obbligo, all’inizio di stagione,<br />

“sul turista che quest’anno<br />

non ritorna”, fatto dai rappresentanti<br />

degli esercenti delle località<br />

di v<strong>il</strong>leggiatura, si apprende poi<br />

con sollievo che <strong>il</strong> turista anche<br />

questa volta è tornato.Al pessimismo<br />

e all’allarmismo di maniera,<br />

in Italia, nessuno rinuncia, neppure<br />

in vacanza.<br />

E <strong>il</strong> catastrofismo della meteorologia<br />

è di un grande aiuto. Ogni<br />

anno si registrano nuovi record:<br />

di pioggia, di sole, di freddo, di<br />

caldo... Il tempo che farà sembra<br />

suscitare indicib<strong>il</strong>i ansie negli addetti<br />

ai lavori. A parlare del clima,<br />

in Italia, non vi è un semplice<br />

annunciatore, ma un colonnello<br />

che emette dei proclami. Strano<br />

che nessuno abbia ancora denunciato<br />

questa pericolosa involuzione<br />

m<strong>il</strong>itarista nel paese di “O<br />

sole mio”. I vari corpi di polizia<br />

sono in prima linea nell’ “emergenza<br />

estate”: carabinieri, pubblica<br />

sicurezza, finanza, stradale,<br />

vig<strong>il</strong>i urbani, forestale, si alternano,<br />

eleganti, al microfono con<br />

bollettini allarmanti. Il tutto,<br />

spesso, su uno sfondo di fiamme<br />

- gl’immancab<strong>il</strong>i incendi dolosi -<br />

arditamente combattuti dai Canadair.<br />

Il che provoca in noi, reduci<br />

del Canada, un moto d’orgoglio...<br />

Voi state al mare, a Grado,<br />

in grazia di Dio, sotto un cielo sereno.<br />

La cosa dura da settimane.<br />

Non vi sembra vero: pensate al<br />

Canada, all’instab<strong>il</strong>ità del suo clima,<br />

alle piogge, ai freddi improvvisi.<br />

Poi, ogni sera, la televisione<br />

italiana vi propina <strong>il</strong> solito bollettino<br />

catastrofico: grandine con<br />

chicchi come palle da tennnis,<br />

inondazioni, smottamenti, straripamenti<br />

(che tutti però ormai<br />

chiamano “esondazioni”), raffiche<br />

fortissime di vento... Ma dove?<br />

In una sperduta località che<br />

voi non avete sentito mai nominare,<br />

ma dalla quale <strong>il</strong> solito colonnello<br />

dell’aeronautica lancia<br />

lugubri bollettini disfattisti.<br />

Al ritorno in Canada i vostri amici,<br />

apprensivi, vi domandano come<br />

abbiate potuto sopravvivere<br />

alle catastrofi che si sono abbattute<br />

sull’Italia, e delle quali loro<br />

sono stati abbondantemente<br />

informati grazie alla televisione.<br />

Insomma, <strong>il</strong> “globalismo” italiano<br />

in materia di clima fa sì che<br />

tutti si sentano bagnati da una<br />

pioggia che non c’è, ma che comunque<br />

cade in qualche posto<br />

della penisola. Grazie anche al<br />

traffico automob<strong>il</strong>istico, l’unità<br />

d’Italia è un fatto compiuto. I<br />

bollettini autostradali fanno sapere,<br />

a chi si trova in una località<br />

sperduta del Friuli-Venezia Giulia,<br />

che al sud di Pompei c’è un<br />

incolonnamento di due ch<strong>il</strong>ometri,<br />

e che, nei pressi di Messina,<br />

un automob<strong>il</strong>ista con una gomma<br />

a terra causa un fastidioso rallentamento<br />

della circolazione. Coscienza<br />

o non coscienza nazionale<br />

finalmente l’Italia, d’estate, è<br />

una, una sola. Claudio Antonelli<br />

(Montreal, Canada)<br />

auguri<br />

Ciacolade<br />

in punta<br />

di penna<br />

di S<strong>il</strong>via Lutterodt Sizzi<br />

Fighere<br />

londinesi<br />

Tanto tempo fa gavevo scrito<br />

che a Londra no me gaveva<br />

mai capitado de veder fighere. Ma<br />

gavevo dovudo ricrederme un<br />

giorno che caminavo nei pressi del<br />

British Museum. Iera autuno avansà<br />

e d’improviso gavevo notado<br />

sul vasto marciapiedi una foia giala,<br />

no tanto grande, con una forma<br />

carateristica e fam<strong>il</strong>iare.<br />

“Se diria una foia de figo” -gavevo<br />

pensà, no tanto sicura perché tanti<br />

tipi de foie se rassomiglia. Poco<br />

piu’ avanti ghe ne iera un’altra sim<strong>il</strong>e<br />

ma assai più grande, e tante<br />

altre ancora, butade in mucio dal<br />

vento leger. No podevo sbaliarme,<br />

se tratava proprio de foie de fighera,<br />

ma de dove le vegniva? Stavo<br />

costeggiando un muro assai alto, e<br />

girando i oci in su, gavevo notado<br />

tre altissime fighere che dal interno<br />

protendeva i rami ormai spoi verso<br />

la stra a. Là per là no gaveria gnanche<br />

riconossudo sti alberi dopo<br />

tanti ani che no li vedevo se no fossi<br />

stado per l’imensa quantità de fighi<br />

che i gaveva sui rami più in cima.<br />

Ma no ste creder che parlo a<br />

vanvera: se tratava de figheti pici,<br />

striminsidi, che se gaveva secà prima<br />

ancora de cresser e maturar.<br />

Contenta de gaver fato sta scoperta,<br />

de quela volta gavevo tegnudo<br />

sempre i oci averti in serca de sti<br />

alberi a mi tanto cari perché ligadi<br />

a un’infinità de ricordi dela mia infansia.<br />

Tanto tempo iera passado, e<br />

in una fredissima giornata de inverno,<br />

dopo una grande nevigada,<br />

giravo in serca de bei siti de imortalar<br />

con la machineta fotografica.<br />

Dopo tanto girar, lungo una scarpata<br />

fra graioni, sterpaglie e piante<br />

de pungitopo, gavevo notado i inconfondib<strong>il</strong>i<br />

rami ritorti de un’altra<br />

giovine fighera in veste invernal.<br />

Ma stavolta l’impression iera stada<br />

penosa e la me gaveva provocado<br />

una streta al cuor.<br />

In quei rami nudi sim<strong>il</strong>i a man ratrapide<br />

protese verso el ciel carighi<br />

de fighi rinsechidi che no gaveva<br />

mai podudo sv<strong>il</strong>uparse, me gavevo<br />

improvisamente ritrovado e vedevo<br />

simbolicamente rapresentada la<br />

mia vita. S.L.S.<br />

Buon Natale<br />

Gente mia, come ogni Nadal i mii auguri i ve 'riva co'l disegno dove,<br />

'sta volta, go messo la Sacra Famiglia e i Re Magi col Papa, a Colonia,<br />

insieme a la mularia de la Giornata Mondial de la gioventù. Xe<br />

propio tuti 'sti giovani che ne fa ancora sperar in un domani, dato che<br />

i ga trovà 'na bussola che, se Dio li aiuta, li guiderà in una vita costruida<br />

con i Valori Veri! Bon Nadal, gente mia, con tanto afeto, come<br />

sempre! Edda Garimberti


PAG.10 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

E noi chi siamo?<br />

La cultura dominante oggi è<br />

quella dell'annullamento dei valori,<br />

dell'annientamento della<br />

verità. Della dissacrazione totale<br />

del sacrificio di quanti purtroppo<br />

inut<strong>il</strong>mente morirono<br />

nel mattatoio della guerra del<br />

1915-18. Su Rai 1 nel primo<br />

meriggio del 4 novembre è stata<br />

proiettata una rievocazione storica<br />

basata sul f<strong>il</strong>o delle memorie<br />

di un valoroso combattente.<br />

Sin qui tutto bene, senonchè la<br />

conclusione - quasi ricordando<br />

<strong>il</strong> famoso ponte che "divideva"<br />

su due sponde Trento e Trieste -<br />

ci ha portato ad un traguardo in<br />

cui si è sottolineato quale risultato<br />

di eccelso valore storico la<br />

conquista di Trento e Trieste.<br />

Solo obiettivo ed unico obiettivo<br />

della guerra italiana. Di tutto<br />

<strong>il</strong> resto nulla. E noi chi siamo, i<br />

figli di chi? Oh, forse hanno fatto<br />

bene quelli che con <strong>il</strong> nodo in<br />

gola sono migrati oltre oceano<br />

alla ricerca di una nuova patria<br />

e magari ogni tanto qualche politico<br />

di turno li va a trovare, infiammandone<br />

gli animi e facendone<br />

arrossire gli occhi. I nostri<br />

occhi invece non arrossiscono<br />

più per lacrime ed emozioni,<br />

ma si irritano per rabbia e vergogna.<br />

Ed a questa vergogna vi addito<br />

i conduttori della trasmissione,<br />

gli inneffab<strong>il</strong>i Gigi Marzullo<br />

e Gianni Bisiach, che magari<br />

non saranno del tutto colpevoli,<br />

ma hanno portato a termine una<br />

trasmissione realizzata come al<br />

solito con <strong>il</strong> supporto dei soliti<br />

incapaci consulenti storici, lautamente<br />

pagati anche col contributo<br />

del nostro canone Rai per<br />

scrivere e dire delle enormi castronate.<br />

FERRUCCIO CALEGARI<br />

Caro Calegari, hai perfettamente<br />

ragione; nel nostro Paese<br />

i più sono del tutto dimentichi<br />

che la “Grande Guerra” ha<br />

comportato l'abbraccio dell'Italia,<br />

oltre che a Trento e Trieste,<br />

anche all'Istria, a Zara e a<br />

Fiume. Fautori di tale “ignoranza”<br />

sono proprio gli pseudostorici<br />

nazionali che tendono<br />

a sorvolare sulla nostra sofferta<br />

“italianità”, salvo ricordarsene<br />

quando possono additarla a<br />

colpa, perché sinonimo di faziosità<br />

politica. Come avvertiamo<br />

la mancanza di un Montanelli<br />

che, di contro, ci definiva<br />

“Italiani” due volte, per nascita<br />

e per scelta!<br />

Vassalli e vassallini<br />

Caro Sindaco, quanto hai<br />

scritto nell'editoriale di ottobre<br />

a proposito delle "telefonate" di<br />

Washington ai vassalli europei<br />

ed ai vassallini italiani mi trova<br />

perfettamente d'accordo. Lo<br />

stesso vale per <strong>il</strong> cosiddetto indennizzo<br />

"equo e definitivo" e<br />

per le esperienze allucinanti di<br />

cui sono vittime incolpevoli gli<br />

esuli interessati. Temo che la<br />

nuova legge, da te giustamente<br />

auspicata, sia destinata a restare<br />

per un pezzo nel libro dei sogni.<br />

Del resto, le legislature passano<br />

in fretta tra m<strong>il</strong>le dispute ed alla<br />

fine si ricomincia daccapo,<br />

mentre gli aventi diritto, causa<br />

<strong>il</strong> tempo che passa, sono sempre<br />

meno.<br />

Se qualcuno volesse dare un<br />

segnale di vera disponib<strong>il</strong>ità per<br />

rimediare sia pure parzialmente<br />

e tardivamente a tanti torti, non<br />

potrebbe ricorrere al decreto,<br />

con successiva veloce ratifica?<br />

Dopo tutto, <strong>il</strong> fabbisogno necessario<br />

non è tra quelli che possano<br />

far crollare <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio dello<br />

Stato come un castello di carte.<br />

Ho l'impressione che a mancare<br />

non siano i mezzi finanziari,<br />

sempre disponib<strong>il</strong>i quando si<br />

tratta di foraggiare qualche<br />

grande iniziativa più o meno<br />

opinab<strong>il</strong>e, ma la volontà politica.<br />

Chissà cosa ne penseranno,<br />

nel prossimo apr<strong>il</strong>e, i tanti esuli<br />

"inascoltati"? CARLO MONTANI<br />

Caro Montani, <strong>il</strong> tuo pessimismo<br />

- lo si deduce dallo stesso<br />

articolo da te citato - è da me<br />

ampiamente condiviso. Direi,<br />

anzi, che si è ulteriormente<br />

rafforzato sulla base di un intervista,<br />

recentemente r<strong>il</strong>asciata<br />

dall'”amico” On. Giovanardi<br />

al “Giornale” del 10 nov.<br />

u.s., nella quale, oltre a darci<br />

dei “visionari” in relazione alle<br />

nostre aspettative in merito all'equo<br />

e definitivo indennizzo,<br />

ipotizza possano essere sufficienti<br />

per “saldare” i nostri diritti<br />

900 m<strong>il</strong>iardi di vecchie lire.<br />

Sim<strong>il</strong>i affermazioni (speriamo<br />

strettamente personali), non solo<br />

denunciano l'incapacità del<br />

soggetto a distinguere tra <strong>il</strong> significato<br />

di “elemosina” e di<br />

“tutela di un sacrosanto diritto”,<br />

ma potrebbero, ahinoi, essere<br />

indicative della qualità<br />

della volontà politica che ci riguarda.<br />

Se lo ricorderanno gli<br />

elettori? Staremo a vedere. Per<br />

<strong>il</strong> momento possiamo solo dire:<br />

dagli “amici” ci guardi Iddio,<br />

che da qualche “parente” cercheremo<br />

di guardarci da noi.<br />

Lontani anni verdi<br />

Cara “Arena”, era da molto<br />

che meditavo di scriverti per<br />

ringraziare Te e tutto <strong>il</strong> tuo Staff<br />

per averci tenuto compagnia in<br />

tutti questi anni, alimentando<br />

con le tue pagine la nostalgia<br />

che nutriamo per la nostra bella<br />

Pola. Lo faccio ora, sull'onda<br />

delle emozioni suscitatemi dalla<br />

lettura del libro “Lontani anni<br />

verdi” di Glauco Dinelli. Non<br />

nacqui a Pola, ma vi vissi dai<br />

due mesi ai 21 anni, lasciandola<br />

nel '47 con i primi esuli. Inut<strong>il</strong>e<br />

recriminare su quanto successoci!<br />

Sfoglio <strong>il</strong> libro e, come in un<br />

sogno, rivedo luoghi, strade,<br />

chiese, … e mi rivedo li, adolescente<br />

prima e ragazzina poi.<br />

Ogni pagina un ricordo, un<br />

tuffo al cuore: viale IV novembre,<br />

percorso infinite volte in<br />

allegra compagnia tornando dal<br />

bagno “Stoia”; la scaletta di<br />

Monte Zaro, dove facemmo la<br />

fotografia dell'ultimo giorno di<br />

scuola nel lontano '43; la chiesa<br />

di S. Antonio, frequentata per la<br />

messa, nei pomeriggi del mese<br />

di maggio ed a giugno per la<br />

“tredicina” del Santo; i giardini<br />

vicini a Porta Aurea, irrinunciab<strong>il</strong>e<br />

punto d'incontro serale della<br />

nostra gioventù e di tanti<br />

sguardi “galeotti”; <strong>il</strong> Politeama<br />

Ciscutti, dove c'ero anch'io <strong>il</strong><br />

giorno che <strong>il</strong> prestigiatore, tra le<br />

generali risate, face suonare a<br />

suo comando un immaginario<br />

violino agli spettatori invitati<br />

sul palco; <strong>il</strong> Bosco Siana, con<br />

l'annuale scampagnata pasquale<br />

per ringraziare, nella sua chiesetta,<br />

la Madonna di averci protetto<br />

nel corso dell'intero anno.<br />

Quanti ricordi! Grazie, caro Dinelli;<br />

sei stato grande! Conserverò<br />

<strong>il</strong> tuo libro sul comodino e<br />

lo riprenderò in mano ogniqualvolta<br />

mi sentirò triste per <strong>il</strong> mio,<br />

<strong>il</strong> tuo, <strong>il</strong> nostro bene perduto e<br />

Lettere in Redazione<br />

risponde <strong>il</strong> sindaco S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

non più recuperab<strong>il</strong>e. Grazie,<br />

anche a nome di mio marito,<br />

Vittorino Gasperini, classe '22.<br />

ESTER (?) SANFILIPPO<br />

….all'Autore del prezioso testo<br />

“Lontani anni verdi”, in cui<br />

ho trovato luoghi, nomi, profumi,…<br />

della mia infanzia e della<br />

nostra amatissima Pola <strong>il</strong> mio<br />

più profondo grazie; un grazie<br />

di cuore anche a voi tutti che<br />

collaborate per tener viva la<br />

memoria di noi Esuli.<br />

MARISA BILUCAGLIA<br />

Care Signore, scusandomi<br />

per <strong>il</strong> nome della sig,ra Sanf<strong>il</strong>ippo<br />

forse errato (causa diffic<strong>il</strong>e<br />

lettura della firma), Vi ringrazio<br />

per l'esplicito apprezzamento<br />

del nostro lavoro. Certamente<br />

gratificato dalle Vostre<br />

lettere sarà, soprattutto, l'amico<br />

Dinelli. Colgo l'occasione<br />

per informare i lettori che la<br />

Redazione ha ampia disponib<strong>il</strong>ità<br />

del libro in questione e che<br />

lo può inviare a chi ne fa richiesta,<br />

previo versamento di una<br />

piccola offerta a copertura delle<br />

spese postali.<br />

Si fanno onore,<br />

all'estero, i nostri<br />

discendenti<br />

di terza generazione<br />

Cara Arena, è con orgoglio di<br />

nonno che, da New York, ti faccio<br />

partecipe che anche i nostri<br />

discendenti di terza generazione,<br />

nella fattispecie i miei nipoti,<br />

Scott Alexander (ha superato<br />

<strong>il</strong> biennio d'ingegneria con<br />

100/100 in tutte le materie) ed<br />

Alexa Fermeglia (nella foto con<br />

nonna Margaret) sanno farsi<br />

onore all'estero con <strong>il</strong> loro impegno<br />

nel campo dello studio.<br />

Congratulazioni vivissime ai<br />

nonni, ai genitori e, soprattutto,<br />

ad Alexa ed Alexander.<br />

Ricerco<br />

i miei ex alunni<br />

Cara Arena, sono una maestra<br />

elementare che negli anni 1955<br />

- 1958 ha insegnato a Cividale<br />

del Friuli nell'Istituto Friulano<br />

Orfani di Rubignacco. I miei allievi<br />

di allora erano tutti figli di<br />

esuli giuliani, ospitati nell'Istituto.<br />

Hanno frequentato con me<br />

le prime tre classi elementari.<br />

Li ricordo ancora con grande<br />

piacere assieme ai loro fam<strong>il</strong>iari,<br />

li saluto caramente e, sperando<br />

che qualcuno legga queste<br />

mie poche righe, sarei felice se<br />

qualcuno di loro, ricordandomi,<br />

volesse mettersi in contatto con<br />

me. Il mio indirizzo è: Via Tagliamento,<br />

3 - 33038 San Daniele<br />

del Friuli.<br />

LAURA SCHIATTI<br />

Cara Signora, pubblico la<br />

Sua lettera con l'augurio che<br />

qualche ex alunno si faccia vivo.<br />

Non tutti la pensano<br />

allo stesso modo<br />

Riapro <strong>il</strong> mio scatolone e non<br />

per farVi perdere tempo, ma per<br />

capire se c'è giovamento - editoriale<br />

e politico - a santificare con<br />

dei monologhi la RSI. La storia è<br />

una sola, forse, non ha avuto né<br />

insegnanti né scolari. Non tutti la<br />

pensano così! «Quel Tale» aveva<br />

un none e cognome, Benito Mussolini.<br />

Dopo <strong>il</strong> 25 luglio del 1943<br />

quanti figli della Lupa, quanti<br />

Bal<strong>il</strong>la, quanti Gerarchi l'hanno<br />

eletto a condottiero? Appresso <strong>il</strong><br />

giorno 8 settembre 1943 quanti<br />

abiurarono, quanti spergiurarono<br />

e, non per salvare l'onore al giuramento<br />

fatto, ma per la difesa<br />

della dignità personale, per <strong>il</strong> rifiuto<br />

della guerra e del fascismo<br />

che l'aveva voluta, <strong>il</strong> rancore verso<br />

i tedeschi: furono i motivi che<br />

confluirono in una scelta coraggiosa,<br />

morale prima che politica.<br />

In questo senso la scelta della<br />

grande maggioranza dei nostri<br />

soldati di non aderire alla<br />

Rsi/Reich, rinunciando a un rapido<br />

ritorno a casa e condannandosi<br />

a rimanere nella tragica dimensione<br />

del lager, appare la testimonianza<br />

di una straordinaria forma<br />

di resistenza, disarmata, pacifica,<br />

civ<strong>il</strong>e ma pur sempre Resistenza.<br />

Per la Rsi, veramente, l'uccisione<br />

dei nemici sembrava aver un significato<br />

che prescinde quasi totalmente<br />

dagli onori e dagli scopi<br />

m<strong>il</strong>itari (mia zia, madre di un ufficiale<br />

dei bersaglieri, un cugino,<br />

diciassettenne, non sono stati deportati<br />

né dai tedeschi né da for-<br />

mazioni armate irregolari slavo<br />

comuniste, non sono stati internati<br />

e morti per un'astuzia m<strong>il</strong>itare<br />

all'onore del tricolore). «Se<br />

tanto mi da tanto» la Repubblica<br />

Sociale Italiana era fiancheggiatrice<br />

di un esercito occupante e,<br />

combatteva sotto l'ombra del tricolore,<br />

agli ordini di un comando<br />

straniero. I campi di sterminio, i<br />

fuc<strong>il</strong>ati e gli impiccati, come bestie,<br />

senza conforti religiosi, ci<br />

spalancano le porte di una vera e<br />

propria strategia di persona ritenuta<br />

indegna dei corpi, in cui è<br />

negata la stessa dignità del morto.<br />

Quei ganci da macellaio ut<strong>il</strong>izzati<br />

per appendere i nemici uccisi,<br />

rinviano senza mediazione alla<br />

degradazione dell'avversario a<br />

rango di bestia. (Condivido su<br />

«Piazzale Loreto», ma si raccoglie<br />

i frutti che si è seminato).<br />

Ora, vediamo - e mi piacerebbe<br />

anche <strong>il</strong> recensore - se riconoscete<br />

questi altri Tali esposti ad un<br />

disgustoso spettacolo da parte<br />

«degli eroici m<strong>il</strong>iti della Guardia<br />

Repubblicana»: "La popolazione<br />

del luogo fu obbligata ad assistere<br />

alla fuc<strong>il</strong>azione delle persone<br />

catturate durante un rastrellamento.<br />

Le salme furono lasciate<br />

esposte per tutta la giornata e tutta<br />

la notte seguente; quindi vennero<br />

sepolte dalla popolazione<br />

nel cimitero del paese, ma, per<br />

l'opposizione dei repubblichini,<br />

non fu possib<strong>il</strong>e racchiuderli dentro<br />

le barre. Uno dei fuc<strong>il</strong>ati gridò<br />

all'ultimo istante: «Sparatemi al<br />

cuore e non al viso, perché voglio<br />

essere riconosciuto dopo morto».<br />

II comandante rispose sparandogli<br />

<strong>il</strong> colpo di grazia al viso".<br />

Questa serena piazza popolata<br />

per noi da magici ricordi della<br />

fanciullezza ha perduto per sempre<br />

la sua pace accogliente da<br />

quando sappiamo che vi è stato<br />

esposto per ventiquattro ore, tra<br />

sentinelle, un povero ragazzo innocente<br />

impiccato ad un inferriata".<br />

È fac<strong>il</strong>e incontrare su altri<br />

fronti e in altre guerre esposizioni<br />

di cadaveri lasciati appesi per<br />

giorni, ai balconi, ai lampioni,<br />

agli alberi. Quante generazioni<br />

occorreranno per dimenticare <strong>il</strong><br />

male inflittoci da coloro che trasformarono<br />

in forche per creature<br />

innocenti i benigni alberi delle<br />

nostre campagne, dei viali delle<br />

nostre città in un desolante cammino<br />

di cimitero? Da cittadino<br />

dico grazie alla Resistenza e da<br />

cristiano prego «Santa Domenica».<br />

MATTEO FABRIS<br />

Egr. sig. Fabris, non intendo<br />

riaprire la polemica con Lei,<br />

ma ritengo giusto dare spazio<br />

anche alla sua voce. Circa i<br />

suoi interrogativi, la parabola<br />

di Mussolini inizia molto prima<br />

delle due date da Lei citate e fu<br />

la maggioranza degli italiani a<br />

sostenerlo. Nessuno nega che<br />

abbia commesso degli errori,<br />

ma deve convenire che è sempre<br />

una grande tentazione scendere<br />

dal carro di chi sta perdendo.<br />

Allo stesso tempo nessuno nega,<br />

non certo io, che brutture siano<br />

state compiute anche dai repubblichini,<br />

ma che ne dice di quelle<br />

commesse guerra durante e<br />

soprattutto dopo dai comunisti,<br />

italiani o slavi che siano? Ha<br />

letto i libri di Pansa?Potrebbero<br />

aiutarla ad aprire gli occhi.<br />

Infine, sarebbe bene che, se non<br />

altro per coerenza con se stesso,<br />

si rendesse conto che non tutti<br />

la pensano come Lei. I motivi di<br />

risentimento sono molteplici,<br />

almeno quanto le esperienze<br />

singolarmente vissute, e se si<br />

vuole essere rispettati è buona<br />

cosa rispettare anche <strong>il</strong> pensiero<br />

e le scelte altrui.


L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.11<br />

...INSIEME<br />

A UN FIORE<br />

... ELARGIZIONI<br />

ALLA MEMORIA<br />

In memoria dei genitori<br />

PIERA VALSECCHI<br />

MAZZOLENI<br />

e del<br />

cav. MARIO VALSECCHI<br />

che, al chiasso della politica,<br />

preferivano scoltare <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

delle foibe raccontato dal loro<br />

genero Piero Tarticchio.<br />

Con immutato affetto li ricorda<br />

la figlia Carla Valsecchi<br />

Lorenzelli devolvendo<br />

€ 100,00 all’Arena<br />

Il 20 ottobre ci ha lasciati<br />

dopo una lunga vita<br />

piena di amore e dedizione<br />

per tutti i suoi cari<br />

VALERIA MARTINI<br />

GIORGI.<br />

La ricorderanno per sempre<br />

l’affranto marito GIOVANNI,<br />

la figlia ALBERTA<br />

con <strong>il</strong> marito dott. MARZARI,<br />

<strong>il</strong> nipote ANDREA<br />

ed <strong>il</strong> figlio CLAUDIO<br />

e famiglia,<br />

MARIO GIORGI e famiglia<br />

e la cara cugina NADA<br />

e devolvono € 300 pro Arena<br />

Ricordando con sincero<br />

affetto l’amica<br />

VALERIA MARTINI<br />

in GIORGI,<br />

ARDEA SCHIAVUZZI<br />

esprime sentite condolianze<br />

al marito Giovanni<br />

e alla famiglia<br />

ed elargisce € 30 pro Arena<br />

In memoria della cara amica<br />

VALERIA MARTINI<br />

in GIORGI<br />

recentemente scomparsa,<br />

FULVIO e LIVIA<br />

SCHIAVUZZI partecipano<br />

commossi al dolore<br />

dei famigliari<br />

e devolvono € 100 pro Arena<br />

A Rapallo, esule da Pola,<br />

è deceduta <strong>il</strong> 16 ottobre<br />

AURORA CUMAR<br />

di anni 88.<br />

Lo annuncia la figlia LIDIA,<br />

con parenti ed amici.<br />

In memoria di<br />

DON PIO CRISTIAN,<br />

Cappellano della Caserma<br />

U. Botti di La Spezia,<br />

TULLIO TULLIACH<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

In memoria dei cari genitori<br />

SANTO PREMATE<br />

e AMELIA GIRALDI<br />

la figlia DUILIA<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

Per ricordare la sorella<br />

CARMELA FRANZI<br />

nata a Pola <strong>il</strong> 18 giugno 1921,<br />

morta a Sidney<br />

<strong>il</strong> 31 agosto 2005,<br />

SILVIA E LUIGI FRANZI<br />

elargiscono € 50 pro Arena<br />

Per ricordare con affetto<br />

la cara<br />

VALERIA GIORGI<br />

recentemente scomparsa,<br />

le amiche<br />

FIORA GHERSETTI,<br />

SILVANA LAMI,<br />

IRIS LENZONI<br />

e CAMILLA OPIGLIA<br />

PAOLETTI<br />

elargiscono € 80 pro Arena<br />

In memoria della cara cugina<br />

VALERIA GIORGI,<br />

MIRELLA ZIBERNA<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

Ricordando<br />

con sincero affetto l'amica<br />

VALERIA MARTINI<br />

in GIORGI,<br />

ARDEA SCHIAVUZZI<br />

esprime sentite condoglianze<br />

al marito Giovanni<br />

ed elargisce € 30 pro Arena<br />

In memoria della cara<br />

VALERIA MARTINI<br />

GIORGI,<br />

ONORINA BONVILLANI<br />

BIASON elargisce<br />

€ 20 pro Arena<br />

Ricordando con affetto la cara<br />

VALERIA MARTINI<br />

in GIORGI,<br />

recentemente scomparsa,<br />

la famiglia CLEMENTI<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

In ricordo dei<br />

FAMILIARI DEFUNTI,<br />

ALFREDO DELL'ARTI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Nel 15° anniversario<br />

della scomparsa di<br />

SILVIA ZUDETICH.<br />

Mamma, negli anni abbiamo<br />

visto in quanti modi<br />

meravigliosi hai reso Speciale<br />

la vita di ognuno di noi.<br />

I momenti d'amore, l'allegria,<br />

i sacrifici, le ricorrenze,<br />

sono ricordi che porteremo<br />

con noi per tutta la vita!<br />

Ti vogliamo tanto bene!<br />

I figli CLAUDIA e MASSIMO,<br />

la nuora MARTA,<br />

<strong>il</strong> marito CLAUDIO, PINA<br />

e la suocera MARIA,<br />

la ricordano sempre<br />

con affetto e offrono<br />

in sua memoria<br />

€ 25 pro Arena<br />

Ricordando<br />

con immutato affetto <strong>il</strong> marito<br />

ALDO BASILE<br />

nel 12° anniversario<br />

della sua scomparsa,<br />

GIULIANA BASILE<br />

devolve € 150 pro Arena<br />

In memoria della mamma<br />

ANTONIA BRESSAN<br />

ved. GRUBISSA,<br />

nata a Pola <strong>il</strong> 17 gennaio 1900<br />

e deceduta a Torino<br />

<strong>il</strong> 19 giugno 2005.<br />

MANUELITA, MARIO<br />

ed ANTONIO GRUBISSA<br />

devolvono € 60 pro Arena<br />

Il 23 ottobre ricorreva un anno<br />

dalla perdita<br />

del nostro amato<br />

ALIGI VIDRIS.<br />

La cugina<br />

SILVANA VIDRICH AGUZZI<br />

ed i suoi fam<strong>il</strong>iari vogliono<br />

ricordare ad amici<br />

e conoscenti<br />

la triste ricorrenza<br />

e rinnovare alla cara Mary<br />

e a tutta la sua famiglia,<br />

<strong>il</strong> loro affetto.<br />

In sua memoria elargiscono<br />

€ 50 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

dei genitori<br />

ADA PASCUCCI<br />

FERMEGLIA<br />

e ROMOLO FERMEGLIA,<br />

delle sorelle<br />

SONIA e PAOLA,<br />

dei fratelli<br />

GIUSEPPE (PINO),<br />

ALESSANDRO<br />

e CLAUDIO,<br />

SERGIO FERMEGLIA<br />

da New York elargisce<br />

$100 pro Arena<br />

Nel II anniversario<br />

della scomparsa di<br />

UMBERTO ZUDETICH,<br />

la moglie MARIA,<br />

<strong>il</strong> figlio CLAUDIO<br />

e sua moglie PINA,<br />

i nipoti CLAUDIA<br />

e MASSIMO e sua moglie<br />

MARTA, lo ricordano sempre<br />

con tanto affetto e offrono<br />

in sua memoria<br />

€ 25 pro Arena<br />

Le porte della casa<br />

del Signore si sono aperte<br />

per accogliere l'anima<br />

buona e generosa di<br />

ORNELLA GROSSI<br />

(GROSSICH)<br />

ved. BRENCO.<br />

Dagli U.S.A. partecipa<br />

con dolore la cognata LIDIA.<br />

La nostra preghiera<br />

affinchè <strong>il</strong> Suo eterno riposo<br />

risplenda nella luce<br />

del Signore.<br />

Per onorare la sua memoria<br />

devolve pro Arena € 300<br />

Il 15 ottobre ci ha lasciati<br />

ORNELLA GROSSI<br />

nata a Pola nel 1907,<br />

vedova di Carlo Brenco.<br />

La ricordano i figli DARIO<br />

e CARLO, le nuore PAOLA<br />

e FULVIA, i nipoti ANDREA,<br />

MARCO,<br />

GABRIELE e DANIELA.<br />

In sua memoria devolvono<br />

€ 150 pro Arena<br />

In memoria della mamma<br />

ROMANA SALVADORI,<br />

MARIA LAURA<br />

ALBANESE<br />

devolve € 25 pro Arena<br />

Il primo dicembre di sei anni<br />

fa scompariva <strong>il</strong> generale<br />

LORIS TANZELLA,<br />

lo ricorda con affetto la moglie<br />

MARIA SILVI TANZELLA.<br />

In sua memoria devolve<br />

€ 50 pro Arena<br />

A Huston Texas <strong>il</strong> 29 ottobre<br />

è mancato<br />

PINO MESE,<br />

la sorella ALICE da Trieste<br />

lo comunica e ricorda<br />

unitamente <strong>il</strong> fratello<br />

SERGIO<br />

mancato l'anno scorso.<br />

Nel loro caro ricordo devolve<br />

€ 50 pro Arena<br />

Nell'anniversario<br />

della scomparsa del papà<br />

LUIGI,<br />

la figlia NELLA GALASSI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Il giorno 5 ottobre 2005<br />

a La Spezia, città dove<br />

ha sempre vissuto<br />

dopo l'esodo da Pola,<br />

è deceduta<br />

WALLY BORRI.<br />

Unitamente ai figli<br />

ROSSELLA e PAOLO,<br />

agli adorati nipoti JACOPO<br />

e LUCA, <strong>il</strong> marito<br />

ENZO CECCHETTI<br />

devolve in sua memoria<br />

€ 50 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

dei CARI DEFUNTI,<br />

ALDO BELLAZZI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Ricordando <strong>il</strong> loro caro<br />

RUDY<br />

con tanto amore<br />

ed una nostalgia infinita,<br />

NIVES GABBI, la figlia<br />

LIVIANA e la nipote<br />

DANILA presentano agli<br />

amici de “L'Arena di Pola”<br />

i piccoli Edoardo e Giulia Zecca,<br />

che hanno avviato la<br />

IV generazione della famiglia.<br />

Devolvono € 100 pro Arena.<br />

Per onorare la memoria di<br />

ALESSANDRO CONTI<br />

marito dell'amica di una vita<br />

Clelia Bisignani Luxoro,<br />

LAURA HORN<br />

elargisce € 25 pro Arena<br />

In memoria dei propri<br />

FAMILIARI, PARENTI<br />

ED AMICI DEFUNTI,<br />

GIOVANNI BRADINI<br />

devolve € 100 pro Arena<br />

...PERCHÈ<br />

L’ARENA VIVA<br />

Claudia BRENCICH € 50<br />

Marcella POJANI € 5<br />

Adriana CATANI € 15<br />

S<strong>il</strong>veria APOSTOLI € 20<br />

Giorgio<br />

DE FRANCESCO € 40<br />

Nerina MILIA € 10<br />

Adelma LADAVA € 20<br />

Giovanna PULIN € 70<br />

Claudio GIRALDI € 20<br />

Ornella NICOLETTI € 10<br />

Romano BENCI € 5<br />

Maria CAPOLICCHIO € 5<br />

Bruno MATTICCHIO € 10<br />

Gemma LOVELLO<br />

VACCARO € 50


PAG.12 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />

2 NOVEMBRE:<br />

FIORI DEGLI ESULI<br />

NEI CIMITERI DI POLA<br />

Rispettando una consolidata tradizione, una nutrita schiera di Esuli da Pola, provenienti soprattutto da Trieste<br />

e da Imperia, si è recata anche quest'anno a rendere omaggio ai propri defunti nei cimiteri cittadini del<br />

capoluogo istriano. Nel loro pellegrinaggio sono stati accompagnati dal nuovo Console Generale d'Italia a<br />

Fiume, dr. Fulvio Rustico, dal Vice-Console Onorario a Pola, avv. Tiziano Sosic, dal Vice-Sindaco di Pola, ing.<br />

Diego Buttignoni e dal Presidente della Comunità degli Italiani, dr. Fabrizio Radin.<br />

Durante la Messa solenne, officiata nel Duomo di Pola e resa più toccante dalla partecipazione del coro “Lino<br />

Mariani”, Monsignor Desiderio Staver, nel rivolgere <strong>il</strong> saluto a tutti i convenuti, ha rammentato che da oltre 27<br />

anni questa celebrazione vede riuniti Esuli e Rimasti. Successivamente, corone di alloro e composizioni floreali,<br />

sono state deposte sulle tombe più significative dei Cimiteri della Marina ed in quello cittadino di Monte Ghiro,<br />

dove si è avuta la gradita sorpresa di leggere sul frontale dell'ingresso principale la significativa scritta in italiano<br />

“Beati i Morti che muoiono nel Signore, 1867”, ripristinata lo scorso 28 ottobre, dopo l'asportazione della sovrapposta<br />

targa marmorea scritta in croato. Altro motivo di soddisfazione è stato l'apprendere ed <strong>il</strong> poter constatare de<br />

visu che le 21 tombe di nostri soldati, di cui nella precedente Arena si era segnalata la manomissione ad opera di<br />

sconsiderati, erano state prontamente ripristinate, per specifica volontà della residente Comunità degli Italiani.<br />

Le autorità presenti, durante i loro interventi, hanno dato risalto al significato della giornata ed esaltato lo spirito<br />

di unità che lega un popolo sorto dalle stesse radici. Lo stesso spirito ha accompagnato tutto <strong>il</strong> gruppo ad un pranzo<br />

conviviale, ove, convenuti ed autorità si sono intrattenuti piacevolmente, scambiandosi ricordi recenti e passati.<br />

GRAZIELLA CAZZANIGA PALERMO<br />

PROPOSTA AI LETTORI<br />

PER UNA CROCIERA<br />

LUNGO LA COSTA DALMATA<br />

richiesta di alcuni Soci<br />

Susiamo stati invitati a programmare<br />

una Gita Sociale lungo<br />

la costa dalmata, per una visita<br />

alle varie isolette che la compongono,<br />

nonché come scopo finale, di<br />

passare tempo insieme ed in armonia<br />

in un contesto a tutti congeniale.<br />

I primi contatti sono stati presi,<br />

ma necessita conoscere, almeno in<br />

modo approssimativo, quanta adesione<br />

potrebbe avere una sim<strong>il</strong>e<br />

iniziativa, ciò al fine di impostare<br />

una bozza di programma che<br />

Trieste: Natale dell'Esule<br />

Le Associazioni triestine degli Esuli celebreranno<br />

congiuntamente <strong>il</strong> “Natale dell'Esule”,<br />

sabato 10 dicembre, con <strong>il</strong> seguente programma:<br />

- ore 16.30, S. Messa alla Madonna del<br />

Mare (piazzale Rosmini, 6), celebrata da Sacerdoti<br />

istriani ed accompagnata dai cori delle<br />

Comunità Istriane e dell'Unione degli<br />

Istriani;<br />

- dopo la S. Messa, ritrovo nella vicina sala,<br />

al pian terreno, per un brindisi augurale e,<br />

al piano superiore, per i saluti dei Presidenti e<br />

l'esecuzione di canti natalizi.<br />

Per la prima volta saremo tutti insieme e<br />

contimao di essere in MOLTI!<br />

potrebbe così essere articolato:<br />

- crociera di una settimana su<br />

motoveliero con pernottamento a<br />

bordo in cabine a due posti (possib<strong>il</strong>ità<br />

di un eventuale terzo letto)<br />

con servizi e trattamento di mezza<br />

pensione;<br />

- partenza da Abbazia e rotta<br />

verso Zara con spostamenti diurni<br />

e pernotti in porto;<br />

- <strong>il</strong> tutto al costo approssimativo<br />

complessivo di € 600 a persona.<br />

- periodo di attuazione, sempre<br />

che vi sia disponib<strong>il</strong>ità da parte<br />

della Compagnia di viaggio, com-<br />

S. Tomaso a Trieste<br />

preso tra la fine di agosto e la<br />

prima quindicina di settembre<br />

2006.<br />

Considerato che per settembre<br />

2006 la Compagnia ha già molte<br />

prenotazioni, l'intenzione di aderire<br />

all'iniziativa dovrebbe essere<br />

resa nota in tempi ristrettissimi.<br />

A tal fine si prega di mettersi in<br />

contatto con l'amico Salvatore<br />

Palermo:<br />

tel e fax 0383 572231<br />

e-ma<strong>il</strong>:<br />

palermo.cazzaniga@tele2.it<br />

Comunicazioni ai lettori<br />

Gli amici della “Famiglia polesana” si incontreranno<br />

a Trieste, mercoledì 21 dicembre, per<br />

celebrare, come da tradizione, insieme <strong>il</strong> loro<br />

Patrono San Tomaso, con <strong>il</strong> seguente programma:<br />

- ore 11.00, S. Messa in Sant'Antonio Vecchio,<br />

Piazza Hortis;<br />

- ore 12.30, pranzo conviviale e scambio degli<br />

auguri presso l'Hotel Excelsior (costo €<br />

30,00)<br />

Per prenotazioni, si prega di rivolgersi, entro<br />

<strong>il</strong> 12 dicembre, all'Unione degli Istriani, tel. 040<br />

636098; è gradito <strong>il</strong> versamento, a conferma<br />

della prenotazione, di una caparra di € 10,00.<br />

“Giorno del Ricordo” 2006<br />

Si è lieti di informare che, sabato 11 febbraio<br />

2006, nel quadro delle celebrazioni per<br />

<strong>il</strong> “Giorno del Ricordo”, <strong>il</strong> “Libero Comune<br />

di Pola in Es<strong>il</strong>io” metterà in scena, nella Sala<br />

“Tripcovich” di Trieste, messa a disposizione<br />

dal Comune, la Prima dell'opera “Istria, Terra<br />

amata” del nostro socio, Bruno CARRA.<br />

L’ARENA DI POLA<br />

Periodico dell’Associazione del<br />

“Libero comune<br />

di Pola in Es<strong>il</strong>io”<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

Editore:<br />

LIBERO COMUNE DI POLA<br />

IN ESILIO<br />

Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2<br />

34122 Trieste<br />

Redazione di Trieste:<br />

L’Arena di Pola<br />

Via Malaspina, 1<br />

34147 Trieste (TS)<br />

Telefono-fax 040 830 294<br />

redazione.arena@tiscali.it<br />

Redazione di M<strong>il</strong>ano:<br />

Residenza del Cantone, 761<br />

20090 M<strong>il</strong>ano 2 Segrate (MI)<br />

arenadipola@libero.it<br />

Comitato di redazione:<br />

Argeo Benco, Bernardo Gissi,<br />

Marina Rangan Minisci,<br />

Piero Tarticchio, Veniero Venier<br />

e Lino Vivoda<br />

Stampa:<br />

Artigraficheriva srl<br />

via Malaspina, 1 - Trieste

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