Scarica il PDF - Arcipelago Adriatico
Scarica il PDF - Arcipelago Adriatico
Scarica il PDF - Arcipelago Adriatico
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
BUON NATALE<br />
TAXE PERÇUE TRIESTE<br />
TASSA RISCOSSA ITALY<br />
“POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE<br />
IN ABBONAMENTO POSTALE -<br />
D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°<br />
46) art. 1, comma 2, DCB TRIESTE”<br />
Iniziativa realizzata<br />
con <strong>il</strong> contributo del Governo italiano<br />
ai sensi della Legge 72/2001<br />
L’ARENA DI POLA - Registrata presso <strong>il</strong> Tribunale di Trieste n. 1061 del 21.12.2002 ANNO LXI - 3267 - Mens<strong>il</strong>e n. 11 del 30 novembre 2005<br />
Fondato a Pola <strong>il</strong> 29.7.1945 - Organo dell’Associazione del “Libero Comune di Pola in Es<strong>il</strong>io” - Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2 - 34122 Trieste<br />
CONTIENE I.R.<br />
Direttore responsab<strong>il</strong>e: S<strong>il</strong>vio Mazzaroli - Redazione: via Malaspina 1 - 34147 Trieste - Telefono e Fax 040.830294<br />
Quote associative annuali per l’Italia: € 30 - Per le Americhe € 60 - Per l’Australia € 66 - da versare sul Conto Corrente Postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola - Trieste<br />
Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />
OSIMO<br />
DIETRO LE QUINTE<br />
di Carlo Montani<br />
Nel<br />
Convegno sul<br />
trentennale del<br />
trattato di Osimo,<br />
tenutosi a Trieste <strong>il</strong> 12 novembre<br />
ad iniziativa della Lega<br />
Nazionale e dell'Unione degli<br />
Istriani, <strong>il</strong> folto ed attento pubblico<br />
ha potuto acquisire ulteriori<br />
particolari, talvolta dai diretti<br />
interessati, su quella pagina ingloriosa<br />
di storia italiana.<br />
Il primo è stato riferito dall'On.<br />
Marucci Vascon, a proposito<br />
della visita resa al Presidente<br />
della Repubblica Leone da parte<br />
di una delegazione triestina, con<br />
lo scopo di chiedere che la massima<br />
Magistratura della Repubblica<br />
non controfirmasse la legge<br />
di ratifica, alla luce di tutte le<br />
considerazioni etiche, politiche e<br />
giuridiche che erano state compendiate<br />
nella sintesi di Lino<br />
Sardos Albertini, ed investivano<br />
pregiudiziali di natura costituzionale<br />
ed amministrativa, se<br />
non anche penale, visto che la ri-<br />
nuncia ad una parte del territorio<br />
nazionale senza contropartite,<br />
statuita ad Osimo, poteva configurare<br />
l'esistenza di un vero e<br />
proprio reato. Ebbene, secondo<br />
la testimonianza della Vascon, <strong>il</strong><br />
Presidente Leone si produsse in<br />
una serie di dichiarazioni garantiste,<br />
e nello stesso tempo affettuose.<br />
In particolare, egli avrebbe<br />
affermato di essere <strong>il</strong> padre di<br />
tutti gli italiani, e quindi, di non<br />
voler deludere le attese di Trieste<br />
e degli esuli giuliano-dalmati. Si<br />
può ben comprendere quale<br />
sconcerto (per non dire altro) abbia<br />
investito i delegati, quando,<br />
di lì a poche ore, vennero a sapere<br />
da fonte sicura che <strong>il</strong> Presidente<br />
aveva già firmato da tre giorni<br />
la legge di ratifica.<br />
Il secondo episodio inedito è<br />
stato <strong>il</strong>lustrato da un parlamentare<br />
dalmata, l'On. De Vidovich, <strong>il</strong><br />
quale, parlando di un'Assemblea<br />
degli industriali triestini tenutasi<br />
all'epoca con l'intervento del<br />
Presidente confederale, Avv.<br />
Agnelli, ha fatto capire quanto<br />
fosse “osimante” <strong>il</strong> comportamento<br />
strategico degli operatori,<br />
verosim<strong>il</strong>mente interessati alla<br />
Zona franca per ragioni di costo<br />
del lavoro, e tanto per cambiare,<br />
di personale tornaconto. Tra l'altro,<br />
costui avrebbe parlato senza<br />
mezzi termini, sia pure in via<br />
confidenziale, dell'opportunità di<br />
ungere alcune ruote, affinché la<br />
programmazione statuita ad Osimo<br />
potesse essere perseguita e<br />
realizzata nel più breve termine.<br />
Tutti sapevano che l'Italia era in<br />
condizioni politiche (non certo<br />
economiche) di conclamato<br />
svantaggio nei confronti di una<br />
Jugoslavia che, nonostante la crisi<br />
sempre più profonda, sembrava<br />
governata da un ardore giovan<strong>il</strong>e<br />
foriero di grandi risultati, ma<br />
evidentemente non riuscivano ad<br />
ipotizzare rimedi diversi da<br />
quello, per la verità tradizionale,<br />
di una rozza attività lobbista.<br />
Questi dettagli sono interessanti<br />
perché gettano una luce ancora<br />
più sinistra sul clima di bassa<br />
consorteria che distinse la preparazione<br />
di Osimo, e che avreb-<br />
be trovato un momento davvero<br />
emblematico nel voto finale di<br />
ratifica da parte della Camera,<br />
quando, stando ad altra informazione<br />
riportata dal Prof. Gabrielli,<br />
<strong>il</strong> numero legale era presente<br />
soltanto sulla carta. Nello stesso<br />
tempo, sono altrettanto importanti<br />
perché, coinvolgendo in<br />
primo luogo i parlamentari dell'epoca,<br />
dimostrano come <strong>il</strong> loro<br />
ruolo non fosse affatto da prota-<br />
gonisti, ma da comparse, secondo<br />
la felice espressione dello<br />
stesso De Vidovich, quasi a codificare<br />
ancora una volta la validità<br />
della tesi di un grande costituzionalista,<br />
Giuseppe Maranini, a<br />
proposito della presenza nel sistema<br />
politico italiano di una vera<br />
e propria “dittatura d'assemblea”,<br />
governata dalle segreterie<br />
di partito.<br />
SEGUE A PAGINA 2<br />
Diffic<strong>il</strong>e guardare al futuro con ottimismo<br />
giornale entrerà nelle Vostre case nell'immi-<br />
Questonenza del Natale, quando più si desidera vivere,<br />
senza affanni, nel raccoglimento dei propri affetti. Sarebbe,<br />
pertanto, bello potermi rivolgere a Voi con una nota di ottimismo<br />
per rendere più sereno <strong>il</strong> presente ed alimentare rosee<br />
aspettative per <strong>il</strong> futuro. Purtroppo, non è affatto fac<strong>il</strong>e.<br />
***<br />
Nell'accingermi a scrivere sono andato a r<strong>il</strong>eggere l'articolo<br />
rivoltoVi nello stesso periodo dell'anno scorso. L'avevo steso<br />
sull'entusiasmo dei momenti esaltanti appena vissuti per le celebrazioni<br />
del 50° Anniversario del ritorno di Trieste all'Italia e<br />
delle manifestazioni di comprensione ed apprezzamento da<br />
molti espresse anche nei confronti di noi Esuli. Mi era stato<br />
agevole allora formulare l'auspicio che l'Italia ufficiale si rivolgesse<br />
a noi con maggior attenzione, riconoscenza e generosità<br />
ma le mie, le nostre aspettative hanno trovato solo assai marginali<br />
riscontri.<br />
Oltre alla soddisfazione morale per la larga partecipazione alla<br />
prima celebrazione della “Giornata della Memoria” e ad una<br />
accelerazione nel pagamento degli anticipi sugli indennizzi previsti<br />
dalla Legge 137/2001, solo in questi ultimi mesi avvertib<strong>il</strong>e,<br />
cosa altro di positivo abbiamo potuto registrare?<br />
***<br />
Questo momento lo vivo invece, come non pochi di Voi, sull'onda<br />
della frustrazione derivante dalla recentissima celebrazione<br />
del trentennale del Trattato di Osimo. Nei giorni scorsi in<br />
molti ed in più sedi ci siamo chiesti, con la recondita speranza<br />
che qualcosa fosse cambiato, cosa rimaneva di quel Trattato.<br />
Amaramente abbiamo dovuto constatare che, ciononostante i<br />
molti cambiamenti intervenuti e che hanno cambiato <strong>il</strong> volto<br />
dell'Europa, per noi Esuli tutto è rimasto sostanzialmente immutato.<br />
Nessun riconoscimento ufficiale che di un madornale errore si<br />
sia trattato; nessun concreto impegno per cercare di porvi rimedio<br />
sul piano internazionale; nessuna espressione di ferma volontà<br />
di compensazione su quello interno, attraverso la defini-<br />
zione dell'atteso equo e definitivo indennizzo. Ancora e sempre<br />
inviti a pazientare, a comprendere le difficoltà economiche attraversate<br />
dal Paese; ancora vacue e dal sapore elettorale parole<br />
di solidarietà da chi è al potere e da chi aspira ad impossessarsene;<br />
ancora velate accuse di essere degli incontentab<strong>il</strong>i, degli<br />
esosi visionari nella formulazione delle nostre richieste, degli<br />
ostacoli al miglioramento delle relazioni con i Paesi a noi viciniori.<br />
Come essere ottimisti?<br />
***<br />
Fortunatamente ad una Italia ufficiale, che ci rimane ancora<br />
troppo distante, si affianca l'Italia degli Italiani, dei tanti cioè<br />
che giorno dopo giorno, grazie soprattutto al nostro impegno,<br />
stanno riscoprendo la nostra storia che poi altro non è se non<br />
una pagina della storia d'Italia. Se ne parla, se ne può parlare<br />
nelle piazze e nelle scuole. Qui forse ancora troppo poco, ma<br />
una breccia è stata aperta. Nella mente e nei cuori della gente<br />
comune stanno cadendo quei tabù che, strumentalmente fomentati,<br />
in passato ci avevano assai amareggiato la vita.<br />
E' probab<strong>il</strong>mente la cosa più bella; la sola che può darci quel<br />
pizzico di serenità in più per vivere in pace con noi stessi l'incombente<br />
Natale.<br />
***<br />
Serenità ce la deve dare la certezza di aver fatto a suo tempo<br />
la scelta giusta e la consapevolezza di essere dalla parte della<br />
ragione, di sentirci ed essere orgogliosamente Italiani, di aver<br />
permesso ai nostri figli di crescere in un Paese che, pur con le<br />
sue molte pecche, è migliori di tanti altri. Serenità, infine, ce la<br />
può dare <strong>il</strong> raccoglierci con i nostri cari attorno ad un tavolo festosamente<br />
imbandito per assaporare, magari, un gustoso piatto<br />
della tradizionale cucina istriana suggeritoci, con le sue ricette,<br />
dall'amico Nuccio La Perna.<br />
Auguro a tutti un sereno Natale.<br />
SILVIO MAZZAROLI<br />
ALL’INTERNO<br />
Perequazione pensionistica:<br />
una vittoria storica<br />
di Carlo Montani<br />
***<br />
4 novembre 1918:<br />
dalla Questione adriatica<br />
all’Europa unita<br />
di Gianantonio Godeas<br />
***<br />
Premio letterario “Tanzella”<br />
“Le tre sorelle”<br />
di Irma Sandri Ubizzo<br />
***<br />
‘Sta mia cara e vecia Pola…<br />
“Malanni & rimedi”<br />
di Romano Vidotto<br />
***<br />
La zena con le gheishe<br />
di Roberto Stanic<br />
***<br />
Rasparagano:<br />
chi era costui?<br />
di Veniero Venier<br />
***<br />
Turuntass e Valdifighisti<br />
di N. Miglia e A. Vidossi<br />
***<br />
Lettere in redazione<br />
risponde S<strong>il</strong>vio Mazzaroli
PAG.2 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
FLASH<br />
A CURA DELLA REDAZIONE<br />
CON LA COLLABORAZIONE<br />
DEI LETTORI<br />
Novara. Esodo e scuole<br />
Con la riapertura dell'anno scolastico,<br />
sono ripresi gli inviti da<br />
parte delle scuole per collaborare<br />
a programmi di studio concernenti<br />
la storia contemporanea. Il<br />
giorno 17 ottobre u.s., la Anvgd<br />
di Novara è intervenuta nella<br />
scuola elementare “Nicolo Tomaseo”<br />
di Novara, per partecipare<br />
con gli insegnanti e gli alunni di<br />
IV e V ad una giornata di lavoro,<br />
nel corso della quale hanno <strong>il</strong>lustrato<br />
agli alunni aspetti riguardanti,<br />
in particolare: esodo, foibe,<br />
campi profughi, luoghi di provenienza<br />
degli Esuli giuliano dalmati.<br />
A tal fine gli intervenuti si<br />
sono avvalsi di video cassette dei<br />
nostri luoghi di provenienza e di<br />
testimonianze video sull'esodo e<br />
sulle foibe, suscitando l'interesse<br />
degli insegnanti e degli alunni. A<br />
fine anno scolastico, a seguito di<br />
ulteriori incontri, <strong>il</strong> gruppo di lavoro<br />
della scuola farà un libretto<br />
e un cd sui temi trattati. Ci auguriamo<br />
che tutto questo possa contribuire<br />
a colmare <strong>il</strong> “buco nero”<br />
di una parte di storia Italiana dimenticata.<br />
ANTONIO SARDI<br />
Pisa. Rotonda<br />
“Martiri delle Foibe”<br />
Dopo una battaglia quasi decennale<br />
combattuta dal locale<br />
Comitato dell'Anvgd con <strong>il</strong> Comune<br />
di Pisa, finalmente anche la<br />
toponomastica di questa Città<br />
contempla una via, anzi una rotonda,<br />
dedicata ai “Martiri delle<br />
Foibe”. La cerimonia di intitolazione<br />
si è svolta sabato 24 settembre,<br />
in concomitanza con <strong>il</strong><br />
Raduno nazionale degli Esuli fiumani,<br />
svoltosi nella città della<br />
Torre. Erano presenti le massime<br />
Autorità cittadine con <strong>il</strong> Gonfalone<br />
comunale,<strong>il</strong> Presidente nazionale<br />
dell'Associazione, Toth, <strong>il</strong><br />
Presidente della Federazione,<br />
Brazzoduro, i rappresentanti delle<br />
Forze Armate e di varie Associazioni<br />
e non molti esuli e simpatizzanti.<br />
Il vicesindaco, avv.<br />
Cavallaro, ha ricordato <strong>il</strong> lungo<br />
travaglio che ha portato alla realizzazione<br />
dell'iniziativa e affermato<br />
che gli Istriani, ormai ben<br />
inseriti nella comunità pisana,<br />
godono del generale apprezzamento<br />
dei cittadini. Parlando poi<br />
a titolo personale, ha ricordato<br />
con affetto un'amica istriana, L<strong>il</strong>iana<br />
Superina, deceduta molto<br />
giovane e, con espressioni di<br />
profonda stima e simpatia <strong>il</strong> col.<br />
Bari. Gli altri oratori intervenuti<br />
hanno espresso la loro soddisfazione<br />
affermando che cerimonie<br />
di questo tipo segnano <strong>il</strong> riconoscimento<br />
di un capitolo importante<br />
della nostra storia e <strong>il</strong> superamento<br />
di pregiudizi nei confronti<br />
degli Esuli. La Presidente<br />
del Comitato provinciale di Pisa,<br />
Rossella Bari, commossa, ha ringraziato<br />
dapprima <strong>il</strong> Vicesindaco<br />
per le parole di apprezzamento<br />
nei confronti di suo padre e poi<br />
l'Amministrazione comunale per<br />
aver finalmente concesso uno<br />
spazio così importante nella viab<strong>il</strong>ità<br />
cittadina al ricordo dei<br />
Martiri delle Foibe. Ha fatto seguito<br />
una preghiera recitata da<br />
Mons. Crisman e lo scoprimento<br />
di una delle quattro insegne che<br />
indicano la denominazione della<br />
rotonda.<br />
ROSSELLA BARI<br />
Trieste. Provocazione<br />
di stampo titino<br />
In occasione dell'Anniversario<br />
di Osimo sono apparsi in Città<br />
numerosi manifesti, a dir poco<br />
provocatori. Partigiani titini, alcuni<br />
a cavallo, con bandiere della<br />
Jugoslavia al vento, sullo sfondo<br />
del Municipio di Piazza Unità.<br />
La foto, in bianco e nero, ravvivata<br />
con una<br />
stella rossa,<br />
scattata nei primi<br />
giorni di<br />
maggio del '45,<br />
subito dopo<br />
l'arrivo del IX<br />
Corpus, serviva<br />
a pubblicizzarel'esecuzione<br />
che <strong>il</strong> coro<br />
partigiano<br />
Pinko Tomazic<br />
avrebbe tenuto<br />
a Sgonico (piccolo<br />
Comune<br />
del Carso) <strong>il</strong><br />
successivo 20<br />
novembre. Il contenuto del manifesto<br />
e la certamente non casuale<br />
concomitanza temporale della<br />
sua apparizione, non hanno mancato<br />
di suscitare la reazione sia<br />
degli Esuli che dell'On. Menia.<br />
Meraviglia per la protesta da parte<br />
degli “slavofoni” triestini che<br />
con l'iniziativa intendevano semplicemente<br />
“celebrare degnamente<br />
<strong>il</strong> 60° anniversario della liberazione<br />
della Città”. Beati loro!<br />
Ma chissà perché in novembre<br />
e non a maggio? Sorpreso anche<br />
<strong>il</strong> candidato sindaco per <strong>il</strong><br />
centro-sinistra, Ettore Rosato, visto<br />
- ha affermato - che la foto era<br />
apparsa anche (non senza polemiche)<br />
sul calendario 2005 dell'Esercito<br />
italiano. Purtroppo è<br />
vero! Lo riconosco con profondo<br />
rammarico da Triestino, da Esule<br />
e, soprattutto, da Generale. S M<br />
Iniziative<br />
per <strong>il</strong> trentennale<br />
di Osimo<br />
Il 10 novembre 1975 Mariano<br />
Rumor e M<strong>il</strong>os Minic, Ministri<br />
degli Esteri di Italia e Jugoslavia,<br />
firmavano in un clima di farraginosa<br />
segretezza i famigerati Accordi<br />
di Osimo, con cui la Zona B<br />
del cosiddetto Territorio Libero<br />
di Trieste veniva trasferita definitivamente<br />
sotto la sovranità della<br />
Repubblica federativa. L'evento<br />
è stato ricordato con una serie di<br />
iniziative, particolarmente nume-<br />
rose a Trieste , dove è stata realizzata,<br />
tra l'altro, un'apposita Mostra<br />
fotografica, ma anche altrove<br />
non sono mancate apposite conferenze<br />
Tra queste iniziative vale la pena<br />
di ricordare <strong>il</strong> Convegno realizzato<br />
a Foggia a cura dei giovani<br />
“Amici degli Esuli”, e soprattutto<br />
quello tenutosi a M<strong>il</strong>ano,<br />
proprio <strong>il</strong> 10 novembre, ad iniziativa<br />
della Facoltà di Scienze politiche<br />
dell'Università Cattolica e<br />
del locale Comitato Anvgd, di<br />
fronte ad un'aula stracolma.<br />
Tutti i relatori hanno convenuto<br />
nel riconoscere la r<strong>il</strong>evanza per<br />
molti aspetti traumatica di quanto<br />
venne codificato ad Osimo, con<br />
accenti particolarmente<br />
suggestivi<br />
nel richiamo ai<br />
valori etici dell'opposizionegiuliano-dalmata<br />
(Baroni) ed ai<br />
condizionamenti<br />
politici derivanti<br />
dall'avvento della<br />
“solidarietà nazionale”<br />
e dalla strategia<br />
di equidistanza<br />
perseguita<br />
dalla Jugoslavia<br />
(De Leonardis),<br />
ma anche con richiami<br />
pragmatici<br />
alle prospettive future in tema di<br />
restituzione dei beni nel nuovo<br />
quadro europeo (Maresca), ed a<br />
quelle non meno importanti di<br />
natura economica (Caputo), senza<br />
trascurare gli sv<strong>il</strong>uppi a più<br />
lungo termine, perché la storia<br />
non finisce oggi (Montani), ma<br />
propone una serie di cause ed effetti<br />
in perenne divenire, esaltate<br />
dalla caduta del comunismo e<br />
dall'avvento di pur imperfetti<br />
pluralismi (Ghiringhelli).<br />
E' importante che <strong>il</strong> trentennale<br />
di Osimo non sia passato sotto s<strong>il</strong>enzio:<br />
non tanto per ribadire le<br />
responsab<strong>il</strong>ità storiche dei suoi<br />
responsab<strong>il</strong>i, quanto perché, a<br />
prescindere dalla questione dei<br />
confini, rimangono tuttora aperte<br />
molte delle questioni che ci riguardano,<br />
quali le restituzioni,<br />
gli indennizzi e la tutela delle<br />
tombe italiane ed altre che riguardano<br />
<strong>il</strong> nostro Paese, quali la collaborazione<br />
in materia economica<br />
ed infrastrutturale. C M<br />
Appello a Pera<br />
e Berlusconi<br />
In una lettera al presidente del<br />
Senato, Marcello Pera, e al presidente<br />
del Consiglio, S<strong>il</strong>vio Berlusconi,<br />
<strong>il</strong> presidente dell'Unione<br />
Italiana, Maurizio Tremul, ha<br />
chiesto che <strong>il</strong> disegno di legge<br />
sulla cittadinanza italiana per i<br />
connazionali d'Istria, Fiume e<br />
Dalmazia rimasti ed esuli nel<br />
mondo, sia assegnato nuovamente<br />
in sede deliberante alla Prima<br />
Commissione permanente Affari<br />
costituzionali del Senato. «In<br />
questo modo - sottolinea Tremul<br />
- <strong>il</strong> provvedimento, come licenziato<br />
con voto unanime dalla Camera<br />
dei deputati, potrà essere<br />
rapidamente convertito in legge<br />
dello Stato e sarà data la giusta risposta<br />
alle legittime attese, in tema<br />
di cittadinanza, agli italiani<br />
dell'Istria, del Quarnero e della<br />
Dalmazia, ovunque essi si trovino<br />
oggi a risiedere».<br />
Red.<br />
Maria Luisa Delzotto<br />
espone a Cesena<br />
Sabato, 19 novembre alle ore<br />
18,30, presso la Galleria Comunale<br />
d’Arte, vicolo Cesuola, Cesena,<br />
sarà inaugurata la mostra<br />
personale di Maria Luisa Delzot-<br />
to, che si protrarrà fino al 11 Dicembre<br />
2005. La rassegna è costituita<br />
da opere di medio e grande<br />
formato, oli e tecniche miste,<br />
eseguite in un arco di tempo che<br />
va dal 90 ad oggi.Sono presenti<br />
l’olio che le valse nel 92 <strong>il</strong> secondo<br />
premio “Festival delle Arti in<br />
Sardegna “ della Cosarda, e quello<br />
che le valse nel 95 <strong>il</strong> primo<br />
premio drll’A.N.E.B. “Un fiore<br />
per Mandela”. Nel catalogo Francesca<br />
Angela Zaru scrive che <strong>il</strong><br />
f<strong>il</strong>o rosso che guida l’operare artistico<br />
della Delzottoè è <strong>il</strong> rapporto<br />
fra luce, materia e colore, assorbimento<br />
e rifrangenza. Il nucleo<br />
portante è l’informale, ma<br />
nella pittura e nelle tecniche miste<br />
affiorano cieli barocchi e <strong>il</strong> dinamismo<br />
futurista, che, sorretti<br />
dall’esperienza della relatà, dei<br />
tramonti e delle albe, conducono<br />
a una sorta di astrattismo lirico.<br />
Originale nelle sue opere è l’impiego<br />
delle plastiche: combuste e<br />
usate come materia-colore. Esse<br />
agiscono in sincronia con la pittura,<br />
sullo stesso piano di resa<br />
estetica dei materiali pittorici.<br />
Nelle opere più recenti, a sottolineare<br />
una ricerca di senso, riaffiora<br />
la figurazione, non diretta<br />
ma sotto forma di metafora, spesso<br />
collegata al vissuto personale.<br />
RED. MI.<br />
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA<br />
Del resto, si tratta di particolari<br />
che confermano l'assunto di fondo,<br />
ben dimostrato dal deferimento ai<br />
probiviri della Democrazia Cristiana,<br />
a carico di taluni deputati che<br />
avevano votato in dissenso dagli<br />
ordini ricevuti: tra di essi, l'On.<br />
Tombesi, che è intervenuto al Convegno<br />
di Trieste ricordando quell'episodio<br />
increscioso, e gli effetti<br />
negativi che ne derivarono a danno<br />
di qualche patriota come l'On. Bologna,<br />
la cui carriera politica fu<br />
compromessa in termini definitivi<br />
dall'atteggiamento di nob<strong>il</strong>e opposizione<br />
ad Osimo, con cui aveva<br />
motivato <strong>il</strong> suo voto contrario, dissociandosi<br />
dalle direttive di scuderia.<br />
In realtà, come tutti sanno,<br />
molti parlamentari lasciarono l'aula,<br />
sia in occasione del dibattito per<br />
l'autorizzazione a procedere, sia in<br />
quello, ancora più importante, per<br />
la ratifica, ma i deputati e senatori<br />
di area governativa che ebbero <strong>il</strong><br />
coraggio di esprimersi palesemente<br />
contro Osimo si contano sulle dita<br />
di una mano.<br />
Il Convegno di Trieste è stato<br />
meritorio anche per altri aspetti,<br />
meno innovativi dal punto di vista<br />
conoscitivo, ma non meno importanti,<br />
non soltanto sul piano della<br />
pur doverosa memoria storica, ivi<br />
compreso l'approfondimento delle<br />
responsab<strong>il</strong>ità politiche. Sono da<br />
sottolineare, in questo senso, la<br />
conferma della teoria, peraltro ampiamente<br />
maggioritaria, secondo<br />
cui <strong>il</strong> trasferimento di sovranità<br />
sulla Zona “B” avvenne proprio<br />
con Osimo, e non, come si sostiene<br />
altrimenti, in specie da parte slava,<br />
con <strong>il</strong> Memorandum del 1954; oppure,<br />
l'affermazione secondo cui,<br />
almeno sul piano giuridico, c'è ancora<br />
molto da fare, in specie sul<br />
piano della restituzione dei beni a<br />
suo tempo nazionalizzati, dove <strong>il</strong><br />
diritto comunitario apre notevoli<br />
prospettive alle rivendicazioni dei<br />
singoli aventi causa, anche quando<br />
i beni non esistano più (nel qual caso<br />
è ipotizzab<strong>il</strong>e la richiesta di risarcimento).<br />
Si tratta, giova sottolinearlo,<br />
di tesi autorevoli, proposte<br />
rispettivamente dal Prof. De Leo-<br />
M<strong>il</strong>ano: corsi<br />
di formazione<br />
all’Università<br />
della terza età<br />
Il Comitato Provinciale<br />
ANVGD di M<strong>il</strong>ano ha organizzato,<br />
nell’ambito dell’Università<br />
per la Terza Età UNITRE, un<br />
Corso intitolato “Storia e cultura<br />
d’Italia - Istria, Fiume, Dalmazia”.<br />
Docenti prestigiosi come<br />
Tarticchio, Mauri, Gregorovich,<br />
Predolin, e tanti altri <strong>il</strong>lustrano le<br />
vicende storiche e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
culturale delle terre di frontiera,<br />
all’estremo lembo orientale dell’Italia,<br />
dalla più remota antichità<br />
ai giorni nostri. Le lezioni sinora<br />
svolte hanno riscosso l’entusiasmo<br />
e gli applausi dell’uditorio.<br />
Esse continueranno sino a fine<br />
maggio 2006, ogni martedì dalle<br />
17 alle 19 in Via Circo, 4 a M<strong>il</strong>ano<br />
(in fondo a Via Torino, Largo<br />
Carrobbio. Tram 2, 12, 14. Metrò<br />
1 e 3). La quota di iscrizione all’UNITRE<br />
è ridotta da 150 a 100<br />
€ per chi presenta la tessera<br />
ANVGD e dà diritto a partecipare<br />
anche a qualsiasi altro corso,<br />
scegliendo tra centinaia di possib<strong>il</strong>ità.<br />
Per ogni chiarimento telefonare<br />
dopo le ore 20 al numero<br />
339.851.85.91. RED. MI.<br />
OSIMO<br />
DIETRO LE QUINTE<br />
nardis dell'Università Cattolica e<br />
dal Prof. Maresca dell'Università di<br />
Udine.<br />
Non è mancato, infine, chi ha<br />
proposto i conti economici sugli effetti<br />
di Osimo, come <strong>il</strong> Consigliere<br />
Rocco, dimostrando che <strong>il</strong> costo diretto<br />
del trattato e degli accordi allegati<br />
non è stato inferiore ai 300<br />
m<strong>il</strong>iardi di ex lire, da attualizzare<br />
opportunamente: davvero un ottimo<br />
affare, in specie quando si pensi<br />
che i ritorni positivi enfatizzati<br />
dai sostenitori dell'iniziativa non ci<br />
sono stati e che, al contrario, le ricadute<br />
negative, in specie per Trieste,<br />
oltre ad essere incalcolab<strong>il</strong>i, sono<br />
anche irrimediab<strong>il</strong>i. L'aspetto<br />
economico di Osimo, in realtà, viene<br />
spesso trascurato, ma la sua r<strong>il</strong>evanza,<br />
che è bene avere ribadito, è<br />
fuori discussione.<br />
Si può ben dire che abbia avuto<br />
tutte le ragioni <strong>il</strong> Presidente della<br />
Lega Nazionale, Avv. Paolo Sardos<br />
Albertini, quando ha evidenziato, a<br />
conclusione dei lavori, che Osimo<br />
non fu soltanto un grave errore di<br />
strategia politica, ma prima ancora,<br />
una grossa stupidaggine, che rimane<br />
negli annali della storia italiana<br />
come un “quid novi” di cui è impossib<strong>il</strong>e<br />
non vergognarsi. Si dovrebbe<br />
aggiungere che Osimo, oltre<br />
a tutto ciò, fu qualcosa di peggio:<br />
un alto tradimento, reato imprescrittib<strong>il</strong>e<br />
e quindi passib<strong>il</strong>e, almeno<br />
in teoria, delle pene statuite<br />
dalla legge, come sottolinearono i<br />
patrioti triestini già dal 1975. Queste<br />
sono evidenze incontestab<strong>il</strong>i, ed<br />
aggravate dal fatto che la lezione<br />
non sarebbe servita, perché l'errore<br />
fu ripetuto senza alcuna attenuante<br />
anche nel 1991, quando l'Italia si<br />
affrettò a riconoscere le nuove Repubbliche<br />
di Croazia e Slovenia<br />
sorte dal disfacimento della Jugoslavia,<br />
e sempre senza contropartite.<br />
Davvero, la “cupidigia di serv<strong>il</strong>ismo”<br />
a cui fecero riferimento nel<br />
1947 Benedetto Croce e Vittorio<br />
Emanuele Orlando è un male oscuro<br />
e pervicace, di cui chissà mai<br />
quando <strong>il</strong> bel Paese riuscirà a guarire.<br />
CARLO MONTANI
L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.3<br />
PEREQUAZIONE PENSIONISTICA:<br />
UNA VITTORIA STORICA<br />
La<br />
di Carlo Montani<br />
lunga vicenda che ha<br />
opposto nelle sedi giudiziarie<br />
gli esuli, gli ex<br />
combattenti e le categorie assim<strong>il</strong>ate,<br />
da una parte, e l'Istituto Nazionale<br />
della Previdenza Sociale, dall'altra,<br />
si è finalmente conclusa con<br />
una sentenza della Suprema Corte<br />
(7 luglio 2005, n. 14285) che ha visto<br />
soccombere la tesi dell'INPS, a<br />
fronte del ricorso presentato in<br />
Cassazione contro le pronunzie<br />
analoghe del Tribunale di Pistoia e<br />
della Corte d'Appello di Firenze. E'<br />
stato riconosciuto, infatti, <strong>il</strong> diritto<br />
degli aventi causa agli aumenti periodici<br />
previsti dalla Legge 140/85,<br />
a ricevere le perequazioni annuali<br />
in misura piena, anziché (secondo<br />
l'interpretazione dell'Istituto) in<br />
quella ridotta riveniente dal calcolo<br />
delle variazioni Istat non già dalla<br />
data di entrata in vigore della normativa<br />
in parola, come richiesto<br />
dall'equità e dalla logica, ma dalle<br />
date di collocamento in quiescenza<br />
dei singoli pensionati.<br />
Non è <strong>il</strong> caso di ricordare che la<br />
prassi instaurata dall'INPS si traduceva<br />
in una discriminazione a danno<br />
dei pensionati meno anziani,<br />
mentre era evidente come <strong>il</strong> legislatore<br />
avesse voluto dare un riconoscimento<br />
simbolico, ma di ovvio<br />
valore morale, a tutti gli ex combattenti,<br />
orfani di guerra, esuli, e<br />
via dicendo, che avevano sofferto<br />
per fatti oggettivi da cui erano derivate<br />
obbligazioni nei loro confronti,<br />
assolutamente uguali. In altri<br />
termini, la maggiorazione iniziale<br />
di 30 m<strong>il</strong>a ex lire avrebbe dovuto<br />
avere un trattamento perequativo<br />
diverso da quello della pensione<br />
ordinaria, rivalutandosi per tutti, di<br />
anno in anno, sulla cifra di base, sino<br />
a raggiungere, attualmente, un<br />
valore più che doppio, indotto da<br />
un ventennio di svalutazioni progressive.<br />
Giova aggiungere che<br />
l'interpretazione favorevole all'IN-<br />
PS, infondata anche dal punto di<br />
vista letterale, è stata contraddetta,<br />
nel corso dell'ultima legislatura, da<br />
un disegno di legge d'iniziativa “bipartisan”<br />
(firmatari gli on.li Menia,<br />
Rosato ed altri), in cui, per dirimere<br />
definitivamente la controversia, si<br />
ribadiva in termini ancora più<br />
espliciti la volontà politica di apportare<br />
a vantaggio di tutti le perequazioni<br />
alla maggiorazione annuale<br />
con decorrenza “ex tunc”,<br />
cioè dal 1985. L'iter di questa legge<br />
non si è ancora concluso ma <strong>il</strong> suo<br />
contenuto evidenzia, se per caso ve<br />
ne fosse stato bisogno, come la tesi<br />
dell'Istituto non avesse trovato alcun<br />
supporto nemmeno in sede<br />
parlamentare.<br />
Ora, la sentenza della Cassazione<br />
pone una pietra m<strong>il</strong>iare nella vicenda,<br />
ma purtroppo non definitiva,<br />
almeno sino a quando la legge di<br />
cui sopra non sia definitivamente<br />
approvata. Infatti, l'ordinamento<br />
giuridico italiano non prevede l'applicazione<br />
automatica della sentenza<br />
a tutti gli aventi diritto, che si<br />
trovano nella necessità di dovere a<br />
loro volta avviare azioni specifiche<br />
contro l'INPS (già pervenute a sentenza<br />
nel numero di parecchie centinaia,<br />
ai primi gradi di giudizio,<br />
senza che l'Istituto sia mai riuscito<br />
a far prevalere la sua tesi). Tuttavia,<br />
dopo <strong>il</strong> 7 luglio la strada degli<br />
esuli pensionati e delle categorie<br />
assim<strong>il</strong>ate non conosce più alcun<br />
ostacolo giuridicamente r<strong>il</strong>evante.<br />
A questo punto, sarebbe <strong>il</strong> caso<br />
che qualcuno, ai vertici dell'INPS,<br />
si mettesse una mano sulla coscienza<br />
e si decidesse a statuire a<br />
livello regolamentare <strong>il</strong> diritto di<br />
tutti gli interessati alla rivalutazione<br />
piena, evitando, tra l'altro, spese<br />
legali sempre più onerose, stante la<br />
verosim<strong>il</strong>e proliferazione delle<br />
cause. Purtroppo, visti i precedenti,<br />
e tenuto conto della pervicacia con<br />
cui è stata perseguita la difesa di<br />
posizioni quanto meno opinab<strong>il</strong>i,<br />
non è possib<strong>il</strong>e farsi soverchie <strong>il</strong>lusioni,<br />
e bisognerà agire di conseguenza,<br />
tanto più che le sentenze<br />
più recenti hanno fatto carico all'INPS<br />
anche delle spese di controparte.<br />
Un'ultima considerazione riguarda,<br />
doverosamente, talune Organizzazioni<br />
degli esuli che con altrettanta<br />
pervicacia avevano sempre<br />
“sconsigliato” la base dall'assumere<br />
iniziative legali: anch'esse<br />
sono state servite a dovere! Del resto,<br />
gli argomenti che erano stati<br />
spesi per dissuadere gli aventi causa<br />
non avrebbero potuto essere ragionevolmente<br />
condivisi, tanto più<br />
che alle stesse sentenze di primo<br />
grado, come tutti sanno, è riconosciuto<br />
valore esecutivo. Poi, era<br />
stato sconvolgente leggere che le<br />
attese degli esuli non avrebbero<br />
dovuto sostanziarsi in una questione<br />
da “quattro soldi”, tanto più che<br />
per molti di loro, in condizioni di<br />
povertà, una manciata di euro assume<br />
un valore assai importante non<br />
solo moralmente, ma ben prima,<br />
concretamente, traducendosi nella<br />
possib<strong>il</strong>ità di acquistare qualche<br />
ch<strong>il</strong>o di pane o qualche litro di latte<br />
in più, e di far quadrare meno peggio<br />
un b<strong>il</strong>ancio mens<strong>il</strong>e che più<br />
magro non si potrebbe immaginare.<br />
Ebbene, non sarebbe <strong>il</strong> caso che<br />
si ammettesse l'errore, e soprattutto,<br />
che si invitassero i nostri pensionati,<br />
con tutti i supporti del caso,<br />
ad ottenere, una volta tanto, un<br />
minimo di giustizia?<br />
4 novembre 1918:<br />
dalla Questione adriatica<br />
all’Europa unita<br />
incontro, tenutosi lo scorso 4 novembre presso <strong>il</strong><br />
L'“Circolo F<strong>il</strong>ologico M<strong>il</strong>anese”, ha voluto ricordare<br />
la Vittoria del 1918 accostandola alla tragedia giuliano-dalmata.<br />
Legame forzato solo in apparenza, perché la<br />
“vittoria mut<strong>il</strong>ata” si pone al centro della fase storica dei<br />
nazionalismi esasperati durante la quale si sv<strong>il</strong>upparono<br />
le condizioni che condussero al dramma finale degli italiani<br />
dei confini orientali: le uccisioni indiscriminate dell'autunno<br />
1943 e della primavera-estate1945 e l'esodo,<br />
ovvero la pulizia etnica, che "bonificò" quei territori "liberandoli"<br />
dalle genti italiane per consegnarli, alla fine di<br />
tortuose vicende, ai due neo stati balcanici, Slovenia e<br />
Croazia, che mai li avevano posseduti. Nel corso dell'incontro<br />
è stato tratteggiato un percorso che, sulla base della<br />
verità storica, era volto a ridare la Patria, quantomeno<br />
morale e culturale, a chi materialmente l'aveva perduta.<br />
In tale ottica è stato ricordato Nicolò Tommaseo, di cui<br />
Sereno Detoni ha tracciato la visione politica, dalla difesa<br />
della Repubblica di Venezia dall'austriaco invasore<br />
(1848-'49), alla sua visione di un'Italia federalista, in opposizione<br />
a quella centralista dei Savoia, di cui la repubblica<br />
Veneta, unitamente alla sua Dalmazia, avrebbe dovuto<br />
far parte; una contrapposizione spinta al punto da<br />
fargli rifiutare la nomina a senatore del Regno.<br />
I sentimenti anti-italiani della duplice monarchia<br />
Asburgica, dopo <strong>il</strong> 1866, sono stati invece <strong>il</strong>lustrati dal<br />
prof. Giulio Vignoli che, in particolare, ha sottolineato<br />
come, soprattutto a seguito dell'acquisizione del Veneto<br />
al Regno d'Italia, la stessa abbia sempre favorito l'elemento<br />
slavo, che dava molte più garanzie di fedeltà agli<br />
Asburgo-Lorena, e discriminato i propri sudditi di nazionalità<br />
italiana residenti nella regione Giulia e Dalmazia<br />
ai quali, anche dopo generazioni, non concedeva la cittadinanza<br />
e di cui osteggiava persino l'istruzione nella lingua<br />
madre con la chiusura di alcune scuole italiane. Ha,<br />
altresì, ricordato i tentativi di Vienna di influire sui risultati<br />
delle elezioni amministrative laddove era maggioritaria<br />
l'etnia italiana allargando, in particolare, le circoscrizioni<br />
elettorali delle città rivierasche della Dalmazia<br />
ai rispettivi entroterra, per includervi nel modo più ampio<br />
possib<strong>il</strong>e elementi slavi. Si arriva così al regicidio di<br />
Sarajevo, alla Grande Guerra ed alla cosiddetta “vittoria<br />
mut<strong>il</strong>ata”, per la mancata annessione all'Italia della Dalmazia.<br />
Solo l'enclave di Zara viene inclusa nel Regno. La<br />
politica ost<strong>il</strong>e e persecutoria verso gli italiani attuata dal<br />
Regno degli Slavi del Sud genera <strong>il</strong> primo esodo degli<br />
italiani di Dalmazia che conseguentemente, anche lungo<br />
la costa, diventano etnia minoritaria. L'impresa del poeta-soldato<br />
Gabriele D'annunzio porterà poi all'occupazione<br />
m<strong>il</strong>itare di Fiume ed alla sua ritardata annessione<br />
all'Italia nel 1924.<br />
Nel successivo intervento, lo studioso triestino Giorgio<br />
Rustia ha confutato gran parte degli asserti con cui<br />
pseudostorici, di formazione e cultura comunista come<br />
Gianni Oliva, cercano con verità fasulle di suffragare le<br />
tesi giustificazioniste per quanto successo nelle nostre<br />
terre. Ad esempio, ha definito destituita di qualsiasi fondamento<br />
la persecuzione italiana del clero slavo; nulla a<br />
che fare con le documentate uccisioni di ben dodici sacerdoti<br />
italiani massacrati dai titini, tra cui Don Angelo<br />
Tarticchio e Don Bonifacio. Ancora, ha definito una fantasiosa<br />
invenzione del suddetto storico <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> governo<br />
fascista nel 1925 abbia italianizzato i nomi delle<br />
ACCOLTO IL RICORSO DELL’UGL<br />
PER PROFUGHI ED EX COMBATTENTI<br />
città istriane, mutando Poreck in Parenzo, Pula in Pola,<br />
Koper in Capodistria,… tant'è che dette località anche<br />
sulla cartografia dei tempi dell'Austria erano indicate in<br />
italiano. Ha attribuito la soppressione delle scuole slave<br />
all'applicazione della riforma Gent<strong>il</strong>e che unificò, obbligatoriamente<br />
in tutto lo stato, la lingua d'insegnamento e<br />
precisato, circa <strong>il</strong> “taroccamento” dei cognomi slavi in<br />
italiano, che <strong>il</strong> Governo M<strong>il</strong>itare Alleato concesse nel dopoguerra,<br />
a seguito di altrettante richieste, <strong>il</strong> ripristino di<br />
soli 421 cognomi originari sui 19.093 cambiamenti avvenuti<br />
dal 1925 al 1943. Ha ricordato, infine, come l'Istria<br />
abbia subito nel 1943 due terrib<strong>il</strong>i invasioni: prima<br />
quella delle bande slavo-comuniste che, con <strong>il</strong> pretesto di<br />
punire i fascisti e la complicità di comunisti locali, cominciarono<br />
a perseguitare gli italiani e poi quella dei tedeschi<br />
che, presentatisi con la divisione corazzata Prinz<br />
Eugen, liberò sì l'Istria dalle bande titine, ma provocò anche<br />
morti tra la popolazione civ<strong>il</strong>e per rappresaglia o per<br />
bombardamenti, come quello di Pisino. Circa i combattenti<br />
della RSI, questi difesero con onore i confini della<br />
Patria pagando un prezzo terrib<strong>il</strong>e in termini di vite umane,<br />
sia guerra durante che successivamente, portati a morire<br />
nei campi di sterminio slavi quali Borovnica ed altri.<br />
Il giornalista Luciano Garibaldi ha letto quanto <strong>il</strong> senatore<br />
Franco Servello ha voluto tracciare come sue memorie<br />
di quella tragica epoca. In particolare, è stato ricordato<br />
che mentre De Gasperi trattava per cercare di ammorbidire<br />
la pesantezza delle richieste dei 21 stati vincitori,<br />
un certo Palmiro Togliatti preparava una memoria,<br />
in base alla quale <strong>il</strong> plenipotenziario russo, Molotov, dichiarava<br />
essere la Venezia Giulia abitata da slavi ed era<br />
quindi giusto venisse consegnata alla Jugoslavia comunista.<br />
Nel successivo intervento, <strong>il</strong> vice Presidente nazionale<br />
della Anvgd e Presidente del Comitato Provinciale di Torino,<br />
Aqu<strong>il</strong>ante, ha denunciato <strong>il</strong> fatto che, in sessanta anni,<br />
le Associazioni degli esuli hanno conseguito ben pochi<br />
risultati positivi per coloro che rappresentano di cui<br />
molti, dopo aver passato la terrib<strong>il</strong>e esperienza dei campi<br />
profughi, vivono ancora in situazione di disagio in attesa<br />
di un aiuto concreto che li compensi di aver tutto perduto<br />
perché i loro beni o sono stati rapinati dagli slavi o di essi<br />
<strong>il</strong> governo italiano si è servito per pagare i danni di guerra<br />
alla Jugoslavia. Ha auspicato, pertanto, che le Associazioni<br />
degli esuli si facciano valide interlocutrici delle<br />
Istituzioni nazionali per pretendere, ove possib<strong>il</strong>e, la restituzione<br />
dei beni dalla Slovenia e Croazia o un equo e<br />
definitivo indennizzo dallo Stato.<br />
Da ultimo Massim<strong>il</strong>iano Lacota, Presidente dell'Unione<br />
degli Istriani, ha evidenziato la dimensione europea<br />
degli esodi del dopoguerra che hanno sconvolto, coinvolgendo<br />
nella tragedia m<strong>il</strong>ioni d'individui, la carta politica<br />
del Vecchio continente. Ha ricordato, in particolare,<br />
che ben 14 m<strong>il</strong>ioni di tedeschi hanno dovuto lasciare la<br />
Slesia, la Pomerania, <strong>il</strong> Baltico ed i Sudeti e sono oggi in<br />
contatto con noi esuli della Venezia Giulia per sollecitare<br />
l'attenzione di una Europa disattenta ai problemi di così<br />
tanti suoi cittadini, in modo da condizionare almeno l'ingresso<br />
in Europa della Croazia; ciò per un doveroso atto<br />
di giustizia verso coloro che, non solo privati del diritto<br />
di vivere ove sono nati, si vedono tuttora impossib<strong>il</strong>itati a<br />
godere delle loro proprietà.<br />
GIANANTONIO GODEAS<br />
L'Ugl, Unione Generale del Lavoro, Federazione Pensionati con sede a Trieste in Via Crispi, 5<br />
COMUNICA con soddisfazione, che l'azione giudiziaria promossa nei confronti dell'Inps per ottenere la perequazione della maggiorazione mens<strong>il</strong>e spettante ai profughi ed ex combattenti<br />
ai sensi dell'articolo 6 della Legge 140/85 e successivamente della Legge 544/1988 è stata accolta dal Tribunale di Trieste con sentenza del 30 giugno 2005 e ulteriormente positivamente<br />
risolta anche dalla Corte di Cassazione con sentenza 14285 del 7.7.2005 che ha respinto <strong>il</strong> ricorso dell'Inps che sosteneva che la perequazione dell'importo di 30.000 lire potesse essere<br />
attribuita solo per gli anni successivi alla decorrenza della pensione. Per effetto di tale sentenza i pensionati interessati (decorrenza della maggiorazione successive all'anno 1985 ovvero<br />
all'anno 1989 - se la decorrenza della pensione è anteriore al 7 marzo 1968) potranno quindi vedersi liquidare la maggiorazione, a partire dalla sua decorrenza, nell'importo adeguato,<br />
fermo restando <strong>il</strong> pagamento dei ratei nell'ambito della prescrizione decennale. Alla luce della Sentenza di Cassazione di cui sopra, tutti gli interessati aventi diritto possono rivolgersi per le<br />
informazioni del caso presso l'Ugl/Pensionati di Via Crispi, 5 a Trieste telefono: 040.661.000.<br />
Marino Tuzzi<br />
Segretario provinciale
PAG.4 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
COMPLEANNI CENTENARI ATTESTANO<br />
LA BONTÀ DELLA RAZZA ISTRIANA<br />
II<br />
20 settembre 2005 , Alma<br />
VATTA ved. CON-<br />
TUS, unica superstite<br />
dei dieci fratelli e sorelle Vatta, è<br />
stata festeggiata per <strong>il</strong> suo centesimo<br />
compleanno nella forma più<br />
affettuosa e commovente. Presenti<br />
la nuora Lidia, le nipoti<br />
Laura e Donatella, la pronipote di<br />
tre mesi Arianna e la nipote Ardea<br />
rappresentante la lunga<br />
schiera dei nipoti Schiavuzzi,<br />
Vatta, Dapretto e Manzin. Purtroppo<br />
i fam<strong>il</strong>iari presenti hanno<br />
risentito della dolorosa assenza<br />
di Dino, unico figlio di Alma, deceduto<br />
dieci mesi orsono.<br />
In un ambiente fam<strong>il</strong>iare in cui<br />
le vengono offerte attenzioni più<br />
che amorevoli si è trovata al cen-<br />
Si è spento ad Arona<br />
<strong>il</strong> Conte Gualtiero<br />
Pollesel di Tournai<br />
Ci ha dolorosamente colpiti la notizia<br />
della scomparsa del Conte Gualtiero Pollesel<br />
di Tournai, che priva <strong>il</strong> Movimento<br />
Nazionale Istria Fiume Dalmazia di un suo<br />
benemerito socio, partecipe e promotore,<br />
con inesausto spirito patriottico e generosa<br />
disponib<strong>il</strong>ità, di tutte le sue manifestazioni.<br />
Tutta la Comunità dei Giuliano Dalmati<br />
- in particolare, quella dei "suoi" Fiumani<br />
- perde con lui un impareggiab<strong>il</strong>e rappresentante<br />
di indefettib<strong>il</strong>e italianità,<br />
aperta però nei confronti di altre Comunità<br />
europee, purché sensib<strong>il</strong>i agli stessi<br />
ideali di lealtà, agli stessi elevati principi<br />
morali e religiosi, alla stessa fedeltà a tradizioni<br />
private e pubbliche legate al ruolo,<br />
che la nob<strong>il</strong>tà, non solo di nascita, ma<br />
di animo e di comportamenti personali,<br />
era in lui connaturata. Ne sono testimonianza<br />
i molteplici riconoscimenti, le prestigiose<br />
onorificenze, i diplomi e gli attestati<br />
da Lui ricevuti, per le sue attività in<br />
campo professionale e umanitario, da altissime<br />
Autorità. Doveroso, pertanto, rendere<br />
omaggio alla sua memoria, facendo<br />
un rapido cenno ai meriti da lui acquisiti,<br />
non senza fatiche, lotte, incomprensioni<br />
e, talvolta, senza quei riconoscimenti che<br />
certe autorità pubbliche istituzionali<br />
avrebbero dovuto attribuirgli.<br />
Nato a Fiume <strong>il</strong> 24 gennaio 1937, da<br />
Aristodemo e dalla nob<strong>il</strong>e Giovanna Fuli,<br />
condivise l'odissea della sua famiglia e di<br />
tutti gli Esuli, trovando dal 1947 provvisoria<br />
sistemazione a Trieste. Studente,<br />
partecipò a tutti i movimenti e manifestazioni<br />
di ardente italianità allora vive in<br />
quei contrastati anni del dopoguerra. Entrato<br />
nel campo del lavoro, trasferitosi a<br />
Novara e provincia, dal 1967 come dirigente<br />
nazionale Cisnal, fu alla testa di<br />
movimenti sindacali con una intensa attività,<br />
dal 1971 al 1983, in favore della promozione<br />
dei diritti dei lavoratori bancari,<br />
riconosciuta con iscrizione all'albo d'oro<br />
della Associazione Nazionale Insigniti<br />
Onorificenze Cavalleresche. Già membro<br />
tro di allegri festeggiamenti organizzati<br />
dalla famiglia ospitante e<br />
dalla comunità di Palombara Sabina,<br />
cittadina a pochi ch<strong>il</strong>ometri<br />
da Roma. Il rappresentante del<br />
Sindaco , a nome della cittadinanza,<br />
le ha offerto una pergamena<br />
con una medaglia ricordo; doni,<br />
fiori, e dolci offerti dalle signore<br />
del luogo hanno completato<br />
l'aspetto gioioso e signor<strong>il</strong>e<br />
della ricorrenza celebrata nello<br />
splendido giardino della residenza<br />
addobbato con vivaci festoni.<br />
La troupe televisiva del programma<br />
di Rai 1 "La vita in diretta"<br />
ha ripreso tutti i particolaridell'incontro:<br />
l'arrivo della<br />
banda giovan<strong>il</strong>e<br />
del paese<br />
seguita da<br />
splendide<br />
majorettes<br />
nonché da<br />
due ragazze<br />
vestite con <strong>il</strong><br />
folcloristico<br />
costume del<br />
luogo.<br />
Alma, felice<br />
come una<br />
bambina, è riuscita<br />
a seguire tutto lo spettacolo rispondendo<br />
anche alle tante domande<br />
della bella intervistatrice<br />
inerenti le sue origini polesane<br />
riuscendo anche ad accennare alcune<br />
canzoni della sua terra abbandonata.<br />
Toccante la parte finale,<br />
quando pur sfibrata e stanca,<br />
in lei è riaffiorato <strong>il</strong> sentimento<br />
irredentista della sua fanciullezza<br />
intonando <strong>il</strong> canto " Viva<br />
Dante gran Maestro dell'Italica<br />
favella....". Con un fleb<strong>il</strong>e grido<br />
di " Viva l'Italia " ha ringraziato<br />
tutti i partecipanti a loro volta<br />
sorpresi e commossi da sim<strong>il</strong>i<br />
sentimenti espressi da una persona<br />
così anziana. FAMIGLIA CONTUS<br />
Il<br />
giorno 8 ottobre 2005, la<br />
signora Norma DEOT-<br />
TO MATTIOLI, nata a<br />
Pola, abbonata e assidua lettrice<br />
de "L'Arena", ha compiuto 100<br />
anni! Risiede a Trento, dove nipoti<br />
e pronipoti: B<strong>il</strong>ucaglia, David,<br />
Mattioli e Pergolis hanno voluto<br />
festeggiarla. Elargisco € 20<br />
pro Arena.<br />
NEDDA BILUCAGLIA TOFFANIN<br />
II giorno<br />
21 ottobre<br />
2005,<br />
la mia mamma<br />
Rom<strong>il</strong>da PER-<br />
NICI, nostra affezionata<br />
lettrice<br />
da tanti anni,<br />
è stata<br />
festeggiata<br />
da me, sua<br />
figlia Annamaria,<br />
dal genero<br />
Franco Ciach<br />
esule di Cittanova d'Istria,<br />
dai nipoti Eliana, Ilaria<br />
e Fulvio e dai pronipoti<br />
Barbara con mamma Sonia<br />
e papa Italo ed <strong>il</strong> piccolo<br />
Cristian. Sarà lieta di veder<br />
pubblicata la sua foto sul<br />
suo giornale preferito.<br />
Elargisco € 20 pro Arena.<br />
ANNAMARIA CIACH<br />
Bellissima questa “carrellata”<br />
di simpatiche ed arz<strong>il</strong>le<br />
In ricordo dei nostri defunti<br />
della Internazionale Unione Paneuropea,<br />
di cui era Presidente S.A. Imperiale e<br />
Reale Otto d'Asburgo, fu invitato dallo<br />
stesso a incontrarlo insieme ai rappresentanti<br />
del Libero Comune di Fiume in Es<strong>il</strong>io,<br />
in data 5 Apr<strong>il</strong>e 1981, avendo l'onore<br />
e la gioia di sentire da questo alto personaggio<br />
dichiarare la sua completa adesione<br />
alla rivendicazione della italianità delle<br />
sue genti e delle terre da esse abitate!<br />
Innumerevoli i titoli riconosciuti a Pollesel,<br />
sia in campo cavalleresco, come le<br />
conferme del suo titolo comitale da parte<br />
di Re Pietro II di Jugoslavia e di sua Maestà<br />
Juan Carlos di Spagna, sia in campo<br />
accademico che m<strong>il</strong>itare. Di particolare<br />
r<strong>il</strong>evanza, altresì, sono le speciali benedizioni<br />
apostoliche da Lui ricevute, per la<br />
sua opera in campo benefico, rispettivamente<br />
da Paolo VI e da Giovanni Paolo<br />
II. Infine, mi sembra opportuno chiudere<br />
questa rassegna ricordando una delle più<br />
ambite appartenenze: quella ai Cavalieri<br />
di Malta di obbedienza Russa, di cui era<br />
Gran Priore dal 1990, operando a favore<br />
di Enti religiosi, istituti di ammalati e indigenti.<br />
Il Movimento Nazionale Istria Fiume<br />
Dalmazia, nel manifestare <strong>il</strong> più profondo<br />
rimpianto per tanta insostituib<strong>il</strong>e perdita e<br />
nel porgere le più sentite condoglianze alla<br />
sua degna Consorte Elda, auspica che <strong>il</strong><br />
suo ricordo possa essere onorato un giorno,<br />
oltre che con parole di sincero affetto,<br />
anche con un gesto di concreto riconoscimento<br />
dei suoi straordinari meriti.<br />
MARIA RENATA SEQUENZA<br />
Ricordo<br />
di Valeria Martini Giorgi<br />
Il 20 ottobre c.a. è deceduta all'ospedale<br />
San Polo di Monfalcone, dove era stata ricoverata<br />
per un attacco cardiaco che l'aveva<br />
colpita mentre soggiornava a Grado,<br />
la concittadina Valeria Martini in Giorgi.<br />
La sig.ra Valeria ed <strong>il</strong> marito Giovanni<br />
erano particolarmente noti a Trieste, dove<br />
risiedevano, ed a tutti gli esuli polesi ai<br />
cui incontri locali, regionali e nazionali,<br />
non mancavano mai d'intervenire.<br />
Valeria, diplomata alla magistrali di Pola,<br />
lasciata nel 1947, ha sempre affiancato<br />
operosamente <strong>il</strong> marito nelle sue attività<br />
imprenditoriali, prima in Romagna nella<br />
gestione di una sala cinematografica e poi<br />
a Trieste, inizialmente nella gestione del<br />
cinema “Moderno” e, successivamente,<br />
nella conduzione dell'albergo “San Giusto”.<br />
In dette attività, i coniugi Giorgi, sono<br />
sempre stati coadiuvati dai figli Claudio<br />
ed Alberta. Alla cara Valeria mi ha<br />
sempre legato una affettuosa amicizia,<br />
nonché una lontana parentela, avendo dei<br />
cugini in comune.<br />
Accoratamente partecipe del loro dolore,<br />
unitamente ai membri della Famiglia<br />
polesana di Trieste, porgo le mie più sentite<br />
condoglianze a tutti i suoi cari. Elargisco<br />
€ 50 pro Arena.<br />
BRUNO SELOVIN<br />
Ricordo dell'insegnante<br />
Aurora Kero Rover<br />
Il 6 ottobre è deceduta l'insegnante Aurora<br />
Kero Rover. Nata a Sebenico, dopo la<br />
prima Guerra Mondiale si era trasferita<br />
con la famiglia a Zara e nel 1943, a seguito<br />
dei bombardamenti della città, in Italia<br />
a Crocetta del Montello, dove serenamente<br />
si è spenta. Per 42 anni ha svolto <strong>il</strong> ruolo<br />
di educatrice, prima in Dalmazia e poi<br />
nella località di residenza in Italia. Era insignita,<br />
tra l'altro, del titolo di Commendatore<br />
della Repubblica, anche in virtù<br />
delle sue molte attività assistenziali. Autrice<br />
del libro autobiografico “Una maestra<br />
dalmata racconta”, era anche stata per<br />
molti anni collaboratrice del nostro giornale.<br />
La vita, oltre ad un marito affezionato,<br />
le aveva dato ben nove figli.<br />
LIANA ROVER<br />
“Centenarie” alle quali anche<br />
noi della Redazione, ed immaginiamo<br />
tutti i Lettori, desideriamo<br />
far giungere loro un affettuoso<br />
augurio di serenità e<br />
felicità, sperando che “L'Arena<br />
di Pola” possa far ancora Loro<br />
compagnia per tanti anni.<br />
Cogliamo l'occasione<br />
per estendere tale augurio<br />
a tutti i nostri “Anziani”<br />
ed in particolare<br />
alla Signora Giuseppina<br />
Berti Suminov, che di<br />
anni ne ha compiuti 102,<br />
ed alla Signora Jolanda<br />
Mersù B<strong>il</strong>ucaglia che <strong>il</strong><br />
25 dicembre, sotto l’albero<br />
di Natale, spegnerà la<br />
sua novantottesima candelina.<br />
Ricordo di Carmela Franzi<br />
Il 31 agosto è deceduta a Sidney nostra<br />
sorella Carmela Franzi. Era nata a Pola nel<br />
giugno 1921 e lì aveva frequentato <strong>il</strong> liceo<br />
e praticato un'intensa attività sportiva, distinguendosi<br />
nella pratica dell'atletica leggera<br />
e del nuoto. A seguito dell'esodo era<br />
poi emigrata in Australia. La vogliamo ricordare<br />
ora, che dopo tante sofferenze, ha<br />
raggiunto in cielo i suoi genitori, Rodolfo<br />
ed Anna Franzi, ed i suoi quattro fratelli<br />
Giorgio, Andreina, Mariano ed Agostino,<br />
pure lui deceduto in Australia. Questo ricordo<br />
vuole essere dedicato anche al marito<br />
Luigi Craglietto, al figlio Gorge con<br />
Sally ed alla sorella Imelda. Tutti insieme<br />
erano spesso ritornati a Pola e di ritorno,<br />
passando per Oristano dove viviamo, ci<br />
portavano i saluti degli amici superstiti di<br />
Pra' de Petruschi e ci parlavano del Scussplaz,<br />
di Valcane, Val Ovina, Grotta dei<br />
Colombi, Scoio dei Frati,…con ciò tradendo<br />
<strong>il</strong> forte legame che ancora li univa ai<br />
luoghi natii. Con i nostri 8 figli, 5 generi, 2<br />
nuore e ben otto nipoti la ricorderemo<br />
sempre.<br />
SILVIA E LUIGI FRANZI<br />
Ricordo di Ornella Grossi<br />
(Grossich) ved. Brenco<br />
La chiamavamo semplicemente “zia<br />
Nella”, con tutto <strong>il</strong> nostro rispetto, per i<br />
suoi anni, per la sua generosità, per <strong>il</strong> suo<br />
amore verso <strong>il</strong> prossimo e verso la sua<br />
città: Pola.<br />
Chi ha avuto modo di conoscerla, durante<br />
gli anni 1960/80, a fianco del consorte<br />
Carlo, quale Presidente del Circolo Giuliano/Dalmata<br />
di Genova, come preziosa e<br />
stimata collaboratrice, certamente la ricorda<br />
con affetto. Per noi tutti sarà sempre<br />
“zia Nella”.<br />
BRUNO BRENCO<br />
A tutti i fam<strong>il</strong>iari dei defunti, qui ricordati,<br />
la Redazione di “L'Arena di Pola”<br />
porge sentite condoglianze.
L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.5<br />
Premio letterario “Tanzella” - II parte<br />
LE TRE SORELLE<br />
di Irma Sandri Ubizzo<br />
C'era<br />
anche <strong>il</strong> tempo<br />
dello svago e<br />
del divertimento,<br />
della corsa in bicicletta fino al<br />
paese vicino, delle chiacchierate con<br />
le amiche, dei continui inviti ai banchetti<br />
di nozze di quelle che si sposavano,<br />
che erano banchetti impegnativi<br />
e festeggiamenti che duravano anche<br />
una settimana, delle feste da ballo,<br />
della corsa in città col calesse trainato<br />
dalla cavalla bianca per fare gli<br />
acquisti più importanti nei tanti bei<br />
negozi di quella città viva, allegra,<br />
spensierata e civ<strong>il</strong>e che era Pola italiana.<br />
Delle tre sorelle, la prima ad andarsene<br />
dal paese fu la più giovane, la<br />
terza, per via di quel matrimonio che<br />
la condusse per sempre al di là del<br />
mare <strong>Adriatico</strong>, a Venezia. Lentamente<br />
le si d<strong>il</strong>uirono nell'ancora giovane<br />
e fresca mente di ragazza i ricordi<br />
e i colori accesi e br<strong>il</strong>lanti della<br />
sua terra d'origine, mentre <strong>il</strong> diverso<br />
clima e le mollezze della laguna veneta,<br />
la magia e la bellezza di palazzi,<br />
chiese, calli, ponti, campielli, fondamenta<br />
e canali, insieme alla bella e<br />
grande casa da sposa situata in calle<br />
della Madonna, nel sestiere di Dorsoduro,<br />
divennero <strong>il</strong> suo nuovo ambiente<br />
di vita, fecero di lei una fine signora<br />
veneziana.<br />
Così la Serenissima, dominante<br />
per secoli le meravigliose, ridenti, solari<br />
e solitarie terre d'Istria e di Dalmazia,<br />
si riprese questa figlia istroveneta.<br />
Che rimase sempre (e lo è ancora)<br />
una accanita lettrice di stone:<br />
romanzi, saggi, narrativa, biografie.<br />
Mentre ella amava e accudiva <strong>il</strong><br />
marito, e si abituava alla nuova vita<br />
(e nacque presto, come natura e amore<br />
volevano, la prima bambina), finiva<br />
in Italia la devastante e sbagliata<br />
guerra voluta da Mussolini per partecipare<br />
al tavolo di pace cercando benefici<br />
per l'Italia convinto che, avendo<br />
la Germania occupato ormai quasi<br />
completamente l'Europa, essa avrebbe<br />
avuto la durata al massimo di<br />
qualche settimana.<br />
Mentre tutte le regioni italiane tiravano<br />
un gran respiro di sollievo apprestandosi<br />
a rimboccarsi le maniche<br />
per risollevarsi da lutti, rovine, macerie<br />
e distruzioni dalla guerra prodotte,<br />
le città e i paeselli istriani delle tre sorelle<br />
conobbero un 'altra rovinosa tragedia<br />
che nessuna altra regione d'Italia<br />
conobbe: quelle terre venivano reclamate<br />
dalla Jugoslavia di Tito sottraendole<br />
a una nazione sconfitta<br />
com'era l'Italia, Italia che "aveva di<br />
fronte a sé una Jugoslavia audace che<br />
occupava già m<strong>il</strong>itarmente i territori".<br />
Fu un dolorosissimo processo che,<br />
nel 1947, mut<strong>il</strong>ò inesorab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong><br />
nostro Paese cambiando per sempre<br />
anche la vita e <strong>il</strong> destino delle mie tre<br />
sorelle, che poi erano mia madre e le<br />
mie zie. Questo trattato di pace venne<br />
firmato da 21 nazioni: Russia, Ingh<strong>il</strong>terra,<br />
Stati Uniti, Francia, Australia,<br />
Belgio, Bras<strong>il</strong>e, Canada, Cecoslovacchia,<br />
Etiopia, Grecia, India,<br />
Olanda, Nuova Zelanda, Bielorussia,<br />
Ucraina, Sudafrica, Jugoslavia e Italia.<br />
Personalità di tutte le Nazioni diversamente<br />
coinvolte dissero: "Si<br />
dovette fare mercimonio di ogni<br />
principio giuridico e procedurale accettando<br />
incredib<strong>il</strong>i compromessi di<br />
forma e sostanza, al solo scopo di<br />
rabbonire i delegati russi, decisi a sostenere<br />
le tesi delle assurde rivendicazioni<br />
jugoslave.”<br />
"Ritengo intollerab<strong>il</strong>i certi metodi<br />
che vengono usati particolarmente<br />
contro gli italiani. " "L'Assemblea<br />
Costituente raccoglie questo grido di<br />
dolore e di fede di queste italianissime<br />
terre colpite dal verdetto dei<br />
Quattro Grandi. "<br />
"Con questo trattato la civ<strong>il</strong>tà italiana<br />
della sponda orientale dell<br />
'<strong>Adriatico</strong> sparirà; sparirà come è<br />
sparita in Dalmazia. "<br />
"La Jugoslavia si è impossessata<br />
dell 'Istria prima che <strong>il</strong> trattato liela<br />
conceda e gli abitanti sono trattati come<br />
cittadini jugoslavi a meno che<br />
non scappino clandestinamente abbandonando<br />
i loro averi. "<br />
"Pola, Fiume, Zara, nomi di città<br />
che ricapitolano tutte le ansie, le speranze,<br />
i dolori, le gioie della storia<br />
d'Italia dal 1860 al 1919, redente dal<br />
sangue di 600.000 Caduti, fiore della<br />
giovinezza d'Italia; città che danno al<br />
mondo la lezione eroica di un plebiscito<br />
in cui <strong>il</strong> voto è espresso dal sacrificio<br />
supremo dell'abbandono in<br />
massa della propria terra; la feroce<br />
amputazione di questa Venezia Giulia<br />
che da secoli difende la sua italianità<br />
contro tutte le invasioni ; inaudita<br />
violenza contro una giustizia che<br />
gli stessi alleati avevano riconosciuta;<br />
un documento (<strong>il</strong> trattato) che in<br />
fatto di iniquità e di ingiustizia raggiunge<br />
una delle vette più elevate fra<br />
le tante prepotenze e arbitri onde è<br />
contaminata la storia. Questi sono<br />
voti di cui si risponde alle generazioni<br />
future; si risponde nei secoli di<br />
queste obiezioni fatte per cupidigia<br />
di serv<strong>il</strong>ità, "<br />
Anche la seconda delle tre sorelle,<br />
sposa di guerra del biondo alleato Albert,<br />
lasciò l'amato paesello istriano,<br />
che avrebbe rivisto per poche settimane<br />
di vacanza esattamente 25 anni<br />
dopo. Si può ben immaginare con<br />
quale rimescolio di infinite, dolci<br />
sensazioni ed emozioni....ma anche<br />
con quale turbamento e sconcerto,<br />
avendolo lasciato italiano e ritrovandolo<br />
paese jugoslavo, dove si parlava<br />
ormai <strong>il</strong> croato, dove la casa paterna<br />
era stata occupata da altri (la si poteva<br />
vedere solo da lontano)....dove<br />
moltissime amiche e tanti conoscenti<br />
e vicini di casa se ne erano andati<br />
profughi per <strong>il</strong> mondo, abbandonando<br />
tutto. Il paese, anche nella sua<br />
componente umana, veramente non<br />
era più quello, quello della sua giovinezza,<br />
quello che le era rimasto fisso<br />
in cuore per così tanti anni......<br />
In Ingh<strong>il</strong>terra aveva imparato da<br />
subito a masticare la lingua del marito,<br />
un inglese diventato in lei un misto<br />
di lingua e dialetto slang con inserimenti<br />
italo - polesi, col quale potè<br />
farsi capire ma che non parlò mai<br />
troppo bene.<br />
Cominciò da allora la fitta, scandita,<br />
regolare e annosa corrispondenza<br />
con la madre, le sorelle e poi con me,<br />
sua nipote; molte delle sue lettere le<br />
conservo ancora. Una corrispondenza<br />
prolissa e vivace che raccontava<br />
tutto di quello che le capitava e che<br />
formava la sua vita, ormai così lontana<br />
da noi, dal nostro mondo, dalla<br />
nostra cultura. Poi, con l'avvento del<br />
telefono, qualche volta riuscimmo<br />
anche a sentire la sua voce, quella del<br />
marito. Era sempre più una donna di<br />
fede cattolica, praticante e fervente,<br />
<strong>il</strong> nome di Gesù ricorreva sempre<br />
nelle lettere, nelle pieghe delle sue<br />
frasi, in modo tale che si capiva bene<br />
come la fede fosse <strong>il</strong> suo riferimento,<br />
la sua guida, la sua forza. La vita non<br />
le fu fac<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong> carattere irrequieto<br />
e battagliero, l'indomita origine, la<br />
sostennero più di altre donne più deboli..<br />
Nelle lettere, affiorava ancora,<br />
anche se debolmente, la vecchia, originaria<br />
ironia, l'allegria, l'arte di<br />
prendersi in giro, la voglia mai esausta<br />
di scherzare, di ridere, di inventarsi<br />
la vita.... Certamente erano rimaste<br />
in lei le robuste radici istriane,<br />
quelle che l'avevano generata e che<br />
non si possono cancellare ma rimangono<br />
eternamente impresse, come<br />
codici interiori. Portò dentro, prima<br />
in Ingh<strong>il</strong>terra, poi in Australia, la infinita<br />
gamma di esperienze gioiose, le<br />
sensazioni, i colori, gli umori della<br />
sua terra, le abitudini, le canzoni, <strong>il</strong><br />
dialetto, tutto ciò che negli anni, l'aveva<br />
costruita e modellata.<br />
E proprio perché lontana, ci fu particolarmente<br />
cara, lo fu a tutti e divenne<br />
<strong>il</strong> mito della zia d'Ingh<strong>il</strong>terra<br />
prima, della zia d'Australia poi.<br />
Quando cominciai a pensare che,<br />
magari in compagnia di mia cugina,<br />
figlia dell'altra sorella, che aveva<br />
viaggiato più di me e sapeva l'inglese,<br />
forse sarebbe stato <strong>il</strong> momento di<br />
prendere un aereo e andare finalmente<br />
a recuperare e abbracciare questa<br />
donna straordinaria ormai rimasta<br />
sola, che aveva fatto una lontana<br />
scelta di vita così coraggiosa, e di coraggio<br />
ne doveva sempre aver avuto<br />
tanto, in pochi mesi ella si ammalò<br />
repentinamente e ci morì. E per molto<br />
tempo, di questa morte improvvisa,<br />
senza segnali né avvertimento<br />
preventivi, senza sintomi, nessuno di<br />
noi seppe veramente darsi pace: tutti<br />
sentimmo che, seppure incolpevoli,<br />
le avevamo dato troppo poco, l'avevamo<br />
lasciata soffrire di nostalgia,<br />
aveva patito tanta, troppa solitudine,<br />
mentre avrebbe avuto ancora bisogno,<br />
anche da adulta, della sua famiglia,<br />
quella grande famiglia rimasta<br />
staccata da lei in quell'altro, e cosi<br />
lontano continente, che era l'Europa.<br />
Sulla prima delle tre sorelle, invece,<br />
l'uragano della cessione dei territori<br />
a Tito e del grande esodo dall'Istria,<br />
Fiume e Dalmazia, si abbatté in<br />
pieno.<br />
Mentre le altre due erano trasmigrate<br />
a causa dei rispettivi matrimoni,<br />
andando a vivere altrove per loro<br />
libera scelta, su mia madre, la prima<br />
in assoluto degli otto figli partoriti da<br />
nonna, ma anche la prima delle quattro<br />
femmine (una morì piccolissima),<br />
sposata e due volte mamma, si<br />
riversò pienamente la tragedia.<br />
Abbandono.... Abbandono di tutto....Abbandono<br />
della casa di giovane<br />
sposa, dell'orto, del frutteto e del<br />
giardino, del pollaio, delle campagne<br />
ricche di f<strong>il</strong>ari di viti; abbandono del<br />
paese dov'era nata, del lavoro sicuro,<br />
del marito; abbandono della vicina,<br />
amata Pola, col suo anfiteatro roma-<br />
no, l'Arena, i Giardini, <strong>il</strong> Bosco Siana,<br />
le rive, i negozi, la civ<strong>il</strong>e vita di<br />
bella città gent<strong>il</strong>e, signor<strong>il</strong>e.. ..dove si<br />
concentravano tutti i servizi, l'Ospedale,<br />
la Grega, la centrale elettrica sede<br />
del lavoro di papa, e Scojo Olivi,<br />
cantiere navale sede del lavoro di<br />
nonno, e <strong>il</strong> negozio di barbiere di via<br />
Muzio, dove papa si serviva... e case<br />
di amici... Una vita, tutta una vita trascorsa<br />
lungo questi luoghi, noti, amati,<br />
famigliari, consueti, che ora si sarebbero<br />
allontanati, che sarebbero<br />
stati perduti per sempre.<br />
Insieme ai parenti, insieme agli<br />
amici più sinceri e fidati.<br />
E lo strappo crudele diventò realtà.<br />
Lasciò un cratere nelle carni, formò<br />
un buco nel cuore, inferse una ferita<br />
indicib<strong>il</strong>e, inguarib<strong>il</strong>e, che non si risanò<br />
mai più.<br />
La prima e più sensib<strong>il</strong>e, dolce e<br />
remissiva, delle tre sorelle, la donna<br />
ritrosa e schiva, taciturna, timidissima<br />
e assai poco chiacchierona, che<br />
era mia madre, una di quelle donne di<br />
una volta, la classica sposa rigorosa e<br />
severa di paese, portamento fiero,<br />
bella statura alta, bei lineamenti classici,<br />
occhi grigio azzurri, tanta fierezza<br />
e tanto pudore, la bella prima sorella<br />
che fece un poco da madre a tutti<br />
quei fratelli (perché mia nonna ne<br />
aveva sempre una....) ne ebbe la vita<br />
dolorosamente e fortemente segnata.<br />
Passarono gli anni e attorno alle ferite<br />
crebbe nuova carne e si seccarono<br />
cicatrici su cicatrici, anche e soprattutto<br />
tutte quelle ricevute i primi<br />
anni a Venezia, nella sua vita da "profuga",<br />
che a dirlo così appare subito<br />
una parola che mal si addiceva alla<br />
orgogliosa figlia di un possidente terriero,<br />
di un "padroncino" che in<br />
Istria, pur attorniato da tanti figli ma<br />
anche dandosi onestamente tanto da<br />
fare, non stava proprio affatto male.<br />
La prima sorella ebbe una vita lunga<br />
con tante gioie ma tormentata anche<br />
da tanti, troppi drammi e dolori.<br />
Non li resse tutti, non li resse bene, la<br />
sua mente preferì la difesa, la dimenticanza,<br />
l'oblio. Forse <strong>il</strong> morbo<br />
d'Alzhaimer colpisce più fac<strong>il</strong>mente<br />
chi già ha sofferto pene e tormenti<br />
crudeli e ingenerosi della vita. La prima<br />
sorella anche in casa di riposo dove<br />
ancora visse custodita e accudita<br />
con amore, camminò sino alla fine<br />
con portamento eretto e fiero.<br />
Mia madre, la mia grande, eroica<br />
madre istriana, si spense poi nel s<strong>il</strong>enzio<br />
di una notte d'inverno, e si<br />
spense lontana da me..... .mentre<br />
avrei tanto voluto in quel momento<br />
poterla serrare tra le mie braccia, es<strong>il</strong>e<br />
creatura di sofferenza ed angustie<br />
com'era ormai diventata. .......<br />
Nel dipanarsi di questa storia, una<br />
matassa, un gomitolo di vita, mi rimane<br />
nella memoria un momento felice,<br />
un punto fermo che ricostituì<br />
certamente un importante momento<br />
di unità per le tre sorelle.<br />
Un giorno di una calda estate, però<br />
senza gli scogli e le cicale, senza i cespugli<br />
di ginepro e i fiori di sangrego,<br />
senza quel venticello che scherza costante<br />
con le nuvole e <strong>il</strong> mare com'è<br />
in Istria (c'erano solo le dune di sabbia<br />
del litorale degli Alberoni), le tre<br />
sorelle si ritrovarono tutte, insieme<br />
alle loro famiglie, per la prima volta<br />
dopo l'esodo e le rispettive partenze<br />
dai luoghi natii. C'erano i loro mariti<br />
e i loro bambini, ed eravamo in otto<br />
piccoli, io compresa, e c'erano anche<br />
i nonni.<br />
Nel vecchio album delle fotografie,<br />
trovo un bel gruppo che posa sorridente<br />
sotto l'ombra degli alberi, l'unico<br />
volto segnato e un po' incupito è<br />
quello del nonno, profugo ormai, ma<br />
anche nonna Maria non eccelle per<br />
radiosità.<br />
Quante vicende e traversie, quanti<br />
distacchi e tribolazioni su quelle vite<br />
riunite per un momento dagli affetti<br />
più' sacri... Fu un incontro straordinario,<br />
che non si ripetè mai più. Poi la<br />
vita avvolse ciascuno nei suoi tentacoli,<br />
nelle sue trame intricate e complesse,<br />
nelle sue altalenanti mutazio-<br />
ni, nei suoi drammi e dolori, ma anche<br />
nelle sue gioie di cui col tempo si<br />
tende a non rammentarsi perché assai<br />
più rimane impresso nei solchi<br />
dell'anima l'amaro momento del dolore...<br />
Rivisitando questa storia di famiglia,<br />
oggi penso a quanto complessa<br />
e incredib<strong>il</strong>e è la nostra vita, e a<br />
quanto è straordinario <strong>il</strong> percorso ulteriore<br />
che ogni uomo e donna debbono<br />
fare per vivere da vivi, per<br />
avanzare da uomini attivi, responsab<strong>il</strong>i<br />
e coscienti, sempre propositivi e<br />
positivi. La natura al mio paese è<br />
quanto di più bello sia uscito dalle<br />
mani del Creatore... Bisogna saper<br />
osservare attentamente gli alberi<br />
d'inverno, secchi, spettrali, che gemono<br />
e si torcono al soffio violento<br />
della bora, guardare la terra dura di<br />
gelo senza ormai più neppure un f<strong>il</strong>o<br />
d'erba, così secca, arida e dura che<br />
sembra impossib<strong>il</strong>e che a primavera<br />
si empirà d'erba, che a maggio sarà<br />
una tavolozza di fiori, che in autunno<br />
produrrà frutto dopo frutto...<br />
Credo che chi è nato, cresciuto e<br />
vissuto in contatto, sintonia e profonda<br />
comunione con i ritmi della natura<br />
meravigliosa che lo circonda, in<br />
simbiosi con le stagioni che si rincorrono<br />
e avvicendano, sia più di altri<br />
munito della straordinaria capacità di<br />
rinascere e rinnovarsi stupendamente,<br />
semplicemente, con la repentinità<br />
di un fiore, di un ramo di ginestra, di<br />
un albero che rinverdisce.<br />
Il dolore ci azzera e ci tarpa e ci<br />
mut<strong>il</strong>a, eppur rinasciamo, resuscitiamo,<br />
ci rinnoviamo mettendo nuovi<br />
fiori, che daranno nuovi frutti, e ancora<br />
saranno nuovi virgulti, che nel<br />
ciclo eterno produrranno nuova vita.<br />
Credo che chi porta in sé questi<br />
cromosomi, si rigenera con <strong>il</strong> grano, i<br />
fiori di acacia e di mirto e ogni fogliolina<br />
novella, e crescono petali e<br />
poi sono frutti, e sono io che cresco e<br />
muto perché la vita mi ha messo<br />
nuovi germogli e mi ha dato nuovi<br />
fiori e nuovi frutti, e ancora sono un<br />
albero che vive perché porto continuamente<br />
i doni del nuovo, i cambiamenti,<br />
le novità, tutti gli accadimenti<br />
della vita che in me e con me continua,<br />
va avanti, si ripete, e muta.<br />
Credo che questo abbia qualcosa a<br />
che fare anche con la Risurrezione di<br />
Cristo, che vive e rinasce in ogni uomo<br />
o donna, perennemente rinnovati<br />
dal suo amore, così come accade per<br />
ogni mutamento delle stagioni del<br />
creato che sempre si rigenera per volontà<br />
del suo stesso Creatore.<br />
Ecco come è andata anche per le<br />
tre sorelle, tenute unite inconsapevoli<br />
dal f<strong>il</strong>o dell'amore per la nascita<br />
comune, dal f<strong>il</strong>o della appartenenza<br />
alla loro splendida terra perduta, esse<br />
che vissero lontane eppure sempre<br />
fedeli a ideali e valori, ad affetti e<br />
vincoli, alla fede del rispettivo credo<br />
comune.<br />
Così come accade e accadrà a me<br />
che possiedo i loro stessi cromosomi<br />
che, a mia volta, ho già provveduto a<br />
trasmettere, insieme a un grande<br />
amore per l'Istria. Ed è questa, per<br />
sempre, in tutte le sue forme di mente,<br />
cuore, storia e memoria, la vita,<br />
quella più alta e vita vera: quella che<br />
non muore.<br />
FINE
PAG.6 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />
Un sogno di libertà<br />
nel diario di Ermanno Mattioli<br />
A lla<br />
fine della Prima Guerra<br />
Mondiale, <strong>il</strong> confine italo-jugoslavo<br />
passava attraverso<br />
una linea immaginaria che collegava<br />
Tarvisio, Fiume e Zara. L’Impero Austroungarico<br />
sconfitto aveva infatti<br />
dovuto cedere quei territori che nei secoli<br />
erano appartenuti dapprima all’Impero<br />
Romano (la cui testimonianza<br />
più evidente è la bella Arena di Pola),<br />
poi alla Repubblica di Venezia, alla<br />
monarchia asburgica, per un breve<br />
periodo a Napoleone ed infine nuovamente<br />
all’Impero degli Asburgo.<br />
Con la conferenza di pace di Versa<strong>il</strong>les<br />
del 1919, i territori storicamente<br />
italiani tornarono quindi al nostro<br />
Paese. Nemmeno trent’anni dopo,<br />
queste terre cambiarono nuovamente<br />
proprietario; nel 1947, a seguito della<br />
sconfitta italiana nella Seconda Guerra<br />
Mondiale, si sancì, tra m<strong>il</strong>le polemiche,<br />
che l’Istria e la Dalmazia venissero<br />
integralmente consegnate alla<br />
Jugoslavia del maresciallo Tito.<br />
Il libro in predicato è <strong>il</strong> diario di prigionia<br />
del maestro di scuola elementare<br />
Ermanno Mattioli, nato a Pola <strong>il</strong><br />
24 luglio 1906 e catturato dai partigiani<br />
di Tito quando l’Istria venne abbandonata<br />
dai presidi m<strong>il</strong>itari italiani. In<br />
quel periodo i confini italiani furono<br />
esposti all’invasione incontrastata dei<br />
partigiani jugoslavi da est e dai tedeschi<br />
da nord: le popolazioni di queste<br />
terre dovettero così subire le barbarie<br />
di entrambi gli invasori.<br />
L’occupazione fu talmente rapida che<br />
pareva organizzata da tempo, visto<br />
che <strong>il</strong> giorno dopo aver varcato <strong>il</strong> confine,<br />
i partigiani slavi si impadronirono<br />
delle caserme e dei magazzini m<strong>il</strong>itari.<br />
Ma la cosa più drammatica fu la<br />
sorte di migliaia di italiani torturati,<br />
assassinati e gettati, a volte ancora vivi,<br />
nelle foibe. La cosa più sconcertante<br />
è che ci sono voluti anni ed anni<br />
prima che queste vittime innocenti<br />
fossero riconosciute come vittime di<br />
un genocidio annunciato e che i mass<br />
media cominciassero dire la verità su<br />
quegli anni.<br />
Vi fu una vera e propria pulizia etnica.<br />
Facendo credere di voler perseguire i<br />
fascisti, <strong>il</strong> compito dei partigiani di Tito<br />
(come ha poi ammesso <strong>il</strong> suo braccio<br />
destro M<strong>il</strong>ovan G<strong>il</strong>as in un’ intervista<br />
di qualche anno fa a Panorama)<br />
era di “indurre tutti gli italiani ad andare<br />
via dalla loro terra, con pressioni<br />
di ogni tipo”.Il diario di Mattioli ripercorre<br />
tutto <strong>il</strong> suo calvario di prigionia,<br />
dal maggio 1945, al miracolo della<br />
scarcerazione avvenuta più di un anno<br />
dopo. Descrive la dolorosa sofferenza<br />
della città di Pola che dovrà subire<br />
l’invasione dei partigiani titini con 45<br />
giorni drammatici, prima che <strong>il</strong> governo<br />
Alleato si decidesse ad occupare la<br />
città, ponendo fine al terrore. Tutto si<br />
consumò con la caccia sistematica all’italiano,<br />
fatta casa per casa dalla polizia<br />
slava, grazie anche all’aiuto di taluni<br />
delatori, ex fascisti che cambiarono<br />
bandiera. Il diario narra del rifiuto<br />
di Ermanno Mattioli di abbandonare<br />
la città e la famiglia, in quanto convinto<br />
di non aver nulla sulla coscienza, se<br />
non solo <strong>il</strong> fatto di essere italiano. I nascondigli<br />
di fortuna nei sottotetti della<br />
chiesa di S. Antonio a Pola per sfuggire<br />
agli sgherri dell’OZNA, la famigerata<br />
polizia balcanica. L’arresto dei figli<br />
e della moglie di Ermanno e <strong>il</strong> suo<br />
inevitab<strong>il</strong>e “costituirsi” per evitare ulteriori<br />
vessazioni ai fam<strong>il</strong>iari. La partenza<br />
con la famosa “auto nera”, denominata<br />
“la bara dei vivi” e con l’invito<br />
a recarsi per pochi minuti al comando.<br />
Pochi minuti che si prolungheranno<br />
per più di un anno. I giorni<br />
chiusi in cella senza interrogatorio,<br />
con la costante paura del domani; con<br />
<strong>il</strong> pensiero rivolto alla famiglia. Gli interrogatori<br />
che duravano ore e le torture<br />
fisiche e psicologiche. I lunghi<br />
trasferimenti a piedi o su camion da<br />
Pola a Buccali e a Fiume, in giro per le<br />
carceri titine.<br />
Il processo sommario, l’accusa di essere<br />
italiano e di aver insegnato l’italiano,<br />
la condanna nel “Collegio rieducativo<br />
e ai lavori forzati” a Kocevie.<br />
Le storie terrib<strong>il</strong>i di alcuni compagni<br />
di sventura, <strong>il</strong> patire la fame fino a<br />
giudicare prelibatezze le bucce di patate.<br />
Infine l’insperato ritorno a casa<br />
grazie alla riduzione della pena: la<br />
gioia immensa del ricongiungimento<br />
con la famiglia; ma poi la decisione di<br />
abbandonare la propria casa e la propria<br />
terra con l’Esodo. Il desiderio di<br />
italianità di Pola fu avversato in tutti i<br />
modi dai partigiani slavi, fino alla barbara<br />
strage della spiaggia di Vergarolla,<br />
dove scoppiarono delle mine e morirono<br />
più di 110 polesani.<br />
Con la firma del trattato di pace di Parigi<br />
, <strong>il</strong> febbraio 1947, si impose all’Italia<br />
la cessione dell’Istria, Fiume, Zara<br />
e gran parte delle province di Trieste<br />
e Gorizia. Buona parte degli istriani<br />
abbandonarono le loro case e le loro<br />
terre, per poter restare italiani. Nella<br />
sola città di Pola, su 34.000 abitanti,<br />
ne partirono 30.000. Ognuno portava<br />
con sé <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e, a tal punto che vennero<br />
razionati i chiodi per costruire gli<br />
imballi.<br />
Il governo italiano non agevolò subito<br />
l’esodo, anzi, si propose di far rientrare<br />
gli istriani nelle loro case. Alcune<br />
forze politiche, spinte da motivi ideologici,<br />
non ravvisarono neppure la necessità<br />
che gli italiani abbandonassero<br />
l’amica e comunista Jugoslavia. Dopo<br />
varie proteste ed appelli si decise di<br />
intervenire e l’esodo fu agevolato: <strong>il</strong><br />
piroscafo Toscana ed altre motonavi<br />
cominciarono così i loro tristissimi<br />
viaggi verso le coste italiane. Gli esuli<br />
che arrivarono in Italia non furono accolti<br />
a braccia aperte: l’ignoranza e la<br />
mancanza di informazione fece sì che<br />
essi fossero ritenuti austriaci o slavi<br />
arrivati fin lì in cerca di lavoro. Invece<br />
di venir elogiati per aver abbandonato<br />
tutto pur di rimanere italiani, molti<br />
vennero accolti con insulti, sputi e con<br />
l’accusa di esser fascisti “che sfuggivano<br />
alla giusta reazione del popolo<br />
lavoratore”.<br />
I non più giovani si ricordano di quando<br />
le motonavi cariche di profughi attraccavano<br />
a Venezia alla Riva degli<br />
Schiavoni e i comunisti tiravano sassi<br />
ai poveri profughi, a donne, a vecchi e<br />
bambini al punto che molti non ebbero<br />
nemmeno <strong>il</strong> coraggio di scendere a<br />
terra e preferirono (ahimè) ritornare<br />
indietro… senza immaginare a cosa<br />
sarebbero andati incontro. Ci furono<br />
alcuni ferrovieri che minacciarono gli<br />
scioperi se i treni merci che portavano<br />
i profughi giuliani si fossero fermati<br />
nelle loro stazioni. Come commentare<br />
questi fatti? Nel diario viene narrato in<br />
maniera serena un dramma storico; la<br />
cronaca fedele di un esperienza terrib<strong>il</strong>e<br />
raccontata da una persona semplice<br />
abituata ad insegnare ai propri<br />
alunni la correttezza e l’amore verso <strong>il</strong><br />
prossimo, anche quando questo si presenta<br />
sotto forma di torturatore. In<br />
ogni istante l’autore affida a Dio <strong>il</strong><br />
proprio destino, fiducioso che Egli saprà<br />
gestire la sua sorte nel modo che<br />
riterrà più opportuno, nel bene e nel<br />
male. Solo chi ha vissuto questa tragedia<br />
può capire cosa significhi lasciare<br />
la propria terra, la casa, i propri averi e<br />
i propri morti. Commento di<br />
Massim<strong>il</strong>iano Panizzut (nipote dell’autore).<br />
Chi fosse interessato al libro<br />
può farne richiesta telefonando<br />
allo 338.58.57.826 oppure richiedendolo<br />
a Gianfranco Mattioli allo<br />
0481.33.622 o 338.31.48.460 oppure<br />
alla nipote Roberta Mattioli allo<br />
0481.53.25.82 o al 338.84.27.114<br />
Ermanno Mattioli<br />
Istria ‘45 - ‘46, diario di prigionia<br />
pp 135 - € 12,00<br />
…DEI DOTORI<br />
‘Sta mia cara e vecia Pola...<br />
MALANNI & RIMEDI<br />
Con la mente sempre<br />
volta a ritrovare <strong>il</strong><br />
nostro passato, non<br />
si possono dimenticare<br />
le persone a cui<br />
siamo stati legati in<br />
qualche circostanza<br />
della nostra vita.<br />
Quante ansie hanno<br />
lenito i nostri medici<br />
alle nostre mamme;<br />
quanti dolori fisici e<br />
morali, quanta dedizione<br />
prodigavano<br />
per alleviare sofferenze<br />
con quel poco<br />
che concedeva loro<br />
la scienza. Ad essi<br />
vada la nostra gratitudine,<br />
con un pensiero di stima e<br />
riconoscenza.<br />
Al disopra dei loro meriti, ritengo<br />
non sia fuori luogo cominciare<br />
con <strong>il</strong> dottor Micheletti, a cui <strong>il</strong><br />
destino ha riservato una prova tremenda<br />
- senza pari - nel dover tagliare<br />
e ricucire le membra straziate<br />
dei martiri della strage di<br />
Vergarolla tra le quali, si trovavano<br />
i suoi due figli. Tutti i medici<br />
hanno meritato la nostra gratitudine<br />
e li vogliamo segnalare: Antoniazzi<br />
,B<strong>il</strong>ucaglia, i due fratelli<br />
Caluzzi, Caravetta, Canor, Depiera,<br />
Franzin, Labor ,Maier, Mancini,<br />
Martinz padre e figlio, Mazzero,<br />
Paliaga, Parentin, Pepi, Peschle<br />
pedre e figlio, Petz, Poduie, Polese,<br />
Riva; Sbisà, Stocco, Strauss<br />
e la dottoressa Vratovich. Insieme<br />
ad essi per affinità professionale<br />
vanno ricordati anche i farmacisti:<br />
Costantini, De Carli, Dinelli, Pavan,<br />
Petrionio, Rodinis, Unich,<br />
Wasserman, Zagoreo.<br />
Questo vuole essere un modo, ald<strong>il</strong>à<br />
della retorica, per tenere accesa<br />
la luce su tutto quello che possa<br />
far rivivere la nostra città. Il famoso<br />
storico latino di “poche parole”<br />
con le sue Historiae ha voluto<br />
conservare la “memoria della ser-<br />
Caro Piero,<br />
un pomeriggio<br />
all’inizio degli<br />
anni 50, mentre<br />
ormeggiavo la<br />
mia barchetta<br />
nella darsena di<br />
Grado, una nave<br />
della nostra<br />
Marina M<strong>il</strong>itare<br />
stava accostando<br />
al molo.<br />
Incuriosito -<br />
perché quasi mai<br />
navi della nostra<br />
Marina M<strong>il</strong>itare approdavano a<br />
Grado - mi avviai per vedere da<br />
vicino la nave e, giunto appresso,<br />
ebbi la gradita sopresa di trovare<br />
nel Capitano di fregata, un<br />
compagno di scuola, di sport, di<br />
casa bal<strong>il</strong>la: <strong>il</strong> Comandante Luigi<br />
Como.<br />
di Romano Vidotto<br />
disegno di Gigi Vidris<br />
vitù che le genti avevano subito<br />
nel passato dal dispotismo e dalle<br />
oppressioni e far testimonianza<br />
della felicità successivamente<br />
raggiunta”, come invito alla speranza.<br />
Per noi la situazione si presenta<br />
del tutto diversa: non resta<br />
che cercare consolazione nelle nostre<br />
sventure immergendoci nel ricordo<br />
dei giorni che furono felici.<br />
La fiaccola che l’Arena vuole e<br />
deve mantenere ardente raggiungendo<br />
tutti i paesi dove vive un<br />
fratello esule, <strong>il</strong>lumini in ogni<br />
aspetto gli eventi e i valori che<br />
hanno segnato i tempi delle nostre<br />
generazioni perché serva di sprone<br />
nel perseguirli a noi che li abbiamo<br />
vissuti e agli altri affinché<br />
apprendano l’indole delle nostre<br />
tradizioni.<br />
…E DEI DOLORI<br />
Anche se no se ricordemo, fin de<br />
pici gavemo comincindo a lamentarse<br />
per dolori e altri malani. No<br />
esisteva el 118 e per no ciamar subito<br />
el dotor le mame se ‘rangiava<br />
scoltando le none o la levatrice.<br />
Medizine poche, ma tanti rimedi<br />
che ogi se ciama omeopatici.<br />
... agli inizi del 1950<br />
Insieme avevamo frequentato <strong>il</strong><br />
liceo Giosuè Carducci di Pola,<br />
fino alla quarta ginnasio, quando<br />
lui lasciò la città nel 1930 perché<br />
<strong>il</strong> padre, ufficiale di Marina, era<br />
stato trasferito.<br />
Quando la nave venne a Grado<br />
c’era ancora <strong>il</strong> convitto Fabio<br />
Se doveva gaver a<br />
portata de man:<br />
- el limon, Dio guardi<br />
un mal de note; -oio<br />
de mandola, manna o<br />
sena per no cominciar<br />
con quel de rissino; -<br />
se no bastava ghe voleva<br />
una pereta do sotrativo<br />
(tipico linguagio<br />
dei dotori); - foie<br />
de malva per mal de<br />
denti, che se trovava<br />
in tute le campagnete<br />
‘pena fora de cità; -<br />
fete de patate sula<br />
fronte se iera dolori; -<br />
per mal de panza camom<strong>il</strong>a;<br />
- limonada<br />
calda per cativa digestion<br />
o se no un dito<br />
in gola; - per brusor de stomigo<br />
bicarbonato; - per mal de schena<br />
pape de lin, o tacamachi co’ no se<br />
soportava l’odor del Sloan; - colana<br />
de aio intorno al colo o el santonico<br />
per i vermi; -per el mal de<br />
gola gargarismi con l’asedo; - per<br />
el rafredor tirar su per el naso<br />
aqua e sal; - per el mal de rece, goce<br />
de oio tiepido; - per le buganze<br />
gnente; - per la solana ciare de<br />
ovo o aqua e oio sbatù, - per i<br />
granfi ale gambe una ciave de fero<br />
soto i pie o rodolar le piante sul<br />
rulo de la pasta; - per el panarizo<br />
scotarse el dito con aqua calda; -<br />
per la gripe vin brulé; - per le bisighe<br />
onserse con la sonza; - per i<br />
calli solo sior Vidali; - per le brose<br />
vaselina; - per la spizza gratarse; -<br />
per el mal del Turisan no iera rimedio;<br />
- per la pesantola che podeva<br />
capitarghe ala moglie bastava<br />
un sburton per sveiarla; - per calmarse<br />
i nervi melissa; - per spini<br />
de pesse in gola capuzi garbi.<br />
Ste robe serviva per chi che credeva<br />
e per far rider i altri, ma ogni<br />
tanto ocori stuzigar le bronze per<br />
ravivar la fiama dei ricordi e meter<br />
qualche ioza de oio sui lumini<br />
parché no i se distudi. R.V.<br />
F<strong>il</strong>zi del cui staff<br />
facevo parte, solo<br />
a gettone a<br />
seduta, raramente<br />
una al mese.<br />
L’amico Como<br />
aderendo alla mia<br />
proposta di far<br />
visitare la bella<br />
nave ai ragazzi<br />
del F<strong>il</strong>zi gradese,<br />
li accolse con<br />
molta cordialità.<br />
In quella<br />
occasione venne<br />
scattata la fotografia nella quale<br />
potrebbe riconoscersi qualcuno<br />
dei partecipanti al recente raduno<br />
di Grado. Tra tutti ho individuato<br />
<strong>il</strong> Direttore Luigi Prandi e gli<br />
istitutori Gabrielli e Malusà.<br />
Cordiali saluti<br />
Anteo Lenzoni
L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />
PAG.7<br />
Ve domandarè “cossa ghe<br />
centra le gheishe giaponesi<br />
con l’Istria?” “Gnente, con<br />
l’Istria, gnente, ma con la canzon<br />
istriana sì”. Ve voio contar una storia<br />
de quando che iero giovane e<br />
son andà per la prima volta in Giapon.<br />
Quela volta el Giapon iera ancora<br />
un paese sconosiuto, de l’altra<br />
parte del mondo. I Giaponesi noi<br />
iera ancora cussì richi come che i<br />
xe adesso. Iera gente che lavorava<br />
tanto e no gaveva gr<strong>il</strong>i per la testa.<br />
I fazeva principalmente radioline e<br />
orologi de poco prezo ma i iera ingeniosi<br />
e, un poco copiando e un altro<br />
poco de testa sua, i gaveva scominzià<br />
a far robe interesanti. Bon,<br />
una de queste grandi società giaponesi<br />
gaveva messo su una f<strong>il</strong>iale a<br />
M<strong>il</strong>ano e mi gavevo fato domanda<br />
de andar a lavorar de lori. Gavevo<br />
visto quel f<strong>il</strong>m “I sette Samurai”,<br />
gavevo leto qualche libro de giaponesi<br />
e me incuriosiva ‘sto mondo<br />
cussì lontan “The Far East, Il Lontano<br />
Oriente”, come che i ghe dixi.<br />
I me ga assunto e, subito, i me ga<br />
messo ala prova. In Giapon i gaveva<br />
inventà una nova machina che la<br />
colorava i f<strong>il</strong>i de lana de tuti i colori.<br />
Iera una roba ingegnosa che no<br />
esisteva in Italia e i Giaponesi gaveva<br />
pensà de poder far boni afari<br />
vendendo ‘sta machina in Europa.<br />
El mio capo giaponese me ga<br />
spiegà ben come che la funzionava,<br />
el me ga dà cataloghi e dati tecnici<br />
e, un poco per inglese e, un poco<br />
per ‘talian, che el gaveva scominzià<br />
a tambascar, el me ga dito: “va a<br />
trovar tuti quei che fa maie e convinz<strong>il</strong>i<br />
che con questa machina i pol<br />
far robe belissime, che no se pol far<br />
con nissuna altra”. Andavo a vistar<br />
‘ste fabriche dove che i fazeva<br />
maie - e ghe ne iera tante - grandi e<br />
pice intorno a M<strong>il</strong>an e, ai responsab<strong>il</strong>i,<br />
ghe spiegavo come funzionava<br />
‘sta nova machina giaponese.<br />
Tuti i iera ‘ssai interessadi ma nissun<br />
voleva esser el primo a comprarla.<br />
I me diseva “Il Giappone è<br />
lontano. Chi ci garantisce che la<br />
macchina fa quello che dicono? Se<br />
si rompe qualcosa, chi ci fa l’assistenza?”<br />
e i tirava fora un saco de<br />
altre scuse.<br />
Po’, tanti no i vedeva de bon ocio<br />
‘sti orientali perché i diseva che i<br />
copiava tuto. Solo in una picia fabricheta,<br />
vizin Bergamo, me ga<br />
parso che l’interesse fussi più serio.<br />
El paron, el sciur Bramb<strong>il</strong>la el me<br />
gaveva ciapà in simpatia. Lui el iera<br />
stà m<strong>il</strong>itar a Pola, prima dela<br />
guera, e, quando che el gaveva sentì<br />
el mio nome, subito el gaveva capì<br />
che mi iero de quele parti. Lui gaveva<br />
un belissimo ricordo del periodo<br />
de m<strong>il</strong>itar e el me gaveva scominzià<br />
a contar de quela osteria vizin<br />
el mercato che gaveva vin bon,<br />
dove che i andava a far cantade, de<br />
come che la cità iera piena de bele<br />
mule che passegiava al sabato e ala<br />
domenica ai giardini e in riva. De<br />
quei locai dove che i andava a balar.<br />
Più in confidenza, el me gaveva anche<br />
contà de quele “case” che iera<br />
su pei rati che se rampigava verso<br />
el Castel.<br />
“Ti ricordi?” El me dixeva e mi ghe<br />
rispondevo per farghe piazer “Sì, sì,<br />
mi ricordo” ma, inveze, no iera vero,<br />
mi no me ricordavo gnente, perché,<br />
quela volta, no iero gnanca nato.<br />
Lui el gaveva messo su ‘sta fabricheta,<br />
insieme con la molie e insieme<br />
a poche operaie. In principio<br />
la iera stada dura, perché no’l gaveva<br />
capitai, el gaveva dovù contentarse<br />
de conprar qualche machina<br />
de seconda man.<br />
Però lui e la moglie iera grandi lavoratori<br />
e, dopo un poco, i afari gaveva<br />
scominzià a andar ben. Adesso,<br />
iera rivà el momento de far<br />
qualche investimento e lui pensava<br />
che con ‘sta machina giaponese el<br />
gavessi podù far tante robe nove.<br />
APPUNTI DI VIAGGIO<br />
La zena con le gheishe<br />
Cussì, un poco parlando de<br />
Pola, del vin, dele mule, dei<br />
locai… e un poco dela machina,<br />
ala fine, el se ga convinto<br />
e el me ga dito “Io la<br />
macchina la compro, ma<br />
prima, voglio vederla in<br />
funzione in Giappone, e voi<br />
mi dovete pagare <strong>il</strong><br />
viaggio”.<br />
“Va bene” ghe go risposto<br />
mi “parlerò con i responsab<strong>il</strong>i<br />
e non penso che sarà un<br />
problema”. E, infati, no xe<br />
sta questioni perché i giaponesi<br />
i iera cussì contenti<br />
de gaver vendù la prima<br />
machina in Europa che i ga<br />
deciso, come premio, de<br />
mandarme anche mi in Giapon<br />
insieme con el sciur<br />
Bramb<strong>il</strong>la. E mi iero contento,<br />
perché finalmente<br />
podevo cavarme la curiosità<br />
e veder ‘sto paese cussì<br />
diverso del nostro. Una volta<br />
deciso, xe sta fac<strong>il</strong>e a far<br />
el resto, perché i giaponesi<br />
xe assai bravi a organizar le<br />
robe. Mi son partì per primo,<br />
per asicurarme che tuto fussi in<br />
ordine e el sciur Bramb<strong>il</strong>la el xe vignudo<br />
la setimana dopo. No ve<br />
voio secar i bisi contandove del<br />
Giapon ma certo per mi xe sta abastanza<br />
un scioc. No iero ancora ‘bituà<br />
a viagiar per el mondo e, a esser<br />
cussì lontan de casa, tra gente cussì<br />
diversa, me sentivo un po’ spaesado.<br />
La società iera grandissima, ghe<br />
iera migliaia de impiegati che lavorava<br />
e mi gavevo dificoltà a distinguer<br />
un de l’altro, perché i me pareva<br />
tuti precisi. El diretor dela division<br />
che vendeva la machina el voleva<br />
far le robe in grande. Iera la<br />
prima machina venduda in Europa<br />
e per de più vigniva in visita el<br />
“Plesident”, el Presidente dela società<br />
che la gaveva comprada: bisognava<br />
tratarlo con tuti i riguardi.<br />
I giaponesi ga el culto dela società e<br />
per lori el “Plesident” vien subito<br />
dopo Dio e l’Imperador. No ga servido<br />
che mi ghe disessi che la società<br />
del sciur Bramb<strong>il</strong>la iera picia,<br />
che lui iera una persona modesta: el<br />
iera el “Plesident” e el tratamento<br />
doveva esser adeguato. E cussì el<br />
diretor me ga dito che el agaveva<br />
organizà una zena con le gheishe,<br />
in onor del “Plesident”. Mi gavevo<br />
sentì che le gheishe no xe quel che<br />
normalmente se pensa de noi ma<br />
gavevo ancora qualche dubio e,<br />
alora ghe go domandà cossa che le<br />
fazeva . El diretor el me ga risposto<br />
che le gheishe le se ciol cura dei<br />
ospiti durante la zena e li intratien<br />
con canti e bali. El ga anche agiunto<br />
che xe una roba costosa e un grande<br />
onor che se fa solo per ospiti de riguardo.<br />
Go risposto che va ben, anche<br />
se no savevo quanto el “bergamasco”<br />
el gavaria aprezà.<br />
E finalmente riva el sciur Bramb<strong>il</strong>la.<br />
El xe rivà de sera e noi semo andai<br />
a riceverlo a l’aeroporto. Co’ lo<br />
go visto vignir fora dela dogana el<br />
iera tuto stralunà perché anche lui<br />
no iera abituà a far viagi cussì longhi.<br />
Come che el me ga visto, el ga<br />
dito: “meno male che ci sei tu ...ero<br />
preoccupato di quanto poteva succedermi<br />
se mi fossi trovato solo, in<br />
mezzo a questi orientali. Io che<br />
parlo quasi sempre <strong>il</strong> dialetto bergamasco...”.<br />
Lo go rassicurà disendoghe<br />
che iera sta tuto preparà per<br />
el suo arivo. Infati i ne ga carigà in<br />
machina e semo andadi in questo<br />
albergo-ristorante, tipico giaponese<br />
di Roberto Stanich<br />
dove che dovevimo zenar con le<br />
gheishe e po’ fermarse per la note.<br />
Intanto che viagiavimo, el sciur<br />
Bramb<strong>il</strong>a el se vardava in giro impressionado<br />
de tute ‘ste luci al neon<br />
de tanti colori, scrite in giaponese,<br />
che no se riussiva a capir cossa che<br />
le voleva dir. Ma el iera anche stanco<br />
e nol vedeva l’ora de andar a<br />
dormir. Quando che ghe go dito che<br />
prima dovevimo gaver ‘sta zena<br />
con le gheishe, el se ga inalberà<br />
“Come cena” el me ga dito, “sull’aereo<br />
hanno continuato a darmi<br />
da mangiare e io non ho più fame.<br />
Poi, cosa sono queste gheishe?<br />
Guarda che, anche se ti ho raccontato<br />
di quelle “case” a Pola, io sono<br />
fedele a mia moglie e non voglio<br />
avere nessuna avventura con queste<br />
donne orientali. Per carità, non<br />
tirarmi dentro in queste cose che io<br />
sono un padre di famiglia”.<br />
Lo go tranqu<strong>il</strong>izà spiegandoghe<br />
che no iera quel che el pensava lui e<br />
che se tratava de un grande onor<br />
che i giaponesi fa solo per i ospiti<br />
de riguardo. Intanto, la machina gaveva<br />
ciapà una strada in mezo a un<br />
bosco e, poco dopo, la se ga fermada<br />
su un spiazzo, davanti a una<br />
grande casa de quele tipiche giaponesi<br />
con i muri de legno e de carta<br />
trasparente e tanti lampionzini impicadi<br />
tuto intorno. Semo smontai e<br />
i ne ga fato entrar in una specie de<br />
anticamera. Subito xe rivade un per<br />
de done, vestide col chimono che le<br />
ne ga saludà con tanti inchini e le ne<br />
ga fato cavar le scarpe. Infati nele<br />
case giaponesi no se pol assolutamente<br />
entrar con le scarpe. Le ne ga<br />
fato meter le zavate e le ne ga compagnà<br />
nele nostre camere. Camere<br />
per modo de dir…iera come dei<br />
scompartimenti con separè de legno<br />
e de carta. Praticamente iera<br />
come dormir tuti insieme, perché se<br />
sentiva tuto. Inveze del leto ghe iera<br />
un stramasso per tera, me pareva de<br />
esser de mio nono in campagna<br />
quando, de fioi, dormivimo tuti insieme<br />
sul paion in sofita. Gavevimo<br />
‘pena messo zò le nostre robe che i<br />
ne ga ciamà per la zena.<br />
I ne ga menà in una saleta separada<br />
con un tavolo basso in mezo e i ne<br />
ga fato sentar per tera sui cussini tuto<br />
intorno. Mi go le gambe lunghe e<br />
fazevo fadiga a tignirle soto el tavolo.<br />
“Speremo che no me vegni el<br />
granfo”, me son dito, “se no va a fi-<br />
nir che ribalto el tavolo con<br />
tuto quel che xe sora”.<br />
E, eco che xe rivade le<br />
gheishe. Se ga verto una<br />
porta e le xe vignude dentro,<br />
fazendo inchini e cantando.<br />
Le iera in tre: una<br />
anziana - la cosideta mamasan<br />
- che la sonava una specie<br />
de mandolin. ‘Ste gheishe<br />
mi no so se le iera giovani<br />
o vecie, perché le gaveva<br />
in viso un ch<strong>il</strong>o de pitura<br />
bianca, come una maschera,<br />
con i oci pituradi in<br />
nero e la boca in rosso.<br />
Le iera vestide con un streto<br />
chimono ligado sula<br />
schena con in grosso nastro<br />
e le caminava con passeti<br />
pici. Le ga fato un inchino e<br />
le se ga sentado una vizin el<br />
sciur Bramb<strong>il</strong>la e una vizin<br />
de mi, che ierimo i ospiti.<br />
La vecia la stava in disparte<br />
e la controlava che tuto fussi<br />
a posto. I ne ga scominzià<br />
a portar de magnar. La<br />
gheisha sentada vizin de mi<br />
la gaveva el piato davanti<br />
ma a ela no i ghe portava gnente, i<br />
me meteva in piato solo a mi. Come<br />
che i me portava la roba, ‘sta gheisha<br />
la me domandava che ghe dago.<br />
Mi no savevo cossa far e no ghe davo<br />
gnente.<br />
Ma, dopo un poco, ‘sta dona la ga<br />
scominzià a portarme via la roba<br />
del piato e, alora, go deciso de darghe<br />
qualcossa, anche perché per la<br />
magior parte iera roba che no me<br />
piaseva, come pesse crudo, alghe,<br />
soia. Ma quando i ga portà un frito<br />
de pesse e gamberi, che lori i ciama<br />
“tempura”, no ghe lo go dado più<br />
perché el iera tropo bon, anche se la<br />
mula me tirava per la maniga.<br />
Più tardi, ghe go domandà al mio<br />
diretor perché ala gheisha no i ghe<br />
portava de magnar e lui me ga risposto<br />
che xe l’ospite che devi darghe,<br />
per dimostrar che el apreza la<br />
sua compagnia. E, infati, la mia<br />
gheisha la rideva tuta contenta, perché<br />
dopo ghe go dado tanta roba e,<br />
cussì, gavevo dimostrà che me piaseva<br />
la sua compagnia. Ma la rideva<br />
anche perché, la stessa roba del<br />
magnar, valeva anche per el bever<br />
e, tute le volte che i me portava la<br />
bira, ela la me la domandava. Ghe<br />
impinivo el bicer e a mi i me ne<br />
portava un’altra. Bira a ela e bira a<br />
mi, ala fine ridevimo tuti due come<br />
stupidi. Finido de magnar e, dopo<br />
che i ne ga portà el sakè, che saria el<br />
vin giaponese fato con i risi (gnente<br />
de far con la nostra malvasia), le<br />
gheishe le ga scominzià a cantar e<br />
balar. Mi no so cossa che iera ‘sti<br />
canti, assai diversi dai nostri. Solo<br />
de un, i ne ga spiegà che iera la canzon<br />
del raccolto e, anzi, i ne ga fato<br />
balar insieme con lore fazendo movimenti<br />
come per lavorar la tera e<br />
ingrumar i fruti. Ma el più bel xe<br />
rivà ala fine quando che tuti devi<br />
cantar per far el “Karaoke”, come<br />
che i lo ciama lori. El mio diretor<br />
giaponese el ga cantà una canzon<br />
dei Samurai e con un baston el fazeva<br />
finta che sia una spada. El menava<br />
colpi de qua e de là e el fazeva<br />
squasi paura. Dopo, un altro de lori<br />
ga cantà in francese la canzon “La<br />
fo<strong>il</strong>le est morte”, la foglia è morta e<br />
tuti i sbad<strong>il</strong>iava de sono. Un terzo<br />
giaponese ga cantà inveze “Sul mare<br />
luccica” in napoletan e mi no podevo<br />
trategnirme del rider.<br />
E, finalmente, ne ga tocà a noi.<br />
El sciur Bramb<strong>il</strong>la el ga tacà “O<br />
mia bela Madunina” in m<strong>il</strong>anese e<br />
tuti ghe ga batudo le man, ma mi<br />
sospeto solo per complimento, perché<br />
lui iera el “Plesident”. Mi, inveze,<br />
con tute le bire che gavevo in<br />
corpo, go intonà ala grande “La<br />
mula de Parenzo” e, sorpresa general,<br />
la nostra canzon istriana ghe<br />
piaseva ai giaponesi. I fazeva andar<br />
la testa de qua e de là, a ritmo, come<br />
che fa i gnochi in bireria, quando<br />
che i xe carighi. Co’ go finì con “fora<br />
che’l bacalà” i me ga batù le mani<br />
e i ga scominzià a zigar, “more,<br />
more, ancora, ancora”. Alora go<br />
cantà “Le mule polesane” e ghe<br />
piaseva anche quela e, dopo, “El<br />
tran de Opcina”. Ma la canzon che<br />
i voleva sentir de novo iera “La mula<br />
de Parenzo” e, infati, i continuava<br />
a domandarme “Palenzo, Palenzo<br />
e bacalà” e, alora go fato repete,<br />
anzi ghe la gavemo cantada insieme<br />
mi e el sciur Bramb<strong>il</strong>la che anche<br />
lui la saveva, de quando che el<br />
andava a far cantade in quela osteria<br />
vizin el mercato. Noi cantavimo:<br />
“de tuto la vendeva” e i Giaponesi,<br />
in coro, i zigava “fola che bacalà!”.<br />
Gavemo dovù ripeterla tante<br />
volte, perchè ‘sta gente se divertiva<br />
come mati a zigar “fola che bacalà”.<br />
E cussì, xe finida in belezza<br />
la zena con le gheishe. Anche el nostro<br />
viagio se ga concluso ben, e el<br />
sciur Bramb<strong>il</strong>la, dopo la prima machina,<br />
el ga conprà diverse altre.<br />
In seguito, mi son ritornà in Giapon<br />
e, una volta che iero in un local con<br />
un mio colega, me ga ciapà squasi<br />
un colpo. Per radio i sonava una<br />
canzon in giaponese e me pareva<br />
che l’aria fussi proprio quela de “La<br />
mula de Parenzo”.<br />
“Varda”, me son dito, “‘sti mati i ne<br />
ga copià anche le nostre canzoni”.<br />
Alora go domandà al mio colega<br />
“che canzon xe questa?” El me ga<br />
risposto: “Japanese song, canzon<br />
giaponese”. “Ma che titolo?” ghe<br />
fasso mi, e lui: “Japanese song” el<br />
ga taià curto. Ma ancora ogi go un<br />
dubio che fussi la mula de Parenzo.<br />
O iera la mia fantasia? R.S.<br />
,<br />
Un reperto<br />
archeologico<br />
custodito nella Biblioteca Comunale<br />
di M<strong>il</strong>ano = H Var. 1325<br />
LA CANZONE DEL<br />
CROATO<br />
di O. Tasca<br />
Quando mi star picolino<br />
mi taliano aver studiato<br />
perché sempre aver sperato<br />
per Italia de marciar...<br />
Or che tutto aver veduto<br />
scriver bela canzoneta<br />
per mandare con stafeta<br />
mia fam<strong>il</strong>ia a consolar.<br />
Mi partito de Croazia<br />
a lassar baracca mia,<br />
perché dir che in Lombardia<br />
trinca, magna e non pagar.<br />
E se pianzer per mia fraula<br />
pei fioi e mio porzello<br />
sempre dir mio Colonello:<br />
gran cuccagna, qui trovar...<br />
Qui si trova belle fraule<br />
come quele de Croazia<br />
che pregare mi, per grazia,<br />
de giogar a tric e trac.<br />
Quando dir che in Lombardia<br />
star salame lungo e grosso<br />
fraula mia saltarmi adosso<br />
e voler marciar con mi...<br />
perché fraule de Croazia<br />
sia poi Kelnerin o dame,<br />
quando tratta de salame<br />
sempre voja de magnar.
PAG.8 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
RASPARAGANO:<br />
CHI ERA COSTUI?<br />
Il<br />
di Veniero Venier<br />
bellissimo e completo servizio<br />
sui Clivi di Pola, regalatoci<br />
dal nostro Direttore<br />
sull'Arena di agosto, non avrà<br />
mancato di sollevare nei più giovani,<br />
ma forse anche in quelli più<br />
in età, qualche perplessità relativamente,<br />
quantomeno, ad uno di<br />
essi: <strong>il</strong> Clivo Rasparagano. E' probab<strong>il</strong>e<br />
che in molti ci ricordassimo,<br />
magari con qualche difficoltà<br />
di corretta pronuncia, di questo<br />
nome nella ricca e storica toponomastica<br />
polesana, ma quanti saprebbero<br />
dire chi fosse questo datato<br />
o novello Carneade? Per i più<br />
si tratta certamente di una misteriosa<br />
presenza.<br />
A colmare questa nostra “lacuna<br />
storica” interviene <strong>il</strong> nostro stesso<br />
giornale, L'Arena di Pola; non<br />
quella di oggi, bensì quella di ieri<br />
che, amorevolmente conservata e<br />
con attenzione rivisitata per non<br />
danneggiarne i vetusti fogli, costituisce<br />
prezioso archivio della nostra<br />
Redazione. Da un vecchio articolo,<br />
sui “sarcofaghi di Pola”, di<br />
dantesco riferimento, apprendiamo,<br />
infatti, quanto segue.<br />
P. Elio Rasparagano, re dei Sarmati,<br />
o Rossolani, è vissuto e morto<br />
a Pola nella prima metà del II<br />
secolo, essendovi stato confinato<br />
dall'imperatore Adriano che lo<br />
Quando ero bambina, assorta nei miei<br />
giochi infant<strong>il</strong>i, sentivo spesso la<br />
mamma, le zie o la nonna parlare del loro<br />
passato ricordando gli eventi succedutisi nella<br />
loro giovinezza: lo sterminio della famiglia<br />
dello Zar Nicola, l'assassinio dell'Imperatrice<br />
Elisabetta e la caduta dell'Impero Austro-Ungarico<br />
dell'amato Francesco Giuseppe<br />
di cui tutti conservavano almeno un ritratto<br />
appeso in casa, rimpiangendo i bei tempi<br />
passati sotto l'Austria Felix. Ma c'era anche<br />
un altro argomento molto attuale: ed erano<br />
le storie sui "Turuntass", personaggi che alimentavano<br />
la mia fantasia per la descrizione<br />
del loro abbigliamento coloratissimo, prettamente<br />
balcanico. Tutte queste "storie" venivano<br />
da me inconsciamente recepite e incamerate<br />
in un recesso angolo del mio cervello<br />
e quasi dimenticate.<br />
Recentemente, durante una conversazione<br />
con l'amica Bruna Wenzlik, ecco che mi<br />
scappa, un "turuntass" che ai vecchi tempi<br />
s'usava tanto da noi: "ti me par un turuntass",<br />
sia per criticare un abbigliamento un<br />
po' particolare che per rimproverare un comportamento<br />
a volte turbolento. Parlando,<br />
venne fuori anche che <strong>il</strong> termine era in qualche<br />
modo legato alla nob<strong>il</strong>e famiglia dei<br />
principi Thurn und Taxis (i cui discendenti,<br />
italianizzati in Principi di Torre e Tasso, abitano<br />
ancor oggi l'avito Castello di Duino),<br />
ma mi sfuggiva del tutto <strong>il</strong> nesso tra le due<br />
cose così lontane fra loro. Mi sono, pertanto,<br />
rivolta per lumi al documentatissimo amico<br />
Aligi Ridossi che, ancora una volta, non mi<br />
ha deluso.<br />
***<br />
In certe accezioni, "turuntass" è <strong>il</strong> nomignolo<br />
appioppato ad una persona robusta,<br />
tarchiata, alta di statura, dal portamento eretto.<br />
Sono caratteristiche che ben si adattano<br />
alle figure dei cadetti di Marina che, ai tempi<br />
dell'Austria, dopo un corso di cinque anni,<br />
uscivano dalla storica Accademia Teresiana<br />
(la "Theresianische M<strong>il</strong>itaerakadamie" di<br />
Wiener Neustadt, fondata nel 1752 dall'imperatrice<br />
Maria Teresa d'Austria, soppressa<br />
nel 1919) col grado di "ufficiala". Dopo di<br />
aveva fatto prigioniero in una delle<br />
guerre conseguenti alle pendenze<br />
m<strong>il</strong>itari lasciate da Traiano.<br />
Morto, come detto,a Pola, ebbe<br />
collocato <strong>il</strong> suo sarcofago sullo<br />
"Scoglio degli Ulivi", come <strong>il</strong> figlio<br />
Pellegrino che se l'era preparato<br />
ancora in vita assieme alla<br />
moglie Atta Proc<strong>il</strong>ia ed ai propri<br />
liberti.<br />
Recuperato <strong>il</strong> sarcofago del re, è<br />
questa l'iscrizione che si è potuta<br />
completare sui frammenti di esso:<br />
"P.AELIO RASPARAGANO RE-<br />
GI ROXOLANORUM - V.V.F."<br />
Ancora veniamo a sapere da<br />
Pietro Kandler, in un suo esposto<br />
inoltrato all'I.R. Luogotenza di<br />
Trieste in data 12/5/1870 nelle sue<br />
qualità di "Conservatore imperiale",<br />
come: " Rasparagano Re dei<br />
Rossolani alle foci dell'Istro, morto<br />
e sepolto a Pola nell'isola degli<br />
Olivi, ora Navale, certo non<br />
avrebbe creduto, se gli fosse stato<br />
predetto, né l'avrebbe creduto<br />
l'imperatore Elio Adriano che lo<br />
adottò in sua famiglia, che <strong>il</strong> suo<br />
sarcofago sarebbe passato in Capodistria<br />
a p<strong>il</strong>a di olio, poi in Cernical<br />
ad abbeveratoio di vacche,<br />
poi, spezzato per agghiacciamento<br />
dell'acqua e ridotto a schegge, dovesse<br />
venire a Trieste, poi tornare<br />
a Pola e ricoverare nel tempio di<br />
Roma e di Augusto, accanto ai<br />
frammenti di quello di suo figlio;<br />
di che, certo non seppero i Rossolani<br />
o li odierni Russi, ai quali poi<br />
sarebbe indifferente che quel Re<br />
spodestato fosse passato a Pola, né<br />
a Pola importerebbe acca, se non<br />
sapesse che suoi erano quei due<br />
sarcofaghi."<br />
Ma ancor più simpaticamente è<br />
lo stesso Rasparagano a sopperire<br />
alla nostra ignoranza, rivolgendosi<br />
direttamente ai polesani dalle pagine<br />
di una delle più vetuste Arene,<br />
nientemeno che la n. 26 del 29<br />
agosto 1945, primo suo anno di vita,<br />
con queste parole:<br />
"Regola di creanza esige la presentazione<br />
di chiunque intenda rivolgere<br />
parole di verità a qualcuno.<br />
Ignoto v'è <strong>il</strong> mio nome quanto<br />
voi ignoti a me. Dunque, veniamo<br />
a conoscerci: dal punto di via<br />
Kandler, dove verdeggia perenne<br />
<strong>il</strong> Parco della rimembranza, sale<br />
ripido un Clivo che sbocca ai piedi<br />
del Castello. Due f<strong>il</strong>e di casette,<br />
scosse dalle recenti offese belliche,<br />
portano stampato sopra ogni<br />
porta <strong>il</strong> mio nome: RASPARA-<br />
GANO. Principe sarmatico fui;<br />
catturato in armi dai Romani, vissi<br />
in questa città rassegnato prigioniero<br />
di guerra; anzi, poiché qui<br />
l'aria è balsamica, sorridente vissi<br />
e qui, dopo <strong>il</strong> trapasso, sono rimasto<br />
e vivo in ispirito ancora, come<br />
lo dimostra <strong>il</strong> biglietto da visita, là<br />
in vista sulle porte del clivo.<br />
So voi tutti cittadini d'Italia; voi<br />
a cui intendo rivolgermi come a<br />
parenti, stretti assieme dalla co-<br />
munanza del dolore, da voi non<br />
ancora superato. Vi vedo, cari, anche<br />
addentro! Tu porti gli occhiali<br />
da sole, perfino di notte; ti servono<br />
di schermo alle lacrime, perché<br />
t'hanno deportato i figliuoli e<br />
ignori se sono vivi o morti. Tu che<br />
vai dimentico ormai d'ogni atteggiamento<br />
sereno da tre mesi, non<br />
puoi dimenticare d'essere stato<br />
malmenato come una bestia cattiva<br />
per aver tentato di esporre sul<br />
davanzale della tua finestra la bandiera<br />
che cara come a te fu ai tuoi<br />
avi. E tu che nel volto patito ghigni<br />
involontariamente alla vista<br />
dei caratteri cubitali sui muri della<br />
tua casa, onde leggi ogni volta che<br />
vi rientri quella esaltazione che<br />
suona spietata ironia per te: "Viva<br />
i liberatori" e ti domandi: "Quando<br />
mai sui muri, che sono di tua<br />
proprietà, quando mai l'hai scritta<br />
o l'hai fatta scrivere?" E tu che appena<br />
esci di casa per recarti nel-<br />
Turuntass e Valdifighisti<br />
che, iniziavano la carriera m<strong>il</strong>itare vera e<br />
propria, imbarcati sulle navi della Imperial<br />
Regia (I.R.) Marina da Guerra (Kriegsmarine).<br />
L'etimo del nomignolo è collegato al nome<br />
della nob<strong>il</strong>e Casata tedesca dei Thurn<br />
und Taxis, famosa per aver avuto per parecchi<br />
secoli l'affidamento del servizio postale,<br />
praticamente di tutta Europa, fino alla fine<br />
del XIX° sec., la cui organizzazione di base<br />
fa tuttora da supporto all'odierno servizio postale.<br />
La giustificazione di questa prima versione<br />
di "turuntass" ce la dà M. Bogneri a<br />
pag.25 del suo volume: "II Politeama Ciscutti"...,<br />
dove riporta: "Ancora nel 1899, a Pola,<br />
sull'arco della Riva, svettavano le "alborade"<br />
(alberature) della "Don Juan d'Austria", della<br />
"Feuerspier” (lingua di fuoco) e della "Thurn<br />
und Taxis" (fregate in legno con propulsione<br />
a vela, nda). Nel 1899 quest'ultima venne<br />
"disalberata", messa fuori servizio e rimorchiata<br />
in Val de Figo, dove venne adibita a<br />
dormitorio dalle maestranze bosniache, confluite<br />
a Pola per la costruzione della diga<br />
portuale che, partendo da Punta Compare, si<br />
sv<strong>il</strong>uppa per un lungo tratto in direzione di<br />
Punta Cristo, onde restringere l'imboccatura<br />
del porto.<br />
Nacque allora una canzoncina popolare, in<br />
cui “gas” faceva rima con "tur un tass", nome,<br />
quest'ultimo, affibbiato a tutti i cadetti<br />
imbarcati su quella "camata” (in italiano,<br />
"camato” o "scamato" è la pertica usata per<br />
battere i materassi, i cuscini, ecc., nome che<br />
ben si adatta ai cadetti imbarcati, tutti…"driti<br />
come un pal!).<br />
Invece alle maestranze bosniache che usavano<br />
lo scafo dalla vecchia "Thurn und<br />
Taxis" come dormitorio in Val de Figo, venne<br />
appioppato <strong>il</strong> nomignolo di "valdefighisti".<br />
I "valdefighisti" erano spesso presenti<br />
sulle pagine del quotidiano locale, "II Giornaletto"<br />
di Pola, nei suoi articoli di cronaca<br />
nera, non solo per le frequenti e violente risse<br />
che scoppiavano fra di loro, ma, a volte,<br />
anche per reati più gravi, come ferimenti,<br />
omicidi (i iera “fac<strong>il</strong>i de cortel"!), oppure per<br />
violenza carnale. Dalle cronache dei giornali<br />
del tempo trapelano episodi in cui erano implicati<br />
figuri "valdefighisti" che si appostavano<br />
nelle solitarie stradine di campagna del<br />
contado polesano in attesa che passasse<br />
qualche contadinella solitaria col cesto delle<br />
merende per i v<strong>il</strong>lici che lavoravano la campagna<br />
oppure, che con la carretta rientrava a<br />
casa dal mercato dove, al mattino, aveva portato<br />
a vendere le verdure o <strong>il</strong> latte, i latticini,<br />
ecc. Così, ad esempio, sul "Giornaletto" del<br />
12 gen. 1912, si legge che "...la lattaia H. I.,<br />
mentre sola se, ne tornava a casa a Valbandon<br />
dal mercato, si accorse di esser pedinata<br />
da un tale, all'apparenza un "valdefighista"...<br />
All'improvviso, questi figuri aggredivano le<br />
malcapitate per violentarle. Qualche volta,<br />
richiamati dalle grida della malcapitata di<br />
turno, venivano in suo soccorso i contadini<br />
che lavoravano nei campi vicini e mettevano<br />
in precipitosa fuga <strong>il</strong> violento e malintenzionato<br />
aggressore, ma altre volte.."la ghe 'ndava<br />
ben!”<br />
Col tempo <strong>il</strong> nomignolo “valdefighista”<br />
venne meno, fino a sparire; rimase solo quello<br />
di “turuntass”, che però continuò ad identificarsi<br />
col precedente significato di "valdefighista".<br />
Per cui, ancor'oggi, quei vecchi polesani<br />
che mantengono una certa dimestichezza<br />
col nostro vecchio dialetto, ormai in<br />
via di estinzione, con "turuntass" ravvisano<br />
una persona con sguardo truce, gesti ed abbigliamento<br />
marcatamente balcanici e con <strong>il</strong><br />
caratteristico fez in testa. Uno di quelli che<br />
ancor oggi si possono incontrare por strada<br />
nelle nostre città.<br />
Invece, E. Cattonaro, nel suo “Disevimo<br />
cussì”, sposa solo questa seconda versione e<br />
spiega l'etimo "turuntass" affermando che la<br />
famiglia dei Thurn und Taxis gestiva, oltre al<br />
servizio postale, anche un'agenzia di reclutamento<br />
di manodopera di bassa lega (manovali,<br />
scalpellini, "pichetini", muratori, ecc)<br />
in Bosnia-Erzegovina, sin dal 1672 sotto amministrazione<br />
fiduciaria austro-ungarica<br />
l'officina, non puoi fare a meno di<br />
legger sulla casa di fronte: “Istra<br />
je Titova - Tito je nas” , provando<br />
un senso di nausea. E voi tutti, a<br />
cui finalmente si schiuse la possib<strong>il</strong>ità<br />
d'imparare <strong>il</strong> croato sulle pagine<br />
dei muri cittadini (scritte a<br />
cui furono troppo pietose e l'acqua<br />
del cielo e la polvere della terra e<br />
la paura), VOI tutti io, Rasparagano,<br />
conosco e comprendo!”<br />
Caro, non più misterioso e sconosciuto,<br />
Rasparagano, ora che ci<br />
siamo conosciuti, permettici di<br />
esprimerti tutto <strong>il</strong> nostro apprezzamento<br />
per le tue parole di verità e<br />
per la tua sensib<strong>il</strong>ità nei nostri<br />
confronti. Permettici, altresì, di<br />
esprimerti la nostra benevola invidia.<br />
Ancor oggi tu trascorri <strong>il</strong> tuo<br />
eterno riposo nella nostra amata<br />
Pola, noi invece … UN TUO LONTANO<br />
DISCENDENTE<br />
(venne annessa all'impero nel 1908). Fosse<br />
vera quest'ultima versione, essa consentirebbe<br />
di retrodatare di circa 20 anni la coniazione<br />
del nomignolo “turuntass”. A. VIDOSSI<br />
***<br />
A questo punto,avendo fatto chiarezza sui<br />
miei ricordi infant<strong>il</strong>i, non mi resta che presentarvi<br />
<strong>il</strong> mio caro e bel TURUNTASS!<br />
Caratteristico tipo di Turuntass, manovale<br />
addetto alla costruzione della diga<br />
foranea di Val del Figo, immigrato dalla<br />
Bosnia; foto Gallinaro, scattata alla baracca<br />
dei Maomettani sul monte Castagner<br />
nel 1912.<br />
***<br />
E' proprio come lo ricordavo nella mia<br />
fantasia e guarda caso anche lui come me ha<br />
abitato a Monte Castagner, anche se in anni<br />
diversi! Meno mal, se no sa che corse col<br />
cuor in gola… per tornar a casa!<br />
NERINA MILIA
L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.9<br />
A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />
di Piera Tocchetti<br />
Nascinguerra di Piero Tarticchio<br />
- edito da Baldini &<br />
Castoldi - ha vinto la VIIa edizione del Premio Letterario Nazionale<br />
“Città di Arona 2005” intitolato<br />
a Gian Vincenzo Omodei Zorini.<br />
L’opera è stata votata all’unanimità<br />
da una giuria composta da<br />
critici, da giornalisti e da un pubblico<br />
selezionato di lettori. La cerimonia<br />
di premiazione, avvenuta sabato<br />
29 ottobre u.s. nel salone dei<br />
congressi dell’Hotel Concorde ad<br />
Arona, sul lago Maggiore, ha visto<br />
presente un folto pubblico e numerosi<br />
giornalisti.<br />
L’iniziativa, patrocinata dal Presidente<br />
della Repubblica, dalla Regione<br />
Piemonte e dall’Ordine dei<br />
Giornalisti Italiani è stata organizzata<br />
da Ornella Bertoldini, Presidente<br />
del Circolo “Omodei Zorini”,<br />
un medico scrittore scomparso<br />
nel 1997 a soli 48 anni, molto apprezzato<br />
per le sue attività f<strong>il</strong>antropiche.<br />
L’edizione 2005 ha visto concorrere<br />
un gran numero di partecipanti,<br />
giunti anche dall’estero e suddivisi<br />
NASCINGUERRA DI<br />
PIERO TARTICCHIO<br />
HA VINTO<br />
IL PREMIO<br />
LETTERARIO<br />
NAZIONALE<br />
“CITTA' DI ARONA”<br />
Motivazione della giuria:<br />
La struttura narrativa, la carica umana dei personaggi,<br />
le descrizioni spesso poetiche, in un<br />
contesto storico drammatico, fanno di<br />
Nascinguerra uno straordinario romanzo.<br />
in tre sezioni: A - Editi di narrativa;<br />
B - Medici scrittori; C - Poesia giovani.<br />
Ogni anno in occasione della<br />
premiazione, la Città di Arona, in<br />
collaborazione con <strong>il</strong> “Circolo G.V.<br />
Omodei Zorini” conferisce anche<br />
un “premio alla carriera” a un giornalista<br />
di grande caratura professionale.<br />
Quest’anno <strong>il</strong> riconoscimento è andato<br />
a Ferruccio De Bortoli già direttore<br />
del “Corriere della Sera e attualmente<br />
alla guida del quotidiano<br />
finanziario “Il Sole 24 Ore”.<br />
Piero Tarticchio nel corso della<br />
conferenza stampa ha dichiarato di<br />
aver appena finito di scrivere un<br />
nuovo libro dal titolo “Storia di un<br />
gatto profugo” - attualmente in fase<br />
di editing - la cui uscita si auspisca<br />
avvenga al più presto. P.T.<br />
Estati all’italiana<br />
L<br />
’estate, in Italia, è vissuta<br />
come un’emergenza. In un<br />
paese così poco marziale,<br />
d’estate tutto assume <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo<br />
delle grandi manovre. Il linguaggio<br />
degli organi d’informazione è<br />
addirittura biblico: spiagge invase,<br />
valichi di frontiera presi d’assalto,<br />
città deserte come dopo un<br />
attacco atomico, grande rientro,<br />
incolonnamenti di Tir, sciopero<br />
dei treni e dei traghetti, week-end<br />
cruenti, lanci di sassi dai cavalcavia,<br />
località assediate... Nella penisola<br />
le vacanze sono un obbligo<br />
sociale e chi non le prende non<br />
può considerarsi un cittadino a<br />
parte intera: diviene una sorta di<br />
extracomunitario, senza però godere<br />
della simpatia né dei partiti<br />
di sinistra né della Caritas.<br />
I giornali consacrano più di una<br />
pagina alle vacanze dei VIP. Tutti<br />
conoscono le destinazioni turistiche<br />
dei politici. Meno conosciuti,<br />
invece, sono i loro programmi,<br />
possib<strong>il</strong>isti e fumosi. Nelle edicole<br />
una selva di manifesti propaganda<br />
<strong>il</strong> nudo furtivo della compagna<br />
di giochi di spiaggia di<br />
questo o quel personaggio, che<br />
noi che veniamo dal Canada non<br />
conosciamo, ma che facciamo<br />
finta di conoscere per non sentirci<br />
come dei marziani. Un dato<br />
molto importante: insieme con<br />
quello dei quotidiani sportivi, l’Italia<br />
vanta <strong>il</strong> record mondiale per<br />
numero di periodici scandalistici,<br />
pieni di foto di chiappe e seni sfocati<br />
ripresi col teleobiettivo. Nel<br />
paese dove non esiste un solo dato<br />
statistico sul tasso di criminalità<br />
dei clandestini, protagonisti<br />
assoluti delle cronache giudiziarie,<br />
vi è una fioritura barocca di<br />
cifre sull’esodo, sul controesodo<br />
e sulla lunghezza delle code ai<br />
caselli. Dopo i lamenti scaramantici<br />
d’obbligo, all’inizio di stagione,<br />
“sul turista che quest’anno<br />
non ritorna”, fatto dai rappresentanti<br />
degli esercenti delle località<br />
di v<strong>il</strong>leggiatura, si apprende poi<br />
con sollievo che <strong>il</strong> turista anche<br />
questa volta è tornato.Al pessimismo<br />
e all’allarmismo di maniera,<br />
in Italia, nessuno rinuncia, neppure<br />
in vacanza.<br />
E <strong>il</strong> catastrofismo della meteorologia<br />
è di un grande aiuto. Ogni<br />
anno si registrano nuovi record:<br />
di pioggia, di sole, di freddo, di<br />
caldo... Il tempo che farà sembra<br />
suscitare indicib<strong>il</strong>i ansie negli addetti<br />
ai lavori. A parlare del clima,<br />
in Italia, non vi è un semplice<br />
annunciatore, ma un colonnello<br />
che emette dei proclami. Strano<br />
che nessuno abbia ancora denunciato<br />
questa pericolosa involuzione<br />
m<strong>il</strong>itarista nel paese di “O<br />
sole mio”. I vari corpi di polizia<br />
sono in prima linea nell’ “emergenza<br />
estate”: carabinieri, pubblica<br />
sicurezza, finanza, stradale,<br />
vig<strong>il</strong>i urbani, forestale, si alternano,<br />
eleganti, al microfono con<br />
bollettini allarmanti. Il tutto,<br />
spesso, su uno sfondo di fiamme<br />
- gl’immancab<strong>il</strong>i incendi dolosi -<br />
arditamente combattuti dai Canadair.<br />
Il che provoca in noi, reduci<br />
del Canada, un moto d’orgoglio...<br />
Voi state al mare, a Grado,<br />
in grazia di Dio, sotto un cielo sereno.<br />
La cosa dura da settimane.<br />
Non vi sembra vero: pensate al<br />
Canada, all’instab<strong>il</strong>ità del suo clima,<br />
alle piogge, ai freddi improvvisi.<br />
Poi, ogni sera, la televisione<br />
italiana vi propina <strong>il</strong> solito bollettino<br />
catastrofico: grandine con<br />
chicchi come palle da tennnis,<br />
inondazioni, smottamenti, straripamenti<br />
(che tutti però ormai<br />
chiamano “esondazioni”), raffiche<br />
fortissime di vento... Ma dove?<br />
In una sperduta località che<br />
voi non avete sentito mai nominare,<br />
ma dalla quale <strong>il</strong> solito colonnello<br />
dell’aeronautica lancia<br />
lugubri bollettini disfattisti.<br />
Al ritorno in Canada i vostri amici,<br />
apprensivi, vi domandano come<br />
abbiate potuto sopravvivere<br />
alle catastrofi che si sono abbattute<br />
sull’Italia, e delle quali loro<br />
sono stati abbondantemente<br />
informati grazie alla televisione.<br />
Insomma, <strong>il</strong> “globalismo” italiano<br />
in materia di clima fa sì che<br />
tutti si sentano bagnati da una<br />
pioggia che non c’è, ma che comunque<br />
cade in qualche posto<br />
della penisola. Grazie anche al<br />
traffico automob<strong>il</strong>istico, l’unità<br />
d’Italia è un fatto compiuto. I<br />
bollettini autostradali fanno sapere,<br />
a chi si trova in una località<br />
sperduta del Friuli-Venezia Giulia,<br />
che al sud di Pompei c’è un<br />
incolonnamento di due ch<strong>il</strong>ometri,<br />
e che, nei pressi di Messina,<br />
un automob<strong>il</strong>ista con una gomma<br />
a terra causa un fastidioso rallentamento<br />
della circolazione. Coscienza<br />
o non coscienza nazionale<br />
finalmente l’Italia, d’estate, è<br />
una, una sola. Claudio Antonelli<br />
(Montreal, Canada)<br />
auguri<br />
Ciacolade<br />
in punta<br />
di penna<br />
di S<strong>il</strong>via Lutterodt Sizzi<br />
Fighere<br />
londinesi<br />
Tanto tempo fa gavevo scrito<br />
che a Londra no me gaveva<br />
mai capitado de veder fighere. Ma<br />
gavevo dovudo ricrederme un<br />
giorno che caminavo nei pressi del<br />
British Museum. Iera autuno avansà<br />
e d’improviso gavevo notado<br />
sul vasto marciapiedi una foia giala,<br />
no tanto grande, con una forma<br />
carateristica e fam<strong>il</strong>iare.<br />
“Se diria una foia de figo” -gavevo<br />
pensà, no tanto sicura perché tanti<br />
tipi de foie se rassomiglia. Poco<br />
piu’ avanti ghe ne iera un’altra sim<strong>il</strong>e<br />
ma assai più grande, e tante<br />
altre ancora, butade in mucio dal<br />
vento leger. No podevo sbaliarme,<br />
se tratava proprio de foie de fighera,<br />
ma de dove le vegniva? Stavo<br />
costeggiando un muro assai alto, e<br />
girando i oci in su, gavevo notado<br />
tre altissime fighere che dal interno<br />
protendeva i rami ormai spoi verso<br />
la stra a. Là per là no gaveria gnanche<br />
riconossudo sti alberi dopo<br />
tanti ani che no li vedevo se no fossi<br />
stado per l’imensa quantità de fighi<br />
che i gaveva sui rami più in cima.<br />
Ma no ste creder che parlo a<br />
vanvera: se tratava de figheti pici,<br />
striminsidi, che se gaveva secà prima<br />
ancora de cresser e maturar.<br />
Contenta de gaver fato sta scoperta,<br />
de quela volta gavevo tegnudo<br />
sempre i oci averti in serca de sti<br />
alberi a mi tanto cari perché ligadi<br />
a un’infinità de ricordi dela mia infansia.<br />
Tanto tempo iera passado, e<br />
in una fredissima giornata de inverno,<br />
dopo una grande nevigada,<br />
giravo in serca de bei siti de imortalar<br />
con la machineta fotografica.<br />
Dopo tanto girar, lungo una scarpata<br />
fra graioni, sterpaglie e piante<br />
de pungitopo, gavevo notado i inconfondib<strong>il</strong>i<br />
rami ritorti de un’altra<br />
giovine fighera in veste invernal.<br />
Ma stavolta l’impression iera stada<br />
penosa e la me gaveva provocado<br />
una streta al cuor.<br />
In quei rami nudi sim<strong>il</strong>i a man ratrapide<br />
protese verso el ciel carighi<br />
de fighi rinsechidi che no gaveva<br />
mai podudo sv<strong>il</strong>uparse, me gavevo<br />
improvisamente ritrovado e vedevo<br />
simbolicamente rapresentada la<br />
mia vita. S.L.S.<br />
Buon Natale<br />
Gente mia, come ogni Nadal i mii auguri i ve 'riva co'l disegno dove,<br />
'sta volta, go messo la Sacra Famiglia e i Re Magi col Papa, a Colonia,<br />
insieme a la mularia de la Giornata Mondial de la gioventù. Xe<br />
propio tuti 'sti giovani che ne fa ancora sperar in un domani, dato che<br />
i ga trovà 'na bussola che, se Dio li aiuta, li guiderà in una vita costruida<br />
con i Valori Veri! Bon Nadal, gente mia, con tanto afeto, come<br />
sempre! Edda Garimberti
PAG.10 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
E noi chi siamo?<br />
La cultura dominante oggi è<br />
quella dell'annullamento dei valori,<br />
dell'annientamento della<br />
verità. Della dissacrazione totale<br />
del sacrificio di quanti purtroppo<br />
inut<strong>il</strong>mente morirono<br />
nel mattatoio della guerra del<br />
1915-18. Su Rai 1 nel primo<br />
meriggio del 4 novembre è stata<br />
proiettata una rievocazione storica<br />
basata sul f<strong>il</strong>o delle memorie<br />
di un valoroso combattente.<br />
Sin qui tutto bene, senonchè la<br />
conclusione - quasi ricordando<br />
<strong>il</strong> famoso ponte che "divideva"<br />
su due sponde Trento e Trieste -<br />
ci ha portato ad un traguardo in<br />
cui si è sottolineato quale risultato<br />
di eccelso valore storico la<br />
conquista di Trento e Trieste.<br />
Solo obiettivo ed unico obiettivo<br />
della guerra italiana. Di tutto<br />
<strong>il</strong> resto nulla. E noi chi siamo, i<br />
figli di chi? Oh, forse hanno fatto<br />
bene quelli che con <strong>il</strong> nodo in<br />
gola sono migrati oltre oceano<br />
alla ricerca di una nuova patria<br />
e magari ogni tanto qualche politico<br />
di turno li va a trovare, infiammandone<br />
gli animi e facendone<br />
arrossire gli occhi. I nostri<br />
occhi invece non arrossiscono<br />
più per lacrime ed emozioni,<br />
ma si irritano per rabbia e vergogna.<br />
Ed a questa vergogna vi addito<br />
i conduttori della trasmissione,<br />
gli inneffab<strong>il</strong>i Gigi Marzullo<br />
e Gianni Bisiach, che magari<br />
non saranno del tutto colpevoli,<br />
ma hanno portato a termine una<br />
trasmissione realizzata come al<br />
solito con <strong>il</strong> supporto dei soliti<br />
incapaci consulenti storici, lautamente<br />
pagati anche col contributo<br />
del nostro canone Rai per<br />
scrivere e dire delle enormi castronate.<br />
FERRUCCIO CALEGARI<br />
Caro Calegari, hai perfettamente<br />
ragione; nel nostro Paese<br />
i più sono del tutto dimentichi<br />
che la “Grande Guerra” ha<br />
comportato l'abbraccio dell'Italia,<br />
oltre che a Trento e Trieste,<br />
anche all'Istria, a Zara e a<br />
Fiume. Fautori di tale “ignoranza”<br />
sono proprio gli pseudostorici<br />
nazionali che tendono<br />
a sorvolare sulla nostra sofferta<br />
“italianità”, salvo ricordarsene<br />
quando possono additarla a<br />
colpa, perché sinonimo di faziosità<br />
politica. Come avvertiamo<br />
la mancanza di un Montanelli<br />
che, di contro, ci definiva<br />
“Italiani” due volte, per nascita<br />
e per scelta!<br />
Vassalli e vassallini<br />
Caro Sindaco, quanto hai<br />
scritto nell'editoriale di ottobre<br />
a proposito delle "telefonate" di<br />
Washington ai vassalli europei<br />
ed ai vassallini italiani mi trova<br />
perfettamente d'accordo. Lo<br />
stesso vale per <strong>il</strong> cosiddetto indennizzo<br />
"equo e definitivo" e<br />
per le esperienze allucinanti di<br />
cui sono vittime incolpevoli gli<br />
esuli interessati. Temo che la<br />
nuova legge, da te giustamente<br />
auspicata, sia destinata a restare<br />
per un pezzo nel libro dei sogni.<br />
Del resto, le legislature passano<br />
in fretta tra m<strong>il</strong>le dispute ed alla<br />
fine si ricomincia daccapo,<br />
mentre gli aventi diritto, causa<br />
<strong>il</strong> tempo che passa, sono sempre<br />
meno.<br />
Se qualcuno volesse dare un<br />
segnale di vera disponib<strong>il</strong>ità per<br />
rimediare sia pure parzialmente<br />
e tardivamente a tanti torti, non<br />
potrebbe ricorrere al decreto,<br />
con successiva veloce ratifica?<br />
Dopo tutto, <strong>il</strong> fabbisogno necessario<br />
non è tra quelli che possano<br />
far crollare <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio dello<br />
Stato come un castello di carte.<br />
Ho l'impressione che a mancare<br />
non siano i mezzi finanziari,<br />
sempre disponib<strong>il</strong>i quando si<br />
tratta di foraggiare qualche<br />
grande iniziativa più o meno<br />
opinab<strong>il</strong>e, ma la volontà politica.<br />
Chissà cosa ne penseranno,<br />
nel prossimo apr<strong>il</strong>e, i tanti esuli<br />
"inascoltati"? CARLO MONTANI<br />
Caro Montani, <strong>il</strong> tuo pessimismo<br />
- lo si deduce dallo stesso<br />
articolo da te citato - è da me<br />
ampiamente condiviso. Direi,<br />
anzi, che si è ulteriormente<br />
rafforzato sulla base di un intervista,<br />
recentemente r<strong>il</strong>asciata<br />
dall'”amico” On. Giovanardi<br />
al “Giornale” del 10 nov.<br />
u.s., nella quale, oltre a darci<br />
dei “visionari” in relazione alle<br />
nostre aspettative in merito all'equo<br />
e definitivo indennizzo,<br />
ipotizza possano essere sufficienti<br />
per “saldare” i nostri diritti<br />
900 m<strong>il</strong>iardi di vecchie lire.<br />
Sim<strong>il</strong>i affermazioni (speriamo<br />
strettamente personali), non solo<br />
denunciano l'incapacità del<br />
soggetto a distinguere tra <strong>il</strong> significato<br />
di “elemosina” e di<br />
“tutela di un sacrosanto diritto”,<br />
ma potrebbero, ahinoi, essere<br />
indicative della qualità<br />
della volontà politica che ci riguarda.<br />
Se lo ricorderanno gli<br />
elettori? Staremo a vedere. Per<br />
<strong>il</strong> momento possiamo solo dire:<br />
dagli “amici” ci guardi Iddio,<br />
che da qualche “parente” cercheremo<br />
di guardarci da noi.<br />
Lontani anni verdi<br />
Cara “Arena”, era da molto<br />
che meditavo di scriverti per<br />
ringraziare Te e tutto <strong>il</strong> tuo Staff<br />
per averci tenuto compagnia in<br />
tutti questi anni, alimentando<br />
con le tue pagine la nostalgia<br />
che nutriamo per la nostra bella<br />
Pola. Lo faccio ora, sull'onda<br />
delle emozioni suscitatemi dalla<br />
lettura del libro “Lontani anni<br />
verdi” di Glauco Dinelli. Non<br />
nacqui a Pola, ma vi vissi dai<br />
due mesi ai 21 anni, lasciandola<br />
nel '47 con i primi esuli. Inut<strong>il</strong>e<br />
recriminare su quanto successoci!<br />
Sfoglio <strong>il</strong> libro e, come in un<br />
sogno, rivedo luoghi, strade,<br />
chiese, … e mi rivedo li, adolescente<br />
prima e ragazzina poi.<br />
Ogni pagina un ricordo, un<br />
tuffo al cuore: viale IV novembre,<br />
percorso infinite volte in<br />
allegra compagnia tornando dal<br />
bagno “Stoia”; la scaletta di<br />
Monte Zaro, dove facemmo la<br />
fotografia dell'ultimo giorno di<br />
scuola nel lontano '43; la chiesa<br />
di S. Antonio, frequentata per la<br />
messa, nei pomeriggi del mese<br />
di maggio ed a giugno per la<br />
“tredicina” del Santo; i giardini<br />
vicini a Porta Aurea, irrinunciab<strong>il</strong>e<br />
punto d'incontro serale della<br />
nostra gioventù e di tanti<br />
sguardi “galeotti”; <strong>il</strong> Politeama<br />
Ciscutti, dove c'ero anch'io <strong>il</strong><br />
giorno che <strong>il</strong> prestigiatore, tra le<br />
generali risate, face suonare a<br />
suo comando un immaginario<br />
violino agli spettatori invitati<br />
sul palco; <strong>il</strong> Bosco Siana, con<br />
l'annuale scampagnata pasquale<br />
per ringraziare, nella sua chiesetta,<br />
la Madonna di averci protetto<br />
nel corso dell'intero anno.<br />
Quanti ricordi! Grazie, caro Dinelli;<br />
sei stato grande! Conserverò<br />
<strong>il</strong> tuo libro sul comodino e<br />
lo riprenderò in mano ogniqualvolta<br />
mi sentirò triste per <strong>il</strong> mio,<br />
<strong>il</strong> tuo, <strong>il</strong> nostro bene perduto e<br />
Lettere in Redazione<br />
risponde <strong>il</strong> sindaco S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />
non più recuperab<strong>il</strong>e. Grazie,<br />
anche a nome di mio marito,<br />
Vittorino Gasperini, classe '22.<br />
ESTER (?) SANFILIPPO<br />
….all'Autore del prezioso testo<br />
“Lontani anni verdi”, in cui<br />
ho trovato luoghi, nomi, profumi,…<br />
della mia infanzia e della<br />
nostra amatissima Pola <strong>il</strong> mio<br />
più profondo grazie; un grazie<br />
di cuore anche a voi tutti che<br />
collaborate per tener viva la<br />
memoria di noi Esuli.<br />
MARISA BILUCAGLIA<br />
Care Signore, scusandomi<br />
per <strong>il</strong> nome della sig,ra Sanf<strong>il</strong>ippo<br />
forse errato (causa diffic<strong>il</strong>e<br />
lettura della firma), Vi ringrazio<br />
per l'esplicito apprezzamento<br />
del nostro lavoro. Certamente<br />
gratificato dalle Vostre<br />
lettere sarà, soprattutto, l'amico<br />
Dinelli. Colgo l'occasione<br />
per informare i lettori che la<br />
Redazione ha ampia disponib<strong>il</strong>ità<br />
del libro in questione e che<br />
lo può inviare a chi ne fa richiesta,<br />
previo versamento di una<br />
piccola offerta a copertura delle<br />
spese postali.<br />
Si fanno onore,<br />
all'estero, i nostri<br />
discendenti<br />
di terza generazione<br />
Cara Arena, è con orgoglio di<br />
nonno che, da New York, ti faccio<br />
partecipe che anche i nostri<br />
discendenti di terza generazione,<br />
nella fattispecie i miei nipoti,<br />
Scott Alexander (ha superato<br />
<strong>il</strong> biennio d'ingegneria con<br />
100/100 in tutte le materie) ed<br />
Alexa Fermeglia (nella foto con<br />
nonna Margaret) sanno farsi<br />
onore all'estero con <strong>il</strong> loro impegno<br />
nel campo dello studio.<br />
Congratulazioni vivissime ai<br />
nonni, ai genitori e, soprattutto,<br />
ad Alexa ed Alexander.<br />
Ricerco<br />
i miei ex alunni<br />
Cara Arena, sono una maestra<br />
elementare che negli anni 1955<br />
- 1958 ha insegnato a Cividale<br />
del Friuli nell'Istituto Friulano<br />
Orfani di Rubignacco. I miei allievi<br />
di allora erano tutti figli di<br />
esuli giuliani, ospitati nell'Istituto.<br />
Hanno frequentato con me<br />
le prime tre classi elementari.<br />
Li ricordo ancora con grande<br />
piacere assieme ai loro fam<strong>il</strong>iari,<br />
li saluto caramente e, sperando<br />
che qualcuno legga queste<br />
mie poche righe, sarei felice se<br />
qualcuno di loro, ricordandomi,<br />
volesse mettersi in contatto con<br />
me. Il mio indirizzo è: Via Tagliamento,<br />
3 - 33038 San Daniele<br />
del Friuli.<br />
LAURA SCHIATTI<br />
Cara Signora, pubblico la<br />
Sua lettera con l'augurio che<br />
qualche ex alunno si faccia vivo.<br />
Non tutti la pensano<br />
allo stesso modo<br />
Riapro <strong>il</strong> mio scatolone e non<br />
per farVi perdere tempo, ma per<br />
capire se c'è giovamento - editoriale<br />
e politico - a santificare con<br />
dei monologhi la RSI. La storia è<br />
una sola, forse, non ha avuto né<br />
insegnanti né scolari. Non tutti la<br />
pensano così! «Quel Tale» aveva<br />
un none e cognome, Benito Mussolini.<br />
Dopo <strong>il</strong> 25 luglio del 1943<br />
quanti figli della Lupa, quanti<br />
Bal<strong>il</strong>la, quanti Gerarchi l'hanno<br />
eletto a condottiero? Appresso <strong>il</strong><br />
giorno 8 settembre 1943 quanti<br />
abiurarono, quanti spergiurarono<br />
e, non per salvare l'onore al giuramento<br />
fatto, ma per la difesa<br />
della dignità personale, per <strong>il</strong> rifiuto<br />
della guerra e del fascismo<br />
che l'aveva voluta, <strong>il</strong> rancore verso<br />
i tedeschi: furono i motivi che<br />
confluirono in una scelta coraggiosa,<br />
morale prima che politica.<br />
In questo senso la scelta della<br />
grande maggioranza dei nostri<br />
soldati di non aderire alla<br />
Rsi/Reich, rinunciando a un rapido<br />
ritorno a casa e condannandosi<br />
a rimanere nella tragica dimensione<br />
del lager, appare la testimonianza<br />
di una straordinaria forma<br />
di resistenza, disarmata, pacifica,<br />
civ<strong>il</strong>e ma pur sempre Resistenza.<br />
Per la Rsi, veramente, l'uccisione<br />
dei nemici sembrava aver un significato<br />
che prescinde quasi totalmente<br />
dagli onori e dagli scopi<br />
m<strong>il</strong>itari (mia zia, madre di un ufficiale<br />
dei bersaglieri, un cugino,<br />
diciassettenne, non sono stati deportati<br />
né dai tedeschi né da for-<br />
mazioni armate irregolari slavo<br />
comuniste, non sono stati internati<br />
e morti per un'astuzia m<strong>il</strong>itare<br />
all'onore del tricolore). «Se<br />
tanto mi da tanto» la Repubblica<br />
Sociale Italiana era fiancheggiatrice<br />
di un esercito occupante e,<br />
combatteva sotto l'ombra del tricolore,<br />
agli ordini di un comando<br />
straniero. I campi di sterminio, i<br />
fuc<strong>il</strong>ati e gli impiccati, come bestie,<br />
senza conforti religiosi, ci<br />
spalancano le porte di una vera e<br />
propria strategia di persona ritenuta<br />
indegna dei corpi, in cui è<br />
negata la stessa dignità del morto.<br />
Quei ganci da macellaio ut<strong>il</strong>izzati<br />
per appendere i nemici uccisi,<br />
rinviano senza mediazione alla<br />
degradazione dell'avversario a<br />
rango di bestia. (Condivido su<br />
«Piazzale Loreto», ma si raccoglie<br />
i frutti che si è seminato).<br />
Ora, vediamo - e mi piacerebbe<br />
anche <strong>il</strong> recensore - se riconoscete<br />
questi altri Tali esposti ad un<br />
disgustoso spettacolo da parte<br />
«degli eroici m<strong>il</strong>iti della Guardia<br />
Repubblicana»: "La popolazione<br />
del luogo fu obbligata ad assistere<br />
alla fuc<strong>il</strong>azione delle persone<br />
catturate durante un rastrellamento.<br />
Le salme furono lasciate<br />
esposte per tutta la giornata e tutta<br />
la notte seguente; quindi vennero<br />
sepolte dalla popolazione<br />
nel cimitero del paese, ma, per<br />
l'opposizione dei repubblichini,<br />
non fu possib<strong>il</strong>e racchiuderli dentro<br />
le barre. Uno dei fuc<strong>il</strong>ati gridò<br />
all'ultimo istante: «Sparatemi al<br />
cuore e non al viso, perché voglio<br />
essere riconosciuto dopo morto».<br />
II comandante rispose sparandogli<br />
<strong>il</strong> colpo di grazia al viso".<br />
Questa serena piazza popolata<br />
per noi da magici ricordi della<br />
fanciullezza ha perduto per sempre<br />
la sua pace accogliente da<br />
quando sappiamo che vi è stato<br />
esposto per ventiquattro ore, tra<br />
sentinelle, un povero ragazzo innocente<br />
impiccato ad un inferriata".<br />
È fac<strong>il</strong>e incontrare su altri<br />
fronti e in altre guerre esposizioni<br />
di cadaveri lasciati appesi per<br />
giorni, ai balconi, ai lampioni,<br />
agli alberi. Quante generazioni<br />
occorreranno per dimenticare <strong>il</strong><br />
male inflittoci da coloro che trasformarono<br />
in forche per creature<br />
innocenti i benigni alberi delle<br />
nostre campagne, dei viali delle<br />
nostre città in un desolante cammino<br />
di cimitero? Da cittadino<br />
dico grazie alla Resistenza e da<br />
cristiano prego «Santa Domenica».<br />
MATTEO FABRIS<br />
Egr. sig. Fabris, non intendo<br />
riaprire la polemica con Lei,<br />
ma ritengo giusto dare spazio<br />
anche alla sua voce. Circa i<br />
suoi interrogativi, la parabola<br />
di Mussolini inizia molto prima<br />
delle due date da Lei citate e fu<br />
la maggioranza degli italiani a<br />
sostenerlo. Nessuno nega che<br />
abbia commesso degli errori,<br />
ma deve convenire che è sempre<br />
una grande tentazione scendere<br />
dal carro di chi sta perdendo.<br />
Allo stesso tempo nessuno nega,<br />
non certo io, che brutture siano<br />
state compiute anche dai repubblichini,<br />
ma che ne dice di quelle<br />
commesse guerra durante e<br />
soprattutto dopo dai comunisti,<br />
italiani o slavi che siano? Ha<br />
letto i libri di Pansa?Potrebbero<br />
aiutarla ad aprire gli occhi.<br />
Infine, sarebbe bene che, se non<br />
altro per coerenza con se stesso,<br />
si rendesse conto che non tutti<br />
la pensano come Lei. I motivi di<br />
risentimento sono molteplici,<br />
almeno quanto le esperienze<br />
singolarmente vissute, e se si<br />
vuole essere rispettati è buona<br />
cosa rispettare anche <strong>il</strong> pensiero<br />
e le scelte altrui.
L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005 PAG.11<br />
...INSIEME<br />
A UN FIORE<br />
... ELARGIZIONI<br />
ALLA MEMORIA<br />
In memoria dei genitori<br />
PIERA VALSECCHI<br />
MAZZOLENI<br />
e del<br />
cav. MARIO VALSECCHI<br />
che, al chiasso della politica,<br />
preferivano scoltare <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />
delle foibe raccontato dal loro<br />
genero Piero Tarticchio.<br />
Con immutato affetto li ricorda<br />
la figlia Carla Valsecchi<br />
Lorenzelli devolvendo<br />
€ 100,00 all’Arena<br />
Il 20 ottobre ci ha lasciati<br />
dopo una lunga vita<br />
piena di amore e dedizione<br />
per tutti i suoi cari<br />
VALERIA MARTINI<br />
GIORGI.<br />
La ricorderanno per sempre<br />
l’affranto marito GIOVANNI,<br />
la figlia ALBERTA<br />
con <strong>il</strong> marito dott. MARZARI,<br />
<strong>il</strong> nipote ANDREA<br />
ed <strong>il</strong> figlio CLAUDIO<br />
e famiglia,<br />
MARIO GIORGI e famiglia<br />
e la cara cugina NADA<br />
e devolvono € 300 pro Arena<br />
Ricordando con sincero<br />
affetto l’amica<br />
VALERIA MARTINI<br />
in GIORGI,<br />
ARDEA SCHIAVUZZI<br />
esprime sentite condolianze<br />
al marito Giovanni<br />
e alla famiglia<br />
ed elargisce € 30 pro Arena<br />
In memoria della cara amica<br />
VALERIA MARTINI<br />
in GIORGI<br />
recentemente scomparsa,<br />
FULVIO e LIVIA<br />
SCHIAVUZZI partecipano<br />
commossi al dolore<br />
dei famigliari<br />
e devolvono € 100 pro Arena<br />
A Rapallo, esule da Pola,<br />
è deceduta <strong>il</strong> 16 ottobre<br />
AURORA CUMAR<br />
di anni 88.<br />
Lo annuncia la figlia LIDIA,<br />
con parenti ed amici.<br />
In memoria di<br />
DON PIO CRISTIAN,<br />
Cappellano della Caserma<br />
U. Botti di La Spezia,<br />
TULLIO TULLIACH<br />
devolve € 50 pro Arena<br />
In memoria dei cari genitori<br />
SANTO PREMATE<br />
e AMELIA GIRALDI<br />
la figlia DUILIA<br />
elargisce € 50 pro Arena<br />
Per ricordare la sorella<br />
CARMELA FRANZI<br />
nata a Pola <strong>il</strong> 18 giugno 1921,<br />
morta a Sidney<br />
<strong>il</strong> 31 agosto 2005,<br />
SILVIA E LUIGI FRANZI<br />
elargiscono € 50 pro Arena<br />
Per ricordare con affetto<br />
la cara<br />
VALERIA GIORGI<br />
recentemente scomparsa,<br />
le amiche<br />
FIORA GHERSETTI,<br />
SILVANA LAMI,<br />
IRIS LENZONI<br />
e CAMILLA OPIGLIA<br />
PAOLETTI<br />
elargiscono € 80 pro Arena<br />
In memoria della cara cugina<br />
VALERIA GIORGI,<br />
MIRELLA ZIBERNA<br />
elargisce € 50 pro Arena<br />
Ricordando<br />
con sincero affetto l'amica<br />
VALERIA MARTINI<br />
in GIORGI,<br />
ARDEA SCHIAVUZZI<br />
esprime sentite condoglianze<br />
al marito Giovanni<br />
ed elargisce € 30 pro Arena<br />
In memoria della cara<br />
VALERIA MARTINI<br />
GIORGI,<br />
ONORINA BONVILLANI<br />
BIASON elargisce<br />
€ 20 pro Arena<br />
Ricordando con affetto la cara<br />
VALERIA MARTINI<br />
in GIORGI,<br />
recentemente scomparsa,<br />
la famiglia CLEMENTI<br />
elargisce € 50 pro Arena<br />
In ricordo dei<br />
FAMILIARI DEFUNTI,<br />
ALFREDO DELL'ARTI<br />
devolve € 50 pro Arena<br />
Nel 15° anniversario<br />
della scomparsa di<br />
SILVIA ZUDETICH.<br />
Mamma, negli anni abbiamo<br />
visto in quanti modi<br />
meravigliosi hai reso Speciale<br />
la vita di ognuno di noi.<br />
I momenti d'amore, l'allegria,<br />
i sacrifici, le ricorrenze,<br />
sono ricordi che porteremo<br />
con noi per tutta la vita!<br />
Ti vogliamo tanto bene!<br />
I figli CLAUDIA e MASSIMO,<br />
la nuora MARTA,<br />
<strong>il</strong> marito CLAUDIO, PINA<br />
e la suocera MARIA,<br />
la ricordano sempre<br />
con affetto e offrono<br />
in sua memoria<br />
€ 25 pro Arena<br />
Ricordando<br />
con immutato affetto <strong>il</strong> marito<br />
ALDO BASILE<br />
nel 12° anniversario<br />
della sua scomparsa,<br />
GIULIANA BASILE<br />
devolve € 150 pro Arena<br />
In memoria della mamma<br />
ANTONIA BRESSAN<br />
ved. GRUBISSA,<br />
nata a Pola <strong>il</strong> 17 gennaio 1900<br />
e deceduta a Torino<br />
<strong>il</strong> 19 giugno 2005.<br />
MANUELITA, MARIO<br />
ed ANTONIO GRUBISSA<br />
devolvono € 60 pro Arena<br />
Il 23 ottobre ricorreva un anno<br />
dalla perdita<br />
del nostro amato<br />
ALIGI VIDRIS.<br />
La cugina<br />
SILVANA VIDRICH AGUZZI<br />
ed i suoi fam<strong>il</strong>iari vogliono<br />
ricordare ad amici<br />
e conoscenti<br />
la triste ricorrenza<br />
e rinnovare alla cara Mary<br />
e a tutta la sua famiglia,<br />
<strong>il</strong> loro affetto.<br />
In sua memoria elargiscono<br />
€ 50 pro Arena<br />
Per onorare la memoria<br />
dei genitori<br />
ADA PASCUCCI<br />
FERMEGLIA<br />
e ROMOLO FERMEGLIA,<br />
delle sorelle<br />
SONIA e PAOLA,<br />
dei fratelli<br />
GIUSEPPE (PINO),<br />
ALESSANDRO<br />
e CLAUDIO,<br />
SERGIO FERMEGLIA<br />
da New York elargisce<br />
$100 pro Arena<br />
Nel II anniversario<br />
della scomparsa di<br />
UMBERTO ZUDETICH,<br />
la moglie MARIA,<br />
<strong>il</strong> figlio CLAUDIO<br />
e sua moglie PINA,<br />
i nipoti CLAUDIA<br />
e MASSIMO e sua moglie<br />
MARTA, lo ricordano sempre<br />
con tanto affetto e offrono<br />
in sua memoria<br />
€ 25 pro Arena<br />
Le porte della casa<br />
del Signore si sono aperte<br />
per accogliere l'anima<br />
buona e generosa di<br />
ORNELLA GROSSI<br />
(GROSSICH)<br />
ved. BRENCO.<br />
Dagli U.S.A. partecipa<br />
con dolore la cognata LIDIA.<br />
La nostra preghiera<br />
affinchè <strong>il</strong> Suo eterno riposo<br />
risplenda nella luce<br />
del Signore.<br />
Per onorare la sua memoria<br />
devolve pro Arena € 300<br />
Il 15 ottobre ci ha lasciati<br />
ORNELLA GROSSI<br />
nata a Pola nel 1907,<br />
vedova di Carlo Brenco.<br />
La ricordano i figli DARIO<br />
e CARLO, le nuore PAOLA<br />
e FULVIA, i nipoti ANDREA,<br />
MARCO,<br />
GABRIELE e DANIELA.<br />
In sua memoria devolvono<br />
€ 150 pro Arena<br />
In memoria della mamma<br />
ROMANA SALVADORI,<br />
MARIA LAURA<br />
ALBANESE<br />
devolve € 25 pro Arena<br />
Il primo dicembre di sei anni<br />
fa scompariva <strong>il</strong> generale<br />
LORIS TANZELLA,<br />
lo ricorda con affetto la moglie<br />
MARIA SILVI TANZELLA.<br />
In sua memoria devolve<br />
€ 50 pro Arena<br />
A Huston Texas <strong>il</strong> 29 ottobre<br />
è mancato<br />
PINO MESE,<br />
la sorella ALICE da Trieste<br />
lo comunica e ricorda<br />
unitamente <strong>il</strong> fratello<br />
SERGIO<br />
mancato l'anno scorso.<br />
Nel loro caro ricordo devolve<br />
€ 50 pro Arena<br />
Nell'anniversario<br />
della scomparsa del papà<br />
LUIGI,<br />
la figlia NELLA GALASSI<br />
devolve € 50 pro Arena<br />
Il giorno 5 ottobre 2005<br />
a La Spezia, città dove<br />
ha sempre vissuto<br />
dopo l'esodo da Pola,<br />
è deceduta<br />
WALLY BORRI.<br />
Unitamente ai figli<br />
ROSSELLA e PAOLO,<br />
agli adorati nipoti JACOPO<br />
e LUCA, <strong>il</strong> marito<br />
ENZO CECCHETTI<br />
devolve in sua memoria<br />
€ 50 pro Arena<br />
Per onorare la memoria<br />
dei CARI DEFUNTI,<br />
ALDO BELLAZZI<br />
devolve € 50 pro Arena<br />
Ricordando <strong>il</strong> loro caro<br />
RUDY<br />
con tanto amore<br />
ed una nostalgia infinita,<br />
NIVES GABBI, la figlia<br />
LIVIANA e la nipote<br />
DANILA presentano agli<br />
amici de “L'Arena di Pola”<br />
i piccoli Edoardo e Giulia Zecca,<br />
che hanno avviato la<br />
IV generazione della famiglia.<br />
Devolvono € 100 pro Arena.<br />
Per onorare la memoria di<br />
ALESSANDRO CONTI<br />
marito dell'amica di una vita<br />
Clelia Bisignani Luxoro,<br />
LAURA HORN<br />
elargisce € 25 pro Arena<br />
In memoria dei propri<br />
FAMILIARI, PARENTI<br />
ED AMICI DEFUNTI,<br />
GIOVANNI BRADINI<br />
devolve € 100 pro Arena<br />
...PERCHÈ<br />
L’ARENA VIVA<br />
Claudia BRENCICH € 50<br />
Marcella POJANI € 5<br />
Adriana CATANI € 15<br />
S<strong>il</strong>veria APOSTOLI € 20<br />
Giorgio<br />
DE FRANCESCO € 40<br />
Nerina MILIA € 10<br />
Adelma LADAVA € 20<br />
Giovanna PULIN € 70<br />
Claudio GIRALDI € 20<br />
Ornella NICOLETTI € 10<br />
Romano BENCI € 5<br />
Maria CAPOLICCHIO € 5<br />
Bruno MATTICCHIO € 10<br />
Gemma LOVELLO<br />
VACCARO € 50
PAG.12 L’ARENA DI POLA N. 11 del 30 novembre 2005<br />
2 NOVEMBRE:<br />
FIORI DEGLI ESULI<br />
NEI CIMITERI DI POLA<br />
Rispettando una consolidata tradizione, una nutrita schiera di Esuli da Pola, provenienti soprattutto da Trieste<br />
e da Imperia, si è recata anche quest'anno a rendere omaggio ai propri defunti nei cimiteri cittadini del<br />
capoluogo istriano. Nel loro pellegrinaggio sono stati accompagnati dal nuovo Console Generale d'Italia a<br />
Fiume, dr. Fulvio Rustico, dal Vice-Console Onorario a Pola, avv. Tiziano Sosic, dal Vice-Sindaco di Pola, ing.<br />
Diego Buttignoni e dal Presidente della Comunità degli Italiani, dr. Fabrizio Radin.<br />
Durante la Messa solenne, officiata nel Duomo di Pola e resa più toccante dalla partecipazione del coro “Lino<br />
Mariani”, Monsignor Desiderio Staver, nel rivolgere <strong>il</strong> saluto a tutti i convenuti, ha rammentato che da oltre 27<br />
anni questa celebrazione vede riuniti Esuli e Rimasti. Successivamente, corone di alloro e composizioni floreali,<br />
sono state deposte sulle tombe più significative dei Cimiteri della Marina ed in quello cittadino di Monte Ghiro,<br />
dove si è avuta la gradita sorpresa di leggere sul frontale dell'ingresso principale la significativa scritta in italiano<br />
“Beati i Morti che muoiono nel Signore, 1867”, ripristinata lo scorso 28 ottobre, dopo l'asportazione della sovrapposta<br />
targa marmorea scritta in croato. Altro motivo di soddisfazione è stato l'apprendere ed <strong>il</strong> poter constatare de<br />
visu che le 21 tombe di nostri soldati, di cui nella precedente Arena si era segnalata la manomissione ad opera di<br />
sconsiderati, erano state prontamente ripristinate, per specifica volontà della residente Comunità degli Italiani.<br />
Le autorità presenti, durante i loro interventi, hanno dato risalto al significato della giornata ed esaltato lo spirito<br />
di unità che lega un popolo sorto dalle stesse radici. Lo stesso spirito ha accompagnato tutto <strong>il</strong> gruppo ad un pranzo<br />
conviviale, ove, convenuti ed autorità si sono intrattenuti piacevolmente, scambiandosi ricordi recenti e passati.<br />
GRAZIELLA CAZZANIGA PALERMO<br />
PROPOSTA AI LETTORI<br />
PER UNA CROCIERA<br />
LUNGO LA COSTA DALMATA<br />
richiesta di alcuni Soci<br />
Susiamo stati invitati a programmare<br />
una Gita Sociale lungo<br />
la costa dalmata, per una visita<br />
alle varie isolette che la compongono,<br />
nonché come scopo finale, di<br />
passare tempo insieme ed in armonia<br />
in un contesto a tutti congeniale.<br />
I primi contatti sono stati presi,<br />
ma necessita conoscere, almeno in<br />
modo approssimativo, quanta adesione<br />
potrebbe avere una sim<strong>il</strong>e<br />
iniziativa, ciò al fine di impostare<br />
una bozza di programma che<br />
Trieste: Natale dell'Esule<br />
Le Associazioni triestine degli Esuli celebreranno<br />
congiuntamente <strong>il</strong> “Natale dell'Esule”,<br />
sabato 10 dicembre, con <strong>il</strong> seguente programma:<br />
- ore 16.30, S. Messa alla Madonna del<br />
Mare (piazzale Rosmini, 6), celebrata da Sacerdoti<br />
istriani ed accompagnata dai cori delle<br />
Comunità Istriane e dell'Unione degli<br />
Istriani;<br />
- dopo la S. Messa, ritrovo nella vicina sala,<br />
al pian terreno, per un brindisi augurale e,<br />
al piano superiore, per i saluti dei Presidenti e<br />
l'esecuzione di canti natalizi.<br />
Per la prima volta saremo tutti insieme e<br />
contimao di essere in MOLTI!<br />
potrebbe così essere articolato:<br />
- crociera di una settimana su<br />
motoveliero con pernottamento a<br />
bordo in cabine a due posti (possib<strong>il</strong>ità<br />
di un eventuale terzo letto)<br />
con servizi e trattamento di mezza<br />
pensione;<br />
- partenza da Abbazia e rotta<br />
verso Zara con spostamenti diurni<br />
e pernotti in porto;<br />
- <strong>il</strong> tutto al costo approssimativo<br />
complessivo di € 600 a persona.<br />
- periodo di attuazione, sempre<br />
che vi sia disponib<strong>il</strong>ità da parte<br />
della Compagnia di viaggio, com-<br />
S. Tomaso a Trieste<br />
preso tra la fine di agosto e la<br />
prima quindicina di settembre<br />
2006.<br />
Considerato che per settembre<br />
2006 la Compagnia ha già molte<br />
prenotazioni, l'intenzione di aderire<br />
all'iniziativa dovrebbe essere<br />
resa nota in tempi ristrettissimi.<br />
A tal fine si prega di mettersi in<br />
contatto con l'amico Salvatore<br />
Palermo:<br />
tel e fax 0383 572231<br />
e-ma<strong>il</strong>:<br />
palermo.cazzaniga@tele2.it<br />
Comunicazioni ai lettori<br />
Gli amici della “Famiglia polesana” si incontreranno<br />
a Trieste, mercoledì 21 dicembre, per<br />
celebrare, come da tradizione, insieme <strong>il</strong> loro<br />
Patrono San Tomaso, con <strong>il</strong> seguente programma:<br />
- ore 11.00, S. Messa in Sant'Antonio Vecchio,<br />
Piazza Hortis;<br />
- ore 12.30, pranzo conviviale e scambio degli<br />
auguri presso l'Hotel Excelsior (costo €<br />
30,00)<br />
Per prenotazioni, si prega di rivolgersi, entro<br />
<strong>il</strong> 12 dicembre, all'Unione degli Istriani, tel. 040<br />
636098; è gradito <strong>il</strong> versamento, a conferma<br />
della prenotazione, di una caparra di € 10,00.<br />
“Giorno del Ricordo” 2006<br />
Si è lieti di informare che, sabato 11 febbraio<br />
2006, nel quadro delle celebrazioni per<br />
<strong>il</strong> “Giorno del Ricordo”, <strong>il</strong> “Libero Comune<br />
di Pola in Es<strong>il</strong>io” metterà in scena, nella Sala<br />
“Tripcovich” di Trieste, messa a disposizione<br />
dal Comune, la Prima dell'opera “Istria, Terra<br />
amata” del nostro socio, Bruno CARRA.<br />
L’ARENA DI POLA<br />
Periodico dell’Associazione del<br />
“Libero comune<br />
di Pola in Es<strong>il</strong>io”<br />
Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />
S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />
Editore:<br />
LIBERO COMUNE DI POLA<br />
IN ESILIO<br />
Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2<br />
34122 Trieste<br />
Redazione di Trieste:<br />
L’Arena di Pola<br />
Via Malaspina, 1<br />
34147 Trieste (TS)<br />
Telefono-fax 040 830 294<br />
redazione.arena@tiscali.it<br />
Redazione di M<strong>il</strong>ano:<br />
Residenza del Cantone, 761<br />
20090 M<strong>il</strong>ano 2 Segrate (MI)<br />
arenadipola@libero.it<br />
Comitato di redazione:<br />
Argeo Benco, Bernardo Gissi,<br />
Marina Rangan Minisci,<br />
Piero Tarticchio, Veniero Venier<br />
e Lino Vivoda<br />
Stampa:<br />
Artigraficheriva srl<br />
via Malaspina, 1 - Trieste