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Risultati e discussione<br />
In tabella 3 e 4 sono riportati i dati reali riscontrati nei vini; in tabella 4 e 5 vengono riportate le<br />
elaborazioni statistiche degli stessi.<br />
Dai risultati appare evidente come le caratteristiche metaboliche dei due lieviti in purezza risultino<br />
confermate in relazione alle aspettative; si pone l’accento sul fatto che la razza fisiologica cerevisiae<br />
produce maggiori quantitativi di acetati e minor contenuto in acidi grassi come pure un minor contenuto<br />
in glicerina.<br />
Nel caso di fermentazioni scalari, si evidenzia come i principali metaboliti si riscontrino in concentrazioni<br />
inferiori rispetto alle fermentazioni in purezza in quanto l’attività di riassorbimento cellulare comprime<br />
la sintesi dei composti metabolici e comprime, per conseguenza, anche la capacità esterosintetasi: questo<br />
fatto vale sia quando ad avviare la fermentazione sia la razza cerevisiae, sia con la razza uvarum , per<br />
contro i due fermentati tendono ad essere indistinti.<br />
Questo comportamento può essere dovuto in parte ad un impoverimento del livello nutrizionale del<br />
mosto, ma è soprattutto legato agli equilibri delle reazioni enzimatiche endocellulari quando, nella fase<br />
di crescita del lievito ad avvio della fermentazione, risulta prevalente l’assorbimento dei metaboliti dal<br />
mezzo.<br />
Per i motivi di cui abbiamo discusso, appare evidente come la condotta delle fermentazioni debba<br />
essere operata da un solo lievito al fine di poter ottenere il migliore risultato metabolico possibile e<br />
che, nel corso di fermentazioni scalari, il risultato metabolico complessivo non può essere considerato<br />
come il rafforzativo delle singole peculiarità ma, bensì, come l’appiattimento delle specifiche tendenze<br />
metaboliche.<br />
Questo fatto appare importante soprattutto quando si vogliono esaltare le qualità compositive del mosto<br />
di partenza, quindi delle uve e dell’ambiente di provenienza.<br />
Dall’analisi bibliografica si evince come, recentemente, Berovic e Herga (2007) asseriscono che un<br />
inoculo di lievito sottoposto a shock termico da 18°C a 45°C per 20 minuti raggiunti in 5 minuti, causa<br />
un incremento di glicerina nel corso della fermentazione alcolica del 74% .<br />
Questo risultato si conseguirebbe in quanto l’innalzamento termico determina, nella cellula, una abnorme<br />
espressione di triosofosfato isomerasi persistente durante la fermentazione a giudizio degli Autori; per<br />
conseguenza risulterebbe incrementata la conversione di diossiacetone fosfato in glicerolo.<br />
Per verificare tale ipotesi, abbiamo allestito diverse prove sperimentali nelle stesse condizioni operative<br />
dettate dagli Autori e impiegando anche dosi di lievito inoculo differenti a partire da quella impiegata<br />
nell’esperimento, sia allo stato secco che fresco senza riscontrare, però, alcuna variazione nella<br />
concentrazione di glicerolo a fine fermentazione e impiegando due stipiti di lievito differenti (AT1 allo<br />
stato fresco e S6U allo stato secco).<br />
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