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della cautela tutte le volte che il processo terapeutico richiede dei
commenti o delle interpretazioni. Si ha spesso il timore che la relazione
non possa reggere.
In questo quadro, nel corso di una seduta incentrata sui costanti
attacchi svalutativi subiti ad opera dei genitori, al paziente è stata
proposta una metafora inerente il mondo delle corse automobilistiche.
Abbiamo sottolineato come fosse ammirevole che una
scuderia (la Minardi) con pochi mezzi ma tanto coraggio (lui, con
pochi strumenti ereditati dai genitori, ma con tanto coraggio e determinazione),
sfi dasse scuderie come la Ferrari dotate di mezzi
illimitati.
L’intenzione del terapeuta era di connotare positivamente gli sforzi
che il paziente stava facendo per dotarsi da solo degli strumenti
che non aveva ereditato. Implicitamente si intendeva dire che la
Minardi aveva più valore della Ferrari.
Egli, coerentemente con le sue diffi coltà di tipo metacognitivo, non
ha percepito questa intenzione, sentendosi ancora una volta giudicato
come quello meno dotato degli altri. E’ come se la metafora
avesse agito da specchio, rimandandogli un’immagine per lui
estremamente sgradevole.
All’inizio ciò ha determinato l’insorgere di una serie di attacchi al
lavoro terapeutico. La metafora sembrava innescare una specie di
recrudescenza della sensazione di inadeguatezza del paziente, che
aveva quindi ricominciato a chiedere tecniche per risolvere i propri
problemi, negando l’utilità del lavoro che si stava svolgendo.
Questa metafora però ha consentito di affrontare l’analisi del livello
metacognitivo della relazione terapeutica, in quanto l’approfondimento
dei motivi per i quali si era così arrabbiato nel sentirsi
paragonato alla Minardi ha fatto emergere tutte le sue paure di essere
svalutato anche dal terapeuta, riportandolo immediatamente
nella sua posizione di difesa privilegiata, quella della svalutazione
di chi lo svaluta e quindi la messa in discussione della bontà della
terapia. Abbiamo quindi potuto parlare dei limiti oltre i quali egli
non si sente rispettato quando si parla dei suoi problemi e ciò ha in
qualche modo “sdoganato” il terapeuta, che ha avuto la possibilità
di raccontargli il suo pensiero su di lui: riteneva cioè che il paziente
“avesse” un problema, non che “fosse” un problema, esattamente
come la Minardi “ha” il problema di non avere molte risorse a disposizione,
ma gareggia con la stessa determinazione degli altri.
Il paziente ha potuto quindi agire sui contenuti della metafora,
sentendosi meglio descritto come un’auto da corsa molto potente
ma con gli alettoni aerodinamicamente molto carichi, che quin-
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 2 Anno 2005
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