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ambiti relazionali, spesso la paziente dice di rimanere “delusa” e
di riceve “mazzate”.
L’accudimento compulsivo si evidenzia anche nell’impegno a livello
di volontariato, nel desiderio di farsi missionaria, ed anche, in
generale, nella grande predisposizione di Francesca ad aiutare gli
altri (compagni di scuola, ecc.): forse è questo l’unico modo che
conosce per avere l’attenzione mai ricevuta personalmente ed in
fondo, come lei stessa più volte ribadisce, per (illudersi di) avere
dell’amore in cambio.
Tuttavia, queste ultime attitudini assieme al grande impegno profuso
in diverse discipline sportive, ed in altre attività ancora, spesso
con buoni risultati, hanno ed hanno avuto nella storia di Francesca
la funzione di far emergere delle caratteristiche positive di sé
al fi ne, più o meno consapevole, di un riscatto rispetto alla propria
negatività. Tuttavia tale senso di negatività diviene prevalente in
Francesca in occasione di ogni insuccesso: per esempio quando è
stata bocciata di recente ad un importante esame professionale, la
paziente si è sentita una fallita” in modo generalizzato a diversi
ambiti (“Ho trent’anni, sono una fallita, non ho ancora combinato
niente di buono nella mia vita: mi sono sposata e separata, non
sono soddisfatta del mio lavoro, gli altri che aiuto passano gli esami
ed io no, ecc “). In Francesca si nota anche l’aspettativa di essere
rifi utata non appena l’altro scoprirà la sua scarsa amabilità personale,
come per la questione di non voler mettere Marco al corrente
del fatto che sta seguendo un trattamento psicoterapeutico per non
apparirgli “debole”. Tali aspettative, infatti, la portano a celare
parti di sé nella relazione con l’altro. Difatti nelle prime sedute a
volte la paziente mi poneva il problema di non sapere qual’era il
comportamento giusto da adottare con Marco: ma non a causa di
problemi di scarsa autoreferenzialità o di una forte tendenza al
dubbio, bensì perchè viveva con confl ittualità il fatto di assecondare
i comportamenti dettatigli dalle sue aspettative di rifi uto sentendosi
però poco autentica. Un’altro modo in cui frequentemente
la paziente esplicita il proprio vissuto di non amabilità è quando
teme di perdere il partner perché vive le altre ragazze come fondamentalmente
più amabili di lei: questa aspettativa è una delle sue
più potenti fonti di ansia e di sofferenza.
Dal punto di vista emozionale, infi ne, la paziente mostra più frequentemente
una tendenza alla disperazione, anche se non mancano
momenti di rabbia specie in seguito alle delusioni o nei tentativi
di comunicare in modo estremo i propri bisogni più intimi
altrimenti inespressi.
Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 2 Anno 2005
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