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volte le diceva: “Ma chi me l’ha fatto fare di metterti al mondo?”.
Il trattamento riservato alla sorella minore era anche peggiore, nel
senso che oltre al resto, veniva picchiata pesantemente da mamma
e nonna.
Il fratello invece era adorato dalla madre che sin dall’inizio voleva
un fi glio maschio e veniva accontentato, come succede tuttora in
qualsiasi sua richiesta pur a costo di fare i soliti debiti.
Francesca nel corso dello sviluppo è sempre stata una bambina
diligente: andava abbastanza bene a scuola, frequentava l’oratorio
e tutti le dicevano sempre che era “brava”. Questo riusciva ad
attenuare un po’ i suoi frequenti sensi di colpa. A scuola, come nei
compiti, aiutava spesso gli altri trascurando addirittura il proprio
lavoro: in terapia è arrivata a leggere questo comportamento come
“un modo estremo di comprare amore”. Dice di aver sempre fatto
tanto per gli amici ma di aver ricevuto in cambio solo delusioni e
abbandoni. In effetti Francesca ancora oggi confronta il modo di
essere degli amici, relativamente al rapporto di amicizia, al suo
personale modo di essere in questa stessa situazione ma sistematicamente
accade che gli altri, nei fatti, non rispondano alle sue alte
aspettative: “Nessuno mi tratta come vorrei essere trattata; io ho
pazienza con gli altri, gli altri con me no”.
Anche in adolescenza Francesca ha continuato a frequentare l’oratorio
facendo un po’ da educatrice ai più piccoli; inoltre aiutava in
parrocchia quando si dovevano fare delle attività per raccogliere
dei fondi. Dai 13 ai 15 anni ha seguito con altre ragazze, come
volontaria, un ragazzo disabile. Dai 15 ai 20 anni, invece, ha fatto
la volontaria presso un’associazione cittadina seguendo uno-due
pomeriggi alla settimana un adulto con un grave defi cit sensoriale.
Francesca è sempre stata una persona molto impegnata; tuttora
presta servizio, sempre come volontaria, in almeno due associazioni
senza fi ni di lucro. Oltre a questo ha sempre avuto diversi hobbies
e praticato con impegno alcuni sport. Dopo i 15 anni, durante le
vacanze estive, Francesca ha iniziato a lavorare per contribuire al
proprio mantenimento; alla fi ne del mese percepiva lo stipendio e
poi faceva con la madre il giro dei negozi per saldare i debiti. In terapia
ha detto che anche questo era “un modo per comprare l’amore
della madre”. Francesca ricorda che quando era in quarta superiore
la madre le disse che le pesava doverla mantenere agli studi
e che sarebbe stato meglio se avesse iniziato a lavorare; la ragazza,
per il solito senso di colpa, era quasi sul punto di interrompere gli
studi ma poi, “per fortuna”, decise di portarli a termine. La madre
le faceva pesare molto questa faccenda del mantenimento al punto
22 Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 2 Anno 2005