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Scarica - Centro Terapia Cognitiva

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to non capisci niente”) e le femmine sul versante fi sico-estetico<br />

(“come sei brutta... “). I messaggi svalutativi sarebbero tesi non<br />

solo al controllo ma anche al mantenimento di un costante distacco<br />

affettivo. “Le frequenti separazioni fi siche, il distacco affettivo e le<br />

continue disconferme dei genitori vengono vissuti in questo periodo<br />

dello sviluppo con sensi di colpa (Reda, 1986).<br />

Per Ruberti (1996) vi sarebbe invece, a quest’età, la possibilità di<br />

uno spostamento attribuzionale: mentre alcuni fanciulli si sentono<br />

rifi utati in quanto indegni, altri attribuiscono all’esterno la causalità<br />

del rifi uto (“mi rifi uta perché è cattivo”) a volte con intensità<br />

tale da predisporre ad interpretazioni persecutorie. La negatività,<br />

attribuita a sé o all’altro, continua tuttavia ad essere uno degli elementi<br />

centrali della realtà costruita da questi fanciulli.<br />

Il bambino, quindi, inizia a sentire che al fi ne del mantenimento<br />

della relazione con le fi gure signifi cative deve nascondere parti<br />

di sé (fantasie, sentimenti, preoccupazioni) che potrebbero fargli<br />

vivere ulteriori esperienze di rifi uto: iniziano quindi ad evidenziarsi<br />

comportamenti di dissimulazione ed inganno come anche una<br />

scarsa spontaneità e autenticità nelle relazioni interpersonali.<br />

Questi bambini che si sentono non accettati per le loro caratteristiche<br />

più personali, iniziano allora ad esplorare altre modalità per<br />

essere accettati e valorizzati. In molti casi si assiste quindi ad un<br />

grande investimento sulla scuola o su attività sportive o artistiche<br />

o sul dare aiuto agli altri, perlopiù con risultati brillanti. Tuttavia,<br />

episodici fallimenti in queste attività, per la valenza soggettiva e<br />

relazionale delle stesse, possono essere vissuti in maniera intensamente<br />

negativa da questi bambini; ciò, unito all’aspettativa di<br />

non ricevere supporto in caso di fallimento, può creare diffi coltà<br />

nel campo della competizione per cui alcuni di questi bambini o la<br />

evitano o la vivono con eccessiva enfasi.<br />

Il dare aiuto agli altri può essere vissuto come l’unico modo per conoscere<br />

una dimensione di attenzione mai ricevuta personalmente.<br />

In molti casi, però, diventa una dimensione fondante della propria<br />

identità che risulterà eccessivamente sbilanciata “su comportamenti<br />

e modelli di sacrifi cio personale a favore degli altri. Fino a<br />

sentirsi obbligati, per mantenere un livello suffi ciente di attenzione<br />

e di autostima, a impegnarsi intensamente in costanti atteggiamenti<br />

e attività di cura” (Ruberti, 1996).<br />

L’inversione del rapporto di attaccamento, di cui si è già parlato<br />

nel presente lavoro, altro non è che un caso particolare di espressione<br />

di questo “accudimento compulsivo” (Bowlby, 1980).<br />

Secondo Ruberti (1996) il percorso che da uno stile di attacca-<br />

14 Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 2 Anno 2005

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