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Scarica - Centro Terapia Cognitiva

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zialità da importanti problemi medici o sociali”. (Ruberti, 1996).<br />

Questo Autore sottolinea anche come lo sviluppo di un’immagine di<br />

sé negativa passi attraverso quel processo di autocolpevolizzazione<br />

del bambino già citato in una parte precedente del presente lavoro.<br />

Questi bambini tenderanno quindi a celare aspetti di sé ritenuti<br />

cattivi, grazie alle eperienze pregresse, al fi ne di poter mantenere<br />

per lo meno un livello minimo di relazione (protettiva) con gli<br />

altri signifi cativi. Nell’ambito dello sviluppo di un’organizzazione<br />

cognitiva di tipo depressivo si consolideranno quindi le suddette<br />

modalità di percepire le interazioni personali, di prevedere i rifi uti<br />

e di considerare inevitabile il dover celare parti di sé.<br />

Secondo Reda (1986) “solo se avviene un recupero affettivo si potranno<br />

affrontare e superare in modo adattativo le situazioni di<br />

perdita nel corso della vita, altrimenti si continuerà a percorrere e<br />

comunque a privilegiare la traccia della solitudine con sensazioni,<br />

aspettative e schemi emotivi di perdita in cui ci si riconosce.”<br />

1.3 La fanciullezza<br />

Diversi Autori (Reda 1986; Guidano 1988; Ruberti 1996) concordano<br />

su alcuni aspetti che si evidenziano nella fanciullezza di chi si<br />

colloca su di un itinerario di sviluppo di tipo depressivo:<br />

questi bambini mostrerebbero, in maniera signifi cativa, aspettative<br />

di rifi uto e di abbandono che in genere sono continuamente<br />

rinforzate, anche in questo periodo dello sviluppo, dai comportamenti<br />

delle persone signifi cative. Tali comportamenti, a loro<br />

volta, sarebbero in parte favoriti, in una sorta di circolo vizioso,<br />

dagli atteggiamenti stessi di questi bambini. Si tratta quindi di<br />

fanciulli con un’immagine di sé caratterizzata dalla poca amabilità<br />

e dall’incapacità di suscitare interesse e attenzione negli<br />

altri, a cui consegue un’esperienza di solitudine.<br />

sarebbero fanciulli che mostrano “un’autosuffi cienza compulsiva”<br />

(Bowlby, 1977) nel senso che, in seguito all’esperienza di<br />

solitudine cui si è fatto cenno al punto precedente integrano nella<br />

propria immagine di sé anche la sensazione di dover contare<br />

unicamente su se stessi nell’esplorare il mondo sconosciuto che<br />

hanno di fronte.<br />

i genitori di questi bambini si mostrerebbero insuffi cienti sul<br />

piano affettivo e del riconoscimento personale, mentre sarebbero<br />

molto esigenti a livello delle richieste e dei doveri.<br />

“Secondo Reda (1986) vi sarebbe, da parte di questi genitori, la<br />

tendenza a disconfermare i maschi sul versante intellettuale (“tan-<br />

Scuola di Formazione in Psicoterapia <strong>Cognitiva</strong> - Vol. 2 Anno 2005<br />

Appunti...<br />

del <strong>Centro</strong><br />

<strong>Terapia</strong><br />

<strong>Cognitiva</strong><br />

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