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IDENTITA’ PERSONALE E ATTEGGIAMENTO VERSO LA REALTA’ IN SOGGETTI CON ORGANIZZAZIONE COGNITIVA DI TIPO DEPRESSIVO: CENNI TEORICI E CLINICI. Giuseppe Nava* e Marzia Mattei** INTRODUZIONE Il presente lavoro ha lo scopo di proporre una sintesi teorica ed una esemplifi cazione clinica sul tema dell’identità personale e dell’atteggiamento verso la realtà in soggetti con organizzazione cognitiva di tipo depressivo. L’articolo è suddiviso in due parti: la prima di carattere esclusivamente teorico, la seconda di tipo essenzialmente clinico. Nella prima parte viene proposta una sintesi descrittiva dell’itinerario di sviluppo dell’organizzazione depressiva facendo riferimento ad alcuni Autori (Reda, 1986; Guidano, 1988; Ruberti, 1996) che hanno trattato esaurientemente questo tema. Nella parte clinica viene invece presentato il caso di Francesca (nome di fantasia), una giovane donna per la quale si ipotizza un’organizzazione cognitiva di tipo depressivo e che all’epoca in cui è stato raccolto il materiale clinico qui presentato era seguita in terapia da uno degli scriventi (Nava) da circa un anno. Oltre alla storia di sviluppo della paziente viene presentata anche un’autobiografi a e la trascrizione di un colloquio. Il colloquio contiene anche un sogno i cui contenuti ben si adattano alll’organizzazione cognitiva ipotizzata per la paziente. Il lavoro viene concluso da alcune sintetiche rifl essioni sul materiale clinico presentato, a partire dalla teoria. PARTE PRIMA: CENNI TEORICI 1.1 L’organizzazione cognitiva di tipo depressivo Secondo Guidano (1988) “l’aspetto centrale di un’organizzazione depressiva consiste in una spiccata propensione a rispondere con Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 2 Anno 2005 Appunti... del Centro Terapia Cognitiva Nava Giuseppe* Psicologo Psicoterapeuta, socio ordinario SITCC, cotrainer della Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva di Como. Marzia Mattei** Psicologa Psicoterapeuta, socio ordinario SITCC, socio fondatore del Centro Terapia Cognitiva di Como e docente nella Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva dello stesso Centro. 9
disperazione (helplessness / hopelessness) e rabbia a eventi discrepanti anche minimi, come risultato di un’attiva organizzazione di tali eventi in termini di perdita e delusione”. Ruberti (1996) mette l’accento su di una modalità di organizzazione della conoscenza che implica “sentimenti di inadeguatezza personale e solitudine”, legati ad una percezione di sé come persona “incapace di avere amore e attenzione per i propri bisogni più intimi e personali; [...] destinata a ricevere indifferenza e ostilità qualora si presenti con le proprie autentiche caratteristiche”. Sempre Ruberti mette in risalto le differenze fondamentali sottese ai concetti di organizzazione depressiva e di sindrome depressiva. La prima “defi nisce un modo particolare di ordinare stabilmente il fl usso dell’esperienza, le attribuzioni di signifi cato e le conoscenze personali, un modo che è vissuto in maniera egosintonica dal paziente, vale a dire che è sentito come l’unico modo possibile e corretto di spiegarsi quanto si esperisce. Questa lettura della realtà porta ad un equilibrio personale e ad un’adattamento alla vita sociale particolari [...]. Questi, una volta raggiunti, non necessariamente si associano a sentimenti di intensa sofferenza. La sindrome depressiva indica invece l’emergere, generalmente episodico, di forti emozioni legate alle dimensioni di colpa, vergogna e rabbia e vissute con un pervasivo senso di tristezza e di disperazione. Tali emozioni negative interferiscono potentemente con la visione del mondo e con le capacità cognitive, operative e d’interazione sociale” (Ruberti, 1996). Si parla quindi di sindrome depressiva quando ci si riferisce ad uno stato di perturbazione dell’equilibrio personale; ciò può avvenire sia in una persona con un’organizzazione cognitiva depressiva, sia in persone con altra organizzazione cognitiva. 1.2 La relazione di attaccamento e la prima infanzia Diversi Autori (Reda, 1986; Guidano, 1988; Ruberti, 1996) concordano sul fatto che un individuo tende a costruirsi un’organizzazione depressiva della conoscenza a partire dalle proprie esperienze relazionali più signifi cative; tra queste ultime grande importanza rivestono le relazioni di attaccamento, anche se, come emerge da recenti ricerche, al pattern d’attaccamento non può essere conferito carattere predittivo circa lo sviluppo, nell’individuo stesso, di una particolare organizzazione cognitiva piuttosto che un’altra. Secondo Reda (1986) nella storia di sviluppo di un paziente con organizzazione depressiva si riscontrano spesso situazioni di reciprocità tra fi glio e genitori caratterizzate dalla “carenza di contatti 10 Scuola di Formazione in Psicoterapia Cognitiva - Vol. 2 Anno 2005
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