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Le armi di Benvenuto Cellini - Circolo Culturale Armigeri del Piave

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In verità, stu<strong>di</strong>ando appunto quest’arma, mi ripromettevo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

le mie (scarse) conoscenze sull’opera <strong>del</strong> <strong>Cellini</strong> sotto il profilo oplologico, anche<br />

per trovare eventuali riscontri alla produzione <strong>di</strong> Yatagan che giustificassero<br />

la fabbricazione nel secolo scorso <strong>di</strong> un'arma <strong>del</strong> genere.<br />

La seconda occasione: in una libreria antiquaria <strong>di</strong> Napoli, a fianco <strong>di</strong> una<br />

rara copia <strong>del</strong> catalogo <strong>del</strong> Museo Filangieri, ho trovato l’anno scorso un esemplare<br />

un po’ “allentato” <strong>del</strong>la Vita <strong>di</strong> <strong>Benvenuto</strong> <strong>Cellini</strong> a cura <strong>di</strong> Gaetano Guasti,<br />

e<strong>di</strong>zione Barbera <strong>di</strong> Firenze <strong>del</strong> 1925 (ve<strong>di</strong> foto 4).<br />

La vicinanza nella scaffalatura è casuale, ma ai miei occhi è un segno <strong>del</strong><br />

destino: <strong>Cellini</strong> oplologo vuol mostrarsi a tutti i costi e io accetto l’invito, acquisto<br />

i due libri e leggo avidamente la Vita <strong>del</strong>l’orafo fiorentino.<br />

Nessun riferimento allo Yatagan, naturalmente, (però quell’accenno a PU-<br />

GNALETTI TURCHESCHI <strong>del</strong> quale <strong>di</strong>rò fra breve!) ma davvero tanti spunti<br />

per ogni stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> <strong>armi</strong> antiche.<br />

Il lessico è riferibile alla metà <strong>del</strong> sec. XVI giacché la Vita racconta un<br />

periodo che va dal 1500 al 1562, ed è stata scritta dal 1558 al 1562.<br />

È <strong>di</strong> grande importanza, perché ci consente <strong>di</strong> conoscere molte definizioni<br />

<strong>di</strong> <strong>armi</strong> <strong>del</strong>l’epoca, magari non sovrastate e confuse ancora da successivi mutamenti.<br />

È un testo da leggere con attenzione. A volte la stessa arma, ad<strong>di</strong>rittura<br />

nello stesso contesto, è chiamata in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti, forse proprio perché all’epoca<br />

i termini erano equivalenti, ma certo la cosa crea non poche perplessità<br />

per chi intende co<strong>di</strong>ficare un lessico normativo avvalendosi <strong>di</strong> quello storico.<br />

L’arma da sparo lunga è chiamata ARCHIBUSO in ben 13 occasioni,<br />

mentre per due volte si specifica ARCHIBUSO A RUOTA. Quin<strong>di</strong> si parla <strong>di</strong><br />

ARCHIBUSIERE a ARCHIBUSATA, confermando la riferibilità <strong>di</strong> tale arma<br />

a quella d’impiego militare.<br />

Per la caccia si parla <strong>di</strong> STIOPPO, ISTIOPPO e SCOPPIETTO<br />

(menzionato 11 volte). Il termine STIOPPO è squisitamente toscano ed è ovviamente<br />

l’equipollente <strong>di</strong> SCHIOPPO.<br />

Il termine FUCILE è usato per in<strong>di</strong>care il meccanismo d’accensione <strong>del</strong>l’archibuso,<br />

“..abbassai il FUCILE in sul mio archibuso”.<br />

La sua maestria, vera o finta, comunque forse esagerata, come artigliere è<br />

descritta a lungo con impiego <strong>di</strong> vari termini: CANNONE, MEZZO CANNO-<br />

NE, MEZZA COLUBRINA, FALCONETTO, GERIFALCO, SACRO. Non<br />

senza menzionare una MICCIA DA FAR FUOCO.<br />

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