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Le armi di Benvenuto Cellini - Circolo Culturale Armigeri del Piave

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Ha una lama incisa all’acquaforte, realizzata da Meurice Froment nel 1850<br />

(datata), con riportato un motto tratto dalla Bibbia (Giobbe, versetto 1, cap.<br />

XIX): Ultor Iniquitatum Gla<strong>di</strong>us.<br />

Il fornimento è <strong>di</strong> fattura squisita, in agata e argento, con figura femminile<br />

alata, sovrastante un piccolo putto che impugna un tridente e colpisce un drago.<br />

L'armeria <strong>di</strong> Palazzo Farnese <strong>di</strong> Piacenza è costituita in gran parte dalla<br />

raccolta <strong>del</strong> Conte Antonio Parma che nel 1849 la donò all’Istituto d’Arte F.<br />

Gazzola. Nel marzo 1852 il Duca Carlo III or<strong>di</strong>nò il trasferimento <strong>del</strong>le <strong>armi</strong><br />

(pur se antiche, erano sempre <strong>armi</strong>) a Parma giacché a Piacenza vigeva lo stato<br />

d’asse<strong>di</strong>o.<br />

Non poche furono le proteste da parte degli amministratori <strong>del</strong>l’Istituto<br />

Gazzola, forti <strong>del</strong>l’autorizzazione rilasciata dal Comandante <strong>del</strong>la Piazza <strong>di</strong> Piacenza<br />

<strong>di</strong> conservare in loco le <strong>armi</strong>, ma non ci fu nulla da fare.<br />

Solo dopo la morte <strong>del</strong> Duca (assassinato a Parma da un sellaio, tal Carra,<br />

il 26/3/1854 mentre rientrava a palazzo) la duchessa reggente, Luisa Maria <strong>di</strong><br />

Borbone-Berry, si impegnò a restituire tale raccolta, una volta che fosse cessato<br />

lo stato d’asse<strong>di</strong>o ed effettivamente nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre 1855 or<strong>di</strong>nò tale trasferimento<br />

e aggiunse un suo omaggio personale: lo yatagan <strong>di</strong> <strong>Benvenuto</strong><br />

<strong>Cellini</strong>.<br />

Certo la lama non voleva costituire un falso, essendo datata e firmata, dal<br />

suo artefice, Francois-Désiré‚ Froment-Meurice.<br />

Riporto un passo che parla <strong>di</strong> tale artista, tratto da un libro sugli argenti<br />

antichi: “Per i suoi contemporanei Francois-Désiré Froment-Meurice è un<br />

nuovo <strong>Cellini</strong>. Lo si festeggia, lo si vezzeggia, lo si celebra in prosa e in poesia.<br />

Per Théophile Gautier è il primo in assoluto, Victor Hugo gli de<strong>di</strong>ca una breve<br />

ode. Eugène Sue lo chiama “mio caro <strong>Benvenuto</strong>”. Balzac gli commissiona il<br />

famoso bastone con le scimmie”.<br />

Tale testo ricorda anche che la Duchessa <strong>di</strong> Berry era estremamente interessata<br />

all’arte orafa, tanto da influenzare opere e stile <strong>del</strong>la produzione <strong>del</strong>la<br />

sua epoca.<br />

Il “nuovo <strong>Cellini</strong>” realizzò quin<strong>di</strong> una lama stranamente ispirata a quelle<br />

degli yatagan, quasi sicuramente su or<strong>di</strong>nazione espressa <strong>del</strong>la Duchessa, che la<br />

volle assemblare con un manico <strong>di</strong> coppa (o qualcosa <strong>del</strong> genere) che magari<br />

all’epoca era attribuito al <strong>Cellini</strong> (quello autentico).<br />

Difficile (ma non impossibile, se si potesse/volesse stu<strong>di</strong>are l’eventuale<br />

archivio <strong>del</strong>la duchessa) stabilire l’esatta fonte <strong>di</strong> tale attribuzione. Forse il fatto<br />

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