18.06.2013 Views

Libretto - La Scala

Libretto - La Scala

Libretto - La Scala

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

PREMESSA ALLE NOTE<br />

Sono schiarimenti essenziali sulle divinità e i personaggi del mito, sui loro caratteri, nomi ed epiteti, su alcune idee<br />

drammatiche, sulle parole arcaiche o rare che Wagner trasse dalla letteratura medievale e dalla versione tedesca<br />

dei poemi dell’Edda (che sono in lingua norrena, l’antico norvegese parlato in Islanda nei secoli dall’VIII circa).<br />

Ricordiamo che la lingua dei drammi dell’Anello è arcaizzante e dottamente artificiale, elaborata sullo stile e con<br />

molte parole della lingua letteraria medievale (il medio alto-tedesco dei secoli dal XII e al XV) e guidata costantemente<br />

dall’effetto fonico dell’allitterazione o Stabreim (“rima radicale”, che è la ripetizione della consonante iniziale<br />

tra due o più parole vicine): principale nella Götterdämmerung, come vedremo nelle note, il legame tra<br />

Neid/Not/Nacht e tra Runen/raunen, che da suono si fa segno del destino tragico e approfondimento di significati<br />

drammatici. Un arcaismo tra i più frequenti nel testo è l’uso di voci verbali prive di preposizione, come gehren per<br />

begehren (qui nel III atto gehrenswert per begehrenswert) e i neutri col prefisso Ge-, collettivi e astratti.<br />

Dalla prima idea di una dramma sull’eroe Siegfried e sulla sua morte, concepito nel 1844 dopo la lettura del celebre<br />

poema storico-cavalleresco Nibelungenlied (in cui, però, la leggenda di Siegfried e Brünnhilde ha spazio molto<br />

circoscritto), Wagner estese il suo progetto fino al grandioso ciclo dei quattro drammi che ricompongono in un ordine<br />

narrativo e con un senso filosofico i caotici eventi degli dei nordici, dalle loro origini alla catastrofe. Ciò che<br />

non trovò nei poemi dell’Edda, che, come ho detto, egli conobbe nella traduzione tedesca, Wagner lo aggiunse con<br />

l’istinto mitico-poetico che gli era proprio.<br />

<strong>La</strong> prima stesura della Götterdämmerung, col titolo Siegfrieds Tod (<strong>La</strong> morte di Siegfried), risale all’autunno-inverno<br />

1848-49, l’ultima, col titolo definitivo, a dicembre 1852. L’edizione dei quattro drammi uscì a Zurigo nel<br />

1853. Come è noto, Wagner li aveva concepiti,e ne aveva steso i poemi, arretrando dall’ultimo al primo: e il dramma<br />

della Götterdämmerung, scritto per primo, fu quello rielaborato più a fondo, nel testo soprattutto, ma anche<br />

nelle didascalie di azione e di scena, tra le diverse stesure e nel passaggio dalla poesia alla musica. Sia sufficiente<br />

ricordare che del finale dell’opera (il monologo di Brünnhilde) Wagner creò tre versioni, poco o molto distanti<br />

una dall’altra.<br />

<strong>La</strong> ricostruzione dei vari strati del testo è difficile e qui sarebbe inutile: sono state messe tra parentesi quadre solo<br />

alcune varianti significative e i versi presenti nell’edizione del dramma ma poi non musicati.<br />

I rimandi numerici alle note, presenti anche nella versione italiana, sono schiarimenti del testo originale soprattutto,<br />

ma intendono essere utili anche a chi legge solo la traduzione.<br />

1 raunen vale “sussurrare, suggerire sottovoce, confidare un segreto” (si veda anche la quarta scena del II atto e la<br />

nota 30). Il verbo (medio alto-tedesco rūnen) ha la radice in comune con die Rune, “il segno, la cifra magica, il segno<br />

dell’alfabeto, la formula di incantesimo” (le due parole sono immediatamente accostate poco avanti nel secondo<br />

ricordo della seconda Norna). In origine die Runen erano le cifre della scrittura norrena, l’antico norvegese in<br />

cui furono scritti in Irlanda i poemi dell’Edda. Nella mitologia e nell’epica norrena e poi nella germanica le rune<br />

avevano potente efficacia nelle pratiche di divinazione, di evocazione, di esorcismo, nei riti e nei giuramenti e concedevano<br />

un sacro sapere a chi le possedeva (Wotan, per esempio, e Brünnhilde prima di essere sconsacrata).<br />

L’ampiezza e la mobilità della connessione Runen / raunen nel loro contenuto è genialmente attestata nei drammi<br />

della Tetralogia, come si è visto negli episodi della Walküre e del Siegfried e come vedremo ancora molte volte nella<br />

Götterdämmerung: i magici segni, portatori di sapienza e potere superiori (si veda la nota 33), oggettivamente<br />

possedevano la forza della cosa significata (potere dell’oro, patti, maledizione) e legavano in un voto chi li incideva<br />

e chi li leggeva.<br />

2 das Gewell, neutro collettivo col prefisso Ge- (all’incirca “l’ondeggiamento”), da die Welle, “l’onda” e wallen, “ondeggiare”.<br />

G. Manacorda afferma che il sostantivo è una neoformazione di Wagner: ma non è così, perché das<br />

Gewel(l) è frequente nella letteratura medievale e rinascimentale.<br />

3 Haft, qui probabilmente femminile nel significato di “arresto, cattura, confisca, presa di possesso”, ma quattro versi<br />

dopo si incontra il sostantivo maschile der Haft, che ha esteso il significato da “vincolo, legame” a quello traslato<br />

di “sostegno, garanzia (Haftung), possesso”. Il virtuosismo lessicale non è insolito nella poesia di Wagner.<br />

4 der Neid, “invidia, odio, livore”, e die Not, “bisogno, miseria, afflizione, necessità, costrizione”, sono le due paroleconcetto<br />

che dominano nei quattro poemi di Wagner, come si è già visto. L’elenco dei significati è da estendere a<br />

tutte le condizioni possibili dell’esistenza ‘negativa’, dal dolore umano alla pura disumanità, e il vincolo allitterante<br />

N-N ha una funzione ideale, anzi filosofica, potente: specialmente nella Götterdämmerung, che è oppressa dall’odio<br />

di Hagen e dalla maledizione di Alberich, suo padre (il cui spettro promette al figlio la vittoria delle tenebre sui loro<br />

nemici, nel fosco duetto all’inizio del II atto: «quelli che contrastiamo con notturna guerra, già il nostro odio<br />

(unser Neid) sospinge alla miseria (in Not)». Il Neid e la Not, dunque, costringono i pensieri e i sentimenti dei personaggi<br />

quasi in ogni momento della loro vita.<br />

5 L’invidia compare nelle prime parole di Hagen, sebbene dette qui con intenzione ipocrita e beffarda.<br />

6 Sappiamo dalla Walküre (II atto, nel discorso di Wotan a Brünnhilde) che Alberich aveva sedotto una donna<br />

mortale, ora ne sappiamo il nome Grimhilde, sposa di Gibich e madre di Gunther e Gutrune, figli legittimi. Dalla<br />

forzata unione con Alberich lei aveva generato il bastardo Hagen.<br />

7 Neidhöhle, “l’antro dell’odio, il covo del livore”, forte creazione verbale che evoca la grotta in cui il mostro Fafner<br />

protegge il suo oro, covando odio a tutti.<br />

8 Come si è visto nella Walküre (III atto, le ultime parole di Brünnhilde a Wotan) e nel Siegfried (II atto, nel primo<br />

dialogo tra Siegfried e Mime) freislich è un aggettivo raro, da die Freis(e), medio alto-tedesco vreise, “pericolo<br />

estremo, paura”. Qui torna in bocca a Hagen e anche in seguito nel II atto, quando egli annunzia agli uomini della<br />

corte l’arrivo di «una donna temibile» (ein freisliches Weib: che è Brünnhilde!).<br />

9 frieden, medio alto-tedesco vriden, “proteggere, circondare, calmare”, detto per persone e per cose (forma arcaica<br />

88

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!