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Il numero di Giugno 2009 - ANVGD

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La Redazione risponde<br />

Beni in libera<br />

<strong>di</strong>sponibilità, esiste<br />

un elenco anche<br />

per la zona B?<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

A pagina 5<br />

anno XV - n° 6<br />

<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Afferrare le occasioni<br />

dell’attuale fase politica<br />

Questo governo sembra deciso in generale a risolvere i problemi, anche<br />

quelli più annosi e incancreniti (rifiuti, incineratori, immigrazione, ecc.), più<br />

che a procrastinarli limitandosi a <strong>di</strong>mostrare interesse. Questo stesso atteggiamento<br />

si è potuto registrare negli incontri al «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

FederEsuli-Governo e negli incontri tecnici che si vanno susseguendo a ritmo<br />

serrato nelle se<strong>di</strong> ministeriali competenti. <strong>Il</strong> rischio è oggi quello <strong>di</strong> accettare<br />

“pacchetti” chiusi, preconfezionati, senza verificare quello che c’è<br />

dentro.<br />

Occorre quin<strong>di</strong> cogliere senza esitazioni questa occasione – che potrebbe<br />

essere l’ultima – stando però attenti a quello che ci viene offerto. Potrebbe<br />

essere non tutto oro quello che riluce. Per questo sarebbe necessaria la<br />

massima collaborazione e sintonia tra le associazioni della nostra Diaspora<br />

– che viceversa si sono da sessant’anni <strong>di</strong>visi proprio nei momenti decisivi –<br />

e anche all’interno delle associazioni stesse. È un peccato dare a un<br />

interlocutore, deciso a venirci incontro, l’impressione <strong>di</strong> non sapere quello<br />

che si vuole, perché c’è sempre qualcuno che gioca al rialzo, prendendoci<br />

gusto a ributtare la nave lontano<br />

dalla meta.<br />

Che poi, nella sostanza gli<br />

obiettivi sono comuni. Cambiano<br />

i toni, non le finalità. E in fondo<br />

nemmeno le strategie sono<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

<strong>di</strong> Lucio Toth (segue a pagina 2)<br />

Knowing History, to Understand<br />

The eastern border of Italy,<br />

contested by Tito’s Yugoslavia<br />

In english language to page 14<br />

Conocer la historia para entender<br />

Los sucesos del confín oriental italiano<br />

conten<strong>di</strong>do por la Yugoslavia de Tito<br />

En lengua española en la página 15<br />

perio<strong>di</strong>co mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro Stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />

L’evoluzione<br />

politica internazionale<br />

e italiana <strong>di</strong> questi anni<br />

impone realismo<br />

e attenzione,<br />

sia nelle trattative<br />

con il Governo<br />

e le istituzioni<br />

(nella foto,<br />

l’Aula della Camera),<br />

sia nella riconsiderazione<br />

della storia del Novecento<br />

<strong>Il</strong> Consiglio Nazionale <strong>ANVGD</strong><br />

Si sono tenuti a Padova, il 23 maggio scorso, l’Esecutivo nazionale e il<br />

Consiglio nazionale dell’<strong>ANVGD</strong>. Tra le altre attività, il “governo” dell’Associazione<br />

ha ratificato la costituzione del nuovo Comitato provinciale <strong>di</strong><br />

Monza. Erano presenti il presidente Toth (Roma), i vicepresidenti Brazzoduro<br />

(Milano) e Codarin (Trieste), i consiglieri Briani (Verona) e Cuk (Venezia).<br />

<strong>Il</strong> “parlamento” dell’Associazione ha invece ratificato la scioglimento<br />

dell’Esecutivo provinciale <strong>di</strong> Milano e indetto il Congresso nazionale<br />

dell’<strong>ANVGD</strong> che si terrà a Varese dal 27 al 29 novembre prossimi.<br />

Ricevuta al Quirinale una delegazione<br />

delle associazioni degli Esuli<br />

<strong>Il</strong> segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra,<br />

ha ricevuto al Quirinale, lo scorso 20 aprile, il prof. Giuseppe De Vergottini,<br />

presidente <strong>di</strong> “Coor<strong>di</strong>namento Adriatico”, Lucio Toth e Guido Brazzoduro,<br />

rispettivamente vicepresidente e componente dell’Esecutivo della Federazione<br />

delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, e Franco<br />

Luxardo, presidente dell’Associazione Nazionale Dalmati italiani nel mondo.<br />

Poste Italiane SpA - Spe<strong>di</strong>zione in<br />

Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in<br />

L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />

Agli Esteri il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

Governo-FederEsuli su restituzioni e indennizzi<br />

Roma, 21 aprile. <strong>Il</strong> sottosegretario<br />

agli Esteri, Alfredo Mantica, ha<br />

presieduto alla Farnesina una riunione<br />

del «tavolo tecnico <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

tra il ministero degli Esteri e<br />

i rappresentanti della FederEsuli e<br />

delle altre associazioni degli esuli<br />

istriani, fiumani e dalmati. Ne dà<br />

notizia il ministero degli Esteri con<br />

una nota. Alla riunione, che fa seguito<br />

al tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento generale governo-esuli,<br />

tenutasi il 5 febbraio scorso alla presidenza del Consiglio,<br />

ha preso parte il sottosegretario al ministero dell’Economia<br />

e Finanze, Alberto Giorgetti. Entrambi i membri <strong>di</strong> governo<br />

hanno riba<strong>di</strong>to l’impegno dell’Esecutivo in favore della<br />

tutela dei <strong>di</strong>ritti degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Tema<br />

centrale del tavolo tecnico è stato il finanziamento della<br />

legge 193/2004 che prevede interventi a tutela del patrimonio<br />

storico e culturale della comunità degli esuli italiani<br />

dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia. Su questo punto, il<br />

sottosegretario Mantica ha dato assicurazioni sull’avvio<br />

dell’iter procedurale per il rifinanziamento della legge.<br />

Codarin (FederEsuli)<br />

incontra il ministro Frattini<br />

Trieste, 17 maggio. <strong>Il</strong> Presidente della Federazione delle<br />

Associazioni degli Esuli Renzo Codarin ha incontrato a<br />

Trieste il ministro degli Esteri Franco Frattini, a margine del<br />

congresso del gruppo del PPE del Comitato delle Regioni.<br />

«<strong>Il</strong> Ministro Frattini – afferma Codarin in una nota – si è<br />

<strong>di</strong>mostrato attento ai rapporti che intercorrono tra Governo<br />

ed esuli, auspicando che tale collaborazione possa continuare<br />

e proseguire nei prossimi colloqui. Ha sottolineato<br />

l’importanza del <strong>di</strong>alogo volto a in<strong>di</strong>viduare i percorsi da<br />

perseguire per poter immaginare una soluzione alle annose<br />

richieste legate alla vicenda degli esuli istriani, fiumani e<br />

dalmati».<br />

Per il presidente della Federazione, l’attenzione <strong>di</strong>mostrata<br />

dal titolare della Farnesina «rappresenta un punto<br />

fondamentale per la risoluzione <strong>di</strong> no<strong>di</strong> cruciali attraverso<br />

un approccio costruttivo, per poter guardare a future ma<br />

rapide soluzioni».<br />

<strong>Il</strong> confronto<br />

tra la FederEsuli e il<br />

Governo, in particolare<br />

il Ministero degli Esteri,<br />

riguarda tra gli altri punti<br />

all’or<strong>di</strong>ne del giorno<br />

anche la questione<br />

delle restituzioni<br />

(nella foto,<br />

case abbandonate<br />

dagli esuli ad Albona)<br />

Latina ha ospitato il Raduno nazionale<br />

dell’ANA, festoso e<br />

applau<strong>di</strong>tissimo come sempre, che ha<br />

visto accorrere una folla stimata in circa<br />

300.00 persone. Clou del Raduno,<br />

naturalmente, la gran<strong>di</strong>osa sfilata,<br />

aperta gli alpini del 2° Reggimento <strong>di</strong><br />

Cuneo, Ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> guerra in testa. Subito<br />

a seguire, in testa al corteo, <strong>di</strong>etro<br />

i Gonfaloni della Città, della Provincia e della Regione,<br />

gli alpini esuli <strong>di</strong> Zara, Fiume e Pola, con il loro storico<br />

striscione.<br />

Alla sfilata hanno assistito il presidente della Camera,<br />

Gianfranco Fini, il sottosegretario Carlo Giovanar<strong>di</strong>, il ministro<br />

della Difesa, Ignazio La Russa, e il Capo <strong>di</strong> Stato<br />

Sono state esaminate le possibili<br />

semplificazioni amministrative<br />

per l’erogazione dei fon<strong>di</strong> d’intesa<br />

con il ministero dei Beni Culturali,<br />

mentre è giunta da parte degli esuli,<br />

a richiesta <strong>di</strong> accelerare i tempi <strong>di</strong><br />

presentazione dei progetti da inserire<br />

nel piano annuale <strong>di</strong> finanziamento.<br />

Sulle sepolture civili italiane<br />

in Croazia e Slovenia, il sottosegretario<br />

Mantica ha ricordato che la questione è seguita con<br />

attenzione dal Ministero degli Esteri e che essa formerà<br />

oggetto <strong>di</strong> specifica trattazione in occasione delle prossime<br />

riunioni con Croazia e Slovenia.<br />

Sul tema delle restituzioni, si è convenuto <strong>di</strong> costituire<br />

un apposito gruppo <strong>di</strong> lavoro per esaminare le linee d’azione<br />

concordate. <strong>Il</strong> sottosegretario Giorgetti, da parte sua, ha<br />

fornito aggiornamenti sui progressi compiuti nell’esame<br />

delle pratiche d’indennizzo e sui tempi <strong>di</strong> completamento<br />

<strong>di</strong> tutte le istruttorie nonché sul trasferimento degli alloggi<br />

costruiti in base alla Legge 137/52.<br />

Red.<br />

La FederEsuli convocata a Palazzo Chigi<br />

All’or<strong>di</strong>ne del giorno, tra l’altro,<br />

restituzioni, indennizzi, anagrafe<br />

<strong>Il</strong> Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni<br />

Letta, ha convocato la FederEsuli e le Associazioni<br />

federate l’11 giugno prossimo a Palazzo Chigi per un<br />

ulteriore incontro del Tavolo Governo-Esuli, nel quale<br />

saranno trattati temi <strong>di</strong> rilievo quali le restituzioni e gli<br />

indennizzi dei beni abbandonati, il riscatto degli alloggi<br />

popolari, l’anagrafe, la citta<strong>di</strong>nanza, la legge sui<br />

finanziamenti ai progetti delle Associazioni, la conservazione<br />

dei cimiteri italiani, i problemi previdenziali,<br />

l’adeguamento dei programmi scolastici. Un or<strong>di</strong>ne del<br />

giorno, come si vede, intenso ed impegnativo. All’incontro<br />

partecipano i rappresentanti dei Ministeri degli<br />

Esteri, Interno, Lavoro, Rapporti col Parlamento, Regioni,<br />

Infrastrutture e Trasporti, Istruzione, Beni Culturali,<br />

oltre ai delegati dell’Agenzia del Demanio, dell’INPS e<br />

della Regione Friuli-Venezia<br />

Giulia. La FederEsuli conferma<br />

le proposte unitarie delle<br />

sue quattro associazioni<br />

federate: <strong>ANVGD</strong>, Comunità<br />

Istriane, Libero Comune <strong>di</strong><br />

Fiume, Dalmati italiani nel<br />

Mondo. All’incontro l’esecutivo<br />

ha invitato anche altre associazioni<br />

<strong>di</strong> Esuli.<br />

All’82.mo Raduno nazionale<br />

Sfilano a Latina gli Alpini<br />

In testa le Sezioni esuli da Pola, Fiume e Zara<br />

Latina,<br />

apre il lungo corteo<br />

la rappresentanza<br />

delle Sezioni esuli,<br />

<strong>di</strong> Pola, Fiume e Zara,<br />

confortata da intensi applausi<br />

del foltissimo pubblico accorso<br />

Maggiore dell’Esercito, gen. Fabrizio Castagnetti e il comandante<br />

delle Truppe alpine, gen. Alberto Primicerj.<br />

Al Raduno ha preso parte attiva il Comitato <strong>ANVGD</strong><br />

pontino, che ha sfilato con la ban<strong>di</strong>era dell’Associazione.<br />

Sul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> luglio ne daremo più ampia notizia<br />

corredata da immagini.


2 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

continua dalla prima pagina<br />

Afferrare le occasioni<br />

dell’attuale fase politica<br />

Bisogna soltanto essere preparati e sapere ribattere punto su punto<br />

alle offerte volonterose che ci vengono proposte, quando non ci<br />

convincono pienamente.<br />

C’è un clima generale nel Paese che segna un cambiamento totale<br />

<strong>di</strong> prospettive. Si sente parlare spesso – forse anche troppo – <strong>di</strong><br />

riconciliazione, pacificazione, ricomposizione della memoria.<br />

Se da un lato la polemica politica si fa più aspra, anche per l’approssimarsi<br />

<strong>di</strong> una scadenza elettorale e la crisi economica in corso,<br />

dall’altro si cerca almeno <strong>di</strong> sanare le ferite del passato, sia quelle<br />

più lontane, come la Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e la Liberazione, sia<br />

quelle più vicine, come gli «anni <strong>di</strong> piombo», dai quali comunque<br />

ci separano quasi trent’anni. Anzi più <strong>di</strong> quanto quella stagione della<br />

“peggio gioventù” sia lontana dal maggio <strong>di</strong> sangue del 1945.<br />

Fra la reazione compatta e solidale delle istituzioni al terremoto<br />

dell’Aquila e la celebrazione del 25 Aprile le massime cariche dello<br />

Stato hanno fatto a gara nel sottolineare un afflato comune,<br />

un’impostazione con<strong>di</strong>visa del giu<strong>di</strong>zio storico e della tragicità<br />

irrisolta <strong>di</strong> quegli eventi.<br />

Si chiude un’epoca<br />

e se ne sta aprendo un’altra.<br />

Bisogna cogliere il cambiamento<br />

<strong>Il</strong> Presidente Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera Fini<br />

e del Senato Schifani, il Presidente del Consiglio Berlusconi si sono<br />

messi sulla stessa lunghezza d’onda, riconoscendo alla guerra <strong>di</strong><br />

liberazione la sua tragica realtà <strong>di</strong> guerra civile, tributando onore a<br />

tutti i combattenti, ma al tempo stesso riconfermando il carattere<br />

fondante <strong>di</strong> quella guerra per la Costituzione repubblicana e la<br />

riconquista delle libertà democratiche.<br />

Le nostre associazioni, e specialmente l’<strong>ANVGD</strong>, hanno sempre<br />

perseguito un cammino <strong>di</strong> riconciliazione nazionale, fin da quando<br />

i congressi scelsero come presidenti uomini che avevano combattuto<br />

nei campi opposti, come Libero Sauro, Maurizio Mandel, Lino<br />

Drabeni. Per questo abbiamo voluto che il Giorno del Ricordo delle<br />

Foibe e dell’Esodo non fosse un guiderdone della destra, ma una<br />

conquista comune a tutta la cultura politica della nazione, che riconoscesse<br />

in primo luogo l’italianità prevalente delle nostre terre perdute<br />

e farle rientrare nel cuore e nella storia degli italiani, con la loro<br />

arte, la loro musica, la loro tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> civiltà, che la ferocia e<br />

l’orrore delle Foibe e il dramma collettivo dell’Esodo non possono e<br />

non devono cancellare.<br />

È indubitabile che il modo, documentato, composto e coraggioso<br />

insieme, con il quale abbiamo saputo interpretare la ricorrenza<br />

del 10 Febbraio del 1947, abbia aperto la strada anche ad una comprensione<br />

più me<strong>di</strong>tata e serena del significato del 25 Aprile, come<br />

è stato ricordato nelle parole del Ministro della Difesa e del Sindaco<br />

<strong>di</strong> Roma.<br />

Si sta chiudendo un’epoca e se sta aprendo un’altra. La prima<br />

Repubblica, tramontata nelle aule dei tribunali <strong>di</strong> tangentopoli quin<strong>di</strong>ci<br />

anni fa, si può ormai considerare archiviata, con tutto il suo<br />

impianto ideologico e culturale fondato su una mitologia acritica<br />

dell’antifascismo, che minimizzava il contributo alla Resistenza delle<br />

componenti cattolica, liberale, monarchica, e inchiodava il Paese<br />

ad una contrapposizione anacronistica, sconosciuta agli altri Paesi<br />

europei.<br />

Quanto è necessario come fondamento irrinunciabile della legalità<br />

repubblicana va salvaguardato. Quanto appartiene invece a quella<br />

stagione ideologica e politica va considerato con <strong>di</strong>stacco critico,<br />

serenità e rispetto.<br />

È così che il 10 Febbraio, il 25 Aprile e la Giornata della Memoria<br />

delle vittime del terrorismo vengono ad assumere un unico significato.<br />

Come nella guerra <strong>di</strong> liberazione, così anche nella lotta al<br />

terrorismo e alla criminalità organizzata gli esuli istriani, fiumani e<br />

dalmati hanno portato il loro contributo <strong>di</strong> sacrificio.<br />

Per questo sul sito web dell’Associazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia (www.anvgd.it) sono comparsi i nomi e le motivazioni<br />

delle medaglie al valore delle decine <strong>di</strong> soldati, marinai e<br />

aviatori giuliano-dalmati che hanno combattuto nella guerra <strong>di</strong> liberazione.<br />

Non per sminuire il sacrificio e il ricordo <strong>di</strong> chi si è battuto<br />

nelle file della RSI, ma per riba<strong>di</strong>re all’opinione pubblica italiana che<br />

anche in quelle circostanze i nostri padri si comportarono da italiani<br />

e come gli altri italiani, pur sapendo che la sorte della loro terra<br />

natale era in pericolo e che al termine della lotta i sopravissuti non<br />

avrebbero ritrovato neppure la porta <strong>di</strong> casa, ma quella del campoprofughi,<br />

dove si sarebbero ricongiunti ai loro cari che erano riusciti<br />

a salvarsi dagli ecci<strong>di</strong> e dal gulag iugoslavi.<br />

Nella vita come nel fluire delle vicende politiche certi passaggi<br />

non sono eterni. L’attuale fase <strong>di</strong> transizione verso nuovi assetti istituzionali<br />

prima o poi troverà i suoi sbocchi, al momento nemmeno<br />

immaginabili. Bisogna quin<strong>di</strong> operare con rapi<strong>di</strong>tà e realismo, senza<br />

tentennamenti e ricorrenti tergiversazioni, che finiscono per stancare<br />

e deludere chi si sta impegnando nelle istituzioni a dare una soluzione<br />

ai nostri problemi.<br />

Lucio Toth<br />

fatti e commenti<br />

A Lubiana una nuova Via Tito<br />

Le autorità <strong>di</strong> Lubiana hanno approvato<br />

la proposta <strong>di</strong> intitolare nuovamente<br />

una delle vie principali a<br />

Tito, ancora molto popolare non<br />

solo in Slovenia ma anche nelle altre<br />

Repubbliche della ex Federativa.<br />

La decisione, adottata con 24<br />

voti a favore e 4 contrari, è stata contestata<br />

dal leader dell’Sds (partito <strong>di</strong><br />

Ma la decisione del Municipio <strong>di</strong><br />

Lubiana non deve sorprendere più <strong>di</strong><br />

tanto, se anche in Italia non mancano<br />

– benché fortunatamente poche – le<br />

città che “vantano” una via intitolata<br />

al <strong>di</strong>ttatore jugoslavo. La sede nazionale<br />

<strong>ANVGD</strong> ha intrapreso un’indagine<br />

fra gli 8.101 Comuni italiani, dalla<br />

quale sono scaturite alcune sorprese.<br />

In Emilia Romagna, a Reggio<br />

Emilia, ecco Via Josip Broz Tito, per<br />

giunta a ridosso <strong>di</strong> Via Gorizia. Nella<br />

sua provincia, troviamo una Via Josip<br />

Broz a Campegine e una Via Maresciallo<br />

Tito a Montecavolo, frazione <strong>di</strong><br />

Quattro Castella. Segue Parma, con<br />

una Via Josip Broz Tito.<br />

La Lombar<strong>di</strong>a si fa “onore” in provincia<br />

<strong>di</strong> Milano, a Cornaredo, con Via<br />

Maresciallo Tito.<br />

In Sardegna, a Ussana (Cagliari),<br />

Via Tito fa buona compagnia a Via<br />

Togliatti e Via Allende. Nel capoluogo<br />

sardo Nuoro, Via Tito collega Via<br />

Martin Luther King con Via Benedetto<br />

Croce.<br />

In Campania, a Parete (Caserta) Via<br />

Tito si trova tra Via Kennedy e Via<br />

Martin Luther King. A Scampitella<br />

(Avellino) Via Tito ha nelle vicinanze<br />

Via Kennedy e Piazza Libertà; pessimo<br />

accostamento, bocciata.<br />

In Sicilia, ad Aci Sant’Antonio (Catania),<br />

Via Tito si trova insieme ad una<br />

serie <strong>di</strong> denominazioni collegate alla<br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. A Palma <strong>di</strong><br />

Montechiaro (Agrigento), Via Tito fa<br />

degna compagnia a Via Che Guevara<br />

e Via Mao Tse Tung.<br />

In Calabria, a Verzino (Crotone) a<br />

Via Tito fanno corona Via Carlo Marx<br />

e Via Pietro Nenni.<br />

<strong>Il</strong> bilancio definitivo dei 12 Comuni<br />

italiani che ancora commemorano<br />

centro-destra), Dimitri Kovacic, il<br />

quale ha stigmatizzato come tale<br />

decisione ignori l’opinione <strong>di</strong> tanti<br />

sloveni contrari ed offenda la memoria<br />

delle vittime del regime comunista.<br />

Dal canto suo, il sindaco <strong>di</strong><br />

Lubiana, Zoran Jankovic, ha <strong>di</strong>feso<br />

la scelta della municipalità, rilevan-<br />

E in Italia 12 Comuni<br />

“vantano” una Via Tito<br />

Tito come grande statista del Novecento,<br />

vede dunque compresi:<br />

- Aci Sant’Antonio (Catania)<br />

- Campegine (Reggio Emilia)<br />

- Cornaredo (Milano)<br />

- Nuoro<br />

- Palma <strong>di</strong> Montechiaro<br />

(Agrigento)<br />

- Parete (Caserta)<br />

- Parma<br />

- Quattro Castella (Reggio Emilia)<br />

- Reggio Emilia<br />

- Scampitella (Avellino)<br />

- Ussana (Cagliari)<br />

- Verzino (Crotone)<br />

L’<strong>ANVGD</strong> ai Sindaci: una vergogna<br />

le vie intitolate in Italia al maresciallo<br />

L’<strong>ANVGD</strong>, stanti questi risultati, è<br />

intervenuta il 24 aprile con una lettera<br />

inviata a tutti i 12 Sindaci e Presidenti<br />

dei Consigli comunali italiani. Nella<br />

comunicazione, la Segreteria nazionale<br />

<strong>ANVGD</strong> sottolinea come tale presenza<br />

sia «in contrasto con tutta la<br />

storiografia contemporanea che, sia in<br />

Italia che nelle Repubbliche della ex<br />

Jugoslavia, identifica oggi l’ex capo <strong>di</strong><br />

stato come il mandante delle più<br />

efferate stragi <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

suoi concitta<strong>di</strong>ni, oltre al massacro <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> civili italiani inermi, con-<br />

Gli Esuli Giuliano-Dalmati per il 25 Aprile<br />

Una Nazione unita<br />

nel segno della libertà<br />

<strong>Il</strong> comunicato stampa dell’<strong>ANVGD</strong> in occasione<br />

dell’anniversario della Liberazione<br />

In occasione del 25 Aprile, ricorrenza<br />

della Liberazione dell’Italia, la Presidenza<br />

nazionale dell’<strong>ANVGD</strong> ha emesso<br />

un comunicato stampa, ripreso dalle<br />

agenzie italiane, con il quale il presidente<br />

Toth, nel ricordare che si tratta <strong>di</strong><br />

«una ricorrenza cara a tutti gli italiani<br />

perché ha portato alla nazione la libertà<br />

e la democrazia, ponendo fine a venti<br />

anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ttatura e a una guerra <strong>di</strong> cinque<br />

anni, <strong>di</strong> cui venti mesi <strong>di</strong> guerra civile»,<br />

ha voluto ricordare come tuttavia<br />

l’Italia abbia pagato «un prezzo altissimo<br />

con la per<strong>di</strong>ta delle province del<br />

confine orientale, sottoposte ad un nuovo<br />

regime straniero e oppressivo, e il<br />

conseguente esodo <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />

<strong>di</strong> italiani dall’Istria, dal Quarnero<br />

do come un recente sondaggio abbia<br />

stimato al 60% i favorevoli tra<br />

gli abitanti della capitale.<br />

L’opposizione <strong>di</strong> centrodestra tuttavia<br />

ha presentato al sindaco una<br />

lista <strong>di</strong> oltre 5.000 firme <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni<br />

i quali ritengono che né Lubiana né<br />

la Slovenia abbiano motivo <strong>di</strong> intitolare<br />

una via a Tito.<br />

clusosi con l’esodo da quelle terre <strong>di</strong><br />

350.000 connazionali».<br />

Facendo riferimento alla legge<br />

istitutiva del Giorno del Ricordo, votata<br />

nel 2004 da tutti gli schieramenti<br />

politici, l’Associazione chiede che ogni<br />

Comune provveda ad una «riparazione<br />

nei confronti <strong>di</strong> una comunità che,<br />

a sessant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da quegli<br />

eventi, soffre ancora i patimenti dell’oblio».<br />

Per l’occasione l’Associazione<br />

offre a quelle amministrazioni locali<br />

la sua collaborazione per «una<br />

operazione <strong>di</strong> giustizia che i nostri rappresentati,<br />

quantomeno in rispetto<br />

delle loro sofferenze, meritano ed attendono».<br />

Risponde per primo<br />

il Comune <strong>di</strong> Scampitella<br />

È il Comune <strong>di</strong> Scampitella<br />

(Avellino) il primo a rispondere all’iniziativa<br />

dell’<strong>ANVGD</strong> per la cancellazione<br />

delle 12 vie in Italia de<strong>di</strong>cate al<br />

Maresciallo Tito. <strong>Il</strong> Sindaco del Comune<br />

irpino, Antonio Consalvo, si <strong>di</strong>ce<br />

pronto a portare in Consiglio Comunale<br />

la proposta <strong>di</strong> cambio <strong>di</strong> denominazione.<br />

«Io sono favorevole a cambiare<br />

nome alla strada, aderendo così<br />

alla richiesta dell’ <strong>ANVGD</strong>, ma sarà il<br />

Consiglio a decidere. Nella prossima<br />

riunione l’argomento sarà inserito nell’Or<strong>di</strong>ne<br />

del giorno. Abbiamo tanti<br />

personaggi illustri della nostra terra che<br />

meritano <strong>di</strong> essere ricordati con<br />

l’intitolazione <strong>di</strong> una strada».<br />

Red.<br />

Parma, la via de<strong>di</strong>cata al <strong>di</strong>ttatore jugoslavo<br />

e dalla Dalmazia, dove vivevano da<br />

secoli».<br />

«Centinaia <strong>di</strong> istriani, fiumani e<br />

dalmati – prosegue Toth – hanno combattuto<br />

nelle file della Resistenza e del<br />

Corpo Italiano <strong>di</strong> Liberazione, nella speranza<br />

che il loro sacrificio salvasse alla<br />

madrepatria la loro terra natale. Molti<br />

altri fecero una scelta <strong>di</strong>versa arruolandosi<br />

nei reparti della RSI [Repubblica<br />

Sociale Italiana, n.dr]. Noi li ricor<strong>di</strong>amo<br />

tutti con lo stesso rispetto, perché<br />

Trieste, Palazzo della Prefettura,<br />

vengono esposte le ban<strong>di</strong>ere<br />

neozelandese, italiana<br />

e americana<br />

(foto www.italia-liberazione.it)<br />

hanno uguale spazio nella nostra memoria».<br />

Come l’Italia ha saputo superare le<br />

ferite delle guerre risorgimentali, che ci<br />

hanno dato unità e in<strong>di</strong>pendenza – conclude<br />

il presidente <strong>ANVGD</strong> –, così deve<br />

superare il trauma del periodo 1943-<br />

1945. È tempo <strong>di</strong> riconciliazione».


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

cultura e libri<br />

Chiude “<strong>Il</strong> Banco <strong>di</strong> Lettura”<br />

In una rivista il meglio della letteratura giuliana,<br />

con lo sguardo rivolto all’Europa<br />

Un amore per l’espressione letteraria<br />

che prese forma <strong>di</strong> rivista, questo<br />

è stato “<strong>Il</strong> Banco <strong>di</strong> Lettura”, coraggiosa<br />

e raffinata impresa e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong><br />

Mariuccia Coretti e Tino Sangiglio, iniziata<br />

a Trieste nell’ormai lontano 1986<br />

e conclusasi con l’ultimo <strong>numero</strong> uscito,<br />

il 36 del 2008, appena <strong>di</strong>stribuito.<br />

La fine <strong>di</strong> una rivista <strong>di</strong> pregio e <strong>di</strong><br />

appassionata militanza letteraria segnala<br />

sempre, nella storia della cultura<br />

<strong>di</strong> un Paese, un lutto, già verificatosi<br />

con l’improvvisa scomparsa, nell’agosto<br />

2008, <strong>di</strong> Sangiglio, docente e traduttore<br />

<strong>di</strong> Letteratura neogreca. Le lettere<br />

italiane contemporanee, per tutto<br />

il Novecento, enumerano una straor<strong>di</strong>naria<br />

serie <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>ci che hanno<br />

segnato epoche ed elaborato nuove<br />

estetiche, intrapreso nuovi percorsi<br />

critici, aperto ine<strong>di</strong>ti fronti <strong>di</strong> paragone<br />

con la società e le tendenze: dalla<br />

straor<strong>di</strong>naria “Voce” <strong>di</strong> Prezzolini (con<br />

i suoi Slataper e Burich, Harasim e<br />

Stuparich), dalle prestigiose “Solaria”<br />

e “Letteratura” fiorentine (con i loro<br />

Morovich e Quarantotti Gambini), a<br />

“<strong>Il</strong> Ponte” <strong>di</strong> Calamandrei (con il<br />

fiumano Leo Valiani), a “<strong>Il</strong> Mondo” <strong>di</strong><br />

Pannunzio, che denunciò con la forza<br />

della ritrovata libertà democratica<br />

l’ingiustizia dell’esodo giulianodalmata<br />

e gli ecci<strong>di</strong> delle foibe. Senza<br />

<strong>di</strong>menticare, ai nostri giorni, “la<br />

Battana” <strong>di</strong> Fiume, fonte preziosa e<br />

qualificata della produzione narrativa<br />

<strong>di</strong> lingua italiana in territori <strong>di</strong> antico<br />

inse<strong>di</strong>amento storico.<br />

“<strong>Il</strong> Banco <strong>di</strong> Lettura” è ben appartenuto<br />

a quella nobile visione della<br />

civiltà letteraria che aspira ad offrire<br />

agli addetti ai lavori ma anche al più<br />

vasto pubblico, e senza ce<strong>di</strong>menti<br />

corrivi, strumenti <strong>di</strong> lettura e <strong>di</strong> interpretazione,<br />

percorsi <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong><br />

una letteratura <strong>di</strong> confine – ma non<br />

solo – innervata <strong>di</strong> infinite e suggestive<br />

inquietu<strong>di</strong>ni; illuminandone negli<br />

anni, con ogni <strong>numero</strong>, i profili <strong>di</strong>versi,<br />

le evoluzioni e gli esiti attraverso le<br />

voci <strong>di</strong> Francesco Bur<strong>di</strong>n, Manlio<br />

È in libreria il nuovo saggio della<br />

scrittrice istriana Anna Maria Mori,<br />

Nove per due, e<strong>di</strong>to da Marsilio nella<br />

collana «Gli specchi» <strong>di</strong>retta da<br />

Fre<strong>di</strong>ano Sessi. Non incentrato, questa<br />

volta, sulle memorie personali e<br />

famigliari dell’Istria – la Mori è nata a<br />

Pola ed è esule in Italia dal dopoguerra<br />

– ma alla maternità come emblema<br />

per eccellenza della con<strong>di</strong>zione femminile<br />

e sintesi delle <strong>di</strong>fficoltà ancora<br />

oggi opposte dall’assetto sociale al pieno<br />

rispetto dei <strong>di</strong>ritti della donna nel<br />

mondo del lavoro: tant’è che il sottotitolo<br />

del libro recita «l’ansia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

madre oggi».<br />

E nel volume l’Autrice si confronta<br />

Un <strong>numero</strong> della rivista,<br />

le cui copertine sono <strong>di</strong>segnate<br />

da Bruno Chersicla<br />

Cecovini, Carolus Cergoly, Fabio<br />

Doplicher, Ferruccio Fölkel, Clau<strong>di</strong>o<br />

Grisancich, Stelio Mattioni, Sergio<br />

Miniussi, Enrico Morovich, Renzo<br />

Rosso, Giani Stuparich, Fulvio<br />

Tomizza, Franco Vegliani, Giorgio<br />

Voghera; ed attraverso i contributi critici<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi quali Gillo Dorfles, Elvio<br />

Guagnini, Bruno Maier, Walter Mauro,<br />

Giuliano Manacorda, Giorgio Luti,<br />

Riccardo Scrivano, Ernestina Pellegrini,<br />

Arduino Agnelli.<br />

Ma non volle essere una rivista<br />

avulsa dal contesto più ampio della<br />

migliore narrativa italiana, alla quale<br />

gli autori giuliani apportano storicamente<br />

tensioni e sentori peculiari: ecco<br />

dunque presenti nelle sue pagine Lalla<br />

Kezich, Elio Bartolini, Carlo della Corte,<br />

Rodolfo Doni, Idolina Landolfi,<br />

Margherita Guidacci, Giorgio Bàrberi<br />

Squarotti, Luciano Luisi, Achille Serrao,<br />

David Maria Turoldo, Biancamaria<br />

Frabotta, Franco Loi, Silvio Ramat,<br />

Gilda Musa. E volle e seppe al<br />

contempo aprirsi alle altre <strong>di</strong>scipline,<br />

come le arti figurative, la musica, il<br />

<strong>Il</strong> nuovo libro dell’istriana<br />

Anna Maria Mori<br />

con la propria maternità, con la società<br />

contemporanea, e naturalmente con<br />

la propria madre, veduta con sguardo<br />

<strong>di</strong>verso e partecipe. La Mori si cimenta<br />

in questo volume nell’intento, come<br />

<strong>di</strong>chiara, <strong>di</strong> chiarire la «complessità<br />

della vocazione materna», ma non<br />

<strong>di</strong>mentica, ed anzi cita esplicitamente,<br />

tra i temi che la sua produzione<br />

narrativa ha toccato in questi anni,<br />

anche «il dramma, <strong>di</strong>menticato da tutti<br />

per oltre cinquant’anni, delle foibe e<br />

dell’esodo istriano». Tema, questo, cui<br />

Anna Maria Mori ha de<strong>di</strong>cato il volume<br />

«Bora» del 1999, scritto a quattro<br />

mani con la polesana Nelida Milani<br />

(e<strong>di</strong>to da Frassinelli, Premio Rapallo)<br />

e «Nata in Istria» (e<strong>di</strong>to da Rizzoli nel<br />

2006) e, ancor prima, ha curato per<br />

Rai Uno i documentari «Istria 1943-<br />

1993: cinquant’anni <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne» (trasmesso<br />

nel 1993) e «Istria, il <strong>di</strong>ritto alla<br />

memoria», del 1997.<br />

Un lungo impegno dunque, nella<br />

<strong>di</strong>vulgazione della memoria storica<br />

della sua terra natale, per il quale ha<br />

ricevuto nel febbraio <strong>2009</strong> il Premio<br />

Giorno del Ricordo per la letteratura,<br />

assegnatole dall’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia.<br />

teatro con rubriche de<strong>di</strong>cate, e ad autori<br />

europei, dell’età classica e contemporanea,<br />

con una particolare pre<strong>di</strong>lezione<br />

per i gran<strong>di</strong> Greci, alle sorgenti<br />

perenni della poesia <strong>di</strong> ogni tempo,<br />

della libera, scan<strong>di</strong>ta parola cui, per<br />

citare Mario Luzi, «si ad<strong>di</strong>ce la temperatura<br />

del fuoco».<br />

La prima apparizione della rivista<br />

ebbe, nel 1986, la veste modesta e fine<br />

<strong>di</strong> un piccolo formato, nel quale trovarono<br />

ospitalità «ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> autori triestini»<br />

e che oggi si conservano con<br />

grata memoria, e come quasi una deliziosa<br />

rarità bibliografica. Nel 1988,<br />

ormai avviato, “<strong>Il</strong> Banco <strong>di</strong> Lettura”<br />

assunse un formato ben più grande e<br />

la perio<strong>di</strong>cità quadrimestrale; pur sempre<br />

un’officina autentica <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezioni<br />

e <strong>di</strong> proposte, libere dalle imposizioni<br />

del mercato e del consumo a<br />

perdere, forte della salda conoscenza<br />

delle lettere italiane ed europee, gradevole<br />

per il garbo al quale tutta la<br />

rivista si è sempre attenuta nelle sue<br />

proposte e nel suo stile.<br />

<strong>Il</strong> 2001 ha segnato la terza fase del<br />

“Banco <strong>di</strong> Lettura”, e<strong>di</strong>to in veste grafica<br />

nuovamente aggiornata e <strong>di</strong>stribuita<br />

semestralmente dall’Istituto Giuliano<br />

<strong>di</strong> Storia, Cultura e Documentazione<br />

<strong>di</strong> Trieste. Sempre animata dai suoi<br />

primi fondatori e curatori, fin quando<br />

un impreve<strong>di</strong>bile evento non ha reciso<br />

una lunga con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> intenti.<br />

Al sentito rammarico per la chiusura<br />

<strong>di</strong> una testata <strong>di</strong> indubbio pregio si<br />

consolida la convinzione del suo meritorio<br />

ruolo <strong>di</strong> raccordo tra narrativa<br />

<strong>di</strong> confine e nazionale, tra l’italiana e<br />

l’europea, essendo stata, nel nostro<br />

secondo Novecento, un’espressione<br />

pregevolissima della sensibilità<br />

irripetibile del sentire <strong>di</strong> frontiera, <strong>di</strong><br />

questa frontiera, verso ogni <strong>di</strong>rezione;<br />

della sua intrinseca e consapevole libertà<br />

<strong>di</strong> sguardo e <strong>di</strong> interpretazione<br />

che non conosce pregiu<strong>di</strong>zi, restrizioni<br />

o <strong>di</strong>scriminanti se non quelle della<br />

qualità espressiva.<br />

Patrizia C. Hansen<br />

Le tragiche vicende dell’Istria dal<br />

1943 al giugno del 1947 trovarono un<br />

testimone puntuale in don Rodolfo<br />

Toncetti (1917-2005), dal novembre<br />

1942 cooperatore della parrocchia <strong>di</strong><br />

Dignano e in seguito, sino alla fuga a<br />

Trieste, parroco <strong>di</strong> Roveria, Gallesano<br />

e Valle d’Istria. Una testimonianza,<br />

quella del sacerdote polesano, che non<br />

costituisce certo una eccezione. Tanti<br />

altri, religiosi o laici, si trovarono infatti<br />

a vivere esperienze non molto <strong>di</strong>ssimili<br />

da quelle narrate da don Toncetti;<br />

coloro, ovviamente, che riuscirono a<br />

sfuggire alla spirale <strong>di</strong> violenza che si<br />

abbatté sulla regione durante l’occupazione<br />

tedesca prima e, soprattutto,<br />

durante quella titina.<br />

Nel caso <strong>di</strong> don Toncetti (passato<br />

anche lui attraverso tante peripezie,<br />

guardato con sospetto dai vari autori<br />

<strong>di</strong> quelle violenze, sfuggito più volte<br />

ad agguati e anche a un “processo<br />

popolare”, una farsa priva <strong>di</strong> qualsiasi<br />

parvenza <strong>di</strong> legalità), la sua posizione<br />

<strong>di</strong> sacerdote ne fece un testimone privilegiato,<br />

a contatto con fascisti, tedeschi<br />

e partigiani, con una naturalezza<br />

che in un’altra persona potrebbe<br />

ingenerare il sospetto <strong>di</strong> doppio o<br />

Un ine<strong>di</strong>to Stuparich<br />

L’erba nocca,<br />

il racconto della semplicità<br />

È un racconto singolare, questo <strong>di</strong><br />

Giani Stuparich L’erba nocca, ristampato<br />

dall’e<strong>di</strong>tore Alba pratalia <strong>di</strong> Verona<br />

in piccola ma elegante veste grafica,<br />

e in sole 600 copie numerate. Un<br />

testo breve, ma intenso e curioso, e<strong>di</strong>to<br />

la prima volta nel 1946 in una e<strong>di</strong>zione<br />

anch’essa limitata, dunque oggi<br />

pressoché introvabile.<br />

Uno Stuparich, questo che traspare<br />

dalle pagine recuperate a cura <strong>di</strong><br />

Giuseppe Sandrini che ne scrive una<br />

bella postfazione, che lascia il lettore<br />

un poco <strong>di</strong>sorientato, per il carattere<br />

fortemente allusivo e malinconicamente<br />

pessimista del testo, molto <strong>di</strong>verso<br />

dall’arioso narrare dello scrittore<br />

<strong>di</strong> origine istriana.<br />

La trama de L’erba nocca è esile,<br />

tutta affidata al <strong>di</strong>scorrere <strong>di</strong> Orsola,<br />

l’io narrante, che ricorda il padre e la<br />

sua infanzia in relazione a lui, figura<br />

sin troppo <strong>di</strong>screta e quasi appartata<br />

rispetto al resto della famiglia, e che a<br />

lungo amava rinchiudersi in me<strong>di</strong>tazione<br />

nella «torre» <strong>di</strong> casa, come a<br />

sancire una <strong>di</strong>stanza, una separatezza<br />

dal suo stesso mondo: come ad esprimere,<br />

forse, un <strong>di</strong>sagio.<br />

Quella che con un toscanismo è<br />

chiamata nocca è una modestissima<br />

erba spontanea che appare all’esor<strong>di</strong>o<br />

della primavera, umile e semplice, priva<br />

della bellezza e delle tonalità dei<br />

vegetali e dei fiori nobili.<br />

Un desiderio <strong>di</strong> semplificazione,<br />

insieme con un’aspirazione alla leggerezza<br />

e alla levità, simbolicamente<br />

rappresentata da Orsola bambina che<br />

si arrampica sul cipresso <strong>di</strong> fronte allo<br />

stu<strong>di</strong>o del padre.<br />

«Quando Orsola si traveste con il<br />

linguaggio dei fiori – annota Sandrini<br />

–, tocca al padre risponderle con la<br />

nu<strong>di</strong>tà semplice e verde dell’erba nocca».<br />

E la semplicità, la spoliazione dagli<br />

orpelli, qui evocate da Stuparich<br />

sottintendono un cammino solitario<br />

verso la morte: che è simbolica, ma<br />

non per questo meno assoluta. È la<br />

triplogiochismo.<br />

Un girovagare, quello <strong>di</strong> don<br />

Toncetti, da una parte all’altra, per salvare<br />

qualcuno dalla prigionia o dalla<br />

morte, per cercare <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong>struzioni<br />

o stragi <strong>di</strong> civili (arrivando a volte troppo<br />

tar<strong>di</strong> o non riuscendo a evitare l’inevitabile),<br />

che non fu comunque soltanto<br />

suo. Altri, all’interno della Chiesa<br />

ma anche al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> essa, misero<br />

in quei frangenti a repentaglio la propria<br />

vita per salvarne altre; nomi ormai<br />

noti (come quello del questore <strong>di</strong><br />

Fiume Giovanni Palatucci), nomi ancora<br />

sconosciuti ai più. Sconosciuti,<br />

perché su <strong>di</strong> loro è calato lo stesso silenzio<br />

ultradecennale che ha avvolto<br />

il dramma delle terre italiane orientali<br />

e delle loro popolazioni, complici inerzie<br />

pubbliche e private, viltà pubbliche<br />

e private.<br />

Un silenzio ormai in buona parte<br />

rotto, grazie anche a mutamenti<br />

epocali, nazionali e internazionali, e<br />

generazionali, ma che non possono<br />

trovare giustificazioni né storiche, né<br />

politiche, né morali. Ancor meno<br />

giustificabili, però (nemmeno con la<br />

“prudenza” tante volte evocata), i silenzi<br />

<strong>di</strong> chi ha dovuto attendere la data<br />

3<br />

morte della memoria, del passato<br />

famigliare e storico, dell’io profondo<br />

non già <strong>di</strong> un personaggio, ma dello<br />

stesso scrittore, dello stesso Stuparich<br />

che affida a queste pagine pensose<br />

l’epilogo <strong>di</strong> un percorso esistenziale<br />

scan<strong>di</strong>to dalle speranze – gli stu<strong>di</strong>, la<br />

partecipazione alla Grande Guerra, la<br />

redenzione dell’Istria amatissima – e<br />

dalle ferite insanabili – la morte eroica<br />

del fratello Carlo, la detenzione nella<br />

Risiera <strong>di</strong> San Sabba, la trage<strong>di</strong>a dell’esodo<br />

istriano –.<br />

Sandrini coglie bene la novità <strong>di</strong><br />

questo racconto, nel quale «il padre<br />

che muore non è più il vecchio genitore,<br />

venuto dal mare <strong>di</strong> Lussino, ma<br />

lo stesso Giani».<br />

Perché, scrive Stuparich, «ogni creatura<br />

ha il suo moto interiore nascosto<br />

a qualsiasi apparenza.<br />

Noi portiamo in noi il nostro passato,<br />

esso è come una cenere [...] che<br />

abbiamo raccolto su con l’illusione <strong>di</strong><br />

poterla un giorno ravvivare».<br />

Cenere depositata nel cuore, che<br />

la scrittura soltanto può ravvivare <strong>di</strong><br />

fiamma.<br />

p. c. h.<br />

Un sacerdote nell’Istria occupata.<br />

La testimonianza <strong>di</strong> don Rodolfo Toncetti<br />

del 4 ottobre 2008 (con la<br />

beatificazione del piranese don Francesco<br />

Bonifacio) per accorgersi, con<br />

oltre mezzo secolo <strong>di</strong> ritardo, che in<br />

Istria (così come a Fiume e in<br />

Dalmazia) in quei tragici anni erano<br />

stati infoibati o altrimenti eliminati anche<br />

dei sacerdoti, meno fortunati <strong>di</strong><br />

don Toncetti, sopravvissuto a quegli<br />

eventi e morto nel suo letto.<br />

Al. S.<br />

Don Rodolfo Toncetti,<br />

Tra gli orrori della guerra in Istria,<br />

Parrocchia <strong>di</strong> San Biagio,<br />

Dignano d’Istria 2008,<br />

pp. 208. s.i.p.


4 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Luciano Monzali, docente <strong>di</strong> Storia<br />

delle Relazioni Internazionali nell’Università<br />

<strong>di</strong> Bari, torna ad occuparsi<br />

della Dalmazia tra Otto e Novecento,<br />

proseguendo così gli stu<strong>di</strong> iniziati<br />

con precedenti volumi Italiani <strong>di</strong><br />

Dalmazia. Dal Risorgimento alla<br />

Grande Guerra (Le Lettere, 2004) e Italiani<br />

<strong>di</strong> Dalmazia 1914-1924 (Le Lettere,<br />

2007). <strong>Il</strong> recente volume Antonio<br />

Tacconi e la comunità italiana <strong>di</strong> Spalato<br />

(e<strong>di</strong>to dalla Società Dalmata <strong>di</strong><br />

Storia Patria <strong>di</strong> Venezia) ricostruisce –<br />

attraverso lo stu<strong>di</strong>o della personalità e<br />

delle iniziative del senatore spalatino<br />

– un clima storico e politico <strong>di</strong> assoluto<br />

interesse per quanti vogliano comprendere<br />

l’evoluzione della società e<br />

delle istituzioni dalmate al momento<br />

dell’acuirsi dei contrasti nazionali.<br />

Come scrive l’Autore nella Introduzione,<br />

«in modo tragico la vita <strong>di</strong> Antonio<br />

Tacconi coincise con il declino […]<br />

degli italiani <strong>di</strong> Spalato, che, per molti<br />

secoli elemento dominante nella vita<br />

della città, nel corso della prima metà<br />

del Novecento vennero <strong>di</strong>strutti […],<br />

vittime […] della politica violenta ed<br />

intollerante <strong>di</strong> sistemi autoritari e<br />

illiberali, come la Iugoslavia<br />

monarchica, l’Italia fascista e il regime<br />

totalitario comunista iugoslavo».<br />

Innumerevoli e <strong>di</strong>verse le fonti primarie<br />

sulle quali Monzali ha lavorato<br />

in archivi italiani e non. Dal volume<br />

pubblichiamo un estratto, relativo all’inasprirsi<br />

dei rapporti tra Italia e Regno<br />

SHS dalla metà degli anni Venti,<br />

inasprimento che determinò l’isolamento<br />

e la progressiva marginalità<br />

della popolazione italiana autoctona<br />

e della sua plurisecolare influenza<br />

culturale e linguistica nel litorale<br />

dalmato. Le note nel testo sono in questa<br />

sede necessariamente soppresse.<br />

[…] La nuova politica albanese <strong>di</strong><br />

Mussolini provocò un progressivo deterioramento<br />

dei rapporti bilaterali con<br />

Belgrado. Nel governo iugoslavo comincio<br />

a sorgere <strong>di</strong>ffidenza verso l’Italia<br />

e un crescente malumore verso la<br />

politica italiana nei Balcani. A partire<br />

dal luglio 1925, grazie all’accordo fra<br />

ra<strong>di</strong>cali serbi e repubblicani conta<strong>di</strong>ni<br />

croati, che aveva portato alla partecipazione<br />

dei ra<strong>di</strong>ciani [gli aderenti<br />

al Partito Conta<strong>di</strong>no croato <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>c,<br />

ndr] e dei Partiti croati moderati al governo<br />

e alla vita politica legale, l’opinione<br />

pubblica iugoslava riprese a sperare<br />

in una riconciliazione serbocroata<br />

e la stampa iniziò a de<strong>di</strong>care<br />

molta attenzione alle sorti degli sloveni<br />

e dei croati viventi in Italia. II viaggio<br />

<strong>di</strong> Re Alessandro a Spalato e in<br />

Dalmazia nell’ottobre 1925, per esempio,<br />

ebbe una forte intonazione<br />

irredentista e <strong>di</strong> esaltazione della missione<br />

adriatica dello Stato iugoslavo.<br />

Nel corso del 1926 i tentativi <strong>di</strong><br />

Contarini e <strong>di</strong> Nincic <strong>di</strong> salvare i rapporti<br />

bilaterali me<strong>di</strong>ante la conclusione<br />

<strong>di</strong> una nuova convenzione italoiugoslava,<br />

che sviluppasse i patti <strong>di</strong><br />

Roma del 1924, fallirono miseramente.<br />

[…] crebbe al Ministero degli Esteri<br />

il peso del Partito fascista (che con<br />

Dino Gran<strong>di</strong>, sottosegretario dal 1925<br />

La Dalmazia tra Italia e Jugoslavia<br />

<strong>Il</strong> nuovo saggio <strong>di</strong> Luciano Monzali<br />

sulla comunità italiana <strong>di</strong> Spalato<br />

e poi ministro degli Esteri fra il 1929 e<br />

il1932, organizzò una forte<br />

fascistizzazione della <strong>di</strong>plomazia con<br />

l’immissione in carriera <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si<br />

politici fascisti e nazionalisti), con la<br />

sua ostilità ideologica allo Stato iugoslavo<br />

e la sua simpatia verso i movimenti<br />

secessionisti anti-serbi. […]<br />

<strong>Il</strong> regime fascista procedette alla<br />

chiusura delle scuole private e pubbliche<br />

croate e slovene, allo scioglimento<br />

delle associazioni e istituzioni culturali,<br />

economiche e sportive delle<br />

minoranze e all’applicazione <strong>di</strong> una<br />

politica d’italianizzazione forzata. Fra<br />

gli anni Venti e Trenta la politica ostile<br />

dell’Italia fascista favorì l’emigrazione<br />

<strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> croati e<br />

sloveni in Iugoslavia, che andarono ad<br />

alimentare un irredentismo anti-italiano<br />

che rimase sempre vivo a Lubiana<br />

e a Zagabria. <strong>Il</strong> deterioramento delle<br />

relazioni fra Italia e Iugoslavia e la nuova<br />

politica ostile del regime fascista<br />

verso i croati e gli sloveni della Venezia<br />

Giulia danneggiarono fortemente<br />

gli italiani <strong>di</strong> Spalato e della Dalmazia<br />

iugoslava e resero fallimentare la strategia<br />

politica che Antonio Tacconi e i<br />

suoi amici avevano seguito da1 1922<br />

in avanti. L’inevitabile conseguenza<br />

della crisi politica italo-iugoslava fu un<br />

trattamento sempre più duro della<br />

minoranza italiana in Dalmazia da<br />

parte delle autorità iugoslave, che non<br />

casualmente rimandarono la ratifica<br />

degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nettuno. <strong>Il</strong> senatore<br />

spalatino fu contrario alla nuova politica<br />

repressiva anti-croata e antislovena<br />

decisa da Mussolini.<br />

Nel marzo 1926, un po’ ingenuamente,<br />

sperando <strong>di</strong> scongiurare la<br />

chiusura delle ultime scuole per<br />

allogeni iugoslavi in Venezia Giulia,<br />

Tacconi segnalò agli uffici del Ministero<br />

della Pubblica Istruzione a Roma<br />

che l’esclusione della possibilità dell’apertura<br />

e dell’esercizio <strong>di</strong> scuole<br />

private per allogeni in Italia avrebbe<br />

avuto riflessi in campo internazionale,<br />

e che quin<strong>di</strong> il Ministero degli Esteri<br />

avrebbe dovuto essere interpellato a<br />

tale riguardo. Gli fu risposto che «il<br />

provve<strong>di</strong>mento era <strong>di</strong> carattere interno»<br />

e che, sulla base delle nuove<br />

<strong>di</strong>rettive, il Ministero degli Esteri non<br />

sarebbe stato interpellato. Tacconi percepiva<br />

chiaramente che la chiusura<br />

delle scuole private per croati e sloveni<br />

in Italia avrebbe avuto ripercussioni<br />

negative in Iugoslavia, scatenando<br />

ritorsioni iugoslave contro le scuole italiane<br />

in Dalmazia. Ma il governo fascista<br />

si mostrò sordo a tali esigenze.<br />

Nel corso del 1927 e 1928 le relazioni<br />

italo-iugoslave non fecero che<br />

peggiorare. L’Italia consolidò la sua<br />

egemonia in Albania concludendo<br />

con Zog il trattato d’alleanza del novembre<br />

1927 e la convenzione militare<br />

del 31 agosto 1928, accor<strong>di</strong> con i<br />

quali l’Italia si assicurò un alleato che<br />

indebolì non poco la posizione strategica<br />

del Regno SHS in caso <strong>di</strong> eventuale<br />

conflitto bellico italo-iugoslavo.<br />

La reazione politica del governo <strong>di</strong><br />

Belgrado fu l’avvicinamento alla Francia,<br />

che culminò nel patto d’amicizia<br />

franco-iugoslavo del 1927 e in una<br />

crescente collaborazione economica<br />

e militare fra i due Paesi. Tale mossa<br />

infuriò la classe <strong>di</strong>rigente italiana e fece<br />

sorgere la psicosi della Iugoslavia quale<br />

possibile braccio armato della Francia.<br />

Lo scontro italo-iugoslavo <strong>di</strong>venne<br />

sempre più generalizzato e influenzò<br />

totalmente la politica balcanica <strong>di</strong><br />

Mussolini. La politica italiana nei<br />

Balcani persegui l’obiettivo<br />

dell’accerchiamento dello Stato iugoslavo.<br />

A partire dal 1927 la <strong>di</strong>plomazia<br />

italiana rafforzò i legami politici con<br />

l’Ungheria e la Bulgaria, Potenze ostili<br />

alla Iugoslavia: […]<br />

Le conseguenze dell’aggravarsi<br />

Tre belle immagini della città nel primo decennio del Novecento<br />

delle relazioni politiche fra Italia e Regno<br />

SHS furono estremamente negative<br />

per le popolazioni italiane della<br />

Dalmazia iugoslava. II governo <strong>di</strong><br />

Belgrado – in parte come ritorsione<br />

contro le misure <strong>di</strong> snazionalizzazione<br />

intraprese dal regime fascista contro i<br />

croati e gli sloveni delia Regione<br />

giuliana, in parte come strumento <strong>di</strong><br />

pressione sull’Italia – riprese ad assumere<br />

un atteggiamento ostile verso la<br />

minoranza, lasciando mano libera o<br />

aizzando i gruppi nazionalisti iugoslavi<br />

estremisti contro le collettività italiane.<br />

A partire dal 1926 le autorità iugoslave<br />

cominciarono ad ostacolare il<br />

funzionamento delle scuole e delle<br />

istituzioni italiane nella Dalmazia iugoslava:<br />

a Spalato, per esempio, soppressero<br />

la scuola privata italiana presso<br />

le Ancelle <strong>di</strong> Carità, sciolsero il consiglio<br />

<strong>di</strong> amministrazione dell’asilo De<br />

Marchi e proibirono con rigi<strong>di</strong>tà che<br />

citta<strong>di</strong>ni iugoslavi <strong>di</strong> nazionalità italiana<br />

frequentassero le scuole elementari<br />

italiane. Nel 1927 la legge <strong>di</strong> bilancio<br />

serbo-croato-slovena, con l’articolo<br />

342, reintrodusse il <strong>di</strong>vieto per i citta<strong>di</strong>ni<br />

stranieri <strong>di</strong> acquistare, possedere<br />

o usare beni immobili in territorio iugoslavo<br />

all’interno <strong>di</strong> una fascia <strong>di</strong> 50<br />

chilometri dai confini e dalle coste<br />

senza autorizzazione<br />

Alla fine degli anni Venti le autorità<br />

iugoslave soppressero l’insegnamento<br />

della lingua italiana nelle scuole<br />

secondarie dalmate, poiché, a loro<br />

avviso, la sopravvivenza della cultura<br />

italiana in Dalmazia forniva argomenti<br />

ad alcuni gruppi nazionalisti per avanzare<br />

riven<strong>di</strong>cazioni territoriali verso tale<br />

regione. Vittime del deterioramento dei<br />

rapporti fra Roma e Belgrado furono<br />

anche gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nettuno [del luglio<br />

1925, che perfezionavano i rapporti<br />

bilaterali dopo quelli del 1922 e<br />

del 1924, ndr]. Se da una parte, il governo<br />

<strong>di</strong> Belgrado fece ratificare gli<br />

accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nettuno alla Camera dei<br />

deputati, dall’altra, lasciò mano libera<br />

ai gruppi nazionalisti iugoslavi estremisti,<br />

che nel 1928 suscitarono <strong>numero</strong>si<br />

incidenti anti-italiani e misero a<br />

ferro e fuoco la scuola e varie associazioni<br />

italiane a Spalato. Ma anche<br />

dopo l’approvazione degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Nettuno, l’ostilità e la <strong>di</strong>ffidenza delle<br />

autorità iugoslave resero assai ardua e<br />

<strong>di</strong>fficile l’applicazione delle garanzie<br />

culturali e amministrative a tutela della<br />

minoranza italiana. […]<br />

In ogni caso, per Antonio Tacconi,<br />

il riesplodere dell’antagonismo italoiugoslavo<br />

e il fallimento della politica<br />

<strong>di</strong> tutela internazionale della minoranza<br />

costituirono una chiara sconfitta<br />

politica. La sua reazione alla crisi italoiugoslava<br />

fu, da una parte, un sempre<br />

maggiore allineamento alla politica<br />

estera dell’Italia fascista, dall’altra, una<br />

<strong>di</strong>fesa puntigliosa e coraggiosa dei <strong>di</strong>ritti<br />

nazionali, culturali e linguistici<br />

delle collettività italiane in Dalmazia,<br />

rispondendo con ricorsi, appelli e denunce<br />

alle continue violazioni degli<br />

accor<strong>di</strong> e alle soppressioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

messe in atto dalle autorità locali e statali<br />

SHS. Sostanzialmente, in quegli<br />

anni, Antonio Tacconi <strong>di</strong>venne l’avvocato<br />

<strong>di</strong>fensore <strong>di</strong> tutte le comunità italiane<br />

dalmate. Questa politica <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

nazionale, fatta <strong>di</strong> tanti sforzi e <strong>di</strong><br />

piccole e quoti<strong>di</strong>ane battaglie amministrative<br />

e giu<strong>di</strong>ziarie, perseguita da<br />

Tacconi, Pezzoli e altri esponenti della<br />

minoranza, sembrò qualcosa <strong>di</strong> ingenuo<br />

e inutile a molti <strong>di</strong>rigenti fascisti<br />

e ad alcuni politici dalmati, favorevoli,<br />

piuttosto, ad uno scontro clamoroso<br />

e duro con il nemico iugoslavo.<br />

[…]<br />

Luciano Monzali<br />

Antonio Tacconi<br />

e la comunità italiana <strong>di</strong> Spalato<br />

Società Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria,<br />

Venezia 2008,<br />

pp. 460, s.i.p


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

La Redazione risponde<br />

Beni in libera <strong>di</strong>sponibilità, esiste un elenco anche per la Zona B?<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

Oltre all’elenco dei beni lasciati nella <strong>di</strong>sponibilità<br />

dei citta<strong>di</strong>ni italiani situati nei così<br />

detti “Territori Ceduti”, c’è anche un elenco <strong>di</strong><br />

beni non sottoposti alla nazionalizzazione da<br />

parte delle autorità jugoslave situati nei territori<br />

in<strong>di</strong>viduati come Zona B?<br />

Lettera firmata<br />

Si ritiene in primo luogo dover precisare<br />

che con il termine “Zona B” si intende in<strong>di</strong>care<br />

una regione <strong>di</strong> oltre 500 kmq posta a sud <strong>di</strong><br />

Trieste della quale fanno parte delle splen<strong>di</strong>de<br />

città quali Portorose, Isola d’Istria, Capo<strong>di</strong>stria<br />

e Pirano.<br />

Con il trattato <strong>di</strong> pace, firmato a Parigi il 10<br />

febbraio 1947, l’Italia aveva pagato tutti i debiti<br />

alla Jugoslavia cedendo tutta l’Istria con Pola,<br />

Fiume e Zara e impegnandosi a pagare una<br />

penale <strong>di</strong> 125 milioni <strong>di</strong> dollari.<br />

Inoltre con il trattato <strong>di</strong> pace, fu prevista la<br />

costituzione del territorio Libero <strong>di</strong> Trieste, risultante<br />

dalla due Zone <strong>di</strong> occupazione (A e<br />

B), le quali non vennero considerate “Territorio<br />

ceduto” alla Jugoslavia e furono affidate rispettivamente<br />

all’amministrazione militare delle<br />

potenze alleate e all’amministrazione militare<br />

jugoslava.<br />

In seguito alle <strong>di</strong>fficoltà insorte per la costituzione<br />

del Territorio Libero <strong>di</strong> Trieste, il pre-<br />

detto regime militare venne mo<strong>di</strong>ficato dal Memorandum<br />

<strong>di</strong> Londra del 5 ottobre 1954, con<br />

il quale si assegnò la Zona A all’amministrazione<br />

civile italiana e la Zona B all’amministrazione<br />

civile jugoslava.<br />

<strong>Il</strong> Memorandum <strong>di</strong> Londra conteneva inoltre<br />

una <strong>di</strong>sposizione relativa ai beni dei citta<strong>di</strong>ni<br />

italiani residenti nella Zona B, nonché <strong>di</strong><br />

quelli che ritornarono in tali territori, la quale<br />

affermava che essi avrebbero goduto degli stessi<br />

<strong>di</strong>ritti degli altri residenti della stessa area e che<br />

i loro beni sarebbe rimasti nella loro <strong>di</strong>sponibilità.<br />

Quin<strong>di</strong> con il Memorandum <strong>di</strong> Londra non<br />

solo permaneva la sovranità giuri<strong>di</strong>ca italiana<br />

su entrambe le Zone del territorio Libero <strong>di</strong> Trieste,<br />

ma i beni dei citta<strong>di</strong>ni italiani siti nella<br />

Zona B sarebbero dovuti rimanere nella loro<br />

piena <strong>di</strong>sponibilità e proprietà.<br />

Ciò, peraltro, era già previsto nel trattato <strong>di</strong><br />

pace del 1947 che escludeva i beni siti nel costituente<br />

Territorio Libero <strong>di</strong> Trieste (si trattava<br />

della stessa garanzia prevista dall’Allegato XIV<br />

per i proprietari dei beni situati nei Territori ceduti).<br />

Lo status giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> quello che sarebbe<br />

dovuto essere il Territorio Libero <strong>di</strong> Trieste non<br />

subì alcuna novazione e la sovranità rimase<br />

attribuita all’Italia anche sulla Zona B; nel Memorandum<br />

si parla infatti solo <strong>di</strong> “amministrazione<br />

jugoslava” e <strong>di</strong> “linea <strong>di</strong> demarcazione”<br />

anziché <strong>di</strong> confine.<br />

Istria,<br />

case<br />

abbandonate<br />

con l’esodo<br />

dall’ex Zona B<br />

Commissione per gli indennizzi,<br />

la sintesi delle sedute<br />

Sono proseguite in maggio, presso<br />

il Ministero dell’Economia e delle<br />

Finanze, le sedute della “Commissione<br />

sugli indennizzi dei beni perduti”,<br />

che tratta sia i beni degli italiani <strong>di</strong> Istria<br />

e Dalmazia che quelli <strong>di</strong> altre zone<br />

già sotto la sovranità italiana o comunque<br />

detenuti da citta<strong>di</strong>ni italiani all’estero.<br />

Diamo <strong>di</strong> seguito una sintesi delle<br />

delibere.<br />

Seduta del 7 maggio <strong>2009</strong><br />

Posizione 21669/TC<br />

Bozicevich<br />

concesso indennizzo<br />

Posizione 5937/TC<br />

Cherubini<br />

concesso indennizzo integrativo<br />

Posizione 20788/TC<br />

Velenich<br />

rinviata<br />

Posizione 1146/TC<br />

Battigelli<br />

respinti domanda <strong>di</strong> indennizzo<br />

e <strong>di</strong> avviamento commerciale<br />

Posizione 1125 -1694/TC<br />

Zarattini<br />

rinviata<br />

Posizione 7399/TC<br />

Val<strong>di</strong>ni<br />

rinviata<br />

Posizione 10743/TC<br />

Carpenetti<br />

rinviata<br />

Posizione 475/TC<br />

F.i.b.<br />

respinti domanda indennizzo<br />

<strong>di</strong> revisione stima<br />

e <strong>di</strong> avviamento commerciale<br />

Posizione 2418 - 2419/TC<br />

Sicconi<br />

concesso indennizzo<br />

Posizione 11828/TC<br />

Ivancich/Gladulich<br />

concesso indennizzo,<br />

respinto<br />

avviamento commerciale<br />

Posizione 17797/TC<br />

Pomasan<br />

concesso<br />

indennizzo immobile<br />

Posizione 9223/14436/TC<br />

Paliaga/Dessanti<br />

concessi indennizzo<br />

e avviamento<br />

commerciale<br />

Associazione delle Comunità Istriane,<br />

rinnovate le cariche <strong>di</strong>rigenziali<br />

Si sono svolte le elezioni per il rinnovo della <strong>di</strong>rigenza dell’Associazione<br />

delle Comunità Istriane, il sodalizio con sede a Trieste e aderente a<br />

FederEsuli. Ecco i nuovi eletti:<br />

presidente Lorenzo Rovis;<br />

vicepresidenti Manuele Braico e Nicolò Novacco.<br />

Segreteria Chiara Vigini; tesoriere Giuseppe Clean.<br />

Componenti del Consiglio Direttivo: Franco Biloslavo, Bertino Buchich,<br />

Massimo Cimador, Sergio Davia, Mario Paolo Depase, Rita Di Padova,<br />

Licia Tamaro Giadrossi, Bruno Liessi, Guido Maraston, Carlo Marin, Maria<br />

Merlini, Alessandra Norbedo, Carmela Palazzolo, Umberto Parma,<br />

Alma Petrigna, Carla Pocecco, Luigi Pitacco, Carlo Alberto Pizzi, Evelina<br />

Pulin, Valerio Rusconi, Stella Maria Pocecco, Stefano Stuparich, Luigi<br />

Tomaz, Isabella Sapori, Giordano Varin.<br />

Seduta del 14 maggio <strong>2009</strong><br />

La seduta ha riguardato<br />

interamente i beni della Zona B<br />

ed ecco la sintesi delle delibere<br />

Posizione 5761/ZB<br />

Quarantotti Gambini<br />

respinta per carenza<br />

<strong>di</strong> documentazione<br />

Posizione 9683/ZB<br />

Giorgi<br />

concesso indennizzo<br />

Posizione 8570/ZB<br />

Drusciovich<br />

rinviata per approfon<strong>di</strong>menti<br />

Posizione 1846/ZB<br />

Tulliach<br />

concesso indennizzo<br />

<strong>di</strong> quota accantonata<br />

Posizione 9418/ZB<br />

Toscan<br />

concesso indennizzo integrativo<br />

Un’occasione particolare per sperimentare<br />

la professione <strong>di</strong> avvocato è<br />

stata offerta a un’ottantina <strong>di</strong> studenti<br />

della facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza dell’Università<br />

<strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, coinvolti nella<br />

terza e<strong>di</strong>zione del «Processo comunitario<br />

simulato» svoltasi il 14 maggio.<br />

Nel corso <strong>di</strong> un’immaginaria u<strong>di</strong>enza<br />

pubblica, la Corte <strong>di</strong> giustizia delle<br />

Comunità europee doveva pronunciarsi<br />

su tre casi reali <strong>di</strong> attualità in materia<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti umani, uni dei quali relativo<br />

alla restituzione <strong>di</strong> beni nazionalizzati<br />

degli esuli istriani.<br />

La riprova del fatto che la sovranità giuri<strong>di</strong>ca<br />

su tale area, oltre che la proprietà dei beni,<br />

continuava ad appartenere rispettivamente allo<br />

Stato italiano e ai singoli proprietari, sta nel fatto<br />

che, per risolvere il problema della sovranità<br />

dell’Italia su tale area, venne stipulato il Trattato<br />

<strong>di</strong> Osimo del 10 novembre 1975, il quale<br />

prevedeva che Italia e Jugoslavia avrebbero concluso<br />

un accordo per prevedere un indennizzo<br />

globale forfetario dei beni, <strong>di</strong>ritti e interessi<br />

delle persone fisiche e giuri<strong>di</strong>che italiane che<br />

erano stati sottoposti a misure <strong>di</strong> nazionalizzazione<br />

o <strong>di</strong> esproprio, <strong>di</strong> altri provve<strong>di</strong>menti<br />

restrittivi da parte delle autorità militari, civili,<br />

locali jugoslave. Con il successivo Accordo <strong>di</strong><br />

Roma del 18 febbraio 1983, fu prevista la definitiva<br />

acquisizione a favore della Jugoslavia dei<br />

beni dei citta<strong>di</strong>ni italiani siti nel territorio della<br />

Zona B e la corresponsione <strong>di</strong> un indennizzo<br />

<strong>di</strong> 110 milioni <strong>di</strong> dollari.<br />

Tale Accordo prevedeva inoltre un allegato<br />

con l’elenco <strong>di</strong> 179 beni lasciati in libera<br />

<strong>di</strong>sponibilità dei citta<strong>di</strong>ni italiani.<br />

A titolo informativo ricor<strong>di</strong>amo che la lista<br />

dei beni è <strong>di</strong>sponibile presso la Sede nazionale<br />

dell’<strong>ANVGD</strong>.<br />

Firenze,<br />

il riscatto agevolato degli alloggi<br />

sarà all’esame<br />

della Presidenza del Consiglio<br />

La Presidenza del Consiglio si occuperà della questione della<br />

ven<strong>di</strong>ta degli alloggi ERP (e<strong>di</strong>lizia residenziale pubblica) e del<br />

comparto abitativo riservato ai profughi giuliano-dalmati residenti<br />

nel capoluogo e nella provincia.<br />

È quanto emerso a seguito dell’incontro che l’on. Riccardo Migliori<br />

ha avuto nelle scorse settimane con gli uffici del Sottosegretario<br />

Gianni Letta.<br />

L’esponente toscano ha sottoposto all’attenzione del Governo<br />

la questione della mancata applicazione della Legge nazionale<br />

560/1993 e della successiva Legge Regionale 59/2005, che ha<br />

impe<strong>di</strong>to l’alienazione delle case ai profughi, agli esuli dell’Istria,<br />

della Dalmazia, nonché delle ex Colonie.<br />

Migliori trova inaccettabile che il Comune <strong>di</strong> Firenze, unico in<br />

Italia ed anche in Toscana, si rifiuti <strong>di</strong> dare applicazione alla Legge<br />

Regionale per motivi che ha definito vetero-ideologici, aprendo<br />

un contenzioso che si trascina da qualche anno e che impe<strong>di</strong>sce<br />

ai legittimi assegnatari <strong>di</strong> poter acquistare le case che spettano<br />

loro per legge.<br />

Su questa specifica questione, la Presidenza del Consiglio ha<br />

assicurato un imme<strong>di</strong>ato intervento volto a garantire il rispetto delle<br />

leggi e la tutela dei <strong>di</strong>ritti degli assegnatari.<br />

«<strong>Il</strong> processo simulato – spiega<br />

Maurizio Maresca, or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto<br />

internazionale e <strong>di</strong>ritto dell’Unione<br />

europea, coor<strong>di</strong>natore dell’iniziativa –<br />

rappresenta un’impostazione ormai<br />

(fonte APCOM)<br />

U<strong>di</strong>ne, processo simulato su restituzione<br />

<strong>di</strong> beni espropriati ad un esule istriano<br />

destinato a studenti in Giurisprudenza<br />

5<br />

consolidata nelle metodologie <strong>di</strong>dattiche.<br />

La specificità dell’esperienza<br />

u<strong>di</strong>nese è il coinvolgimento quali giu<strong>di</strong>ci<br />

dei vertici delle istituzioni su temi<br />

<strong>di</strong> estrema attualità». Durante il processo,<br />

la seconda u<strong>di</strong>enza riguarderà<br />

l’istanza dell’esule istriano Giovanni<br />

Fante alla restituzione <strong>di</strong> beni a suo<br />

tempo nazionalizzati dalla Jugoslavia<br />

contro la tesi del Governo sloveno che<br />

invoca la sua estraneità ed in ogni caso<br />

l’applicazione agli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Osimo.<br />

(fonte ilgiornaledelfriuli.net)


6 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

COMITATO DI BOLOGNA<br />

Per iniziativa del presidente Marino<br />

Segnan si sono incontrati nel capoluogo,<br />

il 6 aprile, alcuni esponenti<br />

della «seconda» e «terza» generazione<br />

impegnati in seno all’<strong>ANVGD</strong>, al fine<br />

<strong>di</strong> intraprendere un confronto interno<br />

sulle prospettive e sui programmi che<br />

l’Associazione dovrà porsi nei mesi e<br />

negli anni a venire per proseguire nella<br />

sua opera <strong>di</strong> tutela e promozione<br />

delle comunità esuli. I convenuti si<br />

sono confrontati su <strong>di</strong>versi punti strategici,<br />

in<strong>di</strong>viduati da Segnan come<br />

piattaforma comune <strong>di</strong> riflessione. Dal<br />

<strong>di</strong>battito sono emersi contributi importanti<br />

e si è verificata la presenza, all’interno<br />

dell’<strong>ANVGD</strong>, <strong>di</strong> persone fortemente<br />

impegnate nel concepire prospettive<br />

future <strong>di</strong> azione, dotate <strong>di</strong> buon<br />

retroterra culturale, e consapevoli dell’evoluzione<br />

del quadro politico e sociale<br />

nazionale ed europeo.<br />

Hanno preso parte all’incontro,<br />

durato una giornata, Fulvio Jelich, Fabio<br />

Rocchi, Rodolfo Ziberna, Davide<br />

Rossi, Simone Peri, Alessandro Cuk,<br />

Patrizia C. Hansen, Manuela Declich,<br />

Massimo Codarin, Roberta Negriolli,<br />

Massimo Gherar<strong>di</strong>, Renzo Codarin.<br />

Rinnovate le cariche<br />

L’Assemblea dei soci <strong>di</strong> Bologna<br />

ha rinnovato le cariche triennali del<br />

sodalizio, eleggendo i nuovi consiglieri<br />

provinciali, i quali hanno poi provveduto<br />

alla <strong>di</strong>stribuzione delle cariche.<br />

I Consiglieri eletti sono risultati:<br />

Marino Segnan, Guido Crisman, Paolo<br />

Jelich, Pietro Stipcevich, Antonio<br />

Curkovic, Simeone Stefani, Sergio<br />

Stipcevich e Lionella Cronia.<br />

Segnan è stato riconfermato presidente,<br />

affiancato da Jelich come vice,<br />

Caterina Nad<strong>di</strong> come segretaria e Pietro<br />

Stipcevich in qualità <strong>di</strong> tesoriere<br />

COMITATO DI GORIZIA<br />

«Qui, a Gorizia, non si può festeggiare<br />

il 25 aprile». Così il presidente<br />

del Comitato isontino, Rodolfo<br />

Ziberna, riba<strong>di</strong>sce: «<strong>Il</strong> 25 aprile, festività<br />

nazionale per ricordare la liberazione<br />

dal fascismo e dal nazismo, nella<br />

Venezia Giulia, <strong>di</strong>versamente che nel<br />

resto del Paese, ha coinciso non con<br />

una liberazione bensì con una brutale<br />

occupazione delle truppe comuniste<br />

del maresciallo Tito. Che la volontà<br />

non fosse quella <strong>di</strong> liberare Gorizia<br />

dalle truppe naziste ma <strong>di</strong> annettere<br />

alla Jugoslavia tutta quella che Tito<br />

chiamava Slavia Veneta, ovvero il Friuli<br />

Venezia Giulia sino al Tagliamento, era<br />

evidente e <strong>di</strong>chiarata. Se non fossero<br />

entrate le truppe titine, infatti, sarebbero<br />

entrate quelle neozelandesi, che<br />

invece furono rallentate dai titini proprio<br />

per poter vantare <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> occupazione<br />

al tavolo dei vincitori».<br />

«Per snazionalizzare rapidamente<br />

Gorizia e per soffocare sul nascere ogni<br />

tentativo <strong>di</strong> ribellione – prosegue<br />

Ziberna – dal 2 maggio iniziò il rastrellamento<br />

<strong>di</strong> tutti coloro che potevano<br />

rappresentare un pericolo per le aspirazioni<br />

annessionistiche <strong>di</strong> Tito. Oltre<br />

650 goriziani pagarono con la<br />

deportazione – avvenute a guerra finita<br />

dopo il 25 aprile – e la vita il loro<br />

amore per Gorizia e l’Italia». «Rispettiamo<br />

i sentimenti <strong>di</strong> tutti coloro che,<br />

in <strong>di</strong>versa misura, hanno subito torti o<br />

violenze dai regimi. In primo luogo la<br />

comunità ebraica, che ha pagato duramente<br />

con milioni <strong>di</strong> vittime la ferocia<br />

dell’uomo sull’uomo. Ma anche<br />

la comunità slovena che ha subito tentativi<br />

<strong>di</strong> snazionalizzazione in questa<br />

area <strong>di</strong> confine, anche con inammissibili<br />

atti <strong>di</strong> violenza e soprusi. Parimenti<br />

va rispettato chi continua – come<br />

noi – ad associare il 25 aprile non già<br />

ad una liberazione, bensì alla brutale<br />

occupazione comunista, che rappresenta,<br />

per tempi e modalità con cui è<br />

avvenuta, la pagina più nera della storia<br />

della nostra città: consumata a guerra<br />

finita e come vittime inermi degli<br />

innocenti. Al <strong>di</strong> là della data, l’<strong>ANVGD</strong><br />

è vicina a chi festeggia la liberazione<br />

da ogni sopruso e violenza, da ogni<br />

regime: nazista, fascista e comunista.<br />

È vicina ai partigiani che in tutt’Italia<br />

hanno imbracciato il fucile per <strong>di</strong>fendere<br />

il suolo patrio e per liberare l’Italia<br />

da tutti questi regimi, condannando<br />

invece chi è stato mosso invece<br />

dalla volontà <strong>di</strong> imporre al Paese un<br />

nuovo regime che avrebbe negato<br />

questa Libertà».<br />

Inaugurata a Monfalcone<br />

la nuova sede <strong>ANVGD</strong><br />

Si è inaugurata a Monfalcone<br />

(Gorizia) una nuova sede dell’<strong>ANVGD</strong>,<br />

in Via Buonarroti 6, in<br />

coabitazione con la Lega Nazionale e<br />

il Comitato 10 Febbraio. L’evento ha<br />

avuto luogo il 29 maggio nella Sala<br />

Conferenze della Biblioteca Municipale<br />

<strong>di</strong> Monfalcone, con la presentazione<br />

da parte dello storico Raoul<br />

Pupo del libro Naufraghi della pace. <strong>Il</strong><br />

1945, i profughi e le memorie <strong>di</strong>vise<br />

d’Europa. <strong>Il</strong> Presidente del Comitato<br />

<strong>ANVGD</strong> isontino, Rodolfo Ziberna, ha<br />

accolto il presidente della FederEsuli,<br />

Renzo Codarin, e il vicepresidente<br />

nazionale dei Comitati 10 Febbraio<br />

Marco Perissa.<br />

Presentato il libro<br />

<strong>di</strong> Giorgio Geromet<br />

La Lega Nazionale <strong>di</strong> Gorizia,<br />

unitamente al Comitato <strong>ANVGD</strong>, hanno<br />

presentato l’ultimo libro <strong>di</strong> Giorgio<br />

Geromet 1915-1918. La liberazione<br />

italiana <strong>di</strong> Gorizia, Trieste e Trento.<br />

Fronte Carso-Isonzo, U<strong>di</strong>ne e Piave,<br />

nel corso del pomeriggio del 18 maggio,<br />

presso il Ridotto del Teatro “G.<br />

Ver<strong>di</strong>” <strong>di</strong> Gorizia. Dopo una introduzione<br />

del Presidente dei due sodalizi<br />

Ziberna, lo storico prof. Fulvio<br />

Salimbeni ha contestualizzato ed illustrato<br />

i contenuti del libro, e<strong>di</strong>to dalle<br />

E<strong>di</strong>zioni Luglio <strong>di</strong> Trieste. Giorgio<br />

dai comitati<br />

Geromet, storiografo ed artista<br />

goriziano d’adozione, ha già pubblicato<br />

<strong>di</strong>versi volumi. Attraverso anche<br />

brani <strong>di</strong> <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong>verse testimonianze,<br />

nelle 400 pagine del libro<br />

Geromet narra delle vicende belliche<br />

<strong>di</strong> Gorizia e dell’Isontino, con un ricchissimo<br />

apparato <strong>di</strong> fotografie e <strong>di</strong>segni<br />

illustrativi.<br />

COMITATO DI MONZA<br />

neocostituito, alla guida<br />

il giovane Pietro Cerlienco<br />

L’Esecutivo nazionale <strong>ANVGD</strong> ha<br />

ratificato la costituzione del nuovo<br />

Comitato provinciale <strong>di</strong> Monza. A<br />

guidarlo sarà il giovane Pietro<br />

Cerlienco, <strong>di</strong> famiglia dalmata. Gli altri<br />

incarichi sono così <strong>di</strong>stribuiti:<br />

vicepresidente Diego Formenti, segretario/tesoriere<br />

Guerrino Cerlienco,<br />

consiglieri Graziella Ventura e Marisa<br />

Jurinovich.<br />

<strong>Il</strong> neo-presidente Cerlienco, 24<br />

anni, è un appassionato <strong>di</strong> vela, lavora<br />

nell’azienda <strong>di</strong> famiglia a Monza,<br />

conosce perfettamente tre lingue<br />

straniere, è inserito nei ranghi del<br />

Rotary. È fiero <strong>di</strong> navigare spesso a vela<br />

dall’Istria alle Incoronate, con i nostri<br />

vessilli issati.<br />

A lui e a tutti i soci e <strong>di</strong>rigenti del<br />

nuovo Comitato, i più fervi<strong>di</strong> auguri<br />

<strong>di</strong> un proficuo lavoro in favore della<br />

comunità giuliano-dalmata della<br />

Brianza.<br />

COMITATO DI TORINO<br />

<strong>Il</strong> Comitato piemontese ha curato<br />

anche quest’anno, in occasione del<br />

Giorno del Ricordo, una serie <strong>di</strong> manifestazioni<br />

nel capoluogo e nella sua<br />

provincia.<br />

Tra le più salienti, l’omaggio, presso<br />

il Cimitero, al monumento in memoria<br />

degli Esuli e delle vittime delle<br />

Foibe, alla presenza delle autorità civili<br />

e militari e <strong>di</strong> una folta rappresentanza<br />

<strong>di</strong> giuliani e dalmati; quin<strong>di</strong> la<br />

cerimonia religiosa officiata nel Duomo<br />

<strong>di</strong> Torino e la commemorazione<br />

<strong>di</strong>nanzi alla lapide apposta nel Villaggio<br />

Giuliano-Dalmata. Ecco, località<br />

per località, gli incontri curati dal Comitato<br />

piemontese.<br />

Leinì (Torino), martedì 10 febbraio,<br />

inaugurazione del monumento<br />

commemorativo eseguito dallo scultore<br />

istriano Michele Privileggi in Via<br />

Vittime delle Foibe.<br />

<strong>Il</strong> 3 febbraio, presso la Biblioteca<br />

Civica Cesare Pavese, mostra «Nati in...<br />

Istria e Dalmazia», curata da Francesca<br />

Cattich. Memorie raccontate dai<br />

protagonisti. Sono intervenuti i Esuli<br />

Mario Biasiol, Egi<strong>di</strong>o Rocchi , Ireneo<br />

Giorgini ed il Presidente della Consulta<br />

<strong>ANVGD</strong> del Piemonte Antonio Vatta<br />

<strong>Il</strong> 5 febbraio, nella Circoscrizione<br />

Gorizia 1945, un drappello <strong>di</strong> partigiani jugoslavi (dal volume<br />

<strong>di</strong> G. Rumici, Infoibati). «Qui, a Gorizia, non si può festeggiare il 25 aprile».<br />

Così il presidente del Comitato isontino, Rodolfo Ziberna<br />

10, presso la Sala Polivalente, incontro<br />

con le scuole e citta<strong>di</strong>nanza su Esodo<br />

e Foibe.<br />

<strong>Il</strong> 7 febbraio, nella Circoscrizione<br />

5 presso il Centro Culturale Principessa<br />

Isabella, proiezione del trailer sull’Esodo<br />

Istriano, Fiumano e Dalmata<br />

a Torino. Interventi del regista Fulvio<br />

Montano, del presidente della Circoscrizione<br />

5 Paola Bragantin, del coor<strong>di</strong>natore<br />

della V Commissione della<br />

Circoscrizione 5, Antonio Ciavarra, del<br />

Presidente della Consulta <strong>ANVGD</strong> del<br />

Piemonte Antonio Vatta e del presi-<br />

Torino, i labari delle città e dei territori perduti<br />

Torino, nel Duomo la Messa solenne<br />

in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo<br />

L’omaggio della Municipalità <strong>di</strong> Torino<br />

al monumento agli Esuli nel Cimitero monumentale<br />

La cerimonia in C.so Cincinnato, nel corso della quale<br />

è stata deposta una corona d’alloro davanti alla Targa<br />

in memoria degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

dente del Comitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Torino,<br />

Fulvio Aquilante.<br />

Torino<br />

<strong>Il</strong> 10 febbraio, S. Messa al Duomo<br />

<strong>di</strong> Torino. Alle ore 11.15 Cerimonia<br />

commemorativa al Cimitero<br />

Monumentale presso il monumento<br />

de<strong>di</strong>cato alle Vittime delle Foibe e dell’Esodo.<br />

Nel pomeriggio, presso l’ISTORETO,<br />

Sala Conferenze presentazione del volume<br />

Dall’Impero austro-ungarico alle<br />

foibe. Conflitti nell’area alto-adriatica.<br />

Interventi dell’assessore alla Cultura<br />

della Regione Piemonte Gianni Oliva,<br />

dell’assessore alla Cultura della Provincia<br />

<strong>di</strong> Torino Umberto D’Ottavio e<br />

del presidente della Consulta Regionale<br />

<strong>ANVGD</strong>, Vatta. <strong>Il</strong> Teatro Piccolo<br />

Regio <strong>di</strong> Torino, alle 21.00, ha ospitato<br />

il concerto letterario del<br />

Mitteleuropa Ensamble Chamber<br />

Quartet<br />

<strong>Il</strong> 13 febbraio, presso l’ISTORETO, incontro-<strong>di</strong>battito<br />

dal titolo L’ Esodo<br />

Istriano: ricerca e comunicazione , con<br />

interventi del vicepresidente del Consiglio<br />

Regionale del Piemonte, Roberto<br />

Placido, dell’assessore all’ Istruzione<br />

della Provincia <strong>di</strong> Torino, Umberto<br />

D’Ottavio, del presidente del Comitato<br />

<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Torino Fulvio Aquilante e<br />

frl Presidente ISTORETO Clau<strong>di</strong>o<br />

Devalle. <strong>Il</strong> 16 febbraio, nell’ Istituto<br />

“Aldo Moro” incontro con gli studenti<br />

delle quinte superiori su Foibe ed Esodo.<br />

<strong>Il</strong> 17 febbraio, nella Circoscrizione<br />

8 alla Scuola Arduino, celebrazione<br />

e riflessioni sull’Esodo. <strong>Il</strong> 18 febbraio,<br />

nella Circoscrizione 7 Primo<br />

Liceo Artistico incontro con gli studenti.<br />

<strong>Il</strong> 20 febbraio, presso C.so Cincinnato<br />

angolo Via Pirano , posa <strong>di</strong> una<br />

corona d’alloro davanti alla Targa in<br />

Memoria degli Esuli Istriani, Fiumani<br />

e Dalmati<br />

<strong>Il</strong> 25 febbraio, nella sede della<br />

Scuola Me<strong>di</strong>a “Antonelli”, conferenza<br />

sull’Esodo e sulle Foibe con la partecipazione<br />

delle scolaresche e degli<br />

insegnanti. <strong>Il</strong> 26 Febbraio nella Circoscrizione<br />

IV, Sala Consiliare, conferenza<br />

sull’Esodo e sulle Foibe. Interventi<br />

del presidente della Consulta <strong>ANVGD</strong><br />

del Piemonte, Vatta e del Presidente<br />

del Comitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Torino, Fulvio<br />

Aquilante.<br />

COMITATO DI TRENTO<br />

<strong>Il</strong> Comune <strong>di</strong> Flavon (Val <strong>di</strong> Non -<br />

Trentino), paese natale <strong>di</strong> don Felice<br />

Odorizzi , ha organizzato un viaggio<br />

sabato e domenica, 16-17 maggio, per<br />

conoscere i luoghi in cui ha vissuto il<br />

sacerdote loro conterraneo e celebrare<br />

una S. Messa a ricordo della preziosa<br />

opera <strong>di</strong> aiuto morale che il sacerdote<br />

noneso ha dato agli abitanti<br />

<strong>di</strong> Pola nel momento dell’esodo. <strong>Il</strong><br />

gruppo ha fatto tappa a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

quin<strong>di</strong> a Pirano, ove era previsto il<br />

pranzo libero, ed in seguito a Rovigno,<br />

altra piacevolissima sorpresa non in<br />

programma. Quin<strong>di</strong> pernottamento a<br />

Medolino. La mattina del 17, domenica,<br />

S. Messa in italiano in Duomo a<br />

Pola, officianti mons. Bulesic, anziano<br />

Vescovo della contea istriana, don<br />

Staver ed altri due sacerdoti. Ha accompagnato<br />

la cerimonia religiosa il<br />

canto del coro “Lino Mariani” <strong>di</strong> Pola.<br />

Una lunga memoria a ricordo <strong>di</strong> don<br />

Felice l’ha letta la nipote del Vescovo,<br />

prof. Silvana Micovilli Wruss. <strong>Il</strong> Duomo<br />

era gremito <strong>di</strong> gente, in assoluto<br />

silenzio.<br />

Chi scrive ha rivolto un saluto ai<br />

presenti, poche parole per esprimere<br />

la profonda commozione che il luogo<br />

ed il momento rammentavano: agli<br />

anni della guerra, della comunione,<br />

della cresima, i funerali dei polesani<br />

vittime dello scoppio <strong>di</strong> Vergarolla, ma<br />

erano ricor<strong>di</strong> personali che non ho<br />

voluto proporre all’u<strong>di</strong>torio. Le gente<br />

della Val <strong>di</strong> Non era coinvolta quanto<br />

me e Mariangela. Erano anche sbalor<strong>di</strong>ti<br />

per l’importanza che il cerimoniale<br />

religioso aveva dato al loro don Felice<br />

Odorizzi.<br />

Sono mancati purtroppo i rappresentanti<br />

ufficiali della Comunità Italiana,<br />

quali l’on. Ra<strong>di</strong>n; non si è ritenuto<br />

opportuno farci aprire la sede della<br />

Comunità, ragione per la quale un<br />

sobrio rinfresco ci è stato offerto dal<br />

Coro <strong>di</strong> Pola in un ristorante vicino al<br />

Duomo. Un ringraziamento gran<strong>di</strong>ssimo<br />

alla bravissima Loretta Go<strong>di</strong>gna,<br />

al Coro <strong>di</strong> Pola, a mons. Staver: hanno<br />

regalato un momento magico a tutti i<br />

presenti in Duomo.<br />

Anna Maria Marcozzi Keller<br />

presidente Comitato <strong>di</strong> Trento<br />

COMITATO DI TRIESTE<br />

<strong>Il</strong> Comitato provinciale <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong><br />

Trieste, dopo le elezioni svoltesi nei<br />

termini previsti dallo Statuto, ha <strong>di</strong> recente<br />

rinnovato le cariche sociali. <strong>Il</strong><br />

presidente ed i consiglieri così eletti<br />

rimarranno in carica fino all’aprile del<br />

2012. Presidente è stato riconfermato<br />

Renzo Codarin che sarà affiancato da<br />

due vicepresidenti, Clau<strong>di</strong>o Grizon e<br />

Silvio Rovatti. Sono stati eletti nel ruolo<br />

<strong>di</strong> consiglieri: Ernesto Beacovich,<br />

Annamaria Bologna in Fabbri, Livio<br />

Ceppi, Massimo Codarin, Luca<br />

Coslovich, Francesco Damiani <strong>di</strong> Vergata,<br />

Albino Debernar<strong>di</strong>, Manuela<br />

Declich, Erminia Dionis ved. Bernobi,<br />

Giovanni Gasparini, Antonio Perossa,<br />

Simone Peri.<br />

COMITATO DI VERONA<br />

Premio Letterario<br />

“Loris Tanzella” <strong>2009</strong><br />

VIII E<strong>di</strong>zione<br />

Nel calendario delle <strong>numero</strong>se<br />

manifestazioni organizzate dal Comitato<br />

Provinciale <strong>di</strong> Verona per onorare<br />

il Giorno del Ricordo, la cerimonia <strong>di</strong><br />

premiazione del Premio Letterario<br />

“Loris Tanzella” , giunto quest’anno<br />

alla VIII e<strong>di</strong>zione, rappresenta un evento<br />

significativo che contribuisce a rendere<br />

note, attraverso la memoria collettiva<br />

e in<strong>di</strong>viduale che caratterizza<br />

molte delle opere presentate, le complesse<br />

vicende della causa giulianodalmata,<br />

culminate nell’olocausto delle<br />

foibe e nell’esodo dalla loro terra<br />

delle genti istriane, fiumane e dalmate.<br />

Se in questo universo risulta<br />

preponderante il tema della memoria,<br />

non mancano, tra i lavori in concorso,<br />

importanti ricerche <strong>di</strong> carattere storico,<br />

artistico e linguistico che <strong>di</strong>vulgano<br />

la conoscenza del patrimonio culturale,<br />

colto nella sua ricchezza e bellezza,<br />

sviluppatosi nel corso <strong>di</strong> una<br />

civiltà bimillenaria prima romana e poi<br />

veneta.<br />

Anche quest’anno la cerimonia <strong>di</strong><br />

premiazione ha riunito un folto pubblico<br />

<strong>di</strong> esuli e loro <strong>di</strong>scendenti, ma<br />

anche <strong>numero</strong>si citta<strong>di</strong>ni veronesi sensibili<br />

alle vicende che hanno determinato<br />

la storia del confine orientale nel<br />

corso della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

e nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra con il<br />

suo tragico epilogo.<br />

La presidente del Comitato veronese,<br />

avv. Francesca Briani, ha<br />

evidenziato le finalità del Premio “Loris<br />

Tanzella”, sempre più conosciuto ed<br />

apprezzato nel territorio nazionale, e<br />

che ha registrato, anche quest’anno,<br />

una <strong>numero</strong>sa partecipazione <strong>di</strong> autori.<br />

La presidente della Giuria, prof.ssa<br />

Loredana Gioseffi, ha quin<strong>di</strong> illustrato<br />

le opere in concorso ripartite nelle se-<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

dai comitati<br />

guenti Sezioni: Storia dell’arte, Biografie,<br />

Narrativa, Poesia, Testimonianze e<br />

i componenti della Giuria, Tullia<br />

Manzin, Donatella Veronesi, Dolores<br />

Ribaudo e Giuseppe Piro, hanno successivamente<br />

conferito i premi ai vincitori<br />

in un clima <strong>di</strong> sentita partecipazione.<br />

Sono state premiate le seguenti<br />

opere:<br />

Premio per la migliore opera della<br />

Sezione Storia dell’arte: Emanuela<br />

Bellemo, per il volume Vittore e Benedetto<br />

Carpaccio in Istria. Una storia<br />

svelata.<br />

Premio per la migliore opera della<br />

Sezione Biografie: Meyra Moise<br />

Lucchi per il saggio Francesco Patrizi.<br />

Filosofo, storico e innovatore del sapere.<br />

Primo premio della Sezione Narrativa:<br />

Gabrio Gabriele, per Carte <strong>di</strong><br />

famiglia;<br />

secondo premio della Sezione<br />

Narrativa: Franco Enrico Gaspar<strong>di</strong>s<br />

per Verso la salvezza. Un raggio <strong>di</strong> sole<br />

sulla foiba e altri racconti sull’esodo<br />

da Fiume.<br />

Primo premio della Sezione Poesia:<br />

Luigi Donorà per Sentimenti del<br />

tempo;<br />

secondo premio della Sezione<br />

Poesia: Sergio Fantasma Bianco cucal;<br />

secondo premio ex aequo della<br />

Sezione Poesia: Grazia Maria Giassi<br />

Refoli de bora;<br />

secondo premio ex aequo della<br />

sezione Poesia: Sauro Gottar<strong>di</strong><br />

L’armada <strong>di</strong>sarmada. Filastroca contro<br />

la guera.<br />

Premio per la migliore opera della<br />

Sezione Testimonianze: Amelia Sidari<br />

Viaggio in Ungheria 1915.<br />

Nel corso della cerimonia la presidente<br />

Francesca Briani ha ricordato<br />

la nobile figura <strong>di</strong> Padre Flaminio<br />

Rocchi, autore dell’opera, universalmente<br />

conosciuta ed apprezzata nel<br />

mondo degli esuli e non solo, L’esodo<br />

dei 350.000 giuliani, fiumani e<br />

dalmati.<br />

In considerazione <strong>di</strong> ciò il Direttivo<br />

del Comitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Verona aveva<br />

precedentemente approvato, all’unanimità<br />

e con piena sod<strong>di</strong>sfazione, su<br />

proposta della presidente della Giuria<br />

del Premio “Loris Tanzella” Loredana<br />

Gioseffi, il conferimento <strong>di</strong> una Menzione<br />

d’Onore alla Memoria <strong>di</strong> Padre<br />

Flaminio Rocchi con la seguente motivazione:<br />

«Opera <strong>di</strong> grande respiro per<br />

la complessità dei temi trattati inerenti<br />

alla trage<strong>di</strong>a che colpì la popolazione<br />

giuliano-dalmata, trage<strong>di</strong>a culminata<br />

negli ecci<strong>di</strong> delle foibe e nell’esodo<br />

forzato dalle terre italiane del confine<br />

orientale. <strong>Il</strong> libro presenta una documentazione<br />

storica ricca e dettagliata<br />

e fornisce una ricostruzione così at-<br />

tenta e puntuale degli eventi considerati,<br />

tale da costituire una pietra miliare<br />

per la conoscenza della storia<br />

dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia,<br />

terre dalla bimillenaria civiltà romana<br />

e veneta».<br />

Alla conclusione della cerimonia<br />

la nipote dell’autore, Sig.ra Fulvia<br />

Rocchi, ha ricevuto dalle mani della<br />

presidente dell’<strong>ANVGD</strong> veronese il riconoscimento<br />

e, senza nascondere la<br />

sua commozione che ha coinvolto<br />

anche i presenti, ha ricordato con affetto<br />

qualche significativo episo<strong>di</strong>o<br />

della vita dello zio. Nel finale, la musica<br />

del Maestro Luigi Donorà, con<br />

l’esecuzione <strong>di</strong> alcuni brani al pianoforte,<br />

ha allietato il pubblico presente<br />

che lo ha calorosamente applau<strong>di</strong>to.<br />

Loredana Gioseffi<br />

La celebrazione<br />

del Giorno del Ricordo<br />

Come già era emerso negli anni<br />

precedenti, la commemorazione de<strong>di</strong>cata<br />

al Giorno del Ricordo, tenutasi<br />

presso l’Au<strong>di</strong>torium del Palazzo della<br />

Gran Guar<strong>di</strong>a mercoledì 11 febbraio<br />

<strong>2009</strong>, si è confermata un appuntamento<br />

irrinunciabile, nel ventaglio delle<br />

iniziative proposte dall’<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Verona.<br />

Irrinunciabile per il prestigio della<br />

sede che la ospita, per la presenza sempre<br />

partecipe delle Autorità citta<strong>di</strong>ne,<br />

ma soprattutto per il pubblico a cui<br />

specificamente si rivolge, ossia gli studenti<br />

e gli insegnanti delle scuole <strong>di</strong><br />

città e provincia. Irrinunciabile, come<br />

lo è, sempre <strong>di</strong> più, l’esigenza <strong>di</strong><br />

sensibilizzare i giovani alle vicende del<br />

popolo istriano-dalmata, fornendo loro<br />

almeno le linee fondamentali <strong>di</strong> una<br />

storia che, recentemente riscoperta,<br />

necessita costantemente <strong>di</strong> essere tutelata<br />

da possibili ricadute nell’oblio.<br />

Proprio su questo tema della “<strong>di</strong>fesa”<br />

<strong>di</strong> una storia fragile, perché lungamente<br />

osteggiata, si sono aperti gli<br />

interventi delle Autorità, con l’assessore<br />

Erminia Perbellini, che ha<br />

ripercorso brevemente gli avvenimenti<br />

del confine orientale italiano dopo la<br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Senza timore<br />

<strong>di</strong> usare le giuste definizioni <strong>di</strong> “pulizia<br />

etnica” e “genoci<strong>di</strong>o culturale”,<br />

l’assessore Perbellini ha ringraziato<br />

l’<strong>ANVGD</strong> per aver protetto dalla <strong>di</strong>menticanza,<br />

e dunque trasmesso, una pagina<br />

<strong>di</strong> storia che appartiene a tutti,<br />

come un bene comune. A seguire, l’assessore<br />

Alberto Martelletto, in rappresentanza<br />

del presidente della Provincia<br />

<strong>di</strong> Verona Elio Mosele, ha convenuto<br />

che la storia dell’esodo va annoverata,<br />

anche se tar<strong>di</strong>vamente, tra i<br />

dolori della nostra Patria, e insieme ad<br />

essi compianta e ricordata.<br />

Applau<strong>di</strong>tissimo è stata poi il <strong>di</strong>-<br />

Verona, un’istantanea della cerimonia<br />

<strong>di</strong>nnanzi al Monumento ai caduti giuliani e dalmati<br />

7<br />

scorso del nostro presidente <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong><br />

Verona, avv. Francesca Briani: con<br />

parole tanto lucide e incisive quanto<br />

toccanti, ha trasmesso all’u<strong>di</strong>torio quella<br />

verità che soltanto gli esuli e i loro<br />

<strong>di</strong>scendenti possono sapere, e cioè<br />

che, ben prima della sua istituzione<br />

ufficiale, il Giorno del Ricordo, per<br />

oltre 350.000 istriani e giulianodalmati,<br />

si è celebrato ogni giorno, per<br />

60 anni, come un quoti<strong>di</strong>ano lutto privato,<br />

vissuto con <strong>di</strong>gnità in mezzo all’in<strong>di</strong>fferenza<br />

generale. Infine, il Presidente<br />

<strong>di</strong> Assoarma Verona, gen.<br />

Edgardo Pisani, ha ricordato i soldati<br />

italiani, e in particolare i bersaglieri,<br />

scomparsi nelle foibe (circa 682 persone),<br />

esprimendo solidarietà agli esuli<br />

per il loro calvario.<br />

Dopo questa prima parte, ha avuto<br />

inizio la rappresentazione teatrale<br />

Esodo, per la regia <strong>di</strong> Loredana Gioseffi<br />

e immagini a cura <strong>di</strong> Paolo Plazzi. In<br />

un sapiente ed efficace intreccio <strong>di</strong><br />

poesia, letteratura e testimonianza <strong>di</strong>retta,<br />

lo spettacolo ha letteralmente<br />

avvinto i <strong>numero</strong>si presenti in sala (lo<br />

si ricorda, per la maggior parte studenti),<br />

anche grazie alla bravura del gruppo<br />

“Canone in verso”, che vi ha preso<br />

parte. Le voci recitanti (Francesco Gini,<br />

Daniele Piccoli e Stefania Ta<strong>di</strong>ello)<br />

hanno interpretato, con un pathos<br />

sempre calibrato e mai sopra le righe,<br />

brani tratti dall’Eneide e dalla Divina<br />

Comme<strong>di</strong>a, imperniati sul tema dell’esilio,<br />

nonché i celeberrimi A Zacinto<br />

<strong>di</strong> Foscolo e Ad<strong>di</strong>o monti dai Promessi<br />

Sposi. L’elegantissimo accompagnamento<br />

musicale ai brani è stato curato<br />

da Marianna Pasetto al violino e Alessandro<br />

Mainolfi alla chitarra. Di forte<br />

impatto, come spesso riescono ad essere<br />

solo le testimonianze in prima<br />

persona, è stata la riflessione <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Gioseffi, esule da Rovigno<br />

d’Istria, che ha dato voce, nel riferire<br />

la propria esperienza, alle tante storie<br />

simili o analoghe che per tanti anni<br />

sono circolate nella ristretta cerchia<br />

degli esuli.<br />

Ora, narrate ad un pubblico più<br />

vasto, queste storie rivelano tutta la loro<br />

ricchezza storica e umana, e i giovani<br />

ne percepiscono il valore, rispondendo<br />

in modo inequivocabile. Un’attenzione<br />

palpabile ha accompagnato tutti<br />

i momenti dello spettacolo, che ha fra<br />

l’altro ricostruito (ricorrendo a materiale<br />

fotografico, giornalistico e documentario)<br />

il volto delle città italiane<br />

d’Istria, Fiume e Dalmazia prima che<br />

la guerra e la presa <strong>di</strong> possesso jugoslava<br />

ne stravolgesse la fisionomia urbanistica<br />

e architettonica, oltre che il<br />

tessuto sociale. Insomma, Esodo ha<br />

offerto una miscela equilibrata e avvincente<br />

<strong>di</strong> storia e rievocazione, alternando<br />

la rigorosa e necessaria ricostruzione<br />

<strong>di</strong> eventi, luoghi e <strong>di</strong>namiche<br />

agli spazi più cal<strong>di</strong> e vivi, aperti<br />

dalla suggestione, dalla nostalgia e dal<br />

sentimento. Chi lo ha visto auspica che<br />

possa essere proposto ancora, a Verona<br />

e altrove, perché le immagini, la<br />

poesia e la musica parlino ancora <strong>di</strong><br />

ciò che la storiografia ufficiale, per<br />

decenni, non ha voluto <strong>di</strong>re.<br />

Veronica Santoro


8 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Torino,<br />

i polesani a raduno.<br />

Argeo Benco<br />

il nuovo sindaco<br />

<strong>Il</strong> 53.esimo Raduno nazionale<br />

degli esuli <strong>di</strong> Pola si è svolto a Torino<br />

dal 22 al 24 maggio. In apertura,<br />

venerdì 22 maggio, ha avuto<br />

luogo la presentazione del dvd<br />

“Istria, Terra amata”, tratto dall’opera<br />

La cisterna <strong>di</strong> Bruno Carra<br />

Nascimbeni.<br />

La mattina <strong>di</strong> sabato 23 si è riunito<br />

in seduta il Consiglio comunale.<br />

Nel pomeriggio, si è svolta<br />

l’Assemblea generale dei soci nel<br />

corso il sindaco uscente del Libero<br />

Comune <strong>di</strong> Pola, gen.<br />

Mazzaroli, ha tenuto la sua relazione.<br />

Sono seguiti il <strong>di</strong>battito e la<br />

votazione per il rinnovo delle cariche<br />

associative. Al termine della<br />

giornata concerto <strong>di</strong> Mario<br />

Fragiacomo ed il suo «Mittel Europa<br />

Ensemble».<br />

Domenica, giornata conclusiva<br />

del Raduno, è stata convocata<br />

la riunione del neoeletto Consiglio<br />

Comunale, nel corso della quale<br />

si è eletto il nuovo sindaco, nella<br />

persona <strong>di</strong> Argeo Benco. Suo vice<br />

sarà Tito Sidari. Benco, che ricopriva<br />

finora la carica <strong>di</strong><br />

vicepresidente, succede a Silvio<br />

Mazzaroli, alla guida del Comune<br />

negli ultimi anni. Sidari invece<br />

sale alla vicepresidenza dopo essere<br />

stato consigliere. A chiusura<br />

del raduno è seguita una cerimonia<br />

religiosa, accompagnata dai<br />

musicisti Chiara e Giovanni<br />

Bertoglio.<br />

L’ISIS “Leonardo da Vinci” <strong>di</strong> Firenze<br />

ha ricevuto a Roma, il 9 febbraio<br />

scorso, il Premio Giorno del Ricordo<br />

inde to da la Sede nazionale <strong>ANVGD</strong> per<br />

la sezione de<strong>di</strong>cata alle scuole, risultando<br />

vincitore per la qualità delle ricerche<br />

svolte sotto la guida degli insegnanti<br />

sul tema dell’esodo e delle<br />

Foibe. Dagli studenti premiati ci giunge<br />

questo contributo, che unitamente<br />

ad alcune fotografie volentieri pubblichiamo.<br />

È, questo, un capitolo <strong>di</strong> storia che<br />

ha coinvolto una regione importante<br />

dell’Europa. Ma non spicca nelle pagine<br />

che noi studenti siamo abituati a<br />

sfogliare, talvolta in modo superficiale:<br />

ad<strong>di</strong>rittura sembra non essere mai<br />

stato scritto. Sono poche le righe che<br />

anche i migliori testi adottati de<strong>di</strong>cano<br />

alla storia dei confini orientali dell’Italia.<br />

Eppure stiamo parlando <strong>di</strong> fatti<br />

che hanno coinvolto gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong><br />

uomini e donne, <strong>di</strong> gravi conflitti sociali,<br />

etnici e religiosi, <strong>di</strong> persecuzioni<br />

e massacri, <strong>di</strong> esili forzati e per<strong>di</strong>te<br />

collettive <strong>di</strong> identità, verificatesi in un<br />

quadrante geografico ricco <strong>di</strong><br />

stratificazioni linguistiche, culturali e<br />

religiose. È la storia <strong>di</strong> un popolo, ricca<br />

<strong>di</strong> sfumature, contrad<strong>di</strong>zioni, complicazioni,<br />

conflitti aggiuntivi rispetto<br />

a quelli noti e altisonanti.<br />

Accostandoci a questo tema così,<br />

semplicemente, con i dati <strong>di</strong>sponibili,<br />

abbiamo avvertito che le pagine lette<br />

ci narravano vicende ancora molto<br />

controverse, che per tanti decenni sono<br />

state nascoste e rimosse, e che tuttora<br />

suscitano emozioni e reazioni forti fra<br />

coloro che le hanno vissute sulla propria<br />

pelle o che se ne occupano per<br />

motivi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> proposta politica.<br />

Spesso ci è mancata la completezza<br />

dell’informazione, ridotta o influenzata<br />

I rappresentanti degli studenti premiati<br />

con il preside dell’ITIS “Leonardo da Vinci” <strong>di</strong> Firenze<br />

dai comitati<br />

I confini orientali dell’Italia dagli irredentismi<br />

alla formazione dell’Unione Europea:<br />

Venezia Giulia, Istria, Dalmazia<br />

L’approccio degli studenti dell’Isis “Leonardo da Vinci” <strong>di</strong> Firenze<br />

ai temi del confine orientale<br />

– magari – da interpretazioni poco<br />

obiettive, superficiali o tendenti alla<br />

censura.<br />

Abbiamo imparato quin<strong>di</strong> - anche<br />

attraverso questa esperienza - che qualsiasi<br />

capitolo <strong>di</strong> storia deve<br />

partire da fatti accertati e darne<br />

conto, senza tagli o manipolazioni, e<br />

prendere in esame le interpretazioni<br />

anche contrapposte che <strong>di</strong> quei fatti<br />

forniscono i protagonisti.<br />

Molti <strong>di</strong> loro, testimoni <strong>di</strong>retti, narratori<br />

<strong>di</strong> realtà sconcertanti leggibili in<br />

ogni ruga dei loro volti, sono ancora<br />

qui, <strong>di</strong>sponibili a riscrivere con noi ciò<br />

che ha determinato quei confini a nord<br />

est.<br />

Con il loro contributo prezioso,<br />

puntiamo ad arricchire una porzione<br />

della storia dell’Italia degli ultimi decenni<br />

che sembra rimossa, un tassello<br />

delicato ed emblematico del complesso<br />

mosaico balcanico, un in<strong>di</strong>catore<br />

e anticipatore della stessa complessità<br />

del movimento <strong>di</strong> resistenza al fascismo<br />

e al nazismo nel nostro Paese.<br />

<strong>Il</strong> tema dei confini orientali ci è<br />

apparso in effetti come un oggetto <strong>di</strong><br />

indagine particolarmente ricco, punto<br />

<strong>di</strong> incrocio fra i passaggi storici che<br />

hanno accompagnato la formazione<br />

dello Stato nazionale italiano e il suo<br />

sviluppo in senso prima liberale, poi<br />

totalitario e infine democratico, da una<br />

parte, e le domande urgenti che pone<br />

alla contemporaneità l’area balcanica,<br />

con l’insorgenza o il rigurgito <strong>di</strong> vecchi<br />

e mai sopiti conflitti, dall’altra.<br />

Strada facendo, la nostra attenzione<br />

è cresciuta. Ci hanno appassionato<br />

gli eventi vissuti da questa gente semplice,<br />

da intere popolazioni fatte oggetto<br />

<strong>di</strong> soprusi e <strong>di</strong> violenze, costrette<br />

all’esodo verso altre regioni d’Italia,<br />

attraverso il continente europeo o anche<br />

oltre oceano.<br />

Gli studenti in visita alla Scuola Dalmata <strong>di</strong> S. Giorgio a Venezia<br />

In visita alla Foiba <strong>di</strong> Basovizza<br />

con la guida dello storico Roberto Spazzali<br />

Infine, la classica foto <strong>di</strong> gruppo finale,<br />

in riva all’Adriatico


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Ci siamo prefissi obiettivi ambiziosi,<br />

solo una parte dei quali siamo ancora<br />

riusciti a raggiungere: come la<br />

raccolta e l’analisi dei dati relativi all’ambiente<br />

e alle motivazioni degli attori<br />

sociali; la creazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci<br />

bibliografici e multime<strong>di</strong>ali; l’allestimento<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci ragionati delle fonti<br />

strutturate (associazioni, istituzioni<br />

culturali, centri stu<strong>di</strong>, musei, ecc.), dei<br />

siti web, dei contatti; l’allestimento <strong>di</strong><br />

cataloghi fotografici e cartografici<br />

tematici; una rassegna stampa; la realizzazione<br />

<strong>di</strong> interviste video e au<strong>di</strong>o<br />

a fonti <strong>di</strong>rette; la ricerca, foto-documentazione<br />

e catalogazione <strong>di</strong> documenti<br />

e altri materiali <strong>di</strong> archivio; l’attivazione<br />

<strong>di</strong> gemellaggi con le scuole<br />

me<strong>di</strong>e superiori del Nord Est, della<br />

Slovenia e della Croazia, e in particolare<br />

con quelle della Comunità italiana<br />

lì residente; la creazione <strong>di</strong> una sezione<br />

specifica <strong>di</strong> materiali cartacei e<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci multime<strong>di</strong>ali presso la Biblioteca<br />

del nostro ISIS “Leonardo da Vinci”<br />

<strong>di</strong> Firenze.<br />

<strong>Il</strong> nostro progetto è stato presentato<br />

e proposto alla Regione Toscana –<br />

finora senza molta fortuna – come<br />

percorso <strong>di</strong>dattico ed educativo pilota,<br />

che miri a sviluppare nei ragazzi le<br />

capacità <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> ascolto, in<strong>di</strong>rizzandoli<br />

verso un approccio critico<br />

alle fonti della storiografia contemporanea,<br />

a promuovere l’autonomia nella<br />

formazione delle valutazioni dei processi<br />

storici, a incoraggiare un atteggiamento<br />

attivo, che renda la scuola<br />

non un semplice referente passivo ma<br />

anche un soggetto in grado <strong>di</strong> dare<br />

contributi alla ricerca e alla <strong>di</strong>vulgazione.<br />

Abbiamo iniziato nell’anno scolastico<br />

2006-2007 e siamo adesso al<br />

terzo anno <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong> questo<br />

itinerario critico della memoria. Noi<br />

studenti delle specializzazioni <strong>di</strong> Fotografia<br />

e Grafica del “Leonardo da<br />

Vinci” veniamo educati a cogliere <strong>di</strong>rettamente<br />

nei luoghi sensazioni, documenti<br />

e opinioni.<br />

Per questo non potevano mancare<br />

viaggi <strong>di</strong> documentazione, come<br />

quello che abbiamo effettuato fra il 12<br />

e il 16 marzo 2207 a Gonars,<br />

Caporetto, Tolmino, Trieste, Pola,<br />

Rovigno e Parenzo, che ci ha messo<br />

in <strong>di</strong>retto contatto <strong>di</strong>retto con fonti orali,<br />

documenti e luoghi della memoria<br />

Di grande aiuto è stata la collaborazione<br />

prestata da Myriam Andreatini,<br />

delegata dell’<strong>ANVGD</strong>, e dalla Biblioteca<br />

delle Oblate <strong>di</strong> Firenze, dotata grazie<br />

all’opera <strong>di</strong> Myriam <strong>di</strong> un ricco<br />

Fondo Istria Fiume Dalmazia. In particolare,<br />

poi, siamo riusciti a dar voce<br />

alla richiesta <strong>di</strong> restauro del monumento<br />

a Dante donato a Tolmino nel 1929<br />

proprio dalla città <strong>di</strong> Firenze: nella città<br />

isontina abbiamo consegnato al sindaco<br />

Uros Brezan la lettera affidataci<br />

a questo scopo dall’assessore alla Cultura<br />

del nostro Comune.<br />

L’anno scolastico in corso ci vede<br />

impegnati infine nella realizzazione <strong>di</strong><br />

un’e<strong>di</strong>zione commentata <strong>di</strong> un testo<br />

emblematico, Nemico del popolo, <strong>di</strong><br />

Antonio Bu<strong>di</strong>cin (oggi esaurito).<br />

Ci avvaliamo qui della collaborazione<br />

dell’IRCI, dell’<strong>ANVGD</strong>, della Biblioteca<br />

delle Oblate e dei nostri amici<br />

esuli a Firenze, istriani e dalmati, coi<br />

quali è nato nel frattempo un rapporto<br />

<strong>di</strong> profonda e calda amicizia. L’intero<br />

ciclo <strong>di</strong> produzione del libro potrà essere<br />

realizzato all’interno del nostro<br />

Istituto, dotato <strong>di</strong> una propria tipografia:<br />

sarà il terzo volume <strong>di</strong> una collana<br />

de<strong>di</strong>cata alla storia del territorio raccontato<br />

“dal basso”.<br />

Ginevra Abbandonati<br />

II Operatori<br />

della Comunicazione Fotografica,<br />

ISIS “Leonardo da Vinci”, Firenze<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Roma, a rischio la cappella<br />

dei Patroni giuliani e dalmati<br />

Una sottoscrizione per lavori <strong>di</strong> massima urgenza<br />

Roma. La Cappella dei Santi Patroni<br />

giuliano-dalmati, che si trova<br />

nella parrocchia <strong>di</strong> San Marco Evangelista<br />

nel quartiere giulianodalmata,<br />

versa in gravi con<strong>di</strong>zioni.<br />

Infiltrazioni d’acqua provenienti<br />

dalla sovrastante copertura stanno<br />

infatti minando i mosaici dei Maestri<br />

<strong>di</strong> Spilimbergo, benedetti da Giovanni<br />

Paolo II nel 1984 in San Pietro<br />

e poi installati nella cappella.<br />

Aldo Clemente, già Segretario<br />

generale dell’Opera Profughi e dell’Associazione<br />

Triestini e Goriziani<br />

<strong>di</strong> Roma, ha lanciato una sottoscrizione<br />

in favore degli urgenti lavori<br />

<strong>di</strong> restauro, in quanto la Comunità<br />

francescana <strong>di</strong> San Marco, già impegnata<br />

in altri lavori nella chiesa<br />

madre, non è in grado <strong>di</strong> far fronte<br />

ai costi.<br />

Chi desidera venire incontro a<br />

questa necessità può partecipare inviando<br />

il proprio contributo tramite<br />

bonifico bancario sul conto corrente<br />

intestato “Parrocchia San Marco<br />

Evangelista” presso la Banca Popo-<br />

Patrimonio culturale serbo in Kosovo:<br />

Belgrado protesta con l’Unesco<br />

<strong>Il</strong> ministro degli Esteri serbo,<br />

Vuk Jeremic, ha protestato nelle<br />

scorse settimane per il tentativo,<br />

definito «scandaloso» e «oltraggioso»,<br />

<strong>di</strong> registrare presso<br />

l’UNESCO come appartenente alla<br />

cultura me<strong>di</strong>evale kosovaro i monasteri<br />

e le chiese ortodossi e altre<br />

espressioni del patrimonio<br />

culturale serbo in Kosovo.<br />

«Questo tentativo scandaloso<br />

e oltraggioso <strong>di</strong> mistificare l’identità<br />

culturale non è mai avvenuto<br />

prima in seno a questa organizzazione,<br />

e noi non consentiremo<br />

che avvenga ora», ha detto<br />

Jeremic ai giornalisti.<br />

A proporre <strong>di</strong> definire patrimonio<br />

culturale del Kosovo i<br />

monasteri serbi e le altre opere<br />

d’arte della cultura serba situate<br />

nella provincia a maggioranza<br />

albanese <strong>di</strong>chiaratasi in<strong>di</strong>pendente<br />

da Belgrado sono stati alcuni<br />

Paesi, a cominciare dall’Albania.<br />

La proposta verrà presentata<br />

alla riunione che il comitato<br />

dell’UNESCO per il patrimonio culturale,<br />

fissata dal 22 al 30 giugno<br />

a Siviglia, in Spagna.<br />

Si ripropone dunque, in altri<br />

luoghi e altri contesti, la pessima<br />

abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> appropriarsi<br />

del patrimonio culturale<br />

altrui, così come avviene da decenni<br />

con la civiltà architet-tonica<br />

e artistica italiana dell’Adriatico<br />

orientale da parte <strong>di</strong> ampi<br />

settori croati e sloveni.<br />

L’esponente serbo bene ha fatto<br />

a protestare a chiare lettere.<br />

Vogliamo auspicare che analoga<br />

fermezza sia manifestata dalle<br />

istituzioni italiane, politiche e<br />

culturali, ogni qual volta si tenti<br />

<strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tare presso il grande<br />

pubblico una versione falsa e frequentemente<br />

ri<strong>di</strong>cola del<br />

retaggio storico-artistico dell’Istria<br />

e della Dalmazia.<br />

d.a.<br />

lare <strong>di</strong> Sondrio, Ag. 10 <strong>di</strong> Roma,<br />

utilizzando il co<strong>di</strong>ce IBAN IT62<br />

Q056 9603 2100 0000 5373 X29.<br />

Tramite la stampa verrà reso pubblico<br />

l’elenco dei donatori.<br />

I gran<strong>di</strong> mosaici propongono le<br />

A destra: Valle d’Istria,<br />

castello Soardo-Bembo (XV sec.),<br />

eleganti profili veneziani.<br />

Valle, e<strong>di</strong>ficata intorno al castello,<br />

appare nei primi documenti scritti<br />

come romana Castrum Vallis<br />

In basso: Sebenico, la Cattedrale <strong>di</strong> S. Giacomo,<br />

alla quale lavorarono <strong>numero</strong>si artisti veneti.<br />

Nel 1441 il Gran Consiglio citta<strong>di</strong>no affidò i lavori<br />

a Giorgio Orsini, che vi lavorò fino alla sua morte,<br />

avvenuta nel 1475. Tra il 1475 ed il 1536 i lavori<br />

vennero proseguiti dal maestro toscano<br />

Niccolò <strong>di</strong> Giovanni Fiorentino.<br />

Dopo la morte <strong>di</strong> Fiorentino del 1505<br />

la costruzione venne terminata<br />

da un altro gruppo <strong>di</strong> artisti veneziani<br />

immagini <strong>di</strong> San Servolo (Buie), San<br />

Nazario (Capo<strong>di</strong>stria), Sant’Isidoro<br />

(Cherso), San Girolamo (Dalmazia),<br />

Santi Vito e Modesto (Fiume), Santi<br />

<strong>Il</strong>ario e Taziano (Gorizia), San Giorgio<br />

(Laurana-Pinguente), San<br />

9<br />

Martino (Lussinpiccolo), Santo Stefano<br />

(Montona), Madonna della Salute<br />

(Neresine), San Gaudenzio<br />

(Ossero), San Mauro (Parenzo), San<br />

Mauro (Parenzo), San Nicolò<br />

(Pisino), San Tommaso (Pola),<br />

Sant’Eufemia (Rovigno), San Giusto<br />

(Trieste), San Marco (Venezia),<br />

Sant’Anastasia (Zara), San Biagio<br />

(Dignano), Sant’Antonio Abate<br />

(Lussingrande). Particolari su questi<br />

splen<strong>di</strong><strong>di</strong> mosaici potete trovarli su<br />

questo sito internet:<br />

http://xoomer.virgilio.it/<br />

arupinum/croVGD2b.html


10 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Deportati e scomparsi,<br />

due lettere chiedono rispetto e notizie<br />

Ci ha scritto la signora Rosa Vasile,<br />

figlia <strong>di</strong> un impiegato nella Questura<br />

<strong>di</strong> Fiume deportato dai partigiani jugoslavi<br />

e mai tornato, una lettera già<br />

pubblicata integralmente sul sito nazionale<br />

dell’Associazione www.anvgd.it,<br />

che riproduciamo nelle parti più significative<br />

a beneficio dei Lettori che non<br />

abbiano modo <strong>di</strong> leggerla on line.<br />

«Sul quoti<strong>di</strong>ano “<strong>Il</strong> Piccolo” <strong>di</strong> Trieste<br />

<strong>di</strong> lunedì 2 marzo u.s. – esor<strong>di</strong>sce<br />

la signora Vasile – ho letto la sconcertante<br />

<strong>di</strong>chiarazione rilasciata dal segretario<br />

dell’Unione Slovena <strong>di</strong> Trieste,<br />

Peter Mocnik, a seguito dei fatti oltremodo<br />

oltraggiosi avvenuti alla foiba <strong>di</strong><br />

Golobivnica, a Corgnale, ad opera <strong>di</strong><br />

un gruppo <strong>di</strong> manifestanti sloveni contro<br />

una delegazione dell’Unione degli<br />

Istriani che portava omaggio al sito,<br />

regolarmente autorizzata dalle autorità<br />

slovene.<br />

Detta <strong>di</strong>chiarazione recita: “[…]<br />

male informato, il Presidente<br />

Napolitano premia ogni anno nella<br />

Giornata del Ricordo figli e nipoti <strong>di</strong><br />

criminali <strong>di</strong> guerra”.<br />

Essendo personalmente figlia <strong>di</strong><br />

una vittima dell’o<strong>di</strong>o etnico ed ideologico<br />

jugoslavo, per cui il 10 febbraio<br />

2008 ho ricevuto la medaglia<br />

commemorativa dal Presidente<br />

Napolitano, esprimo profonda amarezza<br />

e sdegno. Mio padre, Gerlando<br />

Vasile, <strong>di</strong> anni 48, usciere presso la<br />

Questura <strong>di</strong> Fiume, era un uomo semplice,<br />

padre <strong>di</strong> cinque figli, marito<br />

esemplare, conduceva una vita mo-<br />

desta, tutta de<strong>di</strong>ta al lavoro e alla famiglia.<br />

<strong>Il</strong> 3 maggio 1945, come <strong>di</strong> consueto,<br />

si recò in ufficio da cui non fece<br />

più ritorno. Dopo qualche giorno <strong>di</strong><br />

detenzione nel carcere <strong>di</strong> Fiume, <strong>di</strong><br />

notte, come ci riferirono alcuni abitanti<br />

vicini al carcere, fu trasportato su<br />

un camion insieme a tutto il personale<br />

della Questura per ignota destinazione.<br />

Ci fu riferito che mio padre gridava<br />

straziante “lasciatemi, ho cinque<br />

figli, non ho mai fatto male a nessuno”.<br />

[…] Profondamente ferita nell’animo,<br />

offesa per la mia <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> figlia<br />

<strong>di</strong> una vittima innocente, oggetto <strong>di</strong><br />

un’affermazione <strong>di</strong>ffamatoria così grave,<br />

mi rivolgo alle autorità preposte per<br />

la tutela della nostra onorabilità.<br />

[…] Non più sentimenti <strong>di</strong> rancore,<br />

<strong>di</strong> vendetta, ma solo bisogno <strong>di</strong><br />

conoscere il luogo in cui i nostri cari<br />

hanno tragicamente concluso la loro<br />

vita, per portarvi noi congiunti (almeno<br />

quelli che siamo rimasti) un fiore,<br />

una preghiera».<br />

La Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani informa<br />

che il 4 maggio <strong>2009</strong>, presso<br />

la Chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Castua<br />

(Kastav), non lontano da Fiume, si è<br />

celebrata una S.Messa in suffragio e<br />

a ricordo dei caduti italiani sepolti a<br />

Castua, tra cui il senatore fiumano<br />

Riccardo Gigante.<br />

Da <strong>di</strong>eci anni si svolge la cerimonia<br />

religiosa a cui fa seguito un<br />

pellegrinaggio presso la fossa comune<br />

(bosco della Loza), dove furono<br />

gettati il 4 maggio 1945 i nostri sfortunati<br />

connazionali, dopo essere stati<br />

trucidati dai partigiani jugoslavi<br />

senza processo.<br />

Esiste a tutt’oggi una pratica <strong>di</strong><br />

riesumazione in corso che iniziò su<br />

espressa richiesta della Società <strong>di</strong><br />

Stu<strong>di</strong> Fiumani e dei parenti del senatore<br />

Gigante.<br />

La scoperta avvenne nell’ambi-<br />

La sua lettera ha suscitato la solidarietà<br />

delle signore Grazia Bruno e<br />

Maria Cacciola, esuli istriane e figlie<br />

<strong>di</strong> Carabinieri scomparsi rispettivamente<br />

a Rovigno nel 1943 e a Dignano<br />

nel ’45, che ci hanno scritto per esprimere<br />

il loro apprezzamento per la lettera<br />

della signora Vasile. «Anche noi,<br />

il 10 febbraio 2008 – scrivono tra l’altro<br />

le signore Bruno e Cacciola –, siamo<br />

state insignite dal Presidente<br />

Napolitano con onorificenza e relativa<br />

medaglia, per il sacrificio fatto dai<br />

nostri padri scomparsi in Istria, durante<br />

l’ultima guerra, a causa dell’o<strong>di</strong>o e<br />

della ferocia dei partigiani titini.<br />

Addolorate e ferite – proseguono<br />

le due firmatarie nella missiva –, profondamente<br />

per le parole pronunciate<br />

dal Mocnik, offensive nei confronti<br />

della memoria, per noi sacra, dei nostri<br />

cari, rei solo <strong>di</strong> aver dato la vita per<br />

l’italianità dell’Istria, ci associamo all’appello<br />

della sig.ra Vasile affinché simili<br />

episo<strong>di</strong> non abbiano più a verificarsi<br />

e venga, infine riconosciuto ai<br />

nostri congiunti il rispetto e la <strong>di</strong>gnità<br />

che meritano e conoscere, finalmente,<br />

il luogo dove giacciono le loro spoglie».<br />

Con l’occasione, la signora<br />

Cacciola lancia, attraverso il sito<br />

internet dell’Anvgd e dalle colonne <strong>di</strong><br />

“Difesa Adriatica” un appello a chi<br />

possa fornirle notizie del padre, scomparso<br />

e del quale non ha mai saputo<br />

più nulla. Ecco tutti i dati.<br />

Antonino Cacciola, <strong>di</strong> Gaetano e<br />

Castua, ricordato<br />

dalla Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani<br />

il sen. Riccardo Gigante<br />

Fu trucidato dai partigiani jugoslavi<br />

insieme con altri connazionali<br />

Ti sei iscritto all’<strong>ANVGD</strong>?<br />

Continua la campagna abbonamenti <strong>2009</strong><br />

Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo<br />

Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali<br />

o contatta la nostra Sede nazionale<br />

(tel. 06 5816852)<br />

L’abbonamento a Difesa Adriatica<br />

non equivale alla quota associativa<br />

to della ricerca italo-croata sulle vittime<br />

<strong>di</strong> nazionalità italiana a Fiume<br />

e <strong>di</strong>ntorni, promossa dalla stessa Società<br />

<strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> e dall’Istituto Croato<br />

per la Storia <strong>di</strong> Zagabria. Tale richiesta<br />

fu successivamente accolta da<br />

Onorcaduti e dalle autorità governative<br />

croate.<br />

Al momento si attende la ripresa<br />

dei lavori della Commissione italocroata<br />

per le sepoltura <strong>di</strong> guerra e si<br />

spera che entro il 2010 possano iniziare<br />

le operazioni relative<br />

all’esumazione dei poveri resti.<br />

Quest’anno il presidente della<br />

Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani, Amleto<br />

Ballarini, e il segretario Generale,<br />

Marino Micich, hanno avuto ulteriori<br />

rassicurazioni sulla questione<br />

dal Ministero italiano degli Affari<br />

Esteri.<br />

Si spera che le autorità comunali<br />

<strong>di</strong> Castua non si oppongano come<br />

è avvenuto in passato a tale iniziativa,<br />

che ha già avuto il benestare del<br />

Ministero croato competente.<br />

Alla cerimonia del 4 maggio<br />

hanno partecipato, oltre ai <strong>di</strong>rigenti<br />

della Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani, anche<br />

i <strong>di</strong>rigenti del Libero Comune<br />

<strong>di</strong> Fiume in esilio, Guido<br />

Brazzoduro, Mario Stalzer e Laura<br />

Calci, i rappresentati della Lega Nazionale<br />

- sezione <strong>di</strong> Fiume, i <strong>di</strong>rigenti<br />

della Comunità degli Italiani<br />

<strong>di</strong> Fiume e come <strong>di</strong> consueto le autorità<br />

consolari italiane. La Messa è<br />

stata celebrata dal parroco <strong>di</strong> Castua,<br />

don Franjo Jurcevic.<br />

Maria Ucciardello, nato a Messina il<br />

22 marzo 1910. In servizio alla stazione<br />

Carabinieri <strong>di</strong> Sanvincenti (Pola)<br />

fino al 5 luglio 1944, quando transitò<br />

nella M.d.t. 2° Rgt. Istria. Alla fine <strong>di</strong><br />

aprile del 1945, da Dignano partì per<br />

ignota destinazione. Fu presumibilmente<br />

catturato dai partigiani titini e<br />

da allora non si ebbero più sue notizie.<br />

Nonostante <strong>numero</strong>se ricerche<br />

fatte negli ultimi anni, il suo nome non<br />

risulta in nessun elenco ufficiale e non.<br />

Per eventuali informazioni scriveteci<br />

a info@anvgd.itIn<strong>di</strong>rizzo e-mail<br />

protetto dal bots spam , deve abilitare<br />

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Red.<br />

Inse<strong>di</strong>ata la Commisssione italo-tedesca<br />

sugli internati italiani in Germania<br />

Si è svolto, sotto gli auspici dei Ministri degli Esteri <strong>di</strong> Germania e Italia,<br />

presso il Centro Italo-Tedesco Villa Vigoni (Loveno <strong>di</strong> Menaggio, Como) la<br />

Conferenza <strong>di</strong> presentazione della Commissione <strong>di</strong> storici italo-tedeschi<br />

che approfon<strong>di</strong>rà gli eventi bellici e le vicende degli internati militari italiani<br />

dopo l’8 settembre1943. Lo ha reso noto la Farnesina, che ricorda la decisione<br />

<strong>di</strong> istituire tale Commissione assunta al Vertice bilaterale tenutosi a<br />

Trieste il 18 novembre 2008, in cui i Governi <strong>di</strong> Germania e Italia, nel<br />

riba<strong>di</strong>re la loro fedeltà agli ideali <strong>di</strong> riconciliazione, solidarietà e integrazione,<br />

hanno convenuto <strong>di</strong> dare vita ad un organismo costituito da storici<br />

italiani e tedeschi con il mandato <strong>di</strong> un approfon<strong>di</strong>mento comune sul passato<br />

<strong>di</strong> guerra italo-tedesco e in particolare sugli internati militari italiani.<br />

<strong>Il</strong> Ministro Federale degli Affari Esteri, Steinmeier, ha manifestato alle<br />

vittime ed ai loro familiari la profonda partecipazione della Germania, sottolineando<br />

ancora una volta che a loro e al loro destino si deve commemorazione<br />

e riflessione, non silenzio e rimozione. Nel rendere omaggio a tutte<br />

le vittime del nazismo e del fascismo, il Ministro Frattini ha a sua volta<br />

ricordato il sacrificio degli internati militari, la cui vicenda è ancora poco<br />

nota ed il cui rifiuto <strong>di</strong> continuare a combattere «fu una coraggiosa scelta <strong>di</strong><br />

civiltà, pagata con la deportazione, l’internamento, il lavoro forzato e, in<br />

tanti casi, con la vita».<br />

(fonte ANSA).<br />

Note dolorose...<br />

<strong>Il</strong> 15 marzo è morto, dopo una dolorosa malattia,<br />

Lucio (Bartolomeo) Mandarà<br />

nato a Fiume il 2 <strong>di</strong>cembre 1923. Con la sua morte questo mondo <strong>di</strong> oggi è<br />

<strong>di</strong>ventato più povero, perché Lucio, oltre ad essere un uomo <strong>di</strong> grande cultura,<br />

era la lealtà, l’onestà e il coraggio personificati. Come tutti gli italiani non me<strong>di</strong>ocri,<br />

non ha mai fatto parte del piccolo gruppo <strong>di</strong> intellettuali esaltati dalla Tv,<br />

sebbene per più <strong>di</strong> 40 anni abbia scritto per la televisione:<br />

tra i suoi testi più importanti ricor<strong>di</strong>amo <strong>Il</strong> giovane Garibal<strong>di</strong>,<br />

La fine <strong>di</strong> un regno, e La baronessa <strong>di</strong> Carini, ritrasmesso<br />

pochi mesi orsono. È anche autore <strong>di</strong> un romanzo, La grotta<br />

<strong>di</strong> Ernesto: è la storia vera <strong>di</strong> un istriano colpito da un’ingiusta<br />

condanna, che sopravvive per anni quasi ignorato,<br />

in una grotta in Sicilia.<br />

Lo ricordano, oltre alla figlia Francesca, due compagne<br />

del corso A del Liceo Classico Dante Alighieri <strong>di</strong> Fiume,<br />

Maria Silvia Codecasa e Meyra Moise Lucchi.<br />

Si è spento a Roma, il 25 aprile <strong>2009</strong>,<br />

Antonio Raccamarich<br />

Zaratino, volontario universitario del GUF <strong>di</strong> Zara, assieme al fratello Bruno,<br />

nel febbraio 1941 a Roma nel 2° Rgt. Bersaglieri, partecipò subito dopo alle<br />

operazioni <strong>di</strong> guerra nei Balcani con il glorioso 6° Rgt.<br />

Bersaglieri <strong>di</strong> Bologna. Nel cruciale 1943, ufficiale al 5°<br />

Rgt. <strong>di</strong> Reggio Emilia, coerente con i Suoi principi e con le<br />

scelte già operate, continua a servire la Patria in armi nei<br />

momenti più <strong>di</strong>fficili con de<strong>di</strong>zione e fedeltà.<br />

Decorato con Croce al Merito <strong>di</strong> Guerra. Nella vita civile<br />

maestro elementare a Roma per lunghissimi anni e<br />

successivamente, a fine carriera, operatore autonomo, concessionario<br />

romano dell’E<strong>di</strong>trice Bignami. Legato profondamente<br />

alla famiglia e attaccato fortemente alle origini,<br />

soffrì il destino crudele della Sua città che rivisitò straziata da bombardamenti e<br />

ne conservò il ricordo.<br />

È deceduto il 25 aprile alla soglia degli 88 anni dopo lunghe e debilitanti<br />

afflizioni fisiche sopportate storicamente con cristiana rassegnazione, assistito<br />

amorevolmente dalla figlia Isabella, me<strong>di</strong>co. Riposa nel cimitero romano <strong>di</strong><br />

Prima Porta.<br />

<strong>Il</strong> fratello Bruno devolve Euro 100,00 in Sua memoria.


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

ELARGIZIONI<br />

E ABBONAMENTI<br />

Questa rubrica riporta:<br />

- le elargizioni a “Difesa Adriatica”<br />

<strong>di</strong> importo superiore all’abbonamento<br />

or<strong>di</strong>nario;<br />

- le elargizioni <strong>di</strong>rette alla Sede<br />

nazionale Anvgd;<br />

- gli abbonamenti or<strong>di</strong>nari sottoscritti<br />

a “Difesa Adriatica”;<br />

All’interno <strong>di</strong> ogni gruppo, i nominativi<br />

sono elencati in or<strong>di</strong>ne<br />

alfabetico. In rispetto della normativa<br />

sulla privacy non vengono citate le<br />

località <strong>di</strong> residenza degli offerenti.<br />

Ringraziamo da queste pagine tutti<br />

coloro che, con il loro riconoscimento,<br />

ci inviano il segno del loro apprezzamento<br />

e del loro sostegno. Le offerte<br />

qui in<strong>di</strong>cate non comprendono le<br />

elargizioni ricevute dai singoli Comitati<br />

provinciali dell’Anvgd.<br />

ABBONAMENTI ORDINARI<br />

A “DIFESA ADRIATICA”<br />

(ccp 32888000)<br />

<strong>Il</strong> rinnovo degli abbonamenti si<br />

concentra maggiormente tra fine e inizio<br />

anno, quando i lettori ricevono<br />

insieme al giornale il bollettino postale<br />

precompilato. L’elenco comprende<br />

solo coloro che hanno versato la quota<br />

or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> abbonamento.<br />

Segue dal <strong>numero</strong> precedente<br />

GENNAIO Giovannini Carlo,<br />

Giovannini Luciano, Giral<strong>di</strong> Mario,<br />

Girau<strong>di</strong> Bergamo Rita, Gissi Maria,<br />

Giuppani Pietro, Giurina Maria,<br />

Giurini Mariella, Giurini Mirella,<br />

Giurissich Flora, Giusti Anteo,<br />

Gliubicich Caterina, Gloder Gian Antonio,<br />

Gobbo Vittorio, Gobis Livia,<br />

Gortan Ermanno, Gortan Chert Rina,<br />

Graber Regina, Grahor Irene, Gran<strong>di</strong><br />

Duilio, Grassi Mario, Grebaz Dino,<br />

Grego Massimo, Gregori Mario,<br />

Grisan Franco, Grohovaz Luciano,<br />

Grossi Scacchi Maria, Grubessi Mattei<br />

Nives, Grubissa Augusto, Guidoni<br />

Silva, Handl Argentina, Herlinger Romano,<br />

Hess Walter, Hodl Adolfina,<br />

Hodl Roberto, Host Micheli Caterina,<br />

Hroncich Iacono Maria, Hroncich<br />

Michelina ved. Perillo, Iacobacci<br />

Giulia, Iacopacci Annamaria, Iannotta<br />

Tullia, Ianora Livia, Incani Antonio,<br />

Iskra Giulio, Iurissevich Valerio, Iurman<br />

Giovanni, Iurzolla M. Federica,<br />

Ivancich Antonella, Ivanov Franca,<br />

Ivanov Tommaso, Jankovits Marisa,<br />

Jelich Fioretta, Joncich Giuliana, Jugo<br />

Gina, Jurassich Emilio, Jurinovich Antonio,<br />

Justin Erio, Kail Elda, Kiss Marina<br />

ved. Russian, Klun Livio, Kokich<br />

Livio, Konig Giorgio, Kotlar Guerrino,<br />

Kresina Zlatka, Krevatin Armido,<br />

Krivitz Aldo, Ladava Adelma, La<strong>di</strong>llo<br />

Gianfranco, La<strong>di</strong>llo Giorgio, La Grasta<br />

Giovanni, Laruccia Antonio, Laube<br />

Franco, Laude Sergio, Lederer Cesare,<br />

Lei<strong>di</strong> Franco, Lanzoni Vanni Iris,<br />

Lazzarini Tullio Giuseppe, Lechich<br />

Elsa, Leinweber Antonietta, Leonar<strong>di</strong><br />

Maria Luisa, Ligovic Norma, Linar<strong>di</strong><br />

Andrea, Lipizer Grazia, Liubicich<br />

Arno, Locatelli Tullio, Lombar<strong>di</strong> Franca,<br />

Longo Biancamaria, Lotzniker Silvio,<br />

Lovrencich Giovanni, Lubiana<br />

Aquilino, Luciani Laura Giulia, Luini<br />

Aurelia, Lulli Andrea, Lupini Silvia,<br />

Luppis Clelia, Maburzio Armando,<br />

Maburzio Bianca, Magazzini Trieste<br />

Srl, Maggiora Vergano Martina,<br />

Malacrida Genio, Malnich Lauro,<br />

Malusà Bruno, Malusà Nicolò, Manca<br />

Astrid, Man<strong>di</strong>ch Tiziano, Man<strong>di</strong>ch<br />

Virgilio, Maniglio Rosanna, Manni<br />

Dario, Manolà Vittorio, Manoni Alceo,<br />

Mansillo Annibale, Manzin Ida,<br />

Manzin Silvano, Manzoni Gianna,<br />

Marampon Licia, Maraston Maria,<br />

Maraston Mariano, Marazzato Giovanni,<br />

Marcellino Teresa Maria,<br />

Mariconti Giacomo, Marieni Alfonso<br />

Giovanna, Marin Lauro, Marinaz Icilio,<br />

Marini Bianca de Toma, Marinzuli<br />

Giovanni, Marion Giovanni, Marioni<br />

Aldo, Mariotto Craincevich Bruna,<br />

Mariotto Italo, Marocchi Maria<br />

Antonietta, Marsich Giuseppe, Martini<br />

Clemente, Martini Gianfranco,<br />

Marussi Luisa, Marussi Nunziante Paola,<br />

Marussich Ettore, Marussich Li<strong>di</strong>a,<br />

Marzola Mario, Massafra Teresa,<br />

Massalin Elso, Massarotto Sergio, Massi<br />

Giovanni, Massidda Paolico,<br />

Matcovich Clau<strong>di</strong>a, Matcovich Maria,<br />

Matessich Mario, Mattelli Sachs Carla,<br />

Matticchio Maria Grazia, Mattiussi<br />

Antonio, Mattossi Dario, Mattossi Pietro,<br />

Mattossovich Adele, Mattossovich<br />

Nives, Matulich Aldo, Matulich<br />

Iolanda, Maurini Mariano, Mauro Lea,<br />

Maurovich Mario, Mavcovich<br />

Codazzi Mirella, Mazzànovich Ivo,<br />

Mechis Elda, Medvescek Alda,<br />

Meladossi Antonio, Melli Corva Maria,<br />

Melom Marelli Stefania, Mengaziol<br />

Licia, Meriggioli Alessandro, Merzliak<br />

Guido, Mezzacasa Maria Elisa,<br />

Miancich Giancarlo, Michicich Maria,<br />

Miglia Nereo, Mihalich<br />

Annamaria, Mikulich Serenalla, Milanese<br />

Adriana, Milani Daniela,<br />

Milanich Lodovico, Miletti Vittorio,<br />

Millevoi Arreghini Elda, Milliava Ireo,<br />

Millo Nerina, Minach Ferruccio,<br />

Minach Giovanni, Minguzzi Anna,<br />

Mini Ni<strong>di</strong> Angela, Miss Nella Degan,<br />

Missan Anita, Mocorovi Antonio,<br />

Mogioni Silvana, Moise Jolanda, Momi<br />

Giovanni, Monica Giuseppe, Montanari<br />

Clau<strong>di</strong>o, Montanari Zito Maria,<br />

Moraro Mario, Moscheni Bruno,<br />

Moscheni Omero, Moscolin Bruno,<br />

Mottica Giacomo, Mottica Polato<br />

Corinna, Muggia Wanda, Muscar<strong>di</strong>n<br />

Isacco, Muscar<strong>di</strong>n Luciano, Musich<br />

Antonio, Musich Maria Russo, Musina<br />

Livio, Musini Giovanbattista, Nad<strong>di</strong><br />

Caterina, Nani Tamino Melita, Napoli<br />

Carmelo, Napolitano Paleologo Cristina,<br />

Nasazio De Pol Silvana, Nebel<br />

Olga ved. Lorenzini, Negovetich Boris,<br />

Negriolli Roberta, Nerini Fiammetta,<br />

Niccoli Giovanni, Nicolich Antonio,<br />

Nicolich Federica, Notaris Cappellani<br />

Graziella, Novelli Eugenia, Odoni<br />

Dario, Ognibene Ada, Orefice<br />

Guglielmo, Orlan<strong>di</strong>ni Mario, Ostoni<br />

Gualtiero, Ostrini Bruna, Ostrogovich<br />

Francesco, Pagnetti Franco, Palaoro<br />

Narciso, Palci Nella, Palin Augusta,<br />

Pamich Abdon, Pamich Irma, Paniek<br />

Albino, Paoletti Ottilia, Paoli Bruna,<br />

Paolone Fantozzi Rossana, Papo Antonio,<br />

Papo Luigi, Parisi Marco,<br />

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Rovatti Fulvio, Rovis Silvano, Rubini<br />

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Rupena Olga, Rusich Piera,<br />

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Saba<strong>di</strong>n Emilio, Sabatti Livio, Sabatti<br />

Matilde, Sablich Antonio, Sabptha<br />

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Maria, Sacchi Calbiani Fiorella, Saggini<br />

Bruno, Salvador Paolo, Salvagno<br />

Iolanda Mutascio, Sambo Licia,<br />

Sandorfi Amerigo, Sangalli Angelo,<br />

Sanguinetti Bruna, Sani Nevia,<br />

Sarmientos Ida, Sardo Silvana, Sarto<br />

Nicola, Sartori Graziano, Sascor Stelio,<br />

Sau Silvio, Sauco Gianfranco, Saule<br />

Fiore, Savinetti Mirelli Consuelo,<br />

Savorgnan Sylva, Sbissich Antonia,<br />

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Libera, Scappin Tarcisio, Scarascia<br />

Alfano Edda, Scatton Manlio, Sceusa<br />

Gioacchino, Schiaroli Elio, Schiattino<br />

Domizio, Schiavoni Marisa, Schiffini<br />

Daria, Schlechter Annamaria,<br />

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Waldenburg Anna Luisa, Sciortino Stefano,<br />

Scomazzetto Luciano,<br />

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Segnan Vincenzo, Seguini<br />

Glauco, Selenati Adriana, Semprevivo<br />

Gabriele, Sepich Annalisa, Sepich<br />

Aurelia, Sepich Ervino, Sepich Mirella,<br />

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Serrai Mario, Sestan Stelia, Sevieri<br />

Enzo, Sidroni Emma, Sifari Virgilio, Silli<br />

Caterina, Silvi Poretti Mercedes, Silvino<br />

Giuseppe, Silz Lia Nella, Simone Maria,<br />

Simoneschi Pietro, Simonetti Anita,<br />

Sirna Codan Mafalda, Skert Elfrida,<br />

Slaviero Delio, Smaila Marina, Smaila<br />

Roberto, Smareglia Corinna,<br />

Smillovich Alessandra, Smillovich Pietro,<br />

Smolcich Rita, Solari Silvano,<br />

Soletti Olga in Grusovin, Solis Loretta,<br />

Soltich Curletto Diana, Sorci Aldo,<br />

Sorgarello Maria, Sorge Giuseppe,<br />

Sotte Francesco, Sotte Silvano,<br />

Souczek Ambretta, Spada Eneo, Spada<br />

Paolo, Spinelli Livia, Sponza Cesira,<br />

Stanflin Maria Cristina, Stanich Ottavio,<br />

Stefani Donatella, Steffè Alda, Steffè<br />

Marina, Stenberger Flora, De Fanfogna<br />

Gabriella, Stepancich Nives, Stella<br />

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Maria, Stocchi Sergio, Stocco<br />

Luciana, Stoja Fiorella, Stoppari Francesco,<br />

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Diego, Stroppolo Alberta Marini,<br />

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Guido, Superina Basilio, Superina<br />

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Carmen, Trentini Ezio, Tretti Mario,<br />

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Ervino, Troiani Ervina Cicogna, Trotta<br />

Dario, Tuchtan Novella, Turchetto Trani<br />

Lavinia, Turre Enrico, Tutti Bonifacio<br />

Bianca, Uccello Enrico, Ugussi Luciano,<br />

Ujcic Li<strong>di</strong>a, Ulianich Giuseppe,<br />

Uljanich Sergio, Unich Gianni, Urbini<br />

Vanna, Valdemarin Maria, Valenta<br />

Giuseppe, Valenta Luciano, Valente<br />

Santo, Valenti Rita, Valerio Mario, Valli<br />

Morpurgo Graziella, Vallini Bruno,<br />

Vallone Celio, Vanelli Emilia, Varin<br />

Maria, Vasile Rosa, Vatova Giuseppe,<br />

Veggian Giorgio, Velenich Marcello,<br />

Velenich Vittorio, Velicogna Alfredo,<br />

Venari Luisa, Venier Carmen, Venutti<br />

Mario, Ver<strong>di</strong>n Lucio, Vernier Luisa,<br />

Veronese Brunello, Vesnaver Franco,<br />

Vesnaver Marcello, Vezzali Maria, Viale<br />

Bertazzi Jone, Vianelli Silvestro,<br />

Vianello Maria, Vianello Maria Grazia,<br />

Vianello Rosanna, Vidal Renato,<br />

Vidali Giovanni, Vidoli Ezio, Vidossi<br />

Aligi, Vidotto Maria, Vidulich Manlio,<br />

Vidulich Premuda Nicoletta, Vigiak<br />

Mario, Viroli Aldo, Vittori Maria Cristina,<br />

Viviani Fiorina ved. Pavesi, Vocetti<br />

Salvi Mercede, Voivoda Na<strong>di</strong>a,<br />

Vollman Edoardo, Volpi Silvia, Vori<br />

Maria, Vosilla Silvano, Zadeu Nivetta,<br />

Zagabria Giovanna e Teresa, Zagabria<br />

Giovanni, Zagabria Persich Maris,<br />

Zambon Liliana, Zanchini Arride,<br />

Zanelli Aldo, Zanelli Riccarda, Zanetti<br />

Matteo, Zanier Alide, Zanini Iginio,<br />

Zannini Franco, Zardus Silvano, Zelco<br />

Giuliana, Zencovich Margherita,<br />

Zevoli Giuseppe, Ziliotto Luigi, Zimich<br />

Mario, Zito Pietro, Zizzi Maria Pia,<br />

Zoltan Andrea, Zonta Marino, Zucca<br />

Di Tommaso Daniela, Zuccheri Antonio,<br />

Zucchi Flaminio, Zuccoli Albina,<br />

Zuccoli Onorato, Zuccon Cesari Maria,<br />

Zulini Maria, Zurk Rodolfo, Zustovi<br />

Onorato, Zvietich Violetta.<br />

Perio<strong>di</strong>co mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Patrizia C. Hansen<br />

E<strong>di</strong>trice:<br />

ASSOCIAZIONE NAZIONALE<br />

VENEZIA GIULIA E DALMAZIA<br />

Via Leopoldo Serra, 32<br />

00153 Roma - 06.5816852<br />

Con il contributo della legge 72/2001<br />

Redazione e amministrazione<br />

Via Leopoldo Serra, 32<br />

00153 Roma<br />

Tel./Fax 06.5816852<br />

Grafica e impianti:<br />

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Abbonamenti:<br />

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Sostenitore 50 euro<br />

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Estero omaggio<br />

Una copia 2 euro - Arretrati 3 euro<br />

C/c postale n° 32888000<br />

Intestato a “Difesa Adriatica”<br />

Autorizzazione del Tribunale <strong>di</strong> Roma<br />

n° 91/94 dell’11 marzo 1994<br />

Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento Postale <strong>di</strong> ROMA<br />

Stampa:<br />

Romana E<strong>di</strong>trice Srl - S. Cesareo (RM)<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 22 giugno <strong>2009</strong>


12 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

Ansa<br />

27 marzo <strong>2009</strong><br />

La saga dei Cosulich<br />

sbarcata a Genova<br />

Le vicende <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> armatori<br />

originaria <strong>di</strong> Lussino, i Cosulich,<br />

che hanno fatto un pezzo <strong>di</strong> storia della<br />

navigazione e dell’impren<strong>di</strong>toria italiana,<br />

è illustrata nella mostra «Sulla<br />

rotta dei Cosulich. Navi e cantieri tra<br />

l’Adriatico, Trieste e Genova», da oggi<br />

RASSEGNA<br />

al Galata Museo del mare sino al 28<br />

settembre. Come illustrato dal presidente<br />

del MUMA Maria Paola Profumo<br />

l’esposizione, curata da Pierangelo<br />

Campodonico e Giulio Mellinato, proveniente<br />

da Trieste, contiene oggetti<br />

<strong>Il</strong> manifesto pubblicitario (autore A. Dondou)<br />

della linea Espresso per il Nord e Sud America<br />

Una brochure della Cosulich Line del 1930 circa,<br />

pubblicata a Trieste dalla “Cosulich S.N.T. “<br />

della marinaria austriaca del Museo<br />

Civico del Mare <strong>di</strong> Trieste, testimonianze<br />

sulla costruzione dei brigantini a<br />

palo <strong>di</strong> metà Ottocento, documenti<br />

sulla nascita del cantiere <strong>di</strong><br />

Monfalcone, i modelli dei transatlantici<br />

anni Venti Saturnia e Vulcania, fino<br />

alle vicende più recenti dello shipping.<br />

Insomma, come ha sintetizzato il<br />

presidente della Cosulich, Antonio<br />

Cosulich, «è un’emozione che dura da<br />

un po’ <strong>di</strong> anni, partita da Lussin Piccolo,<br />

poi consolidata a Trieste e a Genova».<br />

Giulio Mellinato ha rimarcato<br />

come «le generazioni Cosulich siano<br />

state prima legati ai velieri, poi ai piroscafi,<br />

le motonavi e oggi allo<br />

shipping, i servizi e il bunkeraggio».<br />

[…]. La mostra è promossa dall’Associazione<br />

promotori musei del mare col<br />

sostegno della Fratelli Cosulich e organizzata<br />

dal MUMA in collaborazione<br />

con l’assessorato alla cultura del<br />

Comune <strong>di</strong> Trieste.<br />

“La Voce del Popolo”<br />

28 marzo <strong>2009</strong><br />

«Via i monumenti ai crimini titini»<br />

Tutto prende l’avvio dalla <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> Jansa, […] con<strong>di</strong>visa da<br />

parte della popolazione slovena, nella<br />

quale si chiede <strong>di</strong> togliere i monumenti<br />

de<strong>di</strong>cati a Tito, Kardelj e Kidric<br />

in quanto «erano tra i fautori principali<br />

delle esecuzioni sommarie sul territorio<br />

sloveno dopo la fine della seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale» e come tali non<br />

devono essere ricordati. L’iniziativa <strong>di</strong><br />

Jansa non ha trovato l’assenso del presidente<br />

sloveno, Danilo Türk, ma è in<br />

perfetta sintonia con quella intrapresa<br />

dal Presidente della Lega Nazionale<br />

avv. Paolo Sardos Albertini a Trieste,<br />

che nel <strong>di</strong>cembre del 2008 ha inviato<br />

una lettera a tutti i sindaci della Regione<br />

nella quale chiede sia fatto un censimento<br />

dei monumenti, targhe, iscrizioni<br />

o intitolazioni che ricordano i<br />

personaggi coinvolti nei crimini del<br />

dopoguerra. I primi esempi non mancano:<br />

una scuola elementare statale<br />

con insegnamento in lingua slovena a<br />

Sgonico ricorda il «1. Maj 1945»,<br />

mentre a Monrupino si commemora<br />

«il passaggio della gloriosa armata del<br />

maresciallo Tito». […]<br />

Invece, conclude Sardos Albertini,<br />

«gli obiettivi da raggiungere sono alti:<br />

che in quelle terre si ricrei la situazione<br />

e lo spirito <strong>di</strong> pacifica convivenza,<br />

come avveniva ai tempi <strong>di</strong> Venezia.<br />

Prospettate anche manifestazioni congiunte<br />

italo-slovene a Basovizza e nei<br />

luoghi in Slovenia che ricordano le<br />

vittime». […]<br />

Daria Garbin<br />

“La Voce del Popolo”<br />

28 marzo <strong>2009</strong><br />

Brin<strong>di</strong>si renderà omaggio<br />

ad Antonio Varisco<br />

<strong>Il</strong> prossimo 5 giugno, festa dell’Arma<br />

dei Carabinieri, l’Aula Magna dell’Istituto<br />

Tecnico Commerciale <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si<br />

(già sede del Collegio Niccolò<br />

Tommaseo che come noto, nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

dopoguerra, ospitò lui e tanti altri<br />

giovani esuli) sarà intitolata allo<br />

zaratino Antonio Varisco, colonnello<br />

dell’Arma freddato nel 1979 dalla furia<br />

omicida delle Brigate Rosse. Un’iniziativa<br />

fortemente voluta da Enrico<br />

Sierra, anche lui esule, che <strong>di</strong> Varisco<br />

fu compagno e grande amico.<br />

Tanti furono i giovani esuli,<br />

fiumani, istriani e dalmati che al<br />

Tommaseo <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si conclusero gli<br />

stu<strong>di</strong> superiori e alcuni sul loro soggiorno<br />

a Brin<strong>di</strong>si, scrissero anche dei<br />

libri, come Ennio Milanese, autore de<br />

La Nave d’Argento e de <strong>Il</strong> Ricordo più<br />

lungo, che parla dell’esodo nei ricor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> trenta «muli del Tommaseo». E Antonio<br />

Varisco era uno <strong>di</strong> loro. […]<br />

“Bellunesi nel Mondo”<br />

aprile <strong>2009</strong><br />

Esodo <strong>di</strong> un popolo <strong>di</strong>menticato<br />

Sono gli esuli giuliani, istriani e<br />

dalmati ai quali finalmente, dopo le<br />

trage<strong>di</strong>e della pulizia etnica e delle<br />

stragi,si restituisce voce e riconoscenza<br />

alla fine <strong>di</strong> un lungo oblio. Eppure<br />

erano e sono italiani <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong><br />

storia. Abbiamo pregato con loro nel<br />

giorno della memoria, il 10 febbraio,<br />

quando l’intera nazione li ha ricordati<br />

per le loro sofferenze e lutti. Nella<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Rocco, Piazza dei Martiri<br />

in Belluno, alla Messa celebrata da<br />

don Carlo Onorini, nobile figura <strong>di</strong><br />

sacerdote e per <strong>di</strong> più istriano, ampia<br />

presenza <strong>di</strong> protagonisti e <strong>di</strong>scendenti<br />

accompagnati dalle massime autorità<br />

citta<strong>di</strong>ne, il prefetto, il vice sindaco e<br />

rappresentanze militari e civili.<br />

Non poteva mancare l’Associazione<br />

Bellunesi nel Mondo consapevole<br />

per <strong>di</strong>retta conoscenza circa la <strong>di</strong>spersione<br />

dei profughi nel mondo fra i<br />

nostri concitta<strong>di</strong>ni, gente valorosa e<br />

sfortunata, specialmente in Australia,<br />

Canada, Argentina ed altrove. Un sentimento<br />

profondo <strong>di</strong> grande stima e<br />

riconoscenza. Dovevano andarsene,<br />

sparire: erano italiani. […] Anche se il<br />

tempo con il suo scorrere lenisce lutti<br />

e sofferenza, almeno ora che esiste il<br />

<strong>di</strong>alogo tra gli Stati contermini,vengano<br />

riconosciuti i giusti indennizzi materiali<br />

perla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ogni bene allora<br />

posseduto ed espropriato.<br />

Renato De Fanti<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

3 aprile <strong>2009</strong><br />

Piemonte d’Istria:<br />

9 milioni per il recupero<br />

L’ambasciatore italiano a Zagabria<br />

Alessandro Pignatti Morano <strong>di</strong> Custoza<br />

ha riba<strong>di</strong>to ieri sera l’appoggio del suo<br />

Paese al progetto secondo cui la pittoresca<br />

località <strong>di</strong> Piemonte d’Istria nel-<br />

Una emblematica immagine <strong>di</strong> Piemonte d’Istria,<br />

citta<strong>di</strong>na per la quale è stato approvato un importante progetto<br />

europeo <strong>di</strong> recupero e valorizzazione<br />

Un particolare dell’ex collegio “Tommaseo” <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si,<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni in cui versa oggi (foto www.provincia.brin<strong>di</strong>si.it)<br />

Una foto d’epoca dell’ingresso dell’istituto, nel quale hanno<br />

stu<strong>di</strong>ato generazioni <strong>di</strong> giovani esuli, tra i quali il gen. Antonio Varisco<br />

(foto www.provincia.brin<strong>di</strong>si.it)


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

l’Alto Buiese con soli 37 abitanti (un<br />

tempo ne aveva 2.000), <strong>di</strong>venterà<br />

monumento culturale sotto tutela grazie<br />

a un progetto già avviato, <strong>di</strong> ben 9<br />

milioni <strong>di</strong> euro stanziati nell’ambito <strong>di</strong><br />

un partenariato tra settore pubblico e<br />

privato, inquadrato nel programma<br />

europeo «Redd Hill» (Rural and<br />

Economic Development of a<br />

Disadvantaged Historical Istrian<br />

Locality).<br />

In pratica tutto il borgo <strong>di</strong>venterà<br />

un albergo a 4 stelle con la reception<br />

nel castello e le dépendance nelle altre<br />

costruzioni storiche. I partner nell’intero<br />

progetto sono il Comune e l’Ente<br />

turistico <strong>di</strong> Grisignana, le Regioni italiane<br />

Veneto, Abruzzo e Puglia mentre<br />

come collaboratori figurano la Comunità<br />

degli italiani <strong>di</strong> Grisignana e l’Agenzia<br />

per la Democrazia locale <strong>di</strong><br />

Verteneglio. <strong>Il</strong> Veneto, tramite la Legge<br />

su recupero del patrimonio culturale<br />

della Serenissima in Istria, Fiume e<br />

Dalmazia, ha già versato la donazione<br />

<strong>di</strong> 100.000 euro per il restauro <strong>di</strong> Castello<br />

Contarini, <strong>di</strong> cui però non è ancora<br />

pronto il progetto esecutivo. […]<br />

Sempre ieri l’ambasciatore Pignatti<br />

e il suo seguito hanno fatto una tappa<br />

anche a Rovigno, accolti dal presidente<br />

della Regione Istria Ivan Nino Jakovcic<br />

e dal sindaco Giovanni Sponza. […]<br />

L’ambasciatore ha anche visitato il<br />

Centro <strong>di</strong> ricerche storiche <strong>di</strong> Rovigno,<br />

confermando l’apprezzamento per la<br />

lunga attività dell’istituto. […]<br />

(p.r.)<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

4 aprile <strong>2009</strong><br />

Governo sloveno,<br />

tagli alle minoranze<br />

C’è malumore, nelle comunità italiana<br />

e ungherese della Slovenia, per i<br />

tagli ai mezzi per le minoranze approvati<br />

pochi giorni fa nell’ambito della<br />

manovra correttiva della Finanziaria<br />

<strong>2009</strong>. Formalmente, per i programmi<br />

ra<strong>di</strong>otelevisivi minoritari - e dunque<br />

anche per i programmi italiani <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o<br />

e Tv Capo<strong>di</strong>stria - i mezzi nel <strong>2009</strong><br />

saranno esattamente quelli approvati<br />

al momento della stesura della Finanziaria,<br />

nell’autunno 2007, ma <strong>di</strong> fatto<br />

si tratta <strong>di</strong> ben 414.000 euro in meno<br />

rispetto alla cifra che le due testate italiane,<br />

grazie a un intervento straor<strong>di</strong>nario<br />

del governo, avevano a <strong>di</strong>sposizione<br />

nel 2008. […] In una lettera inviata<br />

al premier Borut Pahor, il deputato<br />

ungherese nonché presidente della<br />

Commissione parlamentare per le<br />

nazionalità, Laszlo Goncz, ha parlato<br />

<strong>di</strong> «precedente negativo». Per la prima<br />

volta, si legge nella lettera, è venuto<br />

meno il principio <strong>di</strong> «<strong>di</strong>scriminazione<br />

positiva» delle minoranze, visto<br />

che tutti i loro emendamenti sono stati<br />

respinti. Alla protesta si è unita la<br />

Comunità autogestita costiera della<br />

nazionalità italiana […]. «Ancora una<br />

volta – ha rilevato il presidente della<br />

CAN costiera Flavio Forlani ai microfoni<br />

<strong>di</strong> Tv Capo<strong>di</strong>stria – le minoranze non<br />

sono state consultate in fase <strong>di</strong> stesura<br />

della manovra finanziaria, anche se la<br />

Legge sulle CAN prevede esplicitamente<br />

l’obbligo <strong>di</strong> consultare le comunità<br />

nazionali ogni qualvolta si <strong>di</strong>scute o<br />

deve essere approvata una norma che<br />

li riguarda da vicino». […]<br />

“Corriere della Sera”<br />

4 aprile <strong>2009</strong><br />

Lettere a Romano: gli Schiavoni<br />

Caro Romano, nella sua esposizione<br />

sul declino della Serenissima, che<br />

con<strong>di</strong>vido pienamente, volevo farle<br />

notare una piccola imprecisione quando<br />

scrive «i reggimenti slavi erano<br />

pronti a morire per la Serenissima». In<br />

Dalmazia, nel lungo periodo <strong>di</strong> dominio<br />

veneziano, esistevano due etnie:<br />

quella illirico latino-veneta e quella<br />

slava <strong>di</strong> Dalmazia, chiamata da Anto-<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

RASSEGNA<br />

Le uniformi dell’Infanteria<br />

ultramarina della Repubblica<br />

<strong>di</strong> Venezia nel XVIII sec. Per la FederEsuli<br />

da sin. R. de’ Vidovich, R. Codarin (presidente) e L. Rovis<br />

nio Bajamonti e Nicolò Tommaseo<br />

«dalmatina» (traduzione veneta e italiana<br />

dell’aggettivo «dalmatinci»).<br />

Queste due etnie, sotto l’accorta<br />

politica della «Dominante», che assicurava<br />

a entrambe pari <strong>di</strong>ritti e doveri,<br />

si rispettavano, convivendo pacificamente,<br />

anche in funzione del sempre<br />

incombente pericolo dei Turchi; esse<br />

erano conosciute come gli Schiavoni,<br />

i cui reggimenti presi<strong>di</strong>avano le città<br />

venete <strong>di</strong> Treviso, Padova e Verona e<br />

che furono a forza imbarcate sulle navi<br />

il 12 maggio 1797 e rimandate, pur<br />

essendo recalcitranti, in Dalmazia,<br />

dalla riva omonima <strong>di</strong> Venezia; partendo,<br />

salutarono la morente Serenissima<br />

con una scarica <strong>di</strong> fucileria.<br />

Paolo Luxardo<br />

Lei ha reso agli Schiavoni un omaggio<br />

dovuto.<br />

Sergio Romano<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

12 aprile <strong>2009</strong><br />

Giuliani a Montevideo:<br />

successo della Mostra<br />

«Con le nostre ra<strong>di</strong>ci<br />

nel nuovo Millennio»<br />

La Segreteria <strong>di</strong> Stato del Ministero<br />

del turismo e dello sport<br />

dell’Uruguay ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> interesse<br />

turistico nazionale ed internazionale<br />

la mostra storico-documentaria «Con<br />

le nostre ra<strong>di</strong>ci nel nuovo Millennio»,<br />

realizzata dall’Associazione Giuliani<br />

nel Mondo <strong>di</strong> Trieste in collaborazione<br />

con il Circolo Giuliano<br />

dell’Uruguay, attualmente allestita all’Istituto<br />

Italiano <strong>di</strong> Cultura <strong>di</strong><br />

Montevideo. […] La mostra passerà<br />

poi a Santiago in Cile, a Caracas in<br />

Venezuela e in ben cinque metropoli<br />

del Brasile. La mostra de<strong>di</strong>cata all’emigrazione<br />

giuliano dalmata nell’area<br />

dell’America Latina si concluderà a<br />

settembre a Porto Alegre in occasione<br />

del convegno dei giovani attivi nel<br />

mondo sudamericano.<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

16 aprile <strong>2009</strong><br />

Fon<strong>di</strong> per la cura<br />

delle tombe in Istria<br />

I parenti dei defunti italiani sepolti<br />

nei cimiteri della costa adriatica orientale,<br />

dall’Istria all’estrema parte meri<strong>di</strong>onale<br />

della Dalmazia, saranno agevolati<br />

nella manutenzione delle tombe<br />

<strong>di</strong> famiglia e, forse, potranno<br />

beneficiare <strong>di</strong> un contributo economico<br />

da parte dello Stato italiano. È questo<br />

l’annuncio più importante fatto ieri<br />

dal presidente della Federazione delle<br />

Associazioni degli esuli istriani,<br />

fiumani e dalmati, Renzo Codarin, alla<br />

vigilia dell’apertura del Tavolo governativo<br />

prevista per martedì prossimo<br />

a palazzo Chigi, nel corso <strong>di</strong> quale si<br />

chiederà <strong>di</strong> finanziare la manutenzione<br />

delle tombe. In tale occasione, il<br />

senatore Alfredo Mantica, sottosegretario<br />

agli Esteri, che presiederà la riu-<br />

nione, <strong>di</strong>scuterà con i rappresentanti<br />

degli esuli, del problema delle tombe<br />

e <strong>di</strong> altri temi cari alla Federazione. «È<br />

prossima al rifinanziamento la legge a<br />

favore delle attività culturali svolte dalle<br />

nostre associazioni – ha spiegato<br />

Codarin – e parleremo ancora della<br />

restituzione dei beni abbandonati e<br />

delle ipotesi <strong>di</strong> indennizzo. Infine – ha<br />

concluso – proporremo <strong>di</strong> dare definitiva<br />

sistemazione, all’interno del Civico<br />

Museo della cultura istriana, fiumana<br />

e dalmata <strong>di</strong> Trieste, recentemente<br />

inaugurato, delle opere d’arte provenienti<br />

dall’Istria e attualmente sistemate<br />

nelle gallerie del Civico Museo<br />

Sartorio».<br />

Alla sod<strong>di</strong>sfazione per i risultati<br />

ottenuti espressa da Codarin, si è aggiunta<br />

quella <strong>di</strong> Lorenzo Rovis, presidente<br />

dell’Associazione delle Comunità<br />

istriane: «L’attenzione alle<br />

sepolture – ha sottolineato – rappresenta<br />

un aspetto importante dell’identità<br />

<strong>di</strong> un popolo. Lungo la costa adriatica<br />

orientale – ha proseguito – ci sono<br />

tombe monumentali e classiche civili,<br />

entrambe molto importanti». […]<br />

(u.s.)<br />

Ansa<br />

27 aprile <strong>2009</strong><br />

Frattini: non bloccare<br />

ingresso Croazia in UE<br />

La <strong>di</strong>sputa bilaterale tra Slovenia e<br />

Croazia sui confini marittimi «non può<br />

bloccare il negoziato <strong>di</strong> adesione della<br />

Croazia: pena la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità<br />

della UE»: lo ha detto il ministro<br />

degli Esteri Franco Frattini, intervenendo<br />

al Consiglio Esteri della Ue oggi a<br />

Lussemburgo che ha <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> come<br />

sbloccare la situazione che ha causato<br />

il rinvio della conferenza <strong>di</strong> adesione<br />

della Croazia all’Unione europea,<br />

prevista lo scorso 24 aprile. […] «È una<br />

questione bilaterale – ha premesso<br />

Frattini –. È vero che il principio <strong>di</strong> buon<br />

vicinato è una regola europea. Questa<br />

regola […] non ha però impe<strong>di</strong>to<br />

in precedenza, e giustamente, ad altri<br />

paesi con questioni territoriali pendenti,<br />

<strong>di</strong> continuare i negoziati <strong>di</strong> adesione».<br />

[…]<br />

www.arcipelagoadriatico.it<br />

30 aprile <strong>2009</strong><br />

Ricordata a Trieste<br />

l’insurrezione del 30 aprile<br />

È stato celebrato al Parco della<br />

Rimembranza il 64°anniversario dell’insurrezione<br />

della citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> Trieste<br />

contro le truppe tedesche che<br />

occupavano la città. […] Fabio Forti,<br />

presidente dell’Associazione Volontari<br />

per la Libertà <strong>di</strong> Trieste ha voluto ricordare<br />

i 3.500 giovanissimi triestini,<br />

ragazzi <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 17 anni che insorgono<br />

su or<strong>di</strong>ne impartito dal CLN il<br />

25 aprile 1945 a tutte le forze partigiane<br />

italiane. […]<br />

Questa pagina della nostra storia<br />

per lungo tempo è stata cancellata<br />

perché si confondeva il patriottismo<br />

democratico con il nazionalismo, precisa<br />

Stelio Spadaro. Forti ha voluto ricordare<br />

il tenente colonnello Antonio<br />

Fonda Savio, comandante dei partigiani<br />

italiani <strong>di</strong> Trieste, e don Edoardo<br />

Marzari, presidente del CLN e dell’Istria<br />

[…]. Purtroppo dopo «l’insurrezione<br />

attuata dal Corpo Volontari della Libertà<br />

italiano», ha sottolineato Renzo<br />

Codarin, presidente Comitato <strong>ANVGD</strong>,<br />

«a Trieste e nel resto della Venezia<br />

Giulia è arrivata l’occupazione comunista<br />

jugoslava che da tempo mirava<br />

ad annettere la città alla Federativa<br />

socialista jugoslava. Cominciano le<br />

persecuzioni, il controllo spietato, la<br />

caccia ai membri del CLN costretti a<br />

fuggire in Italia o a tornare in una precaria<br />

clandestinità. Ma quella data e<br />

quell’insurrezione costituiscono un<br />

simbolo per tutti noi, per tutta la Resistenza<br />

patriottica e democratica della<br />

13<br />

Venezia Giulia e <strong>di</strong> Fiume che ha ra<strong>di</strong>ci<br />

profonde nella storia e nella cultura<br />

<strong>di</strong> queste terre». Agli italiani che<br />

si sentivano democratici che si sentivano<br />

e volevano essere parte dell’Italia<br />

che stava risorgendo, ha riba<strong>di</strong>to<br />

Codarin a nome <strong>di</strong> una grande moltitu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> Esuli e figli <strong>di</strong> esuli dall’Istria,<br />

Fiume e Dalmazia «rendo omaggio al<br />

sacrificio degli uomini del 30 aprile<br />

1945, esprimendo la nostra gratitu<strong>di</strong>ne<br />

all’Associazione Volontari della Libertà<br />

<strong>di</strong> Trieste che tutti questi decenni<br />

hanno saputo tener viva la memoria<br />

<strong>di</strong> quella giornata e <strong>di</strong> quei patrioti che<br />

hanno onorato la città e l’Italia». […].<br />

Daria Garbin<br />

Ansa<br />

30 aprile <strong>2009</strong><br />

Dagli esuli zolle terra<br />

all’Ara Pacis <strong>di</strong> Medea<br />

Medea (Gorizia). Verrà inaugurato<br />

il 17 maggio prossimo, con la deposizione<br />

delle zolle <strong>di</strong> terra <strong>di</strong> alcune foibe<br />

dell’ex Jugoslavia, il nuovo Ipogeo<br />

dell’Ara Pacis Mun<strong>di</strong> <strong>di</strong> Medea<br />

(Gorizia), storico monumento alla Pace<br />

tra i Popoli. <strong>Il</strong> complesso isontino, realizzato<br />

nel 1951 e contenente le zolle<br />

provenienti dagli 800 cimiteri <strong>di</strong> guerra<br />

nazionali e stranieri in Italia e nel<br />

mondo, è stato ristrutturato dall’amministrazione<br />

comunale, d’intesa con il<br />

Ministero della Difesa.<br />

Accanto alla grande urna <strong>di</strong><br />

travertino contenente la terra dei cimiteri,<br />

il nuovo Ipogeo è destinato a<br />

raccogliere altre piccole urne <strong>di</strong> terra<br />

dei cimiteri <strong>di</strong> quelle zone che, dal<br />

dopoguerra a oggi, sono state teatro <strong>di</strong><br />

conflitti. La cerimonia è organizzata<br />

in collaborazione con le associazioni<br />

degli esuli istriani, fiumani e dalmati.<br />

Nell’Ipogeo verranno collocate anche<br />

zolle provenienti da Nassiriya, finora<br />

custo<strong>di</strong>te nel Municipio <strong>di</strong><br />

Medea.<br />

Un’inquadratura dell’Ara Pacis <strong>di</strong> Medea, nei pressi <strong>di</strong> Gorizia<br />

Trieste, il monumento ai Caduti sulla sommità del colle <strong>di</strong> S. Giusto


14 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

The eastern border of Italy,<br />

contested by Tito’s Yugoslavia<br />

Knowing History, to Understand<br />

A large slice of modern<br />

historiography, both in political spheres<br />

and public opinion, has understood<br />

in full the meaning of the Day of<br />

Remembrance, and has “re<strong>di</strong>scovered”<br />

those chapters of Italian history<br />

that were buried for so long, due to<br />

national and international interests.<br />

There remains, however, an evershrinking<br />

minority of those who cling<br />

to their nostalgia for totalitarian<br />

ideologies: these people persist in<br />

<strong>di</strong>vulging a <strong>di</strong>storted telling of the story<br />

of the eastern border, in an attempt to<br />

perpetuate an unjust condemnation<br />

and silence towards the thousands of<br />

Italians of Istria, Dalmatia and Fiume,<br />

forced into exile.<br />

The article that follows is brief but<br />

full of meaning: it rejects the old<br />

vulgate of the Yugoslav stance, that of<br />

justifying the violence carried out on<br />

the local civilian Italian population in<br />

order to force it into exile, and to<br />

sanction, well before the end of the<br />

war and the peace treaty, the<br />

annexation of those territories to Tito’s<br />

Yugoslavia.<br />

Perio<strong>di</strong>cally there emerge, from<br />

Slovenian and Croatian fonts as well<br />

as from Italians who base their<br />

reasoning on documentation collected<br />

by Yugoslav communists, accusations<br />

against various Italian governments<br />

and the attitude of Italians in general,<br />

from 1918 to 1943. It is perfectly accurate<br />

to respond that all these<br />

accusations repeat the theses of the socalled<br />

“white books” that the exgovernment<br />

of Yugoslavia presented<br />

against Italy during the 1947 peace<br />

treaty negotiations, and successively in<br />

order to prevent Italy’s entrance into<br />

the U.N., and which were used by<br />

Slovenia in 1994, when Italy requested<br />

that the properties of Italians who left<br />

Istria be given back to their rightful<br />

owners.<br />

Every time, these “white books”<br />

were sent back to the Yugoslavs by the<br />

Allies, who, in the imme<strong>di</strong>ate post-war<br />

period, had already tried the Italian<br />

military men accused of crimes<br />

punishable by international law, and<br />

who had not found any crimes of<br />

significance for sentencing.<br />

Unfortunately, school books in<br />

Slovenia and Croatia continue to <strong>di</strong>ffuse<br />

wrong information of this kind<br />

(similarly to the schools in Arab<br />

countries, who teach even today that<br />

Jewish people carry out human<br />

In 1941, Croatia<br />

had formed an independent state,<br />

ultra-nationalist and allied with<br />

the Nazis. It was headed by Ante<br />

Pavelic, the “poglavnik” (head,<br />

or leader). In this propaganda<br />

poster we can see the Nazi<br />

inspiration in the sol<strong>di</strong>er’s uniform.<br />

Analogously in Slovenia a<br />

collaborationist unit, the so-called<br />

“domobrani”, was formed<br />

Upon their arrival in Italy, the Italian exiles from Venezia-Giulia<br />

and Dalmatia were placed in refugee camps or makeshift detention<br />

centers, where they often remained for years. Life in the camps<br />

was extremely uncomfortable. People and families were separated<br />

by sheets hung to give a minimal semblance of privacy,<br />

and kitchens and bathrooms were shared<br />

sacrifices during Yom Kippur).<br />

First of all, Italy had not “occupied”<br />

Slovenia for over twenty years, but only<br />

of two years and five months (from<br />

April 1942 to September 8th, 1943).<br />

The part of today’s Slovenia on this side<br />

of the Alps, which was part of the old<br />

Venezia-Giulia, was not “occupied”,<br />

but rather legally assigned to Italy,<br />

liberal and not fascist, at the end of the<br />

First World War, with the Treaty of<br />

Rapallo in 1920. This was a regular<br />

treaty, recognized by all the nations of<br />

the world, inclu<strong>di</strong>ng Yugoslavia. By<br />

ignoring international law, a nation can<br />

justify any territorial pretence<br />

whatsoever, causing a subsequent lack<br />

of stability in international relations.<br />

It is true that, in the ex-region of<br />

Venezia-Giulia, there was a strong<br />

Slovenian and Croatian minority,<br />

especially in the Alpine valleys, the<br />

Carso, and inland Istria. This minority<br />

was, in any case, numerically inferior<br />

to the Italian majority, concentrated in<br />

cities large and small (Trieste, Pola,<br />

Parenzo, Pisino, Gorizia, Capo<strong>di</strong>stria,<br />

Pirano, etc.) on the Istrian coasts and<br />

the Quarnaro islands. This minority<br />

never underwent any kind of<br />

“genocide”, but rather a failed attempt<br />

at linguistic assimilation (much as in<br />

the valleys of South Tyrol). In fact, this<br />

minority has remained where it always<br />

had been, while 350,000 Italians were<br />

forced away with the terror of the foibe,<br />

mass deportation, and political<br />

persecution.<br />

In the Italian provinces of ex-Venezia-Giulia,<br />

from 1922 to 1943, there<br />

were carried out ten capital<br />

condemnations against persons<br />

accused of terrorist acts, such as<br />

homicide in newspaper headquarters,<br />

and killings of Italian and Slavic farmers<br />

during a religious feast. These were<br />

nationalistic, and not antifascist,<br />

elements. Thousands of Slovenes<br />

volunteered, in response, in the Fascist<br />

Militia (MVSN) and fought with honor<br />

on various fronts, from Eastern Africa<br />

up to the Second World War.<br />

During the Second World War, the<br />

Italian troops entering Lubiana were<br />

hailed with flags waving and flowers,<br />

as documented by photos and films of<br />

that time. There was a part of the<br />

Slovenian population that hoped for<br />

Slovenia’s liberation from Yugoslavia (it<br />

achieved independence in 1991).<br />

Only after these facts <strong>di</strong>d the anti-Italian<br />

and anti-German resistance begin, led<br />

by the underground communist party,<br />

who never wanted to associate<br />

themselves with Catholic and Liberalminded<br />

anti-fascist groups. After<br />

partisan attacks, the Italian troops<br />

responded with searches, deportations<br />

of entire families and villages suspected<br />

of collaborating with the resistance,<br />

and shootings of collaborators, even<br />

civilians, as unfortunately happens<br />

whenever an occupying army needs<br />

to face guerrillas. This is all welldocumented.<br />

But it is also consolidated<br />

opinion, in Slovenian, Croatian, and<br />

Serbian historiography, that the Italian<br />

repression was far less violent and<br />

random than repression by Germans,<br />

Bulgarians, Rumanians, and<br />

Hungarians, in areas of Yugoslavia<br />

occupied by those countries.<br />

In fact, on September the 8th, the<br />

local population helped the Italians<br />

who were fleeing imprisonment by the<br />

Germans, ai<strong>di</strong>ng them in their flight<br />

towards Venezia-Giulia. This proves<br />

that there <strong>di</strong>d not exist any popular<br />

hatred towards the Italian military.<br />

The phenomenon of the foibe,<br />

on the other hand, was a typical<br />

program of ethnic cleansing, as clearly<br />

pronounced by the Italian government<br />

and parliamentarians of every party.<br />

This was also underlined firmly by ex-<br />

President Ciampi and current President<br />

Napolitano, in official declarations.<br />

These programs were carried out by<br />

orders of the highest ranks (and this is<br />

recognized by Slovenian historians, as<br />

“state violence”) and it was <strong>di</strong>rected<br />

against the local, native Italian<br />

population which <strong>di</strong>d not accept the<br />

Yugoslav annexation.<br />

At the same time, partisan<br />

formations, in the regions of ex-<br />

Yugoslavia, were slaughtering<br />

hundreds of thousands of Croats and<br />

Slovenes who had fought against them<br />

( Ustashi in Croatia, Domobrani and<br />

Belagar<strong>di</strong>sti in Slovenia), as well as<br />

Serbian Chetniks who had formed a<br />

non-communist resistance. The<br />

millions of Yugoslav deaths attributed<br />

to foreign occupying troops were<br />

mainly due to internal massacres,<br />

committed first by the Ustashi against<br />

the Serbian population of Krajina and<br />

Bosnia, and later, in May and June of<br />

1945, by communist partisan <strong>di</strong>visions,<br />

which is recognized today by<br />

Slovenian and Croatian historians.<br />

L. T.<br />

Pola,<br />

February 1947.<br />

Italians waiting<br />

in line to board<br />

the “Toscana”,<br />

the ship that<br />

would bring<br />

them to Italy,<br />

after Pola<br />

was ceded to Tito’s<br />

Yugoslavia.<br />

The population<br />

was allowed<br />

to take away<br />

only a limited<br />

amount<br />

of personal<br />

belongings<br />

Tito’s Partisan Communists in Trieste, who entered the city on the first<br />

of May, 1945. For forty days the Italian city – even though Allied<br />

military forces were present – lived through the ferocious violence of<br />

Yugoslav bands, who entered Trieste even before they liberated Zagreb<br />

or Belgrade, so as to gain cre<strong>di</strong>t in the upcoming peace negotiations<br />

The Giuliani-Dalmati for April 25th<br />

A Nation United under Liberty<br />

The <strong>ANVGD</strong> press release<br />

for the Anniversary of Liberation<br />

In occasion of the 25 th of April, in which we commemorate the Liberation<br />

of Italy, the National Presidency of the <strong>ANVGD</strong> put out a press release, received<br />

by the Italian national press agencies, in which President Toth, while<br />

remembering that this is an “anniversary dear to all Italians, since it brought<br />

liberty and democracy to the nation, bringing to an end twenty years of<br />

<strong>di</strong>ctatorship and five years of war, inclu<strong>di</strong>ng twenty months of civil war”,<br />

still reminded all that Italy paid a “terribly high price with the loss of its<br />

eastern territories, which were placed under a new, foreign, and oppressive<br />

regime, and the consequent exodus of hundreds of thousands of Italian<br />

from Istria, Quarnero, and Dalmatia, where they had lived for centuries.<br />

“Hundreds of Istrians, Dalmatians and Fiumani” continues Toth, “fought<br />

in the ranks of the Resistance and the Italian Liberation Core, in the hopes<br />

that their sacrifice would keep their native regions safe for the Motherland.<br />

Many others made a <strong>di</strong>fferent decision, enrolling in the RSI (Italian Social<br />

Republic). We remember them all with equal respect, because they have<br />

the same space in our memory.<br />

“In the same way that Italy was able to overcome the wounds of the<br />

wars of the Risorgimento, which gave us unity and independence,”<br />

concludes the <strong>ANVGD</strong> President, “it must overcome the trauma of 1943-<br />

1945. It is time for reconciliation”.<br />

(Traduzioni <strong>di</strong> Lorie Simicich Ballarin)<br />

The post-war period was long and hard for Italy’s eastern<br />

provinces. The Paris peace treaty of 1947 approved the cession of<br />

the territories of Pola, Fiume, and Zara to Tito’s Yugoslavia, while<br />

Trieste remained under Allied administration for years. Trieste was<br />

returned to Italy only in October 1954 (the photo shows the<br />

enormous crowd of Trieste citizens who hail the arrival of Italian<br />

ships on the waterfront)


<strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Los sucesos del confín oriental italiano<br />

conten<strong>di</strong>do por la Yugoslavia de Tito<br />

Una importante parte de la<br />

historiográfica contemporánea, del<br />

mundo político e institucional y de la<br />

opinión publica ha plenamente<br />

recibido el significado del Día del<br />

Recuerdo y ha “redescubierto” sucesos<br />

de la historia de Italia acantonados<br />

desde la posguerra por las<br />

conveniencias de política interna e<br />

internacional. Un frente cada vez más<br />

minoritario y aislado de nostálgicos de<br />

las ideologías totalitarias persiste<br />

todavía en el <strong>di</strong>vulgar una historia<br />

<strong>di</strong>storsionada de los sucesos del confín<br />

oriental, en el intento de perpetuar una<br />

condena y un silencio sumamente<br />

injustos de cara a los cientos de miles<br />

de italianos originarios de Istria, de Fiume<br />

y de Dalmazia obligados al éxodo.<br />

El documento que sigue, sintético<br />

pero significativo, confuta las viejas<br />

vulgatas de matriz yugoslava, con<br />

intención de justificar las violencias<br />

perpetradas a la población civil italiana<br />

para inducirla a la fuga y a<br />

sancionar, antes del fin del conflicto y<br />

del tratado de paz, la anexión de<br />

aquellos territorios a la Yugoslavia de<br />

Tito.<br />

A las recurrentes acusaciones<br />

contra los Gobiernos italianos y el<br />

comportamiento de Italia en general<br />

entre el 1918 y el 1943, que provienen<br />

perió<strong>di</strong>camente ya sea de algunos<br />

ambientes eslovenos y croatas que de<br />

ambientes italianos que se basan sobre<br />

documentaciones recogidas por los<br />

gobiernos de la ex Yugoslavia comunista,<br />

se puede ágilmente responder<br />

que todas las acusaciones repiten las<br />

tesis de los «libros blancos» que el ex<br />

gobierno yugoslavo presentó contra<br />

Italia durante las tratativas para el<br />

tratado de paz del 1947 y<br />

sucesivamente paras impe<strong>di</strong>r el ingreso<br />

de Italia en la ONU y que fueron<br />

retomadas por el gobierno esloveno<br />

en el 1994, cuando el gobierno de<br />

Roma pi<strong>di</strong>ó por primera vez la<br />

Conocer la historia para entender<br />

restitución de los bienes expropiados<br />

a los italianos de Istria.<br />

Todas las veces estos «libros<br />

blancos» fueron remandados al<br />

remitente por los gobiernos aliados,<br />

que ya habían sometido a juicio en la<br />

inme<strong>di</strong>ata posguerra a los militares<br />

italianos acusados de crímenes<br />

castigados por las convenciones<br />

internacionales, sin que se hayan<br />

emitido nunca sentencias de condena<br />

significativas.<br />

Por desgracia los libros de escuela<br />

eslovenos y croatas continúan<br />

<strong>di</strong>fun<strong>di</strong>endo estas deformaciones de<br />

la realidad histórica (un poco como<br />

en las escuelas de los países árabes se<br />

enseña todavía que los hebreos llevan<br />

a cabo sacrificios humanos durante la<br />

fiesta del Kippur).<br />

En primer lugar, en efecto, Italia no<br />

ha «ocupado» Eslovenia por más de<br />

veinte años, sino solo por dos años y<br />

cinco meses (desde abril del 1941 al<br />

8 de septiembre del 1943). Aquella<br />

parte de la actual Eslovenia de esta<br />

parte de los Alpes, que era<br />

compren<strong>di</strong>da en la vieja Venecia<br />

Giulia, no fue «ocupada», sino<br />

asignada al Estado italiano, liberal y<br />

no fascista, al final de la Primera guerra<br />

mun<strong>di</strong>al con el Tratado de Rapallo<br />

del 1920, que era un regular tratado<br />

internacional reconocido por todos los<br />

Estados del mundo, Yugoslavia<br />

incluida. Ignorar el derecho<br />

internacional significa justificar<br />

cualquier reivin<strong>di</strong>cación territorial con<br />

efectos desestabilizadores en las<br />

relaciones entre las naciones.<br />

Es verdad que en la ex región italiana<br />

de Venecia Giulia, entre el 1920<br />

y el 1947, vivía una fuerte minoría<br />

eslovena y croata, especialmente en<br />

las baladas alpinas, en el Carso y en el<br />

interior de Istria, de todas maneras<br />

inferior numéricamente a la mayoría<br />

italiana, que vivía en las ciudades<br />

pequeñas y grandes (de Trieste a Pola,<br />

La ocupación de Istria y de Fiume por parte de las bandas partidarias de<br />

Tito entre 1943 y 1945 y también después llevó consigo intimidaciones,<br />

deportaciones y estragos. Tristemente notorias son las «foibe»,<br />

profundas cavidades carsicas en las que <strong>di</strong>versos miles de civiles<br />

italianos fueron tirados en un <strong>di</strong>seño de limpieza étnica de Venecia<br />

Giulia de la población italiana autóctona (en la foto, se re exhuman con<br />

mucha <strong>di</strong>ficultad los pobres restos de las victimas)<br />

a Parenzo, a Pisino, Gorizia,<br />

Capo<strong>di</strong>stria, Pirano, etc.), en las costas<br />

istrianas y en las islas del Quarnaro.<br />

Esta minoría eslovena y croata no ha<br />

sufrido ningún «genoci<strong>di</strong>o», sino mas<br />

bien un intento frustrado de<br />

asimilación lingüística (come en las<br />

baladas del Alto A<strong>di</strong>ge), hasta el punto<br />

que ha permanecido exactamente<br />

donde estaba, mientras 350.000<br />

italianos han sido expulsados con el<br />

terror de las foibe, la deportación en<br />

masa y la persecución política.<br />

En las provincias italianas de la ex<br />

Venecia Giulia durante todo el<br />

veinteno fascista (1922-1943) fueron<br />

ejecutadas <strong>di</strong>ez condenas capitales<br />

contra personas juzgadas culpables de<br />

actos de terrorismo, con homici<strong>di</strong>os<br />

en las sedes de perió<strong>di</strong>cos y estragos<br />

de campesinos italianos y eslavos durante<br />

una fiesta religiosa. Se trataba de<br />

elementos nacionalistas (y no<br />

antifascistas). Miles de eslovenos por<br />

contra se alistaron voluntarios en la<br />

Milicia fascista (MVSN) y se<br />

comportaron con honor en los varios<br />

frentes, desde África Oriental hasta la<br />

Segunda guerra mun<strong>di</strong>al.<br />

Durante la segunda guerra<br />

mun<strong>di</strong>al las tropas italianas fueron<br />

acogidas en Lubiana y en la Eslovenia<br />

de entonces, más allá del viejo confín<br />

alpino del 1920, con flores y banderas,<br />

como muestra la documentación<br />

fotográfica y cinematográfica. Una<br />

parte de la opinión pública eslovena<br />

esperaba obtener la independencia de<br />

Yugoslavia (conseguida después en el<br />

1991). Solo sucesivamente inició la<br />

resistencia anti-italiana y anti-alemana,<br />

guiada por el partido comunista clandestino,<br />

a la que no quisieron asociarse<br />

nunca los partidos antifascistas de<br />

inspiración católica y liberal. A las<br />

emboscadas de los partisanos las<br />

tropas italianas respon<strong>di</strong>eron – como<br />

ha sido reconocido desde hace<br />

decenios por la historiográfica italiana<br />

– con persecuciones, deportación<br />

de enteras familias y villas sospechadas<br />

de complicidad con la resistencia y<br />

fusilamientos también de civiles<br />

retenidos corresponsables de los actos<br />

de hostilidad, como se verifica<br />

desgraciadamente cuando los ejércitos<br />

de ocupación se ven enfrentando una<br />

guerrilla. Pero es una opinión<br />

consolidada en la misma<br />

historiográfica eslovena, croata y serbia<br />

que la represión italiana fue mucho<br />

menos violenta e in<strong>di</strong>scriminada que<br />

la alemana, húngara, rumana y búlgara<br />

en las zonas yugoslavas ocupadas por<br />

aquellos países del Asse.<br />

Es un hecho que el 8 de septiembre<br />

la población local socorrió a los<br />

militares italianos que se sustraían a la<br />

cautividad alemana ayudándoles a<br />

huir hacia Venecia Giulia. Esto prueba<br />

que no existía un o<strong>di</strong>o popular contra<br />

los militares italianos.<br />

La cesión de Venecia Giulia<br />

y de Zara a Yugoslavia titina<br />

provocó en Italia una serie de<br />

protestas en muchas ciudades.<br />

Se manifestaba contra<br />

la injusticia de la asignación<br />

de territorios históricamente<br />

italianos, contra las violencias<br />

de los yugoslavos a los civiles<br />

italianos y sobre el incierto<br />

destino de la ciudad de Trieste,<br />

que permaneció administrada<br />

por los aliados hasta octubre<br />

de 1954, para después venir<br />

asignada a Italia, como<br />

deseaba (en la imagen,<br />

una manifestación por la<br />

italianidad de Trieste y<br />

de Venecia Giulia del 1953)<br />

La ciudad de Pola,<br />

en Istria, fue<br />

abandonada casi<br />

totalmente por sus<br />

habitantes italianos<br />

en febrero del 1947,<br />

cuando el tratado de<br />

paz de Paris la ce<strong>di</strong>ó,<br />

junto con Istria,<br />

Fiume y Zara<br />

a Yugoslavia<br />

(en la foto,<br />

una imagen<br />

de Pola desierta<br />

inme<strong>di</strong>atamente<br />

después del éxodo.<br />

Foto Life)<br />

El fenómeno de las Foibe en Istria<br />

y en el territorio de Fiume y de los<br />

asesinatos en Dalmazia fue sin<br />

embargo un típico programa de<br />

«limpieza étnica», como ha sido<br />

definido con claridad por exponentes<br />

del Gobierno y del Parlamento italiano<br />

de todas las tendencias y como<br />

rebatido con vigor por los Presidentes<br />

de la República Carlo Azeglio Ciampi<br />

y Giorgio Napolitano en<br />

declaraciones oficiales. El programa<br />

fue conducido bajo las <strong>di</strong>rectivas<br />

provenientes de arriba (tanto de ser<br />

reconocido por los mismos<br />

historiadores eslovenos como<br />

«violencia de Estado») y era <strong>di</strong>rigido a<br />

liberarse de la población italiana<br />

autóctona que no aceptaba la anexión<br />

yugoslava.<br />

Contemporáneamente las forma-<br />

15<br />

ciones partisanas masacraban, en las<br />

regiones de la ex Yugoslavia,<br />

centenares de miles de croatas y de<br />

eslovenos que habían combatido<br />

contra ellos (Ustascia en Croacia,<br />

Domobrani y Belagar<strong>di</strong>sti en<br />

Eslovenia), además de serbios que<br />

habían militado en la resistencia no<br />

comunista (Cetnici). El millón de<br />

muertos yugoslavos atribuido a las<br />

tropas de ocupación extranjeras se<br />

debe en gran parte a las masacres<br />

internas, cometidas primero por los<br />

Ustascia a las poblaciones serbias de<br />

las Kraijne y de Bosnia y después, en<br />

mayo-junio de 1945 por las <strong>di</strong>visiones<br />

partidarias comunistas, como viene<br />

hoy revelado por los historiadores<br />

croatas y eslovenos.<br />

Los Desterrados Giuliano-Dalmatas para el 25 de abril<br />

Una Nación unida<br />

en señal de la libertad<br />

El comunicado de prensa de la <strong>ANVGD</strong> en<br />

ocasión del aniversario de la Liberación<br />

En ocasión del 25 de Abril, aniversario de la Liberación de Italia, la<br />

Presidencia nacional de la <strong>ANVGD</strong> ha emitido un comunicado de prensa,<br />

retomado por las agencias italianas, con el que el presidente Toth, al recordar<br />

que se trata de «un aniversario querido por todos los italianos porque ha<br />

llevado a la nación a la libertad y a la democracia, poniendo fin a veinte<br />

años de <strong>di</strong>ctadura y a una guerra de cinco años, de los que veinte meses de<br />

guerra civil», ha querido recordar como todavía Italia haya pagado «un<br />

precio altísimo con la per<strong>di</strong>da de las provincias del confín oriental, sometidas<br />

a un nuevo régimen extranjero y opresivo, y el consiguiente éxodo de<br />

centenares de miles de italianos de Istria, de Quarnero y de Dalmazia,<br />

donde vivían hace siglos».<br />

«Centenares de istrianos, fiumanos y dalmatas – prosigue Toth – han<br />

combatido en las filas de la Resistencia y del Cuerpo Italiano de Liberación,<br />

en la esperanza de que su sacrificio salvase a la madre patria su tierra natal.<br />

Muchos otros hicieron una elección <strong>di</strong>versa alistándose en los repartos de<br />

la RSI [Repubblica Sociale Italiana, n.dr]. Nosotros recordamos a todos<br />

con el mismo respeto, porque tienen el mismo espacio en nuestra memoria».<br />

Como Italia ha sabido superar las heridas de las guerras del resurgimiento,<br />

que nos han dado unidad e independencia – concluye el presidente <strong>ANVGD</strong><br />

–, así debe superar el trauma del periodo 1943-1945. Es tiempo de<br />

reconciliación».<br />

(Traduzioni <strong>di</strong> Marta Cobian)<br />

El 25 de Abril Italia<br />

celebra el aniversario<br />

de la Liberación,<br />

después de la segunda<br />

guerra mun<strong>di</strong>al, los infinitos<br />

lutos, las destrucciones.<br />

Pero en el confín oriental<br />

la guerra no se había<br />

acabado, Istria y Dalmazia<br />

se convirtieron en teatro<br />

de la feroz ocupación<br />

yugoslava que obligó<br />

a casi 350.000 italianos<br />

originarios de aquellos<br />

territorios a repararse<br />

en Italia. La verdadera<br />

Liberación llegó a Trieste –<br />

pero no a Venecia Giulia –<br />

solo en octubre de 1954,<br />

cuando (en la foto)<br />

de los e<strong>di</strong>ficios públicos<br />

fue amainada<br />

la bandera yugoslava<br />

L. T.


16 DIFESA ADRIATICA <strong>Giugno</strong> <strong>2009</strong><br />

L’ex campo profughi <strong>di</strong> Aversa<br />

<strong>di</strong>venta zona esclusiva<br />

2 aprile <strong>2009</strong><br />

L’area dell’ex campo profughi <strong>di</strong><br />

Aversa (ora Parco Pozzi), unico polmone<br />

verde della città in provincia <strong>di</strong><br />

Caserta, che ospitò e vide il passaggio<br />

<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> nostri Esuli, sarà trasformato<br />

a breve in un parco esclusivo con<br />

villette private. È quanto ha deciso<br />

l’Amministrazione comunale. […] Nel<br />

1935 […] l’area in questione viene […]<br />

in<strong>di</strong>viduata dal Ministero della Guerra<br />

come quella possibile per costituire,<br />

all’interno del Parco, un presi<strong>di</strong>o<br />

ospedaliero destinato all’assistenza ai<br />

soldati impegnati nelle operazioni<br />

militari in Africa orientale. Nasce in<br />

questo modo l’Ospedale Militare<br />

Baraccato che prende il nome <strong>di</strong><br />

Arnaldo Mussolini. […] Con la <strong>di</strong>sfatta<br />

della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale il<br />

Comando alleato requisisce l’area che<br />

viene svincolata nel 1946 […] concessa<br />

in maniera temporanea al Comune<br />

ed utilizzata come ricovero dei<br />

profughi provenienti dalla Grecia, dall’Egeo,<br />

dalla Venezia Giulia, dall’Istria<br />

e dall’Egitto. […]<br />

(fonte www.pupia.tv)<br />

Comunità Istriane:<br />

terza Tavola rotonda sugli Eso<strong>di</strong><br />

14 aprile <strong>2009</strong><br />

Proseguono con la Terza tavola<br />

rotonda, venerdì 17 aprile, i <strong>di</strong>battiti<br />

sulla con<strong>di</strong>zione dell’esule, all’Associazione<br />

delle Comunità Istriane in via<br />

Belpoggio 29/1 a Trieste. All’incontro,<br />

coor<strong>di</strong>nato come i precedenti da<br />

Carmen Palazzolo Debianchi, saranno<br />

presentate altre esperienze <strong>di</strong> eso<strong>di</strong><br />

a cui si aggiungeranno quelle <strong>di</strong> chi<br />

è rimasto sul posto e la memoria dei<br />

fatti e della terra <strong>di</strong> appartenenza da<br />

loro trasmessa ai <strong>di</strong>scendenti, attraverso<br />

la loro voce.<br />

<strong>Il</strong> logo dell’Associazione<br />

Comunità Istriane <strong>di</strong> Trieste<br />

I ‘‘bumbari’’<br />

<strong>di</strong> Dignano d’Istria<br />

18 aprile <strong>2009</strong><br />

<strong>Il</strong> nostro lettore Silvano Manzin<br />

(Verona), che abitò per un certo tempo<br />

a Dignano d’Istria fino all’esodo, ci<br />

chiede come mai i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>gnanesi<br />

venissero chiamati “bumbari”.<br />

Esau<strong>di</strong>amo questo desiderio <strong>di</strong> conoscenza<br />

con l’aiuto del sito<br />

www.istriadalmazia.it. I vecchi abitanti<br />

<strong>di</strong> Dignano d’Istria parlano ancora<br />

un antico <strong>di</strong>aletto romanzo e sono fieri<br />

dei loro soprannomi – spesso fantasiosi,<br />

ogni famiglia ha il suo – anche<br />

se uno li unisce tutti. […]<br />

Ed ecco quin<strong>di</strong> la leggenda legata<br />

a questo soprannome. Nel corso del<br />

suo regno Francesco I d’Asburgo visitò<br />

parecchi paesi della bassa Istria tra i<br />

quali, appunto, Dignano. […] L’imperatore<br />

venne accolto dalla folla con<br />

applausi […]. Al che l’imperatore Francesco<br />

I rispose: «Davvero mi congratulo<br />

con lei e con la sua gente perché<br />

costumi, canti e balli sono davvero<br />

molto belli, però ho notato che i suoi<br />

concitta<strong>di</strong>ni sono un po’, come <strong>di</strong>re,<br />

burberi». Partito l’imperatore tutti domandarono<br />

subito all’esimio podestà:<br />

«Che jo deito l’imperatur?» Un po’<br />

piccato il podestà rispose: «El jo deito<br />

che sogni bei, bravi ma un po’<br />

boumbari».<br />

Gli Esuli da Ossero<br />

il 31 maggio a Monfalcone<br />

20 aprile <strong>2009</strong><br />

Sarà Monfalcone (GO) la sede che<br />

ospiterà il 31 maggio prossimo il 61°<br />

Raduno degli Osserini, occasione per<br />

Aversa (Caserta), un’istantanea<br />

dell’ex campo profughi, oggi Parco<br />

Pozzi, in pressoché totale abbandono<br />

festeggiare il Santo patrono San<br />

Gaudenzio.<br />

Domenica 31 maggio l’incontro<br />

inizierà presso il Santuario della B.V.<br />

Marcelliana con una S. Messa officiata<br />

da don Guido Corelli, a cui seguirà il<br />

bacio delle reliquie; ritrovo poi sul<br />

sagrato della chiesa per i saluti e una<br />

foto ricordo.<br />

UE-Croazia:<br />

slitta conferenza adesione<br />

24 aprile <strong>2009</strong><br />

La presidenza dell’Unione Europea<br />

ha deciso <strong>di</strong> rimandare la conferenza<br />

<strong>di</strong> accesso della Croazia prevista<br />

per domani, perché la Slovenia<br />

mantiene il suo veto all’ingresso <strong>di</strong><br />

Zagabria a causa <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sputa sui<br />

confini. Secondo quanto si legge in un<br />

comunicato della presidenza della<br />

Repubblica Ceca dell’UE, «la <strong>di</strong>sputa<br />

sui confini tra Slovenia e Croazia non<br />

è ancora risolta e la UE fisserà una nuova<br />

data per la conferenza <strong>di</strong> accesso<br />

non appena vi saranno progressi». […]<br />

La presidenza UE rende noto che «le<br />

tre presidenze semestrali, Francia, Repubblica<br />

Ceca e Svezia, assieme al<br />

commissario all’Allargamento Olli<br />

Rehn, si sono incontrate ieri con le<br />

autorità <strong>di</strong> Slovenia e Croazia».<br />

(fonte ANSA)<br />

Ad<strong>di</strong>o a Vitrotti,<br />

il cineoperatore delle foibe<br />

25 aprile <strong>2009</strong><br />

È morto il 24 aprile a Trieste Gianni<br />

Alberto Vitrotti, all’età <strong>di</strong> 87 anni,<br />

cineoperatore e reporter della sede RAI<br />

per il Friuli Venezia Giulia, che filmò<br />

le foibe e il dramma dell’esodo. […]<br />

Era nato nel 1922 a Berlino, […].<br />

Nel 1945, finita la guerra Gianni Alberto<br />

parte per Trieste, occupata dalle<br />

truppe alleate, alla ricerca del fratello<br />

ferito, Franco. Trova lavoro come cor-<br />

La rubrica <strong>di</strong> “Difesa”<br />

www.anvgd.it<br />

Gianni Alberto Vitrotti, cineoperatore, corrispondente da Trieste per<br />

agenzie italiane e internazionali negli anni cruciali del secondo dopoguerra,<br />

girò nel 1947 un documentario sull’esodo da Pola, le cui immagini<br />

vennero utilizzate dal film «La città dolente»<br />

(nella foto, la locan<strong>di</strong>na della pellicola)<br />

rispondente per l’agenzia <strong>di</strong> stampa<br />

americana Associated Press Photo, poi<br />

come operatore per la Nec e per la<br />

Universal Film Newsreel <strong>di</strong> New York.<br />

Con il fratello realizza nel 1947 il<br />

documentario «Ad<strong>di</strong>o mia cara Pola»,<br />

le cui riprese <strong>di</strong>vennero spunto e parte<br />

integrante dell’unico film <strong>di</strong> finzione<br />

sull’esodo istriano, «La città dolente»<br />

<strong>di</strong> Mario Bonnard. Nello stesso<br />

anno Gianni Alberto gira un altro documentario,<br />

«Giustizia per la Venezia<br />

Giulia», incentrato sul tema delle foibe<br />

del Carso triestino e sloveno.<br />

Segue poi «Genti Giulie», con la<br />

firma del Trattato <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Parigi che<br />

restituisce Monfalcone e Gorizia all’Italia,<br />

mentre Vitrotti continua a raccogliere<br />

immagini e testimonianze dei<br />

fatti del dopoguerra nell’area della<br />

Venezia Giulia e dell’Istria, e degli<br />

eventi triestini negli anni del Governo<br />

Militare Alleato. […]<br />

(Daniele Terzoli<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”, 25 aprile <strong>2009</strong>)<br />

Spalato: bruciate<br />

ban<strong>di</strong>ere italiane a Sinj<br />

27 aprile <strong>2009</strong><br />

Non è la prima volta che accade<br />

in Croazia. Nella […] citta<strong>di</strong>na<br />

dalmata <strong>di</strong> Sinj (entroterra <strong>di</strong> Spalato),<br />

ignoti hanno tolto una trentina <strong>di</strong><br />

ban<strong>di</strong>erine italiane, issate ai pali dell’illuminazione<br />

pubblica, e quin<strong>di</strong> le<br />

Dignano,<br />

uno scorcio<br />

con il campanile<br />

della Chiesa<br />

<strong>di</strong> S. Biagio<br />

hanno date alle fiamme.<br />

I piccoli tricolori erano stati esposti<br />

in pieno centro, in occasione dell’arrivo<br />

a Sinj <strong>di</strong> una qualificata rappresentanza<br />

della città amica <strong>di</strong><br />

Montemarciano (Marche). Accortisi<br />

dell’atto vandalico, alcuni citta<strong>di</strong>ni si<br />

sono rivolti alla polizia, che ha avviato<br />

subito le indagini per risalire agli<br />

autori dell’ inqualificabile episo<strong>di</strong>o,<br />

peraltro condannato con fermezza dal<br />

ministero croato degli Esteri e delle<br />

Integrazioni europee. […]<br />

A rivolgersi ai giornalisti è stata la<br />

portavoce della questura <strong>di</strong> Spalato,<br />

Marina Kraljevic Gudelj, la quale ha<br />

confermato che si tratta <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o<br />

[…]. A poche ore dall’accaduto,<br />

le ban<strong>di</strong>erine tricolori sono state<br />

ricollocate lungo le principali vie e<br />

piazze della citta<strong>di</strong>na alle spalle <strong>di</strong><br />

Spalato. […]<br />

È ancora fresco nella memoria<br />

quanto avvenne a Spalato, dove ignoti<br />

strapparono la ban<strong>di</strong>era italiana dalla<br />

sede della Comunità degli Italiani.<br />

[…] Identico destino è toccato anche<br />

al Tricolore che sventolava dall’e<strong>di</strong>ficio<br />

della Comunità degli Italiani <strong>di</strong><br />

Parenzo.<br />

Come se non bastasse, altri accaduti<br />

hanno turbato i connazionali che<br />

vivono in Croazia, dal danneggiamento<br />

della targa della Comunità degli Italiani<br />

<strong>di</strong> Zara, ad atti vandalici contro<br />

le Comunità degli Italiani <strong>di</strong> Sissano e<br />

Pola e contro la Scuola me<strong>di</strong>a superiore<br />

italiana <strong>di</strong> Pola, dalla <strong>di</strong>struzione<br />

a Montona <strong>di</strong> una croce e <strong>di</strong> una targa<br />

commemorativa per gli italiani trucidati<br />

nel 1945, al danneggiamento della<br />

segnaletica bilingue all’incrocio delle<br />

strade per Umago, Buie e Cittanova.<br />

[…].<br />

(Andrea Marsanich<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”, 27 aprile <strong>2009</strong>)<br />

Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza decorata<br />

per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Istria e Dalmazia<br />

10 maggio <strong>2009</strong><br />

«Al <strong>di</strong> là del significato letterario, il<br />

vostro motto, Nec recisa rece<strong>di</strong>t, ha il<br />

suo significato nell’esperienza <strong>di</strong> vita».<br />

[…] Lo ha affermato il ministro dell’Economia,<br />

Giulio Tremonti, oggi a<br />

Bergamo, per la cerimonia <strong>di</strong> giuramento<br />

dei ‘cadetti’ dell’Accademia<br />

della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza della città. <strong>Il</strong><br />

motto Nec recisa rece<strong>di</strong>t, neanche<br />

spezzata retrocede, è dal 1933 il motto<br />

della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza, detto latino<br />

proposto da Gabriele D’Annunzio.<br />

[…] Nel corso della cerimonia è<br />

stata conferita la Medaglia d’Oro al<br />

Merito Civile alla Ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> Guerra<br />

della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza per il tributo<br />

<strong>di</strong> sangue pagato, dopo l’8 settembre<br />

del 1943, dai Reparti delle Fiamme<br />

Gialle <strong>di</strong>slocati lungo il confine orientale,<br />

per la <strong>di</strong>fesa delle terre dell’Istria,<br />

<strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia. […]<br />

(fonte Adnkronos)<br />

La Ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> guerra della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza,<br />

insignita della Medaglia d’Oro al merito Civile

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