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dicembre 2011 - Comune di Brescia

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Oltre duemila i partecipanti alla “Festa alla<br />

Piazza verde dell’ex polveriera <strong>di</strong> Mompiano”<br />

La Delegazione FAI <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> ha organizzato, con il<br />

sostegno della Circoscrizione Nord, il 16 ottobre la<br />

“Festa alla Piazza verde dell’ex polveriera <strong>di</strong> Mompiano”<br />

aprendo per la prima volta al pubblico una<br />

zona ubicata nell’area urbana <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, fino ad<br />

oggi inaccessibile, vasta area collinare che conserva<br />

importanti testimonianze della storia della città. Il<br />

FAI, aiutato per l’occasione da tante altre associazioni,<br />

l’ha presentata ai bresciani come “piazza”,<br />

I<br />

Festa alla piazza Verde<br />

dell’ex Polveriera <strong>di</strong> Mompiano<br />

cioè luogo privilegiato<br />

d’incontro, occasione<br />

per sentirsi<br />

citta<strong>di</strong>ni e membri <strong>di</strong><br />

un’unica comunità.<br />

Dopo il suo utilizzo a<br />

scopi militari, dopo<br />

i 25 anni <strong>di</strong> abbandono,<br />

è questa una<br />

proposta che ipotizza<br />

per l’area un<br />

grande futuro: esteso e prezioso spazio pubblico<br />

verde, dove bambini, adulti ed anziani possano incontrarsi<br />

e <strong>di</strong>vertirsi, imparare e vivere esperienze<br />

costruttive.<br />

Domenica oltre 2000 persone hanno passeggiato e<br />

ascoltato i volontari del FAI illustrare la storia e la<br />

funzione delle ex strutture militari, le guide botaniche<br />

spiegare il bosco, insegnando a riconoscere le<br />

piante e la loro origine; 2000 visitatori che poi hanno<br />

ascoltato le proposte per la sistemazione futura<br />

dell’area e, infine, hanno goduto momenti <strong>di</strong> gioco,<br />

animazione teatrale, <strong>di</strong> ristoro sul grande prato ri-<br />

pulito per l’occasione<br />

dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Brescia</strong>, che dal 2007<br />

ne è proprietario.<br />

L’Ex Polveriera, costruita<br />

il secolo scorso,<br />

infatti da qualche<br />

decennio non svolge<br />

più la sua funzione: il<br />

<strong>Comune</strong>, terminate<br />

le operazioni <strong>di</strong> bonifica<br />

dagli or<strong>di</strong>ni bellici in essa giacenti, ha protetto<br />

ora l’area, che rientra in zona soggetta a vincolo<br />

paesaggistico, inserendola nel Parco delle Colline.<br />

Pregevole dal punto <strong>di</strong> vista naturalistico e ambientale,<br />

oltre che storico, è ora inutilizzata, inagibile per<br />

motivi <strong>di</strong> sicurezza, ma, viste l’ubicazione, le notevoli<br />

<strong>di</strong>mensioni del sito e la varietà delle attività possibili<br />

il <strong>Comune</strong> ha intenzione in essa <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>are<br />

attività <strong>di</strong> supporto al Parco (strutture ricreative e <strong>di</strong><br />

ristoro, centri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, documentazione e ricerca,<br />

strutture agricole, ecc). Il comparto ha perciò le potenzialità<br />

per <strong>di</strong>ventare una grande Agorà naturale<br />

6 Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Informazione della Circoscrizione NORD <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

N° 6 - Dicembre <strong>2011</strong><br />

in cui si concretizzi l’essere, tutti insieme, citta<strong>di</strong>ni,<br />

in cui l’idea dei singoli sia adattata ad un progetto<br />

collettivo attento a tutti.<br />

“Si ama ciò che si conosce e si <strong>di</strong>fende ciò che si<br />

ama” è un motto che ispira tante azioni del FAI.<br />

Con questa apertura straor<strong>di</strong>naria la Delegazione<br />

ha offerto a tanti bresciani la possibilità <strong>di</strong> scoprire<br />

un’importante area verde della quale la città può riappropriarsi<br />

per goderla, rispettarla, tutelarla.<br />

Testo a cura<br />

della Delegazione FAI <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

Descrizione e storia della Polveriera<br />

in via valle <strong>di</strong> Mompiano<br />

l comparto verde dell’ex Polveriera <strong>di</strong> Mompiano,<br />

denominata anche “Ex Deposito munizioni <strong>di</strong> Val-<br />

persane” è locato in Val Fredda, oggi all’ingresso<br />

del Parco delle Colline; si estende per 146 510 mq <strong>di</strong><br />

cui 2 390 mq <strong>di</strong> zone coperte e rappresenta un raro<br />

esempio sia <strong>di</strong> paesaggio collinare con vegetazione<br />

arbustiva e boschiva, con qualche porzione <strong>di</strong> prato,<br />

sia <strong>di</strong> architettura a funzione militare<br />

L’area fu destinata a polveriera e come tale attrezzata<br />

<strong>di</strong> idonee costruzioni durante la 2^ guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, fra il 1938 e il ’40, espropriando un terreno<br />

privato: sopravvive ancora oggi la casa padronale<br />

poi usata come magazzino e deposito. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio su due piani, collocato, all’interno della recinzione,<br />

in posizione meri<strong>di</strong>onale. Esso fu presumibilmente<br />

realizzato nell’Ottocento come abitazione<br />

poderale; la posizione <strong>di</strong> questa costruzione ci porta<br />

a riflettere sull’originale conformazione dell’area:<br />

evidentemente la casa, oggi in ombra, in origine non<br />

era circondata dagli alberi, ma si trovava, si presume,<br />

esposta al sole.<br />

La servitù Militare arrivava fino alla Cascina Saresera,<br />

ovvero ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 100 metri dal Deposito.<br />

Questa area fu a<strong>di</strong>bita dapprima (forse dal 1926,<br />

fonte: Balestrini) all’Addestramento militare, successivamente,<br />

con la realizzazione delle riservette coperte,<br />

fu a<strong>di</strong>bita a deposito <strong>di</strong> esplosivi e munizioni<br />

e, nelle aree coperte, venivano eseguite, spesso da<br />

donne, gli assemblaggi delle munizioni.<br />

Fu scelta la Val Fredda per vari motivi: la valle è<br />

stretta ed è a ridosso del Monte Maddalena per cui<br />

la sua conformazione è adatta a contenere eventuali<br />

esplosioni, senza che l’onda <strong>di</strong> detonazione si<br />

propaghi senza ostacoli; era inoltre, chiusa fra i colli<br />

circostanti, <strong>di</strong>fficile da bombardare, poiché non<br />

facilmente in<strong>di</strong>viduabile dagli aerei che avrebbero,<br />

soprattutto, avuto <strong>di</strong>fficoltà nel risalire oltre il crinale<br />

della Maddalena dopo aver colpito le riservette.<br />

Purtroppo però il 31 gennaio 1945, come ricorda il<br />

monumento all’entrata, una squadriglia <strong>di</strong> aerei inglesi<br />

riuscì a penetrare nella Val Fredda, scendendo<br />

radente alla cima della Maddalena; con una doppia<br />

incursione bombardò l’area; all’epoca la Polveriera<br />

era gestita da militari tedeschi (dell’organizzazione<br />

TODT) e italiani. Il sottoufficiale tedesco <strong>di</strong> comando<br />

quel giorno impedì agli abitanti <strong>di</strong> Mompiano,<br />

accorsi allo scoppio, <strong>di</strong> entrare nella Polveriera,<br />

interdetta ai civili, e grande fu la <strong>di</strong>sperazione dei<br />

parenti che sentivano i gemiti dei feriti senza poter<br />

intervenire. Fu una trage<strong>di</strong>a che portò alla morte <strong>di</strong><br />

21 persone, 17 delle quali <strong>di</strong> Mompino; molte fra le<br />

vittime furono le donne, fra esse Rosa ed Elsa <strong>di</strong> soli<br />

15 anni.<br />

Una seconda esplosione avvenne il 7 luglio 1946,<br />

causando vittime fra i militari: per lo scoppio <strong>di</strong> 10<br />

bombe andarono <strong>di</strong>strutte due riservette contenenti<br />

proiettili e materiale <strong>di</strong> lancio, una casermetta contenente<br />

tritolo ed un capannone. Grazie alla tipica conformazione<br />

a conca dell’area e l’isolamento <strong>di</strong> ogni<br />

deposito l’uno dall’altro, grazie ai terrapieni costruiti<br />

attorno, l’allarme iniziale poté rientrare nel giro <strong>di</strong> 24<br />

ore. Dai sopralluoghi eseguiti dal Colonnello Quirico<br />

risultò che si era trattato <strong>di</strong> un incidente <strong>di</strong> autocombustione,<br />

simile a quello sventato pochi istanti prima.<br />

Proprio l’allarme lanciato per il fumogeno innescato,<br />

aveva permesso <strong>di</strong> intervenire imme<strong>di</strong>atamente<br />

dopo lo scoppio; secondo alcuni l’or<strong>di</strong>gno fu invece<br />

attivato con l’intento <strong>di</strong> far esplodere la Polveriera.<br />

Negli anni 80 la Polveriera <strong>di</strong>pendeva dalla Direzione<br />

Artiglieria <strong>di</strong> Verona prima e, in un secondo<br />

momento, dal Primo Reparto Rifornimento<br />

<strong>di</strong> Alessandria; la Brigata <strong>Brescia</strong> effettuava solo il<br />

servizio <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a. I soldati vivevano nella casa rossa<br />

<strong>di</strong> fronte all’ingresso.<br />

La Polveriera fu <strong>di</strong>smessa nel 1992; il personale<br />

presente, al momento della <strong>di</strong>smissione, era <strong>di</strong> circa<br />

38 militari e la struttura aveva esclusivamente funzione<br />

<strong>di</strong> deposito e non più <strong>di</strong> assemblaggio.<br />

Altri Depositi <strong>di</strong> Munizioni a <strong>Brescia</strong> si trovano ad<br />

Ome e Serle, la Polveriera <strong>di</strong> Ghe<strong>di</strong> è <strong>di</strong> proprietà del<br />

Reperto Aviazione.<br />

Solo a partire dal 2007 il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> acquistò<br />

l’area dal Ministero della Difesa. Per questioni<br />

burocratiche sarà necessario aspettare ancora fino<br />

al novembre del 2010, per portare a termine gli interventi<br />

<strong>di</strong> bonifica e <strong>di</strong> messa in sicurezza dell’area;<br />

superficie che dai sopralluoghi risulta abbandonata<br />

da almeno 25 anni. Risale all’ottobre del 2009 il brillamento<br />

dell’ultimo grande or<strong>di</strong>gno trovato nell’ex<br />

polveriera <strong>di</strong> Mompiano, che è stato fatto scoppiare<br />

nella cava Rezzola <strong>di</strong> Rezzato.<br />

Il sentiero d’accesso alla Polveriera conduce fino<br />

alla Maddalena ed è totalmente praticabile a pie<strong>di</strong> o<br />

in bicicletta. Si biforca in due sentieri, a destra e a sinistra<br />

(il Sentiero dei Brüsat), che, con un tratto più lungo,<br />

giungono entrambi a Cascina Margherita, da cui<br />

si scende verso Nave. Un altro percorso si arrampica<br />

sul Colle <strong>di</strong> San Giuseppe fino al Conicchio. Salendo<br />

si raggiunge anche la trattoria “Casina”, metà della<br />

quale è un rifugio autogestito dai Gnàri dè Mumpià.<br />

E<strong>di</strong>ficio del Corpo <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a si trova all’esterno del<br />

cancello d’ingresso ed è costituito da un fabbricato<br />

rosso su due piani: l’area abitativa provvista <strong>di</strong> servizi<br />

e <strong>di</strong> corrente elettrica, unico e<strong>di</strong>ficio del complesso<br />

ad esserne dotato, poiché si preferiva evitare la corrente<br />

elettrica all’interno della Polveriera vera e propria<br />

per questioni <strong>di</strong> sicurezza.<br />

A destra del cancello principale si trova ancora la garitta,<br />

dove una Sentinella fissa controllava l’ingresso.<br />

In totale ci sono 5 garitte sul lato sud non protetto<br />

dal Colle.<br />

Sempre sul perimetro meri<strong>di</strong>onale è tuttora visibile<br />

la doppia recinzione che, creando un corridoio, permetteva<br />

al militare <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a con cane <strong>di</strong> eseguire<br />

un efficace giro <strong>di</strong> ronda attivo 24 ore su 24. Il perimetro<br />

totale <strong>di</strong> 1380 metri era coperto da questa<br />

protezione; <strong>di</strong>etro al corridoio, è costruito un terrapieno,<br />

costruito per limitare i danni provocati da<br />

un’eventuale esplosione all’interno dell’area.<br />

Riservette. Un fabbricato è collocato presso l’ingresso<br />

ovest con funzione <strong>di</strong> deposito e all’interno<br />

dell’area sono presenti 15 costruzioni chiamate “Riservette”<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni variabili, tutte con copertura<br />

ingabbiata in strutture metalliche con funzione <strong>di</strong><br />

parafulmini. Ogni casermetta presenta pareti leggere,<br />

realizzate in forato del 15 e tetto <strong>di</strong> eternit,<br />

caratteristiche che garantivano, in caso <strong>di</strong> esplosioni<br />

un danno non troppo elevato, poiché la friabilità del<br />

materiale realizzativo comportava una <strong>di</strong>struzione in<br />

mille pezzi, ma non si opponeva alla forza dell’esplosione<br />

che veniva invece contenuta dalla barricata in<br />

cemento.<br />

Nelle Riservette più piccole si teneva la polvere da<br />

sparo, mentre in quelle più gran<strong>di</strong> (es. la n° 7) erano<br />

convogliati gli armamenti (proiettili con bossoli in ottone,<br />

munizioni da artiglieria, per armi portatili, razzi<br />

per contraerea, bazooka).<br />

Le Casermette poste più in alto in <strong>di</strong>sparte contenevano<br />

il fosforo bianco (esplosivo WP) che brucia<br />

a contatto con l’aria. I vari panetti erano separati fra<br />

loro da intercape<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> cemento contenenti acqua<br />

per spegnere gli eventuali incen<strong>di</strong>.<br />

I cartelli rossi, bianchi e blu all’esterno delle Riservette<br />

in<strong>di</strong>cano la tipologia degli esplosivi contenuti all’interno,<br />

numerati da 1 a 4, per segnalare la pericolosità.<br />

C’erano anche 4 depositi <strong>di</strong> munizioni, detti Nissen in<br />

lamiera a forma <strong>di</strong> Igloo crollati a seguito della nevicata<br />

del 1985.<br />

Lungo il percorso si trovano arma<strong>di</strong>etti e rastrelliere<br />

contenenti manichette, estintori e l’occorrente per<br />

sventare pericoli d’incen<strong>di</strong>o, frequenti in presenza <strong>di</strong><br />

esplosivi.<br />

Le casette in legno erano magazzini per il legname.<br />

Nella realizzazione delle Riservette è stato spostato il<br />

materiale organico creando terrapieni naturali, oggi<br />

integrati nella conformazione del Parco, anche se<br />

già i canali che si immettevano nel torrente Garzetta<br />

avevano plasmato e corroso la zona.<br />

Il terrapieno accanto al torrente Garzetta fungeva<br />

anch’esso da trincea in caso <strong>di</strong> attacchi nemici. Il<br />

Garzetta, che attraversa da est a ovest l’area della Ex-<br />

Polveriera, proviene da una sorgente posta sul versante<br />

est della Maddalena. Tale acqua venne utilizzata<br />

quale alimentazione <strong>di</strong> una cisterna da 120 metri<br />

cubi, necessaria per bloccare sul nascere eventuali<br />

incen<strong>di</strong>.<br />

In seguito venne scavato un pozzo che attingeva acqua<br />

ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 80 metri, ma verso gli<br />

anni ‘80 questo si esaurì e la polveriera fu allacciata<br />

all’acquedotto citta<strong>di</strong>no per rifornire <strong>di</strong> acqua potabile<br />

il corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a e i servizi igienici.<br />

Conformazione geologica e microclima della Val<br />

Fredda<br />

L’ex Polveriera si colloca nell’area del Parco delle Colline<br />

la cui conformazione geologica è in<strong>di</strong>viduabile<br />

nel contesto sud delle Alpi dovuta alla se<strong>di</strong>mentazione<br />

<strong>di</strong> materiale risalente a circa 250 milioni <strong>di</strong> anni<br />

fa come conseguenza della collisione tra placca europea<br />

e africana. Tale scontro ha provocato la chiusura<br />

del tratto marino tropicale preesistente all’area<br />

alpina.<br />

Attraverso l’erosione dell’acqua, fenomeno del carsismo,<br />

si è verificata la formazione <strong>di</strong> cunicoli e caverne<br />

sotterranee, che nella zona del Parco delle Colline<br />

è annoverabile a circa 52 cavità, la più grande delle<br />

quali è lunga 24 metri.<br />

La roccia calcarea stratificata presente a <strong>Brescia</strong> è<br />

detta Corna. Gli strati più esterni sono: il Corso che<br />

raggiunge circa 100 m <strong>di</strong> spessore e che è comunemente<br />

noto come Marmo <strong>di</strong> Botticino e il Medolo. A<br />

Mompiano si trovano ancora numerose cave abbandonate<br />

d’estrazione del Medolo. Il nome significa<br />

“concio <strong>di</strong> pietra squadrata” ed è composto da materiale<br />

calcareo più scuro in profon<strong>di</strong>tà e più chiaro<br />

nella fascia esterna.<br />

L’ex Polveriera è inserita nel microclima della Val<br />

Fredda, una conca protetta dal Colle <strong>di</strong> San Giuseppe<br />

e dalla Maddalena, una valle appunto “contenitiva”<br />

in caso <strong>di</strong> deflagrazione <strong>di</strong> materiale esplosivo e che<br />

si rivela, proprio per la sua conformazione, più fredda<br />

rispetto al circondario. Il terreno è acido perché qui,<br />

da millenni, sono confluiti vari detriti. Questo tipo <strong>di</strong><br />

terra è adatta al castagno, nocciolo, olmo montano,<br />

platano, luppolo.<br />

Il particolare clima freddo ha permesso la coltiva-<br />

zione dei castagni, solitamente in<strong>di</strong>viduabili a quote<br />

più alte: circa 600 m sul livello del mare, mentre<br />

qui ci troviamo a circa 150 m d’altitu<strong>di</strong>ne. Il bosco <strong>di</strong><br />

castagni che copre la Val Fredda non è sorto spontaneamente,<br />

ma è stato voluto dall’uomo ed è andato<br />

a sostituire il biosistema <strong>di</strong> querce, carpini, betulle e<br />

faggi. Ciò che è comunque importante, per la particolarità<br />

del luogo, è che i castagni siano sopravvissuti<br />

in questa zona.<br />

Oltre al Castagno originario del sud-est del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

si possono in<strong>di</strong>viduare anche il Frassino,<br />

il Nocciolo, giunto in Italia grazie ai Romani, e la<br />

recente Robinia, d’origine americana, che è comunque<br />

ormai da 600 anni presente nell’ecosistema del<br />

Parco risultando, però, deleteria per la sopravvivenza<br />

del Castagno e l’Olmo Montano spontaneo. Solitamente<br />

si trovano i più comuni Olmi Campestri. A queste<br />

varietà si aggiunge uno speciale tipo <strong>di</strong> Platano:<br />

un ibrido tra un Platano spontaneo d’origine siciliana<br />

ed uno coltivato nell’area sud-est del Me<strong>di</strong>terraneo e<br />

il Luppolo <strong>di</strong> cui si usano le efflorescenze femminili<br />

perché hanno proprietà amaricanti e conservative.<br />

Infatti il Luppolo blocca la fermentazione <strong>di</strong> acqua,<br />

zucchero e malto della birra. I germogli invece sono i<br />

famosi “loertis” che si raccolgono in primavera e con<br />

cui si con<strong>di</strong>scono risotti e minestre o si mangiano in<br />

frittata.<br />

Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> coa<strong>di</strong>uvato dal Dipsa (Dipartimento<br />

Scienze Ambientali) delle Università <strong>di</strong><br />

Agraria e <strong>di</strong> Biologia <strong>di</strong> Milano intende riqualificare il<br />

bosco, dal 1992 area abbandonata, landa incolta che<br />

non ha avuto nessuna manutenzione. I castagni hanno<br />

lasciato spazio (e luce) a specie più forti in particolare<br />

la robinia, il rovo e il sambuco. Questo tipo<br />

<strong>di</strong> vegetazione tuttavia crea caos e rende il luogo<br />

inaccessibile. Pensando dunque a criteri <strong>di</strong> fruibilità<br />

e <strong>di</strong> promozione della bio<strong>di</strong>versità il <strong>Comune</strong> ha deciso,<br />

su alcune aree pregiate, <strong>di</strong> riconvertire il bosco<br />

ripiantumando specie autoctone: quercia, castagno,<br />

carpino.<br />

Questo piano <strong>di</strong> intervento ha coinvolto due comparti:<br />

la Maddalena e l’area dell’ex Polveriera. Si dovrebbe<br />

ripristinarne l’originale composizione biologica<br />

realizzando un sistema che sarà in grado <strong>di</strong><br />

autosostenersi, con un processo lungo 10 anni.<br />

È già stato fatto un iniziale intervento <strong>di</strong> pulitura del<br />

materiale organico in eccesso.<br />

Per prima cosa si vuole estirpare la Robinia, pianta<br />

terribilmente infestante con ra<strong>di</strong>ci che si propagano<br />

a lunga <strong>di</strong>stanza, fino a 30 metri, e per evitare la<br />

ricrescita dei nuovi germogli, i “Ricacci”, si intende<br />

utilizzare il sistema <strong>di</strong> decespugliamento più naturale<br />

e vecchio del mondo ovvero il pascolamento degli<br />

ovini!<br />

In ultimo una volta eliminato il problema Robinia si<br />

procederà al ripiantumamento dei Castagni. Con la<br />

ricostituzione del bosco, e del sottobosco, la Robinia<br />

troverà notevole <strong>di</strong>fficoltà a farsi spazio tra i Castagni,<br />

che si spera <strong>di</strong> proteggere anche dal “Cancro del Castagno”<br />

me<strong>di</strong>ante un particolare me<strong>di</strong>camento, una<br />

specie <strong>di</strong> vaccino (un ceppo del cancro non troppo<br />

aggressivo) sparato con la carabina ad aria compressa<br />

all’interno dei tronchi sani.<br />

A cura delle dott.sse Federica Novali e Roberta<br />

Zani, da informazioni e notizie avute dal dott. Benedetto<br />

Rebecchi e dal maresciallo Rocco Balestra.<br />

Bibliografia: GUZZONI E., Alle fonti <strong>di</strong> Mompiano:<br />

storia della frazione e della sua comunità parrocchiale,<br />

Poncarale, Litografica bagnolese, 1987.

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