Paura e carne - Sardegna Cultura
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– Dai qua.<br />
Un pezzo di lino a rombetti colorati.<br />
Il maggiore Belasco lo piega e lo mette in tasca.<br />
– Bravo, Testa, se vuoi, puoi farti un bagno. Questo,<br />
tu non lo sai, secondo quel dottore tutto ossa e capelli,<br />
potrebbe essere nientemeno che il vestito della paura.<br />
Efisio Marini ha ragione: Belasco non si articola con<br />
facilità e tende a non flettersi. Lo stesso si può dire dei<br />
suoi pensieri che si sviluppano per una via unica e dritta.<br />
Però è efficace, non è vanitoso e bada alle cose, come<br />
vuole il giudice Marchi. E, soffrendo se la linea non<br />
è retta, anche lui si piega, si curva e non si distrae.<br />
Il pezzo di stoffa è una traccia ma la linea che ha trovato<br />
non si sa dove porta.<br />
Testa si è spogliato e nuota felice.<br />
* * *<br />
– No, no, maggiore. Mio padre Giovanni si occupava<br />
solo di cause dalle quali era assente ogni pericolo, anche<br />
il più nascosto. Non si fidava di nessuno… ma non<br />
è servito a nulla. Ho controllato decine di fascicoli, sino<br />
al 1842. Ecco, in quell’anno, ha difeso una donna tunisina<br />
venuta qua in città da Gerba a vendere tessuti, così<br />
c’è scritto negli atti. Era sposata a un contadino delle<br />
sue parti, che non la riconosceva più come moglie, voleva<br />
ripudiarla e reclamava la figlia. Babbo era l’avvocato<br />
della madre tunisina. Il marito si era rivolto a un<br />
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avvocato di Tunisi, ecco le lettere dei legali… Con gli<br />
anni si sono diradate…<br />
– Perché me ne parlate, signorina Giacinta?<br />
Giacinta sente male alla testa: – Perché è una causa<br />
mai conclusa… Da qui può essere arrivato un pericolo<br />
per babbo; da qui… L’unica causa incompiuta… Lui,<br />
ogni tanto, riprendeva il fascicolo e lo scorreva da capo…<br />
Diventava cupo… Leggete anche voi, si capiscono<br />
molte cose da questi fogli… A me danno dolore. Da<br />
qui giungeva una minaccia: diceva che l’odio tra coniugi<br />
è uno dei più forti.<br />
Belasco non è interessato all’odio fra marito e moglie<br />
e calcola: – Del ’42… vent’anni fa. E perché il tunisino<br />
voleva ripudiare la moglie?<br />
– Ecco il fascicolo… sono centinaia di fogli. Guardate<br />
bene le date, maggiore. L’ha controllato da cima a<br />
fondo il nostro apprendista, l’avvocato Mauro Mamùsa,<br />
un uomo di fiducia, quasi un socio di mio padre.<br />
Adesso è tutto in mano sua nello studio e non dovrei<br />
più chiamarlo apprendista.<br />
– Signorina Giacinta, avete parlato di una figlia.<br />
– È tutto negli atti. Alle udienze presiedeva il giudice<br />
Marchi, quasi un giovane, allora.<br />
Belasco, sempre in piedi, dà un’occhiata alla cartella,<br />
firma la ricevuta, bacia la mano di Giacinta Làconi - così<br />
calda non se l’aspettava - e se ne va.<br />
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