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Paura e carne - Sardegna Cultura

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moglie fa sempre così quando si parla di quest’idea.<br />

Carmina dice basta e si gira da un’altra parte.<br />

Lei gli darà sempre le spalle.<br />

Lui si ricorda quando a diciannove anni la incontrava<br />

di nascosto al tramonto sotto un cappero gigante delle<br />

mura. Tramonti pericolosi.<br />

Poi era partito per Pisa, a studiare. Ce lo aveva mandato<br />

il padre perché diceva che questa città con le paludi<br />

e il mare intorno era una città di naufraghi.<br />

Il ritorno. Il matrimonio e le gravidanze dolorose di<br />

Carmina. La malaria per tutti. Altri tramonti però meno<br />

azzardati, senza imprudenze. Sette anni, sette anni<br />

sono passati e adesso è così: una ripetizione eterna.<br />

Sempre la stessa risposta: – Non sono vivi perché la<br />

roccia non genera, conserva e basta. Io sto solo accorciando<br />

il tempo che ci vuole, lo sai, Carmina.<br />

– Eppoi oggi è sabato. Puoi aspettare lunedì.<br />

Lui sta infilando la giacca: – Aspettare?<br />

Efisio ha ventisei anni, magro, dritto, bruno, un<br />

ciuffo nero davanti agli occhi neri: – Aspettare? È ora.<br />

Devo arrivare al colle di Bonaria. Questa sera lavoro su<br />

una mano. Molto osso e pochi tessuti molli. Non posso<br />

aspettare lunedì. L’ultima volta avevo vinto, così mi<br />

sembrava… Poi, dopo quattro giorni, dal naso del neo-<br />

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nato che avevo reso quasi di pietra è spuntata la testina<br />

di un verme bianco come la neve. Non può aspettare<br />

lunedì questa mano.<br />

Lei resta voltata, non vuole guardarlo: – Spostati quel<br />

ciuffo ché sembri uno senza un ordine.<br />

– Senza ordine, – ripete lui mentre chiude la porta di<br />

casa e pensa che sta facendo qualcosa di più che chiudere<br />

una porta.<br />

Per strada suda. Incontra poche persone lungo la salita<br />

di san Giacomo che guardano questo giovane con il<br />

vestito bianco e pensano a un’anima del purgatorio.<br />

Nella cittadina molti sanno di Efisio e della sua smania.<br />

Qualcuno dice che è un medico pazzo, qualcuno ride,<br />

ma lui non si preoccupa perché a quei cittadini bottegai<br />

si sente superiore non per la presunzione dei folli,<br />

ma solo perché è certo che la natura l’ha voluto migliore<br />

di chi crede che il mondo sia quello che si vede da<br />

dietro un bancone.<br />

C’è una luna piena che fa battere i polsi.<br />

Carmina controlla che Vìttore e Rosa dormano nella<br />

cameretta. Ascolta.<br />

Che bel respiro domestico hanno i bambini.<br />

Poi va in salotto, aumenta la luce della lampada e<br />

prende dalla credenza un cofanetto con le lettere che<br />

Efisio le spediva da Pisa, dove il padre Girolamo l’aveva<br />

mandato a studiare medicina. Ne apre una. Lo fa<br />

spesso quando s’inquieta con Efisio e sente una gelosia<br />

senza obiettivo, una generica ma penetrante gelosia<br />

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