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TFO - Tesi Filosofiche Online - Online Philosophical Theses SWIF ...

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Stile informe e barocco, disarmonico e frammentario, linguaggio<br />

crudo e osceno a testimonianza di una predilizione per tutto quanto è<br />

sordido e degradante: queste sono le definizioni, ora in positivo ora in<br />

negativo, che la critica ha di volta in volta attribuito all'opera di Miller.<br />

Anche la sua figura sociale di artista trova riscontro nella descrizione<br />

di Spengler:<br />

"Per le possibilità che un'epoca concede all'arte è<br />

significativo considerare che genere di persone sente<br />

la "vocazione" dell'arte. In passato era l'élite, oggi gli<br />

scarti" (Eauton, p. 68)<br />

"Ci sono poeti che in una mansarda con la stufa<br />

fredda e il soffitto che gocciola potrebbero sentirsi<br />

dei re [...]. Non intendo contestare che tutto ciò si<br />

possa accordare con un grande talento, ma contesto<br />

l'idea che questa 'interiorità' (secondo l'opinione<br />

corrente) caratterizzi i grandi uomini.Goethe ad<br />

esempio si sarebbe inaridito" (ibidem, p. 91)<br />

Miller sembra rientrare pienamente in questo ritratto: nato e vissuto a<br />

New York, emigra nel 1929 a Parigi, dove vive di stenti riuscendo a<br />

sopravvivere solo grazie all'aiuto economico di alcuni amici. La<br />

descrizione è calzante: intellettuale metropolitano, "nomade<br />

intellettuale" sradicato dalla propria terra ed in cerca di un'identità,<br />

vagabondo che occupa i gradini più bassi della scala sociale. Inoltre,<br />

lo stile violento ed osceno di Miller offriva il fianco all'accusa di<br />

ricercare scandalo e clamore, inseguendo una notorietà legata alla<br />

moda del momento. Egli è realmente un simbolo del proprio tempo,<br />

simbolo di un'epoca di crisi e di disagio, testimone di una civiltà allo<br />

sfacelo 15 che egli esprime in tutta la sua contraddittoria complessità: è<br />

pessimista sul destino dell'occidente ma ottimista sul futuro dell'uomo,<br />

critico implacabile dell'America come civiltà decadente ed esaltatore<br />

discordante e disarmonico della narrazione, dal linguaggio triviale, dalla superficialità dei<br />

riferimenti culturali, dalla ingenuità delle soluzioni utopistiche, per poi concludere: "Nel<br />

complesso [...] nulla acquista una forma precisa". (Julius Evola, 'Il fenomeno Henry<br />

Miller', in J. Evola, Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Edizioni Mediterranee,<br />

1974, pp. 173-177).<br />

15 - Vedi Mario Praz, 'Civiltà in sfacelo' in Valerio Riva (a cura di), Henry Miller, il<br />

sesso, la censura e Tropico del Cancro, cit., pp. 108-111.<br />

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