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TFO - Tesi Filosofiche Online - Online Philosophical Theses SWIF ...

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Le intenzioni di Miller come di Spengler sono chiare: definire l'arte<br />

attraverso i caratteri di spersonalizzazione, anonimità, naturalità<br />

significa ricondurla ad un piano di oggettività e necessità. In questo<br />

modo l'arte viene svincolata dal piano del futile e dell'inessenziale, e<br />

diventa un destino dell'uomo, una emanazione irrinunciabile della sua<br />

anima. Il valore delle forme estetiche si libera in questo modo da ogni<br />

possibile accusa di soggettivismo: l'arte può aspirare ad un ruolo nel<br />

quadro della conoscenza, e l'artista ritrova una funzione all'interno<br />

della società. All'opposto di questa prospettiva sta l'arte<br />

contemporanea come espressione inessenziale, dominio del capriccio<br />

e simbolo del tramonto della civiltà: non è un caso che la polemica nei<br />

confronti dell'arte moderna sia condotta, in Miller come in Spengler,<br />

attraverso l'enfatizzazione del suo carattere "artificiale", "intellettuale",<br />

svincolato da quella necessità che caratterizza le realtà radicate<br />

nell'anima e nel sangue.<br />

Per descrivere un fenomeno necessario, oggettivo, espressione<br />

necessaria di una realtà essenziale, Spengler prende dall'estetica la<br />

categoria del simbolo. Il simbolo è ciò che dà un senso alla storia,<br />

perché cogliere nella storia una successione di simboli significa<br />

comprendere il senso di ciò che accade e scorgere nei fenomeni della<br />

storia delle realtà dotate di un significato, o meglio, con un altro<br />

termine proprio del linguaggio estetico, "espressive".<br />

Questo approccio va sicuramente applicato a Tropico del Cancro,<br />

che si configura perfettamente come romanzo epocale secondo una<br />

lettura spengleriana. Sia Tropico del Cancro che la figura stessa di<br />

Miller come artista sono simboli del proprio tempo e ne riflettono<br />

dubbi, certezze, contraddizioni, speranze. Il romanzo è l'espressione<br />

di un disagio che era diffuso negli anni tra le due guerre mondiali: lo<br />

domina la sensazione di una fine imminente del mondo occidentale, e<br />

una certa violenta impietosità nel condannare quel mondo e dei valori<br />

di cui esso era portatore. Anche il tono risoluto della condanna è<br />

sintomatico di un'epoca che richiedeva soluzioni nette, risolute, anche<br />

brutali: la sensazione generale era che l'umanità dovesse ripartire da<br />

zero, dall'origine, e che non fosse possibile alcuna soluzione di<br />

compromesso che mantenesse in piedi la farsa di una civiltà che era<br />

ormai il cadavere di sé stessa.<br />

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