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DIABETE MELLITO - Scienze motorie

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<strong>DIABETE</strong> <strong>MELLITO</strong><br />

Alterazione metabolica dipendente da una diminuzione dell’attività dell’insulina<br />

causata da ridotta disponibilità dell’ormone; difetto della sua normale azione o<br />

una combinazione dei due fattori.<br />

La prevalenza nella popolazione mondiale viene stimata tra l’1 e il 5%, con una<br />

lieve maggiore prevalenza del sesso femminile (circa il 25% in più). La prevalenza<br />

in Italia è del 2.85%.<br />

Il diabete mellito si classifica come diabete primario o secondario. Il primario può<br />

essere di tipo1, insulino-dipendente (IDDM) oppure di tipo2, non insulino-<br />

dipendente (NIDDM). Il secondario invece si manifesta in seguito ad altre<br />

patologie pancreatiche, ad alterazioni endocrine, a farmaci, ad anomalie dei<br />

recettori insulinici, a rare malattie geneticamente determinate o a diabete<br />

gestazionale.<br />

Diabete Tipo1<br />

Esordisce nel 50% dei casi prima dei 20 anni (spesso nell’epoca della pubertà);<br />

talvolta inizia nella prima infanzia.<br />

Eziopatogenesi<br />

Il diabete di tipo 1 è condizionato da fattori genetici che implicano una<br />

predisposizione all’azione di qualche stimolo esogeno.<br />

La concordanza della malattia in coppie di gemelli identici è di circa il 50%.<br />

L’espressione di alcune isoforme degli antigeni di istocompatibilità sono<br />

associate a un maggior rischio di sviluppare la patologia.<br />

Soggetti positivi per HLA-DR3 o HLA-DR4 hanno un rischio 4/5 volte<br />

maggiore della popolazione generale.<br />

Soggetti eterozigoti positivi sia per HLA-DR3 che per HLA-DR4 presentano<br />

un rischio 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale e 30 volte<br />

superiore rispetto a soggetti negativi per entrambi gli antigeni.<br />

L’antigene di istocompatibilità di classe II DQ3.2 è in “linkage<br />

disequilibrium” con il DR4 (significa che i due geni associati sono ereditati<br />

insieme con frequenza superiore a quella attesa) e aumenta la probabilità di<br />

sviluppare diabete.<br />

La maggioranza dei soggetti HLA-DR3 e/o HLA-DR4 non sviluppa il diabete, ad<br />

indicare il fatto che i geni conferiscono la predisposizione ma non sono in grado di<br />

determinare la malattia.<br />

1


La causa primaria che porta allo sviluppo del diabete è l’immunità latente con<br />

produzione di anticorpi anti antigeni insulari; questo porta all’attivazione dei<br />

linfociti T che infiltrano le isole. Si arriva ad insulite con la distruzione delle<br />

cellule beta che porta inevitabilmente alla patologia.<br />

Diabete Tipo 2<br />

Ha un esordio lento, tipicamente in età adulta; è spesso presente anche<br />

ipertrigliceridemia (VLDL aumentate).<br />

Eziopatogenesi<br />

Mody<br />

La concordanza nei gemelli identici si approssima, col tempo, al 100%.<br />

Circa il 40% dei pazienti con diabete di tipo 2 ha un familiare di primo<br />

grado con la stessa patologia.<br />

Non esiste una relazione tra diabete di tipo 2 e antigeni di istocompatibilità.<br />

Esistono diverse modalità di trasmissione del gene: autosomica recessiva o<br />

poligenica.<br />

La secrezione di insulina è spesso superiore alla norma ma la sensibilità dei<br />

tessuti è ridotta.<br />

Maturità Onset Diabetes of the Young è un tipo particolare di diabete con<br />

trasmissione di tipo autosomico dominante. In questi casi la secrezione di<br />

insulina è ridotta e la sensibilità dei tessuti è in genere normale.<br />

Diabete mellito<br />

Iperglicemia<br />

Il diabete mellito è caratterizzato dalla iperglicemia, ma i valori sogli variano, dato<br />

che la glicemia è influenzata da fattori dietetici ed emotivi. La glicemia normale a<br />

digiuno è compresa tra 75 e 105 mg/dl nel plasma del sangue venoso; se la<br />

misurazione è effettuata sul sangue venoso intero questi valori vanno ridotti del<br />

15%. Se invece si valuta la glicemia nel sangue capillare la diminuzione del 15%<br />

va applicata solo se il paziente è a digiuno.<br />

La ADA (American Diabetes Association) ha riportato delle regole diagnostiche per<br />

il diabete mellito in base alla glicemia. I valro si riferiscono a determinazioni sul<br />

plasma da sangue venoso.<br />

I valori considerati normali sono, a digiuno,


strada definita Alterata tolleranza al glucosio; in questo caso il primo valore resta<br />

inferiore a 140 mentre il secondo può essere compreso tra 140 e 200. Questi<br />

soggetti hanno propensione a sviluppare con il tempo la macroangiopatia.<br />

Complicazioni<br />

Acute<br />

Le principali complicazioni acute metaboliche sono:<br />

1.Chetoacidosi diabetica<br />

La carenza di insulina e il glucagone elevato creano un aumento della lipolisi nel<br />

tessuto adiposo e un aumento degli acidi grassi plasmatici. Si avrà quindi un<br />

aumentato metabolismo epatico degli acidi grassi che può dare un aumento della<br />

sintesi dei trigliceridi con un aumento di VLDL oppure un aumento della -<br />

ossidazione con aumento di chetoacidi che portano alla chetoacidosi diabetica.<br />

L’ossidazione epatica degli acidi grassi liberi porta alla formazione di acetilCoA<br />

normalmente associato a ossalacetato per formare il citrato; ma se l’ossalacetato<br />

è basso l’acetilCoA viene convertito in chetoacidi, che possono dare acetone per<br />

decarbossilazione spontanea, causando un’acidificazione del plasma.<br />

2.Coma iperosmolare non chetosico<br />

È una conseguenza caratteristica del diabete di tipo II; si verifica spesso in<br />

pazienti anziani che vivono da soli o in istituti di ricovero. Spesso è anche<br />

complicato da eventi trombotici o emorragici e, se non trattato, porta sempre a<br />

morte (anche nei pazienti trattati la mortalità è del 50%). Si osserva soprattutto<br />

nei pazienti in cui la iperglicemia è elevata e la diuresi osmotica indotta non viene<br />

compensata da un’adeguata reintroduzione di liquidi. Si ha inoltre una leggera<br />

iperkaliemia dovuta alla perdita di potassio dai tessuti e un aumento della<br />

creatinina plasmatica.<br />

A lungo termine<br />

L’iperglicemia, a lungo termine, può portare altre complicazioni come la<br />

macroangiopatia (aterosclerosi molto grave e precoce); la microangiopatia<br />

(alterazione della microcircolazione, soprattutto nella retina e nel rene) e<br />

neuropatia (alterazione motoria e sensitiva del sistema nervoso periferico e<br />

vegetativo).<br />

L’aumento della glicemia porta alla conversione del glucosio in sorbitolo che<br />

causa rigonfiamento osmotico e cataratta oppure porta l’aumento della glicazione<br />

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delle proteine che causa maggiori proteine cross-linking (cioè legate tra loro).<br />

Sono queste che causano le complicazioni a lungo termine.<br />

1.Macroangiopatia<br />

Tendenza a sviluppare aterosclerosi più precocemente e più intensamente di<br />

quanto non si verifichi nella media della popolazione. L’iperglicemia aumenta la<br />

glicazione delle LDL che si legano al recettore scavenger portando<br />

all’accelerazione della formazione delle placche ateriosclerotiche.<br />

2.Microangiopatia<br />

Alterazione dei capillari dovuta a ispessimento della membrana basale,<br />

aumentata permeabilità e diminuita resistenza meccanica delle pareti. La<br />

microangiopatia dipende sia dalla iperglicemia sia da fattori genetici<br />

predisponesti. Parenti di primo grado normoglicemici di pazienti diabetici<br />

mostrano frequentemente un ispessimento della membrana basale; genitori di<br />

bambini affetti da diabete di tipo I presentano lo stesso ispessimento della<br />

membrana basale associato con l’espressione dell’aplotipo HLA-DR4.<br />

Questo produce le più importanti conseguenze a carico di:<br />

Rene glomerulopatia diabetica.<br />

Retina retinopatia diabetica. Si verifica nell’85% dei pazienti causando<br />

difetti parziali della visione e porta a cecità in una percentuale significativa<br />

dei casi. È una delle più comuni cause di cecità nei paesi sviluppati in<br />

soggetti tra 45 e 65 anni di età. Si manifesta con due varianti: nella forma<br />

semplice, in cui l’alterazione della permeabilità dei capillari, con formazione<br />

di essudati “duri”, precede le lesioni anatomiche che causano emorragie<br />

retiniche e microinfarti; oppure nella forma proliferativi, in cui si ha<br />

neoformazione di vasi che si rompono dando origine a cicatrici, con<br />

possibili complicazioni quali emorragie vitreali e distacco della retina.<br />

3.Neuropatia<br />

Le cause di questa complicazione non sono ancora conosciute. La neuropatia può<br />

interessare il sistema nervoso periferico con distribuzione radicolare, a un solo<br />

nervo, o più spesso a molti nervi. I disturbi sono più spesso sensitivi e si<br />

manifestano clinicamente con alterazioni della sensibilità soggettiva (parestesie,<br />

crampi notturni) e oggettiva (disordini della postura e dell’andatura).<br />

Colpisce però anche il sistema nervoso vegetativo e interessa principalmente:<br />

-il sistema cardiovascolare (tachicardia, ipotensione ortostatica);<br />

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-il gastrointestinale;<br />

-il genito-urinario (eiaculazione retrograda, impotenza, vescica neurologica).<br />

Un'altra conseguenza del diabete mellito è l’ulcera diabetica. Si sviluppano con<br />

più facilità agli arti inferiori e cicatrizzano con difficoltà. Il problema deriva dalla<br />

coesistenza della macroangiopatia e della neuropatia. L’ulcera è provocata da<br />

ischemia tissutale favorita dalla macroangiopatia e da traumatismo ( spesso<br />

provocato dallo sfregamento di una scarpa non adatta) che non viene percepito a<br />

causa della neuropatia sensoriale. Se l’ulcera si infetta la cicatrizzazione sarà<br />

molto più difficile e il periodo di tempo che impiega molto più lungo.<br />

Sindrome metabolica<br />

Rappresenta l’associazione di diversi fattori di rischio cardiovascolare.<br />

Non esiste attualmente un criterio diagnostico universalmente accettato; si stima<br />

che negli USA circa 50 milioni di persone siano affette da questa sindrome.<br />

Secondo i criteri della American Heart Association si diagnostica la sindrome<br />

metabolica in presenza di 3 o più dei seguenti fattori:<br />

- aumento del giro vita a più di 102 cm negli uomini e 88 cm nelle donne.<br />

- trigliceridi superiori o uguali a 150 mg/dl.<br />

- colesterolo ridotto a meno di 40 mg/dl per gli uomini e 50 mg/dl per le donne.<br />

- pressione arteriosa oltre o uguale a 130/85 mmHg.<br />

- glicemia a digiuno superiore o uguale a 100 mg/dl.<br />

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