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Streghe e cospiratori Storia a ritroso di una teoria del ... - Paolo Galloni

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<strong>Paolo</strong> <strong>Galloni</strong><br />

<strong>Streghe</strong><br />

e <strong>cospiratori</strong><br />

<strong>Storia</strong> a <strong>ritroso</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto


La narrazione storica è un modo <strong>di</strong> spiegare e <strong>di</strong> mettere in relazione fatti e<br />

dati culturali accompagnando i lettori verso il passato. Per rendere ancora<br />

più esplicito ed evidente questo percorso l’autore ha scelto <strong>di</strong> organizzare a<br />

<strong>ritroso</strong> il materiale raccolto. Lo scopo è <strong>di</strong> esplorare – e <strong>di</strong> rappresentare attraverso<br />

il racconto a <strong>ritroso</strong> – l’ipotesi che il processo chiusosi nel 2007 a<br />

Tripoli contro le infermiere bulgare accusate <strong>di</strong> aver <strong>del</strong>iberatamente contagiato<br />

dei bambini con il virus <strong>del</strong>l’AIDS, i processi staliniani, le vicende<br />

giu<strong>di</strong>ziarie <strong>del</strong>la «caccia alle streghe» <strong>di</strong> epoca moderna e aspetti <strong>di</strong> altre<br />

persecuzioni più antiche, siano uniti non solo da somiglianze morfologiche,<br />

ma da un filo sottile storicamente ricostruibile, costituito da anelli <strong>di</strong><br />

congiunzione per i quali è possibile risalire controcorrente il fiume <strong>del</strong>la<br />

storia almeno fino al caso dei Baccanali nella Roma <strong>del</strong> 186 a.C.<br />

<strong>Paolo</strong> <strong>Galloni</strong> è nato nel 1964 a Langhirano (PR) e si è laureato in <strong>Storia</strong><br />

all’università <strong>di</strong> Bologna nel 1988. In ambito saggistico ha pubblicato Il<br />

cervo e il lupo. Caccia e cultura nobiliare nel me<strong>di</strong>oevo (Roma-Bari, Laterza,<br />

1993), Il sacro artefice. Mitologie degli artigiani me<strong>di</strong>evali (Roma-<br />

Bari, Laterza, 1998), <strong>Storia</strong> e cultura <strong>del</strong>la caccia (Roma-Bari, Laterza,<br />

2000), Parole, cose, guarigioni. Cura <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong>l’anima tra mitologia<br />

ed esperienza (Milano, Lampi <strong>di</strong> stampa, 2005), Le ombre <strong>del</strong>la Preistoria.<br />

Metamorfosi storiche dei signori degli animali (Alessandria, E<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>del</strong>l’Orso, 2007). Ha inoltre pubblicato la raccolta <strong>di</strong> prose brevi Le affinità<br />

casuali (Rimini, Fara, 2004) e i romanzi Donal d’Irlanda (Rimini, Fara,<br />

2000, Romanzo), Il cuore <strong>del</strong>la colomba (Rimini, Fara, 2002), Nostra Signora<br />

Cru<strong>del</strong>e (Milano, Lampi <strong>di</strong> Stampa, 2003) e Il segreto <strong>del</strong> poeta<br />

(Rimini, Fara, 2008, con lo pseudonimo <strong>di</strong> P.G. Kien).


<strong>Paolo</strong> <strong>Galloni</strong><br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

<strong>Storia</strong> a <strong>ritroso</strong> <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto<br />

Cenacolo Me<strong>di</strong>evale / Me<strong>di</strong>eval Worskshop


Cenacolo Me<strong>di</strong>evale / Me<strong>di</strong>eval Workshop<br />

Prima e<strong>di</strong>zione ebook: 2010<br />

© <strong>Paolo</strong> <strong>Galloni</strong> 2010<br />

http://www.paologalloni.it/cenacolo-me<strong>di</strong>evale.htm<br />

http://www.paologalloni.it/workshop-libreria.htm<br />

lettera@paologalloni.it<br />

Questo testo è <strong>di</strong>vulgato in quanto parte <strong>del</strong> progetto<br />

Cenacolo Me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Torrechiara.<br />

La sua riproduzione è libera, purché se ne citi la fonte.


In d I c e<br />

Premessa 7<br />

À rebours 9<br />

Parte I. Complotti e congiure nel XX secolo 17<br />

Cerniera. I secoli XVIII e XIX 51<br />

Parte II. Eretici, streghe e vampiri 61<br />

Conclusione. L’affare dei Baccanali 119<br />

(Ri)Epilogo 123<br />

Bibliografia 127


Pr e m e s s a<br />

La scrittura <strong>di</strong> questo testo è cominciata e proseguita in parallelo con<br />

quella <strong>di</strong> alcuni interventi, presentati in <strong>di</strong>verse se<strong>di</strong>, che propongono <strong>una</strong><br />

più stretta collaborazione tra ricerca storica e scienze cognitive. Tale incrocio<br />

<strong>di</strong> riflessioni mi ha convinto, tra le altre cose, che noi storici dobbiamo<br />

essere maggiormente consapevoli <strong>del</strong>le implicazioni cognitive <strong>del</strong>le proprie<br />

scelte stilistiche – per noi e per il lettore –, e che non dobbiamo negarci<br />

a priori l’opportunità <strong>di</strong> sperimentare forme narrative <strong>di</strong>verse e non convenzionali.<br />

Nel caso <strong>del</strong> libro che avete appena iniziato a leggere la forma<br />

scelta è quella <strong>del</strong>la narrazione a <strong>ritroso</strong>: il resoconto inizierà dalla tappa<br />

più recente, un lungo processo penale chiusosi a Tripoli nel 2007, e terminerà<br />

nel 186 a.C, là dove, <strong>di</strong> fatto, ha cronologicamente inizio il percorso<br />

che ho <strong>del</strong>ineato nella mia ricostruzione.<br />

Riassumendo brevemente, lo scopo che mi sono prefisso è <strong>di</strong> esplorare<br />

– e <strong>di</strong> rappresentare spero efficacemente attraverso il racconto a <strong>ritroso</strong> –<br />

l’ipotesi che il processo <strong>di</strong> Tripoli, i processi staliniani, le vicende giu<strong>di</strong>ziarie<br />

<strong>del</strong>la «caccia alle streghe» <strong>di</strong> epoca moderna e aspetti <strong>di</strong> altre persecuzioni<br />

più antiche, siano uniti non solo da somiglianze morfologiche, ma da<br />

un filo sottile storicamente ricostruibile, costituito da anelli <strong>di</strong> congiunzione<br />

per i quali è forse possibile risalire controcorrente il fiume <strong>del</strong>la storia<br />

almeno fino all’antichità romana.<br />

Come anticipavo, la scelta <strong>di</strong> organizzare a <strong>ritroso</strong> la cronologia<br />

<strong>del</strong> saggio, che potrebbe apparire azzardata o imprudente, o magari<br />

semplicemente bizzarra, rappresenta il frutto <strong>di</strong> <strong>una</strong> lunga riflessione. Il fatto<br />

è che <strong>una</strong> comparazione tra i processi staliniani, i processi per stregoneria<br />

e altre situazioni morfologicamente affini rischia <strong>di</strong> essere insieme banale<br />

e incauta. La possibilità <strong>di</strong> un accostamento sul piano formale si propone


8<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

infatti con <strong>una</strong> certa nitidezza, il che costituisce <strong>di</strong> per sé un richiamo, un<br />

invito quasi irresistibile a pensare insieme i due momenti; parallelamente,<br />

qualora si muova un passo oltre e si cerchi <strong>di</strong> rendere conto <strong>del</strong>la<br />

sorprendente continuità <strong>del</strong>lo schema persecutorio associato all’ossessione<br />

<strong>del</strong> complotto, ci si viene a trovare in un terreno ben più insicuro. Ecco<br />

allora che il percorso a <strong>ritroso</strong>, dal 2007 all’età antica, <strong>di</strong>venta <strong>una</strong> soluzione<br />

praticabile, mi auguro anzi efficace, in grado <strong>di</strong> rendere meglio visibile al<br />

lettore, soprattutto a quello non specializzato, l’esistenza non solo <strong>del</strong>le<br />

somiglianze formali, in qualche modo autoevidenti, ma anche <strong>di</strong> forme <strong>di</strong><br />

continuità culturale e testuale.<br />

La narrazione storica a <strong>ritroso</strong> è in fondo solo un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> spiegare<br />

e <strong>di</strong> mettere in relazione dei fatti o dei dati culturali accompagnando<br />

i lettori verso il passato. Si tratterà pertanto <strong>di</strong> organizzare l’esposizione<br />

come <strong>una</strong> sequenza <strong>di</strong> casi in flash-back fino a un punto d’arrivo che cronologicamente<br />

è invece un ipotetico punto <strong>di</strong> partenza, insieme pertinente e<br />

in qualche misura arbitrario. Su alcuni momenti <strong>di</strong> questo percorso mi soffermerò<br />

con maggiore dettaglio, altri saranno trattati con taglio più riassuntivo,<br />

ma non per questo vanno considerati trascurabili o secondari quanto a<br />

rilevanza. Le tappe principali <strong>del</strong> viaggio sono senza dubbio i processi che<br />

semplificando definirò «staliniani» e «inquisitoriali».<br />

Non aggiungo altro, per ora, i chiarimenti, se ce ne fosse bisogno arriveranno<br />

nel corso <strong>del</strong>la lettura, che mi auguro risulti piacevole e, perché<br />

no, coinvolgente.


À r e b o u r s<br />

Per entrare subito nel vivo: Tripoli, inizio secolo XXI<br />

Il 25 luglio 2007, a Tripoli, è stata concessa la grazia a cinque infermiere<br />

bulgare e a un me<strong>di</strong>co palestinese che erano stati condannati a morte<br />

in via definitiva dopo essere stati riconosciuti colpevoli <strong>di</strong> aver inoculato<br />

il virus <strong>del</strong>l’AIDS a centinaia <strong>di</strong> bambini libici. Si è così posta fine a <strong>una</strong><br />

fosca vicenda giu<strong>di</strong>ziaria iniziata sette anni prima e che vale la pena riassumere<br />

nelle sue linee generali.<br />

Kristiana Vulcheva, Nasya Nenova, Valentina Siropulo, Valya Chervenyashka,<br />

Snezhana Dimitrova e Ashraf al-Haiui erano in carcere dal ‘99<br />

con l’accusa <strong>di</strong> aver volontariamente contagiato con il virus <strong>del</strong>l’Aids ben<br />

426 bambini <strong>del</strong>l’ospedale <strong>di</strong> Bengasi, 52 dei quali sono morti. La stampa<br />

libica era stata fin dall’inizio <strong>una</strong>nime nel sollecitare la condanna a morte<br />

per gli imputati – condanna effettivamente emessa il 19 <strong>di</strong>cembre 2006 dal<br />

Trib<strong>una</strong>le <strong>del</strong> popolo libico dopo che un primo processo, anch’esso conclusosi<br />

con <strong>una</strong> condanna alla pena capitale, era stato annullato alla fine <strong>del</strong><br />

2005. Alla lettura <strong>del</strong> verdetto gli accusati sono scoppiati in lacrime, poi<br />

sono stati condotti all’esterno <strong>del</strong> trib<strong>una</strong>le, dove le famiglie dei bambini,<br />

morti o malati, hanno festeggiato la sentenza con danze e canti.<br />

Da ogni parte <strong>del</strong> mondo erano invece arrivate a Tripoli pressioni<br />

per <strong>una</strong> sentenza più mite, mentre la comunità scientifica si era mostrata<br />

compatta nel sostenere l’innocenza degli imputati e l’infondatezza <strong>del</strong>le<br />

accuse. Tra le prese <strong>di</strong> posizione spicca quella <strong>del</strong> Parlamento Europeo<br />

<strong>di</strong> Strasburgo espressa in <strong>una</strong> risoluzione <strong>del</strong> 18 gennaio 2007 che bolla<br />

severamente l’inconsistenza <strong>del</strong>l’accusa, «l’uso <strong>del</strong>la tortura nei confronti


10<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

degli imputati in carcere, al fine <strong>di</strong> estorcere false confessioni» e «altre<br />

flagranti violazioni dei <strong>di</strong>ritti degli imputati».<br />

L’avvocato <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fesa aveva in effetti prodotto soli<strong>di</strong> documenti che<br />

provavano che nel 1997, vale a <strong>di</strong>re prima <strong>del</strong>l’arrivo <strong>del</strong>le infermiere in<br />

Libia, a Bengasi si erano già verificati 207 casi <strong>di</strong> contaminazione da virus<br />

<strong>del</strong>l’Aids, vicenda che fu messa a tacere. Le affermazioni degli imputati <strong>di</strong><br />

aver confessato colpe mai commesse solo perché sottoposti a tortura sono<br />

cadute nel nulla, soprattutto dopo che i poliziotti da loro in<strong>di</strong>cati come torturatori<br />

sono stati assolti dalla giustizia libica.<br />

Ancora più sconcertante risulta il presunto contesto in cui sarebbe<br />

maturato il crimine. Un rappresentante <strong>del</strong> Comitato dei parenti <strong>del</strong>le vittime<br />

ha esplicitamente sostenuto la tesi <strong>di</strong> un complotto internazionale che<br />

associa ebrei e industrie farmaceutiche. «I nostri sospetti ricadono sul Mossad<br />

israeliano o su <strong>di</strong>tte farmaceutiche internazionali interessate a vendere<br />

i propri me<strong>di</strong>cinali». 1<br />

Se la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong>la grande cospirazione ha risucchiato il caso <strong>del</strong>le infermiere<br />

bulgare è perché, a Tripoli come al Cairo o a Damasco, il terreno<br />

era stato reso fertile da <strong>una</strong> propaganda condotta in modo meticoloso. Lo<br />

stesso colonnello Gheddafi se ne è fatto portavoce <strong>di</strong>chiarando alla televisione<br />

nazionale: «Loro [le infermiere] hanno confessato: è venuto un tipo<br />

chiamato John o qualcosa <strong>di</strong> simile. Ci ha detto <strong>di</strong> iniettare <strong>una</strong> sostanza ai<br />

bambini, ci ha pagato e se ne è andato. Quale intelligence lo ha mandato<br />

non lo sappiamo». 2 Sembrano invece saperlo benissimo nelle strade <strong>del</strong>le<br />

città arabe, e non da oggi: gli untori <strong>del</strong>l’AIDS sono gli israeliani. Il complotto<br />

ebraico agirebbe anche in altri ambiti. Perfino quoti<strong>di</strong>ani apparentemente<br />

autorevoli hanno <strong>di</strong>vulgato <strong>una</strong> <strong>di</strong>ceria secondo la quale gli ebrei<br />

<strong>di</strong>stribuiscono alle ragazze palestinesi gomme da masticare imbevute <strong>di</strong><br />

afro<strong>di</strong>siaco al fine <strong>di</strong> corrompere la società e incoraggiare il <strong>di</strong>lagare <strong>del</strong>la<br />

promiscuità. È almeno dal 1994 che i bagnini e il personale degli alberghi<br />

<strong>di</strong> Sharm El Sheik ripetono la favola agli ospiti stranieri. Durante l’intifada<br />

nei villaggi palestinesi hanno ripreso a circolare storie che si credevano <strong>di</strong>menticate<br />

da secoli, storie <strong>di</strong> avvelenamenti, pozioni, malanni oscuri e cibo<br />

contaminato. Ancora, il quoti<strong>di</strong>ano ufficiale siriano Al Thawra ha pubblicato<br />

la notizia che i virus <strong>del</strong>l’AIDS e <strong>del</strong>l’influenza aviaria sono sono stati<br />

sintetizzati in misteriosi laboratori israeliani con la complicità <strong>del</strong>la CIA.<br />

1. Corriere <strong>del</strong>la Sera <strong>del</strong> 19 <strong>di</strong>cembre 2006.<br />

2. Corriere <strong>del</strong>la Sera <strong>del</strong> 20 <strong>di</strong>cembre 2006


L’ossessione <strong>del</strong> complotto<br />

À rebours 11<br />

Alla lettura <strong>di</strong> queste notizie, insieme allo sdegno per un processo<br />

palesemente manipolato, è <strong>di</strong>fficile non provare un senso <strong>di</strong> fortissimo malessere.<br />

Il complotto degli ebrei che <strong>di</strong>ffondono l’epidemia è un motivo<br />

ormai tristemente famigliare, che il lettore incontrerà spesso nelle prossime<br />

pagine. Dopo averlo ricevuto dall’Europa, il mondo islamico lo ha<br />

rilanciato con estrema forza ed efficacia proprio quando esso pareva essere<br />

entrato in <strong>una</strong> crisi definitiva nelle regioni che ne avevano visto l’origine<br />

e il <strong>di</strong>vampare. Nel febbraio 2007 il me<strong>di</strong>co pakistano Abdul Ghani Khan<br />

è stato assassinato a causa <strong>del</strong> suo impegno nella lotta alla poliomielite; la<br />

sua colpa era quella <strong>di</strong> incoraggiare la vaccinazione antipolio che, secondo<br />

alcuni gruppi integralisti, nasconde un complotto sionista e cristiano volto<br />

a <strong>di</strong>ffondere la sterilità.<br />

L’estorsione per mezzo <strong>del</strong>la tortura <strong>di</strong> confessioni ben poco verosimili<br />

vanta ormai <strong>una</strong> storia lunga e variegata; il ricorso alle privazioni,<br />

alle pressioni psicologiche e alla violenza fisica come strumento <strong>di</strong> persuasione,<br />

come è <strong>del</strong> resto ben noto, ha conosciuto picchi significativi in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> iniziative repressive mosse proprio da quella che potremmo<br />

definire «ossessione <strong>del</strong> complotto». I fatti libici hanno reso visibile la<br />

tragica attualità <strong>di</strong> questa ossessione e <strong>del</strong>le sue conseguenze, e, insieme,<br />

l’utilità e l’interesse <strong>di</strong> analizzarla e ricostruirne le tappe salienti.<br />

Uno sguardo superficiale è sufficiente a suggerire un nesso almeno<br />

formale tra il processo libico e due celebri tipologie <strong>di</strong> processi <strong>del</strong> passato:<br />

quelli condotti in epoca staliniana contro presunti <strong>cospiratori</strong> e quelli messi<br />

in pie<strong>di</strong> nell’Europa moderna allo scopo <strong>di</strong> estirpare la stregoneria, e con<br />

essa sconfiggere il complotto <strong>di</strong>abolico <strong>di</strong> cui streghe e stregoni erano<br />

ritenuti emissari e affiliati. Tale ipotesi <strong>di</strong> comparazione ci pone <strong>di</strong> fronte<br />

a un problema storiografico intrigante e, a mio avviso, <strong>di</strong> non secondaria<br />

importanza. I fatti <strong>di</strong> Bengasi, infatti, non si limitano a palesare al cospetto<br />

<strong>del</strong>l’opinione pubblica internazionale <strong>una</strong> <strong>di</strong>fficoltà che incontra gran parte<br />

<strong>del</strong>la cultura arabo-islamica nel padroneggiare la complessità <strong>del</strong> presente;<br />

essi consentono anche <strong>di</strong> osservare <strong>una</strong> singolare, e peculiare, caratteristica<br />

<strong>del</strong>le risposte che vengono elaborate come reazione alla suddetta <strong>di</strong>fficoltà:<br />

la forma assunta da tali reazioni – è appunto il caso <strong>del</strong>la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto<br />

ebraico – è infatti <strong>di</strong> origine europea. Come il lettore paziente avrà modo<br />

<strong>di</strong> verificare, il processo alle infermiere bulgare e al me<strong>di</strong>co palestinese


12<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

rielabora uno schema processuale che appartiene alla tra<strong>di</strong>zione politica e<br />

giuri<strong>di</strong>ca europea – quello che potremmo definire il suo lato oscuro.<br />

Tanto la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto ebraico e cristiano, per <strong>una</strong> volta campi<br />

alleati, quanto la forma giuri<strong>di</strong>ca assunta dalla persecuzione attivata contro<br />

il suo presunto smascheramento sono schegge culturali giunte dalla sponda<br />

opposta <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>terraneo, un «contagio» europeo che si è ambientato in<br />

un nuovo terreno <strong>di</strong> coltura e si è trasformato nella paradossale arma che<br />

dovrebbe servire a respingere proprio un contagio europeo – sia culturale<br />

che virale, è il caso <strong>di</strong> sottolinearlo. Come vedremo, molti degli argomenti<br />

messi in campo dagli accusatori nel processo libico non fanno che ripetere<br />

un mo<strong>del</strong>lo che ha conosciuto numerose e tragiche riapparizioni e variazioni<br />

nel corso <strong>del</strong>la storia europea. Abbozzando un sommario schema riassuntivo,<br />

nel trib<strong>una</strong>le libico ve<strong>di</strong>amo all’opera gli elementi che caratterizzarono,<br />

ad esempio, i processi staliniani e quelli per stregoneria: 1) l’idea<br />

<strong>di</strong> «patto con il nemico» come motore <strong>del</strong>l’indagine o <strong>del</strong>l’interpretazione<br />

dei fatti; 2) la fabbricazione <strong>del</strong>la prova per mezzo <strong>di</strong> privazioni e torture;<br />

3) il ruolo decisivo, se non unico, <strong>del</strong>la confessione degli imputati nella<br />

conferma <strong>del</strong>l’impianto accusatorio altrimenti privo <strong>di</strong> riscontri probatori<br />

concreti e coerenti.<br />

Tra Stalin e gli inquisitori<br />

In un breve saggio <strong>del</strong> 1983 l’antropologo francese Emmanuel Terray<br />

in<strong>di</strong>vidua alcuni aspetti chiave che accom<strong>una</strong>no i processi per stregoneria<br />

ed eresia <strong>di</strong> epoca moderna ai processi staliniani. In entrambi i casi il Male<br />

era interpretato come il risultato <strong>di</strong> un tra<strong>di</strong>mento/caduta mentre la sua<br />

repressione svolgeva la funzione <strong>di</strong> legittimare la capacità <strong>del</strong>l’autorità <strong>di</strong><br />

restaurare l’or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> opporsi al nemico. In tal senso era strategico che<br />

alle sentenze e alle sue motivazioni venisse data la massima pubblicità.<br />

L’inquisitore Nicolau Eymeric nel suo Manuale degli Inquisitori affermò<br />

con cinica chiarezza che «la finalità primaria <strong>del</strong> processo e <strong>del</strong>la condanna<br />

a morte non è salvare l’anima <strong>del</strong> colpevole, ma procurare il bene pubblico<br />

e terrorizzare il popolo» 3 . Una finalità pedagogica <strong>del</strong>la medesima natura<br />

3. Citato in Emmanuel Terray, Stalin e le streghe, «Prometeo», Anno 1, 2, 1983, pp.<br />

2-19, p. 15.


À rebours 13<br />

è evidente anche nei processi staliniani. I citta<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>le nazioni socialiste<br />

dovevano convincersi che il mondo era <strong>di</strong>viso in due campi, quello socialista<br />

e quello capitalista, che si identificano rispettivamente con il Bene e con<br />

il Male – e che solo nel partito comunista, come in passato nella Chiesa,<br />

risiedeva la salvezza.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>le tensioni psicologiche in atto nei processi, la<br />

comparazione con i processi staliniani, vicini a noi nel tempo, può risultare<br />

utile per indagare più concretamente i meccanismi psicologici all’opera<br />

negli interrogatori <strong>del</strong>le presunte streghe. Perfino il bestiario metaforico<br />

utilizzato dagli inquirenti sembra mutuato da quello degli inquisitori e dei<br />

giu<strong>di</strong>ci laici <strong>di</strong> epoca moderna: per il grande inquisitore sovietico Višinskij<br />

gli imputati erano rettili, topi, rospi, cani rabbiosi. Non troppo <strong>di</strong>ssimile era<br />

l’arsenale retorico utilizzato secoli prima nei confronti degli eretici.<br />

Ancora più importanti e significative sono le somiglianze, la quasi<br />

sovrapponibilità, <strong>del</strong>le sequenze morfologiche e ideologiche dei processi<br />

alle streghe e ai tra<strong>di</strong>tori <strong>del</strong> popolo. «Spesso era nel corso <strong>del</strong> primo interrogatorio,<br />

quando l’accusato riassumeva la propria autobiografia politica,<br />

che gli inquirenti decidevano <strong>di</strong> quale legame accusarlo». 4 Questa considerazione<br />

<strong>di</strong> Marcello Flores riferita al Terrore staliniano è in effetti applicabile<br />

anche ai processi per stregoneria. Allo stesso modo, ritroviamo nel<br />

corso <strong>di</strong> interrogatori <strong>di</strong> innocenti <strong>di</strong>visi da centinaia <strong>di</strong> anni <strong>una</strong> sequenza<br />

parallela e sinistra: iniziale affermazione <strong>di</strong> innocenza, invito reiterato alla<br />

confessione e alla denuncia dei complici, ricorso a privazioni, torture fisiche<br />

e psichiche, confessione e denuncia dei complici, <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

pentimento e sottoscrizione finale <strong>del</strong>la giustezza <strong>del</strong>le accuse da parte degli<br />

imputati.<br />

Sia pure a livello puramente introduttivo, non si può evitare <strong>di</strong> porre<br />

l’accento su alcune coincidenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne ideologico. Il paragone tra il<br />

Partito Comunista sovietico – e i partiti satelliti – e le Chiesa è perfino<br />

abusato: a ogni buon conto, oltre alla <strong>di</strong>sciplina dei membri <strong>del</strong>la gerarchia,<br />

a imparentare ideologicamente le istituzioni ecclesiastiche cattoliche<br />

e protestanti <strong>di</strong> epoca moderna con quelle rivoluzionarie <strong>del</strong> secolo XX è<br />

la volontà programmatica <strong>di</strong> imporre <strong>una</strong> visione unificante alla società<br />

sottoposta al loro controllo.<br />

Gli anni <strong>del</strong>lo stalinismo realizzarono un progetto che, in conformità<br />

4. Marcello Flores, L’età <strong>del</strong> sospetto. I processi politici <strong>del</strong>la guerra fredda, Bologna,<br />

Il Mulino, 1995, p. 90.


14<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

alla visione <strong>del</strong> leader ispiratore, implicava il «venir meno <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zionale<br />

<strong>di</strong>stinzione tra Stato e società civile» grazie a un «potere politico<br />

onnipresente completamente assimilato alla società». 5 Il partito doveva essere<br />

l’espressione unica e suprema <strong>del</strong>la società e tramutarsi da movimento<br />

politico a pilastro portante <strong>del</strong>lo Stato. «Lo Stato onnicomprensivo doveva<br />

avere anche <strong>una</strong> propria ideologia ufficiale, stabilita secondo i canoni <strong>di</strong><br />

<strong>una</strong> dottrina che non consentiva eresie o deviazioni». 6<br />

In questa prospettiva acquista un particolare significato la centralità<br />

<strong>del</strong>la denuncia dei sospetti <strong>di</strong> eresia (poco importa se religiosa o politica)<br />

da parte dei buoni citta<strong>di</strong>ni; la denuncia era l’azione che garantiva il successo<br />

<strong>del</strong> progetto <strong>di</strong> onnipresenza <strong>del</strong>la Chiesa o <strong>del</strong>lo Stato. In tal senso,<br />

i processi inquisitoriali rappresentano <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> precoce esperimento, un<br />

momento <strong>di</strong> affilamento <strong>del</strong>le armi da parte <strong>di</strong> un pensiero totalitario non<br />

ancora elaborato – si tenga a mente che il concetto <strong>di</strong> governo totalitario<br />

apparve per la prima volta in Italia negli anni Venti <strong>del</strong> Novecento e il fascismo<br />

fu il primo movimento a riconoscervisi –, <strong>una</strong> prova generale ancora<br />

incompiuta ma che a suo modo si configura come un momento fondativo<br />

<strong>del</strong>la modernità.<br />

La nozione <strong>di</strong> patto con il Nemico, accordo ritenuto irreversibile, è<br />

concettualmente accostabile al concetto cristiano <strong>di</strong> caduta. Per il presunto<br />

colpevole <strong>di</strong> aver sottoscritto il patto scellerato non c’è più scampo perché<br />

la via che si presume abbia intrapreso non contempla la possibilità<br />

<strong>del</strong> ritorno o <strong>del</strong> recupero. Si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> colpa definitiva. L’idea <strong>di</strong> patto<br />

con l’Avversario è <strong>una</strong> leva ideologica e giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> tremenda efficacia;<br />

essa consente agli accusatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>storcere e stravolgere a piacimento la<br />

concezione <strong>del</strong>le azioni e <strong>del</strong>la biografia che gli imputati hanno maturato<br />

nella propria coscienza. Agli occhi <strong>del</strong>l’opinione pubblica arabo-islamica<br />

il me<strong>di</strong>co palestinese che si sarebbe venduto a Isreaele e alla CIA è in tutti<br />

i sensi possibili (con)dannato, esattamente come lo era il funzionario <strong>del</strong><br />

partito comunista che confessava <strong>di</strong> aver complottato per minare il socialismo<br />

e favorire il capitalismo e come lo erano quei cristiani che ammettevano<br />

<strong>di</strong> aver rinnegato la fede ed essersi dati anima e corpo al demonio.<br />

L’interpretazione pubblica, anche se non da parte <strong>di</strong> tutto il pubblico,<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> fase storica in termini <strong>di</strong> contrapposizione contribuisce grandemente<br />

5. Simona Forti, Totalitarismo, in Enciclope<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le Scienze Sociali, VIII, Roma,<br />

Istituto <strong>del</strong>l’Encliclope<strong>di</strong>a Italiana, 1998, pp. 636-649, p. 644.<br />

6. Ibidem.


À rebours 15<br />

a far sì che <strong>una</strong> o entrambe le parti i causa sviluppino sindromi persecutorie<br />

e percepiscano la propria vita e la propria cultura come minacciate da un<br />

attacco esterno, palese o subdolo che sia. Lo si verificherà subito rievocando<br />

<strong>una</strong> serie <strong>di</strong> processi celebrati nei primi anni <strong>del</strong>la Guerra Fredda e che a<br />

mio avviso costituiscono un <strong>di</strong>retto antecedente <strong>del</strong>le condanne a morte <strong>del</strong><br />

2006 a Tripoli – non perché a quelli i giu<strong>di</strong>ci libici si debbano essere <strong>di</strong>rettamente<br />

ispirati, ma nel senso che essi rappresentano un antecedente nella<br />

catena <strong>di</strong> elaborazione e trasmissione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> procedura giu<strong>di</strong>ziaria<br />

che a Tripoli riappare nuovamente operativo.


Pa rt e I.<br />

co m P l o t t I e c o n g I u r e n e l XX s e c o l o<br />

L’ossessione <strong>del</strong> complotto negli USA<br />

Il clima politico internazionale <strong>del</strong>l’imme<strong>di</strong>ato secondo dopoguerra,<br />

che favoriva l’identificazione <strong>del</strong> Nemico con l’altra parte <strong>del</strong> blocco militare,<br />

politico e ideologico, fece sentire i suoi effetti anche oltreoceano. In<br />

entrambi i blocchi era <strong>di</strong>ffusa la percezione <strong>di</strong> <strong>una</strong> minaccia che incombeva.<br />

Da ambo le parti, e a livelli <strong>di</strong>versi, vi erano persone che avevano interesse<br />

a manipolare la situazione o che parallelamente la subivano in termini <strong>di</strong><br />

ossessione paranoica. Il contesto internazionale era obiettivamente carico<br />

<strong>di</strong> tensione e l’opinione pubblica statunitense era eccitabile e vulnerabile.<br />

Tra coloro che con maggiore energia cercarono <strong>di</strong> trarre profitto dalla situazione<br />

ci fu il senatore <strong>del</strong> Wisconsin Joseph MacCarthy. C’erano già stati<br />

in USA alcuni processi inseribili a pieno titolo nel quadro <strong>del</strong>l’ossessione<br />

per il complotto comunista, tuttavia la sua <strong>di</strong>rompente entrata in scena determinò<br />

un cambio <strong>di</strong> marcia.<br />

Seppure a un grado <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> intensità, alcune caratteristiche accom<strong>una</strong>no<br />

nella forma i fatti est-europei e il maccartismo statunitense: l’accusa<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento e spionaggio nella convinzione <strong>del</strong>l’esistenza <strong>di</strong> un complotto;<br />

la centralità <strong>del</strong>le confessioni per avviare la macchina processuale;<br />

l’esistenza <strong>di</strong> legami <strong>di</strong> conoscenza tra alcuni degli imputati da <strong>una</strong> parte<br />

e dall’altra <strong>del</strong>l’Atlantico. Nei fatti, il complotto che l’FBI andava <strong>di</strong>speratamente<br />

cercando non esisteva. Vi era certamente <strong>una</strong> rete <strong>di</strong> spie sovietiche,<br />

probabilmente nemmeno troppo estesa, ma nulla più. Fu proprio<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> scoprire l’inesistente complotto ad accentuare il clima <strong>di</strong><br />

paura e incertezza.


18<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

La stella <strong>di</strong> MacCarthy iniziò a brillare nel 1950. L’atomica sovietica<br />

e la vittoria <strong>di</strong> Mao avevano certamente generato apprensione nel paese<br />

e rafforzato la dottrina <strong>del</strong> contenimento <strong>del</strong>l’avanzata comunista, che<br />

avrebbe visto <strong>di</strong> lì a poco la sua prima applicazione in Corea. Il senatore<br />

<strong>del</strong> Wisconsin, dunque, non inventò il complotto comunista: c’erano<br />

già stati processi, alcuni dei quali almeno in parte fondati su reali casi<br />

<strong>di</strong> spionaggio, convocazioni, interrogatori con redazione <strong>di</strong> autentiche<br />

liste <strong>di</strong> proscrizione dal carattere decisamente persecutorio nei confronti<br />

<strong>di</strong> semplici simpatizzanti <strong>di</strong> idee <strong>di</strong> sinistra. MacCarthy, tuttavia, sfruttò<br />

meglio <strong>di</strong> tutti la <strong>di</strong>sponibilità <strong>del</strong>l’opinione pubblica all’esasperazione e<br />

alla semplificazione. Le sue accuse facevano volentieri a meno <strong>del</strong>le prove<br />

ed erano spesso un misto <strong>di</strong> insinuazioni e retorica. Il suo stile arrogante e<br />

insolente, i suoi attacchi violenti contro chi permetteva che «i comunisti e<br />

le checche» corrompessero la nazione facevano presa sull’elettorato.<br />

Il pugno <strong>di</strong> MacCarthy si accanì con particolare asprezza e determinazione<br />

sull’industria cinematografica. A suo parere Hollywood era un<br />

covo <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tori rossi. Era noto che tra gli iscritti al sindacato degli sceneggiatori<br />

(Screen Writers Guild) erano molti a essere stati iscritti al partito<br />

comunista o ad aver manifestato simpatie per l’URSS negli anni Trenta e<br />

Quaranta – si tendeva però a <strong>di</strong>menticare che durante la guerra al nazifascismo<br />

USA e URSS erano state nazioni alleate. In generale, un numero<br />

considerevole <strong>di</strong> registi, scrittori e attori erano liberals <strong>di</strong> orientamento<br />

democratico. Inizialmente l’industria cinematografica tentò <strong>di</strong> opporsi a iniziative<br />

che, preve<strong>di</strong>bilmente, avrebbe limitato la libertà <strong>di</strong> cui i produttori<br />

avevano sempre beneficiato. Gran parte dei produttori non avevano alc<strong>una</strong><br />

intenzione <strong>di</strong> emarginare registi e sceneggiatori che avevano contribuito al<br />

successo <strong>di</strong> molti film <strong>di</strong> cassetta solo perché le loro convinzioni politiche<br />

risultavano sospette a certi fanatici anticomunisti <strong>di</strong> Washington.<br />

Il cordone sanitario cedette presto. Già nel 1947 un’associazione conservatrice,<br />

la Motion Picture Alliance for the Preservation of American<br />

Ideals, aveva iniziato a produrre <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> denunce contro presunti agenti<br />

comunisti impiantati a Hollywood, accusandoli <strong>di</strong> essere veri e propri<br />

infiltrati in grado, dalla loro posizione privilegiata, <strong>di</strong> contagiare il grande<br />

pubblico che in buona fede frequentava le sale <strong>di</strong> proiezione. Era ormai<br />

chiaro che i produttori avrebbero dovuto prendere posizione apertamente.<br />

Il portavoce <strong>del</strong>l’associazione produttori, Eric Johnson, assicurò che Hollywood<br />

aveva respinto il tentativo <strong>di</strong> infiltrazione comunista.<br />

La mossa non fu purtroppo ritenuta sufficiente. Nel mese <strong>di</strong> maggio


Complotti e congiure nel XX secolo 19<br />

<strong>del</strong> 1947 43 personaggi <strong>di</strong> spicco <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> cinema furono invitati a<br />

comparire davanti al <strong>del</strong>egato dalla Commissione per le Attività Antimericane.<br />

Robert Taylor promise <strong>di</strong> non lavorare più con colleghi sospetti <strong>di</strong><br />

comunismo. Gary Cooper affermò <strong>di</strong> aver già respinto offerte <strong>di</strong> interpretare<br />

film che gli erano parsi simpatizzare per idee comuniste. Robert Montgomery<br />

e il futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan raccontarono<br />

<strong>di</strong> aver messo sull’avviso molti colleghi sulla presenza <strong>di</strong> sovversivi tra le<br />

loro fila. Parallelamente, tuttavia, molti registi e attori affermati aderirono<br />

al Comitato per il Primo Emendamento, fondato da John Houston e William<br />

Wyler a sostegno <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto a non essere perseguiti per le proprie<br />

opinioni e a non denunciare le opinioni dei conoscenti. Tra i nomi illustri<br />

presenti figuravano quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>vi al culmine <strong>del</strong>la popolarità, come Humphrey<br />

Bogart, Gregory Peck, Burt Lancaster, Frank Sinatra, Henry Fonda,<br />

Paulette Goddard, Katherine Hepburn, Ava Gardner, Lauren Bacall, Kirk<br />

Douglas, William Holden, Orson Welles, Groucho Marx e Judy Garland.<br />

Quando gli investigatori cominciarono a interrogare alcuni professionisti<br />

dalla cattiva reputazione, ovvero notoriamente <strong>di</strong> sinistra, il tono<br />

cambiò drasticamente. Lo sceneggiatore John Howard Lawson contestò la<br />

legittimità <strong>di</strong> domande riguardanti le convinzioni politiche dei testimoni e<br />

venne allontanato dal banco dei testimoni. Lawson fu incriminato per oltraggio<br />

al Congresso insieme ad altri nove colleghi, tra i quali Lester Cole e<br />

Dalton Trumbo, i due sceneggiatori più pagati <strong>di</strong> Hollywood – che vennero<br />

subito licenziati dalla MGM. Tutti furono condannati.<br />

Il 29 giugno 1948 il grand jury incriminò i do<strong>di</strong>ci membri <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>del</strong> Partito Comunista Americano. L’accusa <strong>di</strong> propugnare il rovesciamento<br />

<strong>del</strong> governo era stata resa possibile da un’interpretazione particolarmente<br />

severa <strong>del</strong>lo Smith Act, <strong>una</strong> legge <strong>del</strong> 1940 che risentiva <strong>del</strong>l’entrata<br />

in guerra degli USA e «prevedeva l’incriminazione <strong>di</strong> chiunque avesse<br />

incitato o propagandato il rovesciamento violento <strong>del</strong>le istituzioni democratiche<br />

e l’istigazione a <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re alle forze armate». 1<br />

Nel 1951 John Wayne fu eletto presidente <strong>del</strong>la già citata Motion Picture<br />

Alliance for the Preservation of American Ideals, cui aderirono anche<br />

Gary Cooper, Clark Gable e John Ford. L’associazione si accanì contro<br />

i colleghi ritenuti insinceri, ad esempio José Ferrer, Larry Parks e Gene<br />

Kelly, e contro pellicole dal retrogusto, secondo loro, comunista: era il<br />

caso <strong>di</strong> Morte <strong>di</strong> un commesso viaggiatore, tratto dal testo <strong>di</strong> Arthur Miller,<br />

1. Flores, L’età <strong>del</strong> sospetto, pp. 172-173.


20<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

prodotto da Stanley Kramer e interpretato da Frederic March. Molti attori<br />

e registi interrogati opposero iniziali resistenze, ma alla fine cedettero alle<br />

pressioni (nel caso <strong>di</strong> Sterling Hayden provenienti, pare, ad<strong>di</strong>rittura <strong>del</strong><br />

suo psicoanalista). Molti ammisero <strong>di</strong> essere stati fuorviati dalla capacità<br />

persuasiva degli agenti comunisti e fecero quello che ci si aspettava da<br />

loro: chiesero perdono e fecero dei nomi. I registi Elia Kazan, Edward<br />

Dmytryk e Robert Rossen denunciarono rispettivamente 11, 18 e 57 colleghi<br />

sospetti. L’attore Edward G. Robinson, che aveva <strong>di</strong>feso il suo <strong>di</strong>ritto<br />

a mantenere l’amicizia con Dalton Trumbo, non capitolò fino in fondo:<br />

nell’aprile <strong>del</strong> 1952 ammise <strong>di</strong> essere stato usato dai militanti <strong>di</strong> sinistra,<br />

ma evitò <strong>di</strong> fare nomi.<br />

Negli anni successivi, gli Stati Uniti superarono la fase più acuta <strong>del</strong><br />

panico e si avviarono verso un nuovo periodo <strong>del</strong>la propria storia – non<br />

certo priva <strong>di</strong> conflitti interni e contrad<strong>di</strong>zioni, ma anche caratterizzata da<br />

<strong>una</strong> maggiore apertura alle istanze libertarie che esplosero negli anni ’60<br />

<strong>del</strong> secolo. Gli effetti <strong>del</strong>la Guerra Fredda furono viceversa ben più concreti<br />

e duraturi in Europa.<br />

Budapest 1949<br />

L’11 maggio 1949 il citta<strong>di</strong>no statunitense Noel Field scomparve dal<br />

Palace Hotel <strong>di</strong> Praga, uno dei migliori <strong>del</strong>la città, camere con vista sulla<br />

Moldava. Field aveva lavorato per il Dipartimento <strong>di</strong> Stato e alla sezione<br />

<strong>di</strong>sarmo <strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>le Nazioni. Si era poi occupato <strong>del</strong>l’assistenza agli<br />

ex combattenti <strong>del</strong>la guerra <strong>di</strong> Spagna e aveva <strong>di</strong>retto dal 1940 al 1947 la<br />

sezione marsigliese <strong>del</strong>l’Unitarian Service Committee, un’organizzazione<br />

statunitense che si occupava soprattutto <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong> fascismo. Negli<br />

ultimi tempi Field scriveva per vari giornali articoli de<strong>di</strong>cati all’Europa<br />

centrale e orientale.<br />

Alcuni mesi prima il «New York Herald Tribune» aveva pubblicato il<br />

testo <strong>del</strong>le confessioni rese davanti al Comitato per le Attività Antiamericane<br />

da Whittaker Chambers, un giornalista che aveva militato nel partito<br />

comunista. Chambers accusava, tra gli altri, Field <strong>di</strong> essere un agente al<br />

soldo dei sovietici. Quest’ultimo, nel tentativo <strong>di</strong> uscire dal vespaio che<br />

si stava sollevando intorno a lui, andò involontariamente a ficcarsi in uno<br />

peggiore. Contattò il vice-ministro degli Esteri cecoslovacco Artur London<br />

ottenendo l’invito a recarsi a Praga in vista <strong>di</strong> un possibile incarico


Complotti e congiure nel XX secolo 21<br />

all’università. Field e London si erano conosciuti in Spagna negli anni<br />

<strong>del</strong>la guerra civile; lì avevano avuto modo <strong>di</strong> incontrare László Rajk, futuro<br />

ministro <strong>del</strong> governo ungherese, lui pure arruolatosi per combattere il<br />

fronte franchista. Vedremo presto come questo sia un dettaglio essenziale.<br />

Si scoprì presto che Field era stato prelevato dalla polizia ceca, che lo<br />

aveva consegnato ai colleghi ungheresi. L’entrata in scena <strong>del</strong>l’Ungheria<br />

nella vicenda aveva seguito un percorso complesso che è necessario riassumere.<br />

Nell’estate <strong>del</strong> 1948 l’ambasciatore ungherese in Svizzera aveva<br />

ricevuto le confidenze riservate <strong>di</strong> un connazionale emigrato che accusava<br />

nientemeno Tibor Szőny, potente capo <strong>del</strong>l’Ufficio centrale quadri, <strong>di</strong> essere<br />

al soldo <strong>del</strong>la CIA. Ora, secondo il <strong>del</strong>atore, l’interme<strong>di</strong>ario tra Szőny<br />

e i servizi segreti americani era stato proprio Noel Field. La macchina inquisitoriale,<br />

evidentemente pre<strong>di</strong>sposta in anticipo, si mise subito in moto:<br />

<strong>una</strong> settimana dopo l’arresto <strong>di</strong> Field a Praga, a Budapest Tibor Szőny si<br />

ritrovò in manette. Nel breve volgere <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> settimane gli interrogatori<br />

portarono alla luce l’esistenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> cellula <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tori all’interno<br />

<strong>del</strong> partito comunista ungherese. Centinaia <strong>di</strong> iscritti e <strong>di</strong>rigenti vennero<br />

arrestati. Gli sviluppi <strong>del</strong>la clamorosa inchiesta portarono a in<strong>di</strong>viduare<br />

come vertice <strong>del</strong>la cospirazione il ministro degli Esteri ed ex ministro<br />

<strong>del</strong>l’Interno László Rajk.<br />

Rajk aveva combattuto in Spagna alla guida <strong>di</strong> un battaglione <strong>di</strong> volontari<br />

magiari. L’atto d’accusa redatto in occasione <strong>del</strong> processo afferma<br />

che egli era già allora un infiltrato agli or<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>la polizia segreta magiara.<br />

Nonostante l’Ungheria fosse retta al tempo da un governo <strong>di</strong> destra, l’attività<br />

spionistica e sobillatrice <strong>di</strong> Rajk vi era qualificata come trotzkista. Si alludeva<br />

implicitamente alla convinzione che il trotzkismo, lungi dall’essere<br />

solo <strong>una</strong> <strong>di</strong>storsione <strong>del</strong>la corretta prassi marxista, era in realtà fin dalle<br />

origini <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> quinta colonna occulta <strong>del</strong> fascismo e <strong>del</strong> capitalismo.<br />

Rajk aveva poi passato tre anni in un campo <strong>di</strong> internamento francese.<br />

Rientrato in patria era <strong>di</strong>ventato uno dei capi <strong>del</strong>la resistenza – secondo<br />

l’accusa <strong>di</strong>ssimulando il suo passato e recitando come in Spagna la parte<br />

<strong>del</strong> buon comunista. Nel 1944 era stato arrestato dalle Croci Uncinate, i<br />

nazisti locali che agivano d’intesa con la Gestapo. L’accusa non mancò<br />

<strong>di</strong> notare che egli beneficiò <strong>del</strong>l’intervento <strong>del</strong> fratello Endre, un notabile<br />

collaborazionista, e <strong>di</strong> dedurne che Rajk non poteva non aver praticato la<br />

<strong>del</strong>azione a favore dei tedeschi. Dopo la liberazione era entrato nel Politburo<br />

ed era stato nominato prima ministro <strong>del</strong>l’Interno – in tale veste aveva<br />

organizzato, tra l’altro, il processo al car<strong>di</strong>nale Mindzenty – e poi degli


22<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

Esteri. Secondo gli inquirenti, però, Rajk agiva ora come spia degli americani<br />

e degli jugoslavi e soprattutto come coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> un complotto che<br />

mirava a rovesciare il legittimo governo democratico e socialista.<br />

Il quadro che emerse era il seguente: siccome si stava concretizzando<br />

la temuta possibilità che <strong>una</strong> parte <strong>del</strong>l’Europa venisse liberata e<br />

con<strong>di</strong>zionata dai sovietici, la CIA, con la collaborazione tra gli altri <strong>del</strong><br />

doppiogiochista Field, avrebbe ricevuto l’incarico <strong>di</strong> mettere in pie<strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

rete spionistica mirata a gestire la nuova situazione ingaggiando rifugiati<br />

politici provenienti dall’Europa centrale e orientale. Il racconto <strong>di</strong> Szőny<br />

è <strong>di</strong> notevole interesse per inquadrare le caratteristiche <strong>del</strong> complotto, così<br />

come era stato ricostruito durante gli interrogatori a porte chiuse.<br />

Io ero allora il capo <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> rifugiati politici ungheresi che si era costituito<br />

alla fine <strong>del</strong> 1942 o all’inizio <strong>del</strong> 1943 e che si chiamava Fronte Ungherese<br />

per l’In<strong>di</strong>pendenza. Questo gruppo si componeva <strong>di</strong> studenti, <strong>di</strong> intellettuali, <strong>di</strong><br />

elementi politicamente indecisi che io indottrinai nel 1944, sotto l’influenza e<br />

l’organizzazione <strong>di</strong> Micha Lompar, in <strong>una</strong> prospettiva sciovinista e filoamericana.<br />

[…] Sotto l’influenza politica <strong>di</strong> Lompar – fortemente ispirata alle teorie<br />

<strong>di</strong> Browder, vecchio <strong>di</strong>rigente <strong>del</strong> Partito Comunista Americano, teorie che<br />

Lompar e Field a quei tempi <strong>di</strong>ffondevano in Svizzera e in Francia per or<strong>di</strong>ne<br />

dei servizi segreti americani e per mezzo <strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> volantini stampati<br />

in francese e in tedesco – il mio gruppo si era persuaso a infiltrarsi, dopo la<br />

guerra, all’interno <strong>del</strong> Partito Comunista e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne la linea all’amicizia<br />

con gli USA. 2<br />

A Budapest si andava dunque fabbricando un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> complotto i<br />

cui fili sarebbero stati manovrati insieme dagli USA e dal leader jugoslavo<br />

Tito, che nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra aveva rotto con Stalin scegliendo <strong>una</strong><br />

via <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza che per il leader sovietico equivaleva al tra<strong>di</strong>mento.<br />

Il patto con il maresciallo Tito<br />

Il processo Rajk non si limitò semplicemente a evocare il piano <strong>del</strong><br />

Nemico, ma lo ricostruì – <strong>di</strong> fatto lo fabbricò – con estrema e maniacale<br />

2. L’affaire Rajk. Compte rendu sténographiqie complet du procés, Paris, E<strong>di</strong>teurs<br />

Français Réunis, 1949, p. 215.


Complotti e congiure nel XX secolo 23<br />

precisione. Le confessioni degli imputati svelarono l’esistenza <strong>di</strong> un piano<br />

destabilizzante elaborato da Tito e dagli americani.<br />

Tito ha in<strong>di</strong>cato tre tappe verso il conseguimento <strong>del</strong>l’obiettivo finale. In primo<br />

luogo è necessario mobilitare i popoli <strong>del</strong>la Jugoslavia contro l’Unione Sovietica.<br />

In un secondo momento si dovranno accrescere e riunire le forze antisovietiche<br />

all’interno <strong>del</strong>le democrazie popolari. Il terzo momento consisterà<br />

nello sfruttare le <strong>di</strong>vergenze tra URSS e anglo-americani nelle questioni internazionali,<br />

nei riguar<strong>di</strong> <strong>del</strong>le quali ci si schiererà con gli anglo-americani contro<br />

l’Unione Sovietica. […] Nel prossimo futuro Tito lancerà <strong>una</strong> campagna energica<br />

contro il governo e i <strong>di</strong>rigenti ungheresi. Rákosi sarà accusato <strong>di</strong> revisionismo.<br />

Si sosterrà che l’Ungheria si prepara a strappare alla Jugoslavia i territori<br />

abitati da ungheresi […] Seguiranno incidenti <strong>di</strong> frontiera la cui responsabilità<br />

sarà addossata all’Ungheria. 3<br />

Per comprendere quale fosse la posta politica in gioco è necessaria<br />

<strong>una</strong> breve <strong>di</strong>gressione sulla crisi che si aprì tra l’URSS e la Jugoslavia<br />

subito dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Il primo segnale che qualcosa<br />

non andava per il verso giusto fu, in vero, precoce: il 27 maggio 1945,<br />

in un <strong>di</strong>scorso pronunciato a Lubiana, Tito affermò che la Jugoslavia non<br />

avrebbe accettato <strong>di</strong> fare da pe<strong>di</strong>na <strong>di</strong> scambio nel gioco <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> potenze<br />

e non voleva sentire parlare <strong>di</strong> sfere <strong>di</strong> interesse. I sovietici non gra<strong>di</strong>rono<br />

e pretesero un chiarimento. A Stalin, va detto, era soprattutto sgra<strong>di</strong>ta<br />

la popolarità e l’alta reputazione <strong>di</strong> cui il leader jugoslavo godeva nelle<br />

democrazie popolari in costruzione. Ovunque si recasse in visita ufficiale,<br />

l’accoglienza da parte <strong>del</strong>le folle era festosa e il suo indubbio carisma ne<br />

usciva ogni volta rafforzato.<br />

Il metodo sovietico, che aveva fino a quel momento funzionato,<br />

consisteva nel ricondurre gli stati vicini alla propria sfera d’influenza<br />

attraverso pressioni personali esercitate sui <strong>di</strong>rigenti. Con Tito non funzionò.<br />

La risposta fu la redazione <strong>di</strong> un dossier accusatorio che imputava agli<br />

jugoslavi l’ignoranza dei presupposti <strong>del</strong> marxismo, il vizio <strong>del</strong>l’ottusità<br />

nazionalistica e soprattutto il rifiuto <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>l’URSS come forza<br />

guida nella lotta per l’affermazione <strong>del</strong> socialismo. Infine, avvicinandosi<br />

la rottura, alla riottosità jugoslava venne attribuito un genitore illustre:<br />

Trotzkij, l’arcinemico <strong>di</strong> Stalin. Nel dossier si applicava la logica che<br />

3. Ivi, pp. 19-20.


24<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

avrebbe sovrinteso ai processi che si stavano preparando: un’inquietante<br />

<strong>di</strong>storsione <strong>del</strong> passato al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che chi non con<strong>di</strong>videva oggi<br />

le scelte politiche <strong>del</strong> Cremlino era stato da sempre un nemico.<br />

Come era già avvenuto negli interrogatori <strong>del</strong>le presunte streghe, lo<br />

smascheramento <strong>del</strong> Patto con l’Avversario andava <strong>di</strong> pari passo con la sua<br />

costante ridefinizione. Il fatto che tale patto in termini schiettamente realistici<br />

non esistesse non ne impedì l’articolazione minuziosa, e maliziosa, da<br />

parte <strong>di</strong> coloro che erano incaricati <strong>di</strong> combatterlo con ogni mezzo.<br />

L’u<strong>di</strong>enza pubblica <strong>del</strong> processo a Rajk e ai suoi «complici» si aprì<br />

con la presentazione <strong>del</strong>l’imputato e la sua <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> colpevolezza<br />

relativamente a tutti i punti in<strong>di</strong>cati nel capo d’accusa letto in precedenza.<br />

La prima parte <strong>del</strong>l’interrogatorio che seguì fu de<strong>di</strong>cata alla scrupolosa<br />

ricostruzione <strong>del</strong>la sua biografia politica. Come si avrà modo <strong>di</strong> verificare,<br />

anche nelle memorie dei cecoslovacchi Loebl e London l’analisi <strong>del</strong>la biografia<br />

coincide con la ricerca <strong>del</strong>le tracce <strong>del</strong> patto con il Nemico, sia<br />

in termini <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione personale sia, più esplicitamente, <strong>di</strong> contatti<br />

<strong>di</strong>retti con i rappresentanti <strong>del</strong>l’avversario. È questo un tratto comune con<br />

molti processi per eresia e stregoneria, nei quali i segni <strong>del</strong> patto erano ricercati<br />

sul corpo – se ne riparlerà – e nella biografia degli imputati.<br />

Rajk dettagliò minuziosamente la sua storia e le sue attività <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tore<br />

professionista. L’impressione che se ne ricava è che durante i lunghissimi<br />

interrogatori a porte chiuse che avevano preceduto le sedute pubbliche<br />

debba essere accaduto qualcosa <strong>di</strong> simile a quello che si verificava nelle<br />

prigioni in cui venivano gettati e torchiati gli sciagurati accusati <strong>di</strong> stregoneria<br />

e combutta con il Maligno. All’iniziale verità <strong>del</strong>l’imputato se ne<br />

opponeva un’altra, precostituita, alla quale gli accusati erano forzati a conformarsi;<br />

ed era la natura stessa <strong>del</strong>l’indagine, alla ricerca <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong><br />

misterioso e sfuggente alla vista, che spingeva gli accusatori a pretendere<br />

descrizioni estremamente circostanziate <strong>di</strong> fatti che in realtà non avevano<br />

mai avuto luogo. A poco a poco prendeva allora forma <strong>una</strong> realtà alternativa<br />

che si precisava e acquistava coerenza giorno dopo giorno, domanda<br />

dopo domanda.<br />

Non bastò che Rajk confessasse <strong>di</strong> essere stato al servizio <strong>del</strong>la CIA e<br />

<strong>di</strong> Tito; egli dovette anche spiegare nei particolari che Tito era in costanti e<br />

regolari rapporti con i servizi americani, al punto che la CIA usava la Jugoslavia<br />

come via <strong>di</strong> transito per le sue spie <strong>di</strong>rette nelle democrazie popolari.<br />

In caso <strong>di</strong> bisogno c’erano perfino scambi <strong>di</strong> agenti. Uno <strong>di</strong> questi agenti<br />

era appunto Tibor Szőny, in busta paga per gli americani e da loro più volte


Complotti e congiure nel XX secolo 25<br />

«prestato» a Tito e ai suoi <strong>di</strong>segni.<br />

La verità da <strong>di</strong>mostrare era che Tito non era per nulla intenzionato a<br />

costruire il socialismo in Jugoslavia; al contrario il suo scopo era scalzare<br />

l’URSS dal ruolo <strong>di</strong> nazione riferimento per i paesi <strong>del</strong>l’Europa centrale e<br />

orientale creando un asse privilegiato con gli USA. Il prestigio internazionale<br />

acquistato dagli jugoslavi grazie alla loro eroica lotta contro il nazismo<br />

sarebbe stato utilizzato come leva per formare <strong>del</strong>le alleanze <strong>di</strong>rette tra<br />

la Jugoslavia e le <strong>di</strong>verse democrazie popolari separando queste ultime<br />

dall’Unione Sovietica e, in ultima analisi, minando alle ra<strong>di</strong>ci il processo<br />

<strong>di</strong> costruzione <strong>del</strong> socialismo. Szőny aveva <strong>di</strong>chiarato che Rajk gli aveva<br />

confidato l’esistenza <strong>di</strong> un piano per un colpo <strong>di</strong> stato e or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> preparare<br />

un congresso <strong>del</strong> partito da tenersi imme<strong>di</strong>atamente dopo il golpe con<br />

il fine <strong>di</strong> legittimarlo formalmente.<br />

[…] il complotto volto a rovesciare il governo democratico popolare<br />

<strong>del</strong>l’Ungheria serviva naturalmente gli interessi <strong>di</strong> coloro che lo avevano elaborato<br />

e che ne erano stati gli istigatori. Questo piano era parte dei progetti comuni<br />

<strong>di</strong> USA e Jugoslavia. Il complotto e il colpo <strong>di</strong> stato militare rientravano nel<br />

piano che ho già avuto occasione <strong>di</strong> menzionare e <strong>di</strong> cui avevo sentito parlare<br />

da Rajk nell’estate <strong>del</strong> 1948 e poi all’inizio <strong>del</strong> 1949: il piano <strong>del</strong>la Federazione<br />

Balcanica. 4<br />

Del grande complotto era parte costitutiva e strutturale anche il Piano<br />

Marshall. Secondo la deposizione <strong>di</strong> Rajk, esso era stato progettato per<br />

indebolire le economie <strong>del</strong>le democrazie popolari, accelerarne la crisi e favorire<br />

il passaggio al campo avverso. L’intreccio <strong>del</strong> complotto ricostruito<br />

raggiunge la vertigine quando Rajk afferma che uno degli uomini sul cui<br />

impegno Tito più contava era il car<strong>di</strong>nale Mindszenty, arrestato e condannato<br />

proprio per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Rajk mentre era ministro <strong>del</strong>l’Interno.<br />

Il pentimento<br />

Le ultime <strong>di</strong>chiarazioni rese dagli imputati prima <strong>del</strong>la lettura <strong>del</strong> verdetto<br />

sono <strong>di</strong> particolare rilevanza in quanto a esse si attribuiva un valore<br />

politico e pedagogico esemplare <strong>di</strong> cui era destinataria non soltanto<br />

4. Ivi, p. 227.


26<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

l’opinione pubblica interna, ma anche, forse in misura perfino maggiore,<br />

quella straniera. Al processo Rajk presenziava <strong>una</strong> <strong>del</strong>egazione <strong>di</strong> giornalisti<br />

stranieri autorizzati, tra i quali gli italiani Ottavio Pastore e Luca Trevisani<br />

<strong>del</strong> quoti<strong>di</strong>ano <strong>del</strong> Partito Comunista L’Unità, che si fecero portavoce<br />

<strong>del</strong>la correttezza <strong>del</strong> processo e <strong>del</strong>la veri<strong>di</strong>cità <strong>del</strong>le sue conclusioni.<br />

La confessione <strong>di</strong> Rajk contiene numerosi passaggi che sembrano<br />

voler riassumere e confermare le teorie ufficiali:<br />

[…] è in<strong>di</strong>scutibile che in <strong>una</strong> certa misura io sono stato lo strumento <strong>di</strong> Tito,<br />

<strong>di</strong> quel Tito che ha seguito le orme <strong>di</strong> Hitler, che ha continuato la politica <strong>di</strong><br />

Hitler nell’Europa orientale e nei Balcani e <strong>di</strong>etro il quale si nascondevano, in<br />

qualità <strong>di</strong> capi e registi, gli imperialisti americani. […] per questo <strong>di</strong>chiaro che<br />

qualunque sia il verdetto <strong>del</strong> Trib<strong>una</strong>le <strong>del</strong> Popolo io lo riterrò giusto. 5<br />

Un altro imputato <strong>di</strong>chiarò contrito <strong>di</strong> aver servito gli interessi <strong>del</strong> nemico<br />

<strong>del</strong> popolo ungherese:<br />

Io mi pento sinceramente e profondamente <strong>di</strong> tutte le mie azioni criminali, i<br />

miei complotti, i miei comportamenti da tra<strong>di</strong>tore. È vero che le mie convinzioni<br />

fasciste, la mia origine <strong>di</strong> classe, la mia educazione e il mio passato non<br />

potevano che spingermi per ipocrisia verso il partito comunista, da nemico, per<br />

<strong>di</strong>ssimulare le mie vere intenzioni. Dopo il mio arresto, però, ho avuto modo<br />

<strong>di</strong> valutare su basi nuove la mia vita. E oggi sono in grado <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care ciò che<br />

ho fatto, vedo chiaramente quali conseguenze avrebbe comportato il successo<br />

dei complotti <strong>di</strong> cui ero parte: al posto <strong>di</strong> <strong>una</strong> costruzione pacifica ci sarebbe<br />

<strong>una</strong> sanguinosa guerra civile; al posto <strong>del</strong> miglioramento <strong>del</strong> livello <strong>di</strong> vita ci<br />

sarebbe la miseria che regna nei paesi “marshalizzati”; al posto <strong>del</strong>la libertà dei<br />

lavoratori ci sarebbe il dominio oppressivo e <strong>di</strong>sumano <strong>del</strong>la borghesia tornata<br />

al potere; al posto <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>pendenza lo sfruttamento economico e il controllo<br />

politico da parte degli Stati Uniti […]. Infine, al posto <strong>del</strong>la pace e <strong>del</strong>l’avvenire<br />

socialista il popolo ungherese avrebbe fatto da carne da macello in <strong>una</strong> guerra<br />

antisovietica condotta dagli americani in vista <strong>del</strong>l’egemonia mon<strong>di</strong>ale. 6<br />

Un profondo pentimento è al cuore <strong>del</strong>la confessione finale <strong>di</strong> Tibor<br />

Szőny:<br />

5. Ivi, p. 426.<br />

6. Confessione <strong>di</strong> Giörgy Pálffy, in Ivi, p. 427.


Complotti e congiure nel XX secolo 27<br />

Se sono stato sincero è perché mi sono pentito <strong>del</strong>le mie azioni criminose e ho<br />

riconosciuto la gravità <strong>del</strong>la mia responsabilità. Ho potuto rivelare tutto onestamente<br />

non solo perché mi sono allontanato dal mio passato criminale, ma<br />

anche perché sono tornato con <strong>di</strong>sprezzo sui miei atti infami, contro i miei<br />

complici, i miei mandanti e coloro <strong>di</strong> cui servivo gli interessi, contro gli imperialisti<br />

americani e i loro satelliti, l’abietta banda <strong>di</strong> Tito. Eccomi ora pieno<br />

<strong>di</strong> sincero pentimento e <strong>di</strong> profonda vergogna davanti al popolo ungherese,<br />

circondato da spie, tra<strong>di</strong>tori, provocatori e avventurieri, alla cricca dei quali ero<br />

appartenuto. 7<br />

L’incarceramento e gli interrogatori non erano serviti, pertanto, solo<br />

allo smascheramento <strong>del</strong> complotto, ma anche a ricondurre al Bene gli<br />

imputati che si erano venduti al Male. La confessione e il pentimento hanno<br />

riportato la pace nelle coscienze. Gli esiti processuali, <strong>di</strong> nuovo, sono<br />

straor<strong>di</strong>nariamente simili a quelli dei processi contro coloro che nei secoli<br />

passati dovevano rispondere <strong>del</strong>l’accusa <strong>di</strong> essersi associati al Maligno, sia<br />

volontariamente, stringendo un patto con lui, sia propugnando magari in<br />

buona fede dottrine sospette <strong>di</strong> eresia. Uno dei più celebri è il caso <strong>di</strong> Galileo<br />

Galielei: dopo la lettura <strong>del</strong>la condanna che colpiva alcune sue teorie,<br />

si inginocchiò e lesse un testo <strong>di</strong> abiura redatto in precedenza dagli inquisitori<br />

«in cui gli veniva dato modo <strong>di</strong> confessare <strong>di</strong> aver sempre creduto a<br />

quanto la Chiesa considerava vero». 8<br />

L’arringa <strong>del</strong>l’accusa ha così riassunto le caratteristiche <strong>del</strong> complotto<br />

<strong>di</strong> Tito:<br />

Questo processo ha un’importanza internazionale. Accusati in questo banco<br />

degli imputati non sono solo Rajk e i suoi complici, ma i loro padroni stranieri,<br />

gli istigatori imperialisti <strong>di</strong> Belgrado e Washington […]. Il complotto in Ungheria,<br />

preparato da Tito e dalla sua banda per essere attuato dalla rete spionistica<br />

<strong>di</strong> Rajk, non può essere compreso fuori dal contesto dei piani internazionali<br />

<strong>del</strong>l’imperialismo americano. 9<br />

Il 24 settembre 1949 il trib<strong>una</strong>le <strong>del</strong> popolo condannò Rajk e Szőny alla<br />

pena capitale. Uno dei torturatori <strong>di</strong> Rajk, il colonnello László Angyal, si<br />

7. Ivi, pp. 431-432.<br />

8. Hans-Werner Schütt, Il processo a Galileo, in Processare il nemico, a cura <strong>di</strong> Alexander<br />

Demandt, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1996, pp. 61-80, p. 75.<br />

9. Citato in Flores, L’età <strong>del</strong> sospetto, p. 98.


28<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

suicidò mentre l’indagine era in corso. Non aveva sopportato l’accanimento<br />

contro un imputato <strong>del</strong>la cui innocenza si era ormai persuaso. Il colonnello<br />

Szücs, responsabile e coor<strong>di</strong>natore <strong>del</strong>l’arresto <strong>di</strong> Noel Field, fu a sua volta<br />

incarcerato e impiccato come spia nel 1952.<br />

I processi <strong>di</strong> Praga<br />

A Praga pochi avrebbero previsto che la consegna <strong>di</strong> Noel Field agli<br />

ungheresi si sarebbe rivelata non un positivo atto <strong>di</strong> collaborazione con un<br />

paese amico, ma il punto <strong>di</strong> avvio <strong>di</strong> un processo ancor più lungo e cru<strong>del</strong>e<br />

<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Budapest.<br />

Colpiti da quello che stava succedendo a poche centinaia <strong>di</strong> chilometri,<br />

i due massimi leader <strong>del</strong>la nuova Cecoslovacchia, il presidente <strong>del</strong>la<br />

repubblica Gottwald e il segretario <strong>del</strong> partito comunista Slánsky, avevano<br />

deciso <strong>di</strong> istituire <strong>una</strong> commissione mista <strong>del</strong> partito e <strong>del</strong>la polizia. Il fatto<br />

che più aveva inquietato la <strong>di</strong>rigenza praghese era stato l’interrogatorio a<br />

Budapest <strong>di</strong> Gejza Pavlík, un intellettuale slovacco <strong>di</strong> sicura fede comunista<br />

e che aveva ad<strong>di</strong>rittura militato nelle fila <strong>del</strong>l’Armata Rossa. Tibor<br />

Szőny lo aveva in<strong>di</strong>cato come un membro <strong>del</strong>la banda trozkista organizzata<br />

da Field. Pavlík aveva fatto i nomi <strong>di</strong> alcuni trotzkisti cecoslovacchi,<br />

tra i quali figuravano due <strong>di</strong>retti collaboratori <strong>di</strong> Gottwald, precisamente<br />

il <strong>di</strong>rettore <strong>del</strong>l’organo <strong>di</strong> partito Rudé Pravo e il viceministro <strong>del</strong> Commercio<br />

Estero Evzen Loebl. Rientrato in patria Pavlík aveva ritrattato le<br />

sue accuse <strong>di</strong>chiarando che erano state estorte con la tortura, ma Gottwald<br />

e Slánsky non si fidavano e or<strong>di</strong>narono nuovi interrogatori.<br />

Tre mesi <strong>di</strong> pressioni e privazioni convinsero infine Pavlík a rimangiarsi<br />

la ritrattazione. Stava per cominciare un’ecatombe, ma nemmeno gli<br />

osservatori più fantasiosi immaginavano che in un clamoroso crescendo<br />

epidemico essa sarebbe arrivata a travolgere lo stesso Slánsky. Come si<br />

vedrà meglio fra poco, mentre la catena <strong>di</strong> processi, confessioni e intrighi<br />

si prolungava più <strong>del</strong> previsto, su in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Mosca un nuovo scenario<br />

andava prendendo forma: un complotto sionista or<strong>di</strong>to dall’ebreo Rudolf<br />

Slánsky <strong>di</strong> concerto con l’Avversario capitalista. Il 4 <strong>di</strong>cembre 1952 Slánsky<br />

e <strong>di</strong>eci complici furono impiccati. Altri imputati salvarono la pelle, ma<br />

subirono pesanti condanne. Due <strong>di</strong> loro, London e Loebl, hanno successivamente<br />

lasciato importanti testimonianze scritte <strong>del</strong>la loro esperienza.


Le memorie <strong>di</strong> London e Loebl<br />

Complotti e congiure nel XX secolo 29<br />

Nato nel 1915, Artur London aderì precocemente al movimento socialista.<br />

Nel 1936 si arruolò nelle Brigate internazionali e partì per la Spagna<br />

per combattere al fianco dei repubblicani. In seguito alla vittoria <strong>del</strong>le truppe<br />

<strong>di</strong> Franco riparò in Francia e militò nella Resistenza come membro <strong>del</strong><br />

partito comunista francese. Nel 1942 venne arrestato dai nazisti e deportato<br />

a Mathausen, dove riuscì a sopravvivere nascondendo le sue origini ebraiche.<br />

Rientrato in patria raggiunse presto i vertici <strong>del</strong> partito. Coinvolto nel<br />

processo Slánsky, fu incarcerato il 28 gennaio 1951 mentre ricopriva la<br />

carica <strong>di</strong> viceministro degli Esteri.<br />

Prima <strong>del</strong>l’arresto, reso inquieto da pe<strong>di</strong>namenti e controlli, e dalla<br />

sensazione che stessero per arrivare guai seri, London confidò il proprio<br />

turbamento alla moglie Lise.<br />

La sua fede nell’ideale è pura, e totale la sua fiducia nel partito e nell’Unione<br />

Sovietica. Per lei, i gran<strong>di</strong> principi <strong>del</strong>la vita militante si enunciano semplicemente:<br />

«chi comincia a dubitare <strong>del</strong> partito cessa <strong>di</strong> essere comunista»; «la<br />

verità finisce sempre con il trionfare». Ha la ferrea convinzione che i nostri<br />

guai finiranno presto. Mi <strong>di</strong>ce spesso: «che dobbiamo temere dal momento che<br />

abbiamo la coscienza pulita?». 10<br />

Si percepisce in queste parole l’ingenuità dei militanti fe<strong>del</strong>i. L’illusione<br />

era destinata a finire nel giro <strong>di</strong> pochi giorni. Nel corso <strong>del</strong> primo interrogatorio<br />

si palesò ai suoi occhi la portata <strong>di</strong> ciò che stava avvenendo, la<br />

<strong>di</strong>mensione <strong>del</strong> gioco in cui si era trovato invischiato – e, <strong>del</strong> tutto inaspettatamente,<br />

dalla parte sbagliata.<br />

Una voce con un forte accento ucraino, o russo, <strong>di</strong>ce: «Lei non è il solo arrestato.<br />

Con lei altre persone autorevoli sono implicate in questo affare. Non<br />

deve contare sull’aiuto <strong>di</strong> nessuno. Da molto tempo lei milita nel partito, e io<br />

le chiedo <strong>di</strong> collaborare con l’Unione Sovietica e con il nostro partito. […]. Da<br />

quando e dove lei si è messo in contatto con i servizi segreti americani <strong>di</strong>retti<br />

da Allen Dulles, da chi e dove è stato arruolato? E con quali persone ha collaborato?».<br />

Sono come folgorato. Non mi hanno portato qui per fare luce su<br />

qualcosa. Non solo mi accusano, mi considerano già colpevole! 11<br />

10. Artur London, La confessione, Milano, Garzanti, 1969, p. 17.<br />

11. Ivi, pp. 28-29.


30<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

Da quel momento London cominciò a essere vittima <strong>di</strong> vessazioni e<br />

privazioni, comprese aggressioni verbali antisemite: «[...] il partito vi ripu<strong>di</strong>a<br />

come bestie velenose!». 12 Nella ricostruzione fittizia degli inquirenti un<br />

incontro tra vecchi amici veterani <strong>del</strong>le Brigate internazionali <strong>di</strong> Spagna<br />

venne trasformato in <strong>una</strong> riunione segreta <strong>di</strong> <strong>cospiratori</strong> trotzkisti. Si<br />

riconosce un’impostazione comune con quanto era da poco avvenuto in<br />

Ungheria. Al processo Rajk, il principale accusato, a sua volta volontario<br />

nelle Brigate internazionali, aveva ammesso che la maggior parte dei volontari<br />

aveva subito l’influenza trotzkista dei militanti jugoslavi. Che London<br />

avesse conosciuto Rajk in Spagna era cosa nota e fu spietatamente<br />

usata contro <strong>di</strong> lui. Le conclusioni <strong>del</strong> processo Rajk gli cadevano sul capo<br />

come colpi <strong>di</strong> accetta.<br />

Gli inquirenti lo accusarono <strong>di</strong> essere stato iniziato al trotzkismo ad<strong>di</strong>rittura<br />

durante il soggiorno a Mosca nel 1934. Affermarono che la <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>del</strong> PC francese era infiltrata <strong>di</strong> <strong>cospiratori</strong>, <strong>di</strong> nemici <strong>del</strong> socialismo.<br />

E lui, Artur London, comunista <strong>di</strong> provata fede, che per il partito aveva in<br />

molte occasione rischiato la vita e che per il partito avrebbe dato la vita,<br />

era ora trasformato in <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> burattinaio <strong>del</strong>la congiura capitalista.<br />

Non ci poteva essere incubo peggiore. Negli stessi mesi, altri <strong>di</strong>rigenti <strong>del</strong><br />

partito vivevano il medesimo dramma. Uno <strong>di</strong> loro era Evzen Loebl.<br />

Come viceministro <strong>del</strong> Commercio Estero Loebl aveva visitato gli<br />

USA nel 1949. Si trattava per lui <strong>di</strong> un onore e <strong>di</strong> un onere, certo era<br />

lontano dal sospettare che il viaggio sarebbe stato interpretato come <strong>una</strong><br />

sorta <strong>di</strong> contagio maligno. La missione doveva verificare la possibilità <strong>di</strong><br />

migliorare le relazioni tra gli USA e la Cecoslovacchia comunista. Loebl<br />

aveva già trattato con gli anglo-americani ai tempi <strong>del</strong>la resistenza. La<br />

sua famigliarità <strong>di</strong>plomatica incoraggiò un contatto <strong>di</strong> tipo commerciale:<br />

un consorzio intenzionato ad avviare attività <strong>di</strong> import-export con<br />

l’Europa centro-orientale gli offrì perfino un posto importante all’interno<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione. Questo accadeva perché la missione <strong>di</strong>plomatica<br />

cecoslovacca era vista come l’occasione <strong>di</strong> un miglioramento <strong>del</strong>le relazioni<br />

bilaterali, il che per i nordamericani significa sempre opportunità <strong>di</strong> affari.<br />

Pur onorato, Loebl rifiutò la proposta: «[…] accettare un’offerta che non<br />

fosse venuta dal mio governo e dal partito avrebbe significato vendermi<br />

per denaro e abbandonare gli ideali socialisti che erano la mia ragione <strong>di</strong><br />

12. Ivi, p. 49.


Complotti e congiure nel XX secolo 31<br />

vita». 13<br />

Il suo idealismo e la sua fe<strong>del</strong>tà al partito, purtroppo, non lo avrebbero<br />

messo al riparo dalle inchieste che si stavano preparando; anzi, il nudo<br />

fatto <strong>di</strong> aver gestito i contatti commerciali con gli americani sarebbe <strong>di</strong>ventato<br />

il pretesto per accusarlo <strong>di</strong> aver stretto il patto <strong>di</strong>abolico con il nemico<br />

capitalista. Appena rientrato a Praga, Loebl fu convocato da Gottwald. In<br />

realtà, a voler conferire con lui non era il presidente, ma Bedrich Geminder,<br />

l’eminenza grigia <strong>del</strong>la politica cecoslovacca (la definizione è <strong>di</strong> Loebl<br />

medesimo) e più <strong>di</strong> ogni altro portavoce <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rettive moscovite – e che<br />

sarebbe stato lui stesso travolto dal processo, nella sua seconda fase. Stalin,<br />

ancora scottato dalla rottura con Tito, non apprezzava per nulla il miglioramento<br />

<strong>del</strong>le relazioni con gli USA, che rappresentavano ai suoi occhi un<br />

preoccupante segnale <strong>di</strong> autonomia da parte <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rigenza cecoslovacca.<br />

Nella sua ricostruzione, <strong>di</strong> venticinque anni posteriore agli eventi narrati<br />

– e che quin<strong>di</strong> potrebbe risentire <strong>di</strong> <strong>una</strong> ridondanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong> proprio<br />

operato e <strong>del</strong>la propria figura in generale –, Loebl afferma <strong>di</strong> aver intuito<br />

che l’atteggiamento <strong>di</strong> Geminder stava aprendo scenari pericolosi. L’uomo<br />

<strong>di</strong> Mosca cambiava la propria linea adeguandosi alle mo<strong>di</strong>fiche <strong>del</strong>la linea<br />

ufficiale sovietica, mentre Gottwald e Loebl <strong>di</strong>fendevano il <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>la nazione<br />

a perseguire <strong>una</strong> sua politica e riba<strong>di</strong>vano che l’amicizia con Mosca<br />

non significava <strong>del</strong>egare in toto le decisioni politiche. In particolare, Gottwald<br />

avrebbe proferito parole dure verso il leader sovietico e affermato<br />

ad alta voce, visibilmente innervosito, che il capo <strong>del</strong>lo stato cecoslovacco<br />

era ancora lui e non Stalin. In ogni caso, che si tratti <strong>di</strong> un racconto<br />

fe<strong>del</strong>e o <strong>di</strong> <strong>una</strong> ricostruzione a posteriori (un <strong>di</strong>lemma presente in molte<br />

fonti storiche), è un dato <strong>di</strong> fatto che a Mosca erano cominciate le gran<strong>di</strong><br />

manovre che miravano a esportare nei paesi amici lo stile <strong>di</strong> gestione <strong>del</strong><br />

potere sperimentato in URSS già negli anni Trenta. Il metodo consisteva,<br />

appunto, nella perio<strong>di</strong>ca messa sotto accusa <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti <strong>del</strong> partito che venivano<br />

trasformati dagli zelanti servitori <strong>del</strong> comunismo che erano in infi<strong>di</strong><br />

congiurati che indossavano <strong>una</strong> maschera benevola per meglio perseguire<br />

i propri infami <strong>di</strong>segni. Si tratta, vale la pena ricordarlo, <strong>di</strong> un’immagine<br />

simile a quella che alcuni secoli prima i pre<strong>di</strong>catori usavano costruire intorno<br />

agli eretici e ai presunti affiliati <strong>del</strong> Maligno.<br />

Non era trascorso molto tempo dall’arresto quando Karel Svab, il responsabile<br />

<strong>del</strong>la Sicurezza, fece in modo <strong>di</strong> incontrare Loebl. Gli si rivolse<br />

13. Eugen Loebl, Le procés de l’aveu, Paris, France Empire, 1977, p. 21.


32<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

in tono amichevole e si <strong>di</strong>lungò sulle minacce portate dall’imperialismo<br />

americano e sui pericoli <strong>di</strong> infiltrazioni nel partito <strong>di</strong> agenti prezzolati<br />

mascherati da bravi compagni. Il <strong>di</strong>scorso rimase vago e generale, ma era<br />

chiaro a entrambi che Svab alludeva alle notizie inquietanti che giungevano<br />

dall’Ungheria, dove dei membri <strong>del</strong> Politburo avevano appena confessato<br />

<strong>di</strong> essere stati prima informatori <strong>del</strong>la Gestapo e poi agenti <strong>del</strong>la CIA.<br />

Dopo il tentativo <strong>di</strong> Tito <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il movimento socialista mon<strong>di</strong>ale, continuò<br />

Svab, bisognava comprendere che ogni membro <strong>del</strong> partito doveva essere vigile<br />

e rivelare tutto ciò che veniva a sapere alle autorità appropriate […]. La<br />

mia prima impressione fu <strong>di</strong> dedurne che il partito richiedeva il mio aiuto per<br />

smascherare le spie anglo-americane. Ma due o tre allusioni mi fecero pensare<br />

che c’era <strong>del</strong>l’altro […]. Voleva che re<strong>di</strong>gessi <strong>una</strong> storia <strong>del</strong>la mia vita e questa<br />

autobiografia doveva essere assolutamente sincera. Dovevo rendermi conto<br />

che tutto <strong>di</strong>pendeva dalla franchezza <strong>del</strong>le mie <strong>di</strong>chiarazioni […]. Compresi<br />

allora quello che non era stato detto: ero sospettato, forse ad<strong>di</strong>rittura in stato<br />

d’arresto, senza dubbio in seguito a <strong>una</strong> denuncia. 14<br />

La situazione stava precipitando. Loebl si trovava improvvisamente e<br />

impreve<strong>di</strong>bilmente nella con<strong>di</strong>zione schizofrenica, comune a molti indagati<br />

nella prima fase <strong>del</strong>l’inchiesta: da un lato manteneva il suo lavoro al ministero<br />

come se nulla fosse accaduto, dall’altro era stato privato <strong>del</strong> passaporto e gli<br />

era stato vietato <strong>di</strong> allontanarsi da Praga senza autorizzazione. L’accusa si<br />

precisò presto, vale a <strong>di</strong>re quando il viceministro <strong>del</strong> Commercio Estero fu<br />

formalmente <strong>di</strong>chiarato in stato d’arresto e <strong>di</strong>venne il detenuto 1473. Fino<br />

a quel momento Loebl pare essere stato all’oscuro non soltanto <strong>del</strong>l’accusa<br />

<strong>di</strong> essere un trotzkista occulto, ma anche <strong>del</strong> fatto che Slánsky, sulla scia<br />

<strong>del</strong> processo <strong>di</strong> Budapest, aveva deciso <strong>di</strong> avviare un’inchiesta volta a<br />

verificare l’esistenza in Cecoslovacchia <strong>di</strong> infiltrazioni all’interno <strong>del</strong><br />

partito. Ciò suona strano, ma non inverosimile: in effetti <strong>una</strong> caratteristica<br />

<strong>del</strong>la fase pre-processuale <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> inchieste è proprio il non<br />

riuscire a <strong>di</strong>scernere con chiarezza chi sa, chi non sa e cosa sa chi sa. La<br />

ragione <strong>di</strong> tanta nebulosità è che le accuse erano quasi sempre precostituite<br />

solo a livello <strong>di</strong> bozza e si andavano precisando strada facendo sulla base<br />

sia dei contenuti <strong>del</strong>le <strong>di</strong>chiarazioni rese in interrogatorio sia degli in<strong>di</strong>rizzi<br />

provenienti dal Cremlino, anch’essi in evoluzione. Lo sconcerto <strong>di</strong> Loebl<br />

14. Ivi, pp. 42-43.


Complotti e congiure nel XX secolo 33<br />

<strong>di</strong> fronte all’aleatorietà sia <strong>del</strong>la sua con<strong>di</strong>zione che <strong>del</strong>le accuse mossegli è<br />

palpabile: «I miei crimini cambiavano <strong>di</strong> natura settimana dopo settimana.<br />

All’inizio li avevo commessi come agente <strong>di</strong> Tito, poi come sionista,<br />

poi come borghese nazionalista slovacco, infine come spia al servizio<br />

<strong>del</strong>l’imperialismo anglo-americano». 15<br />

Il primo interrogatorio, condotto dal referent Vla<strong>di</strong>mir Kohutek, non<br />

si aprì con <strong>una</strong> domanda, ma con un’affermazione <strong>di</strong>retta e sferzante come<br />

<strong>una</strong> frustata: «Loebl, lei è un tra<strong>di</strong>tore. Loebl la smetta <strong>di</strong> mentire». 16 Se<br />

avesse confessato e denunciato i complici il partito sarebbe stato clemente.<br />

Loebl chiese allora <strong>di</strong> conoscere le imputazioni a suo carico. «Non creda<br />

che ci beviamo le sue astuzie da ebreo» ribatté il referente. «Lei vorrebbe<br />

sapere quello che noi già sappiamo per essere in grado <strong>di</strong> tenerci nascosto<br />

quello che ignoriamo. Le nostre istruzioni prevedono che non le sia fornita<br />

alc<strong>una</strong> informazione. Tocca a lei rivelarci i suoi crimini». 17<br />

Loebl protestò la propria innocenza e <strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> non voler collaborare<br />

se non dopo essere stato messo a conoscenza <strong>del</strong>le prove raccolte contro <strong>di</strong><br />

lui. Kohutek, pacatamente e freddamente, ribadì l’agghiacciante evidenza<br />

che l’imputato si rifiutava <strong>di</strong> accettare: «Tutti qui dentro sono colpevoli.<br />

Noi non arrestiamo gli innocenti. Noi sappiamo che lei è un tra<strong>di</strong>tore, <strong>una</strong><br />

spia e un sabotatore. Se non avessimo le prove lei sarebbe ancora viceministro<br />

[…]. Lasci che le <strong>di</strong>a un consiglio da amico: confessi. Confessi tutto».<br />

Poiché Loebl perseverava nel mutismo Kohutek affermò un concetto fondamentale:<br />

«le prove in possesso <strong>del</strong>l’accusa sono scritte nella sua vita;<br />

tutta la sua vita è un atto <strong>di</strong> accusa. […] posso <strong>di</strong>mostrare che tutta la sua<br />

vita l’ha plasmata, ha fatto <strong>di</strong> lei un tra<strong>di</strong>tore <strong>del</strong> partito e <strong>del</strong>la patria». 18<br />

Eccoci giunti a un punto nodale che ritroveremo spesso, anche <strong>di</strong>scutendo<br />

dei processi per stregoneria ed eresia. La biografia <strong>del</strong>l’imputato<br />

implica il patto con il Nemico. L’imputato ha avuto ripetuti contatti con<br />

agenti <strong>di</strong> paesi capitalisti – poco importa se a suo tempo autorizzati dal<br />

partito; proviene da <strong>una</strong> famiglia ebrea e borghese, dove fin dall’infanzia<br />

ha imparato a sfruttare la classe operaia – si era perfino iscritto all’istituto<br />

tecnico per acquisire <strong>una</strong> competenza professionale qualificata a <strong>di</strong>rigere<br />

gli operai; ha un fratello rifugiato in Israele – e se appartiene a <strong>una</strong> famiglia<br />

15. Ivi, p. 176.<br />

16. Ivi, p. 61.<br />

17. Ivi, p. 62.<br />

18. Ivi, p. 64.


34<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

sionista non può che essere lui stesso un imperialista sionista («La verità,<br />

Loebl, è che lei appartiene a <strong>una</strong> famiglia sionista ed è lei stesso un imperialista<br />

sionista!» 19 ); l’imputato ha stu<strong>di</strong>ato a Vienna («In altre parole, il vero<br />

scopo <strong>del</strong>la sua vita era restare un capitalista improduttivo legato all’alta<br />

finanza e mantenuto dal lavoro altrui» 20 ); si recava spesso in Austria con il<br />

pretesto che vi vivevano i suoceri; durante la guerra, mentre i connazionali<br />

soffrivano l’occupazione nazista, aveva viaggiato da Varsavia a Londra<br />

a spese <strong>del</strong> comitato britannico per i rifugiati. Lo scambio <strong>di</strong> battute tra<br />

Loebl e il referente riguardo quest’ultima accusa illustra bene le frustrante<br />

tecnica <strong>di</strong> conduzione <strong>del</strong>l’interrogatorio.<br />

«Lei ha lasciato la sua terra natale e lasciato gli altri a soffrire e a combattere<br />

i nazisti mentre lei viveva in modo confortevole con i sol<strong>di</strong> pagati dal governo<br />

britannico».<br />

«Il mio viaggio da Varsavia a Londra è stato pagato dal Comitato britannico<br />

per i Rifugiati. Al mio arrivo ho ricevuto un aiuto da <strong>una</strong> Cassa <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to per i<br />

rifugiati cecoslovacchi fino a che non ho trovato un lavoro».<br />

«In altri termini, lei ammette <strong>di</strong> aver ricevuto denaro dagli inglesi. Dunque lei<br />

è un agente degli inglesi».<br />

Io feci notare che il Comitato britannico aiutava tutti i rifugiati che fuggivano<br />

i nazisti a con<strong>di</strong>zione che fossero in grado <strong>di</strong> provare <strong>di</strong> essere degli anti-fascisti.<br />

«Questo Comitato e la Cassa <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to erano solo coperture per il reclutamento<br />

<strong>del</strong>le spie». 21<br />

I segni che svelavano il tra<strong>di</strong>mento erano fin troppo abbondanti. Non<br />

c’era che <strong>una</strong> soluzione: ammettere <strong>di</strong> essersi infiltrato nel partito comunista<br />

per fare gli interessi <strong>del</strong> capitalismo sionista. È solo a questo punto<br />

che Kohutek fa per la prima volta riferimento a <strong>una</strong> testimonianza precisa<br />

contro Loebl: Field aveva confessato che Loebl era uno degli agenti da lui<br />

reclutati.<br />

Nel corso <strong>di</strong> un successivo interrogatorio Loebl scrive <strong>di</strong> aver reagito<br />

all’incalzare <strong>del</strong>le domande proclamando che il ricorso alle privazioni e<br />

alla tortura era indegno <strong>di</strong> chi lottava per costruire il socialismo. In risposta<br />

si sentì <strong>di</strong>re le sue obiezioni non <strong>di</strong>mostravano altro che la sua appartenenza<br />

19. Ivi, p. 65.<br />

20. Ibidem.<br />

21. Ivi, p. 70.


Complotti e congiure nel XX secolo 35<br />

alla piccola borghesia liberale. Non poteva né doveva esserci pietà alc<strong>una</strong><br />

per i sabotatori, i tra<strong>di</strong>tori e le spie: l’importante era che rivelassero i nomi<br />

dei complici e dei loro capi. Non c’era spazio per il sentimentalismo: tra<br />

socialismo e capitalismo era in atto <strong>una</strong> guerra all’ultimo sangue. Le parole<br />

<strong>del</strong> referente sembrano quasi riecheggiare il manuale <strong>del</strong>l’inquisitore<br />

Nicolau Eymeric.<br />

Rievocando la figura <strong>di</strong> Kohutek, Loebl riconosce che costui «era sinceramente<br />

convinto <strong>di</strong> servire il partito scoprendone i nemici. Se forse non<br />

era <strong>del</strong> tutto convinto <strong>del</strong>la realtà dei crimini che mi chiedeva <strong>di</strong> confessare,<br />

non<strong>di</strong>meno non dubitava <strong>del</strong>la mia qualità <strong>di</strong> nemico politico». Egli<br />

credeva veramente all’esistenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> gigantesca cospirazione imperialista<br />

e capitalista or<strong>di</strong>ta dagli anglo-americani sostenuti dai sionisti, ed era il<br />

suo preciso dovere fare <strong>del</strong> suo meglio per proteggere il socialismo dalla<br />

minaccia che incombeva su <strong>di</strong> esso.<br />

Biografie stravolte<br />

La lettura degli atti <strong>del</strong>l’interrogatorio <strong>di</strong> <strong>una</strong> presunta strega condannata<br />

a morte nel 1697, Caterina Ross <strong>di</strong> Poschiavo, colpisce per la reiterazione<br />

<strong>una</strong> seduta dopo l’altra <strong>di</strong> <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> domande riguardanti la<br />

biografia <strong>del</strong>l’imputata. Gli inquirenti erano chiaramente alla ricerca <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

conferma <strong>del</strong> fatto che la donna era in qualche modo segnata dalla nascita<br />

e portatrice <strong>di</strong> <strong>una</strong> pericolosa tara ere<strong>di</strong>taria che la pre<strong>di</strong>sponeva al male.<br />

Tale procedura si incontra spesso nei processi inquisitoriali e, <strong>di</strong> nuovo,<br />

riappare negli interrogatori a porte chiuse condotti nelle fasi preliminari<br />

dei processi staliniani. In entrambi i casi l’ossessiva ricerca <strong>del</strong>la verità<br />

nasconde il bisogno <strong>di</strong> <strong>una</strong> ricostruzione quanto più precisa possibile dei<br />

crimini oggetto <strong>del</strong> <strong>di</strong>battimento e, soprattutto, <strong>del</strong>le loro ra<strong>di</strong>ci nelle biografie<br />

degli imputati. Il complotto degli agenti <strong>del</strong> Male era per definizione<br />

ramificato, inafferrabile, la posta in gioco altissima.<br />

Riguardo alle biografie reali degli imputati, le affinità tra i due tipi<br />

<strong>di</strong> processi non impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> osservare un’importante <strong>di</strong>fferenza. Nei<br />

processi staliniani l’accusato era un fe<strong>del</strong>e assoluto <strong>del</strong> partito, mentre la<br />

«strega» si professava buona cristiana, ma non era certo <strong>una</strong> militante. In<br />

entrambe le situazioni, tuttavia, gli inquirenti si <strong>di</strong>mostrarono abili nel giocare<br />

su oscuri sensi <strong>di</strong> colpa. Nel caso <strong>del</strong>la presunta strega essi si fondavano<br />

sulla sua appartenenza alla comunità cristiana e sulla sua soggezione


36<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

psicologica e culturale nei confronti dei giu<strong>di</strong>ci; il senso <strong>di</strong> colpa <strong>del</strong> militante<br />

era sollecitato da tutte le mancanze che inficiavano la rappresentazione<br />

interiore <strong>del</strong> Militante Ideale – per esempio, origine <strong>di</strong> classe tenuta<br />

nascosta, infe<strong>del</strong>tà coniugali, deviazioni giovanili rispetto alla linea attuale<br />

<strong>del</strong> partito. L’imputato era da parte sua abituato alla pratica <strong>del</strong>l’autocritica,<br />

che assomigliava più alla confessione <strong>di</strong> un peccato che all’analisi <strong>di</strong> un<br />

errore. La revisione critica, infine, non poteva riguardare un singolo errore,<br />

ma l’intera vita <strong>del</strong>l’imputato. Artur London lo scoprì ben presto a<br />

sue spese.<br />

Dopo due ore <strong>di</strong> interrogatorio, tutt’a un tratto, il referent mi <strong>di</strong>ce: «Mi parli<br />

<strong>del</strong> suo passato, <strong>del</strong> suo lavoro <strong>di</strong> un tempo nell’organizzazione giovanile.<br />

Insomma mi racconti la sua biografia». Sulle prime rimango sorpreso […].<br />

Scoprirò che si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova tattica, <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> travestimento e <strong>di</strong><br />

caricatura <strong>del</strong> metodo <strong>di</strong> controllo usato dai responsabili dei quadri <strong>di</strong> partito;<br />

consiste nel provocare la ripetizione <strong>del</strong> racconto <strong>di</strong> un periodo contestato per<br />

scoprire, tramite confronti, le eventuali alterazioni <strong>del</strong>la verità. 22<br />

Nella sua posizione <strong>di</strong> inquisito, London colse solo <strong>una</strong> componente<br />

<strong>del</strong>l’insistenza sulla biografia da parte <strong>del</strong> referent. Il confronto con<br />

analoghe in<strong>di</strong>cazioni provenienti da altri processi, compresi in un arco<br />

cronologico vastissimo che va dal 1450 al 1950, ci aiuta a capire che la<br />

ricostruzione biografica serviva anche e soprattutto a in<strong>di</strong>viduare nel passato<br />

<strong>del</strong>l’accusato le premesse genetiche, sociali ed esistenziali <strong>del</strong> tra<strong>di</strong>mento.<br />

Si trattava, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> portare alla luce <strong>una</strong> pre<strong>di</strong>sposizione originaria<br />

al male, un’attitu<strong>di</strong>ne spesso, e forse preferibilmente, interpretata<br />

come irrisolvibile e inevitabile. In tal modo la comunità o, in questo caso, il<br />

partito potevano continuare a specchiarsi in <strong>una</strong> superficie lucida e pura. Se<br />

infatti il tra<strong>di</strong>tore era sempre stato tale ed era entrato nell’organizzazione<br />

tramando fin dal principio il sabotaggio, il partito non era chiamato a mettere<br />

in <strong>di</strong>scussione la propria natura politica e morale, ma solo chiamato a<br />

vigilare contro i subdoli agenti <strong>del</strong> Nemico.<br />

Risulta evidente che in ogni biografia personale si sarebbero potuti<br />

estrapolare dettagli che fungevano da omologhi <strong>del</strong> marchio <strong>di</strong> Satana, in<strong>di</strong>zi<br />

che smascheravano l’irriducibilità <strong>del</strong>l’imputato al bene rappresentato dal<br />

partito. London non faceva eccezione. Suo padre, figlio <strong>di</strong> un impiegato<br />

22. London, La confessione, p.189.


Complotti e congiure nel XX secolo 37<br />

<strong>del</strong>le ferrovie <strong>del</strong>la Moravia, era emigrato prima in Svizzera e poi negli<br />

Stati Uniti d’America – luoghi <strong>di</strong> esposizione al contagio capitalista. Nella<br />

confederazione Elvetica aveva frequentato gli ambienti anarchici pur non<br />

con<strong>di</strong>videndo, si sforzò <strong>di</strong> precisare London, l’ideologia fondamentale<br />

<strong>del</strong>l’anarchismo.<br />

Tra anarchici e marxisti non correva notoriamente buon sangue. Le<br />

ra<strong>di</strong>ci ideologiche famigliari <strong>di</strong> London non andavano nella <strong>di</strong>rezione<br />

giusta. Malgrado il padre, rientrato in Europa per arruolarsi e combattere<br />

per il paese d’origine, avesse sul fronte russo simpatizzato con prigionieri<br />

bolscevichi e fosse poi stato fra i primi iscritti alla sede <strong>del</strong> partito comunista<br />

<strong>di</strong> Ostrava, nella sua storia personale permaneva un vizio d’origine che, nel<br />

1951, finì per pesare sulle sorti <strong>del</strong> figlio. Su London gravavano comunque<br />

ben altre premesse negative, ovvero i suoi lunghi soggiorni all’estero, che<br />

ormai significavano <strong>una</strong> sola cosa: opportunità <strong>di</strong> venire a contatto con il<br />

germe corrotto <strong>del</strong> complotto capitalista. Come è tristemente noto, non<br />

vanno infine trascurate le origini ebraiche sue e <strong>di</strong> molti altri imputati: a<br />

Mosca nel frattempo era stata infatti stabilita un’equivalenza tra ebraismo<br />

tout court e sionismo – e i sionisti militavano ormai nel campo avverso.<br />

Fino alla fine la qualifica <strong>di</strong> sionista rimarrà appioppata a uomini e donne che<br />

non hanno mai avuto niente in comune con il sionismo […]. In seguito la cosa<br />

degenererà in <strong>una</strong> specie <strong>di</strong> caccia alle streghe. Si moltiplicheranno i provve<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione contro gli ebrei con il pretesto che sono estranei alla<br />

nazione cecoslovacca, in quanto cosmopoliti e sionisti, e dunque compromessi<br />

con loschi traffici o con lo spionaggio. Nei primi tempi i referenti facevano a<br />

gara nel mostrarsi l’uno più antisemita <strong>del</strong>l’altro. Un giorno replico a uno <strong>di</strong><br />

loro che, anche se vogliono giu<strong>di</strong>care me da questo punto <strong>di</strong> vista, non vedo<br />

come possano fare altrettanto con il gruppo dei vecchi volontari fra i quali, a<br />

parte Valeš e me, non ci sono ebrei. Mi risponde con la più grande serietà: «Lei<br />

<strong>di</strong>mentica le loro mogli. Sono tutte ebree e il risultato è lo stesso». 23<br />

Di fronte all’assurdo<br />

London aveva naturalmente ragione nel sottolineare la componente<br />

vessatoria insita nelle reiterate richieste da parte dei referenti <strong>di</strong> tornare<br />

23. Ivi, p. 211.


38<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

sulle sue esperienze passate. Un <strong>di</strong>verso e più profondo obiettivo viene<br />

però intuito in un secondo momento: è lo smarrimento <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>la propria<br />

vita. «Finisco per detestarmi, per detestare il mio passato e tutto ciò<br />

che fa parte <strong>del</strong>la mia vita; perché, rievocandola senza tregua, qui, <strong>di</strong> fronte<br />

a questi in<strong>di</strong>vidui ottusi […] mi sento vilipeso come se mi sputassero in<br />

faccia». 24<br />

Il referente assegnato a ogni inquisito era un membro <strong>del</strong> partito incaricato<br />

<strong>di</strong> consigliare l’accusato in modo da persuaderlo a rendere <strong>una</strong><br />

confessione piena e completa. Il referente, insomma, svolgeva <strong>una</strong> funzione<br />

non troppo <strong>di</strong>ssimile da quella <strong>del</strong> vicario vescovile che esortava il<br />

presunto eretico ad ammettere le proprie colpe al fine <strong>di</strong> essere riammesso<br />

in seno alla Chiesa.<br />

Gli inquirenti ricorrevano al binomio fede-senso <strong>di</strong> colpa come leva<br />

per indurre gli accusati alla confessione. Le pressioni indebolivano la resistenza<br />

psicologica, ma il crollo era determinato da altro, in primo luogo<br />

dal trovarsi in contrad<strong>di</strong>zione con il partito, vale a <strong>di</strong>re lo scopo <strong>del</strong>la vita<br />

<strong>del</strong>la persona accusata. Loebl testimonia come il suo ce<strong>di</strong>mento psicologico<br />

sia cominciato proprio con l’insinuarsi <strong>del</strong> senso <strong>di</strong> colpa all’interno<br />

<strong>del</strong>la sua, giuri<strong>di</strong>camente fondata, persuasione d’innocenza.<br />

Più ci pensavo più ero pronto a riconoscere le mie debolezze, soprattutto i miei<br />

precedenti sospetti in materia <strong>di</strong> classe sociale. Nato in <strong>una</strong> famiglia borghese,<br />

io non appartenevo alla classe operaia. I miei rapporti con la classe operaia,<br />

dunque, non erano quelli <strong>di</strong> un operaio. Come viceministro <strong>del</strong> Commercio<br />

estero conducevo <strong>una</strong> vita relativamente agiata. Avevo <strong>una</strong> macchina e abitavo<br />

in un appartamento spazioso; vivevo così bene che avvertivo quasi un senso<br />

<strong>di</strong> colpa. La concezione che avevo dei miei legami con la causa <strong>del</strong>la classe<br />

operaia non era spontanea, bensì intellettuale. […] io simpatizzavo con essa,<br />

avevo votato la mia vita alla sua causa, ma appartenevo all’intelligentsia, alla<br />

classe me<strong>di</strong>a istruita. […] Come molti altri intellettuali <strong>del</strong>la classe me<strong>di</strong>a mi<br />

sentivo colpevole per il mio passato. Mi sembrava <strong>di</strong> dover espiare per la mia<br />

vita privilegiata, per non essere nato operaio. 25<br />

In tali con<strong>di</strong>zioni l’imputato cadeva in <strong>una</strong> stato <strong>di</strong> avvilimento e<br />

prostrazione che lo annientava psicologicamente. L’esito ultimo è la totale<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>la propria esistenza passata e presente. Sia Loebl che<br />

24. Ivi, p. 204.<br />

25. Loebl, Le procés de l’aveu, pp. 76-77.


Complotti e congiure nel XX secolo 39<br />

Slánsky, e non furono i soli, tentarono il suici<strong>di</strong>o in cella.<br />

«Tutto <strong>di</strong>venta improvvisamente meschinità, corruzione, vigliaccheria»<br />

scrive London «Tutto è capovolto. Tutto il bene è ascritto al male». 26 È il<br />

momento, per gli inquirenti <strong>di</strong> assestare il colpo finale all’imputato smarrito:<br />

«Crede che se fosse davvero tutto falso come lei <strong>di</strong>ce, il partito avrebbe<br />

or<strong>di</strong>nato il suo arresto?». 27 London era <strong>di</strong>strutto. La sua intenzione era aiutare<br />

il partito, si è trovato invece rinchiuso, concretamente e psicologicamente,<br />

in <strong>una</strong> gabbia. Ogni sua parola era interpretata in modo tendenzioso per<br />

potere essere ricondotta all’impianto accusatorio prefabbricato. Gli amici lo<br />

avevano denunciato, avevano confessato il falso. Com’era stato possibile?<br />

Ecco come descrive la con<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>l’imputato nelle mani <strong>del</strong>la polizia<br />

politica:<br />

La ragione vi sfugge. Voi siete ormai un oggetto impotente, alla loro mercé. Vi<br />

sentite <strong>di</strong>speratamente soli, abbandonati da tutti: dal partito, dagli amici, dai<br />

compagni. Sapete <strong>di</strong> non poter sperare aiuto da nessuno; tutti, fuori, – perfino<br />

la vostra stessa famiglia – sospettano che siate colpevole, poiché è stato il partito<br />

a decidere il vostro arresto. Lo so per esperienza. Anch’io ho reagito allo<br />

stesso modo quando si sono tenuti i processi <strong>di</strong> Mosca, quelli <strong>di</strong> Budapest e <strong>di</strong><br />

Sofia. 28<br />

Loebl descrive il medesimo stato <strong>di</strong> prostrazione e scoramento.<br />

Mi sentivo <strong>di</strong>ventare schizofrenico, con due personalità in conflitto. Una <strong>di</strong>ceva<br />

che questa lotta, questa resistenza, non aveva senso. […] L’altro personaggio<br />

parlava <strong>di</strong> principi. Non dovevo abbandonare i miei ideali. Per molto tempo il<br />

marxismo era stato il mio sostegno nelle prove più <strong>di</strong>fficili. Confessare <strong>di</strong> aver<br />

tra<strong>di</strong>to i miei ideali marxisti era troppo aberrante. 29<br />

Inevitabile, infine, arrivava il crollo: il prigioniero confessava. Non si<br />

trattava tanto <strong>di</strong> evitare la condanna a morte, quanto <strong>di</strong> farla finita con il<br />

tormento <strong>del</strong>l’incertezza, <strong>del</strong>la lacerazione interiore – e certamente anche<br />

<strong>del</strong>le privazioni. Un giorno un funzionario entrò nella cella <strong>di</strong> London e gli<br />

presentò la sua confessione, già pre<strong>di</strong>sposta, in cui ammetteva <strong>di</strong> essere<br />

26. London, La confessione, p. 54.<br />

27. Ivi, p. 55.<br />

28. Ivi, p. 57.<br />

29. Loebl, Le procés de l’aveu, pp. 157-158.


40<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

stato corrotto dagli americani e <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> altre attività <strong>cospiratori</strong>e. La<br />

firmò.<br />

La <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> contagio<br />

Come era avvenuto anche nei processi per stregoneria, le prime<br />

confessioni servirono da leva per rilanciare la necessità <strong>di</strong> ulteriori<br />

approfon<strong>di</strong>menti. Come nei processi per stregoneria, durante gli<br />

interrogatori a membri devianti <strong>del</strong> partito comunista il teorema accusatorio<br />

non era fisso, ma flessibile, soggetto a mo<strong>di</strong>fiche in corso d’opera. London<br />

si confessò colpevole <strong>del</strong>le prime imputazioni illudendosi <strong>di</strong> alleviare i<br />

propri tormenti; ben presto fu costretto a rendersi conto che le sue speranze<br />

erano mal riposte.<br />

Come ho potuto essere così ingenuo da credere per un solo istante che i referenti<br />

si sarebbero accontentati <strong>del</strong>la mia confessione <strong>di</strong> colpevolezza riguardante il<br />

gruppo trotzkista dei vecchi volontari e i miei contatti con Field? Credevo che<br />

questa confessione sarebbe stata sufficiente per farmi un processo. Adesso so<br />

che è servita solo da trampolino per proiettarmi ancora più lontano! 30<br />

Quanto lontano stesse arrivando l’inchiesta, London non lo immaginava.<br />

Il vertice <strong>del</strong> complotto era stato nel frattempo identificato ad<strong>di</strong>rittura<br />

nel segretario <strong>del</strong> partito in persona, Rudolf Slánsky – le cui origini<br />

ebraiche lo rendevano un bersaglio nel contesto <strong>del</strong>la campagna staliniana<br />

contro il sionismo. Il contagio aveva raggiunto i vertici <strong>del</strong> partito, ora la<br />

terapia chirurgica doveva fare lo stesso.<br />

Tratto agli arresti, questi aveva ovviamente opposto strenue resistenze<br />

alle accuse sempre più enormi che gli venivano mosse. La situazione si<br />

sbloccò solo quando fu paradossalmente invitato a dare un’estrema prova<br />

<strong>di</strong> fe<strong>del</strong>tà al partito che si presumeva avesse vilmente tra<strong>di</strong>to. L’ex segretario<br />

generale comprese che tutto era deciso e accettò, proprio per il bene<br />

<strong>del</strong> partito, <strong>di</strong> confermare tutte le accuse preconfezionate che gli venivano<br />

mosse.<br />

Nella sua deposizione si legge:<br />

30. London, La confessione, pp. 206-207.


Complotti e congiure nel XX secolo 41<br />

«Abbiamo ostacolato lo sviluppo <strong>del</strong> commercio estero con l’Unione Sovietica,<br />

importando, per esempio, macchinari e attrezzature dagli stati capitalisti,<br />

benché le stesse macchine e attrezzature venissero fabbricate anche nell’Unione<br />

Sovietica, dove potevano essere acquistate a prezzi più convenienti. Abbiamo<br />

rifiutato un gran numero <strong>di</strong> commesse sovietiche col pretesto che l’industria<br />

cecoslovacca non fabbricava i prodotti richiesti, mentre in realtà essa li<br />

fabbricava. In altri casi, abbiamo frenato il commercio con l’Unione Sovietica<br />

imponendo alti prezzi fiscali intenzionalmente, oppure accettando gli or<strong>di</strong>nativi<br />

sovietici solo in parte col falso pretesto che la capacità degli stabilimenti<br />

interessati non era sufficiente; inoltre non abbiamo rispettato le scadenze <strong>di</strong><br />

consegna». 31<br />

Nell’atto d’accusa letto dal pubblico ministero ritornano ossessivamente<br />

sul complotto segreto dei falsi comunisti:<br />

«La perfi<strong>di</strong>a <strong>del</strong> pericoloso attacco alla libertà, alla sovranità e all’in<strong>di</strong>pendenza<br />

<strong>del</strong>la patria, tramato da questi criminali, è tanto più condannabile in quanto<br />

essi hanno abusato <strong>del</strong>la loro appartenenza al partito comunista cecoslovacco<br />

e <strong>del</strong>la fiducia <strong>di</strong> questo partito caro ai lavoratori […]. Perfino quando i primi<br />

membri <strong>del</strong> centro <strong>di</strong> cospirazione <strong>di</strong>retta contro lo stato erano già stati smascherati<br />

e incarcerati, Rudolf Slánsky, astuto Giano bifronte, tentava ancora<br />

<strong>di</strong> sviare l’attenzione da sé, quale capo <strong>del</strong> complotto, e fingeva <strong>di</strong> essere egli<br />

stesso vittima <strong>del</strong>le attività sovversive». 32<br />

La richiesta all’imputato <strong>di</strong> confermare la correttezza <strong>del</strong>le accuse<br />

mossegli e la recita <strong>di</strong> formule <strong>di</strong> abiura <strong>del</strong>l’eresia e <strong>del</strong> patto con il <strong>di</strong>avolo<br />

risultano già presenti nei processi per stregoneria più antichi, come<br />

quelli <strong>di</strong> Vevey, <strong>di</strong> cui si riparlerà più avanti. Essi <strong>di</strong>venteranno <strong>una</strong> presenza<br />

costante negli atti processuali relativi a questo genere <strong>di</strong> crimine. Le<br />

conclusioni in cui l’imputato conferma la veri<strong>di</strong>cità <strong>del</strong>le confessioni rese,<br />

trascritte <strong>di</strong> norma in <strong>una</strong> forma standar<strong>di</strong>zzata in cui convivono procedura<br />

giuri<strong>di</strong>ca e contenuti ideologici (o, prima, teologici), rappresentano un momento<br />

fondamentale <strong>del</strong>la rappresentazione pubblica <strong>del</strong> processo.<br />

Tutti i condannati a morte, con l’eccezione <strong>di</strong> Slánsky, prima<br />

<strong>del</strong>l’esecuzione in<strong>di</strong>rizzarono <strong>una</strong> lettera alle famiglie «in cui si<br />

proclamarono colpevoli, si mostrarono convinti <strong>del</strong> tra<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> loro<br />

31. Documento citato in Ivi, p. 271.<br />

32. Documento citato in Ivi, p. 272.


42<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

segretario generale, espressero fiducia in un futuro ra<strong>di</strong>oso per il regime». 33<br />

Era stata sod<strong>di</strong>sfatta la funzione pedagogica attribuita al processo e alla<br />

<strong>di</strong>vulgazione dei verbali addomesticati.<br />

Gli ebrei, sempre loro<br />

Come i colleghi <strong>di</strong> qualche secolo prima, anche i pubblici ministeri che<br />

hanno condotto i processi <strong>del</strong>l’era staliniana presupponevano <strong>una</strong> serie <strong>di</strong><br />

tare ere<strong>di</strong>tarie o <strong>di</strong> ascendenze sociali per inchiodare gli imputati: il passato<br />

piccolo-borghese, l’adesione temporanea in gioventù alla socialdemocrazia,<br />

i soggiorni all’estero. Ben presto <strong>una</strong> nuova, e insieme antica, tara fece<br />

la sua comparsa sulla scena: le ascendenze ebraiche che pre<strong>di</strong>sponevano<br />

naturalmente al sionismo,<br />

Un giorno Loebl si sentì rivolgere questa domanda: «Allora, Loebl, ci<br />

parli <strong>del</strong>la sua collaborazione con la spia degli americani in combutta con<br />

Tito, quel maiale sionista <strong>di</strong> Rudolf Slánsky». 34 Loebl, prostrato, era ormai<br />

<strong>di</strong>sposto a confessare qualsiasi cosa gli venisse suggerita. Fu quello che<br />

fece qualche tempo dopo, nel corso <strong>di</strong> un confronto <strong>di</strong>retto con Slánsky.<br />

«Slánsky, conosce questo prigioniero?».<br />

«Sì, è Evzen Loebl».<br />

«Loebl, conosce questo prigioniero?».<br />

«Sì, è Rudolf Slánsky».<br />

«Lei, Loebl, ha confessato <strong>di</strong> aver fatto parte <strong>di</strong> <strong>una</strong> cospirazione criminale<br />

or<strong>di</strong>ta da Slánsky. Vuole ripetere la sua confessione?».<br />

Dissi <strong>di</strong> sì. […]<br />

«Ho commesso un certo numero <strong>di</strong> crimini come membro <strong>di</strong> <strong>una</strong> cospirazione<br />

<strong>di</strong>retta da Rudolf Slánsky». 35<br />

Il contesto interno che fece da cornice al processo Slánsky possedeva<br />

elementi <strong>di</strong> singolarità, uno dei quali erano appunto i rapporti con Israele.<br />

La Cecoslovacchia era stato, tra le democrazie popolari, quella che più<br />

si era mostrata <strong>di</strong>sponibile a partecipare al Piano Marshall; come se non<br />

33. Flores, L’età <strong>del</strong> sospetto, p. 154.<br />

34. Loebl, Le procés de l’aveu, p. 184.<br />

35. Ivi, p. 206.


Complotti e congiure nel XX secolo 43<br />

bastasse, la sua politica era parsa troppo filoisraeliana rispetto alle posizioni<br />

sovietiche. La Cecoslovacchia aveva venduto armi all’organizzazione<br />

Haganah e collaborato all’addestramento <strong>di</strong> <strong>una</strong> brigata. È significativo<br />

che alcuni importatori ebrei americani avessero manifestato a Loebl il<br />

loro apprezzamento per gli aiuti cecoslovacchi a Israele nell’ambito <strong>del</strong>la<br />

fornitura e <strong>del</strong>l’addestramento militare. Ciò avveniva mentre il governo <strong>di</strong><br />

Mosca aveva perso la speranza <strong>di</strong> attrarre nella propria sfera <strong>di</strong> influenza<br />

Israele, la cui <strong>di</strong>rigenza andava orientandosi verso <strong>una</strong> politica sempre più<br />

filoamericana. In precedenza Stalin aveva coltivato la possibilità <strong>di</strong> allargare<br />

la propria influenza al nuovo stato ebraico: all’interno <strong>del</strong> movimento<br />

sionista, infatti, non mancavano le correnti socialiste, quelle, per intenderci,<br />

che stavano dando vita all’originale esperimento comunitario dei kibbutz.<br />

Un russo non meglio identificato, che partecipava all’interrogatorio,<br />

accusò Loebl <strong>di</strong> non essere né un vero comunista né un vero cecoslovacco:<br />

«Lei non è altro che uno sporco ebreo. La sua sola patria è Israele<br />

e lei ha venduto il socialismo ai suoi capi, i <strong>di</strong>rigenti <strong>del</strong>l’imperialismo<br />

sionista». 36<br />

Per capire questa decisa virata antisionista bisogna tener conto anche<br />

<strong>di</strong> quanto parallelamente avveniva in URSS, dove, negli anni imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivi alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale si andò (ri)costruendo<br />

l’immagine negativa degli ebrei come potenziale vettore <strong>di</strong> «contagio politico».<br />

Un clima antisemita prese a serpeggiare in articoli su riviste quoti<strong>di</strong>ani<br />

già nel 1946 che prendevano <strong>di</strong> mira i «cosmopoliti senza ra<strong>di</strong>ci»,<br />

tra i quali spiccavano, immancabilmente, gli ebrei. La <strong>di</strong>ffidenza verso<br />

gli ebrei esplose nell’ottobre 1948, in occasione <strong>del</strong>l’arrivo a Mosca <strong>di</strong><br />

Golda Meir in visita ufficiale, accolta da <strong>una</strong> manifestazione festosa <strong>di</strong><br />

cinquantamila ebrei. A posteriori, il minimo che si può <strong>di</strong>re è che si trattò<br />

<strong>di</strong> un’imprudenza collettiva. Ai vertici <strong>del</strong> Cremlino, infatti, gli onori informali<br />

tributati alla Meir destarono non poche preoccupazioni. Il passaggio<br />

ai fatti non tardò a venire. Un mese dopo venne sciolto d’autorità il<br />

Comitato Antifascista Ebraico e furono <strong>di</strong>strutti i piombi <strong>di</strong> un libro curato<br />

da Il’ja Erenburg e Vasilij Grossman che raccoglieva documenti sulla persecuzione<br />

nazista degli ebrei russi.<br />

Come sempre accade nelle epidemie, dopo i primi casi <strong>di</strong>stanziati tra<br />

loro, che agiscono da avvisaglia, il contagio prese a <strong>di</strong>ffondersi rapidamente.<br />

Molti dei membri più in vista <strong>del</strong> <strong>di</strong>sciolto Comitato furono arrestati. Venne<br />

36. Ivi, p. 82.


44<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

poi il turno <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> ingegneri ebrei che occupavano posizioni <strong>di</strong><br />

responsabilità nella fabbrica <strong>di</strong> automobili intitolata a Stalin, che si vider<br />

piovere addosso l’accusa <strong>di</strong> sabotaggio. La campagna proseguì per i due<br />

anni successivi. Il 12 agosto 1952, venne eseguita la condanna a morte per<br />

fucilazione contro tre<strong>di</strong>ci membri <strong>del</strong> Comitato antifascista ebraico e <strong>di</strong>eci<br />

ingegneri <strong>del</strong>la fabbrica Stalin, presunti <strong>cospiratori</strong> e sabotatori.<br />

Proprio mentre sembrava che, con la condanna dei <strong>cospiratori</strong> sionisti<br />

voluta personalmente da Stalin, la virulenza <strong>del</strong> contagio iniziasse a declinare,<br />

si aprì invece un secondo fronte: il celebre «complotto dei camici bianchi»,<br />

che fu probabilmente l’ultimo grande caso politico <strong>del</strong>la vita <strong>di</strong><br />

Stalin. L’affare cominciò quando l’uomo che da venticinque anni guidava<br />

l’URSS manifestò alcune preoccupazione per la propria salute. Un giorno<br />

d’estate <strong>del</strong> 1951 Stalin aveva chiesto al ministro <strong>del</strong>la Sanità Smirnov<br />

quali me<strong>di</strong>ci avessero curato Ždanov e Dimitrov, deu <strong>di</strong>rigenti da poco<br />

scomparsi. Ebbene, si trattava <strong>del</strong>la stessa persona, Boris Kogan, cugino<br />

<strong>del</strong> me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> Cremlino Michail Kogan. Malgrado le rassicurazioni <strong>di</strong><br />

Smirnov, che aveva personalmente verificato l’assoluta irreprensibilità <strong>del</strong><br />

me<strong>di</strong>co, Stalin reagì con inquietu<strong>di</strong>ne. I suoi timori aumentarono quando<br />

apprese che Kogan era stato assistito nientemeno che dal suo me<strong>di</strong>co<br />

curante, il car<strong>di</strong>ologo Vla<strong>di</strong>mir Vinogradov. Si mise allora in moto la macchina<br />

poliziesca volta a smascherare l’ennesimo complotto. Gran parte degli<br />

accusati erano me<strong>di</strong>ci ebrei e il processo che li condannò coincise con<br />

la fase più virulenta <strong>del</strong>la campagna antisionista che falci<strong>di</strong>ò i membri <strong>del</strong><br />

Comitato Antifascista Ebraico. Gli interrogatori rivelarono non solo che la<br />

morte <strong>di</strong> Ždanov era stata in realtà un’eliminazione, ma portarono alla luce<br />

la più terribile <strong>del</strong>le congiure: un piano per avvelenare Stalin.<br />

Bisogna sapere che l’ossessione <strong>del</strong> leader per gli avvelenamenti<br />

rasentava la paranoia. Ogni suo pasto era cucinato dalla sua vecchia cuoca<br />

<strong>di</strong> fiducia ed esaminato da agenti speciali e da un me<strong>di</strong>co prima <strong>di</strong> arrivare<br />

alla tavola <strong>del</strong> leader. Il risalto dato dalla stampa al complotto generò un<br />

clima <strong>di</strong> isteria collettiva: i pazienti rifiutavano <strong>di</strong> farsi visitare da me<strong>di</strong>ci<br />

ebrei e <strong>di</strong> comprare me<strong>di</strong>cine in farmacie gestite da ebrei. Era in fondo<br />

<strong>una</strong> vecchissima storia: gli ebrei erano <strong>di</strong> nuovo un agente patogeno. I<br />

<strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> coloro che avvelenavano i pozzi dei cristiani, volevano<br />

ora avvelenare, politicamente e fisicamente, il corpo <strong>del</strong>la guida <strong>del</strong><br />

socialismo.


Il Grande Terrore Russo degli anni Trenta<br />

Complotti e congiure nel XX secolo 45<br />

È noto il peso determinante <strong>del</strong>le decisioni e degli orientamenti personali<br />

<strong>di</strong> Stalin nel determinare l’avvio e la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>le catene <strong>di</strong> arresti<br />

e processi che si sono succedute durante gli anni segnati dalla sua<br />

egemonia. Le prove generali <strong>di</strong> quanto avvenne nell’Europa centrale e<br />

orientale nell’imme<strong>di</strong>ato secondo dopoguerra erano già andate in scena a<br />

Mosca negli anni Trenta. Il consolidamento <strong>del</strong> socialismo in URSS si era<br />

progressivamente saldato al consolidamento non solo <strong>del</strong> potere operativo<br />

<strong>del</strong> leader, ma anche <strong>del</strong> suo prestigio personale, che doveva essere fuori<br />

<strong>di</strong>scussione come la sua abilità strategica. Se qualcosa non funzionava – e<br />

inevitabilmente i problemi erano molti – la soluzione per Stalin era quella<br />

<strong>di</strong> imporsi come colui che agiva prontamente per rime<strong>di</strong>are ai guasti <strong>del</strong>le<br />

incompetenze, e sventava, duramente, i complotti e i sabotaggi che ritardavano<br />

i frutti <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong> regime.<br />

Necessariamente i singoli mali provenivano dall’esterno, dal campo<br />

<strong>del</strong> Male. Esso, però, per riuscire a infiltrarsi, aveva bisogno <strong>del</strong>la collaborazione<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tori, <strong>cospiratori</strong>, sabotatori venduti al nemico che si<br />

nascondevano tra i <strong>di</strong>rigenti che occupavano influenti posizioni <strong>di</strong> potere<br />

all’interno <strong>del</strong>la gerarchia o <strong>del</strong>le istituzioni. In questo senso, i processi<br />

servivano a smascherare pubblicamente il complotto e a rendere visibile al<br />

popolo la causa <strong>del</strong>le imperfezioni che ancora assillavano il socialismo.<br />

Stalin, da parte sua, tendeva a concepire i rapporti politici in termini<br />

gerarchici, sia che si trattasse <strong>di</strong> lealtà personale sia che fossero in gioco<br />

relazioni <strong>di</strong>plomatiche tra nazioni. Egli aveva l’abitu<strong>di</strong>ne mettere alla prova<br />

e mantenere in stato <strong>di</strong> perenne tensione i membri <strong>del</strong> Politburo colpendo<br />

con accuse anche gravi i loro più stretti collaboratori. «Senza risparmiare<br />

nessuno, Stalin mirava a infettare la cerchia <strong>di</strong> governo con i sospetti e le<br />

insicurezze che caratterizzavano il suo mondo mentale». 37 A farne le spese<br />

furono principalmente funzionari <strong>di</strong> secondo livello, la cui caduta in <strong>di</strong>sgrazia<br />

serviva però a mantenere la cerchia primaria in <strong>una</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

tensione, <strong>di</strong>ffidenza reciproca e sud<strong>di</strong>tanza nei confronti <strong>di</strong> Stalin.<br />

Le gran<strong>di</strong> purghe <strong>del</strong>la fine degli anni Trenta nascevano dall’evoluzione<br />

<strong>del</strong> potere sovietico e <strong>del</strong>la <strong>teoria</strong> politica che fondava il ruolo chiave<br />

<strong>del</strong>la nuova classe <strong>di</strong>rigente bolscevica. La rapi<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>la conquista <strong>del</strong><br />

37. Oleg Chlevniuk, Yoram Gorlitzky, Cold Peace. Stalin and the Soviet ruling Cir- Cir<br />

cle, Oxford, Oxford University Press, 2004, pp. 3-5.


46<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

potere e <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>lo Stato secondo i principi <strong>del</strong> comunismo<br />

avevano reso necessaria la definizione <strong>di</strong> un’ortodossia <strong>di</strong> riferimento.<br />

Parallelamente, e quasi spontaneamente, i conflitti tra i successori <strong>di</strong> Lenin<br />

e i <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> più o meno latenti tra i membri <strong>del</strong> comitato centrale <strong>del</strong> partito<br />

avevano assunto la forma <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sputa dottrinaria. Fu insomma brevissimo<br />

e pressoché automatico il passaggio dalle tensioni tra correnti <strong>di</strong> pensiero<br />

a <strong>una</strong> situazione più simile alla contrapposizione tra sette: la capacità <strong>di</strong><br />

definire l’ortodossia coincideva con l’accesso al vertice <strong>del</strong> potere o con il<br />

suo consolidamento.<br />

Il periodo <strong>del</strong> Grande Terrore cumulò <strong>di</strong>versi obiettivi e <strong>di</strong>versi bersagli.<br />

Era per esempio urgente giustificare i fallimenti <strong>del</strong>la politica economica<br />

sovietica. In particolare si andò proprio allora <strong>del</strong>ineando con crescente<br />

nitidezza la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto antisovietico da parte <strong>di</strong> nuclei trotzkisti.<br />

Parallelamente si fece in modo che si <strong>di</strong>ffondesse <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> presunzione<br />

<strong>di</strong> colpevolezza a priori per gli strati sociali ritenuti non affidabili – in<br />

primo luogo i piccoli proprietari terrieri, i kulaki – e per le minoranze etniche<br />

meno sensibili alla costruzione <strong>del</strong> socialismo – è il caso dei tartari<br />

e dei coreani. Di nuovo, quin<strong>di</strong>, contestualmente all’elaborazione <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

<strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto, si osserva il ritorno in voga <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tarieà<br />

<strong>del</strong>la colpa. Tutti costoro furono <strong>di</strong> fatto in<strong>di</strong>viduati come capri espiatori<br />

sui quali far ricadere la colpa dei clamorosi insuccessi <strong>del</strong> regime, che si<br />

era trovato a fronteggiare raccolti inadeguati, crisi economiche e perfino<br />

carestie come conseguenze <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>la collettivizzazione forzata.<br />

Un telegramma <strong>di</strong> Stalin <strong>di</strong>ramato ai comitati centrali dei partiti comunisti<br />

regionali asseriva che era stato ormai<br />

accertato che la maggior parte degli ex kulaki e criminali, deportati a suo tempo<br />

nelle zone <strong>del</strong> nord e <strong>del</strong>la Siberia, e poi ritornati nelle loro regioni <strong>di</strong> origine<br />

allo scadere dei termini <strong>di</strong> deportazione, sono i principali promotori <strong>di</strong> ogni<br />

sorta <strong>di</strong> crimini antisovietici e atti <strong>di</strong> sabotaggio, sia nei kolchoz e nei sovchoz,<br />

sia nei trasporti e in alcuni settori industriali. 38<br />

Le stime <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong> Grande Terrore sovietico degli anni ‘30<br />

parlano <strong>di</strong> almeno tre milioni <strong>di</strong> persone condannate al carcere o ai campi<br />

<strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> mezzo milione <strong>di</strong> esecuzioni. Sono cifre paragonabili a<br />

38. Oleg Chlevniuk,<br />

Oleg Chlevniuk, <strong>Storia</strong> <strong>del</strong> Gulag. Dalla collettivizzazione al Grande Terrore,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 2006, p. 163.


Complotti e congiure nel XX secolo 47<br />

quelle <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> pandemie e che sono state raggiunte certo in seguito a<br />

iniziative partite dai vertici <strong>del</strong> sistema politico, ma che hanno ricevuto il<br />

supporto <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> zelanti <strong>del</strong>atori pronti a denunciare i «nemici <strong>del</strong><br />

popolo». Come ai tempi <strong>del</strong>la Rivoluzione francese, alla quale si accennerà<br />

più avanti, è stato fondamentale il risalto offerto dalla stampa alle lettere <strong>di</strong><br />

denuncia. In queste circostanze si osserva <strong>una</strong> doppia tipologia <strong>di</strong> contagio.<br />

Il primo tipo è il panico <strong>del</strong> complotto che colpisce la popolazione civile<br />

e la rende <strong>di</strong>sponibile a in<strong>di</strong>viduare con estrema facilità agenti sovversivi<br />

e sabotatori; il secondo è rappresentato dall’imme<strong>di</strong>ata definizione <strong>del</strong>le<br />

categorie a rischio, potremmo <strong>di</strong>re portatori sani <strong>di</strong> caratteristiche negative<br />

latenti che all’improvviso vengono percepite come attivate e pronte a<br />

colpire la società.<br />

In URSS i cosiddetti “alieni sociali”, erano innanzitutto i <strong>di</strong>scendenti<br />

<strong>del</strong>la vecchia nobiltà, i membri <strong>del</strong> clero, i piccoli proprietari terrieri, ma<br />

anche chiunque avesse origini borghesi o più o meno vagamente straniere,<br />

come ebrei e zingari. Ad esempio, dei conta<strong>di</strong>ni che denunciarono il presidente<br />

<strong>del</strong> loro kolkhoz sottolinearono che era figlio <strong>di</strong> un procacciatore <strong>di</strong><br />

braccianti che aveva sfruttato i lavoratori agricoli. Vi erano poi le denunce<br />

inoltrate non per intima convinzione, ma per la paure <strong>del</strong>le conseguenze<br />

<strong>del</strong> non denunciare, ovvero finire per essere considerati, per qualc<strong>una</strong> <strong>del</strong>le<br />

molte ragioni possibili, <strong>una</strong> parte malata <strong>del</strong> corpo sociale bolscevico. Era<br />

un timore fondato: in un contesto sociale permeato dall’ossessione <strong>del</strong><br />

complotto chi non manifestava sufficiente ostilità al nemico rischiava <strong>di</strong><br />

venirvi automaticamente associato.<br />

I processi <strong>di</strong> Mosca<br />

Il Grande Terrore sovietico prese concretamente l’avvio a Leningrado<br />

con l’uccisione <strong>di</strong> Sergej Kirov, segretario <strong>del</strong> partito comunista <strong>del</strong>la città.<br />

Sia in quanto primo segretario <strong>del</strong>la seconda città <strong>del</strong> paese sia in virtù <strong>del</strong><br />

suo indubbio carisma, Kirov era da molti considerato un rivale naturale<br />

<strong>di</strong> Stalin. Il suo cadavere venne scoperto il primo <strong>di</strong>cembre 1934 nel suo<br />

ufficio. L’attentatore, Leonid Nikolaev, fu imme<strong>di</strong>atamente arrestato,<br />

processato a porte chiuse e condannato a morte al termine <strong>di</strong> <strong>una</strong> rapida<br />

inchiesta presieduta da un uomo <strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> Stalin, Andrej Ždanov, che<br />

avrebbe preso <strong>di</strong> lì a poco il posto <strong>di</strong> Kirov al vertice <strong>del</strong> partito citta<strong>di</strong>no.<br />

Secondo l’accusa Nikolaev sarebbe stato un sicario al soldo <strong>del</strong> «Centro


48<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

Unito», un gruppo <strong>di</strong> <strong>cospiratori</strong> che faceva riferimento al grande nemico<br />

Trotzkij.<br />

Il proseguimento <strong>del</strong>le indagini rivelò che nelle alte sfere <strong>del</strong> partito<br />

si annidava un covo <strong>di</strong> deviazionisti <strong>di</strong> destra che praticavano il sabotaggio<br />

e lo spionaggio a favore dei capitalisti. La scoperta <strong>del</strong>la cospirazione<br />

contribuì a <strong>di</strong>ffondere l’idea paranoica <strong>di</strong> <strong>una</strong> moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> organizzazioni<br />

controrivoluzionarie infiltrate a ogni livello <strong>del</strong>la società sovietica e<br />

provocò un’ondata <strong>di</strong> epurazioni fra i <strong>di</strong>rigenti <strong>del</strong>l’apparato <strong>del</strong> partito e<br />

<strong>del</strong>lo Stato. La purga colpì pesantemente anche l’Armata Rossa: almeno<br />

un quarto dei suoi circa 80.000 ufficiali venne epurato nel biennio 1937-<br />

1938.<br />

Secondo il tristemente famoso pubblico ministero Vyšinskij,<br />

il Blocco <strong>del</strong>le destre e dei trotzkisti non è altro che <strong>una</strong> banda <strong>di</strong> spie […], un<br />

fatto <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima importanza non solo per la nostra rivoluzione socialista,<br />

ma anche per tutto il proletariato internazionale, per la causa <strong>del</strong>la pace nel<br />

mondo, per l’intera cultura umana, per la lotta per la vera democrazia e la libertà<br />

dei popoli, per la lotta contro tutti i guerrafondai e contro tutte le provocazioni<br />

e i provocatori internazionali. 39<br />

I toni sono quelli <strong>di</strong> <strong>una</strong> perorazione mistica, apocalittica. Dall’altra<br />

parte <strong>del</strong>la sbarra, le <strong>di</strong>chiarazioni degli imputati non lasciano dubbi<br />

riguardo alla natura sostanzialmente religiosa <strong>del</strong>l’investimento emotivo<br />

che i condannati ponevano nella confessione <strong>di</strong> crimini mai commessi. Al<br />

<strong>di</strong> là dei fini pedagogici <strong>del</strong>la confessione pubblica, si ha l’impressione che<br />

per gli stessi presunti <strong>cospiratori</strong> il perdono da parte <strong>del</strong> partito restituisse<br />

un senso estremo alla loro vita.<br />

297.<br />

«Citta<strong>di</strong>ni giu<strong>di</strong>ci, rinuncio al <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa in quanto la pubblica accusa,<br />

per quanto concerne la constatazione dei fatti, era giusta, come pure esatta<br />

per ciò che si riferisce alla qualificazione dei miei crimini. Tuttavia non<br />

posso <strong>di</strong>chiararmi d’accordo né rassegnarmi <strong>di</strong> fronte a un’affermazione <strong>del</strong><br />

Pubblico Ministero: l’affermazione che io sia ancora oggi trotzkista. Sì, sono<br />

stato trotzkista per molti anni. Con i trotzkisti ho proceduto fianco a fianco,<br />

ma l’unico motivo, l’unico che mi ha spinto alle affermazioni che ho fatto,<br />

era il desiderio <strong>di</strong> liberarmi almeno ora, anche se troppo tar<strong>di</strong>, dal mio atroce<br />

39. Citato in Pier Luigi Contessi, I processi <strong>di</strong> Mosca, Bologna, Il Mulino, 1970, p.


Complotti e congiure nel XX secolo 49<br />

passato trotzkista […]. Infatti la cosa più dura per me, compagni giu<strong>di</strong>ci, non<br />

è quella giusta sentenza che voi pronuncerete. La cosa peggiore è soprattutto<br />

il riconoscermi davanti a me stesso. Il riconoscere durante l’istruttoria, il<br />

riconoscere davanti a voi e davanti a tutto il paese che io, in conseguenza <strong>di</strong> tutta<br />

la mia precedente lotta illegale e <strong>del</strong>ittuosa sono finito in <strong>una</strong> palude, nel centro<br />

stesso <strong>del</strong>la controrivoluzione, <strong>del</strong>la più <strong>di</strong>sgustosa e bassa controrivoluzione <strong>di</strong><br />

tipo fascista, <strong>del</strong>la controrivoluzione trotzkista». 40<br />

L’implorazione finale <strong>di</strong> Bucharin, uno dei principali imputati, è <strong>del</strong><br />

medesimo tenore:<br />

«Ora parlerò <strong>di</strong> me stesso e <strong>del</strong>le cause <strong>del</strong> mio pentimento. Naturalmente occorre<br />

<strong>di</strong>re che anche le prove materiali hanno grande importanza. Io ho mentito<br />

per circa tre mesi, poi ho cominciato a fare ammissioni. La causa <strong>di</strong> ciò sta<br />

nel fatto che in prigione ho riconsiderato tutto il mio passato. Infatti, se ci si<br />

domanda: dovendo morire, per cosa vuoi morire? Allora ci si vede davanti con<br />

sconvolgente chiarezza un vuoto assolutamente buio. Non c’è nulla per cui si<br />

debba morire, se si vuol morire senza essersi pentiti. Al contrario, tutto ciò che<br />

è positivo e che splende nell’Unione Sovietica assume nella consapevolezza<br />

<strong>del</strong>l’uomo un’altra <strong>di</strong>mensione. Questo mi ha completamente <strong>di</strong>sarmato, in definitiva,<br />

e spinto a piegar le ginocchia davanti al partito e al paese. E si ci si<br />

pone la domanda: se non muori, se per miracolo resti in vita, allora, <strong>di</strong> nuovo,<br />

a che scopo? Isolato da tutti, nemico <strong>del</strong> popolo, in <strong>una</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>sumana,<br />

completamente <strong>di</strong>staccato da tutto ciò che costituisce l’essenza <strong>del</strong>la vita. La<br />

risposta è imme<strong>di</strong>ata». 41<br />

La presenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> componente religiosa nel <strong>di</strong>scorso <strong>del</strong> rivoluzionario<br />

pentito balza agli occhi con evidente chiarezza. Si deve qui probabilmente<br />

scorgere un filo <strong>di</strong> continuità interno alla cultura russa, in cui<br />

l’intreccio tra messianismo religioso e politico ha <strong>una</strong> lunga storia.<br />

40. Dichiarazione <strong>del</strong>l’imputato Pjatakov, citata in Ivi, pp. 240-241.<br />

41. Citato in Ivi, p. 394-395.


ce r n I e r a.<br />

I s e c o l I XIX e XVIII<br />

Altri complotti: ebrei e massoni<br />

Nella Russia pre-rivoluzionaria l’idea <strong>del</strong> complotto era all’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong><br />

giorno. Essa era con<strong>di</strong>visa tanto dai gruppi rivoluzionari e nichilisti che<br />

agitavano la vita politica <strong>del</strong>la nazione – ossessionati dalla paura che tra<br />

gli affiliati si celassero infiltrati <strong>del</strong>la polizia zarista – quanto dalle autorità<br />

che si appoggiavano, spesso con il sostegno <strong>del</strong>la Chiesa, a <strong>una</strong> rete <strong>di</strong> <strong>del</strong>atori<br />

ben <strong>di</strong>stribuita sul territorio. Gli stessi bolscevichi ne avevano fatto<br />

le spese prima <strong>di</strong> prendere il potere e sfruttare a proprio vantaggio la ra<strong>di</strong>cata<br />

abitu<strong>di</strong>ne alla <strong>del</strong>azione. L’ossessione <strong>del</strong> complotto stimolò anche la<br />

fabbricazione <strong>di</strong> trame oscure mai esistite; ne è un esempio clamoroso la<br />

colossale congiura ebraica internazionale descritta in uno dei più celebri<br />

falsi <strong>del</strong>la storia, forse il più famoso insieme alla me<strong>di</strong>evale Donazione <strong>di</strong><br />

Costantino: i Protocolli dei Savi <strong>di</strong> Sion, opera attribuibile nella sua versione<br />

definitiva alla polizia zarista – e che, al contrario <strong>del</strong>la Donazione,<br />

ha evidentemente ancora i suoi sostenitori, visto che le tipografie <strong>di</strong> mezzo<br />

mondo non cessano <strong>di</strong> stamparlo.<br />

Prima dei Protocolli dei Savi <strong>di</strong> Sion altri falsi avevano contribuito a<br />

<strong>di</strong>ffondere l’idea <strong>del</strong>la presenza occulta <strong>di</strong> un complotto giudaico su vasta<br />

scala, al quale talvolta si affiancava la massoneria. Un esempio è l’opera <strong>di</strong><br />

un improbabile ex rabbino moldavo probabilmente apparsa in Romania a<br />

inizio XIX secolo e inizialmente valutata con estremo scetticismo a causa<br />

<strong>del</strong>le grossolane imprecisioni che conteneva. Negli anni Ottanta <strong>del</strong> secolo,<br />

tuttavia, «La Civiltà Cattolica» ne pubblicò ampi stralci e nel 1883 uscì<br />

a Prato, con l’imprimatur <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ocesi, un’e<strong>di</strong>zione integrale intitolata Il<br />

sangue ebraico nei riti ebraici <strong>del</strong>la moderna sinagoga. Il pubblico italiano


52<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

ebbe così finalmente la possibilità <strong>di</strong> leggere un testo che rilanciava la<br />

leggenda <strong>del</strong>l’omici<strong>di</strong>o rituale in <strong>una</strong> chiave rinnovata che si saldava alle<br />

paure suscitate dai movimenti modernisti in ambito sia cattolico che russoortodosso,<br />

da cui il falso verosimilmente proveniva.<br />

Le streghe appartenevano al passato, ma il complotto <strong>di</strong>abolico continuava<br />

grazie a <strong>una</strong> nuova alleanza tra il Maligno e i sovversivi <strong>di</strong> ogni<br />

risma – tra i quali, inevitabilmente, non potevano che abbondare gli ebrei<br />

– che minacciavano <strong>di</strong> scar<strong>di</strong>nare l’or<strong>di</strong>ne sociale.<br />

Antonio Capece Minutolo, principe <strong>di</strong> Canosa, era un cattolico conservatore<br />

che per un certo periodo ricoprì l’incarico <strong>di</strong> ministro <strong>del</strong>la polizia<br />

<strong>del</strong> Regno <strong>di</strong> Napoli. A suo giu<strong>di</strong>zio i nemici giurati <strong>del</strong>la fede e <strong>del</strong> regno<br />

erano carbonari e massoni. Ne era tanto convinto che nell’esercizio <strong>del</strong> suo<br />

mandato concesse se<strong>di</strong>cimila licenze <strong>di</strong> porto d’armi alla setta anti-massonica<br />

dei «Calderari» incoraggiandoli a svolgere al meglio la loro missione.<br />

Nel 1820, costretto all’esilio perché accusato <strong>di</strong> fomentare la guerra civile,<br />

scrisse I piffari <strong>del</strong>la montagna, un pamphlet «nel quale denunciava l’esistenza<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> rete internazionale <strong>di</strong> rivoluzionari al cui interno militavano<br />

riformatori inglesi, giacobini, carbonari». 1 Nella sua ricostruzione dei<br />

complotti <strong>del</strong> presente gli ebrei non compaiono apertamente, ma <strong>di</strong>ventano<br />

il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> vituperato moderno rivoluzionario: la condanna <strong>di</strong> Cristo,<br />

infatti, fu segretamente progettata da «quelli che si univano in Gerusalemme<br />

clandestinamente, […] i carbonari <strong>di</strong> quel tempo». 2<br />

Nel 1850 i primi numeri de «La Civiltà Cattolica» pubblicarono<br />

L’ebreo <strong>di</strong> Verona, un romanzo a puntate scritto dal gesuita Antonio Bresciani.<br />

La stesura <strong>del</strong> testo era stata seguita <strong>di</strong> persona da papa Pio IX, che<br />

evidentemente ne con<strong>di</strong>videva la visione <strong>di</strong> <strong>una</strong> Chiesa perseguitata da <strong>una</strong><br />

rete settaria che includeva l’ebraismo internazionale, la massoneria e i circoli<br />

intellettuali liberali. Le pagine conclusive <strong>del</strong> romanzo riecheggiano<br />

la memoria <strong>del</strong> sabba satanico: durante le riunioni segrete dei <strong>cospiratori</strong><br />

anti-cattolici si adorava il <strong>di</strong>avolo e si profanava l’ostia.<br />

Un decennio dopo il cappuccino Stefano San Pol Gandolfo scriveva<br />

che «gli Ebrei in pena <strong>del</strong> commesso deici<strong>di</strong>o non hanno patria […]. E chi<br />

più erranti e zingari dei rivoluzionari? Ecco perché, o Sire, i rivoluzionari<br />

1. Tommaso Caliò, La leggenda <strong>del</strong>l’ebreo assassino. Percorsi <strong>di</strong> un racconto antiebraico<br />

da me<strong>di</strong>oevo a oggi, Roma, Viella, 2007, pp. 156-157.<br />

2. Ivi, pp. 157


I secoli XIX e XVIII 53<br />

sono tutti ebrei e tutti gli Ebrei sono rivoluzionari». 3 Si consolidava allora<br />

quel nesso tra ebraismo internazionale e cospirazioni rivoluzionarie che<br />

<strong>di</strong>venterà un luogo comune <strong>del</strong>l’antisemitismo moderno – un topos duro a<br />

morire in cui ancora oggi capita <strong>di</strong> imbattersi.<br />

Gli ebrei, dunque, continuavano a ossessionare. La loro presenza nei<br />

complotti è <strong>una</strong> tragica costante. Cambiano invece i complici: gli ebrei<br />

sono stati <strong>di</strong> volta in volta considerati alleati dei capitalisti contro il socialismo,<br />

dei rivoluzionari socialisti e giacobini contro la società borghese, dei<br />

massoni contro la Chiesa. Prima ancora gli ebrei erano stati complici <strong>del</strong><br />

Demonio e dei suoi accoliti, streghe e stregoni. Se nell’Ottocento la <strong>di</strong>mensione<br />

più schiettamente religiosa <strong>del</strong> complotto tendeva a sfumare in quella<br />

politica – anche nelle riletture <strong>del</strong>le trame ebraiche da parte <strong>del</strong>la Chiesa<br />

cattolica l’attacco sembra essersi spostato principalmente sul piano <strong>del</strong>la<br />

destabilizzazione sociale – il secolo XVIII rappresentò invece un’epoca <strong>di</strong><br />

passaggio in cui i due aspetti convissero.<br />

Mentre il para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong>la congiura stregonesca, come vederemo, entrava<br />

in crisi già prima <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong> pensiero illumista sull’opinione<br />

pubblica, la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto assumeva rapidamente nuove e molteplici<br />

forme. Il contagio <strong>del</strong> complotto aveva ritrovato vitalità nel corso<br />

dei magmatici anni <strong>del</strong>la rivoluzione francese. In Francia assunse l’aspetto<br />

<strong>del</strong>la minaccia portata dai nemici interni ed esterni <strong>del</strong> nuovo or<strong>di</strong>ne, nel<br />

resto d’Europa, con un rovesciamento speculare, prevaleva l’allerta per la<br />

possibile infiltrazione dei sovversivi filo-giacobini.<br />

Giacobini e antigiacobini in Europa.<br />

Tra i contributi <strong>del</strong>l’Illuminismo alla cultura politica europea ce n’è<br />

uno dagli effetti ambivalenti: il trasferimento <strong>del</strong>l’utopia nella storia con<br />

il tramite <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> progresso. L’affermarsi <strong>del</strong>l’idea <strong>di</strong> progresso si<br />

intreccia strettamente con il processo <strong>di</strong> secolarizzazione che nel secolo<br />

XVIII coinvolse l’Europa e, con caratteristiche originali, l’America <strong>del</strong><br />

nord. Ciò avvenne anche me<strong>di</strong>ante la ricollocazione <strong>di</strong> concetti religiosi.<br />

Le energie e le speranze che abitavano la sfera <strong>del</strong>la fede cominciarono a<br />

tornare sulla terra. L’affermazione <strong>del</strong> rivoluzionario francese Saint-Just<br />

secondo il quale la felicità era un’idea nuova in Europa suggerisce che<br />

3. Ivi, pp. 160.


54<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

altrove non lo fosse più. Il riferimento è probabilmente alle prime righe<br />

<strong>del</strong>la Dichiarazione d’In<strong>di</strong>pendenza americana, che riconoscono nella<br />

felicità uno dei <strong>di</strong>ritti inalienabili <strong>del</strong>l’uomo. Si tratta <strong>di</strong> un’affermazione<br />

ispirata più o meno <strong>di</strong>rettamente al pensiero <strong>di</strong> John Locke, ma che si<br />

sovrapponeva al provvidenzialismo puritano dei coloni.<br />

La storia <strong>di</strong>venne il luogo in cui l’utopia era destinata a realizzarsi,<br />

con esiti fin dall’inizio complessi e contrad<strong>di</strong>ttori, non <strong>di</strong> rado tragici e<br />

paradossali. Le vicende <strong>del</strong> matematico, scienziato e filosofo Condorcet<br />

ne sono la drammatica testimonianza. Il suo Esquisse d’un tableau historique<br />

des progrès de l’esprit humain, pubblicato postumo nel 1795, è<br />

«<strong>una</strong> testimonianza sconvolgente <strong>di</strong> un’incrollabile fede nel progresso che<br />

fa tutt’uno con l’utopia. Condorcet re<strong>di</strong>ge il suo testo in pieno Terrore, <strong>di</strong><br />

nascosto; braccato, viene messo fuori legge, appena terminato l’Esquisse<br />

viene arrestato». 4 Condorcet si avvelenò in prigione per sfuggire al <strong>di</strong>sonore<br />

<strong>del</strong>la pubblica ghigliottina.<br />

Il Terrore rivoluzionario, peraltro, si appoggiava precisamente sulla<br />

volontà <strong>di</strong> trasferire il <strong>di</strong>scorso utopico nella prassi politica. Sul medesimo<br />

terreno – con la me<strong>di</strong>azione <strong>del</strong> socialismo <strong>di</strong> Fourier, Sain Simon e Owen<br />

– s’innestò in seguito anche il marxismo rivoluzionario per il quale la realizzazione<br />

<strong>del</strong>l’utopia costituiva l’esito <strong>del</strong>la storia.<br />

Il giacobinismo era nato da un circolo fondato da quarantaquattro<br />

deputati bretoni progressisti che si ritrovavano per <strong>di</strong>scutere le proposte<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea Generale. Il club accolse in un secondo momento membri<br />

esterni, patrioti e intellettuali come Mirabeau, Lafayette e Robespierre.<br />

Con la fuga <strong>del</strong> re e il suo arresto a Varennes il giacobinismo originario finì<br />

e si mutò in qualcosa <strong>di</strong> profondamente <strong>di</strong>verso. Dopo la presa <strong>del</strong> potere<br />

da parte dei rivoluzionari i militanti giacobini <strong>di</strong>vennero il braccio armato<br />

<strong>del</strong> partito <strong>di</strong> Robespierre, incaricati <strong>di</strong> «denunciare gli in<strong>di</strong>vidui sospetti,<br />

<strong>di</strong> braccare i nobili e preti refrattari: sono lo strumento <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ttatura parigina<br />

e il braccio <strong>del</strong> Terrore, al tempo stesso trib<strong>una</strong>le ed esercito». 5<br />

Il ricorso sistematico alla denuncia era motivato dalla precarietà <strong>del</strong>la<br />

Rivoluzione e dal pericolo costante che la minaccia. Era fortissima la percezione<br />

dei rivoluzionari <strong>di</strong> essere circondati da potenze ostili e minacciati<br />

4. Bronisław Baczko, Utopia, in Enciclope<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le Scienze Sociali, VIII, Roma, Istituto<br />

<strong>del</strong>l’Encliclope<strong>di</strong>a Italiana, 1998, pp. 733-73, p. 736.<br />

5. Mona Ouzuf, Massimo Salvadori, Giacobinismo, in Enciclope<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le Scienze Sociali,<br />

IV, Roma, Istituto <strong>del</strong>l’Encliclope<strong>di</strong>a Italiana, 1994, pp. 291-298, p. 393.


I secoli XIX e XVIII 55<br />

da nemici interni visibili e invisibili. Moderati e ra<strong>di</strong>cali finirono per considerarsi<br />

reciprocamente come capisal<strong>di</strong> «<strong>del</strong>la corruzione e <strong>del</strong>l’attività<br />

controrivoluzionaria […]. In tal senso, il trionfo <strong>del</strong> Giacobinismo con il<br />

Terrore (e l’emergere <strong>del</strong>la denuncia come fattore <strong>di</strong> governo elevato a<br />

sistema) non ha alterato il carattere essenziale <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso rivoluzionario<br />

sul nemico» 6 e prefigura quello <strong>del</strong>la Guerra Fredda. L’intervento <strong>di</strong> Basire<br />

all’Assemblea Legislativa nel novembre 1791 verte sul complotto: «Noi<br />

siamo circondati da <strong>cospiratori</strong>; ovunque si preparano complotti e voi ricevete<br />

<strong>di</strong> continuo denunce <strong>di</strong> singoli fatti che sono tutti collegati alla cospirazione<br />

maggiore, sulla cui esistenza nessuno può avere dubbi. Questi fatti<br />

sono separati e, se li mettiamo insieme, essi compongono un unico grande<br />

crimine che fa luce sulle intenzioni dei nostri nemici». 7<br />

L’Appello alla nazione <strong>di</strong> Jena-Paul Marat <strong>del</strong> 15 febbraio 1790 evoca<br />

la memoria dei censores <strong>del</strong>l’antica Roma proponendone <strong>una</strong> versione<br />

rinnovata, e decisamente alterata rispetto al mo<strong>del</strong>lo antico, in cui dei rappresentanti<br />

<strong>del</strong> nuovo governo in ogni città avrebbero avuto il compito <strong>di</strong><br />

denunciare i tra<strong>di</strong>tori ai trib<strong>una</strong>li rivoluzionari – luogo <strong>di</strong> azione giuri<strong>di</strong>ca<br />

e politica che nel Novecento godrà <strong>di</strong> <strong>una</strong> rinnovata e macabra fort<strong>una</strong>.<br />

Quella <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tore è <strong>una</strong> nozione estremamente manipolabile che finisce<br />

per trasformarsi in un contenitore in cui far convergere tutte le <strong>di</strong>fficoltà<br />

incontrate dal nuovo regime.<br />

La denuncia alla Madrepatria dei tra<strong>di</strong>tori e <strong>del</strong>le attività<br />

controrivoluzionarie si costituisce dunque come un dovere civico,<br />

espressione <strong>del</strong>la loro vigilanza sul buon esito <strong>del</strong>la Rivoluzione, ma<br />

anche, lo afferma esplicitamente Marat, a pieno titolo come un <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong><br />

citta<strong>di</strong>no. La <strong>del</strong>azione rendeva il nuovo citta<strong>di</strong>no protagonista <strong>di</strong>retto<br />

<strong>del</strong>l’azione rivoluzionaria e superava la <strong>del</strong>ega <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong>lo Stato<br />

alle forze <strong>di</strong> polizia. Che la denuncia fosse interpretata come un atto <strong>di</strong><br />

citta<strong>di</strong>nanza lo conferma un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Etienne Berry <strong>del</strong> 25 luglio 1793:<br />

le denunce rivoluzionarie andavano incoraggiate in quanto strumento <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>camento <strong>del</strong> nuovo regime in tutto il territorio nazionale. Esse – proprio<br />

come le denunce all’Inquisizione – non avrebbero mai dovuto comportare<br />

6. Colin Lucas, The Theory and Practice of Denunciation in the French Revolution,<br />

in Accusatory Practices. Denunciation in Modern European History, 17891989, a cura<br />

<strong>di</strong> Sheila Fitzpatrick, Robert Gellately, Chicago, University of Chicago Press, 1997 (già<br />

pubblicato come numero monografico <strong>del</strong> Journal of Modern History, Vol. 68, No. 4, December<br />

1996), pp.22-39, p. 24.<br />

7. Citato in Ibidem.


56<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

conseguenze per il denunciante. Meno <strong>di</strong> due mesi dopo l’intervento <strong>di</strong><br />

Berry, precisamente il 17 settembre 1793, venne promulgata la Legge dei<br />

Sospetti, che consentiva l’arresto imme<strong>di</strong>ato sulla base <strong>di</strong> semplici sospetti<br />

anche in assenza <strong>di</strong> prove.<br />

L’arresto <strong>di</strong> Danton, il leader rivoluzionario messo a tacere in un crescendo<br />

<strong>di</strong> ossessione complottista, sorta <strong>di</strong> Trotzkji ante litteram, fu eseguito<br />

in seguito alla denuncia sporta da Saint-Just l’11 Germinale <strong>del</strong>l’anno<br />

2, ovvero il 31 marzo 1794. Con un linguaggio quasi sovietico, l’accusa<br />

identificava Danton come un agente <strong>del</strong> passato regime, regista <strong>di</strong> un complotto<br />

mirante alla restaurazione <strong>del</strong>la tirannia: «Danton, tu eri complice<br />

<strong>di</strong> Mirabeau, d’Orléans, Dumouriez, Brissot»; «Cattivo citta<strong>di</strong>no, tu sei<br />

un cospiratore». 8 Quando Jacques-Alexis Thuriot, reagendo ad accuse<br />

analoghe a quelle piovute su Danton, sostenne la sua cre<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> rivoluzionario<br />

appoggiandosi alle tante azioni compiute a favore <strong>del</strong>la Rivoluzione,<br />

<strong>del</strong>le quali non mancavano i testimoni, Jean-René Hébert ribatté<br />

esprimendo concetti che sarebbero risuonati assai simili in bocca al terribile<br />

procuratore sovietico Višinskji: «Cosa <strong>di</strong>mostrano i servizi resi alla<br />

Rivoluzione? I <strong>cospiratori</strong> adottano sempre questo metodo. Per ingannare<br />

il popolo lo si deve servire; si deve conquistare la sua fiducia per meglio<br />

tra<strong>di</strong>rlo». 9<br />

Nel frattempo, nel resto d’Europa serpeggiava un panico <strong>di</strong> segno opposto.<br />

Il timore <strong>di</strong> possibili infiltrazioni giacobine stimolò capillari attività<br />

<strong>di</strong> repressione poliziesca. Le opinioni sospette, soprattutto se <strong>di</strong>ffuse a<br />

mezzo stampa, bastavano a giustificare indagini e arresti. In Inghilterra la<br />

paura destata dalla rivoluzione francese produsse <strong>una</strong> cultura <strong>del</strong> sospetto e<br />

<strong>del</strong> controllo che con<strong>di</strong>zionò la politica e la vita sociale. Perfino i tagli dei<br />

capelli alla moda erano con<strong>di</strong>zionati dal timore <strong>di</strong> venire percepiti come<br />

simpatizzati filo-giacobini, ovvero nemici <strong>del</strong>la patria.<br />

Con la sconfitta <strong>di</strong> Napoleone anche in Francia la repressione colpì<br />

l’espressione aperta <strong>di</strong> opinioni sospettabili <strong>di</strong> <strong>una</strong> parentela con il giacobinismo<br />

più estremo e sovversivo. La <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> <strong>di</strong>cerie complottiste<br />

<strong>di</strong>venne un modo <strong>di</strong> manifestare opinioni anticlericali e anti-nobiliari.<br />

Ad esempio, nel 1849 tra i conta<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>la regione <strong>di</strong> Lalinde circolò la<br />

voce che il marchese <strong>di</strong> Gourgues, can<strong>di</strong>dato all’Assemblea legislativa,<br />

nascondesse nel suo castello un centinaio <strong>di</strong> gioghi ai aveva pianificato<br />

8. Citato in Ivi, p. 34.<br />

9. Citato in Ivi, p. 38.


I secoli XIX e XVIII 57<br />

<strong>di</strong> appendere i conta<strong>di</strong>ni. La borghesia rurale non <strong>di</strong> rado sfruttò a proprio<br />

vantaggio la paura conta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> un ritorno degli antichi privilegi e si adoperò<br />

«ad avvalorare con <strong>di</strong>cerie il convincimento <strong>di</strong> un complotto mitico che<br />

non cesserà <strong>di</strong> ossessionare la massa conta<strong>di</strong>na fin verso la conclusione <strong>del</strong><br />

secolo». 10<br />

La fine <strong>del</strong>la stregoneria: dalla congiura alla truffa<br />

Durante il secolo dei Lumi si verificò uno spostamento <strong>di</strong> campo<br />

che avrebbe condotto a <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> laicizzazione <strong>del</strong> complotto. Fu in<br />

quest’epoca che la congiura <strong>di</strong>abolica, oggetto centrale <strong>del</strong>la seconda parte<br />

<strong>di</strong> questo libro, perse progressivamente sostanza giuri<strong>di</strong>ca e passò a essere<br />

rubricata dalla voce «congiure» a quella «truffe».<br />

In gran parte <strong>del</strong>l’Europa nella seconda metà <strong>del</strong> secolo XVIII<br />

l’orizzonte <strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>la giurisprudenza è ormai decisamente cambiato<br />

rispetto al secolo precedente. Un cambiamento <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma giuri<strong>di</strong>co<br />

non significa però che la catena <strong>di</strong> trasmissione si spezzi <strong>del</strong> tutto.<br />

Mi spiegherò meglio facendo riferimento a un esempio parigino <strong>del</strong> 1702.<br />

Nel corso <strong>di</strong> quell’anno venne alla luce un giro <strong>di</strong> loschi personaggi de<strong>di</strong>ti<br />

a pratiche scopertamente sataniche. Solo cinquanta anni prima (altrove<br />

anche meno) il quadro sarebbe stato drammaticamente inquietante; i fatti<br />

accertati sarebbero stati ritenuti <strong>di</strong> estrema gravità avrebbero messo prontamente<br />

in moto la macchina giu<strong>di</strong>ziaria e inquisitoriale, che vi avrebbe<br />

ravvisato un elaborato e avanzato complotto satanico – e si ba<strong>di</strong> bene che<br />

questa volta si trattava <strong>di</strong> autentici tentativi <strong>di</strong> evocazioni <strong>del</strong> demonio, non<br />

<strong>di</strong> interpretazioni <strong>di</strong>storte <strong>di</strong> credenze folkloriche da parte <strong>del</strong>le autorità<br />

ecclesiastiche e civili. Invece non accade nulla <strong>del</strong> genere. Il luogotenente<br />

<strong>di</strong> polizia René Voyer, conte <strong>di</strong> Argenson, intitola il suo rapporto Memoria<br />

sui falsi stregoni che abusano <strong>del</strong>la credulità pubblica; ne sono l’oggetto<br />

«i falsi indovini, i se<strong>di</strong>centi stregoni, coloro che promettono la scoperta<br />

<strong>di</strong> tesori o la comunicazione con gli spiriti; infine tutte le persone che <strong>di</strong>stribuiscono<br />

polveri, talismani o pentacoli». 11<br />

10. Alain Corbin, Un villaggio <strong>di</strong> cannibali nella Francia <strong>del</strong>l’Ottocento, Roma-Bari,<br />

Laterza, 1991, p. 6 (corsivo mio).<br />

11. Robert Mandrou, Possessione et sorcellerie au XVII siècle, Paris, Fayard, 1979,<br />

p. 279.


58<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

Tutto finì pertanto classificato a un livello <strong>di</strong> criminosità <strong>di</strong> gran lunga<br />

inferiore, gli imputati furono giu<strong>di</strong>cati e condannati come semplici imbroglioni<br />

fantasiosi. I tempi <strong>del</strong>l’inquisizione e dei roghi sembrano lontanissimi<br />

(ma Caterina Ross <strong>di</strong> Poschiavo era stata bruciata solo cinque anni<br />

prima), le valutazioni degli inquirenti assomigliano a quelle che ai nostri<br />

giorni accompagnano le denunce che perio<strong>di</strong>camente colpiscono le truffe<br />

<strong>di</strong> maghi e imbonitori televisivi. Eppure, come anticipavo, malgrado il<br />

cambio ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma interpretativo, la memoria <strong>del</strong> conte <strong>di</strong> Argenson<br />

ci racconta anche la vitalità <strong>del</strong>l’immagine <strong>del</strong>la setta dei congiurati<br />

che stringono un patto con il demonio in cambio <strong>di</strong> vantaggi personali.<br />

Leggiamo il profilo <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi «congiurati».<br />

Jemme pretende <strong>di</strong> aver stretto dei patti con il Diavolo, vende libri e manoscritti<br />

<strong>di</strong> magia, <strong>di</strong>stribuisce pentacoli consacrati [ponendoli] sull’altare sotto la santa<br />

ostia […]. La Dassigny […] che ha fatto un accordo con il Diavolo […]. La<br />

Toussaint, figlia <strong>di</strong> un droghiere, che ha fatto un patto con il Diavolo per ottenere<br />

<strong>del</strong>le ricchezze. 12<br />

L’abate Le Fevre, era uomo «<strong>di</strong> un’empietà <strong>di</strong>chiarata; non solo cerca<br />

dei tesori e conclude degli accor<strong>di</strong> con gli Spiriti [maligni], ma si de<strong>di</strong>ca ai<br />

rituali più criminali e nessun genere <strong>di</strong> sacrilegio sfugge alla sua curiosità<br />

sacrilega». 13 C’era poi Chevalier che «volendo stringere un patto solenne<br />

con il demonio si era munito <strong>di</strong> alcune ostie consacrate che portava sempre<br />

in <strong>una</strong> busta <strong>di</strong> cuoio rosso». 14<br />

La paura dei complotti rimaneva, anche se la vittima era sempre<br />

meno la Chiesa e sempre più lo Stato. In generale, va osservato che la<br />

ristrutturazione <strong>del</strong>lo Stato in senso moderno ha comportato anche la<br />

riorganizzazione <strong>del</strong> sistema repressivo e, in tale ambito, la valorizzazione<br />

<strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong>la denuncia. A Venezia le fauci spalancate <strong>del</strong> Leone <strong>di</strong><br />

San Marco accoglievano le denunce dei citta<strong>di</strong>ni, in Russia il dovere<br />

<strong>del</strong>la denuncia fu promosso a più riprese; nella Francia pre-rivoluzionaria<br />

la polizia ricorreva a spie o<strong>di</strong>atissime dalla popolazione, tanto che il<br />

rivoluzionario Pierre-Jean Agier, in un intervento <strong>del</strong> 30 novembre 1789<br />

all’Assemblea dei rappresentanti <strong>del</strong>la Comune, aveva sentito il bisogno<br />

12. Ivi, pp. 285-288.<br />

13. Ivi, p. 298.<br />

14. Ivi, pp. 302-303.


I secoli XIX e XVIII 59<br />

<strong>di</strong> precisare che «per quanto riguarda la <strong>del</strong>azione, il silenzio è <strong>una</strong> virtù<br />

sotto il <strong>di</strong>spotismo, ma è un vero e proprio crimine sotto il governo <strong>del</strong>la<br />

Libertà». 15<br />

La Rivoluzione Francese si stava avvicinando. Lontano dalla Francia,<br />

nell’Europa orientale la filosofia dei Lumi faticava a uscire dalle corti,<br />

nelle campagne si celebravano gli ultimi processi per stregoneria, ma i<br />

tempi erano ormai cambiati: il patto con il <strong>di</strong>avolo stava definitivamente<br />

uscendo dall’orizzonte culturale europeo.<br />

Per altri tipi <strong>di</strong> oscuri complotti, però, <strong>di</strong> spazio ce ne sarebbe stato<br />

ancora.<br />

15. Citato in Lucas,<br />

Citato in Lucas, The Theory and Practice of Denunciation in the French Revolution,<br />

p. 27.


Pa rt e II.<br />

er e t I c I, s t r e g h e e Va m P Ir I<br />

Dalle streghe ai vampiri<br />

Il folklore <strong>del</strong>l’Europa centrale e orientale, si sa, è ricco <strong>di</strong> manifestazioni<br />

ferali che, ispirando i romanzieri e più recentemente i cineasti, da<br />

ormai due secoli hanno superato i confini originali e sono entrate a far parte<br />

<strong>di</strong> un immaginario più vasto. Per questo può risultare interessante per il<br />

lettore riferire <strong>del</strong>la curiosa coincidenza osservata dallo storico Gabor Klaniczay:<br />

la riduzione e poi la fine dei processi per stregoneria nell’Europa<br />

orientale ha coinciso con l’apparizione <strong>di</strong> crescenti scandali legati al vampirismo.<br />

In Ungheria i processi per stregoneria subirono se non un arresto<br />

almeno un drastico calo a partire dal 1756, quando l’imperatrice or<strong>di</strong>nò che<br />

gli atti dei processi per stregoneria in corso fossero sottoposti alla verifica<br />

<strong>di</strong> esperti giuristi prima <strong>del</strong>l’esecuzione <strong>del</strong>le sentenze da parte <strong>del</strong>le corti<br />

locali. Ebbene, gli esperti <strong>del</strong>le corti d’appello imperiali «ribaltarono quasi<br />

tutte le sentenze per stregoneria, ricorrendo ai più moderni strumenti giuri<strong>di</strong>ci<br />

e scientifici per sanzionare le accuse infondate». 1<br />

Parallelamente alla messa in <strong>di</strong>scussione ufficiale <strong>del</strong> para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong>abolico-stregonesco,<br />

tuttavia, si verificò un fenomeno inatteso: il manifestarsi<br />

<strong>di</strong> epidemie <strong>di</strong> vampirismo. Dopo poche e oscure testimonianze<br />

me<strong>di</strong>evali, nel secolo XVII i racconti relativi alle mostruose creature che<br />

succhiavano il sangue dei viventi presero a moltiplicarsi. I primi casi chiari<br />

<strong>di</strong> vampirismo sono documentati in Slesia nel 1591, in Boemia nel 1618<br />

e nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Cracovia nel 1624. Le origini <strong>del</strong>le credenza nei vampiri<br />

1. Gabor Klaniczay, The Uses of Supernatural Power, Princeton, Princeton University<br />

Press, 1990, p. 171.


62<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

puntano decisamente verso il mondo slavo, ma a partire dal secolo XVIII<br />

l’opinione pubblica europea cominciò ad associare i vampiri soprattutto<br />

con l’Ungheria. La ragione <strong>del</strong> trasferimento si fonda sull’evidenza che le<br />

più eclatanti (e meglio coperte dalla stampa <strong>del</strong>l’epoca) epidemie <strong>di</strong> vampirismo<br />

esplosero effettivamente in territori magiari.<br />

Nel 1718 il panico scoppiò a Lubló, posta sul confine polacco-ungherese,<br />

e nel 1720 esplose ancor più acuto a Késmárk, nell’Ungheria settentrionale,<br />

e a Brassó e Déva, in Transilvania. Uno dei casi più celebri, tuttavia,<br />

si verificò non in un Ungheria, ma in Serbia. Nel 1730 molti giornali<br />

europei riferirono il caso <strong>del</strong>lo hajdú (sorta <strong>di</strong> soldato conta<strong>di</strong>no) Arnold<br />

Paul. La sua storia ci è giunta in resoconti decisamente favolistici: pare che<br />

egli avesse confidato <strong>di</strong> essere tormentato da un vampiro turco e che avesse<br />

invano tentato <strong>di</strong> liberarsene – ad esempio mangiando terra proveniente<br />

da tombe <strong>di</strong> presunti vampiri; poco tempo dopo morì e <strong>di</strong>venne lui stesso<br />

un vampiro. La stampa <strong>di</strong>ede ampio risalto agli aspetti più raccapriccianti,<br />

come la riesumazione <strong>del</strong> cadavere quaranta giorni dopo il decesso al fine<br />

<strong>di</strong> neutralizzarlo me<strong>di</strong>ante il rituale <strong>del</strong> palo conficcato nel cuore: quando<br />

venne trafitto il vampiro lanciò un grido agghiacciante e dalle sue vene<br />

schizzò fuori sangue come se fosse stato vivo.<br />

La <strong>di</strong>scussione non era destinata a spegnersi tanto presto; al contrario,<br />

nel corso degli anni ’40 <strong>del</strong> secolo le denunce <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong><br />

vampiri aumentarono in Serbia, Moravia e nella oggi proverbiale Transilvania.<br />

Questi eventi avviarono un intenso <strong>di</strong>battito sui vampiri che si concretizzò<br />

nella pubblicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi lavori più o meno scientifici de<strong>di</strong>cati<br />

all’argomento. Tra le opere più interessanti va certamente annoverata la<br />

Dissertazione sopra i vampiri <strong>di</strong> Giuseppe Davanzati. Era questi un sacerdote<br />

pugliese – fu arcivescovo <strong>di</strong> Trani, dove morì nel 1755 – <strong>di</strong> ottima<br />

cultura e poco incline ad accettare la realtà <strong>del</strong> soprannaturale. La Dissertazione<br />

venne data alle stampe per la prima volta a Napoli nel 1774, ma<br />

la sua redazione manoscritta – e l’imme<strong>di</strong>ata circolazione negli ambienti<br />

dotti internazionali – risale in realtà al 1739. Come egli stesso annotò nella<br />

prefazione all’opera, la curiosità per l’argomento era sorta in lui dopo aver<br />

sovente conversato a Roma con il car<strong>di</strong>nale Schrattembach, vescovo <strong>di</strong><br />

Olmutz, il quale, <strong>una</strong> sera gli<br />

fece con molta riserva sapere <strong>di</strong> avere nella posta ricevuto <strong>una</strong> <strong>di</strong>stinta relazione<br />

dal suo concistoro <strong>di</strong> Olmutz, nella quale que’ signori officiali gli davano notizia,<br />

come il morbo o la strage de’ Vampiri era molto <strong>di</strong>latata nella provincia <strong>del</strong>la


Eretici, streghe e vampiri 63<br />

Moravia sua <strong>di</strong>ocesi; e che quantunque avessero adoperato i soliti espe<strong>di</strong>enti<br />

per frenare il malore, tuttavia con molto loro <strong>di</strong>spiacimento vieppiù si <strong>di</strong>latava<br />

con morte ed esterminio <strong>di</strong> quella povera gente. 2<br />

Il carattere <strong>del</strong>la relazione è schiettamente epidemiologico:<br />

i suddetti Vampiri succhiandosi tutto il sangue, atteso ch’erano molto ingor<strong>di</strong><br />

ed avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> sangue umano, riducevano i poveri pazienti in pochi giorni esangui,<br />

squalli<strong>di</strong> ed emaciati fin a tanto che brevemente […] se ne morivano miseramente.<br />

Coloro che in tal guisa morivano <strong>di</strong>venivano similmente […] Vampiri,<br />

ed apparendo agli altri, come i primi, cagionavano colla loro comparsa finalmente<br />

a quelli la morte; <strong>di</strong> modo tale che questa <strong>di</strong>sgrazia, <strong>di</strong>ffondendosi a<br />

guisa <strong>di</strong> un morbo pestifero, fra la gente, erano ormai ripieni i sepolcri, i cimiteri<br />

<strong>di</strong> Vampiri. 3<br />

A quanto pare, nelle reazioni <strong>del</strong>le autorità convivevano rigore formale<br />

– con l’apertura <strong>di</strong> un caso presso il trib<strong>una</strong>le – e credenze folkloriche: i<br />

trib<strong>una</strong>li, infatti, spesso incaricavano un boia <strong>di</strong> aprire il sepolcro <strong>del</strong> Vampiro,<br />

mozzargli la testa e trafiggergli il cuore con la spada.<br />

Nella prima metà <strong>del</strong> secolo XVIII la stampa <strong>di</strong>ede spesso notizia <strong>di</strong><br />

queste epidemie <strong>di</strong> vampirismo. Davanzati riprende alcuni episo<strong>di</strong>, tra i<br />

quali il citato caso <strong>del</strong> serbo Arnold Paul, e li compara con <strong>una</strong> serie <strong>di</strong><br />

evenienze <strong>di</strong> ritorno dei defunti attestate nella letteratura classica; espone<br />

poi <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> elaborate teorie volte a spiegare il vampirismo, ma solo per<br />

smontarle <strong>una</strong> dopo l’altra e giungere alla conclusione che la sola interpretazione<br />

plausibile risiede nella credulità e all’ignoranza:<br />

Vorrei per mia curiosità domandare a cotesti signori Vampiristi perché<br />

queste sì strepitose apparenze, o siano <strong>di</strong> <strong>di</strong>avoli o siano <strong>di</strong> uomini già morti,<br />

accadono solamente in coteste parti, cioè in qualche villaggio <strong>del</strong>la Moravia e<br />

<strong>del</strong>l’Ungheria, come anche perché si faccino quelli solamente vedere da uomini<br />

e da donne semplici, dozzinali e <strong>di</strong> bassa lega. E non accadono in altre parti<br />

principali <strong>di</strong> Europa, ed appresso persone nobili e <strong>di</strong> qualità, oppure scienziati,<br />

e <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong>gnità? […]. Diciamolo pure apertamente. Essendo cotesta<br />

gente dove si <strong>di</strong>ce accadere queste apparizioni gente i<strong>di</strong>ota ed ignorante e<br />

2. Giuseppe Davanzati, Dissertazione sopra i vampiri, a cura <strong>di</strong> Giacomo Annibal<strong>di</strong>s,<br />

Nardò (Le), BESA, 1997 (prima e<strong>di</strong>zione a stampa 1774), p. 21.<br />

3. Ivi, pp. 21-22.


64<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

semplice, de<strong>di</strong>ta molto al vino […] mantenuta in parimenti in simile credenza e<br />

superstizione da’ loro piovani parimenti creduli ed ignoranti facilmente avviene<br />

che […] quella gente, la quale si crede, peraltro senza mentire, <strong>di</strong> vedere cogli<br />

occhi propri quegli uomini morti comparire […]. 4<br />

Il manoscritto <strong>del</strong> Davanzati conobbe un buon successo ed ebbe tra<br />

i sostenitori papa Benedetto XIV, che lo lesse e ne apprezzò le argomentazioni<br />

e le tesi. Si conoscono occasioni in cui il pontefice, sollecitato ad<br />

esprimere un parere sui vampiri, si espresse in termini non troppo <strong>di</strong>ssimili<br />

da quelli <strong>del</strong> prelato <strong>di</strong> Trani. Ad esempio, rispondendo a <strong>una</strong> richiesta<br />

specifica <strong>del</strong>l’arcivescovo <strong>di</strong> Leopoli, egli inviò <strong>una</strong> pungente lettera pastorale<br />

in cui <strong>di</strong>chiarava ironicamente che in Polonia si godeva <strong>di</strong> grande<br />

libertà se era consentito andarsene a spasso anche da morti.<br />

Come spiegare l’insorgenza <strong>del</strong> vampirismo? Semplificando, si<br />

potrebbe partire dalla constatazione che al pari dei santi, i vampiri sono<br />

morti <strong>di</strong>versi dagli altri, e ancor più <strong>del</strong>le streghe si prestavano a rappresentare<br />

l’inversione maligna <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo cristiano <strong>del</strong> santo. L’associazione,<br />

pur rovesciata, era stata correttamente percepita, visto che lo stesso Papa<br />

Benedetto XIV avvertì la necessità <strong>di</strong> menzionare la «vana credenza nei<br />

vampiri» in un suo trattato <strong>del</strong> 1752 de<strong>di</strong>cato alla canonizzazione dei santi.<br />

5<br />

L’emergere <strong>del</strong> vampirismo potrebbe pertanto essere letto insieme<br />

come sfida all’ortodossia e come conferma. La conferma riguarda la rinnovata<br />

funzionalità <strong>del</strong> nuovo panico ai fini <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re i concetti chiave <strong>del</strong><br />

messaggio cristiano presso le comunità <strong>di</strong> villaggio bisognose <strong>di</strong> acculturazione.<br />

La sfida attiene in misura maggiore alle componenti vernacolari presenti<br />

nella stregoneria, che funzionava come sistema sbrigativo, ancorché<br />

rischioso, per la risoluzione <strong>di</strong> conflitti latenti e stagnanti, apparentemente<br />

bloccati. La sua scomparsa ha significato la sottrazione alla comunità <strong>di</strong> un<br />

potenziale utensile culturale, che il vampirismo ha in parte compensato, attuando<br />

contemporaneamente uno spostamento <strong>di</strong> attenzione degno <strong>di</strong> nota:<br />

il nemico da accusare non era più un vicino o un conoscente, ma un morto.<br />

Una soluzione decisamente meno pericolosa per la stabilità <strong>del</strong> tessuto sociale<br />

– ma altrettanto <strong>di</strong>sturbante per la psicologia in<strong>di</strong>viduale.<br />

Come spesso accade, tuttavia, alle motivazioni legate ai contesti<br />

4. Ivi, pp. 119-120.<br />

5. Klaniczay, The Uses of Supernatural Power, p. 182.


Eretici, streghe e vampiri 65<br />

particolari in cui un determinato fenomeno si manifesta e si evolve, se ne<br />

aggiungono altre più profonde che ne costituiscono le basi, la componente<br />

latente. I vampiri, in effetti, sono figli <strong>del</strong>la loro epoca, ma vengono anche<br />

da molto lontano: dalle credenze nella possibilità <strong>del</strong> ritorno dei morti e<br />

nelle procedure tra<strong>di</strong>zionali per scongiurare il ripetersi <strong>del</strong>l’evento. Le<br />

apparizioni settecentesche appartengono al mondo slavo e magiaro, ma è<br />

dalle vicine terre germaniche che provengono le testimonianze me<strong>di</strong>evali<br />

relative a credenze affini a quelle registrate dalla pubblicistica <strong>del</strong> secolo<br />

XVIII. Intorno al Mille Burcardo <strong>di</strong> Worms, vescovo <strong>del</strong>la città, redasse<br />

un manuale per confessori, oggi noto come Corrector, che metteva a<br />

<strong>di</strong>sposizione dei sacerdoti <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ocesi <strong>una</strong> lunga lista <strong>di</strong> domande da porre<br />

ai fe<strong>del</strong>i al momento <strong>del</strong>la confessione dei peccati. Molte <strong>del</strong>le domande<br />

sono tratte da opere precedenti e appartengono alla tra<strong>di</strong>zione dei libri<br />

penitenziali; altre, però, in numero non trascurabile, fanno riferimento a<br />

credenze e pratiche popolari che, non in linea con l’insegnamento <strong>del</strong>la<br />

Chiesa, dovevano essere corrette per mezzo <strong>del</strong>l’assegnazione <strong>di</strong> penitenze.<br />

Quella che qui ci interessa è l’usanza <strong>di</strong> trafiggere con un cuneo <strong>di</strong> legno<br />

un bambino morto senza battesimo per allontanare il rischio che questi<br />

ritornasse a tormentare i vivi. Si tratta <strong>di</strong> un notevole caso <strong>di</strong> interferenza<br />

tra <strong>una</strong> credenza cristiana e <strong>una</strong> tra<strong>di</strong>zionale. La prassi denunciata è infatti<br />

attestata anche nelle saghe scan<strong>di</strong>nave, dove il rime<strong>di</strong>o è esplicitamente<br />

volto ad impe<strong>di</strong>re la manifestazione <strong>del</strong> draugr, il morto che ritorna per<br />

terrorizzare e minacciare i vivi, soprattutto coloro con i quali il defunto<br />

aveva lasciato dei conti in sospeso. Nelle Gesta Danorum <strong>di</strong> Sassone<br />

Grammatico, autore colto <strong>del</strong> secolo XIII che recepisce <strong>una</strong> gran mole <strong>di</strong><br />

materiale tra<strong>di</strong>zionale, <strong>del</strong> macabro rime<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l’infissione <strong>di</strong> un palo nel<br />

cuore è vittima il cadavere <strong>di</strong> un certo Mithotin, mago e usurpatore:<br />

Le sue malefatte si manifestarono anche dopo la sua uccisione poiché chi si<br />

avvicinava al suo sepolcro moriva improvvisamente, e anche dopo la morte<br />

il suo corpo produsse un gran numero <strong>di</strong> pestilenze che sembrava quasi avere<br />

lasciato ricor<strong>di</strong> più ripugnanti da morto che da vivo, come se intendesse esigere<br />

vendetta dai colpevoli. Dopo essere stati colpiti da queste calamità gli abitanti<br />

<strong>del</strong> luogo riesumarono il cadavere, lo decapitarono e gli trafissero il petto con<br />

un bastone acuminato: così la gente risolse il problema. 6<br />

6. Sassone Grammatico, Gesta dei re e degli eroi danesi, a cura <strong>di</strong> Ludovica Koch,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1993, p. 49 (I, VII, 2).


66<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Ancora in Sassone, un draugr si manifesta come uno spettro le cui<br />

sembianze umane appaiono deformate da tratti mostruosi. Il mostro dalle<br />

lunghe unghie affilate <strong>di</strong>vora «con denti feroci» un cavallo e sbrana un<br />

cane «con bocca mostruosa», e si avventerebbe anche su un uomo se costui,<br />

pronto nella reazione quasi se l’aspettasse e si fosse preparato in anticipo,<br />

non riuscisse a tagliargli la testa e a conficcargli imme<strong>di</strong>atamente<br />

un paletto nel petto.<br />

Manca in queste testimonianze <strong>una</strong> sola <strong>del</strong>le caratteristiche che<br />

contrad<strong>di</strong>stinguono i vampiri slavi e ungheresi: la sete <strong>di</strong> sangue umano<br />

(mentre, si noti per inciso, nelle fonti settecentesche non compare<br />

l’elemento notturno che <strong>di</strong>venterà un luogo comune prima nella narrativa<br />

e poi nel cinema: i vampiri agivano ancora anche alla luce <strong>del</strong> sole); per il<br />

resto è chiaro che le epidemie <strong>di</strong> vampirismo attingevano a credenze folkloriche<br />

le cui più antiche attestazioni provengono dall’area germanica.<br />

L’Ungheria, in cui il picco <strong>del</strong>le persecuzioni contro la stregoneria si<br />

raggiunse in <strong>una</strong> fase assai tar<strong>di</strong>va, tra 1700 e 1750, è <strong>una</strong> regione in cui gli<br />

atti dei processi documentano la presenza <strong>di</strong> elementi peculiari; ad esempio<br />

compaiono persone che, accusate <strong>di</strong> aver partecipato al sabba, <strong>di</strong>chiararono<br />

<strong>di</strong> esserci andati perché rapite con la forza e contro la loro volontà.<br />

Le specificità <strong>del</strong>le testimonianze magiare deriva spesso dall’emergenza <strong>di</strong><br />

particolari tra<strong>di</strong>zioni locali, come la credenza che streghe e stregoni potessero<br />

assumere le sembianze <strong>di</strong> altri in<strong>di</strong>vidui per commettere dei crimini.<br />

Le testimonianze dei processi parlano <strong>di</strong> streghe che assumono sembianze<br />

maschili e ad<strong>di</strong>rittura molestano altre donne con atti lascivi. Una donna<br />

accusata <strong>di</strong> aver succhiato il sangue <strong>di</strong> un certo István Kosma attraverso<br />

l’ombelico <strong>di</strong>chiarò – si ba<strong>di</strong>, però, sotto tortura – che a succhiargli<br />

il sangue era stata la moglie <strong>di</strong> lui, ma sotto le sembianze <strong>del</strong>l’imputata.<br />

Gli inquisitori, senza saperlo, furono davvero gli involontari predecessori<br />

dei moderni etnologi. Il materiale da loro raccolto ci informa <strong>del</strong>la tenace<br />

vitalità nell’Europa orientale e nelle regioni baltiche <strong>di</strong> credenze <strong>di</strong> tipo<br />

sciamanico, come la possibilità <strong>di</strong> trasferire temporaneamente l’anima <strong>di</strong><br />

un uomo a un suo doppio animale o le metamorfosi in lupo mannaro in<br />

specifiche occasioni calendariali (ma non ancora, attenzione, in corrispondenza<br />

dei pleniluni).


I marchi <strong>del</strong> demonio<br />

Eretici, streghe e vampiri 67<br />

Era il 1697, quando il podestà <strong>di</strong> Poschiavo, nel cantone svizzero dei<br />

Grigioni, presso l’attuale confine italiano, interrogò in carcere <strong>una</strong> donna <strong>di</strong><br />

nome Caterina Ross. La data tar<strong>di</strong>va <strong>del</strong> processo si spiega probabilmente<br />

con la tenacia con la quale la cultura folklorica ha resistito nel relativo isolamento<br />

<strong>del</strong>le più riposte valli alpine. Il <strong>di</strong>alogo tra il podestà e l’imputata<br />

svela che in passato anche la nonna <strong>del</strong>l’imputata era stata condannata – e<br />

giustiziata – come strega. Dalle risposte <strong>di</strong> Caterina emerge inoltre che in<br />

paese le «cattive lingue [...] sospettavano che havessi imparà qualche catif<br />

arte […] da mia ava». 7<br />

Dunque, prima la nonna era stata giustiziata come stria, poi la madre.<br />

Alla terza generazione, <strong>di</strong> nuovo l’accusa si ripresenta, e sono i vicini,<br />

prima ancora dei giu<strong>di</strong>ci, a ritenere che la tara <strong>del</strong>la mala arte stregonesca<br />

si trasmettesse necessariamente <strong>di</strong> madre in figlia o <strong>di</strong> nonna in nipote. Era<br />

questo che avveniva, d’altronde, per le conoscenze tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong>le levatrici<br />

e <strong>del</strong>le guaritrici. Il sapere tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> queste ultime correva lungo<br />

<strong>una</strong> linea <strong>di</strong> confine che facilmente le trasformava in potenziali fattucchiere<br />

maligne. L’eventualità che tale cambiamento <strong>di</strong> segno si concretizzasse<br />

<strong>di</strong>venne più probabile nel momento in cui, grazie ai sermoni e soprattutto<br />

ai processi, il punto <strong>di</strong> vista degli inquisitori tendeva a se<strong>di</strong>mentarsi e a<br />

trasformarsi in opinione <strong>di</strong>ffusa.<br />

Caterina respinse le accuse, definendole calunnie, ingiurie prive <strong>di</strong><br />

fondamento. Quasi un mese dopo l’arresto il giu<strong>di</strong>ce valutò che gli in<strong>di</strong>zi<br />

contro la sospettata, che non aveva ancora ammesso nulla, fossero<br />

tali da giustificare un’ispezione corporea alla ricerca dei segni visibili <strong>del</strong><br />

patto con il <strong>di</strong>avolo. Dunque il trib<strong>una</strong>le <strong>di</strong>spose un’ispezione corporale, la<br />

quale, preve<strong>di</strong>bilmente, rivelò la presenza dei marchi <strong>di</strong>abolici:<br />

20.<br />

il Maistro <strong>di</strong> Giustizia riferisce haver fatto la visita <strong>del</strong> corpo <strong>di</strong> detta Caterina<br />

tenor comando a lui imposto e <strong>di</strong> haver ritrovato 2 segni uni sopra il braz drit<br />

[braccio destro] e l’altro sopra la gamba sinistra quali ambiduoi <strong>di</strong>ce sijno segni<br />

tenor le streghe solano avere cioè li bolli fattoli dal Diavolo. 8<br />

7. Citato in Luisa Muraro, La signora <strong>del</strong> gioco, Milano, La Tartaruga, 2006, pp. 19-<br />

8. Citato in Ivi, p. 30.


68<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

A quel punto Caterina non ebbe più scampo. Sottoposta a tortura,<br />

fece le prime ammissioni: quello che molti vicini insinuavano, ovvero che<br />

aveva appreso l’arte <strong>del</strong> maleficio dalla nonna, era vero. Le deposizioni<br />

proseguirono in modo <strong>di</strong>scontinuo tra ammissioni e ritrattazioni, ma ormai<br />

la via imboccata era senza ritorno. Ogni tentativo <strong>di</strong> fare retromarcia si<br />

scontrava con la minaccia o l’attuazione <strong>del</strong>la tortura. Sua nonna, strega<br />

e procuratrice <strong>del</strong> demonio, le fece «renegare Id<strong>di</strong>o e la Santissima Trinità»,<br />

la bollò nella gamba sinistra e la condusse in <strong>una</strong> località chiamata<br />

Cavresci, un’altura fuori mano dove donne mascherate ballavano in compagnia<br />

<strong>di</strong> un giovane vestito <strong>di</strong> turchino, Satana in uno dei suoi accattivanti<br />

travestimenti.<br />

Dopo aver confermato formalmente la confessione resa, Caterina Ross<br />

venne affidata al boia. Prima <strong>del</strong> supplizio capitale, nella pubblica piazza,<br />

ritrattò e gridò <strong>di</strong> «non saper arte <strong>di</strong> strega e <strong>di</strong> non haver fatto tali cose». 9<br />

Era troppo tar<strong>di</strong>.<br />

La ricerca <strong>del</strong> marchio <strong>del</strong> demonio, tatuaggio a suggello <strong>del</strong> patto, era<br />

<strong>una</strong> pratica da tempo in uso nei trib<strong>una</strong>li ed era riconducibile all’idea che<br />

l’appartenenza alla setta demoniaca prevedesse l’apposizione da parte <strong>del</strong><br />

demonio <strong>di</strong> un marchio segreto o, in alternativa, la desensibilizzazione <strong>di</strong><br />

<strong>una</strong> piccola area cutanea. Il lettore potrebbe restare sconcertato scoprendo<br />

che pochi secoli prima <strong>una</strong> santa, Douceline <strong>di</strong> Hyères, durante i suoi rapimenti<br />

estatici perdeva la sensibilità in alcune parti <strong>del</strong> corpo, esperienza<br />

«accertata personalmente da altri membri <strong>del</strong>la congregazione conficcando<br />

degli aghi nella pelle <strong>di</strong> Douceline». 10<br />

Ventisei anni prima <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> Poschiavo, <strong>una</strong> memoria <strong>del</strong> presidente<br />

<strong>del</strong> parlamento <strong>di</strong> Rouen, Claude Pellot, aveva messo in <strong>di</strong>scussione<br />

i punti fermi intorno ai quali si organizzava il processo per stregoneria.<br />

Pellot non era un precursore <strong>del</strong>l’illuminismo laico; al contrario, per re<strong>di</strong>gere<br />

il testo era ricorso alla consulenza <strong>di</strong> un sacerdote. La confutazione<br />

<strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong> volo magico e <strong>del</strong> sabba si appoggiava a un ritorno alle più<br />

scettiche fonti tardoantiche e altome<strong>di</strong>evali, in primo luogo il De spiritu et<br />

anima <strong>di</strong> Agostino e l’altome<strong>di</strong>evale Canon Episcopi. Riguardo al marchio<br />

Claude Pellot scrisse che «questo marchio insensibile che a volte si trova<br />

non è un crimine. Ci sono me<strong>di</strong>ci che ritengono che esso possa verificarsi<br />

9. Citato in Ivi, p. 52.<br />

10. André Vauchez,<br />

André Vauchez, Esperienze religiose nel me<strong>di</strong>oevo, Roma, Viella, 2003, pp. 102-<br />

103.


Eretici, streghe e vampiri 69<br />

naturalmente; e quand’anche ne fosse autore il <strong>di</strong>avolo, non sono da punire<br />

i posseduti, nei quali fa <strong>del</strong>le cose ben più sorprendenti» (se il percorso<br />

giuri<strong>di</strong>co e teologico <strong>del</strong>l’insensibilità cutanea volgeva al termine, non così<br />

era per quello clinico: un paio <strong>di</strong> secoli dopo la memoria <strong>di</strong> Claude Pellot, a<br />

fine Ottocento, la presenza <strong>di</strong> zone insensibili nella cute sarebbe riapparsa<br />

tra i sintomi tipici <strong>del</strong>l’isteria). 11<br />

L’idea che Satana marchiasse personalmente i suoi, originatasi nella<br />

demonologia colta, era da tempo se<strong>di</strong>mentata anche nella cultura popolare.<br />

Nel 1606, per esempio, <strong>una</strong> ragazzina <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni, Mag<strong>del</strong>eine des<br />

Aymards, <strong>di</strong> Riom in Alvernia, si autodenunciò confessando la partecipazione<br />

al sabba e il patto col <strong>di</strong>avolo; contestualmente, si <strong>di</strong>chiarò pentita e<br />

chiese il perdono <strong>del</strong>la Chiesa, che le fu accordato. Negli stessi anni un<br />

se<strong>di</strong>cente licantropo dei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Bordeaux, affermò <strong>di</strong> trasformarsi in<br />

lupo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorare in tal forma vittime anche umane in seguito a un patto<br />

<strong>di</strong>abolico sancito da un marchio sulla coscia.<br />

Robert Mandrou, lo storico che ha pubblicato i manoscritti <strong>di</strong> entrambe<br />

le confessione, ha notato incuriosito che la loquace Mag<strong>del</strong>eine non si<br />

faceva mai cogliere in fallo dalle domande che le ponevano adulti preparatissimi<br />

e professionisti. Mandrou formula l’ipotesi, a mio parere cre<strong>di</strong>bile,<br />

che la ragazzina avesse in numerose occasioni ascoltato genitori, parenti<br />

e vicini raccontare storie <strong>di</strong> sabba e incontri con il Maligno; la famigliarità<br />

con queste storie, alle quali non erano certo estranei i resoconti, più o<br />

meno fe<strong>del</strong>i, dei processi per stregoneria ed eresia, ha probabilmente fatto<br />

sì che la fanciulla se ne lasciasse suggestionare e se ne appropriasse. Un<br />

momento chiave <strong>del</strong> suo racconto è l’incontro con il Maligno: il <strong>di</strong>avolo<br />

le <strong>di</strong>chiarò l’intenzione <strong>di</strong> marchiarla all’occhio destro; lei gli chiese il<br />

perché, e «il <strong>di</strong>avolo le rispose che era perché lei ormai era dei suoi, ma<br />

che non le avrebbe fatto male». 12 Al patto seguì la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> polveri<br />

venefiche.<br />

Accusatori alla sbarra<br />

È significativo che tanto nei processi inquisitoriali quanto in quelli<br />

staliniani si sia verificata, e non solo occasionalmente, l’eventualità che<br />

11. Mandrou, Possession et sorcellerie au XVII siècle, p. 226.<br />

12. Ivi, p. 22.


70<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

alcuni dei condannati fossero stati persecutori prima <strong>di</strong> essere a loro volta<br />

accusati e venire travolti dal meccanismo perverso <strong>del</strong> processo epidemico<br />

<strong>del</strong>la denuncia.<br />

Intorno al 1670 la regione pirenaica <strong>del</strong> Béarn conobbe <strong>una</strong> modalità<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> contagio davvero singolare. Un giovane <strong>di</strong> nome Jacques<br />

Bacqué si spacciava per cacciatore <strong>di</strong> streghe e applicava uno sconcertante<br />

metodo d’identificazione con l’altrettanto sconcertante beneplacito<br />

<strong>del</strong> parlamento <strong>di</strong> Pau. La procedura <strong>di</strong> Bacqué era talmente assurda che,<br />

venutone a conoscenza, il primo ministro Colbert intervenne <strong>di</strong> persona<br />

facendo tradurre il giovane alla Bastiglia e sanzionando severamente il<br />

comportamento <strong>del</strong>le autorità regionali.<br />

Ecco cosa avveniva nei Pirenei secondo il verbale <strong>di</strong> arresto vergato il<br />

9 ottobre 1671: Jacques Bacqué, semplicemente, passava in rassegna <strong>una</strong><br />

fila anche lunghissima <strong>di</strong> persone e «in<strong>di</strong>cava quelli che riconosceva essere<br />

streghe sulla base <strong>di</strong> segni che lui in<strong>di</strong>viduava sui loro visi e che il detto<br />

Parlamento non arrestava nessuno se non chi or<strong>di</strong>nava lui». 13 Egli aveva<br />

visitato – sia in senso topografico che me<strong>di</strong>co, è il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo! – <strong>una</strong><br />

trentina <strong>di</strong> comunità pirenaiche e in<strong>di</strong>viduato qualcosa come 6210 streghe<br />

e stregoni, tutti prontamente arrestati dalle autorità succubi <strong>di</strong> questo bizzarro<br />

impostore. Eppure la truffa era così grossolana che il giovane lestofante<br />

identificava al mattino come frequentatrici <strong>del</strong> sabba persone che poi<br />

non riconosceva come tali al pomeriggio. Il rapporto riferisce, con palpabili<br />

perplessità e imbarazzo, che «ci sono state persone in<strong>di</strong>cate da Bacqué<br />

e che risulta abbiano riconosciuto il loro crimine, e che dei bambini sono<br />

stati indotti a testimoniare contro le loro madri». 14<br />

Al <strong>di</strong> là dei risvolti che ormai ci appaiono quasi comici, questa vicenda<br />

è la spia <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>di</strong>varicazione in atto, e non solo in Francia, tra centro<br />

e periferia, con il primo destinato a prendere il sopravvento. Dopo aver<br />

contribuito in misura determinante ad imporre l’immagine <strong>del</strong> sabba e<br />

le modalità <strong>del</strong>la sua persecuzione, i poteri politico e culturale (che non<br />

necessariamente sono perfettamente sovrapponibili) le mettevano ora in<br />

<strong>di</strong>scussione e si preparavano a rinnegarle.<br />

Prima <strong>di</strong> concludere con i casi pirenaici, vorrei per l’ultima volta sottolineare<br />

che i fatti <strong>di</strong> Pau invitano a riflettere su quanto sia importante<br />

e operativa la se<strong>di</strong>mentazione nella coscienza collettiva <strong>di</strong> <strong>una</strong> memoria<br />

13. Ivi, p. 236.<br />

14. Ivi, p. 242.


Eretici, streghe e vampiri 71<br />

popolare <strong>del</strong>la caccia alle streghe. Negli anni 1609-1611 <strong>di</strong>versi processi<br />

erano stati celebrati sul versante spagnolo dei Pirenei e anche allora il ruolo<br />

dei bambini era stato determinante. Vi è inoltre un’altra coincidenza che<br />

induce a pensare che Bacqué fosse sì un mitomane, ma anche che il suo<br />

repertorio fosse debitore alla memoria locale <strong>del</strong>la caccia alle streghe. Il<br />

cacciatore <strong>di</strong> streghe francese, infatti, affermava <strong>di</strong> scorgere un misterioso<br />

segno <strong>di</strong>abolico nelle pupille <strong>di</strong> coloro che avevano stretto il patto con il<br />

Maligno. Ebbene, sessant’anni prima nelle valli <strong>del</strong>l’alta Navarra si erano<br />

proposti all’attenzione degli inquisitori altri cacciatori <strong>di</strong> streghe che pretendevano<br />

<strong>di</strong> riconoscere i partecipanti al sabba da un marchio che essi<br />

erano capaci <strong>di</strong> scorgere guardando gli imputati negli occhi: «Arrivammo<br />

nel quarto villaggio [Aranaz], e qui trovammo […] un ragazzo che sosteneva<br />

<strong>di</strong> saper riconoscere le streghe a vista». 15<br />

Il giovane basco <strong>di</strong> Aranaz ammetterà rapidamente <strong>di</strong> essere un impostore.<br />

Questi precursori <strong>di</strong> Bacqué non <strong>di</strong>vennero cacciatori <strong>di</strong> streghe<br />

seriali, ma forse solo perché non trovarono funzionari <strong>di</strong>sposti a prenderli<br />

sul serio e a servirsi <strong>del</strong>le loro prestazioni. Bacqué, invece, fu punito per<br />

il suo zelo e si andò ad aggiungere alla lista dei persecutori perseguitati,<br />

ovvero coloro che finirono per essere travolti dalla situazione che avevano<br />

contribuito a creare.<br />

Contagio e cura nei Paesi Baschi<br />

L’uso frettoloso <strong>del</strong>la denuncia, insomma, rischiava <strong>di</strong> trasformare la<br />

cura <strong>del</strong> male in contagio. Uno dei primi a rendersene conto fu l’inquisitore<br />

spagnolo Don Alonso Salazar y Frias (1564-1636). È lui il protagonista <strong>del</strong><br />

prossimo episo<strong>di</strong>o.<br />

Il caso nel quale Salazar si trovò coinvolto è emblematico <strong>del</strong>la natura<br />

epidemica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> panico stregonesco. Dai Pirenei francesi<br />

questa forma <strong>di</strong> contagio culturale raggiunse il lato opposto <strong>del</strong>le montagne<br />

e si <strong>di</strong>ffuse come <strong>una</strong> malattia altamente contagiosa. Al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>l’esito<br />

finale, in cui la mortalità venne tenuta sotto controllo, l’esplosione<br />

<strong>di</strong> denunce e confessioni ricorda da vicino altre situazioni i cui bilanci<br />

furono ben più devastanti. Su scala assai minore, il panico da complotto<br />

15. Citato in Gustav Gustav Henningsen, Henningsen, The Salazar Documents, Leiden, Brill, 2004, pp.<br />

157-159.


72<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

ricorda anche alcuni aspetti <strong>del</strong> Grande Terrore sovietico degli anni Trenta<br />

<strong>del</strong> Novecento, con la significativa <strong>di</strong>fferenza che esso fu scatenato per<br />

iniziativa dei vertici <strong>del</strong> partito comunista.<br />

La smania incontrollata <strong>di</strong> denunciare e assistere alla condanna dei<br />

presunti colpevoli dei mali <strong>del</strong>la comunità venne ben descritta dal gesuita<br />

Friedrich von Spee, autore <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>del</strong>le prime fondamentali critiche alla<br />

criminalizzazione <strong>del</strong> presunto patto tra Satana e le streghe:<br />

È ormai abitu<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> volgo, se i giu<strong>di</strong>ci non imprigionano, torturano e mandano<br />

al rogo imme<strong>di</strong>atamente, in seguito a <strong>una</strong> qualunque loro futile richiesta,<br />

protestare subito senza ritegno che questi giu<strong>di</strong>ci temono per se stessi, per le<br />

loro mogli e per i loro amici; che i giu<strong>di</strong>ci si sono fatti corrompere da chi ha<br />

più sol<strong>di</strong>; che tutte le famiglie più nobili sono coinvolte nella stregoneria; che<br />

le streghe si potrebbero quasi segnare a <strong>di</strong>to e che manca il coraggio <strong>di</strong> procedere.<br />

16<br />

Parallelamente, quello <strong>del</strong>la persecuzione <strong>del</strong>la stregoneria nei Paesi<br />

Baschi è un esempio eloquente <strong>di</strong> quanto potesse risultare determinante<br />

l’impatto sul contagio <strong>del</strong>le ossessioni <strong>di</strong> un singolo in<strong>di</strong>viduo. Il re <strong>di</strong><br />

Francia Enrico IV aveva affidato al giu<strong>di</strong>ce Pierre de Lancre (1553-1631),<br />

membro <strong>del</strong> parlamento <strong>di</strong> Bordeaux, l’incarico <strong>di</strong> investigare sui casi <strong>di</strong><br />

stregoneria che giungevano dai Paesi Baschi francesi. Lungi dal limitarsi<br />

allo svolgere il proprio mandato, <strong>una</strong> volta sul posto de Lancre si trasformò<br />

nel principale ispiratore <strong>del</strong>la caccia alle streghe che raggiunse l’apice sotto<br />

la sua supervisione. A suo parere poche famiglie erano immuni dal contagio.<br />

Paradossalmente, mentre l’umanista de Lancre scatenava il putiferio, sul<br />

versante spagnolo, dove l’epidemia era letteralmente tracimata, l’inquisitore<br />

Salazar conduceva un’ineccepibile analisi sociologica <strong>del</strong> fenomeno,<br />

giungendo alla conclusione che le accuse, comprese le confessioni rese <strong>di</strong><br />

spontanea volontà, erano o inaffidabili o totali invenzioni.<br />

A parte la peculiarità <strong>del</strong>l’esito, le vicende <strong>del</strong> panico basco meritano<br />

<strong>di</strong> essere raccontate. Benché nella specifica occasione il contagio fosse<br />

giunto dal versante opposto <strong>del</strong>le montagne, la regione aveva conosciuto<br />

in precedenza crisi simili, anche se meno violente. In <strong>una</strong> nota informativa<br />

inviata il 7 novembre 1610 alla sede episcopale <strong>di</strong> Logroño da Zugarramur<strong>di</strong>,<br />

16. Friedrich von Spee,<br />

Friedrich von Spee, I processi contro le streghe (Cautio criminalis), Roma, Salerno<br />

E<strong>di</strong>trice, 2004, p. 91.


Eretici, streghe e vampiri 73<br />

cuore <strong>del</strong> panico stregonesco basco, gli inquisitori ricostruirono per sommi<br />

capi le precedenti manifestazioni <strong>del</strong>la stregoneria nel territorio montano<br />

<strong>del</strong>la Navarra.<br />

L’abominevole setta degli stregoni è molto antica e ra<strong>di</strong>cata da molte parti, e<br />

con maggiore frequenza in quelle che sono toccate dall’eresia. È stato centoquattro<br />

anni fa che si è cominciato a scoprirla nelle valli dei monti Pirenei <strong>di</strong><br />

pertinenza <strong>del</strong> regno <strong>di</strong> Navarra […] e ora, a partire dall’anno 1608, il Santo<br />

Uffizio <strong>del</strong> regno <strong>di</strong> Navarra e <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Logroño ha scoperto come nel villaggio<br />

<strong>di</strong> Zugarramur<strong>di</strong>, e in molti altri <strong>di</strong> quelle montagne, ci siano parecchi<br />

aquelarres <strong>di</strong> streghe. In questo luogo <strong>di</strong> Zugarramur<strong>di</strong>, valle <strong>di</strong> Baztán, che<br />

sta dall’altra parte dei monti Pirenei che guarda verso la Francia, <strong>di</strong>stante poco<br />

più <strong>di</strong> mezza lega dal monastero <strong>di</strong> San Salvador <strong>di</strong> Urdax, che appartiene ai<br />

frati premostratensi, fondato vicino ai confini tra la Navarra e la Francia […].<br />

Questo nome aquelarre non si trova che in basco, che è la lingua che si parla<br />

in quelle montagne, ed è il nome con cui comunemente gli stregoni chiamano i<br />

loro raduni e i luoghi dove hanno luogo, e riguardo all’etimologia che la parola<br />

può avere in basco, sembra trattarsi <strong>di</strong> un nome composto che suona come<br />

‘prato <strong>del</strong> caprone’». 17<br />

Alla presentazione <strong>del</strong> problema segue l’illustrazione dei fatti recenti<br />

che riprendono i classici luoghi comuni <strong>del</strong> rinnegamento <strong>del</strong>la fede cristiana<br />

e <strong>del</strong> battesimo, l’affiliazione alla schiera <strong>del</strong> demonio, il sabba, i<br />

banchetti smodati, le orge. Agli elementi ormai attesi si aggiungono certi<br />

dettagli peculiari, ad esempio l’esistenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> scuola elementare<br />

<strong>del</strong>l’aquelarre, in cui <strong>una</strong> maestra impartiva ai bambini il catechismo <strong>del</strong><br />

sabba. La consueta orgia finale si <strong>di</strong>stingue per un’ine<strong>di</strong>ta doppia metamorfosi<br />

operata dal Maligno, che prima assume forma <strong>di</strong> uomo e copula con le<br />

donne presenti, e poi si trasforma in donna e si unisce ai maschi.<br />

Quello <strong>del</strong> 1609-1611 fu un panico singolare anche per come si era<br />

manifestato. Tutto iniziò, infatti, con <strong>una</strong> serie sconcertante <strong>di</strong> incubi stereotipati<br />

le cui vittime erano in massima parte bambini e adolescenti. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un elemento <strong>di</strong> forte originalità che ha un solo parallelo <strong>di</strong>stante<br />

nello spazio e nel tempo – la regione <strong>del</strong> lago Siljan, nella Svezia settentrionale<br />

intorno al 1670. L’incubo consisteva nel sognare <strong>di</strong> essere trasportati<br />

allo spaventoso aquelarre. Per alcuni mesi i bambini sognarono senza<br />

che gli adulti ne traessero conseguenze ra<strong>di</strong>cali. Il panico vero e proprio<br />

17. Henningsen, The Salazar Documents, pp. 105-107.


74<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

scoppiò quando il padre <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi accusò un bovaro <strong>di</strong> nome Iricia <strong>di</strong><br />

aver stregato suo figlio. Il giorno dopo, come ubbidendo a un segnale a<br />

lungo atteso, trenta bambini <strong>di</strong>chiararono <strong>di</strong> essere stati condotti da Iricia<br />

all’aquelarre. Le accuse si moltiplicarono e la sede episcopale <strong>di</strong> Logroño<br />

inviò degli inquisitori per combattere quella pestilenza (la definizione è<br />

loro). I frati, tra i quali non c’era ancora Salazar, si misero al lavoro e in<br />

breve <strong>del</strong>inearono nei minimi dettagli l’immagine consolidata <strong>del</strong> sabba:<br />

molti accusati vennero incarcerati, piovvero le confessioni che permisero<br />

<strong>di</strong> accertare l’esistenza <strong>del</strong> complotto satanico e vennero eseguite alcune<br />

condanne a morte. Quando Salazar raggiunse i colleghi e si unì agli interrogatori<br />

ebbe presto la percezione <strong>di</strong> qualcosa che non tornava. Le denunce<br />

e le confessioni gli apparivano incoerenti e piene <strong>di</strong> assur<strong>di</strong>tà, e non reggevano<br />

alle verifiche più elementari.<br />

Salazar, inviato a dar man forte ai colleghi che investigavano sul<br />

panico nei villaggi baschi, si persuase che le confessioni ottenute dai suoi<br />

colleghi erano riconducibili alla paura, al con<strong>di</strong>zionamento e, ciò che era<br />

peggio, al fatto che erano state estorte con la forza e con le privazioni <strong>del</strong><br />

carcere. L’inquisitore si era posto un problema ancora attualissimo: separati<br />

dal proprio ambiente consueto e sottoposti a violenze fisiche e pressioni<br />

psicologiche durante la detenzione, molti accusati <strong>di</strong> stregoneria finivano<br />

per dubitare <strong>del</strong>la loro identità, le loro convinzioni si sgretolavano e la<br />

loro mente si <strong>di</strong>sponeva ad ammettere per veri fatti che non lo erano. La<br />

conseguenza, correttamente in<strong>di</strong>viduata, era che a quel punto i testimoni<br />

rischiavano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare <strong>del</strong> tutto inaffidabili. Salazar, insomma, osservava<br />

che il ricorso alla tortura toglieva atten<strong>di</strong>bilità alla confessione. Esisteva<br />

quin<strong>di</strong> il concreto rischio, gravissimo per un inquisitore, <strong>di</strong> registrare <strong>del</strong>le<br />

false confessioni o ad<strong>di</strong>rittura <strong>del</strong>le assur<strong>di</strong>tà. Come la seguente:<br />

alcune persone che essendo perfettamente sveglie a mezzogiorno e trovandosi<br />

a conversare o a mangiare con altra gente in pubblico, hanno confessato <strong>di</strong> essere<br />

state trasportate all’aquelarre senza essersi allontanate un solo istante da<br />

quelle persone con le quali parlavano. 18<br />

A partire dal momento in cui Salazar cambiò i termini <strong>del</strong> rapporto tra<br />

inquisitore e inquisiti, cessando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare le risposte degli interrogati<br />

verso l’ammissione <strong>di</strong> colpa e suggerendo invece che l’ipotesi opposta<br />

18. Ivi, p. 277.


Eretici, streghe e vampiri 75<br />

sarebbe stata finalmente accettata, le ritrattazioni si moltiplicarono. Alcune<br />

donne sospettate, tra cui l’ottuagenaria Catalina Fernández, ammisero <strong>di</strong><br />

aver confessato <strong>di</strong> essere streghe solo perché provate e terrorizzate e perché<br />

nel villaggio <strong>di</strong> Zugarramur<strong>di</strong> non si parlava <strong>di</strong> altro. Un’altra anziana<br />

aveva <strong>di</strong>chiarato nella sua confessione <strong>di</strong> aver offerto al demonio tre <strong>di</strong>ta <strong>del</strong><br />

piede sinistro al momento <strong>di</strong> entrare nella congregazione <strong>del</strong>le streghe; tuttavia,<br />

altri testimoni e membri <strong>del</strong>la sua famiglia hanno invece detto che quelle <strong>di</strong>ta le<br />

sono sempre mancate, fin dall’infanzia, cosa che lei stessa ha poi riconosciuto<br />

ritrattando la sua confessione. 19<br />

La posizione <strong>di</strong> Salazar y Frías, peraltro, riprendeva e approfon<strong>di</strong>va<br />

un vecchio parere espresso dal Consiglio <strong>del</strong>la Suprema Inquisizione nel<br />

1526. Il Consiglio si era riunito su richiesta <strong>di</strong> inquisitori periferici che<br />

necessitavano <strong>di</strong> chiarimenti in merito a dubbi emersi nel corso <strong>di</strong> processi<br />

per malefici <strong>di</strong>abolici tenutisi proprio in Navarra. Gli inquisitori avevano<br />

bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive precise poiché la collocazione giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>la stregoneria<br />

risultava tutt’altro che limpida. Tra i problemi in <strong>di</strong>scussione vi<br />

era anche quello <strong>del</strong>l’autosufficienza <strong>del</strong>la confessione. In merito, emerse<br />

l’in<strong>di</strong>cazione che la sola auto-incriminazione non poteva ritenersi sufficiente<br />

a <strong>una</strong> sentenza <strong>di</strong> condanna e che fosse comunque necessario reperire<br />

altre prove.<br />

Salazar contestò, prove alla mano, l’idea <strong>del</strong>l’autonomia e<br />

<strong>del</strong>l’autosufficienza giu<strong>di</strong>ziaria <strong>del</strong>la confessione. Si tratta <strong>di</strong> un problema<br />

giuri<strong>di</strong>co ancora attualissimo. Come ha osservato Carlo Ginzburg in un<br />

piccolo e denso libro pubblicato nel 1991, Il giu<strong>di</strong>ce e lo storico, nei<br />

trib<strong>una</strong>li si manifesta ancora, e nemmeno troppo <strong>di</strong> rado, la tendenza a<br />

ritenere la confessione come risolutiva anche in assenza <strong>di</strong> ulteriori prove,<br />

oppure a risolvere a favore <strong>del</strong>la confessione le eventuali <strong>di</strong>screpanze tra<br />

essa e altri riscontri.<br />

L’avvocato <strong>del</strong>le streghe, come lo ha definito Gustav Hennigsen, che<br />

ha riscoperto e pubblicato la documentazione relativa alla sua attività, si<br />

rivolse ai superiori esprimendo la sua certezza che le condanne già eseguite<br />

<strong>di</strong> streghe e stregoni <strong>di</strong> Zugarramur<strong>di</strong> e <strong>di</strong>ntorni erano state un tragico errore<br />

giu<strong>di</strong>ziario. In breve tempo l’epidemia cessò.<br />

Nel suo Informe alla Suprema Salazar scrive parole significative e<br />

19. Ivi, p. 301.


76<br />

ancora attuali:<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

considerando i fatti con tutta l’attenzione cristiana, non ho trovato ness<strong>una</strong><br />

prova dalla quale dedurre che un solo atto <strong>di</strong> stregoneria aveva effettivamente<br />

avuto luogo, che fosse l’aver assistito agli aquelarres o aver preso parte a essi<br />

<strong>di</strong>rettamente [...]. Ne ricavo l’importanza <strong>del</strong> silenzio e <strong>del</strong>la cautela sulla base<br />

<strong>del</strong>l’esperienza che non ci sono state né streghe né vittime <strong>del</strong>la stregoneria fino<br />

a che non si è cominciato a parlarne e a scriverne. 20<br />

Sul versante opposto dei Pirenei<br />

Nell’autunno <strong>del</strong> 1643 <strong>una</strong> caccia alle streghe terrorizzò le pen<strong>di</strong>ci<br />

pirenaiche <strong>del</strong> sud <strong>del</strong>la Linguadoca. Due uomini <strong>del</strong> villaggio <strong>di</strong> Montgaillard<br />

denunciarono come strega <strong>una</strong> compaesana. Imme<strong>di</strong>atamente<br />

l’Inquisizione entrò in azione e mise all’opera uno schema ormai tipico:<br />

sottoposta a un interrogatorio serrato e circostanziato, la donna, detta Nane,<br />

che all’epoca aveva 65 anni, negò <strong>di</strong> essere <strong>una</strong> strega, <strong>di</strong> aver mai preso<br />

parte al sabba, <strong>di</strong> essersi mai venduta al Maligno e <strong>di</strong> aver ucciso bambini<br />

nottetempo per mezzo <strong>di</strong> malefici. La donna negò anche <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> altre<br />

accuse abnormi: <strong>di</strong> aver somministrato a <strong>una</strong> vicina formaggio avvelenato,<br />

<strong>di</strong> aver gettato oggetti magici in <strong>una</strong> fontana allo scopo <strong>di</strong> provocare tempeste<br />

capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere i raccolti, <strong>di</strong> avere misteriosi marchi sulla pelle<br />

e <strong>di</strong> aver avvelenato i propri marito e figlio.<br />

In seguito all’arresto <strong>di</strong> Nane, l’arci<strong>di</strong>acono <strong>del</strong> vescovo <strong>di</strong> Pamiers<br />

approvò la lettura in tutte le chiese <strong>di</strong> un testo che invitava a vigilare contro<br />

le streghe che agivano in combutta con il <strong>di</strong>avolo. Nel breve volgere <strong>di</strong><br />

pochi giorni le denunce cominciarono a piovere sulle autorità e gli arresti<br />

si moltiplicarono. I sospetti si concentrarono su altre quattro donne che<br />

vennero arrestate e torchiate a dovere dagli inquirenti. Tutte, all’inizio,<br />

rifiutarono <strong>di</strong> confessare. Ammisero <strong>di</strong> conoscere Nane, ma non <strong>di</strong> aver<br />

compiuto il male insieme a lei. La prima a cedere fu proprio Nane. La sua<br />

confessione trascinò con sé le altre imputate.<br />

Il fatto che la regione pirenaica avesse conosciuto in precedenza le<br />

persecuzioni dei catari e poi altre cacce alle streghe organizzate prima <strong>di</strong><br />

20. Citato in Maria Sofi a Messana,<br />

Citato in Maria Sofia Messana, Inquisitori, negromanti e streghe nella Sicilia moderna<br />

(15001782), Palermo, Sellerio, 2007, p. 184.


Eretici, streghe e vampiri 77<br />

questa ha avuto a mio avviso un peso decisivo. È la prova che nei territori<br />

in cui la coscienza e la cultura degli abitanti erano maggiormente impregnate<br />

dalla memoria dei processi per stregoneria si conservava, insieme al<br />

ricordo e alla sua elaborazione, anche il germe culturale che rendeva più<br />

probabili successive epidemie.<br />

Le regioni d’Europa più colpite sono spesso quelle <strong>di</strong> montagna. Nelle<br />

Alpi e nei Pirenei, <strong>di</strong>remmo in gergo me<strong>di</strong>co, il contagio stregonesco è<br />

stato in <strong>una</strong> certa misura endemico per oltre un paio <strong>di</strong> secoli. In esse si registrano<br />

singolari ritorni perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> virulenza <strong>del</strong> panico da stregoneria. Se<br />

le Alpi sono l’area in cui si è probabilmente cristallizzato per la prima volta<br />

il para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong> sabba, i Pirenei sono la regione in cui l’Inquisizione ha inaugurato<br />

e sperimentato come raramente altrove il <strong>di</strong>spiegamento <strong>di</strong> forze<br />

volto a perseguire le sacche <strong>di</strong> resistenza <strong>del</strong>l’eresia catara. Il giustamente<br />

celebre stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Emmanuel Le Roy Ladurie sul villaggio <strong>di</strong> Montaillou,<br />

nella pirenaica valle <strong>del</strong>l’Ariège, è stato reso possibile dalla ricchezza <strong>del</strong>la<br />

documentazione prodotta in seguito all’inchiesta dettagliata or<strong>di</strong>nata nel<br />

1320 dal vescovo <strong>di</strong> Pamiers – la medesima <strong>di</strong>ocesi dove tre secoli dopo<br />

un altro vescovo zelante avrebbe scatenato la caccia alle streghe <strong>di</strong> cui si<br />

è appena fatto cenno. I risultati <strong>del</strong>l’indagine <strong>di</strong>mostrarono che le preoccupazioni<br />

<strong>del</strong> vescovo Jacques Fournier erano, dal suo punto <strong>di</strong> vista, assolutamente<br />

fondate: le credenze dei montanari, nobili compresi, erano un<br />

coacervo <strong>di</strong> eresia e tra<strong>di</strong>zioni locali molto <strong>di</strong>stanti dall’ortodossia.<br />

La precocità e la continuità in area pirenaica dei processi su larga<br />

scala per eresia e maleficio – i gran<strong>di</strong> complotti or<strong>di</strong>ti dal nemico per<br />

eccellenza, Satana, e dalle sue mai esauste coorti – colpiscono la nostra<br />

attenzione. La se<strong>di</strong>mentazione <strong>del</strong>la memoria storica locale dei processi e<br />

<strong>del</strong>le motivazioni non può che aver giocato un ruolo, per quanto <strong>di</strong>fficile<br />

da misurare, nel perverso effetto <strong>di</strong> ritorno <strong>del</strong> contagio. È insomma<br />

verosimile che l’esperienza dei processi <strong>del</strong> passato abbia funzionato da<br />

griglia selettiva plasmando <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità collettiva a interpretare<br />

in senso stregonesco problemi che avrebbero potuto essere letti anche in<br />

prospettive alternative.<br />

Il processo contro Vittore Soranzo<br />

Il principale motore <strong>del</strong>le persecuzioni contro le streghe e gli adepti<br />

<strong>del</strong> demonio fu la lotta senza esclusione <strong>di</strong> colpi condotta all’eresia, sia


78<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

che maleficio e stregoneria vi fossero implicate sia che la devianza da<br />

perseguire fosse schiettamente dottrinaria. Se si osserva il fenomeno in<br />

termini generali si nota che lungi dal colpire solo, o soprattutto, donne<br />

e marginali, la persecuzione non ha mai risparmiato gli uomini, neppure<br />

quelli posti ai vertici <strong>del</strong>la gerarchia. Quest’ultimo aspetto è un altro dei<br />

tratti con<strong>di</strong>visi da processi staliniani e inquisitoriali, soprattutto se si considerano<br />

le istruttorie condotte contro i sospetti simpatizzanti <strong>del</strong> luteranesimo<br />

all’interno <strong>del</strong> mondo cattolico.<br />

Il processo istituito nel 1550 contro il vescovo <strong>di</strong> Bergamo Vittore<br />

Soranzo, pur non evocando <strong>di</strong>rettamente complotti o congiure, esemplifica<br />

meglio <strong>di</strong> altri certe <strong>di</strong>namiche che tendevano a restare <strong>di</strong>etro le quinte. Sul<br />

banco degli imputati venne infatti a trovarsi non un outsider, ma <strong>una</strong> figura<br />

<strong>di</strong> spicco <strong>del</strong>la Chiesa <strong>del</strong> Cinquecento, un personaggio, quin<strong>di</strong>, meglio<br />

avvicinabile ai <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong> partito rispetto, per esempio, a <strong>una</strong> guaritrice <strong>di</strong><br />

villaggio o a un mugnaio. Inoltre, l’atteggiamento <strong>di</strong> imputato e inquirenti<br />

mostra significative affinità con quanto si sarebbe verificato quattro secoli<br />

dopo. Mi riferisco in particolare allo sforzo costante da parte <strong>del</strong>l’accusa <strong>di</strong><br />

ancorare la colpevolezza <strong>di</strong> Soranzo da un lato alla sua biografia e dall’altro<br />

a <strong>una</strong> confessione dettagliata che in sostanza andava a confermare capi<br />

d’accusa preconfezionati.<br />

Il processo a Soranzo si inserisce in un contesto <strong>di</strong> lotta all’eresia<br />

luterana al quale non è però estraneo un regolamento <strong>di</strong> conti interno alla<br />

Chiesa cattolica che vede il Sant’Uffizio e i suoi inquisitori «impegnati in<br />

<strong>una</strong> serie <strong>di</strong> inchieste contro gli spirituali con l’intento primario <strong>di</strong> colpire,<br />

all’insaputa <strong>del</strong>lo stesso pontefice, il Pole e il Morone, legati al Soranzo<br />

sin dai primi anni quaranta». 21 Il car<strong>di</strong>nali Pole e Morone, con il primo<br />

che a un certo punto fu anche serio can<strong>di</strong>dato alla carica papale, erano i<br />

capofila <strong>di</strong> <strong>una</strong> corrente riformista <strong>di</strong>sposta a recepire alcune <strong>del</strong>le istanze<br />

sollevate dai luterani. Erano, insomma, un esempio <strong>di</strong> oppositori tiepi<strong>di</strong><br />

<strong>del</strong>l’Avversario che agli occhi <strong>del</strong>la corrente più severamente rigorista si<br />

<strong>di</strong>stinguevano a fatica dai complici. Erano essi stessi dei potenziali eretici,<br />

se non ad<strong>di</strong>rittura degli infiltrati che stavano indebolendo le fondamenta<br />

<strong>del</strong>la Chiesa per favorire la vittoria dei suoi nemici.<br />

Le accuse al Soranzo vertevano sulla <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> materiale eretico<br />

<strong>di</strong> stampo luterano, sulla protezione accordata a eretici e sulla sospetta<br />

21. Massimo Firpo,<br />

Massimo Firpo, Vittore Soranzo vescovo ed eretico, Roma-Bari, Laterza, 2006,<br />

p. 423.


Eretici, streghe e vampiri 79<br />

tolleranza nei confronti <strong>di</strong> comportamenti in odore <strong>di</strong> eresia. Nelle vicende<br />

<strong>del</strong> vescovo bergamasco si riconosceranno momenti che paiono anticipare<br />

aspetti cruciali dei processi novecenteschi, a partire dall’invito preliminare<br />

rivolto all’imputato <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere <strong>una</strong> confessio, vale a <strong>di</strong>re <strong>una</strong> ricostruzione<br />

biografica <strong>del</strong> suo operato. La minima famigliarità acquisita con i processi<br />

<strong>di</strong> Praga e Budapest è sufficiente a farci prevedere il seguito. Al pari dei<br />

referenti affiancati agli imputati dei processi staliniani, gli inquisitori<br />

torneranno a più riprese sulla necessità <strong>di</strong> ripetere, aggiornare, riscrivere<br />

la confessio. Come altri accusati mezzo millennio dopo <strong>di</strong> lui, Soranzo<br />

esordì ribadendo la sua fe<strong>del</strong>tà alla Chiesa e al papa e manifestando la<br />

certezza che tutto si sarebbe risolto e chiarito quanto prima. E come molti<br />

altri prima e dopo <strong>di</strong> lui, si sbagliava. Incalzato da sempre nuove accuse<br />

e testimonianze a carico, il vescovo fu costretto a riconoscere un numero<br />

progressivamente maggiore <strong>di</strong> colpe, fino all’ammissione <strong>di</strong> aver ceduto<br />

alle seduzioni <strong>del</strong>l’eresia.<br />

Il caso Soranzo avrebbe potuto essere l’inizio <strong>di</strong> <strong>una</strong> sconvolgente<br />

«purga» in grado <strong>di</strong> raggiungere il collegio car<strong>di</strong>nalizio – chiari bersagli<br />

i riformatori come Pole e Morone, amici <strong>del</strong> vescovo <strong>di</strong> Bergamo – e fare<br />

piazza pulita <strong>del</strong>la corrente riformatrice. Era <strong>una</strong> tattica che avrebbe riscosso<br />

l’approvazione <strong>di</strong> Stalin, che per scre<strong>di</strong>tare alti <strong>di</strong>rigenti <strong>del</strong> partito e<br />

lanciare loro degli avvertimenti usava colpire dei loro collaboratori <strong>di</strong>retti<br />

o funzionari appartenenti alla loro cerchia. Nel caso specifico, però, Papa<br />

Giulio III, che spesso aveva subito l’iniziativa degli inquisitori, riuscì a<br />

tenere sotto controllo l’estensione <strong>del</strong> contagio evitando il coinvolgimento<br />

<strong>di</strong>retto dei car<strong>di</strong>nali Pole e Morone.<br />

Da parte sua Soranzo aveva impostato la sua attività pastorale<br />

adottando un approccio morbido nei confronti <strong>del</strong>le deviazioni, anche<br />

gravi, dall’ortodossia che incontrava nel corso <strong>del</strong>le visite pastorali. Il<br />

suo atteggiamento mostra quanto fosse decisiva l’inclinazione dei singoli<br />

nell’avvio, o nel mancato avvio, <strong>di</strong> processi per stregoneria e maleficio.<br />

Soranzo si imbatté spesso in situazioni e comportamenti sospetti o<br />

palesemente deviati che altri al suo posto avrebbero imme<strong>di</strong>atamente<br />

interpretato come il segno inequivocabile <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong> complotto<br />

demoniaco. I verbali <strong>del</strong>le visite pastorali registrano la sistematica presenza<br />

sul territorio <strong>di</strong> incantatores seu incantatrices, <strong>di</strong> donne che pretendono <strong>di</strong><br />

pre<strong>di</strong>re il futuro, <strong>di</strong> guaritori con la fama <strong>di</strong> saper scacciare i demoni. Tutti<br />

se la cavarono con poco, ma si vede bene che le potenziali accuse che<br />

avrebbero potuto colpirli erano <strong>di</strong> natura tale da costituire, se interpretate


80<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

nella <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> contagio satanico, la potenziale miccia <strong>di</strong> <strong>una</strong> catena<br />

processuale devastante.<br />

Il caso più clamoroso si verificò all’interno <strong>del</strong> monastero femminile<br />

<strong>di</strong> San Fermo extra moenia, sul conto <strong>del</strong> quale circolavano voci preoccupanti.<br />

Nella stanza <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>del</strong>le suore, <strong>di</strong> nome Dorotea, il vescovo <strong>di</strong> Bergamo<br />

scoprì un intero armamentario magico, fatto <strong>di</strong> rane essiccate, cuori<br />

<strong>di</strong> uccello e semi <strong>di</strong> giusquiamo; come se non bastasse, l’ispezione <strong>di</strong> uno<br />

scrigno rivelò che la suora corrispondeva con uno spasimante che l’aveva<br />

istruita su come usare il giusquiamo per addormentare la badessa e «quella<br />

rana e quel cuore, per trarne <strong>una</strong> polvere capace <strong>di</strong> farla impazzire». 22 Il<br />

vescovo aprì un’inchiesta e scoprì che il maestro <strong>di</strong> sortilegi, nonché amante,<br />

<strong>di</strong> suor Dorotea era un monaco celestino. Soranzo, tuttavia, evitò <strong>di</strong><br />

mettere in mezzo il <strong>di</strong>avolo e l’Inquisizione; il caso venne trattato come un<br />

fatto isolato senza che si paventasse – e, <strong>di</strong> riflesso, si innescasse – il patto<br />

con il <strong>di</strong>avolo e il contagio stregonesco.<br />

Le premesse per un’azione <strong>di</strong> segno ben <strong>di</strong>verso c’erano tutte, il maleficio,<br />

in primo luogo: erano ad<strong>di</strong>rittura stati cuciti dei sacchi da morto<br />

da porre sotto il letto <strong>del</strong>la badessa così che ella passasse <strong>di</strong>rettamente dal<br />

sonno ristoratore a quello eterno. I germi <strong>del</strong>l’epidemia erano latenti, aspettavano<br />

solo un intervento che facesse da detonatore, che non arrivò. E<br />

l’epidemia non scoppiò.<br />

La scoperta <strong>del</strong> folklore: i convegni notturni <strong>del</strong>le Valli alpine<br />

Negli anni successivi alla oltremodo traumatica frattura luterana, la<br />

necessità <strong>di</strong> verificare e migliorare il grado <strong>di</strong> evangelizzazione dei fe<strong>del</strong>i<br />

stimolò <strong>una</strong> più capillare presenza sul campo dei sacerdoti e la verifica<br />

<strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le conoscenze religiose dei fe<strong>del</strong>i. L’accresciuto impegno<br />

pastorale e la preoccupazione <strong>di</strong> accertare l’eventuale presenza <strong>di</strong> credenze<br />

eretiche o eterodosse comportò come conseguenza, in entrambi i campi,<br />

la scoperta <strong>del</strong>la cultura folklorica con tutto il suo complesso e vario armamentario<br />

<strong>di</strong> credenze e superstizioni. Una scoperta, tuttavia, e lo <strong>di</strong>mostrano<br />

negli stessi anni le reazioni <strong>di</strong> fronte alle sconcertanti culture <strong>del</strong><br />

Nuovo Mondo, genera imme<strong>di</strong>atamente interpretazioni, che in questo caso<br />

significarono l’apertura <strong>di</strong> un conflitto. Di fatto, le tra<strong>di</strong>zioni trasmesse<br />

oralmente e conservatesi soprattutto in zone isolate come le aree montuose<br />

furono interpretate come segni evidenti e sconcertanti <strong>di</strong> resistenza<br />

all’evangelizzazione, o ad<strong>di</strong>rittura come in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> un subdolo attacco <strong>del</strong><br />

22. Ivi, pp. 150-151.


Eretici, streghe e vampiri 81<br />

Maligno volto a guadagnarsi adepti e a sottrarre fe<strong>del</strong>i alla Chiesa – o alla<br />

cristianità, includendo così anche i territori <strong>di</strong> recente passati alla Riforma,<br />

nei quali le cose non andavano troppo <strong>di</strong>versamente. A confondere le idee,<br />

e dunque a spaventare, era l’evidente autonomia con la quale si esprimeva<br />

il cristianesimo popolare rispetto alle linee ufficiali. La risposta più spesso<br />

fornita fu che si trattava <strong>di</strong> deviazioni ispirate <strong>di</strong>rettamente dall’iniziativa<br />

perversa <strong>del</strong> demonio e dall’attiva adesione <strong>di</strong> alcuni.<br />

Inquisitori e giu<strong>di</strong>ci restavano <strong>di</strong> certo particolarmente colpiti dalle<br />

testimonianze, provenienti soprattutto dall’area alpina, che riferivano <strong>di</strong><br />

misteriosi raduni notturni, spesso <strong>di</strong> sole donne, ma non necessariamente,<br />

in cui si celebravano balli e libagioni aventi come officiante <strong>una</strong> figura<br />

femminile variamente denominata – Perchta, Holda, Diana, Ero<strong>di</strong>ana,<br />

Signora <strong>del</strong> Gioco, per non citare che alcuni dei nomi attribuitegli. La danza<br />

– che già nel pieno me<strong>di</strong>oevo un canonista aveva definito “un cerchio con<br />

il demonio al centro” – venne interpretata come l’occasione rituale, vero<br />

cerimoniale iniziatico, per la stipula <strong>di</strong> un patto. Allo schema tra<strong>di</strong>zionale,<br />

ben ricostruibile in ambito alpino e che prevedeva un abbondante pasto e<br />

la pro<strong>di</strong>giosa resurrezione degli animali arrostiti da parte <strong>del</strong>la Signora,<br />

si aggiunse, non senza resistenze da parte <strong>del</strong>le interrogate, un momento<br />

successivo e culminante: un ballo impu<strong>di</strong>co nel corso <strong>del</strong> quale i partecipanti<br />

baciavano il <strong>di</strong>avolo e si sanciva <strong>una</strong> scelta <strong>di</strong> campo. Dalle Alpi alla Scozia,<br />

lo strumento pre<strong>di</strong>letto dal malvagio seduttore era la cornamusa, forse per<br />

l’asprezza <strong>del</strong> suono che produceva. Non a caso la cornamusa è tuttora da<br />

molte parti soprannominata «sacca <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo».<br />

Il caso più celebre <strong>di</strong> raduni notturni emerso da atti processuali inquisitoriali<br />

è forse quello dei benandanti, scoperti quasi per caso in Friuli<br />

nel 1575 e riscoperti, <strong>di</strong> nuovo quasi per caso, a metà degli anni ‘60 <strong>del</strong><br />

Novecento da Carlo Ginzburg. Costoro, nelle notti <strong>del</strong>le Quattro Tempora,<br />

rispondendo a <strong>una</strong> misteriosa chiamata, volavano in <strong>di</strong>versi luoghi armati<br />

<strong>di</strong> mazze <strong>di</strong> finocchio e combattevano gli stregoni malvagi. Con pazienza<br />

venne compilata <strong>una</strong> lista <strong>di</strong> benandanti che furono sottoposti a interrogatorio.<br />

Tutti proclamarono <strong>di</strong> essere buoni cristiani che andavano alla messa<br />

e proclamarono <strong>di</strong> combattere contro gli stregoni malvagi essendo schierati<br />

dalla parte <strong>del</strong> Bene, <strong>di</strong> Cristo.<br />

Le esperienze estatiche dei benandanti ricordano alcune <strong>del</strong>le credenze<br />

stigmatizzate all’inizio <strong>del</strong> secolo XI nel Corrector <strong>di</strong> Burcardo <strong>di</strong><br />

Worms:


82<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Anche tu, come alcune donne, hai creduto <strong>di</strong> avere il potere, insieme ad altre<br />

adepte <strong>di</strong> Satana e nel silenzio <strong>di</strong> <strong>una</strong> notte tutta particolare, e malgrado le<br />

porte chiuse, <strong>di</strong> sollevarti fino alle nubi e lì combattere contro altre donne con<br />

reciproche ferite?. 23<br />

Al contrario <strong>del</strong> vescovo <strong>di</strong> Worms, che la riteneva <strong>una</strong> semplice<br />

credenza, gli inquisitori davano per scontata la realtà <strong>del</strong> volo magico. Le<br />

<strong>di</strong>chiarazioni dei benandanti risultavano quin<strong>di</strong> estremamente sospette ai<br />

loro occhi. Quale Cristo era mai il loro? Di certo non quello <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

Il dubbio che <strong>di</strong>etro ai benandanti si celasse uno dei subdoli inganni <strong>del</strong><br />

Maligno era fortissimo. Il contenuto <strong>del</strong>le testimonianze era impregnato<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni estranee alle conoscenze degli ecclesiastici, nelle menti dei<br />

quali, incapaci <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficare voli e battaglie notturne, si profilava invece<br />

l’immagine inquietante e spaventosa <strong>del</strong> sabba celebrato dagli adepti <strong>di</strong><br />

Satana. Va notato, comunque, che rispetto a quello che gli inquirenti si<br />

aspettavano, i racconti relativi ai benandanti contenevano elementi <strong>di</strong><br />

novità e anomalie tali da generare perplessità destinate a con<strong>di</strong>zionare gli<br />

interrogatori e la severità <strong>del</strong>le sentenze, che furono decisamente blande<br />

fino a quando – e ci sarebbero voluti alcuni decenni – il para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong>abolico<br />

non prevalse definitivamente sulla tenuta <strong>del</strong>le tra<strong>di</strong>zioni folkloriche.<br />

Il cammino dalla credenza folklorica al sabba si compì in maniera<br />

definitiva e completa nei processi celebrati a Cividale nel 1634 – dunque<br />

piuttosto tar<strong>di</strong>, se ci pensiamo, rispetto a quanto era successo altrove. Le<br />

esperienze dei benandanti vi appaiono pienamente inserite nel contesto <strong>del</strong><br />

patto con Maligno e corredate dal consueto apparato <strong>di</strong> banchetti, balli,<br />

orge e, inevitabilmente, denunce a catena dei complici. Soprattutto, tali<br />

esperienze, nelle confessioni, non avvenivano più in spirito, ma in carne<br />

e ossa, come da tempo pretendevano teologi e demonologi. Alla fine <strong>del</strong><br />

Cinquecento il gesuita Martino <strong>del</strong> Rio aveva sentenziato che coloro che<br />

sostenevano essere solo sogni e illusioni i raduni notturni <strong>del</strong>le streghe erano<br />

da ritenersi fuori dalla Chiesa, ma già nel 1453 il teologo e pre<strong>di</strong>catore<br />

Guillaume A<strong>del</strong>ine era stato condannato al carcere perché nei suoi sermoni<br />

negava la realtà <strong>del</strong>l’esistenza dei raduni satanici.<br />

23. Il Corrector sive me<strong>di</strong>cus è e<strong>di</strong>to nel volume CXL <strong>del</strong>la Patrologia Latina. Una<br />

traduzione italiana è contenuta in A pane e acqua. Peccati e penitenze nel me<strong>di</strong>oevo, a cura<br />

<strong>di</strong> G. Picasso, G. Motta, G. Piana, Europia, Novara, 1986; la citazione qui riportata è alle<br />

pp. 100-101.


Lo sciamano <strong>del</strong>la Baviera<br />

Eretici, streghe e vampiri 83<br />

Negli stessi anni che vedevano inaugurarsi i processi ai benandanti,<br />

a Oberstdorf, nelle alpi bavaresi, si svolgeva <strong>una</strong> vicenda che ha molto in<br />

comune con quelle friulane – e che, in sovrappiù, <strong>di</strong> nuovo narra la drammatica<br />

parabola <strong>del</strong>l’accusatore travolto dalle proprie denunce. Il tragico<br />

protagonista è uomo <strong>di</strong> nome Chonrad Stoeckhlin. Nello stesso tempo, la<br />

vicenda <strong>di</strong> questo montanaro che viveva conducendo i cavalli al pascolo<br />

contiene aspetti peculiari che illuminano <strong>di</strong> <strong>una</strong> luce <strong>di</strong>versa, e triste, i meccanismi<br />

psicologici, sociali e giu<strong>di</strong>ziari capaci <strong>di</strong> innescare da <strong>una</strong> scintilla<br />

apparentemente trascurabile un autentico incen<strong>di</strong>o – e non in senso metaforico.<br />

Tutto cominciò con <strong>una</strong> conversazione tra due amici, al principio <strong>del</strong><br />

febbraio <strong>del</strong> 1578. Era sera, fuori faceva freddo, il camino era acceso: Chonrad<br />

Stoeckhlin e Jacob Walch bevevano un bicchiere <strong>di</strong> vino e <strong>di</strong>scutevano<br />

non <strong>di</strong> argomenti frivoli, ma <strong>del</strong>la vita dopo la morte, <strong>di</strong> come fosse l’al<strong>di</strong>là<br />

e cosa ci fosse. I due si fecero <strong>una</strong> promessa: il primo che fosse morto<br />

sarebbe apparso all’altro e gli avrebbe riferito quello che c’era da sapere.<br />

Si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> forma <strong>di</strong> obbligazione che ricorre in fonti anche molto più<br />

antiche e che è sopravvissuta nel folklore alpino fino al secolo XX. Benché<br />

la vita in quei tempi e in quei luoghi fosse certamente precaria, entrambi<br />

godevano <strong>di</strong> buona salute e non immaginavano che il momento <strong>di</strong> onorare<br />

l’accordo fosse tanto prossimo.<br />

Solo otto giorni dopo Jacob morì all’improvviso. E si <strong>di</strong>mostrò <strong>di</strong> parola.<br />

Un pomeriggio Chonrad uscì per fare legna e<br />

[…] a circa un tiro <strong>di</strong> pistola <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza vide qualcosa immobile, in pie<strong>di</strong>. Realizzò<br />

che si trattava <strong>del</strong> suddetto Walch. Allora salì verso <strong>di</strong> lui e gli si avvicinò<br />

fino a trovarsi a un paio <strong>di</strong> metri; non provava paura né orrore e gli rivolse la<br />

parola chiedendogli: «Jacob, sei tu?». 24<br />

Chonrad avrebbe riferito poi ai magistrati la risposta <strong>del</strong> fantasma attribuendo<br />

all’apparizione queste parole:<br />

Chonrad, abbiamo portato insieme le bestie al pascolo e a volte ci siamo<br />

24. Citato in Wolfgang Wolfgang Behringer, Behringer, Shaman of Oberstodorf. Chonrad Stoecklin and the<br />

Phantoms of the Night, Charlottsville, University of Virginia Press, 1998, p. 12.


84<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

ubriacati in compagnia. Abbandona questo stile <strong>di</strong> vita! Comportati bene verso<br />

<strong>di</strong> Dio, verso il mondo e verso la giustizia. Perché chi vive nell’ubriachezza,<br />

nell’adulterio, nella blasfemia, nell’avarizia, nell’orgoglio, nell’invi<strong>di</strong>a, nell’ira<br />

e nell’o<strong>di</strong>o, e non insegna ai propri figli a temere Dio, non entrerà nel regno<br />

dei cieli. 25<br />

È possibile, anzi probabile, che nel 1586, al momento <strong>del</strong>la sua comparsa<br />

in trib<strong>una</strong>le, Stoeckhlin abbia adattato questo e<strong>di</strong>ficante ammonimento<br />

per impressionare favorevolmente i magistrati; ma è ancor più certo,<br />

purtroppo per lui, che il suo racconto conteneva degli elementi, in primo<br />

luogo l’obbligazione che lega un vivo e un morto, che al contrario stridevano<br />

con la dottrina ufficiale <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

In seguito all’incontro con l’amico defunto nella vita <strong>di</strong> Chonrad<br />

si verificarono due cambiamenti decisivi. Da un lato egli intraprese un<br />

percorso <strong>di</strong> penitenza e purificazione insieme alla sua famiglia, dall’altro<br />

i suoi contatti con l’altro mondo <strong>di</strong>ventarono frequenti e abituali. Jacob<br />

tornò spesso a visitare il vecchio amico e lo preparò a un incontro più<br />

importante, quello con un angelo. Il guaio, per Chonrad, fu che il suo<br />

angelo aveva davvero poco in comune con l’insegnamento <strong>del</strong>la Chiesa. Il<br />

celeste messaggero invitò il mortale a seguirlo. «Allora egli [Stoeckhlin]<br />

cadde privo <strong>di</strong> sensi. E così, rapito, andò con l’angelo in un luogo in cui<br />

vide pena e gioia, che egli ritenne essere il purgatori e il para<strong>di</strong>so». 26<br />

Il percorso <strong>di</strong> Stoeckhlin è anomalo e curioso. L’apparizione <strong>di</strong> un<br />

defunto che in<strong>di</strong>rizza un amico a <strong>una</strong> vita pia sembra tratto dagli exempla<br />

me<strong>di</strong>evali, racconti esemplari ed e<strong>di</strong>ficanti – e non possiamo escludere<br />

che il protagonista <strong>del</strong>la vicenda ne avesse ascoltati dalla voce <strong>di</strong> un<br />

parroco o <strong>di</strong> un pre<strong>di</strong>catore; eppure, dopo un prelu<strong>di</strong>o quasi da manuale<br />

<strong>del</strong> cristianesimo popolare, assistiamo a <strong>una</strong> deriva verso il folklore. Se i<br />

contenuti <strong>del</strong>la sua visione sono cristiani, le modalità <strong>del</strong> viaggio appartengono<br />

all’ambito <strong>del</strong>le manifestazioni estatiche <strong>di</strong> tipo sciamanico. Da allora<br />

il coinvolgimento penitenziale e devozionale <strong>di</strong> Chonrad e <strong>del</strong>la sua<br />

famiglia si rafforzò, ma, parallelamente, a ogni apparizione <strong>del</strong>l’angelo, si<br />

incrementarono anche le esperienze <strong>di</strong> trance. Il suo corpo rimaneva immobile<br />

mentre l’anima viaggiava per lunghissime <strong>di</strong>stanze. Lui e l’angelo,<br />

però, non erano più soli, con loro volavano altri uomini e altre donne, che<br />

25. Ivi, p. 13.<br />

26. Ivi, p. 19.


Eretici, streghe e vampiri 85<br />

Chonrad chiama Nachtschar, i fantasmi <strong>del</strong>la notte. Nei racconti <strong>di</strong> Chonrad<br />

Stoeckhlin l’ortodossia cristiana aveva ceduto il passo a oscure credenze<br />

tra<strong>di</strong>zionali che, come sappiamo, risultavano facilmente frainten<strong>di</strong>bili e<br />

reinterpretabili da parte <strong>del</strong>le autorità laiche ed ecclesiastiche in un senso<br />

assai <strong>di</strong>verso rispetto alle intenzioni <strong>del</strong> narratore.<br />

Di fatto, l’angelo che si manifestava a Oberstdorf assomigliava molto<br />

alla guida che rad<strong>una</strong>va i benandanti e li guidava alle loro aeree e notturne<br />

battaglie. Se al quadro che si va <strong>del</strong>ineando aggiungiamo che Stoeckhlin si<br />

era nel frattempo guadagnato <strong>una</strong> buona reputazione come guaritore, compren<strong>di</strong>amo<br />

come la sua posizione fosse <strong>di</strong>venuta socialmente e ancor <strong>di</strong> più<br />

giuri<strong>di</strong>camente rischiosa. Malgrado lui riconducesse al Dio cristiano i doni<br />

<strong>di</strong> cui beneficiava, le autorità locali si insospettirono e lo convocarono.<br />

Paradossalmente, ma non troppo, a indurre i giu<strong>di</strong>ci a prendere l’iniziativa<br />

contro Chonrad Stoeckhlin fu proprio la sua proclamata pretesa <strong>di</strong> saper<br />

riconoscere le streghe in virtù dei suoi poteri <strong>di</strong> veggente e guaritore.<br />

Secondo un proce<strong>di</strong>mento e <strong>una</strong> sequenza <strong>di</strong> fatti molto simili a quelli<br />

che l’etnografia ha riscontrato presso gli sciamani siberiani e nordamericani,<br />

l’esperienza <strong>del</strong>la visione e <strong>del</strong>l’estasi aveva avuto per il mandriano<br />

alpino il valore <strong>di</strong> svolta iniziatica dopo la quale la sua vita e la sua percezione<br />

<strong>di</strong> sé risultarono definitivamente cambiate. Nella comunità in cui egli<br />

viveva e agiva, tuttavia convivevano <strong>di</strong>rettrici culturali che erano ormai<br />

entrate in uno stato <strong>di</strong> tensione reciproca, per non <strong>di</strong>re in rotta <strong>di</strong> collisione.<br />

L’ortodossia cristiana non accettava più <strong>una</strong> cultura vernacolare che pretendeva<br />

<strong>di</strong> sposare la fede in Cristo con credenze fokloriche estranee a essa.<br />

Al povero Chonrad Stoeckhlin accadde quello che tre secoli e mezzo dopo,<br />

su scala maggiore, sarebbe accaduto a <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong> partiti comunisti<br />

<strong>del</strong>l’Europa centrale e orientale, ad esempio Rudolf Slánsky, ovvero <strong>di</strong> venire<br />

risucchiato dalla catena <strong>di</strong> denunce che aveva contribuito ad avviare.<br />

Nell’ambito <strong>del</strong>la sua attività <strong>di</strong> guaritore egli visitò <strong>una</strong> cliente malata<br />

e maturò la convinzione che la causa <strong>del</strong> <strong>di</strong>sturbo non fosse naturale, bensì<br />

ascrivibile ai malefici <strong>di</strong> <strong>una</strong> donna <strong>di</strong> nome Anna Enzensbergerin. Gli atti<br />

<strong>del</strong>l’interrogatorio riportano la <strong>di</strong>chiarazione resa da Stoeckhlin a questo<br />

proposito.<br />

Egli sapeva che la Enzensbergerin era <strong>una</strong> strega e che era responsabile <strong>del</strong>la<br />

malattia <strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong>l’oste: quando l’ostessa si era ammalata aveva chiesto<br />

l’aiuto suo e dei suoi parenti. Così, durante uno dei suoi viaggi [al seguito dei<br />

Nachtschar], lui aveva chiesto <strong>del</strong>la donna alla sua guida, che lui riteneva essere


86<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

un angelo, al che la sua guida aveva risposto che era stata la Enzensbergerin.<br />

Per curarla, egli sarebbe dovuto andare da lei, Anna, e chiederle aiuto per tre<br />

volte nel nome <strong>di</strong> Dio e <strong>del</strong> Giu<strong>di</strong>zio Finale, e lei sarebbe stata costretta a<br />

concederglielo. Il che avvenne, proprio come previsto. 27<br />

Alle esperienze estatiche vissute da guaritori tra<strong>di</strong>zionali accennano<br />

autori <strong>del</strong>l’epoca, per esempio Girolamo Cardano, ma nel caso <strong>di</strong><br />

Stoeckhlin abbiamo la possibilità <strong>di</strong> ascoltare, per quanto filtrata dal notaio<br />

<strong>del</strong> trib<strong>una</strong>le, la voce <strong>di</strong> un protagonista. Mi piacerebbe <strong>di</strong>vagare su questo<br />

peculiare aspetto <strong>del</strong>la vicenda, che trovo appassionante, ma credo e temo<br />

che mi porterebbe troppo lontano dal tema <strong>del</strong> libro. Mi limito pertanto a<br />

riportare alcune pertinenti considerazioni <strong>di</strong> Wolfgang Behringer, lo storico<br />

che meglio ha stu<strong>di</strong>ato venture e sventure <strong>del</strong> veggente bavarese.<br />

Per Stoeckhlin i fantasmi <strong>del</strong>la notte finirono per occupare <strong>una</strong> posizione<br />

centrale nella sua percezione <strong>di</strong> sé stesso come guaritore e profeta. È stata la<br />

partecipazione a questo mito che gli ha permesso <strong>di</strong> assumere un ruolo carismatico<br />

all’interno <strong>del</strong>la comunità. In quanto membro dei fantasmi <strong>del</strong>la notte,<br />

Stoeckhlin ha guadagnato rispetto nel suo villaggio e probabilmente anche al<br />

<strong>di</strong> fuori, ed ha acquisito clienti in fasce sociali che altrimenti non si sarebbero<br />

mai rivolte a un mandriano. 28<br />

Nell’estate <strong>del</strong> 1586, otto anni dopo la prima apparizione <strong>di</strong> Jacob<br />

Welch, la regione subì due <strong>di</strong>verse devastazioni: la <strong>di</strong>struzione dei raccolti<br />

da parte degli agenti atmosferici e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> molte vite per il <strong>di</strong>ffondersi<br />

<strong>di</strong> un’epidemia. Tra le prime reazioni <strong>del</strong>le autorità al panico ci fu l’arresto<br />

<strong>di</strong> Anna Enzensbergerin. Le autorità episcopali, <strong>una</strong> volta informate<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa confermarono che l’arrestata doveva restare in prigione, ma<br />

aggiunsero la richiesta che anche Chonrad Stoeckhlin venisse interrogato<br />

in modo più puntuale da parte degli inquisitori <strong>del</strong> vescovo <strong>di</strong> Augsburg.<br />

Costoro, preve<strong>di</strong>bilmente, <strong>di</strong>ffidavano <strong>di</strong> un angelo che guidava i voli notturni<br />

e paventavano che la sua reale natura fosse <strong>di</strong>abolica. Ai loro occhi<br />

la possibilità che il guaritore e scopritore <strong>di</strong> streghe <strong>di</strong> Oberstdorf fosse in<br />

realtà uno stregone era più che concreta.<br />

Nel corso <strong>del</strong> primo interrogatorio, il 29 luglio 1586, Stoeckhlin si<br />

27. Ivi, p. 85.<br />

28. Ivi, pp. 86-87.


Eretici, streghe e vampiri 87<br />

premurò <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere fra tre tipi <strong>di</strong> viaggio. Il suo intento era fugare i<br />

sospetti e i dubbi degli inquisitori.<br />

Egli spiegò che esistono tre tipi <strong>di</strong> viaggio e che quelli che volano con lui sono<br />

detti fantasmi <strong>del</strong>la notte (Nachtschar), mentre il secondo tipo è detto «giusto<br />

viaggio» (<strong>di</strong>e Rechte Fahrt), che è quello in cui i morti sono condotti alle loro<br />

nuove <strong>di</strong>more. Il terzo <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong> viaggio è il volo <strong>del</strong>le streghe. Loro viaggiano<br />

nell’aria, ma riguardo al loro volo egli afferma <strong>di</strong> non sapere nulla. Sostiene <strong>di</strong><br />

non essere mai stato con loro. 29<br />

Il meccanismo che da questo momento si mette in moto è ben<br />

conosciuto. Gli inquisitori si erano formati su testi che interpretavano in<br />

senso demonologico le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> colui che fino a poco tempo prima<br />

era il principale accusatore <strong>di</strong> <strong>una</strong> strega. Non credendo alla versione <strong>di</strong><br />

Stoeckhlin, lo incalzarono affinché confessasse l’origine <strong>di</strong>abolica <strong>del</strong> suo<br />

angelo. Il veggente negò con fermezza, ma a suo carico pesava già un<br />

nuovo e impreve<strong>di</strong>bile elemento: Anna Enzensbergerin aveva sì ammesso<br />

<strong>di</strong> essere <strong>una</strong> strega, ma aveva aggiunto <strong>di</strong> aver imparato la stregoneria<br />

dalla defunta madre <strong>di</strong> Stoeckhlin. Gli inquirenti, inoltre, appresero che<br />

alcuni figli <strong>di</strong> Stoeckhlin erano morti in tenera età; in loro si faceva largo<br />

l’agghiacciante ipotesi che «forse egli li aveva sacrificati al <strong>di</strong>avolo o aveva<br />

utilizzato i loro cadaveri per fabbricare unguenti malefici». 30<br />

Ormai il mandriano guaritore era al centro <strong>del</strong>l’attenzione degli<br />

inquisitori, che presero a interrogare altri sospetti in<strong>di</strong>rizzando le domande<br />

sul ruolo <strong>di</strong> Stoeckhlin. Da quel momento le testimonianze contro <strong>di</strong> lui<br />

si moltiplicarono. Numerosi testimoni affermarono <strong>di</strong> averlo visto ai<br />

sabba che si celebravano sul monte Heuberg. Una donna, Anna Weberin,<br />

lo confermò ad<strong>di</strong>rittura in un confronto <strong>di</strong>retto con Chonrad organizzato<br />

dagli inquisitori per fiaccare le resistenze <strong>di</strong> lui. Ci vorranno però alcune<br />

sedute <strong>di</strong> tortura perché lo sciamano <strong>di</strong> Oberstdorf confessasse infine <strong>di</strong><br />

essere stato sedotto dal demonio e <strong>di</strong> aver agito su sua istigazione. Ammise<br />

inoltre <strong>di</strong> essere stato in precedenza iniziato alla stregoneria da sua madre:<br />

«Circa ventisette anni prima sua madre lo aveva condotto per la prima<br />

volta allo Heuberg e lo aveva presentato al malvagio Nemico. E gli aveva<br />

detto che avrebbe dovuto rinnegare Dio e i santi. Poi lui aveva dato la mano<br />

29. Ivi, pp. 92-93.<br />

30. Ivi, p. 95.


88<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

al <strong>di</strong>avolo e concluso il patto». 31 Sempre sua madre gli aveva consigliato,<br />

nel caso in cui fosse stato arrestato, <strong>di</strong> inventarsi la storia dei fantasmi<br />

<strong>del</strong>la notte. Strana confessione la sua, che tra le righe nega la realtà proprio<br />

<strong>del</strong>le esperienze che hanno condotto al suo arresto e rovescia la cronologia<br />

acquisita riducendo i Nachtschar a un espe<strong>di</strong>ente escogitato a posteriori.<br />

Siamo all’epilogo. Il 23 gennaio 1587 Chonrad Stoeckhlin salì i gra<strong>di</strong>ni<br />

<strong>del</strong> rogo che aspettava i condannati a morte per il crimine <strong>di</strong> eresia<br />

<strong>di</strong>abolica. Sette donne, tra cui Anna Enzensbergerin, erano già morte in<br />

carcere, verosimilmente a causa <strong>del</strong>le torture. Essendo state riconosciute<br />

colpevoli, i loro corpi erano stati bruciati pubblicamente. Nel corso <strong>del</strong><br />

1587 <strong>di</strong>verse altre donne coinvolte nel caso Stoeckhlin furono consegnate<br />

al boia.<br />

L’assimilazione <strong>di</strong> stregoneria ed eresia<br />

La coincidenza cronologica tra apice <strong>del</strong>la caccia alle streghe e Rinascimento<br />

non cessa <strong>di</strong> sollevare interrogativi. La persecuzione contro la<br />

stregoneria appare quasi il lato oscuro <strong>del</strong> fervore culturale rinascimentale.<br />

In tal senso si potrebbe perio<strong>di</strong>zzare <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> lungo Anti-Rinascimento<br />

parallelo il cui inizio sarebbe collocabile intorno al 1450. La prima metà<br />

<strong>del</strong> secolo XV è a buon <strong>di</strong>ritto classificabile come il tempo <strong>del</strong>la preparazione,<br />

quello in cui il para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong> complotto che unisce Satana e le streghe<br />

prese lentamente forma.<br />

Il riconoscimento esplicito da parte <strong>del</strong>la Chiesa <strong>del</strong>l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

pericolo rappresentato dalla pratica <strong>del</strong> patto con il <strong>di</strong>avolo avvenne con la<br />

bolla papale Summis desiderantes effectibus emanata da Innocenzo VIII il<br />

5 <strong>di</strong>cembre 1484. La bolla ufficializzò, tra l’altro, <strong>una</strong> lettura <strong>del</strong>le tra<strong>di</strong>zioni<br />

folkloriche che oggi riconosciamo come <strong>di</strong>storta. La compiuta assimilazione<br />

tra eretici, maghi e streghe, riuniti sotto la comune etichetta <strong>di</strong><br />

congrega <strong>di</strong> adoratori <strong>del</strong> demonio, si attuò invece circa nella prima metà<br />

<strong>del</strong> Quattrocento. La sua formulazione appare definita in alcune opere pubblicate<br />

tra il 1435 e 1442 e <strong>di</strong> cui ritengo utile fornire <strong>una</strong> breve rassegna.<br />

Il domenicano tedesco Johannes Nider nel Formicarius, scritto tra il<br />

1435 e il 1437, sostenne che l’efferata congiura era relativamente recente.<br />

Il complotto stregonesco contro la cristianità appare nella sua opera ben<br />

31. Ivi, pp. 103-104.


Eretici, streghe e vampiri 89<br />

<strong>del</strong>ineato e includeva il raduno segreto, il rinnegamento <strong>del</strong>la fede e <strong>del</strong><br />

battesimo, l’adesione alla congrega <strong>del</strong> demonio, l’infantici<strong>di</strong>o e il cannibalismo.<br />

Le carni dei bambini uccisi erano cotte e servivano da base<br />

per preparati magici. Sulla base <strong>del</strong>le informazioni ricevute dal giu<strong>di</strong>ce<br />

bernese Peter von Greyenz, Nider affermò che le attività <strong>del</strong>la setta dei<br />

<strong>di</strong>abolici congiurati erano attestate a partire, circa, dal 1375.<br />

L’anonimo Errores Gazariorum, redatto tra 1436 e 1437 espone le<br />

caratteristiche (volo notturno, patto col <strong>di</strong>avolo, cannibalismo, orge, rinnegamento<br />

<strong>del</strong>le fede e dei sacramenti) <strong>di</strong> <strong>una</strong> «nuova eresia» organizzata<br />

come <strong>una</strong> vera e propria anti-Chiesa.<br />

Nel trattato Ut magorum et maleficiorume errores, anch’esso datato<br />

tra 1436 e 1437, il giu<strong>di</strong>ce Claude Tholosan riferisce <strong>di</strong> essersi personalmente<br />

attivato contro streghe e stregoni <strong>del</strong>le valli <strong>del</strong>la provincia <strong>di</strong> Briançon;<br />

il suo lavoro rimane legato alla visione in via <strong>di</strong> superamento che non<br />

riconosce la realtà <strong>del</strong> volo magico e dei raduni notturni.<br />

La Cronaca <strong>di</strong> Hans Fründ (datata tra 1437 e 1442), in cui, relativamente<br />

all’anno 1428, viene ricordata la scoperta nel Vaud <strong>di</strong> un’eresia<br />

stregonesca e demoniaca, collocata in un quadro dottrinale preciso e ben<br />

organizzato, con oltre 700 adepti pronti a rovesciare l’or<strong>di</strong>ne cristiano. Anche<br />

secondo Fründ la setta era nata non più <strong>di</strong> mezzo secolo prima, ma <strong>di</strong><br />

tutti questi processi non è rimasta traccia documentaria.<br />

Le Champion des Dames <strong>di</strong> Martin Le Franc mette in scena un <strong>di</strong>alogo<br />

immaginario piuttosto originale che oppone un Campione <strong>del</strong>le donne, che<br />

nega la realtà concreta <strong>del</strong> sabba, e un Avversario, che invece elenca tutte<br />

le malefatte <strong>del</strong>le streghe e ne afferma la realtà.<br />

In tutte queste opere la credenza in un complotto contro la cristianità<br />

appare come un dato consolidato. Errores Gazariorum illustra minuziosamente<br />

l’organizzazione interna <strong>del</strong>la setta, tipica <strong>del</strong>le società segrete <strong>di</strong><br />

congiurati. Ogni iniziato per prima cosa<br />

giura che sarà fe<strong>del</strong>e al maestro che comanda l’intera società. Secondo, che si<br />

riunisca con la società. Terzo, che non rivelerà i segreti <strong>del</strong>la detta setta. Quarto<br />

che ucciderà tutti quei bambini che sarà in grado <strong>di</strong> ferire o uccidere e li porterà<br />

alla sinagoga [sabba], e per questo debba intendersi bambini al <strong>di</strong> sotto dei tre<br />

anni <strong>di</strong> età. Quinto, che si affretterà ad andare alla sinagoga tutte le volte che<br />

viene richiesto <strong>di</strong> farlo. Sesto, che impe<strong>di</strong>rà rapporti sessuali in ogni matrimonio<br />

in cui gli riesce, usando sortilegi e malefici. Settimo, che ven<strong>di</strong>cherà tutte le


90<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

offese fatte alla setta od ogni altro atto che possa ostacolarla o <strong>di</strong>viderla. 32<br />

Diverse fonti concorrono a in<strong>di</strong>care che in quegli anni cresceva la<br />

percezione che <strong>una</strong> guerra contro le forze <strong>del</strong> demonio fosse sul punto <strong>di</strong><br />

scoppiare. Il più famoso e influente testo sull’argomento, il Malleus Maleficarum<br />

dei frati Pre<strong>di</strong>catori Kremer e Sprenger, è <strong>del</strong> 1486; il Malleus<br />

esprimeva <strong>una</strong> visione che non era ancora maggioritaria, ma stava per affermarsi<br />

– non senza resistenze, se si pensa che nel 1485 la popolazione<br />

<strong>di</strong> Innsbruck si ribellò contro la durezza dei processi istituiti proprio da<br />

Heinrich Kremer. Il conflitto contro il Male, inevitabilmente, andava condotto<br />

senza risparmio <strong>di</strong> mezzi. La <strong>del</strong>azione era incoraggiata, ad esempio<br />

collocando nelle chiese <strong>del</strong>le cassette ove depositare denunce anonime. Un<br />

infervorato sostenitore <strong>di</strong> questo espe<strong>di</strong>ente era lo storico Jean Bo<strong>di</strong>n:<br />

[…] è necessario <strong>di</strong> mettere in uso nell’inquisizione <strong>di</strong> questo così detestabile<br />

<strong>del</strong>itto il lodevole costume <strong>di</strong> Scotia praticato a Milano, che si chiama ju<strong>di</strong>cio,<br />

cioè che v’è <strong>una</strong> cassetta nella chiesa dentro la quale sarà lecito a ciascuno <strong>di</strong><br />

mettere un bolettino <strong>di</strong> carta col nome <strong>del</strong> sortilego, col caso commesso da lui,<br />

il luogo, il tempo, i testimoni. 33<br />

Per tutti i cinque testi appena menzionati colpisce la vicinanza geografica<br />

e cronologica con il Concilio <strong>di</strong> Basilea. Durante questo lungo concilio,<br />

iniziato a Basilea nel 1431 e conclusosi nel 1449 a Losanna, si verificò un<br />

incidente <strong>di</strong>plomatico assai serio: era il 1440 quando i partecipanti reagirono<br />

all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> papa Eugenio IV <strong>di</strong> spostarne la sede a Ferrara eleggendo<br />

l’antipapa Felice V, ovvero Amedeo VIII <strong>di</strong> Savoia, il cui segretario<br />

era Martin le Franc, l’autore <strong>del</strong> Champion des Dames. Sotto il governo<br />

<strong>del</strong>lo stesso duca Amedeo, nel 1428, in seguito al successo dei sermoni<br />

antisemiti <strong>di</strong> alcuni pre<strong>di</strong>catori gli ebrei erano stati cacciati da Friburgo.<br />

Nella medesima area geografica erano stati celebrati, a inizio secolo XV,<br />

<strong>di</strong>versi processi contro il contagio ereticale valdese – processi in cui anche<br />

le accuse <strong>di</strong> maleficio avevano giocato un ruolo. 34 L’area <strong>di</strong> elaborazione<br />

32. Citato in Oscar Di Simplicio, Autunno <strong>del</strong>la stregoneria. Maleficio e magia<br />

nell’Italia moderna, Bologna, Il Mulino, 2005, p. 306.<br />

33. Citato in Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe, Palermo, Palumbo, 1985 (I ed.<br />

1959), p. 280 (da Jean Bo<strong>di</strong>n, Demonomania degli stregoni, IV, 1, traduzione italiana <strong>di</strong> E.<br />

Cato, Venezia presso Aldo, 1592).<br />

34. Martine Ostorero, The Concept of the Witches’ Sabbath in the Alpine Region, in


Eretici, streghe e vampiri 91<br />

<strong>del</strong> para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong> sabba sembra quin<strong>di</strong> essere stata quella compresa tra la<br />

Savoia e la Svizzera occidentale. Non stupisce, pertanto, che proprio da<br />

queste zone provenga la più antica documentazione <strong>di</strong> processi per stregoneria.<br />

I primi processi alpini: Dommartin, 1498<br />

Nel 1498 si scoprì <strong>una</strong> congiura satanica nel borgo <strong>di</strong> Dommartin,<br />

nella regione elvetica <strong>del</strong> Vaud, poco lontano da Vevey. Gli inquisitori che<br />

condussero i processi si preoccuparono <strong>di</strong> verificare preliminarmente le<br />

opinioni degli interrogati riguardo a cosa fosse l’eresia. Le risposte che ci<br />

sono giunte sono istruttive. Durante il primo interrogatorio François Marguet<br />

<strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> non essere eretico e <strong>di</strong> sapere che gli eretici erano coloro<br />

che venivano arrestati per ragioni <strong>di</strong> fede. Risposta corretta, si <strong>di</strong>rebbe.<br />

«Interrogato sulle opere degli eretici, risponde che non le conosce». Risposta<br />

non convincente, a giu<strong>di</strong>care dal seguito. Nel terzo interrogatorio<br />

gli venne rivolta la medesima domanda e la risposta fu <strong>di</strong>versa: gli eretici<br />

«commettono il male e si spostano tra le nuvole con la tempesta e fanno<br />

morire persone e animali con le arti <strong>di</strong>aboliche». 35 È evidente che nell’ottica<br />

dei giu<strong>di</strong>ci le credenze folkloriche relative al volo magico erano entrate<br />

nell’orizzonte <strong>del</strong>l’eresia. L’interrogato, probabilmente in<strong>di</strong>rizzato in tal<br />

senso, lo aveva capito e si era adeguato.<br />

Un’altra imputata, Marguerite Diserens <strong>di</strong>chiarò, in un primo momento,<br />

<strong>di</strong> non credere all’esistenza degli eretici, ma successivamente cambiò<br />

opinione. «Interrogata sulle azioni degli eretici, lei risponde che fanno<br />

tutto il male possibile. Interrogata sul genere <strong>di</strong> male che commettono,<br />

risponde che fabbricano la gran<strong>di</strong>ne, provocano la tempesta […]; il <strong>di</strong>avolo<br />

è con loro, per quello che ha sentito <strong>di</strong>re». 36 Lo schema si ripete molto<br />

simile con Pierre Menetrey. «Gli si domanda chi è arrestato per la fede,<br />

risponde che sono quelli che negano Dio e la Trinità. Gli si domanda<br />

cosa fanno gli eretici e quelli che negano Dio, lui risponde <strong>di</strong> ignorarlo».<br />

Witchcraft, Mithologies and Persecutions, a cura <strong>di</strong> Gábor Klaniczay, Éva Pócs, Budapest,<br />

CEU Press, 2008, pp. 15-29, pp. 23-24.<br />

35. Citato in Laurence Pfi Pfister, ster, L’enfer sur terre. Sorcellerie a Dommartin (1498), Cahiers<br />

Lausannois d’Histoire Mé<strong>di</strong>évale, Lausanne, 1997, p. 201.<br />

36. Citato in Ivi, p. 235.


92<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Questo, ovviamente, al primo interrogatorio. E anche al secondo. Al terzo,<br />

«interrogato sul male che fanno gli eretici, <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non saperlo, a parte aver<br />

sentito <strong>di</strong>re che uccidono le persone e gli animali. […] <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver sentito<br />

raccontare che vanno alla sinagoga in un luogo deserto». 37<br />

Gli eretici, dunque, erano coloro che negavano Dio e la Trinità – <strong>una</strong><br />

comprensibile semplificazione <strong>del</strong>le deviazioni teologiche <strong>del</strong>l’eresia – ma<br />

soprattutto quelli che volavano, provocavano le tempeste e facevano morire<br />

bestie e cristiani. Tutti gli interrogati attribuirono le proprie conoscenze in<br />

materia, piuttosto vaghe a <strong>di</strong>re il vero, non all’esperienza <strong>di</strong>retta, ma alle voci<br />

che circolavano: «Ho sentito <strong>di</strong>re», «ho u<strong>di</strong>to raccontare». Non conosciamo<br />

le fonti <strong>del</strong>l’informazione, o meglio <strong>del</strong>la particolare interpretazione, ma<br />

<strong>una</strong> risposta data da François Marguet a un precedente quesito ci in<strong>di</strong>rizza<br />

in <strong>una</strong> <strong>di</strong>rezione precisa: «Interrogato se creda che i <strong>di</strong>avoli possano parlare<br />

agli uomini, risponde <strong>di</strong> sì, come ha sentito <strong>di</strong>re da parecchie persone che<br />

erano state arrestate a Mouton circa quarant’anni prima». 38<br />

A quanto pare nel territorio <strong>del</strong> Pays de Vaud si andava se<strong>di</strong>mentando<br />

<strong>una</strong> memoria storica locale dei processi che implicava la <strong>di</strong>ffusione anche<br />

presso gli strati sociali non alfabetizzati <strong>del</strong>l’interpretazione che i giu<strong>di</strong>ci<br />

avevano in passato imposto agli imputati e che le sentenze avevano <strong>di</strong>vulgato.<br />

La cultura locale, sotto la spinta <strong>di</strong> precedenti processi, stava cominciando<br />

a guardare se stessa con occhi <strong>di</strong>versi, con gli occhi dei giu<strong>di</strong>ci e<br />

degli inquisitori.<br />

L’organizzazione <strong>del</strong>le sette che il Maligno aveva messo in pie<strong>di</strong> nel<br />

Vaud appare piuttosto semplice, a bassissimo profilo gerarchico e decisamente<br />

non sessista, poiché uomini e donne vi compaiono rappresentati in<br />

ugual misura. I rituali <strong>di</strong> adesione prevedevano il rinnegamento <strong>di</strong> Dio,<br />

<strong>del</strong>la Vergine e <strong>del</strong> battesimo, la profanazione <strong>del</strong>l’ostia e il calpestamento<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> croce tracciata sul terreno. Ci si recava ai raduni volando grazie a un<br />

bastone magico che il <strong>di</strong>avolo consegnava all’adepto dopo l’ingresso nella<br />

setta. Durante gli incontri si banchettava, si omaggiava il signore <strong>del</strong> male<br />

e ci si abbandonava all’orgia sfrenata. Il demonio, che si manifestava sempre<br />

in sembianze umane e maschili, si accoppiava con le donne, ma evitava<br />

i rapporti omosessuali. Poi si passava alle cose serie: i convenuti riferivano<br />

sul male compiuto e i più efficienti ricevevano dei premi.<br />

Da <strong>di</strong>verse testimonianze si apprende che durante i presunti sabba <strong>di</strong><br />

37. Citato in Ivi, p. 257.<br />

38. Citato in Ivi, p. 197.


Eretici, streghe e vampiri 93<br />

Dommartin la Vergine era sbeffeggiata con il soprannome <strong>di</strong> «Rossa». Si<br />

deve qui vedere <strong>una</strong> traccia <strong>del</strong>la cattiva reputazione che accompagnava<br />

le persone con i capelli rossi. Rossi erano i capelli <strong>di</strong> Giuda, e rosse<br />

erano le chiome degli ebrei raffigurate nell’iconografia denigratoria. Non<br />

<strong>di</strong> rado, infine, i capelli rossi erano un attributo estetico dei <strong>di</strong>avoli. Nel<br />

1518 Benvegnuda la Pincinella, <strong>una</strong> guaritrice <strong>di</strong> Nava, nel bresciano, così<br />

descrisse il <strong>di</strong>avolo che la accompagnava al bon zogo e la intratteneva<br />

anche carnalmente: «El me apareva in forma de un bel zoven, così de<br />

mezo tempo, con la barba rossa». 39 Dell’argomento mi sono occupato<br />

in un saggio <strong>di</strong> alcuni anni fa, per cui spero sarò perdonato se prendo la<br />

scorciatoia <strong>del</strong>l’auto-citazione.<br />

Il rosso dei capelli porta in dote dei connotati <strong>di</strong> asocialità ancor più che <strong>di</strong><br />

animalità. Si ritiene che si accompagni ad un desiderio sessuale eccessivo e<br />

sregolato ed è spesso interpretato come uno dei segni smascheranti un concepimento<br />

contro natura o macchiato dalla degenerazione morale. Tra le risposte<br />

fornite al perché gli ebrei abbiano la barba rossa c’è un intreccio <strong>di</strong> credenze<br />

relative alle turpitu<strong>di</strong>ni sessuali e agli eccessi <strong>di</strong> sangue. Secondo leggende <strong>di</strong>ffuse<br />

un tempo in molte parti d’Europa, i giudei soffrirebbero <strong>di</strong> <strong>una</strong> troppo<br />

abbondante circolazione sanguigna, presunta causa <strong>di</strong> uno smodato e in<strong>di</strong>fferenziato<br />

desiderio sessuale e perfino <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>che per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sangue – sorta <strong>di</strong><br />

corrispettivo maschile <strong>del</strong> ciclo mestruale. Per secoli <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi simili sono<br />

vittima anche i lebbrosi, misera incarnazione dei mali e <strong>del</strong>le angosce <strong>del</strong>la<br />

società. Lebbrosi e rossi <strong>di</strong> capelli hanno <strong>una</strong> caratteristica comune: entrambi<br />

sono ritenuti l’immondo frutto <strong>di</strong> illeciti coiti perpetuati durante le mestruazioni.<br />

[…] L’affinità più eclatante è costituita dall’opinione <strong>di</strong>ffusa nel folklore<br />

europeo e accolta anche dai più misogini tra i canonisti dei secoli XII-XIV, che<br />

si rifanno in parte al solito Plinio, secondo la quale lo sguardo e il cattivo alito<br />

<strong>del</strong>le ragazze mestruate farebbe seccare le piante ed arrugginire il ferro. Isidoro<br />

e Bartolomeo Anglico, invece, attribuiscono questo potere mortifero soltanto al<br />

sangue mestruale stesso. 40<br />

39. Citato in Muraro, La signora <strong>del</strong> gioco, p. 227.<br />

40. <strong>Paolo</strong> <strong>Galloni</strong>, Il sacro artefice, Roma-Bari, Laterza, 1998, pp. 133-134.


94<br />

I primi processi alpini: Vevey, 1448<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Benché in forme meno strutturate <strong>di</strong> quelle dei teologi, alla metà <strong>del</strong><br />

Quattrocento l’assimilazione tra stregoneria ed eresia sembra essere stata<br />

precocemente recepita anche a livello popolare in alcune aree toccate<br />

precocemente dai processi, in particolare proprio nelle terre sottoposte alla<br />

giuris<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> ducato <strong>di</strong> Savoia. L’area <strong>di</strong> sperimentazione precoce fu<br />

quella che abbraccia il sud <strong>del</strong>la Francia e le Alpi occidentali, in particolare<br />

la regione <strong>del</strong> Vaud. Qualche lettore potrebbe sorprendersi <strong>di</strong> fronte alla<br />

constatazione che anche dopo il passaggio alla Riforma protestante il<br />

Pays de Vaud rimase la regione elvetica con il più alto tasso <strong>di</strong> condanne<br />

per stregoneria; in realtà, ciò non fa che confermare la forza <strong>del</strong>la<br />

se<strong>di</strong>mentazione in loco dei germi culturali che rendevano le autorità e la<br />

popolazione a vario titolo estremamente ricettive verso la percezione <strong>di</strong> un<br />

rischio epidemico <strong>di</strong> stregoneria e complotto demoniaco.<br />

Tra i primi processi documentati a <strong>del</strong>ineare l’immagine <strong>del</strong> sabba in<br />

forma compiuta, con tutte le sue componenti principali al loro posto, ci<br />

sono quelli celebrati nel 1448 a Vevey, piccolo dentro <strong>del</strong> Vaud. La struttura<br />

<strong>del</strong> processo che si aprì il 3 marzo 1448 era tipicamente inquisitoriale:<br />

l’inquisitore, assistito dal vicario <strong>del</strong> vescovo, si avvaleva <strong>del</strong>la facoltà <strong>di</strong><br />

avviare un’inchiesta preliminare, inquisitio, sulla base <strong>di</strong> voci, fama, o denunce;<br />

e nella quale la confessione costituiva la prova per eccellenza.<br />

Una figura fondamentale, per lo svolgersi <strong>del</strong> <strong>di</strong>battimento, ma ancor<br />

<strong>di</strong> più per noi, è quella <strong>del</strong> notaio, vale a <strong>di</strong>re la persona incaricata <strong>di</strong><br />

trascrivere il verbale degli interrogatori. La presenza dei testimoni non è <strong>di</strong><br />

per sé in<strong>di</strong>spensabile, ma a Vevey ne compaiono sempre, in numero variabile,<br />

con l’eccezione <strong>di</strong> <strong>una</strong> sola seduta. A loro viene richiesto <strong>di</strong> tenere<br />

il segreto riguardo alle persone denunciate, questo per evitare che esse,<br />

informate <strong>del</strong>l’interesse degli inquirenti, potessero fuggire.<br />

Il primo accusato a comparire fu Jacques Durier, detto Jacquet, un<br />

uomo avanti con gli anni che probabilmente esercitava la professione <strong>di</strong><br />

guaritore (un testimone si riferisce lui chiamandolo me<strong>di</strong>co). Jacquet doveva<br />

rispondere <strong>del</strong>l’accusa <strong>di</strong> aver avvelenato un uomo che o<strong>di</strong>ava, Jean de<br />

Mossel, per mezzo <strong>di</strong> <strong>una</strong> polvere che gli sarebbe stata fornita nientemeno<br />

che da Satana in persona. L’imputato confessò subito l’omici<strong>di</strong>o. Gli inquisitori<br />

decisero <strong>di</strong> non proseguire l’interrogatorio <strong>di</strong> Jacquet poiché era<br />

tar<strong>di</strong>. Lo rimandarono in cella invitandolo a riflettere sui suoi errori e a<br />

confessare tutti i suoi misfatti commessi durante il suo crimine <strong>di</strong> eresia.


Eretici, streghe e vampiri 95<br />

L’assassinio <strong>di</strong> Jean de Mossel non interessava più, l’attenzione si sarebbe<br />

spostata sul patto con il demonio. Ben più importante era sapere che un<strong>di</strong>ci<br />

anni prima, mentre Jacquet, assillato da problemi economici <strong>di</strong> cui riteneva<br />

responsabile Mossel,<br />

camminava malinconico nel suo campo, un certo Pierre Ruvinat <strong>di</strong> Brent, nella<br />

parrocchia <strong>di</strong> Montreux, che poi è stato bruciato per eresia, gli venne incontro<br />

in compagnia <strong>di</strong> un tale che indossava un mantello viola scuro e che Jacquet<br />

non conosceva. […] Pierre Ruvinat gli <strong>di</strong>sse che era un buon amico e che si<br />

chiamava Satana, e aggiunse: «se gli vorrai credere, ti farà ricco, ma bisogna<br />

che tu gli <strong>di</strong>a un pezzetto <strong>del</strong> tuo <strong>di</strong>to mignolo». Jacquet rispose: «lo farò per<br />

ricevere ricchezze». Diede allora a Satana un pezzetto <strong>del</strong> mignolo <strong>del</strong>la mano<br />

destra, <strong>di</strong>cendo che poi, istigato da Pierre Ruvinat aveva rinnegato Dio con le<br />

parole, ma non nel profondo <strong>del</strong> cuore, e aveva accettato Satana come signore.<br />

41<br />

Negli atti <strong>del</strong>l’interrogatorio <strong>di</strong> Jean de Mossel compare un interessante<br />

questionario che in quin<strong>di</strong>ci punti si prefiggeva <strong>di</strong> riassumere il percorso<br />

cristiano e la deviazione eretica <strong>del</strong>l’imputato. Le caratteristiche perverse<br />

<strong>del</strong> sabba e <strong>del</strong>la congiura demoniaca sono evocate nelle domande<br />

VIII-XV:<br />

Il procuratore <strong>del</strong>la fede richiede che l’accusato […] riconosca oralmente<br />

la verità <strong>di</strong> questi articoli rispondendo sì o no:<br />

[…] VIII. Parimenti, se è vero che […] come un lupo ha mangiato carne umana<br />

e ha strangolato e ucciso bambini innocenti.<br />

IX. Parimenti, se è vero che Jacquet, in questa sinagoga eretica, ha abusato <strong>del</strong><br />

peccato carnale in presenza <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo e <strong>di</strong> altri eretici.<br />

X. Parimenti, se è vero che Jacquet, per or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> suo signore, ha introdotto<br />

molti fe<strong>del</strong>i dei due sessi in questa sinagoga <strong>di</strong> eretici e che ha giurato al <strong>di</strong>avolo,<br />

con un patto speciale, <strong>di</strong> non denunciare mai i suoi compari e complici.<br />

[…]<br />

XIII. Parimenti, se è vero che Jacquet, per opera con aiuto <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo, dal<br />

quale ha ricevuto un unguento in boccetti, ha causato e <strong>di</strong>ffuso con esso <strong>del</strong>le<br />

malattie.<br />

41. Citato in Martine Ostorero,<br />

Citato in Martine Ostorero, “Folâtrer avec les démons”. Sabbat et chasses aux<br />

sorciers à Vevey (1448), Cahiers Lausannois d’Histoire Mé<strong>di</strong>évale, Lausanne, 1995, pp.<br />

200-202.


96<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

XIV. Parimenti, se è vero che Jacquet, per opera e con l’aiuto <strong>del</strong> demonio, si è<br />

spostato nell’aria per recarsi fisicamente al luogo <strong>del</strong>la sinagoga e per causare<br />

<strong>del</strong>le tempeste nel cielo. 42<br />

Jacquet irritò gli inquisitori contrad<strong>di</strong>cendosi e negando la maggior<br />

parte dei particolari che ci si aspettava confermasse. In ragione <strong>del</strong>la sua<br />

ostinazione fu sottoposto a tortura; dopo<strong>di</strong>ché confermò tutto e denunciò i<br />

complici. I congiurati «si riconoscevano per mezzo <strong>di</strong> un marchio a forma<br />

<strong>di</strong> rospo che avevano sotto l’occhio sinistro e che nessuno poteva vedere a<br />

parte gli eretici». 43 Si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>del</strong>le prime occasioni che vede in<strong>di</strong>cata<br />

la base <strong>del</strong>l’occhio come luogo fisico <strong>del</strong> marchio <strong>del</strong> Nemico, sovente<br />

documentata in seguito.<br />

In testa alla lista dei denunciati da Jacques Durier, che sarebbe stato<br />

presto condannato a morte, c’era Catherine Quicquat. Su <strong>di</strong> lei pesavano<br />

ombre <strong>di</strong> varia natura, in primo luogo la sua passata frequentazione con<br />

<strong>una</strong> donna <strong>di</strong> nome Sibille, bruciata come eretica alcuni anni prima (è in<br />

questa occasione che si apprende che c’erano stati altri processi nel recente<br />

passato), e il fatto che benché sposata non vivesse con il marito, ma<br />

presso un sacerdote (il quale non viene toccato dall’inchiesta, segno che ha<br />

saputo tutelare bene la sua reputazione). Catherine rifiutò <strong>di</strong> collaborare e<br />

si lasciò convincere, per così <strong>di</strong>re, solo dopo un paio <strong>di</strong> sedute <strong>di</strong> tortura.<br />

A questo punto si <strong>del</strong>inea il quadro ormai noto <strong>del</strong> sabba e tra i complici e<br />

partecipanti emerge il nome <strong>del</strong> mugnaio Pierre Munier, uno degli uomini<br />

che avrebbe avuto rapporti carnali con lei durante le orge rituali che si<br />

scatenavano in occasione <strong>del</strong> sabba.<br />

Le vicende <strong>di</strong> quest’ultimo meritano <strong>una</strong> <strong>di</strong>gressione perché, mentre<br />

Catherine salirà sul rogo come Jacquet, il trattamento riservato dagli<br />

inquisitori al mugnaio fu <strong>di</strong>verso, sorprendentemente blando. La prima<br />

anomalia si riscontra già durante la seduta finale <strong>del</strong> processo Quicquat.<br />

Secondo consuetu<strong>di</strong>ne all’imputata venne richiesto <strong>di</strong> confermare in via<br />

definitiva le <strong>di</strong>chiarazioni rese in precedenza. Catherine lo fece, ma con<br />

uno scostamento che stranamente i giu<strong>di</strong>ci lasciarono passare via senza<br />

obiezioni:<br />

Giurando sui santi Vangeli, lei ha confermato che tutto quello che gli è stato<br />

42. Citato in Ivi, pp. 216-218.<br />

43. Citato in Ivi, p. 230.


Eretici, streghe e vampiri 97<br />

letto e ripetuto era vero, pena la dannazione <strong>del</strong>la sua anima, con l’eccezione<br />

<strong>del</strong>l’accusa mossa a Pierre Munier, che, <strong>di</strong>sse, non aveva mai visto alle riunioni<br />

<strong>del</strong>la setta: <strong>di</strong>sse solo che Pierre l’aveva conosciuta carnalmente. 44<br />

Ora, il giorno prima, domenica 17 marzo 1448, era avvenuto un fatto<br />

che a buon <strong>di</strong>ritto possiamo definire sospetto. Pierre Munier, che in <strong>teoria</strong><br />

non avrebbe dovuto sapere che sabato 16 Catherine Quicquat l’aveva<br />

denunciato, si presentò spontaneamente per confessare <strong>di</strong> essere stato<br />

affiliato alla setta degli eretici, ma <strong>di</strong> essersi ora pentito e <strong>di</strong> implorare il<br />

perdono <strong>del</strong>la Chiesa. Strana coincidenza. O meglio, evidente in<strong>di</strong>zio che<br />

Pierre aveva avuto <strong>una</strong> soffiata e che un suggeritore aggiornato in tempo<br />

reale, verosimilmente uno dei notabili che assistevano agli interrogatori, gli<br />

aveva spiegato come muoversi su quello scivolosissimo terreno. A questo<br />

punto, è forte l’impressione che Catherine Quicquat sia stata indotta in<br />

qualche modo ad attenuare le sue accuse al mugnaio. È chiaro che Pierre<br />

Munier, che se la sarebbe cavata con un’assoluzione subor<strong>di</strong>nata a <strong>una</strong> serie<br />

<strong>di</strong> penitenze, ha ricevuto un trattamento <strong>di</strong> favore, estremamente benevolo<br />

rispetto agli altri imputati. Il mugnaio, forse grazie alle conoscenze derivanti<br />

dalla sua professione, aveva, è il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo, dei santi in para<strong>di</strong>so.<br />

Avvio <strong>del</strong> processo e conduzione degli interrogatori<br />

Una sezione <strong>del</strong> Malleus Maleficarum è de<strong>di</strong>cata alla conduzione <strong>del</strong><br />

processo contro le streghe e gli altri agenti <strong>del</strong> demonio. Questo celebre testo<br />

è comunemente e impropriamente associato all’attività <strong>del</strong>l’Inquisizione.<br />

La procedura che illustra, tuttavia, è in alcuni punti <strong>di</strong>versa da quella prevista<br />

dal Sant’Uffizio e si applica meglio, a rigor <strong>di</strong> termini, alla più flessibile<br />

prassi seguita nei trib<strong>una</strong>li secolari ed ecclesiastici or<strong>di</strong>nari che ai processi<br />

gestiti <strong>di</strong>rettamente dall’Inquisizione – che offrivano almeno formalmente<br />

maggiori e meglio co<strong>di</strong>ficate garanzie agli imputati. Non è naturalmente<br />

pensabile <strong>di</strong> fornire qui altro da uno schema semplificato <strong>del</strong>le procedure<br />

processuali, che furono complesse e per nulla immutabili nel tempo. 45<br />

Un fascicolo processuale poteva essere aperto in seguito a denuncia,<br />

44. Citato in Ivi, p. 256.<br />

45. Per chi fosse interessato a un approfon<strong>di</strong>mento mi permetto <strong>di</strong> rinviare ai lavori <strong>di</strong><br />

Prosperi, Del Col e Messena, citati in Bibliografia.


98<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

accusa o anche d’ufficio. Gli autori consigliavano l’ultima procedura, che<br />

prevedeva l’affissione alle porte <strong>del</strong>le chiese <strong>di</strong> <strong>una</strong> citazione generale<br />

che or<strong>di</strong>nava a tutti coloro che fossero stati a conoscenza <strong>di</strong> fatti sospetti,<br />

pena sanzioni ecclesiastiche e temporali, <strong>di</strong> denunciarli alle autorità. Il<br />

processo vero e proprio cominciava con l’esame dei testimoni davanti<br />

a un inquisitore, un notaio e due probiviri. Quando si procedeva a un<br />

arresto la casa <strong>del</strong>l’imputata doveva essere accuratamente perquisita (gli<br />

autori <strong>del</strong> Malleus pensavano al femminile, ma la misoginia <strong>di</strong> alcuni non<br />

deve fuorviare al punto da identificare un fenomeno complesso come la<br />

persecuzione <strong>del</strong>la stregoneria con <strong>una</strong> campagna generalizzata contro<br />

le donne). Se l’accusata aveva inquiline o serve, esse andavano arrestate<br />

presumendo che fossero quantomeno a conoscenza <strong>di</strong> qualcuno dei suoi<br />

segreti o che fossero in possesso <strong>di</strong> informazioni da fornire (si potrebbe<br />

<strong>di</strong>re, in altri termini, che erano state pericolosamente esposte al contagio).<br />

Quanto agli in<strong>di</strong>zi, tutto faceva brodo, per così <strong>di</strong>re: un’esistenza irregolare<br />

poteva in<strong>di</strong>care un patto con il Maligno quanto <strong>una</strong> vita irreprensibile – in<br />

questo caso si sarebbe trattato <strong>di</strong> un astuto e subdolo mascheramento <strong>del</strong>le<br />

reali intenzioni; se c’erano tra le sue antenate donne con fama <strong>di</strong> strega<br />

era probabile che il contagio avesse avuto luogo in forma <strong>di</strong> trasmissione<br />

<strong>di</strong> segreti e <strong>di</strong> investitura alla successione; strani segni cutanei erano<br />

sempre ricercati come possibili marchi demoniaci. Non era necessario<br />

concedere all’imputata un <strong>di</strong>fensore, ma se avveniva era necessario che la<br />

sua reputazione fosse al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni sospetto. L’accusata non aveva il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> conoscere i nomi dei testimoni.<br />

Se l’accusata riconosceva le proprie colpe e le confessava il processo<br />

sarebbe stato breve con vantaggi per entrambe le parti. Se invece rifiutava<br />

<strong>di</strong> collaborare allora la confessione andava estorta con ogni mezzo. Il ricorso<br />

alla tortura <strong>di</strong>ventava ad<strong>di</strong>rittura consigliato. L’inquisitore, nel frattempo,<br />

avrebbe avuto cura <strong>di</strong> visitare l’imputata in carcere per ricordarle<br />

i benefici materiali e soprattutto spirituali <strong>di</strong> <strong>una</strong> completa confessione.<br />

I giu<strong>di</strong>ci che a Vevey nel 1448 conducevano l’interrogatorio <strong>di</strong> Jacques<br />

Durier esortarono l’imputato<br />

nel nome <strong>di</strong> Cristo a svelare senza menzogna tutto ciò che lui e i suoi complici<br />

avevano commesso, spiegandogli che se avesse confessato subito e spontaneamente,<br />

nello stesso momento, come prevedono le sanzioni canoniche, noi<br />

l’avremmo ammesso e l’avremmo ricevuto alla penitenza e alla misericor<strong>di</strong>a


<strong>del</strong>la Chiesa». 46<br />

Eretici, streghe e vampiri 99<br />

Questi inviti alla confessione, che si accompagnano alla promessa<br />

<strong>del</strong>la concessione <strong>del</strong>la penitenza e <strong>del</strong>la misericor<strong>di</strong>a <strong>del</strong>la Chiesa, ricordano<br />

molto da vicino la sollecitu<strong>di</strong>ne con la quale i <strong>del</strong>egati <strong>del</strong> partito<br />

comunista illustravano agli imputati i benefici giuri<strong>di</strong>ci, etici e psicologici<br />

<strong>del</strong>le confessioni spontanee e complete. Come nei processi staliniani, la<br />

denuncia dei complici rivestiva un ruolo essenziale nella vali<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>la confessione.<br />

Essa rappresentava in qualche modo <strong>una</strong> doppia prova in assenza<br />

<strong>di</strong> prove (che mancavano per la natura stessa <strong>del</strong> crimine, che era segreto e<br />

coperto dagli inganni <strong>del</strong> Maligno): prova <strong>del</strong>la veri<strong>di</strong>cità e <strong>del</strong>la sincerità<br />

<strong>del</strong>la confessione in corso e prova a carico nell’eventuale <strong>di</strong>battimento che<br />

si sarebbe aperto contro i denunciati. La tortura <strong>di</strong>ventava necessaria agli<br />

occhi degli inquisitori proprio perché senza <strong>di</strong> essa sarebbe stato <strong>di</strong>fficile<br />

scar<strong>di</strong>nare il sistema <strong>di</strong> menzogne al quale necessariamente si affidava chi<br />

aveva stretto un patto in<strong>di</strong>ssolubile con il Maligno.<br />

Come ha scritto Martine Ostorero,<br />

<strong>una</strong> ragione fondamentale <strong>del</strong> successo <strong>del</strong>le cacce alle streghe risiede nel cambiamento<br />

<strong>del</strong> sistema <strong>di</strong> procedura giu<strong>di</strong>ziaria; questa era stata in precedenza<br />

sperimentata nel quadro <strong>del</strong>la lotta agli eretici prima <strong>di</strong> essere applicata contro<br />

streghe e stregoni. In effetti, la vecchia procedura, detta “accusatoria”, opponeva<br />

generalmente due persone (un accusatore e un accusato) <strong>di</strong>visi da un conflitto<br />

privato. La procedura accusatoria non permetteva <strong>di</strong> incriminare che <strong>una</strong> sola<br />

persona alla volta e se questa <strong>di</strong>mostrava la sua innocenza, era rimessa in libertà<br />

senza altre con<strong>di</strong>zioni; i casi <strong>di</strong> stregoneria o <strong>di</strong> magia tra<strong>di</strong>zionale rimanevano<br />

perciò casi isolati. Inoltre, questa procedura scoraggiava i <strong>del</strong>atori poiché essi<br />

erano obbligati a provare le loro accuse […]. La soppressione <strong>del</strong>l’ordalia da<br />

parte <strong>del</strong> concilio Laterano <strong>del</strong> 1215 assestò un colpo mortale a questo sistema<br />

[…]. Con la procedura inquisitoria, promossa dal medesimo concilio, il legame<br />

accusatore-accusato scompariva a vantaggio <strong>del</strong> binomi inquisitore-sospettato;<br />

l’equilibrio <strong>del</strong>le forze si mo<strong>di</strong>fica: spetta all’inquisitore avviare l’inchiesta sulla<br />

base <strong>di</strong> denunce o <strong>di</strong> voci; ci si immagina facilmente come <strong>di</strong>venti facile per<br />

<strong>una</strong> persona invi<strong>di</strong>osa accusare un vicino o un nemico <strong>di</strong> aver praticato i malefici,<br />

soprattutto perché ciò non comporta più conseguenze per il denunciante.<br />

Poi, spetta al trib<strong>una</strong>le <strong>di</strong>mostrare la colpevolezza <strong>del</strong>l’accusato […]. Infine,<br />

il ricorso alla tortura costituisce senza dubbio l’innovazione più significativa<br />

46. Citato in Ostorero, “Folâtrer avec les démons”, p. 196.


100<br />

<strong>del</strong>la procedura inquisitoriale. 47<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

In <strong>una</strong> stimolante lettura dei processi <strong>di</strong> Arras, dei quali si <strong>di</strong>rà tra<br />

breve, Franck Mercier ha proposto <strong>di</strong> interpretare l’impiego <strong>del</strong>la tortura<br />

nei casi <strong>di</strong> stregoneria <strong>di</strong>abolica come <strong>una</strong> forma <strong>di</strong> esorcismo. Si riteneva<br />

infatti che il <strong>di</strong>avolo esercitasse «un’azione fisica sugli organi <strong>del</strong>la parola<br />

al fine <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re la confessione». 48 Si comprende meglio, a questo punto,<br />

che «l’uso <strong>del</strong>la tortura non era così lontano dalla pratica <strong>del</strong>l’esorcismo.<br />

Come il sacerdote munito dei sacramenti <strong>del</strong>la Chiesa poteva costringere<br />

i demoni a pronunciare le verità <strong>del</strong>la fede, parimenti il giu<strong>di</strong>ce, che fosse<br />

laico o ecclesiastico, poteva, con l’aiuto <strong>del</strong>la tortura, obbligare l’agente <strong>di</strong><br />

Satana a confessare il suo crimine». 49 I tormenti erano inoltre tragicamente<br />

necessari in quanto si trattava <strong>di</strong> spezzare il voto <strong>di</strong> silenzio che univa<br />

i congiurati e il loro nero maestro. Come nel contesto <strong>del</strong>l’esorcismo il<br />

corpo <strong>del</strong>l’accusato si costituiva pertanto come il luogo <strong>di</strong> un tremendo<br />

combattimento che opponeva il potere legittimo e il <strong>di</strong>avolo.<br />

Orge e inversioni<br />

Nel 1448 il Malleus non era ancora stato scritto, mentre i giu<strong>di</strong>ci e gli<br />

inquisitori <strong>di</strong> Dommartin nel 1498 non lo avevano probabilmente ancora<br />

letto. Non a caso i primi processi nel Vaud non sono declinati al femminile<br />

e gli stregoni, o congiurati, maschi vi occupano <strong>una</strong> posizione non trascurabile.<br />

Alla lettura degli atti balza tuttavia agli occhi che nei passaggi relativi<br />

all’orgia i giu<strong>di</strong>ci tendevano a chiedere un numero maggiore <strong>di</strong> dettagli<br />

alle donne, le sole ad avere avuto rapporti sessuali con il nemico. Catherine<br />

Quicquat, accusata nel 1448, interrogata per sapere quante volte il suo signore<br />

si era carnalmente unito a lei e in che modo, rispose e confessò spontaneamente<br />

che ciò era avvenuto <strong>una</strong> dozzina <strong>di</strong> volte, per sodomia, e che il<br />

<strong>di</strong>avolo copulava con lei come un selvaggio. 50 Curiosamente, il notaio che<br />

47. Ivi, pp. 144-145.<br />

48. Franck Mercier, La Vauderie d’Arras. Une chasse aux sorcières à l’Automne du<br />

Moyen Âge, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2006, p. 255.<br />

49. Ivi, pp. 255-256.<br />

50. Ostorero, “Folâtrer avec les démons”, p. 253.


Eretici, streghe e vampiri 101<br />

re<strong>di</strong>ge il verbale traducendo in latino le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>del</strong>l’imputata mantiene<br />

il termine vernacolare sovajoz, selvaggio (erat sicut unios sovajoz).<br />

Si può <strong>di</strong>squisire a lungo sulla curiosità talvolta morbosa degli inquisitori;<br />

formalmente essa era giustificata dal dovere <strong>di</strong> documentare e conoscere le<br />

abitu<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>l’Avversario.<br />

A Dommartin, mezzo secolo dopo, Isabelle Perat, giovane e avvenente<br />

vedova detta la Jolie, la bella,<br />

interrogata su ciò che il <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong>ceva loro laggiù, risponde che or<strong>di</strong>nava <strong>di</strong><br />

fare tutto il male possibile, in particolare che facessero morire uomini e animali;<br />

e che ciascuno rendeva conto al <strong>di</strong>avolo dei malefici più o meno gran<strong>di</strong> che<br />

aveva compiuto. Interrogata su cosa facessero d’altro, risponde che gridavano<br />

Meclet! Meclet! [“Mescolatevi!”] E subito gli uomini prendevano le donne con<br />

sodomia; aggiunse che Pierre du Grange, <strong>del</strong> Monte, era stato con lei. Interrogata<br />

per sapere se altre persone erano state con lei nella sinagoga <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> sì,<br />

che era stata <strong>una</strong> volta anche con il <strong>di</strong>avolo, il suo signore, in forma umana, e<br />

che il suo seme era freddo e che lei poi si era ammalata. 51<br />

La freddezza <strong>del</strong> seme o <strong>del</strong> membro <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo è un luogo comune<br />

ricorrente negli interrogatori, ne fanno cenno anche Catherine Quicquat<br />

<strong>di</strong> Vevey e le accusate <strong>di</strong> Rifreddo. Si potrebbero portare numerosi esempi,<br />

mi limiterò ad aggiungerne un paio. La già citata Benvegnuda detta<br />

Pincinella, <strong>di</strong> Nava, aveva confessato <strong>di</strong> aver avuto rapporti sessuali con il<br />

Maligno. «Dimandata si avea piacer usando carnalmente con il <strong>di</strong>tto Zuliano<br />

[il nome <strong>del</strong> suo amante demoniaco], rispose de sì, ma l’era sempre<br />

fredo, et lei li <strong>di</strong>mandò che vol <strong>di</strong>r che seti cossì fredo, et chi sete voi, alora<br />

il <strong>di</strong>to Zuliano li <strong>di</strong>sse son un <strong>di</strong>avol». 52 Il dettaglio ritorna nella confessione<br />

<strong>del</strong>la quattor<strong>di</strong>cenne Mag<strong>del</strong>eine des Aymards, anche lei già menzionata<br />

e per la quale è stata ipotizzata l’assimilazione <strong>di</strong> dettagliati racconti<br />

ascoltati dagli adulti <strong>del</strong>la sua famiglia e <strong>del</strong> vicinato: il <strong>di</strong>avolo<br />

prese con la mano il suo membro virile e lo infilò nella natura <strong>del</strong>la suddetta<br />

[Mag<strong>del</strong>eine] causandole un forte dolore che la obbligò a gridare, tanto che il<br />

<strong>di</strong>avolo le <strong>di</strong>sse che non si doveva urlare e la fece tacere; e la suddetta <strong>di</strong>sse che<br />

il <strong>di</strong>avolo eiaculò nella sua natura un seme che era freddo come il ghiaccio. 53<br />

51. Pfi Pfister, ster, L’enfer sur terre, p. 223.<br />

52. Muraro, La signora <strong>del</strong> gioco, p. 225.<br />

53. Mandrou, Possession et sorcellerie au XVII siècle, pp. 22-23.


102<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Il particolare aveva colpito Sigmund Freud, che in <strong>una</strong> lettera in<strong>di</strong>rizzata<br />

a Fliess aveva scritto: «Se arrivassi soltanto a sapere perché, nelle<br />

loro confessioni, le streghe <strong>di</strong>cono sempre che lo sperma <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo è<br />

freddo!». 54 Una risposta alla domanda che tanto intrigò il fondatore <strong>del</strong>la<br />

psicoanalisi è forse possibile. Occorre cercarla non tanto in misteriose <strong>di</strong>namiche<br />

psichiche quanto nell’incontro tra la demonologia dotta e le teorie<br />

fisiologiche me<strong>di</strong>evali. L’elaborazione <strong>del</strong>le teorie aristoteliche, nel quadro<br />

<strong>del</strong>la <strong>teoria</strong> galenica degli umori, portò a in<strong>di</strong>viduare come caratteristiche<br />

peculiari <strong>del</strong>l’inferiorità fisiologica femminile l’eccesso <strong>di</strong> complessione<br />

fredda e umida. Alcuni testi paventavano che nelle donne anziane l’assenza<br />

<strong>di</strong> mestruazioni esasperasse il problema e determinasse in loro <strong>una</strong> sorta<br />

<strong>di</strong> tossicità. Un passaggio <strong>del</strong> De secretis mulierum, <strong>del</strong> secolo XIII, attribuisce<br />

alla fisiologia femminile <strong>una</strong> potenzialità velenosa che contiene<br />

alcune premesse <strong>di</strong> <strong>una</strong> successiva interpretazione in chiave stregonesca.<br />

Si riteneva che la ritenzione <strong>del</strong> mestruo generasse nelle donne anziane<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> umori malsani che le rendeva potenzialmente velenose e in<br />

grado <strong>di</strong> infettare i bambini. Alle anziane mancava ormai il calore naturale<br />

che permetteva <strong>di</strong> consumare e <strong>di</strong>rigere questa materia. «Le vecchie povere,<br />

che non mangiano che cibi grossolani, sono le più velenose». 55<br />

Contemporaneamente, il <strong>di</strong>battito intorno alla corporeità <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo<br />

era giunto a conclusioni che avevano attinto al versante negativo <strong>del</strong>la fisiologia:<br />

nel corpo <strong>del</strong> Maligno, si pensava, non scorreva sangue e la sua<br />

complessione doveva essere ancora più fredda <strong>di</strong> quella <strong>del</strong>le donne anziane.<br />

Il <strong>di</strong>avolo era dunque per natura gelido e sterile. Questa credenza,<br />

che ha origine nella cultura alta, è stata certamente <strong>di</strong>vulgata anche presso<br />

il popolo analfabeta o scarsamente alfabetizzato. È peraltro noto che gli<br />

stessi interrogatori siano stati un vettore <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> aspetti <strong>del</strong>la<br />

demonologia colta; non si può dunque escludere che anche l’idea <strong>del</strong>la<br />

freddezza <strong>del</strong> membro <strong>di</strong>abolico sia giunta alle imputate attraverso la catena<br />

<strong>di</strong> trasmissione rappresentata dai processi e dalla memoria <strong>di</strong> essi che<br />

si se<strong>di</strong>mentava in ambito locale.<br />

54. Citato in Muraro, La signora <strong>del</strong> gioco, p. 225.<br />

55. Citato in Jacquart-Thomasset, Danielle Jacquart, Claude Thomasset, Sexualité et<br />

savoir mé<strong>di</strong>cale au Moyen Age, Paris, PUF, 1985, p. 103.


La Vauderie <strong>di</strong> Arras<br />

Eretici, streghe e vampiri 103<br />

Il meccanismo processuale avviato dalla minaccia <strong>di</strong> un complotto <strong>di</strong>abolico<br />

e corroborato da <strong>una</strong> catena <strong>di</strong> denunce e confessioni relative a turpitu<strong>di</strong>ni<br />

sessuali appare già ben organizzato anche nella cosiddetta Vauderie<br />

<strong>di</strong> Arras, che devastò la città <strong>del</strong>l’Artois tra 1459 e 1460, annunciando<br />

situazioni sinistramente simili nei secoli successivi, fino al Ventesimo.<br />

Alcune denunce apparentemente ben circostanziate che descrivevano<br />

misteriosi ritrovi notturni con<strong>di</strong>ti da libagioni e orge culminanti nel patto<br />

satanico <strong>di</strong>edero l’avvio a <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> brutali interrogatori durante i quali<br />

imputati e imputate confessarono <strong>di</strong> essersi associati al Maligno e denunciarono<br />

molti complici:<br />

[…] con il favore <strong>del</strong>la notte a queste assemblee si rad<strong>una</strong>vano uomini e donne<br />

<strong>di</strong> ogni ceto e or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la società; essi adoravano il <strong>di</strong>avolo, che aveva preso<br />

forma umana, ma non vedevano mai il suo volto. Essi giuravano <strong>di</strong> rispettare<br />

la sua volontà e obbe<strong>di</strong>re ai suoi coman<strong>di</strong>, poi, dopo aver approfittato <strong>del</strong><br />

banchetto approntato per loro, si spegnevano le luci; allora ognuno prendeva<br />

la prima donna che gli si offriva e si univa a lei. Più tar<strong>di</strong>, grazie alla magia <strong>del</strong><br />

Demonio, ciascuno si ritrovava a casa propria. 56<br />

Uno dei primi accusati, Jean Tannoye, sarebbe venuto in contatto con<br />

l’eresia in Savoia: anche le precoci vicende <strong>del</strong> relativamente lontano Artois,<br />

dunque, lasciano intravedere un filo che rimanda alle regioni alpine come<br />

laboratorio <strong>di</strong> elaborazione <strong>del</strong> para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong> complotto stregonesco. Ad<br />

Arras si osserva all’opera un secondo aspetto fondamentale <strong>di</strong> un intreccio<br />

tra religione e politica <strong>di</strong> primaria rilevanza storica. L’assimilazione, che<br />

si andava affermando non senza ambiguità, <strong>del</strong>l’eresia al crimine <strong>di</strong> lesa<br />

maestà non comportò solo l’autorizzazione a leggere in chiave politica <strong>una</strong><br />

questione inerente alla sfera religiosa, ma incoraggiò le istituzioni politiche<br />

a pensare in termini <strong>di</strong> complotto e soprattutto a prendere in considerazione<br />

azioni d’emergenza che escludevano le normali garanzie accordate<br />

agli accusati con il pretesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere l’esistenza stessa <strong>del</strong>lo Stato e <strong>del</strong><br />

Principe. In tal senso il Diavolo fu <strong>una</strong> pe<strong>di</strong>na fondamentale nella partita<br />

che nell’Autunno <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>oevo si giocò per definire le nuove prerogative<br />

XVI.<br />

56. Mercier, La Vauderie d’Arras, p. 14, che cita dagli Annales Rerum Flandricarum,


104<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

da assegnare al potere politico.<br />

Le prime deposizioni raccolte dagli inquirenti <strong>di</strong> Arras furono seguite<br />

da <strong>una</strong> persecuzione capillare che coinvolse un numero altissimo <strong>di</strong> abitanti,<br />

comprese persone molto in vista. Secondo il cronista Monstrelet l’alto<br />

numero degli accusati era la conseguenza <strong>del</strong>la procedura seguita dai giu<strong>di</strong>ci.<br />

[…] essi suggerivano agli imputati i nomi <strong>di</strong> quelle persone, e gli imputati,<br />

messi alla tortura, <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> averle effettivamente vedute alle riunioni<br />

notturne. […]. La situazione in città era gravissima e non pochi, per<br />

evitare il peggio, abbandonavano la città e il suo territorio. 57<br />

L’apparente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> controllo sulla situazione da parte <strong>del</strong>le autorità<br />

locali determinò l’intervento <strong>del</strong> duca <strong>di</strong> Borgogna Filippo il Buono, che<br />

sospese gli arresti senza però sconfessare apertamente l’azione dei giu<strong>di</strong>ci.<br />

La vauderie si chiuse definitivamente nel 1461 con l’arrivo ad Arras <strong>di</strong><br />

un <strong>del</strong>egato <strong>del</strong> Parlamento <strong>di</strong> Parigi, anche se sarebbero dovuti passare<br />

trent’anni perché, nel 1491, il medesimo parlamento annullasse formalmente<br />

le sentenze <strong>del</strong> 1459-1469 e riabilitasse collettivamente i condannati,<br />

alcuni dei quali ormai bruciati sul rogo.<br />

Il complotto come contagio nel ‘300<br />

Papa Giovanni XXII era ossessionato dalla magia e dai complotti,<br />

<strong>di</strong>abolici e umani. In <strong>una</strong> lettera datata 29 aprile 1317 <strong>di</strong>ede mandato<br />

al fe<strong>del</strong>e vescovo Gaillard affinché fossero arrestati e giu<strong>di</strong>cati «certi<br />

chierici <strong>del</strong> Sacro Palazzo e il chirurgo-barbiere Jean d’Amant accusati<br />

<strong>di</strong> attentare alla sua vita. Costoro, torturati, avevano confessato che in un<br />

primo momento avevano pensato <strong>di</strong> servirsi <strong>del</strong> veleno per sopprimere il<br />

Pontefice, ma non presentandosi l’occasione favorevole avevano deciso <strong>di</strong><br />

farlo morire me<strong>di</strong>ante un maleficio per infissione. A questo scopo avevano<br />

costruito alcune statuine invocando il <strong>di</strong>avolo». 58 Abbiamo qui un esempio<br />

ben <strong>del</strong>ineato <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo che si ritroverà nei complotti costruiti nel<br />

corso <strong>del</strong>le istruttorie dei processi celebrati nel Novecento: i congiurati,<br />

che avevano stretto un accordo con il Nemico, si annidavano all’interno<br />

<strong>del</strong> sistema che legittimamente esercitava il potere. Gli agenti <strong>del</strong> Male<br />

57. Bonomo, Caccia alle streghe, p. 155.<br />

58. Ivi, p. 53.


Eretici, streghe e vampiri 105<br />

tramavano mascherati da servitori <strong>del</strong> Bene.<br />

Al complotto avignonese il <strong>di</strong>avolo fu invitato a partecipare solo a<br />

posteriori, l’accordo tra i congiurati in principio non lo includeva. Appena<br />

quattro anni dopo, però, il Maligno fu fin dall’inizio protagonista <strong>di</strong> un<br />

altro famoso complotto.<br />

Nella storia europea la connessione tra pestilenza e stregoneria ed eresia<br />

non è stata attiva semplicemente sul piano concettuale e morfologico (ma,<br />

si ba<strong>di</strong>, con enormi ricadute sociali e psicologiche). Esistono testimonianze<br />

<strong>di</strong> epidemie le cui cause sono state effettivamente attribuite a complotti<br />

<strong>di</strong>abolici e stregoneschi, con il coinvolgimento <strong>di</strong> categorie sociali ritenute<br />

potenzialmente pre<strong>di</strong>sposte. Un caso emblematico si verificò nel 1321 ed è<br />

stato magistralmente ricostruito da Carlo Ginzburg.<br />

In rapporto a quell’anno <strong>di</strong>verse cronache francesi riferiscono <strong>di</strong> massacri<br />

perpetrati contro i lebbrosi accusati aver progettato l’avvelenamento<br />

<strong>del</strong>la popolazione sana. La lettura dei fatti <strong>del</strong>l’autorevole inquisitore domenicano<br />

Bernard Gui è tra le più circostanziate: i lebbrosi, «malati nel<br />

corpo e nell’animo», avevano contaminato sorgenti, pozzi e fiumi con polveri<br />

avvelenate al fine <strong>di</strong> trasmettere la lebbra ai sani.<br />

Sembra incre<strong>di</strong>bile, scrive Gui, ma aspiravano al dominio <strong>del</strong>le città e <strong>del</strong>le<br />

campagne; si erano già spartiti il potere e le cariche <strong>di</strong> conti e baroni. Molti<br />

dopo essere stati imprigionati confessarono <strong>di</strong> aver partecipato a riunioni segrete<br />

o capitoli, che i loro capi avevano tenuto per due anni <strong>di</strong> seguito per<br />

or<strong>di</strong>re il complotto. Ma Dio ebbe pietà <strong>del</strong>la sua gente: in molte città e villaggi<br />

i colpevoli vennero scoperti e bruciati. Altrove la popolazione inorri<strong>di</strong>ta, senza<br />

aspettare un giu<strong>di</strong>zio in piena regola, sbarrò le case dei lebbrosi e le <strong>di</strong>ede alle<br />

fiamme insieme ai loro abitanti. 59<br />

Alcuni cronisti che scrivevano pochi anni dopo i fatti aggiunsero un<br />

dettaglio non <strong>di</strong> poco conto: <strong>del</strong> complotto avevano fatto parte anche gli<br />

ebrei. Gli ebrei sarebbero stati anzi i burattinai che manovravano come<br />

marionette i lebbrosi. La <strong>di</strong>ceria sosteneva che gli ebrei erano stati corrotti<br />

dal re musulmano <strong>di</strong> Granada, e avevano riunito alcuni dei capi dei lebbrosi<br />

e con l’aiuto <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo li avevano persuasi ad abiurare la fede in Cristo.<br />

A sancire il perverso accordo, al culmine <strong>del</strong>la blasfemia, sarebbe stata<br />

59. Citato in Carlo Ginzburg,<br />

Citato in Carlo Ginzburg, <strong>Storia</strong> notturna. Una decifrazione <strong>del</strong> sabba, Torino,<br />

Einau<strong>di</strong>, 1989, p. 5.


106<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

perpetrata un’offesa all’ostia consacrata, triturata e mischiata alle pozioni<br />

venefiche destinate ad avvelenare i cristiani.<br />

Nel 1321 le cronache ci mostrano all’opera gruppi sociali variamente<br />

marginali che stringono un patto <strong>di</strong>abolico tra loro e con il Maligno in<br />

persona contro la cristianità intera. Il loro obiettivo era scatenare <strong>una</strong><br />

pestilenza, ma i loro piani furono scoperti in tempo. Nel 1347 le cose<br />

andarono <strong>di</strong>versamente. Nel settembre <strong>di</strong> quell’anno la peste arrivò in<br />

Europa. Lo sbarco ebbe luogo probabilmente al porto <strong>di</strong> Messina e il mezzo<br />

<strong>di</strong> trasporto fu <strong>una</strong> flotta mercantile genovese <strong>di</strong> ritorno da Costantinopoli.<br />

L’epidemia si mosse, spietata e implacabile, da sud verso nord. Il viaggio<br />

non fu dei più veloci – occorsero due anni perché il flagello raggiungesse le<br />

terre settentrionali europee – ma in compenso fu <strong>di</strong> impressionante ferocia.<br />

Nel 1350 la popolazione europea si era ridotta <strong>di</strong> almeno un quarto.<br />

Come è tristemente facile da immaginare, il <strong>di</strong>ffondersi <strong>del</strong> contagio<br />

fu da più parti attribuito a <strong>una</strong> criminale cospirazione ebraica – e poco<br />

importa se gli ebrei morivano al pari degli altri. Il primo pogrom colpì il<br />

ghetto <strong>di</strong> Tolone la domenica <strong>del</strong>le Palme <strong>del</strong> 1348; nel mese successivo<br />

aggressioni e saccheggi contro gli ebrei si verificarono in <strong>di</strong>verse città <strong>del</strong>la<br />

Provenza. Quasi <strong>una</strong> seconda epidemia, le violenze antigiudaiche si estesero<br />

presto al resto <strong>del</strong>la Francia e alla Catalogna.<br />

Colpisce che la zona interessata sia la medesima che aveva vissuto<br />

il panico collettivo <strong>del</strong> 1321 e, prima ancora, la sanguinosa Crociata albigese.<br />

È come se un trauma violento riaffiorasse e tornasse ad affliggere<br />

la regione che aveva visto fiorire nel secolo XII la civiltà d’oc, con le sue<br />

corti e i suoi poeti. La memoria aveva probabilmente se<strong>di</strong>mentato la pre<strong>di</strong>sposizione<br />

culturale a interpretare l’epidemia come la conseguenza <strong>di</strong> un<br />

complotto ebraico.<br />

Come in <strong>una</strong> reazione chimica, gli sparsi elementi che si erano manifestati in<br />

questa prima fase – i massacri <strong>del</strong>le comunità ebraiche <strong>del</strong>la Provenza compiuti<br />

da folle inferocite, la tesi <strong>del</strong> complotto dei men<strong>di</strong>canti lanciata dalle autorità <strong>di</strong><br />

Narbonne e Carcassonne e ripresa ad Avignone – s’incontrarono e deflagrarono.<br />

Ciò avvenne ancora più a est, nel Delfinato, probabilmente nella seconda metà<br />

<strong>di</strong> giugno. Sappiamo che al principio <strong>di</strong> luglio due giu<strong>di</strong>ci e un notaio, provvisti<br />

<strong>di</strong> lettere speciali <strong>del</strong> Delfino, condussero un’inchiesta a Vizille, non lontano<br />

da Grenoble, contro un gruppo <strong>di</strong> ebrei – sette uomini e <strong>una</strong> donna – accusati<br />

pubblicamente (pubblice <strong>di</strong>ffamati) <strong>di</strong> aver sparso polveri velenose nelle fontane,<br />

nei pozzi e nei cibi. […] Da questo momento è possibile seguire il rapi<strong>di</strong>ssimo


Eretici, streghe e vampiri 107<br />

<strong>di</strong>ffondersi, quasi per contagio, <strong>del</strong>la persecuzione contro i presunti avvelenatori<br />

ebrei, che ora segue ora anticipa, verosimilmente con l’intenzione <strong>di</strong> prevenirlo<br />

o bloccarlo, il contagio <strong>del</strong>la peste». 60 Una bolla emessa da papa Clemente VI,<br />

che condannava come assurda la tesi <strong>del</strong> complotto, rimase inascoltata. Gli atti<br />

<strong>del</strong> processo contro Guillaume Agassa e i suoi complici, tutti <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>na<br />

<strong>di</strong> Villeneuve, situata nei pressi <strong>del</strong> lago Lemano, raccontano <strong>una</strong> storia che<br />

abbiamo imparato a riconoscere: tutti avevano da principio negato le accuse;<br />

«tutti erano stati sottoposti a tortura; tutti, dopo <strong>una</strong> resistenza più o meno<br />

lunga, avevano finito con l’ammettere la propria colpevolezza, descrivendo con<br />

grande abbondanza <strong>di</strong> particolari la cospirazione cui avevano preso parte. 61<br />

Non lontano dal lago Lemano e dalla città <strong>di</strong> Ginevra sorgono la citta<strong>di</strong>na<br />

<strong>di</strong> Vevey e il villaggio <strong>di</strong> Dommartin, ormai note al lettore. A Vevey<br />

il primo degli interrogatori, quello <strong>di</strong> Jacques Durier, si inaugurò con<br />

l’imputato chiamato a rispondere <strong>del</strong>l’accusa <strong>di</strong> aver causato a un vicino<br />

<strong>una</strong> mortale infezione con l’ausilio <strong>di</strong> <strong>una</strong> polvere <strong>di</strong> origine <strong>di</strong>abolica. In<br />

<strong>una</strong> fase successiva <strong>del</strong>l’interrogatorio, Durier dovette confermare <strong>di</strong> aver<br />

ricevuto da Satana un unguento me<strong>di</strong>ante il quale <strong>di</strong>ffondere malattie tra<br />

i cristiani. L’idea <strong>del</strong> contagio <strong>di</strong>ffuso dagli agenti <strong>del</strong> Maligno proviene<br />

chiaramente dai giu<strong>di</strong>ci. Il dato suggerisce l’esistenza <strong>una</strong> qualche forma <strong>di</strong><br />

continuità tra i primi processi per stregoneria <strong>del</strong> secolo XV e le esperienze<br />

<strong>di</strong> panico collettivo scatenate dalle epidemie più <strong>di</strong> cento anni prima.<br />

Il processo ai Templari<br />

Il processo ai Templari, voluto dal re <strong>di</strong> Francia in contrasto con<br />

l’orientamento <strong>del</strong> papa, si aprì nel 1307, vale a <strong>di</strong>re quattor<strong>di</strong>ci anni prima<br />

<strong>del</strong>lo smascheramento <strong>del</strong> complotto dei lebbrosi, e per l’intera sua durata<br />

sviluppò con arte ridondante il motivo <strong>del</strong>la congiura che germinava in<br />

seno alla cristianità. L’unico mezzo che Filippo il Bello e i suoi collaboratori<br />

potevano utilizzare per eliminare l’or<strong>di</strong>ne e appropriarsi <strong>del</strong>le sue favolose<br />

ricchezze era fabbricare l’accusa <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong>etro la pia facciata, <strong>una</strong><br />

setta eretica, dunque un pericolo per la cristianità annidato al suo interno.<br />

La lista <strong>del</strong>le imputazioni si apriva con la descrizione <strong>del</strong> rituale <strong>di</strong> ingresso<br />

60. Ivi, pp. 39-40<br />

61. Ivi, p. 41.


108<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

nell’or<strong>di</strong>ne dei novizi. Essi erano chiamati innanzitutto a rinnegare Cristo<br />

per tre volte e per tre volte a sputare sulla croce. Ultimata questa esecrabile<br />

iniziazione,<br />

[…] spogliatisi <strong>del</strong>le vesti che avevano portato nella loro vita mondana, nu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>nnanzi al visitatore o a colui che ne fa le veci, il quale li accoglie nell’or<strong>di</strong>ne,<br />

si fanno baciare da questi dapprima sul <strong>di</strong><strong>di</strong>etro, sulla spina dorsale, poi<br />

sull’ombelico e infine in bocca, in oltraggio alla <strong>di</strong>gnità umana e secondo il<br />

rito profano <strong>del</strong> loro or<strong>di</strong>ne. E dopo […] si fanno l’obbligo <strong>di</strong> non negarsi l’un<br />

l’altro nell’orribile e tremendo vizio <strong>del</strong> giacere insieme, per il quale l’ira <strong>di</strong><br />

Dio si abbatte su <strong>di</strong> loro, figli <strong>del</strong>l’infe<strong>del</strong>tà. 62<br />

Si <strong>di</strong>ceva poi che alle riunioni dei capitoli provinciali i maggiori ufficiali<br />

<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne baciassero e adorassero la testa <strong>di</strong> un uomo barbuto. Durante<br />

gli interrogatori l’idolo venne identificato con maggiore precisione<br />

come il simulacro <strong>di</strong> Maometto. I Templari sarebbero quin<strong>di</strong> stati dei tra<strong>di</strong>tori<br />

venduti al nemico che avrebbero dovuto combattere in Terrasanta.<br />

Il processo ai Templari, benché allestito e manipolato da ufficiali laici,<br />

con non pochi attriti tra il re <strong>di</strong> Francia e la Santa Sede, rappresenta forse<br />

il precedente meglio strutturato dei successivi processi inquisitoriali per<br />

eresia e stregoneria. La procedura da seguire nella cattura e negli interrogatori,<br />

allegata all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> arresto, riprende e sviluppa astutamente i<br />

mo<strong>del</strong>li che gli inquisitori stavano elaborando.<br />

[…] metteranno i frati sotto buona custo<strong>di</strong>a, separandoli l’uno dall’altro,<br />

e cominceranno l’inchiesta <strong>di</strong> persona prima <strong>di</strong> chiamare i commissari<br />

<strong>del</strong>l’Inquisizione; e cercheranno <strong>di</strong> ottenere la verità con la tortura, se necessario,<br />

e se quelli confesseranno la verità, faranno venire dei testimoni e re<strong>di</strong>geranno<br />

per iscritto le loro deposizioni.<br />

Questa è la maniera <strong>di</strong> condurre l’inchiesta:<br />

Si faranno loro <strong>del</strong>le esortazioni sugli articoli <strong>del</strong>la fede e si <strong>di</strong>rà loro come<br />

il re e il papa siano stati informati da molti testimoni degni <strong>di</strong> fede, membri<br />

<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne, <strong>del</strong>l’errore e <strong>del</strong>l’eresia dei quali si erano resi colpevoli in modo<br />

particolare in occasione <strong>del</strong>le loro cerimonie d’ingresso, e <strong>del</strong>la loro professione;<br />

si dovrà promettere loro il perdono se confesseranno la verità e torneranno alla<br />

62. Citato in Barbaara Frale,<br />

Citato in Barbaara Frale, L’ultima battaglia dei Templari. Dal co<strong>di</strong>ce ombra d’obbe<strong>di</strong>enza<br />

militare alla costruzione <strong>del</strong> processo per eresia, Roma, Viella, 2001, p. 312.


Eretici, streghe e vampiri 109<br />

fede <strong>del</strong>la santa Chiesa, o altrimenti che saranno condannati a morte. 63<br />

A <strong>di</strong>spetto <strong>del</strong>l’impostazione nitidamente inquisitoriale <strong>del</strong> testo,<br />

l’intenzione <strong>del</strong> re <strong>di</strong> Francia era <strong>di</strong> scavalcare il trib<strong>una</strong>le ecclesiastico e<br />

<strong>di</strong> tenere gli inviati <strong>del</strong> papa ai margini <strong>del</strong>l’inchiesta. In buona sostanza,<br />

Filippo mirava a ottenere <strong>una</strong> condanna senza passare attraverso la lenta e<br />

scrupolosa macchina <strong>del</strong>l’Inquisizione ufficiale.<br />

Oltre 500 imputati confessarono le accuse prefabbricate. Da un lato<br />

si rimane colpiti dalla profonda analogia con i processi staliniani: a partire<br />

da mezze verità o da semplici sospetti le certezze degli imputati venivano<br />

incrinate evocando le deposizioni già rese da altri testimoni; inoltre, anche<br />

nel processo ai templari i teoremi accusatori non appaiono costanti e<br />

fe<strong>del</strong>i alla formulazione iniziale, ma si rivelano <strong>di</strong>namici, in evoluzione<br />

nel tempo – è solo in <strong>una</strong> seconda fase <strong>del</strong> <strong>di</strong>battimento, per esempio, che<br />

compare tutto il materiale relativo alle pratiche sataniche e all’uso perverso<br />

<strong>del</strong> sacramento <strong>del</strong>la Penitenza. Dall’altro lato, è importante osservare che<br />

la costruzione <strong>del</strong>l’impianto accusatorio aveva bisogno <strong>di</strong> fonti a cui ispirarsi;<br />

queste non potevano che provenire dalla documentazione, scritta e<br />

orale, <strong>del</strong>la lotta all’eresia condotta nei secoli precedenti, in particolare nel<br />

sud <strong>del</strong>la Francia. Sono infatti gli inquisitori protagonisti dei processi ai<br />

templari tenuti Linguadoca (tra i quali forse lo stesso Bernard Gui) che più<br />

rapidamente adeguarono gli interrogatori al para<strong>di</strong>gma demoniaco-ereticale:<br />

adorazione <strong>di</strong> idoli, baci osceni a gatti neri, orgie, presenza <strong>di</strong> figure<br />

femminili assimilabili a streghe. 64<br />

Antecedenti <strong>del</strong> Patto con il nemico<br />

La nozione <strong>di</strong> patto con il demonio, come è noto, è ben più antica.<br />

Essa compare, anche se in forma episo<strong>di</strong>ca, già in fonti altome<strong>di</strong>evali. Un<br />

esempio è la leggenda relativa a Teofilo <strong>di</strong> Cilicia, <strong>di</strong>vulgata in Europa<br />

occidentale da Rosvita <strong>di</strong> Gandesheim. Teofilo era un vescovo che aveva<br />

dovuto <strong>di</strong>mettersi perché vittima <strong>di</strong> basse calunnie. Deluso e abbandonato,<br />

si lascia persuadere da un negromante ebreo a recarsi con lui a un convito<br />

63. Ivi, p. 314.<br />

Ivi, p. 314.<br />

64. Barbara Frale, I Templari e la sindone <strong>di</strong> Cristo, Bologna, Il Mulino, 2009, pp.<br />

63-67.


110<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

<strong>di</strong>abolico. Satana in persona promise a Teofilo che sarebbe stato reintegrato<br />

nella carica episcopale se avesse rinnegato Dio, Cristo e la Vergine. Teofilo,<br />

mosso dal risentimento, acconsentì a stringere un patto con il nemico<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, formalizzato su un documento scritto e firmato. Il vescovo recuperò<br />

posizione e onori, ma un giorno, tormentato dal rimorso, si rivolse<br />

alla Vergine implorando il suo perdono. Maria, impietosita, intercedette<br />

presso Gesù che a sua volta ottenne da Satana lo scioglimento <strong>del</strong> patto.<br />

Rosvita mette in bocca al <strong>di</strong>avolo ciò che desidera ottenere da Teofilo: «Se<br />

egli desidera essere mio rinnegherà Cristo e la vergine sua madre». 65<br />

Verso il 1250 Rutebeuf riprese la leggenda nel dramma Il miracolo<br />

<strong>di</strong> Teofilo; il patto tra il <strong>di</strong>avolo e il protagonista è narrato in forma <strong>di</strong>alogica:<br />

Satana: «Fa tre passi in<strong>di</strong>etro e ripeti con me: io rinnego totalmente Dio!»<br />

Teofilo: «Io rinnego totalmente Dio!»<br />

Satana: «E sua madre che l’ha generato»<br />

Teofilo: «E sua madre che l’ha generato»<br />

Satana: «Io <strong>di</strong>vento tua proprietà»<br />

Teofilo: «Io <strong>di</strong>vento tua proprietà»<br />

Satana: «Anima e corpo»<br />

Teofilo: «Anima e corpo». 66<br />

L’accusa infamante <strong>di</strong> essersi dati anima e corpo al demonio era stata<br />

perio<strong>di</strong>camente rivolta agli eretici e nel 1250 era tristemente all’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong><br />

giorno. L’opera <strong>di</strong> Rutebeuf era a tutti gli effetti un dramma <strong>di</strong> attualità.<br />

La crociata albigese<br />

Prima <strong>del</strong>la grande crisi scatenata dalla Riforma luterana – <strong>una</strong><br />

crisi religiosa, politica, ma che ha soprattutto coinvolto <strong>di</strong>rettamente le<br />

coscienze dei singoli fe<strong>del</strong>i – si erano verificate altre situazioni che avevano<br />

contribuito a preparare culturalmente e giuri<strong>di</strong>camente il terreno a uno<br />

scontro <strong>di</strong> maggiori proporzioni. In particolare, c’era stata la cosiddetta<br />

crociata albigese, formalmente proclamata da Innocenzo III nel 1208. Si<br />

65. Citato in Guy Guy Bechtel, Bechtel, La sorcière et l’Occident, Paris, Plon, 1997, p. 115.<br />

66. Citato in Ivi, p. 116.


Eretici, streghe e vampiri 111<br />

era trattato <strong>di</strong> un consapevole trasferimento in territorio aquitano <strong>di</strong> un<br />

concetto che era stato operativo fino a quel momento solo per qualificare<br />

le iniziative volte alla riconquista <strong>di</strong> territori in mano musulmana, vale a<br />

<strong>di</strong>re la Terra Santa e la Spagna ancora in mano islamica. Nel caso albigese,<br />

invece, si era ritenuto che la penetrazione capillare <strong>del</strong>l’eresia dualista<br />

dei Catari nei territori amministrati dal conte <strong>di</strong> Tolosa e dai suoi vassalli<br />

rendesse necessaria e urgente l’apertura <strong>di</strong> un fronte interno.<br />

La crociata albigese è importante per molte ragioni; <strong>una</strong>, <strong>di</strong> rilevante<br />

interesse in questa sede, è che in essa si sperimentò per la prima volta in<br />

forma compiuta l’azione <strong>di</strong> inquirenti/inquisitori che non traevano legittimità<br />

dalle istituzioni e dalle comunità locali, ma costituivano un’élite che<br />

rispondeva <strong>di</strong>rettamente ai vertici <strong>del</strong> potere mandatario, nella fattispecie il<br />

papato, al quale si aggiunse in <strong>una</strong> seconda fase il regno <strong>di</strong> Francia.<br />

Da allora l’intervento <strong>di</strong> questa categoria <strong>di</strong> funzionari e specialisti<br />

sarebbe <strong>di</strong>ventata <strong>una</strong> prassi consolidata qualora ci si fosse trovati ad affrontare<br />

congiure e complotti (spesso fittizi o manipolati) riconducibili a<br />

un patto scellerato stretto tra un potente Avversario – il <strong>di</strong>avolo, il capitalismo<br />

mon<strong>di</strong>ale – e i suoi adepti confusi abilmente tra la gente comune se<br />

non ad<strong>di</strong>rittura tra i servitori <strong>del</strong> Bene.<br />

Con il concilio Laterano <strong>del</strong> 1215, celebrato in piena crisi albigese, la<br />

crociata contro gli eretici <strong>di</strong>venne ufficialmente un dovere e un’istituzione<br />

<strong>del</strong>la cristianità. Il concilio tratteggiò le linee generali <strong>del</strong>la procedura inquisitoria,<br />

ma è solo <strong>una</strong> ventina <strong>di</strong> anni dopo che Gregorio IX formalizzò<br />

l’istituzione <strong>del</strong>la Santa Inquisizione. Essa fu insieme conseguenza <strong>del</strong>la<br />

percezione <strong>di</strong> un rinnovato protagonismo <strong>di</strong>abolico nel mondo e causa<br />

<strong>del</strong>l’intensificarsi <strong>del</strong>la percezione stessa: il Male è un’entità che si finisce<br />

sempre per trovare se lo si cerca con determinazione. Ecco allora che i<br />

costumi irreprensibili dei perfetti Catari, che seducevano i cristiani con <strong>una</strong><br />

condotta <strong>di</strong> vita apparentemente ispirata alla semplicità evangelica, erano<br />

in realtà un travestimento ben riuscito, un inganno <strong>di</strong>etro al quale si celava<br />

un piano demoniaco. Il Male indossava i panni <strong>del</strong> Bene per raggiungere<br />

i propri obiettivi. Nel 1233 lo stesso Gregorio IX aveva emanato la bolla<br />

Vox in Rama, <strong>di</strong>retta in primo luogo ai vescovi renani, in cui avvisava <strong>di</strong><br />

vigilare contro <strong>una</strong> setta satanica che si riuniva <strong>di</strong> notte: nel corso <strong>del</strong> deplorevole<br />

rito il Maligno si manifestava in forma <strong>di</strong> rospo ai convenuti,<br />

che lo omaggiavano e si abbandonavano a ogni sorta <strong>di</strong> eccesso sessuale,<br />

un luogo comune polemico che conosciamo ormai fin troppo bene e che,<br />

come vedremo, non era un’invenzione recente, ma vantava all’epoca <strong>una</strong>


112<br />

tra<strong>di</strong>zione consolidata.<br />

Altri eretici, altre persecuzioni<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Il secolo XII ha conosciuto insieme a un eccezionale rinascimento culturale<br />

un impressionante crescendo <strong>di</strong> persecuzioni anti-ereticali, che in<br />

<strong>una</strong> certa misura prefigura la successiva coincidenza tra Rinascimento e<br />

caccia alle streghe. Le esecuzioni <strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> Bruys nel 1126 e <strong>di</strong> Arnaldo<br />

da Brescia nel 1146 si stagliano come momenti cruciali <strong>di</strong> <strong>una</strong> revisione<br />

<strong>del</strong>le strategie teologiche e giuri<strong>di</strong>che <strong>del</strong>la Chiesa. Nel 1197 il concilio<br />

<strong>di</strong> Gerona proclamò che tutti gli eretici meritavano la condanna al rogo,<br />

quale corrispettivo terreno <strong>del</strong> fuoco <strong>del</strong>l’inferno. Nel 1199 la decretale Vigentis<br />

in senium <strong>di</strong> Innocenzo III <strong>di</strong>chiarò gli eretici passibili <strong>di</strong> condanna<br />

per tra<strong>di</strong>mento. Oltre a contribuire a cristallizzare l’immagine dei congiurati<br />

contro la società cristiana, la conseguenza principale <strong>del</strong>la Vigentis fu<br />

l’implicito <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>la Chiesa, in collaborazione con l’autorità secolare<br />

che in <strong>teoria</strong> doveva essere vincolata dalla sentenza, <strong>di</strong> condannare a morte<br />

coloro che deviavano dall’ortodossia. Mancavano pochi anni alla proclamazione<br />

<strong>del</strong>la crociata Albigese da parte <strong>del</strong>lo stesso Innocenzo III.<br />

Nel corso <strong>del</strong> secolo XII si verificò la convergenza <strong>di</strong> due fenomeni<br />

nati in<strong>di</strong>pendentemente: l’elaborazione <strong>di</strong> un pensiero giuri<strong>di</strong>co articolato,<br />

tanto in ambito civile che canonico, e la messa a punto <strong>di</strong> nuovi strumenti,<br />

anche giuri<strong>di</strong>ci, funzionali alla lotta all’eresia. La crociata albigese<br />

fu l’occasione <strong>di</strong> mettere a punto <strong>una</strong> <strong>teoria</strong> giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>l’estorsione<br />

<strong>del</strong>le informazioni. Essa in<strong>di</strong>cava l’obbligo <strong>di</strong> inserire nella confessione<br />

al sacerdote la denuncia degli eretici se nel corso <strong>del</strong>la stessa emergeva<br />

<strong>una</strong> conoscenza, un legame o un semplice sospetto. Di fatto, la procedura<br />

dei processi per eresia rientrava nelle nuove norme elaborate da Graziano.<br />

L’indagine si poteva quin<strong>di</strong> aprire non più solo in seguito all’accusa <strong>di</strong> un<br />

testimone, ma anche per vox populi. I sospetti dovevano essere poi confermati<br />

da almeno due testimoni e, se possibile, da prove materiali; il ricorso<br />

all’ordalia era definitivamente rifiutato – anche per questa ragione <strong>di</strong>venne<br />

fondamentale la confessione <strong>del</strong>l’imputato, nella doppia accezione <strong>di</strong> confessione<br />

<strong>di</strong> un peccato e <strong>di</strong> ammissione <strong>di</strong> un crimine.<br />

La struttura <strong>del</strong>le modalità <strong>di</strong> conduzione <strong>di</strong> un processo per eresia fu<br />

ulteriormente precisata e formalizzata alla metà <strong>del</strong> secolo XIV. I primi<br />

testi a fissare con precisione le procedure sono stati probabilmente i due


Eretici, streghe e vampiri 113<br />

manuali scritti dagli inquisitori Bernard Gui, tolosano, e Nicolau Eymeric,<br />

catalano. L’opera <strong>di</strong> Gui ci informa su quali fossero le categorie <strong>di</strong> persone<br />

soggette a indagine inquisitoriale: oltre ai preve<strong>di</strong>bili eretici conclamati<br />

e ai sospetti <strong>di</strong> eresia incontriamo i caelatores, ovvero chi veniva meno<br />

al dovere <strong>di</strong> denunciare gli eretici, i receptores, vale a <strong>di</strong>re chi ospitava<br />

eretici consapevole che erano tali, e i defensores, cioè chi <strong>di</strong>fendeva gli<br />

eretici con le parole o con le azioni. Nel testo <strong>di</strong> Eymeric spicca <strong>una</strong> serie<br />

<strong>di</strong> suggerimenti che, lo si può affermare senza timore <strong>di</strong> errore, hanno fatto<br />

scuola nei secoli: invitava, ad esempio, <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> tutte le simulazioni<br />

utili all’ottenimento <strong>del</strong>la confessione, come «le buone e paterne maniere,<br />

il far credere all’imputato che altri abbia già rivelato tutto al giu<strong>di</strong>ce, l’uso<br />

<strong>del</strong>le spie». 67<br />

Gli inquisitori <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per le spese che venivano talvolta<br />

utilizzati per pagare i <strong>del</strong>atori e le spie. Si conoscono casi <strong>di</strong> eretici rei confessi<br />

obbligati a lavorare come informatori per tutta la vita, quasi schiavi<br />

<strong>del</strong>l’inquisitore. Il frate pre<strong>di</strong>catore Lanfranco da Bergamo, inquisitor haereticae<br />

pravitatis dal 1292 al 1305, ha tenuto un quaderno pergamenaceo<br />

ricco <strong>di</strong> annotazioni <strong>di</strong> varia natura. Tra le informazioni più sorprendenti<br />

ci sono registrazioni contabili dalle quali emerge che il frate riceveva <strong>del</strong><br />

denaro a sostegno <strong>del</strong> lavoro svolto. Solo in due occasione egli è stato<br />

chiamato a render conto <strong>del</strong>l’uso che ne faceva. Ma qual’era, appunto, la<br />

funzione <strong>di</strong> questo denaro? Serviva a pagare tante spese connesse alla sua<br />

attività, naturalmente, in particolare i costi degli spostamenti; ma la destinazione<br />

che colpisce la nostra attenzione è un’altra: i sol<strong>di</strong> andavano anche<br />

ad alimentare <strong>una</strong> rete <strong>di</strong> informatori, costituita in massima parte da eretici<br />

rei confessi e riammessi in seno alla Chiesa e che l’inquisitore teneva ormai<br />

in pugno: essi erano costretti a lavorare come informatori a vita in<br />

quanto «l’abiura <strong>di</strong> un eretico implicava la collaborazione perpetua con gli<br />

inquisitores haereticae pravitatis». 68 C’era, ad esempio, l’ex-catara Elena<br />

che «riceve 6 sol<strong>di</strong> e mezzo per i multa servicia offerti. Dal 1294 faceva<br />

parte <strong>del</strong>la familia <strong>del</strong>l’inquisitore e lo era <strong>di</strong>ventata – frate Lanfranco<br />

lo scrive esplicitamente – propter eius paupertatem [per la sua povertà],<br />

ricevendo così un alloggio, doni <strong>di</strong> Natale e tutto ciò che le sue necessità<br />

67. Adriano Prosperi, Trib<strong>una</strong>li <strong>del</strong>la coscienza. Inquisitori, confessori, missionari,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1996, p. 205.<br />

68. Marina Benedetti, Le parole e le opere <strong>di</strong> frate Lanfranco (12921305), «Quaderni<br />

<strong>di</strong> <strong>Storia</strong> Religiosa», 2002, pp. 111-182, p. 145.


114<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

richiedevano». 69 E c’era Folia da Albino, un eretico che dopo la cattura<br />

abiurò e venne arruolato come spia: «alla fine <strong>del</strong> 1299 <strong>una</strong> nota informa<br />

che vengono dati denari a <strong>una</strong> certa spia, un tempo povero <strong>di</strong> Lione, vale a<br />

<strong>di</strong>re Folia da Albino». 70<br />

La costruzione <strong>di</strong> <strong>una</strong> società repressiva<br />

Nell’alto me<strong>di</strong>oevo la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto pare avere attraversato<br />

<strong>una</strong> fase <strong>di</strong> bassa intensità. Il lettore potrebbe stupirsi nell’apprendere che<br />

accuse <strong>di</strong> maleficio documentate nel secolo IX potenzialmente interpretabili<br />

in tale <strong>di</strong>rezione furono invece trattate con <strong>una</strong> serenità maggiore rispetto<br />

a quanto sarebbe avvenuto in tempi più moderni. Il vescovo <strong>di</strong> Lione<br />

Agobardo testimonia (in un breve testo dall’eloquente titolo Liber contra<br />

insulsam vulgi opinionem de gran<strong>di</strong>ne et tonitruis) un fatto avvenuto nella<br />

sua <strong>di</strong>ocesi che aveva richiesto il suo intervento: alcune persone erano state<br />

trascinate al cospetto <strong>di</strong> un’assemblea in quanto responsabili, ad<strong>di</strong>rittura<br />

rei confessi, <strong>di</strong> avere provocato tempeste e sparso per i campi <strong>una</strong> polvere<br />

velenosa. Ebbene, Agobardo pensò, sì, all’azione <strong>del</strong> demonio, ma, a<br />

<strong>di</strong>fferenza dei giu<strong>di</strong>ci e degli inquisitori attivi tra XIV e XVII secolo, la vide<br />

nell’ottenebramento <strong>del</strong>le menti <strong>di</strong> quei poveracci che si autoaccusavano<br />

<strong>di</strong> un crimine impossibile e ri<strong>di</strong>colo, soprattutto tenendo conto che anche i<br />

loro miseri poderi erano stati danneggiati dalla violenza <strong>del</strong>le intemperie.<br />

Nell’860 la corte <strong>di</strong> Lotario II, pronipote <strong>di</strong> Carlomagno, fu turbata da<br />

<strong>una</strong> vicenda quantomeno spiacevole che a un certo punto prese <strong>una</strong> piega<br />

pericolosa. Il re voleva separarsi dalla moglie Teutberga, che non gli aveva<br />

dato figli, e sposare la sua amante <strong>di</strong> lunga data Waldrada. Non potendo<br />

però ripu<strong>di</strong>are arbitrariamente la sposa Lotario montò contro <strong>di</strong> lei l’accusa<br />

infamante <strong>di</strong> aver avuto rapporti incestuosi con il fratello. Nel frattempo,<br />

i partigiani <strong>di</strong> Teutberga avanzarono forti sospetti che Waldrada avesse<br />

sedotto il sovrano facendo ricorso alle arti magiche. L’arcivescovo Incmaro<br />

<strong>di</strong> Reims, che ci ha lasciato <strong>una</strong> cronaca degli eventi nel De Divortio<br />

Lotharii et Tetbergae, era incline a credere nella colpevolezza <strong>di</strong> Waldrada,<br />

ma nella sua riflessione evita <strong>di</strong> tirare in ballo il Maligno, limitandosi a<br />

condannare chi praticava <strong>di</strong>vinazione, legature e malefici in genere.<br />

69. Ivi, p. 141.<br />

70. Ivi, p. 143.


Eretici, streghe e vampiri 115<br />

È <strong>di</strong>fficile sottrarsi all’impressione che la rinnovata popolarità <strong>del</strong>la<br />

congiura sia paradossalmente da mettere in relazione con la ripresa culturale<br />

dei secoli XI-XII e al rinnovato slancio <strong>del</strong>la speculazione teologica<br />

e politica. Dopo il Mille l’Europa beneficiò <strong>di</strong> <strong>una</strong> ripresa economica e<br />

culturale; da un lato la cultura <strong>del</strong> cristianesimo raggiunse territori che ne<br />

erano stati toccati marginalmente, dall’altro perfezionò il suo ra<strong>di</strong>camento<br />

là dove era da tempo presente. Nello stesso tempo, però, fiorirono vari<br />

movimenti destinati presto a essere classificati come eretici e pertanto in<br />

quanto tali perseguitati, anche con estrema durezza, da parte <strong>del</strong>le autorità<br />

laiche ed ecclesiastiche.<br />

Il momento che inaugura la repressione su larga scala degli eretici<br />

potrebbe forse essere in<strong>di</strong>viduato nella scoperta e nel massacro dei “manichei”<br />

<strong>di</strong> Orléans, nel 1022. In realtà i contenuti <strong>del</strong>la loro dottrina non sono<br />

chiari poiché le accuse non si soffermano tanto sui dettagli teologici quanto<br />

su <strong>una</strong> tristemente famigliare lista <strong>di</strong> stereotipi. Se il cronista Ademaro <strong>di</strong><br />

Chabannes si appella all’in<strong>di</strong>cibilità <strong>di</strong> crimini che sarebbe peccaminoso<br />

perfino riferire, <strong>Paolo</strong> <strong>di</strong> Chartres, nel suo resoconto <strong>del</strong> sinodo tenuto a<br />

Orléans per organizzare la reazione all’eresia, parla esplicitamente <strong>di</strong> orge,<br />

sacrifici <strong>di</strong> bambini e fabbricazione <strong>di</strong> pozioni omicide.<br />

Si rad<strong>una</strong>vano in notti stabilite in <strong>una</strong> casa designata, tenendo ciascuno in mano<br />

un lume e sotto forma <strong>di</strong> litanie cantavano i nomi dei <strong>di</strong>avoli fino a che non<br />

vedevano improvvisamente <strong>di</strong>scendere fra loro il demonio in forma <strong>di</strong> qualche<br />

animale. A quella visione, subito si spegnevano tutti i lumi e ognuno afferrava<br />

la donna che gli capitava sotto mano per abusarne senza riguardo al peccato. Se<br />

poi si trattava <strong>del</strong>la madre, <strong>del</strong>la sorella o <strong>di</strong> <strong>una</strong> monaca, consideravano quel<br />

rapporto sessuale santo. Il bimbo nato da tale atto impuro veniva presentato<br />

l’ottavo giorno dopo la nascita: si accendeva un gran fuoco e lo si cremava<br />

come fra gli antichi pagani. Le ceneri venivano raccolte custo<strong>di</strong>te con la stessa<br />

venerazione con cui i cristiani sono soliti custo<strong>di</strong>re il corpo <strong>di</strong> Cristo, da dare<br />

agli ammalati e ai moribon<strong>di</strong> come viatico. 71<br />

Questo passo presenta evidenti affinità con le orge notturne <strong>del</strong>la<br />

vauderie <strong>di</strong> Arras, dove però mancano riferimenti al sacrificio umano. Il<br />

tremendo olocausto è invece presente nella descrizione <strong>del</strong>l’eru<strong>di</strong>to bizantino<br />

Michele Psello <strong>di</strong> un rito dei bogomili <strong>di</strong> Tracia, definito «sacrifico<br />

71. Citato in Andrea Del Col,<br />

Citato in Andrea Del Col, L’inquisizione in Italia dal XII al XXI secolo, Milano,<br />

Mondadori, 2006, p. 35.


116<br />

mistico»:<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

Dunque, dopo aver acceso le luci <strong>del</strong>la sera, quando noi celebriamo la passione<br />

<strong>del</strong> Signore, portano <strong>del</strong>le ragazze iniziate ai loro santi sacrifici nella casa scelta;<br />

poi spengono le luci per non averle testimoni – come <strong>di</strong>cono – <strong>del</strong>l’esecrabile<br />

infamia. Allora si rivoltano libi<strong>di</strong>nosamente con qualunque ragazza capiti loro<br />

a tiro, fosse pure loro sorella o figlia. In questo modo pensano <strong>di</strong> fare cosa grata<br />

ai demoni violando le leggi <strong>di</strong>vine in cui si fa <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> contrarre matrimonio<br />

con il proprio sangue. Compiuto questo sacrilegio se ne tornano a casa. Nove<br />

mesi dopo – quando è venuto il momento <strong>del</strong>la nascita per l’infame frutto <strong>di</strong><br />

seme infame – si riuniscono <strong>di</strong> nuovo nello stesso luogo ed il terzo giorno<br />

dopo il parto quei figli sventurati sono strappati alle madri, vengono incise con<br />

un rasoio le loro carni; il sangue che sgorga viene poi raccolto in ampolle.<br />

Quin<strong>di</strong> li bruciano sul rogo mentre ancora agonizzano. Infine compongono un<br />

abominevole farmaco mescolando le loro ceneri con il sangue <strong>del</strong>le ampolle e<br />

con questo impregnano <strong>di</strong> nascosto i cibi e le coppe come quelli che spargono<br />

veleno con il miele. 72<br />

Psello scrisse Le opere dei demoni intorno al 1050; le somiglianze tra<br />

il suo testo e quello <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>di</strong> Chartres sono tali da far pensare che i due<br />

passi siano riconducibili, se non a <strong>una</strong> fonte testuale comune, almeno a<br />

<strong>una</strong> medesima filiera narrativa – alla quale rimanda probabilmente anche il<br />

resoconto dei turpi raduni dei catari veronesi scritto da Cesario <strong>di</strong> Heisterbach<br />

verso il 1220 e incluso nel suo Dialogus miracolorum:<br />

Spento il lume, ciascuno <strong>di</strong> loro si lanciò sulla donna a lui più vicina, non rispettando<br />

la <strong>di</strong>stinzione tra quante avevano un legame legittimo e quante non lo<br />

avevano, tra la vedova e la vergine, tra la signora e l’ancella e – ciò che è più<br />

terribile – tra sorella e figlia. 73<br />

I sacrifici umani dei primi cristiani<br />

L’immagine <strong>del</strong> sabba è il frutto <strong>del</strong>l’incontro, o <strong>del</strong>la collisione, tra<br />

credenze folkloriche, soprattutto <strong>del</strong>l’area alpina, e demonologia dotta; si<br />

72. Citato in Norman Cohn, I demoni dentro. Le origini <strong>del</strong> sabba e la grande caccia<br />

alle streghe, Milano, Unicopli, 1997, p. 58.<br />

73. Citato in Del Col, L’inquisizione in Italia, p. 69.


Eretici, streghe e vampiri 117<br />

deve però tener conto, lo abbiamo appena verificato, anche <strong>di</strong> un altro filone<br />

polemico antiereticale. Le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questo terzo filone, che potremmo<br />

definire orgiastico sacrificale, vanno cercate nell’antichità. Agostino, ad<br />

esempio, riporta voci inquietanti sui cosiddetti montanisti <strong>del</strong>la Frigia:<br />

La gente <strong>di</strong>ce che hanno sacramenti molto deplorevoli. Si racconta che prendono<br />

il sangue <strong>di</strong> un bambino <strong>di</strong> un anno cavandolo da piccoli tagli fatti su tutto<br />

il corpo, e allo stesso tempo producono la loro eucaristia mescolando questo<br />

pane con la farina e facendone <strong>del</strong> pane. Se il bambino muore lo considerano<br />

un martire, ma se vive lo trattano come un grande sacerdote. 74<br />

L’accusa <strong>di</strong> sacrificare gli infanti e <strong>di</strong> abbandonarsi all’orgia, motivi<br />

che confluiranno nello stereotipo <strong>del</strong> sabba, non fu d’altra parte <strong>una</strong> creazione<br />

<strong>del</strong> vescovo <strong>di</strong> Ippona e dei suoi contemporanei. Agostino non inventò<br />

nulla, si limitò a trasferire a quei cristiani che deviavano dall’ortodossia<br />

dominante – che non necessariamente era la stessa in <strong>di</strong>fferenti tempi e<br />

luoghi – argomenti che erano stati parte <strong>del</strong>la polemica anticristiana che<br />

aveva investito le prime comunità <strong>di</strong> credenti in Cristo.<br />

In effetti, l’accusa <strong>di</strong> celebrare riti omici<strong>di</strong> e sacrifici umani era stata<br />

spesso rivolta anche ai cristiani, come testimoniano, tra gli altri, Minucio<br />

Felice e Tertulliano. Quest’ultimo, enfatizzando un contesto <strong>di</strong> effettiva<br />

tensione, riferisce che durante il regno <strong>di</strong> Marco Aurelio <strong>di</strong> ogni evento<br />

nefasto erano ritenuti responsabili cristiani: «Se il Tevere sale sulle mura,<br />

se il Nilo non allaga la campagna, se il cielo rimane immutato e la terra<br />

trema, se la fame e la peste <strong>di</strong>lagano, non è che un grido: i cristiani al<br />

leone!». 75 Uno degli episo<strong>di</strong> più noti si verificò nel 177 d.C. A Lione, dove<br />

i membri <strong>del</strong>la comunità cristiana locale subirono l’accusa <strong>di</strong> praticare cerimonie<br />

orgiastiche nel corso <strong>del</strong>le quali si perpetravano i crimini <strong>di</strong> magia<br />

nera, incesto, infantici<strong>di</strong>o e cannibalismo.<br />

Può essere utile ricordare che negli anni quaranta <strong>del</strong>l’Ottocento venne<br />

pubblicato un libro <strong>di</strong> G. F. Daumer, Die Geheimnisse des christilichen<br />

Altertums, che sosteneva la fondatezza <strong>di</strong> tali accuse. Karl Marx lesse il<br />

saggio e in un intervento a un congresso dei lavoratori lo commentò con<br />

entusiasmo, poiché confermava la sua convinzione che fosse tempo <strong>di</strong> farla<br />

finita con le religioni. Daumer pretendeva <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>mostrato che i primi<br />

74. De hearesibus, XXVI, citato in Cohn, I demoni dentro, p. 56.<br />

75. Citato in Ivi, p. 31.


118<br />

Sttreghe e <strong>cospiratori</strong><br />

cristiani praticarono davvero l’omici<strong>di</strong>o rituale e il cannibalismo. A suo<br />

avviso ciò spiegava sia le persecuzioni da parte dei Romani, altrimenti noti<br />

per la loro tolleranza religiosa, sai «perché più tar<strong>di</strong> i cristiani <strong>di</strong>strussero<br />

tutta la letteratura pagana che era <strong>di</strong>retta contro <strong>di</strong> loro». 76 In seguito<br />

Daumer rinnegò il suo lavoro e si convertì al cattolicesimo, mentre Marx<br />

espresse scetticismo riguardo alla <strong>teoria</strong> <strong>di</strong> cui si era fatto per un giorno<br />

megafono. In ogni caso, si tratta <strong>di</strong> un curioso in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> come il movimento<br />

rivoluzionario presentasse fin dai suoi inizi <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità ad<br />

accogliere l’idea <strong>di</strong> avversari riuniti in <strong>una</strong> setta, se non <strong>di</strong>abolica, cru<strong>del</strong>e<br />

e ostile – idea che, come abbiamo visto, era stata con<strong>di</strong>visa anche dai<br />

giacobini francesi e da tanti altri prima <strong>di</strong> loro.<br />

L’inquietante ombra <strong>del</strong>l’orgia licenziosa che, con la sua amoralità<br />

sregolata, ha turbato le coscienze <strong>del</strong>la Roma classica ha un’origine facilmente<br />

rintracciabile nei culti misterici che giunsero a Roma dall’oriente.<br />

Essi, come il culto anatolico <strong>di</strong> Cibele e Attis, contenevano spesso elementi<br />

<strong>di</strong> promiscuità sessuale, per quanto probabilmente enfatizzati dalla<br />

polemica avversa, e accoglievano gli iniziati senza riguardo alla classe<br />

sociale d’appartenenza. L’ingresso <strong>di</strong> nuovi membri nella confraternita,<br />

inoltre, presumeva un’iniziazione e il severo <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> rivelarne i contenuti<br />

all’esterno <strong>del</strong>la setta. Quest’ultima peculiarità rappresentava un ulteriore<br />

motivo <strong>di</strong> preoccupazione poiché intorno al mistero fiorivano più<br />

agevolmente le congetture e le <strong>di</strong>cerie. Da iniziati a congiurati sovversivi,<br />

insomma, il passo era breve. Prova ne fu quanto si verificò a Roma nel 186<br />

a. C.<br />

76. Ibidem.


co n c l u s I o n e.<br />

l’a f fa r e d e I ba c c a n a l I<br />

Nel 186 a. C. Roma fu scossa dalla vicenda conosciuta come l’affare<br />

dei baccanali. La seconda guerra punica si era conclusa da quin<strong>di</strong>ci anni. Il<br />

contributo determinante <strong>di</strong> Publio Cornelio Scipione detto l’Africano alla<br />

vittoria militare su Annibale aveva consolidato il potere <strong>del</strong>la sua famiglia<br />

in città, ma nel 187, un anno prima dei fatti che ci interessano, la leadership<br />

degli Scipioni era stata messa violentemente in <strong>di</strong>scussione. Un fratello <strong>di</strong><br />

Publio, Lucio, aveva subito un processo e <strong>una</strong> condanna per peculato, mentre<br />

la corrente rivale, capeggiata dal bilioso tra<strong>di</strong>zionalista Catone, accusava<br />

l’ambiente vicino agli Scipioni <strong>di</strong> eccessive aperture verso le culture<br />

straniere, in primo luogo, ovviamente, quella greca. Catone e i suoi seguaci<br />

consideravano la visione <strong>del</strong>l’entourage degli Scipioni – <strong>del</strong> quale faceva<br />

parte il comme<strong>di</strong>ografo Terenzio – <strong>una</strong> minaccia all’autentica tra<strong>di</strong>zione<br />

romana. Per Catone l’influsso greco sui costumi romani, i sacri costumi<br />

degli antenati, era nefasto: l’austera virilità romana stava per essere corrotta<br />

dal lassismo morale dei greci degenerati.<br />

È in questo contesto che esplose il caso dei seguaci <strong>di</strong> Bacco, che sembrava<br />

fatto apposto per confermare i sospetti <strong>del</strong> focoso censore. Il resoconto<br />

<strong>di</strong> Livio si apre, guarda caso, con <strong>una</strong> metafora epidemica: «Questo<br />

flagello dall’Etruria si propagò a Roma come in un’epidemia». A introdurre<br />

il morbo sarebbe stato un misterioso greco «sacerdote <strong>di</strong> riti segreti<br />

e notturni: misteri, quelli, a cui pochi in origine furono iniziati, e che poi<br />

cominciarono a <strong>di</strong>ffondersi senza <strong>di</strong>stinzione fra uomini e donne». 1 Sono i<br />

primi passi <strong>di</strong> <strong>una</strong> pericolosa società segreta.<br />

1. Tito Livio, Storie, XXXIX, 8, a cura <strong>di</strong> Alessandro Ronconi e Barbara Scar<strong>di</strong>gli,<br />

Torino, Utet, 1980, pp. 525-527.


120<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

Al rito si aggiunsero le <strong>del</strong>izie <strong>del</strong> vino e dei banchetti, perché fossero <strong>di</strong> più<br />

le menti attratte dall’errore. Quando i fumi <strong>del</strong> vino, la complicità <strong>del</strong>la notte e<br />

il trovarsi confusi maschi e femmine, fanciulli e adulti ebbero cancellato ogni<br />

limite posto dal pudore, cominciarono a commettersi depravazioni […]. E non<br />

ci si limitò a un solo genere <strong>di</strong> malefici, come violenze in<strong>di</strong>scriminate su uomini<br />

liberi e su donne, ma anche false testimonianze, falsificazione <strong>di</strong> suggelli<br />

nei testamenti e <strong>del</strong>azioni uscivano da <strong>una</strong> stessa fucina, e sempre <strong>di</strong> là azioni<br />

<strong>di</strong> magia e <strong>del</strong>itti famigliari, al punto che a volte non restavano neppure i corpi<br />

da seppellire. Molto si osava con l’insi<strong>di</strong>a, ma <strong>di</strong> più con la violenza. 2<br />

Le pratiche <strong>del</strong>la setta costituivano ormai <strong>una</strong> trama che congiurava<br />

contro l’or<strong>di</strong>ne stesso <strong>del</strong>la Res publica romana. Ciò che realmente avveniva,<br />

con ogni probabilità, era che il culto azzerava le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> ceto e<br />

che il raggiungimento <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> ebbrezza era lo strumento <strong>di</strong> comunicazione<br />

estatica con la <strong>di</strong>vinità. L’immagine che <strong>del</strong> culto veniva <strong>di</strong>vulgata<br />

ne enfatizzava eccessi e degenerazioni.<br />

Gli uomini come impazziti vaneggiavano gesticolando da invasati con tutta la<br />

persona, le matrone in atteggiamento <strong>di</strong> baccanti, coi capelli sparsi, correvano<br />

giù fino al Tevere con torce accese e, dopo averle immerse nell’acqua, poiché<br />

queste contenevano zolfo vivo e calce, le estraevano con la fiamma intatta. 3<br />

Fin qui si è ancora all’interno <strong>del</strong>la verosimiglianza. In città, però, le<br />

<strong>di</strong>cerie andavano ormai ben oltre lo sconcerto <strong>di</strong> fronte a pratiche cultuali<br />

eccessive e straniere.<br />

Si <strong>di</strong>cevano rapite dagli dei persone che invece, legate a un or<strong>di</strong>gno, erano sottratte<br />

alla vista in spelonche nascoste; ed erano quelle che non avevano voluto<br />

congiurare né associarsi a misfatti o subire oltraggio. Erano <strong>una</strong> folla numerosa,<br />

ormai un secondo popolo e, fra questi, taluni citta<strong>di</strong>ni e donne <strong>del</strong>la nobiltà. 4<br />

La portata sovversiva era tale da giustificare il coinvolgimento <strong>di</strong>retto<br />

dei consoli e <strong>del</strong> senato nella repressione <strong>del</strong>la setta. Il console Postumio<br />

condusse un’inchiesta accurata al termine <strong>del</strong>la quale riferì gli inquietanti<br />

risultati al cospetto dei senatori.<br />

2. Ivi, XXXIX, 8, p. 527.<br />

3. Ivi, XXXIX, 13, pp. 537-539.<br />

4. Ivi, XXXIX, 13, pp. 539.


L’affare dei Baccanali 121<br />

Il senato <strong>del</strong>iberò <strong>di</strong> ringraziare il console per aver condotto l’indagine con<br />

particolare oculatezza evitando ogni <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong> affida ai consoli la procedura<br />

straor<strong>di</strong>naria contro i Baccanali e i riti notturni in genere; si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong><br />

evitare che ai due <strong>del</strong>atori Ebuzio e Fecennia la cosa porti pregiu<strong>di</strong>zio, e <strong>di</strong> attirare<br />

con premi altri <strong>del</strong>atori. Si fan ricercare non solo a Roma, ma per tutti i fori<br />

e i «conciliaboli» i sacerdoti <strong>di</strong> quei riti, uomini o donne che fossero, per darli<br />

in mano ai consoli; ancora si fa decretare nella città <strong>di</strong> Roma, e analoghi e<strong>di</strong>tti<br />

si mandano per tutta Italia, che chi fosse già iniziato ai Baccanali si astenga dal<br />

partecipare a riunioni a scopo cultuale e dal compiere atto alcuno <strong>di</strong> simili riti;<br />

soprattutto si proceda contro coloro che abbiano congiurato o si siano ad<strong>una</strong>ti<br />

per commettere stupro o altra infamia […]. I consoli or<strong>di</strong>narono agli e<strong>di</strong>li curuli<br />

<strong>di</strong> ricercare tutti i sacerdoti <strong>di</strong> quel culto, e, trattenendoli in libera custo<strong>di</strong>a,<br />

tenerli a <strong>di</strong>sposizione per l’inchiesta. 5<br />

I consoli convocarono <strong>una</strong> pubblica assemblea e un clamoroso <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong> Postumio svelò al popolo la supposta vera natura <strong>del</strong>la setta:<br />

Qualunque cosa io <strong>di</strong>ca, sappiate che sarà sempre poco per l’atrocità e la vastità<br />

<strong>del</strong>la cosa […]. Quanto al numero <strong>di</strong> questa gente, se vi <strong>di</strong>rò che sono molte<br />

migliaia, è naturale che subito vi spaventiate prima che io aggiunga chi e <strong>di</strong> che<br />

risma sono. In primo luogo dunque sono gran parte donne, e da qui è scaturito<br />

un simile flagello; poi maschi che sembrano femmine, stuprati e stupratori,<br />

forsennati, sconvolti dalle veglie, dal vino, dalle grida, dagli strepiti notturni.<br />

La congiura non ha ancora forze, ma ha in sé gran<strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> sviluppo<br />

perché costoro <strong>di</strong>ventano ogni giorno più numerosi. 6<br />

La procedura straor<strong>di</strong>naria, quaestio extra or<strong>di</strong>nem, conferiva poteri<br />

speciali <strong>di</strong> inchiesta e <strong>di</strong> arresto e la facoltà <strong>di</strong> celebrare processi che prevedevano<br />

sentenza <strong>di</strong> morte non appellabili. L’azione dei consoli fu capillare,<br />

spietata e, almeno nell’imme<strong>di</strong>ato, efficace. Essi annunciarono che<br />

era stato autorizzato<br />

un premio per chi avesse condotto loro <strong>di</strong>nanzi un colpevole o l’avesse denunciato<br />

anche assente […]. Sciolta l’ad<strong>una</strong>nza, grande panico si sparse per tutta<br />

Roma; e non si limitò alla città e al territorio latino, ma si cominciò a tremare<br />

qua e là per tutta Italia, man mano che vi arrivavano lettere <strong>di</strong> immigrati che<br />

5. Ivi, XXXIX, 14, pp. 541.<br />

6. Ivi, XXXIX, 15, pp. 543-545.


122<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

parlavano <strong>del</strong> senatoconsulto, <strong>del</strong>l’assemblea e <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>tto dei consoli. Nella<br />

notte che seguì al giorno nel quale la scoperta era stata resa <strong>di</strong> pubblica ragione<br />

<strong>di</strong>nanzi al popolo, quelli che tentavano <strong>di</strong> fuggire, con posti <strong>di</strong> blocco presso le<br />

porte furono fermati e portati in<strong>di</strong>etro; molti furono denunziati. Alcuni <strong>di</strong> loro,<br />

uomini e donne, si uccisero. Si <strong>di</strong>ceva che i congiurati fra uomini e donne fossero<br />

oltre settemila. Si sapeva che a capo <strong>del</strong>la congiura erano M. e C. Attinio<br />

<strong>del</strong>la plebe romana e il falisco L. Opicerno, e Minio Cerrinio <strong>del</strong>la Campania<br />

[…]. Condotti davanti ai consoli, confessarono per la parte loro e non tardarono<br />

a passare alle denunce. 7<br />

Confessarono e non tardarono a passare alle denunce. È <strong>una</strong> sceneggiatura<br />

che da allora non cessa <strong>di</strong> essere rappresentata.<br />

7. Ivi, XXXIX, 17, pp. 549-551.


eP I l o g o<br />

L’affare dei Baccanali, come bene illustra l’ultima citazione, contiene<br />

elementi che prefigurano, nell’atmosfera generale e nella conduzione<br />

<strong>del</strong>l’inchiesta, le modalità <strong>di</strong> affioramento, <strong>di</strong>ffusione, interpretazione e<br />

repressione <strong>del</strong> panico stregonesco. Che le pagine <strong>di</strong> Livio abbiano funzionato<br />

da archetipo letterario per le posteriori retoriche <strong>del</strong> complotto elaborate<br />

in ambito colto – lentamente assorbite a ogni livello <strong>del</strong>la società – è<br />

possibile, per non <strong>di</strong>re probabile. Prima i politeisti contro i cristiani, poi<br />

i cristiani contro gli eretici hanno trasmesso e sviluppato il motivo <strong>del</strong>le<br />

efferatezze compiute da misteriosi congiurati con il favore <strong>del</strong>le tenebre.<br />

Dopo il Mille, questo filone polemico conobbe un rilancio in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova stagione, più accanita e duratura, <strong>di</strong> lotta all’eresia e, nel<br />

corso <strong>del</strong> secolo XV, si saldò con l’interpretazione demoniaca <strong>di</strong> <strong>una</strong> serie<br />

<strong>di</strong> credenze folkloriche. In quel momento, seconda metà <strong>del</strong> ‘400, eresia e<br />

stregoneria <strong>di</strong>vennero le facce <strong>di</strong> <strong>una</strong> stessa sulfurea medaglia. Si andò <strong>del</strong>ineando<br />

il fosco quadro <strong>del</strong> complotto <strong>di</strong>abolico e si elaborarono contro il<br />

complotto nuove armi giuri<strong>di</strong>che in cui il ricorso alla tortura e la centralità<br />

<strong>del</strong>la confessione occupavano <strong>una</strong> posizione centrale, strategica. Nel corso<br />

dei secoli XVIII e XIX il <strong>di</strong>avolo si fece lentamente <strong>una</strong> presenza via via<br />

più sfumata; malgrado ciò, l’idea che <strong>una</strong> società o <strong>una</strong> comunità siano<br />

minacciate, oltre che da fattori critici visibili alla luce <strong>del</strong> sole (crisi economiche,<br />

evoluzioni dei costumi), anche da oscuri e spaventosi complotti<br />

non ha perso affatto vigore. Essa è anzi ancora qui tra noi. E da molte parti<br />

si è ritenuto, e si continua a ritenere, che sia ancora in<strong>di</strong>spensabile ricorrere<br />

alle tecniche processuali messe in campo contro eretici e streghe: tortura,


124<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

privazioni, la confessione degli imputati come unica prova adeguata, sufficiente<br />

e determinante.<br />

La ricostruzione <strong>di</strong> <strong>una</strong> filiera <strong>di</strong> trasmissione culturale – in cui si<br />

integrano e si intrecciano credenze popolari, religione, filosofia, teologia e<br />

<strong>di</strong>ritto – non risolve però <strong>del</strong> tutto la questione. Rimane, anzi, l’interrogativo<br />

<strong>di</strong> fondo: perché si è tanto facilmente <strong>di</strong>sposti a credere in certe cose e non<br />

in altre? In particolare, perché la <strong>di</strong>sponibilità ad accettare la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong><br />

complotto è così <strong>di</strong>ffusa da rappresentare per molti aspetti un problema<br />

endemico e ubiquitario?<br />

A tal proposito, merita <strong>di</strong> essere citata l’opinione <strong>di</strong> Dan Sperber,<br />

secondo il quale «le credenze misteriose o comprese a metà sono molto<br />

più frequenti e importanti culturalmente <strong>di</strong> quelle scientifiche. Dato<br />

che esse non sono completamente comprese [...] sono quin<strong>di</strong> aperte a<br />

reinterpretazione». 1 Rispetto alle più rigide convinzioni razionali, insomma,<br />

le credenze misteriose sarebbero meglio plasmabili, malleabili, adattabili<br />

alla realtà e alla sua incertezza, mutevolezza e contrad<strong>di</strong>ttorietà. I<br />

misteri culturali sono competitivi anche perché facili da memorizzare e da<br />

tradurre in emozione – soprattutto i misteri culturalmente vicini a quelle<br />

rappresentazioni <strong>del</strong>la realtà per le quali manca <strong>una</strong> spiegazione definitiva<br />

o <strong>una</strong> spiegazione emotivamente adeguata. Il sistema cognitivo umano,<br />

infatti, risponde meglio a stimoli che coinvolgono entrambi gli emisferi,<br />

destro e sinistro, ed entrambi i sistemi <strong>di</strong> rappresentazione <strong>del</strong>la realtà,<br />

emotivo e razionale. Accade sovente, quin<strong>di</strong>, che le risposte puramente<br />

razionali risultino meno sod<strong>di</strong>sfacenti <strong>di</strong> quelle che lasciano aperta la porta<br />

<strong>del</strong> mistero e <strong>del</strong>la paura. 2<br />

Osservata sotto questa luce, la credenza nel complotto, o la<br />

<strong>di</strong>sponibilità a credervi, appare <strong>una</strong> categoria antropologico-cognitiva<br />

prima che culturale. Essa si configura come <strong>una</strong> pre-con<strong>di</strong>zione latente la<br />

cui apparizione effettiva, e il suo grado <strong>di</strong> intensità, <strong>di</strong>penderà da variabili<br />

come le <strong>di</strong>namiche culturali e il contesto politico. Come si è avuto modo<br />

<strong>di</strong> verificare, vi sono terreni che più <strong>di</strong> altri ne incoraggiano lo sviluppo.<br />

Un contesto <strong>di</strong> contrapposizione bipolare è certamente favorevole alla<br />

valorizzazione perversa <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> patto con il Nemico: i conflitti<br />

che opposero la Riforma protestante alla Controriforma cattolica (che non<br />

1. Dan Sperber, Il contagio <strong>del</strong>le idee, Milano, Feltrinelli, 1996, p. 27.<br />

2. Ivi, p. 76.


Epilogo 125<br />

casualmente coincise con uno dei picchi d’intensità <strong>del</strong>la caccia alle streghe),<br />

oppure il Comunismo al Capitalismo ne sono l’illustrazione migliore.<br />

Come abbiamo visto, infine, la <strong>teoria</strong> <strong>del</strong> complotto è ancora uno strumento<br />

vitale all’inizio <strong>di</strong> questo XXI secolo che da molte parti si vorrebbe nato<br />

all’insegna <strong>del</strong>la contrapposizione tra cultura occidentale e islam ra<strong>di</strong>cale<br />

– il quale, tuttavia, come si è già avuto modo <strong>di</strong> notare, ha in realtà mutuato<br />

dal Nemico molto <strong>del</strong>l’arsenale concettuale (e anche tecnologico, nel caso<br />

<strong>del</strong>le azioni terroristiche) che rivolge contro l’avversario.<br />

Un altro aspetto da menzionare, infine, è il carattere epidemiologico<br />

che sovente assume la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la credenza <strong>una</strong> volta uscita dallo stato<br />

latente. Osservando la cronologia e la progressione geografica dei processi<br />

per stregoneria si è autorizzati ad affermare che il panico e i conseguenti<br />

processi si <strong>di</strong>ffusero sul territorio europeo come <strong>una</strong> lenta epidemia seguendo<br />

un percorso da sud ovest a nord est, grosso modo simile a quello <strong>del</strong>la<br />

peste nera <strong>del</strong> 1348. Analogamente, il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le persecuzioni staliniane<br />

che presero il via nell’URSS degli anni ’30 <strong>del</strong> Novecento si <strong>di</strong>ffuse<br />

nel secondo dopoguerra nelle democrazie popolari <strong>del</strong>l’Europa orientale<br />

insieme allo stalinismo stesso, ma toccò anche gli USA, benché in forma<br />

attenuata, nei contemporanei anni <strong>del</strong> maccartismo. In entrambi i momenti,<br />

«caccia alle streghe» e processi staliniani, anche la progressione <strong>del</strong>le denunce<br />

interna ai singoli casi assunse il carattere <strong>di</strong> contagio epidemico.<br />

Anche qui si è ipotizzabile la presenza <strong>di</strong> un perequisito antropologicocognitivo<br />

al quale si sovrappongono specifiche <strong>di</strong>namiche culturali. Un<br />

sistema culturale potrebbe essere considerato come <strong>una</strong> variante <strong>di</strong> «sistema<br />

selettivo <strong>di</strong> riconoscimento», <strong>di</strong> cui un esempio è il sistema immunitario.<br />

Secondo Gerald E<strong>del</strong>man tali sistemi sono basati, appunto, su procedure<br />

<strong>di</strong> «riconoscimento» (o mancato riconoscimento) «tra gli elementi <strong>di</strong> un<br />

dominio fisico e le novità che si presentano tra gli elementi <strong>di</strong> un altro<br />

dominio fisico, più o meno in<strong>di</strong>pendenti dal primo». 3 Se all’espressione<br />

«dominio fisico» sostituiamo «sistema culturale» possiamo includere nella<br />

definizione, con un linguaggio inter<strong>di</strong>sciplinare e pertinente, le <strong>di</strong>namiche<br />

<strong>di</strong> adattamento, reazione e innovazione che si verificano costantemente<br />

nella storia umana. Le «epidemie» <strong>di</strong> panico e <strong>di</strong> persecuzione dovute<br />

all’affioramento e alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> credenze in complotti tessuti da<br />

3. Gerald M. E<strong>del</strong>man, Sulla materia <strong>del</strong>la mente, Milano, A<strong>del</strong>phi, 1993, p. 118.


126<br />

<strong>Streghe</strong> e <strong>cospiratori</strong><br />

malvagi congiurati costituiscono <strong>una</strong> forma estrema, ma drammaticamente<br />

esemplare, <strong>di</strong> immunologia culturale.


I b l I o g r a f I a*<br />

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* La bibliografia include anche titoli non citati, ma da me consultati nel corso <strong>del</strong>le<br />

ricerche, e che rappresentano utili riferimenti per tutti i lettori interessati a un approfon<strong>di</strong>mento<br />

preliminare <strong>del</strong>l’argomento trattato.


128<br />

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