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CONCORSO MUSEO DELLA BILANCIA - Comune di Campogalliano

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<strong>CONCORSO</strong> <strong>MUSEO</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>BILANCIA</strong><br />

ANNO SCOLASTICO 2008-2009<br />

TITOLO<br />

A PIEDI E IN BICICLETTA<br />

CLASSE 3 a ATM DELL’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE<br />

“ENRICO MATTEI”<br />

Alunni: Aghito Alberto,<br />

Bakia Enver,<br />

Baldon Andrea<br />

Berto Andrea,<br />

Bottaro Luca,<br />

Gallo Francesco,<br />

Giantin Enrico,<br />

Gotsch Andrea,<br />

Hohoi Alexandru,<br />

Marcon Francesc o,<br />

Masiero Marco,<br />

Nalin Stefano,<br />

Mon<strong>di</strong> Michele,<br />

Okechukwu Charles,<br />

Polonio Lorenzo,<br />

Saccuman Ivan<br />

Tacchin Eros,<br />

Tridello Gianluca)<br />

Docente coor<strong>di</strong>natore: Bozza Fer<strong>di</strong>nando<br />

1


INDICE<br />

Capitolo pagina<br />

Prima pagina 01<br />

In<strong>di</strong>ce 02<br />

Introduzione 03<br />

Esempio <strong>di</strong> invito 04<br />

In<strong>di</strong>cazione dei percorsi 05<br />

Conselve 06<br />

Pozzonovo 19<br />

Villa Centanini 26<br />

Veneranda Arca <strong>di</strong> S. Antonio 28<br />

Parco Valcorba 30<br />

Anguillara Veneta 40<br />

Bagnoli 43<br />

Villa Widmann 47<br />

Terrassa Padovana 50<br />

Santuario della Madonna della Misericor<strong>di</strong>a 53<br />

Bibliografia 58<br />

2


INTRODUZIONE<br />

Noi alunni della classe 3 a ATM abbiamo aderito molto volentieri a questo<br />

progetto anche perché i due percorsi <strong>di</strong> seguito riportati in dettaglio verranno<br />

effettivamente realizzati da: tutti gli alunni ; da tutti gli insegnanti e da tutto il<br />

personale ATA del Mattei e dell’ENAIP <strong>di</strong> Conselve (salvo qualche eccezione è<br />

comunque previsto un numero <strong>di</strong> circa 800 partecipanti).<br />

Noi tutti essendo dei futuri periti meccanici faremo parte del servizio d’or<strong>di</strong>ne<br />

e presteremo soccorso e aiuto ai nostri compagni in eventuali <strong>di</strong>fficoltà per forature o<br />

altri problemi alle biciclette.<br />

La manifestazione rappresenta la giornata pubblica <strong>di</strong> chiusura del percorso<br />

“WORLD SOCIAL AGENDA 21” a cui il Mattei ha aderito quest’anno scolastico<br />

2008-2009 con altre tre classi oltre la nostra.<br />

Il tema affrontato dal World Social agenda è il settimo obiettivo del Milennio<br />

“ASSICURARE LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE”<br />

La manifestazione salvo impe<strong>di</strong>mento dovuto alle con<strong>di</strong>zioni atmosferiche è<br />

prevista per sabato 16 maggio 2009 (in caso <strong>di</strong> pioggia verrà posticipata al sabato<br />

seguente) e sono state invitate alcune personalità del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Conselve e della<br />

Provincia <strong>di</strong> Padova oltre che del Consorzio Bacino Padova tre e quattro e della<br />

azienda SESA SPA, realtà che si occupano della raccolta <strong>di</strong>fferenziata dei rifiuti e<br />

della relativa “lavorazione” per tutto il territori dl sud della provincia <strong>di</strong> Padova.<br />

Come esempio viene riportato <strong>di</strong> seguito l’invito fatto all’Assessore<br />

al’Ambiente della Provincia <strong>di</strong> Padova.<br />

3


ESEMPIO DI INVITO FATTO A VARIE ISTITUZIONI<br />

IST. D’ISTRUZIONE SUPERIORE “E.MATTEI”<br />

con Tecnico Commerciale, Liceo Sc., ITI e Liceo Tecnologico<br />

35026 CO NSELVE (PD) – Via Traverso 6<br />

e.mail: PDTD150001@istruzione.it<br />

Provincia <strong>di</strong> Padova<br />

Settore Ambiente<br />

35100 PADOVA<br />

a.c.a. dell’Assessore Roberto Marcato<br />

Oggetto: invito e richiesta <strong>di</strong> patrocinio relativo alla manifestazione “MATTEI+ENAIP e l’ambiente” che<br />

consisterà in una passeggiata per alcuni e una biciclettata per gli altri (alunni, docenti e personale <strong>di</strong><br />

entrambe le scuole più tutti gli invitati).<br />

Con la presente l’Istituto <strong>di</strong> Istruzione Superiore “Enrico Mattei” <strong>di</strong> Conselve La invita alla<br />

manifestazione in oggetto che si terrà il giorno sabato 16 maggio 2009 con inizio alle ore 8,45 e<br />

termine previsto per le ore 13,00. Chiede inoltre per la stessa il patrocinio della Provincia <strong>di</strong> Padova.<br />

Viene <strong>di</strong> seguito descritto in modo sintetico il progetto <strong>di</strong> cui fa parte. La manifestazione che<br />

coinvolgerà tutte le persone delle due scuole sarà la conclusione del percorso a cui aderiscono 4 classi e 5<br />

docenti del Mattei “WORLD SOCIAL AGENDA 2008/2009”: Tale percorso ha come obiettiv o “LA<br />

SOSTENIBILITA’ DELL’AMBIENTE” e si articola nelle seguenti tre fasi:<br />

1° Fase. Offerta, letture per gli alunni, 4 incontri con esperti del settore per gli insegnanti, un incontro per<br />

alunni e insegnanti;<br />

2° Fase. Formazione, consistente in una visita ad una realtà significativa in campo ambientale per alunni<br />

e docenti, lavoro per alunni e docenti sui progetti <strong>di</strong>: scrittura; cinematografia; arti figurative; comunicazione;<br />

3° Fase. Rielaborazione consistente nella creazione <strong>di</strong> un “prodotto” inerente alle tipologie: scrittura;<br />

cinematografia; arti figurative; comunicazione;<br />

La manifestazione non comporterà per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> lezione in quanto prevista in una delle giornate<br />

“alternative” che utilizza le ore previste per le assemblee <strong>di</strong> Istituto, deliberate dal Collegio Docenti, e<br />

de<strong>di</strong>cate a simili attività<br />

Considerato un numero <strong>di</strong> circa 800 partecipanti (circa 500 il Mattei e circa 300 l’ENAIP), chie<strong>di</strong>amo<br />

anche un aiuto per quanto riguarda l’aspetto logistico (collaborazione e coor<strong>di</strong>namento delle amministrazioni<br />

comunali e dei vigili dei <strong>di</strong>versi comuni interessati).Vengono allegati i due percorsi.<br />

Rimanendo a <strong>di</strong>sposizione per eventuali chiarimenti Le porgiamo <strong>di</strong>stinti saluti.<br />

Conselve, 20 ottobre 2008<br />

Il referente <strong>di</strong> progetto Il <strong>di</strong>rigente scolastico<br />

Fer<strong>di</strong>nando Bozza Umberto Rigato<br />

4


INDICAZIONE DEI PERCORSI<br />

A PIEDI: CIRCA 10 KM<br />

Andata (Comuni <strong>di</strong> Conselve e Terrassa Padovana<br />

Via Fossalta<br />

Via Albera<br />

Via San Benedetto<br />

Via Rena<br />

Terrassa: visita al Municipio e al Santuario Votivo “Madonna della Misericor<strong>di</strong>a” con<br />

ristoro<br />

Ritorno<br />

Via Beolo<br />

Mattei<br />

IN BICICLETTA: CIRCA 40 KM<br />

Andata (Comuni <strong>di</strong>: Conselve; Bagnoli; Tribano; Pozzonovo; Anguillara Veneta;<br />

Tribano<br />

Pozzonovo: (villa Centanin e gran<strong>di</strong> aziende agricole)<br />

Stroppare: (Valcorba con ristoro)<br />

Anguillara:( Depuratore del Centro Servizi Veneto “Acquedotto”)<br />

Ritorno<br />

Via Rovere<br />

Borgoforte<br />

Preion: (base nato)<br />

Bagnoli: (villa Widman conosciuta come Dominio Borletti)<br />

Mattei.<br />

5


CONSELVE<br />

STORIA<br />

L'origine latina del nome "Conselve" fa supporre un legame piuttosto stretto<br />

con l'epoca romana. I primissimi documenti (954) parlano <strong>di</strong> "Caput Silvae" e "Caput<br />

Silvis" (luogo posto all'inizio della boscaglia, punto principale e più frequentato della<br />

boscaglia); in seguito il nome si presenta come "Cum<br />

Silvis" (luogo circondato da boscaglie). Nel 954<br />

appunto, in una donazione fatta dal duca Almerigo,<br />

vengono localizzati alcuni terreni "siti lungo la Via<br />

Annia" che è chiamata antica e posta in vicinanza<br />

della "Caput Silvae". In altra donazione del 983, si usa<br />

la parola "Causelvo"; nella decima papale del 1297 si<br />

trova già la trasformazione finale (Caput-Cau-Cao-Co-Con) "Consilvis".<br />

Richiami precedenti non esistono proprio perché anche Conselve subì le<br />

conseguenze del vandalismo e dell'oscurità dei secoli precedenti.Tutto fa supporre,<br />

compresa la toponomastica, che il conselvano abbia conservato a lungo l'aspetto <strong>di</strong><br />

una desolante palude, fatta <strong>di</strong> acquitrini melmosi, <strong>di</strong> stagni putrescenti, <strong>di</strong> bacini<br />

lagunari, <strong>di</strong> fiumi dal percorso <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato e facilmente straripanti, <strong>di</strong> fittissima e<br />

spontanea vegetazione, minuta e boschiva,<br />

progressivamente <strong>di</strong>ffusa man mano che le<br />

palu<strong>di</strong>, anche per effetto del calore solare, si<br />

prosciugavano lasciando rilevanti depositi <strong>di</strong><br />

sale. Non è improbabile che Conselve sia<br />

"figlia dell'A<strong>di</strong>ge". Poi l'A<strong>di</strong>ge si ritirò.<br />

Conselve rimase adagiata sopra le "lupie"<br />

(alluvies: dossi, elevature sabbiose e argillose),<br />

<strong>di</strong>sseminate ovunque assieme alle tante "brusaure",<br />

terre bruciate, aride e quin<strong>di</strong> non più fertili.<br />

Tutto il terreno <strong>di</strong> Conselve si estende ondulato: lo<br />

6


stesso Duomo è costruito su parte elevata, al sicuro dalle acque.<br />

Il fatto spiega perché il paese non si è sviluppato attorno alla zona del Castello,<br />

come sarebbe stato più naturale. Occorre ricordare la "isola <strong>di</strong> Conselve" citata in un<br />

documento del 1205, nel quale si parla pure <strong>di</strong> un lago esistente nel 1147, nella<br />

campagna detta Rivola, in contrada Padelga ai confini del paese, lago che fu<br />

prosciugato più tar<strong>di</strong> e <strong>di</strong>venne terra coltivabile <strong>di</strong> proprietà del <strong>Comune</strong>.<br />

Crollato l'Impero Romano d'Occidente (476), si accanirono le lotte fra gli stessi<br />

barbari invasori che intanto continuavano ad infiltrarsi. L'Italia fu <strong>di</strong>visa dai<br />

longobar<strong>di</strong> in province. Il popolo, legato alla terra (servo della gleba) era<br />

ritenuto un tutto uno con essa; non aveva un nome ma faceva numero come i buoi, i<br />

cavalli e i campi. Nel 589, racconta Paolo Diacono, l'A<strong>di</strong>ge, per mancanza <strong>di</strong> argini<br />

che i Longobar<strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> elevare, ruppe alla Cucca <strong>di</strong> Verona, inondando<br />

spaventosamente anche tutta la nostra zona, spazzando via ogni segno <strong>di</strong> vita.<br />

Con la carestia, si presentò una peste altrettanto<br />

catastrofica. Qualcuno ritiene che questa sia stata l'inondazione che ha fatto<br />

deviare il corso dell'A<strong>di</strong>ge, spostandolo più a Sud sull'alveo attuale. Delle nostre<br />

zone, per due secoli circa, non si parla più essendo stata Treviso la preferita dai<br />

Longobar<strong>di</strong>. Nel frattempo l'onnipotenza dei Duchi mise in forte crisi l'autorità del<br />

Re, già in serio pericolo per la sua opposizione al<br />

Papato. Nel 774, Carlo Magno con i Franchi, approfittando della situazione,<br />

affrontò e sconfisse per sempre i Longobar<strong>di</strong>, facendo prigioniero l'ultimo loro Re,<br />

Desiderio. Con i Franchi ben presto nacque la<br />

"Marca" (<strong>di</strong>versi duchi o conti raggruppati<br />

sotto il controllo <strong>di</strong> un Marchese): così anche<br />

Conselve finì sotto la Marca Trevigiana<br />

iniziando un nuovo capitolo <strong>di</strong> storia. Le<br />

antiche cronache parlano <strong>di</strong> Conselve come<br />

della preferita sede dei vicari imperiali. Nel<br />

IX secolo fu instaurato il regime feudale da<br />

Carlo Magno, eletto Imperatore dei Franchi da Papa Leone III. Le terre vennero<br />

<strong>di</strong>stribuite a Vassalli, Valvassori e Valvassini. Le nostre terre furono <strong>di</strong>vise dalla<br />

Marca Trevigiana, fra quattro Conti, affidando ad Alferisio Maltraversi gran parte del<br />

padovano e quin<strong>di</strong> anche il Castello <strong>di</strong> Conselve. Sul finire del IX secolo, arrivò<br />

un'altra ondata <strong>di</strong> barbari dalle Alpi Carniche: gli Ungheri, che nel 914 giunsero<br />

anche a Conselve, briciando, fra l'altro, anche l'Oratorio <strong>di</strong> S. Francesco (Gentilini)<br />

come ne fa fede una lapide in marmo nero, ricostruita e lì conservata. In questi<br />

frangenti <strong>di</strong> estrema <strong>di</strong>fesa, Berengario, Re d'Italia, concesse ai Vescovi che ne<br />

7


avevano fatto richesta, l'autorizzazione <strong>di</strong> costruire i "castelli". Anche Conselve ebbe<br />

il suo, costruito dai Signori <strong>di</strong> allora, i Lazara. La<br />

prima notizia è del 948.<br />

I primi feudatari <strong>di</strong> Conselve, con pieni poteri<br />

su persone e cose, protetti da masnade,<br />

furono i Conti, famiglia sicuramente<br />

staccata dalla Signoria <strong>di</strong> Padova, allora<br />

affidata ai Vescovi. La tristezza dei tempi si<br />

palesava nella miseria dei tuguri <strong>di</strong> fango e<br />

paglia, senza letti e senza ripari, nella<br />

scarsità e insicurezza delle strade e dei<br />

ponti, nelle carestie e nelle pestilenze<br />

ripetute, nella mancanza <strong>di</strong> leggi e <strong>di</strong><br />

istruzione. Agli albori del 1200, i frati Benedettini, affiancandosi al programma dei<br />

feudatari, incrementarono la loro opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>sboscamento e <strong>di</strong> bonifica; sorsero i<br />

primi ospedali e ospizi per i poveri e per i pellegrini <strong>di</strong>retti alle Crociate o ad altre<br />

chiamate <strong>di</strong> guerra (l'ospizio <strong>di</strong> Conselve era intitolato a S. Maria). A mantenere alta<br />

la tirannia e l'oppressione, quando tutto preludeva a ripresa, si presentò nel Veneto il<br />

feudo degli Ezzelini.<br />

Provenivano dalla Germania al seguito dell'Imperatore Corrado II il Salico, dal<br />

quale furono investiti dei feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Onara e <strong>di</strong> Romano, ricavando da quest'ultimo il<br />

nome. A Padova, allora, il libero <strong>Comune</strong> era retto da un podestà (dal 1175). Anche i<br />

centri più grossi della provincia, come Conselve, ebbero, fin dal 1325, un loro<br />

podestà, a <strong>di</strong>fferenza degli altri piccoli villaggi che ebbero soltanto un vicario.<br />

Ezzelino III, figlio del Podestà d Treviso Ezzelino II detto il Monaco e fratello <strong>di</strong><br />

Alberigo, fu scomunicato da Papa Innocenzo IV per il protrarsi delle crudeltà<br />

commesse. Ma né lui, né il suo crudelissimo Anse<strong>di</strong>sio si arresero e continuarono a<br />

far scorrere il sangue per le vie <strong>di</strong> Padova. Al grido <strong>di</strong> tanto dolore, Papa Alessandro<br />

IV rispose bandendo una crociata, nel 1254. Il luogo <strong>di</strong> raduno delle forze papali fu<br />

stabilito presso Torre <strong>di</strong> Bebe (alle foci dell'A<strong>di</strong>ge).<br />

A Conselve, il primo scontro fu catastrofico per gli<br />

Ezzeliniani che, prima <strong>di</strong> fuggire a Pernumia,<br />

saccheggiarono, incen<strong>di</strong>arono e rasero al suolo il paese. I<br />

conselvani, anche se piangenti, accolsero felici il<br />

liberatore. Sotto il <strong>Comune</strong>, <strong>di</strong> nuovo libero, la vita<br />

riprese intensa e laboriosa. A Conselve fu inviato un<br />

8


Podestà molto quotato, stipen<strong>di</strong>ato con £ 100 semestrali, come i Podestà dei più<br />

grossi centri della provincia. Ma la felicità durò solo 70 anni poiché, nel 1325, arrivò<br />

un nuovo duro colpo per Conselve. Invi<strong>di</strong>oso da tanto tempo <strong>di</strong> Padova, Cangrande<br />

della Scala, messo in fuga da Altichiero degli Azzoni, si postò attorno a questo nostro<br />

paese, lo devastò con le sue masnade, lo incen<strong>di</strong>ò, riducendolo a tale bassezza che da<br />

Podesteria passò a Vicaria, rimanendo così per tutta la dominazione veneta.<br />

Il secolo XIII fu caratterizzato dalle prodezze <strong>di</strong> Ezzelino da una parte e dalle<br />

lotte tra Carraresi e Scaligeri dall'altra, le due potenti famiglie che improntarono <strong>di</strong> sé<br />

la storia <strong>di</strong> Padova e <strong>di</strong> Verona anche nel XIV secolo. Dietro <strong>di</strong> loro si muovevano<br />

Venezia e Milano, nonché l'impero germanico e il papato, sia pur con scopo <strong>di</strong><br />

controllo e <strong>di</strong> limitato interesse. Il libero <strong>Comune</strong>, sempre in embrione, ancora una<br />

volta crolla. I Carraresi, oriun<strong>di</strong> dai Franchi, <strong>di</strong>vennero signori <strong>di</strong> Conselve nel 1217,<br />

acquistando beni già posseduti da altri.Ultimo Vicario a Conselve, sotto i Carraresi,<br />

fu Francesco Normanini <strong>di</strong> Bassano che fece e<strong>di</strong>ficare, nel 1402, il palazzo della<br />

Vicaria, come fa fede una lapide, riprodotta sull'originale e conservata nella vecchia<br />

sede Comunale. Con l'arrivo <strong>di</strong> Napoleone Bonaparte, a Conselve rimase la carica <strong>di</strong><br />

Vicario, nominato dal Senato Veneto della Repubblica Serenissima; ne fu estesa anzi<br />

la giuris<strong>di</strong>zione a 42 ville e a 23 località, fino a Concadalbero, Anguillara, Battaglia,<br />

Albignasego, Ponte S. Nicolò, Bovolenta, Pozzoveggiani, ecc. per un totale <strong>di</strong> 36.000<br />

abitanti. Il primo Vicario <strong>di</strong> Conselve fu Nicolò de Lazara, già possidente in Conselve<br />

e proveniente dall'antico casato legato al castello. A salvaguardare l'or<strong>di</strong>ne pubblico<br />

si istituì la "cérnide", corpo <strong>di</strong> soldati con incarichi civili e <strong>di</strong> guerra. Incaricato a<br />

raccogliere le imposte, piuttosto gravi, era il "massàro". I conselvani così<br />

cominciarono a respirare sod<strong>di</strong>sfatti, anche perché Venezia non tardò a riversare qui i<br />

segni della sua inconsueta abbondanza. La politica <strong>di</strong> monopolio però faceva pesare il<br />

tributo a favore <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni veneziani e il severo controllo sul clero locale. Molte<br />

nostre terre furono acquistate dai veneziani, in virtù delle esenzioni fiscali loro<br />

spettanti.<br />

Così, a lungo andare, parrocchie e paesi non furono governati che da veneziani.<br />

Fra i vari tipi <strong>di</strong> dazi, gravezze e imposte, ricor<strong>di</strong>amo il "campatico, la "colta", il<br />

"quintello" (tassa ere<strong>di</strong>taria), il "testatico"<br />

o "fuocatico" (tassa <strong>di</strong> famiglia), le<br />

"decime", le "redecime" (pre<strong>di</strong>ali), ecc.<br />

Tutto finiva a Venezia da dove soltanto<br />

poteva venire l'autorizzazione <strong>di</strong> trattenute<br />

per opere pubbliche. Le monete in uso<br />

9


erano il fiorino e il ducato. Le misure: i pie<strong>di</strong> e<br />

i passi.Lungo il Quattrocento, secolo <strong>di</strong><br />

assestamento della Serenissima e della<br />

liberazione dei servi della gleba, a Conselve<br />

regna la calma e la pace portando frutti <strong>di</strong><br />

operosità nella sistemazione dei terreni e nella<br />

coltivazione della canapa, del lino, del gelso,<br />

dei foraggi, della segala, delle patate, del<br />

granoturco e nell'allevamento delle api e dei bachi da seta. Furono costruite strade e<br />

ponti, nonché consolidati gli argini dei corsi d'acqua. Nel 1518, a Pontecasale, Jacopo<br />

Tatti detto Sansovino costruì, per conto della veneziana famiglia Garzoni, la Villa<br />

Lazara <strong>di</strong> Palù, portentoso capolavoro architettonico <strong>di</strong> cui non rimane che il vetusto<br />

oratorio. Nel 1556, sempre sotto la Repubblica Veneta, una legge sui "retratti e sulle<br />

bonifiche" venne a creare dei magistrati delle acque. Sorsero allora gli Scoli<br />

Consorziali, utili per la raccolta e l'incanalatura delle acque piovane. Elenchiamo<br />

quelli ancora esistenti: a Nord, la Fossetta; a Sud-Est, il Sorgaglia e il Sardellon; a<br />

Sud, la Fossona e quello dell'Olmo. Sembra certo che l'attuale via Fossalta si sno<strong>di</strong><br />

sopra un vecchio corso d'acqua, quello<br />

stesso che lambiva il Castello e che in<br />

seguito azionava la ruota <strong>di</strong> alcuni mulini<br />

(lontana origine dell'industria molinaria <strong>di</strong><br />

Conselve). Nel Seicento e nel Settecento, a<br />

Conselve, vennero costruite numerose ville<br />

gentilizie: Lazara (Canossiani), Belegno<br />

(Seren), Lion Cavazza (Salom), Venezze (Deganello Ferrante), Cadò (ex Orfanatrofio<br />

Schiesari), Cavalli-Cappello (F. Schiesari), Fante (Gentilini), Zen (delle Catene),<br />

Sagredo (Toderini). Un'altra grande opera: il Duomo (1720-1748) con<br />

l'annesso campanile (1766), costati 47 anni <strong>di</strong> lavoro. Contro il pericolo delle<br />

inondazioni, la Repubblica Veneta istituì speciali Magistrati delle acque, con il<br />

compito <strong>di</strong> controllare e provvedere alle necessità <strong>di</strong> arginatura. Sorsero i lazzaretti,<br />

come luoghi <strong>di</strong> isolamento nelle frequenti epidemie. Verso la fine del '700, le nostre<br />

terre furono infestate e terrorizzate dal brigantaggio, dal ban<strong>di</strong>tismo, dalla<br />

delinquenza armata...Fu un evidente segno <strong>di</strong> decadenza. Per questo, molti Signori,<br />

con troppa frequenza assaliti lungo la strada o in casa, abbandonarono Conselve per<br />

ritirarsi a Padova o a Venezia. Quelli che restarono si costruirono dei cunicoli<br />

sotterranei (ancora visibili presso la fattoria Molon <strong>di</strong> via Fossalta) per nascondersi o<br />

per ottenere un aiuto da altre famiglie vicine.Nel 1797, la Repubblica <strong>di</strong> Venezia,<br />

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dopo lunghi anni <strong>di</strong> lenta decadenza, giunge alla sua fine. I francesi, venendo dalla<br />

Lombar<strong>di</strong>a, occuparono tutto il territorio e così anche Conselve ricevette i nuovi<br />

padroni, avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> denaro, <strong>di</strong> scarpe, <strong>di</strong> cavalli, <strong>di</strong> panni...Alcuni conventi furono<br />

automaticamente soppressi e quasi tutte le chiese depauperate. L'arcipretale <strong>di</strong><br />

Conselve fu defraudata <strong>di</strong> calici e paramenti preziosi. Si trattava della Rivoluzione<br />

Francese (1789-1799): fu un vero capovolgimento della storia.<br />

Leggi, monete, pesi, misure, bolli, calendario...tutto cambiò, senza<br />

limitazione...perfino, e nuovamente, lo stesso governo. Infatti il 17 ottobre 1797, a<br />

Campoformio, una firma <strong>di</strong> pace donava all'Austria tutto il Veneto. Parve una<br />

liberazione, <strong>di</strong> fronte all'infestante flagello, ma non fu così. Municipalità dunque,<br />

anche a Conselve: il leone <strong>di</strong> S. Marco fu fatto togliere dal campanile, dalla facciata<br />

del <strong>Comune</strong>, dalla colonna della piazzetta <strong>di</strong> Palù, dai frontoni dei vecchi palazzi...per<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Napoleone. Alla popolazione si richiesero prestiti, contributi, imposte,<br />

requisizioni...e sempre in nome della libertà. Unico decreto (26 agosto),<br />

provvidenziale per Conselve, fu quello dell'abolizione del "pensionatico", in forza del<br />

quale tutte le pecore della montagna potevano liberamente pascolare su tutte le nostre<br />

campagne. Il territorio padovano fu <strong>di</strong>viso in 9 cantoni: Conselve costituiva il quarto.<br />

Con tutto ciò, mentre ladrescamente mangiava sui nostri piatti, il giacobino invasore<br />

francese andava portando a termine il crudele piano <strong>di</strong> venderci agli Asburgo. Fin dal<br />

15 marzo 1798, gli Austriac i procedettero alla nomina dei componenti il Consiglio<br />

(64 membri) della nuova Comunità Conselvana: erano 12 per ogni rione del paese<br />

(Villa, Correzza, Fossalta, Borgo, Pontecchio). Ogni gruppo <strong>di</strong> 12 era sud<strong>di</strong>viso in tre<br />

qualifiche, legate al censo: "artegiani" (non avevano più <strong>di</strong> nove campi), "masieri"<br />

(massari, benestanti, con case coloniche, terre e animali); erano compresi pure i<br />

gastal<strong>di</strong>, muratori, tabaccai, bettolini, bigolari (ven<strong>di</strong>tori ambulanti), arsenti, bisnenti<br />

(poveri dei casoni) emolti altri membri con mansioni <strong>di</strong>verse. Il 4 ottobre 1805, uno<br />

squadrone <strong>di</strong> Ussari a cavallo, comandato dall'arciduca Giuseppe, fece sosta a<br />

Conselve. Intanto Napoleone piega nuovamente gli Austriaci ad Austerlitz (2<br />

<strong>di</strong>cembre 1805) e chiede che il Veneto entri a far parte del suo Regno Italico:<br />

Conselve così <strong>di</strong>venta il secondo cantone <strong>di</strong> Piove <strong>di</strong> Sacco, con 9 Comuni nel suo<br />

comprensorio. E' questo il periodo <strong>di</strong> nuove bande <strong>di</strong> briganti; soltanto nel 1810<br />

un'azione energica delle forze dell'or<strong>di</strong>ne riesce a debellarli. Nel 1812, la<br />

Deputazione Comunale venne sostituita dal Podestà. A Lipsia però, nel 1813,<br />

Napoleone fu costretto a retrocedere e nel Veneto, dopo otto anni, ritornano gli<br />

Austriaci per rimanervi fino al 1866, come Regno Lombardo Veneto. Fallite<br />

lesommosse del 1848, alle quali parteciparono non pochi conselvani, gli Austriaci<br />

piazzarono in Conselve una forte gendarmeria, <strong>di</strong>slocata in 16 case espropriate a<br />

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privati e trasformate in caserme. Durante il Regno Lombardo Veneto, a Conselve<br />

furono portati a termine molti lavori <strong>di</strong> pubblica utilità: ricostruzione, allargamento e<br />

rettifica delle principali strade, prolungamento dei marciapie<strong>di</strong> al centro, costruzione<br />

del liston sulla piazzetta della canonica, del selciato della loggia e della piazza<br />

antistante, rifacimento della canonica, restauro della Sede Munic ipale.<br />

Aboliti i Cantoni, passarono da tre a sette i Distretti, fra i quali Conselve. Il 14<br />

luglio del 1866 il Veneto fu liberato fino all'Isonzo grazie a due grossi eserciti: uno<br />

dalla Lombar<strong>di</strong>a con Vittorio Emanuele II e Lamarmora e l'altro del Po con Cial<strong>di</strong>ni.<br />

Il 23 ottobre successivo anche la popolazione <strong>di</strong> Conselve fu chiamata a votare<br />

l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, nonché il nuovo Consiglio Comunale, in<br />

sostituzione delle precedenti Deputazioni Comunali. Il primo Sindaco <strong>di</strong> Conselve fu<br />

il Dr. Antonio Fante, proposto dal Prefetto della provincia e nominato con decreto<br />

reale. Fu coa<strong>di</strong>uvato da 4 assessori effettivi, da 2 supplenti e da 13 consiglieri. Nei<br />

primi anni del '900, il Sindaco, Cav. Vittorio Franzolin, orchestrò, anche a mezzo<br />

stampa, una lotta contro i casoni in terra e paglia, che continuavano ad essere il poco<br />

glorioso <strong>di</strong>stintivo per Conselve. Questa lotta durò dal 1909 al 1913. A nulla valse<br />

però: nessuna legge governativa venne mai in aiuto.Conselve, durante il conflitto del<br />

1915-18, rimase quasi priva <strong>di</strong> uomini vali<strong>di</strong>: tutti gli abili dai 19 ai 45 anni furono<br />

chiamati alle armi e l'agricoltura subì grave danno, nonostante donne e ragazzi<br />

supplissero nel pesante e faticoso lavoro. I reduci, tornati alle loro case, incontrarono<br />

<strong>di</strong>soccupazione e miseria.<br />

Nelle famiglie regnava la fame. Mentre quasi tutti tacevano, i socialisti<br />

operavano...su terreno fertile, favoriti dall'aria tesa. Anche in Conselve, come in ogni<br />

altro paese, fu istituita la Lega Operaia Socialista. La mira della lotta <strong>di</strong> piazza erano i<br />

signori, <strong>di</strong>spotici, restii ed intransigenti; era lo Stato incapace e debole; ed era pure la<br />

Chiesa, accusata <strong>di</strong> favorire e proteggere le piaghe della società.D'altro canto, entrò<br />

contemporaneamente in azione il partito popolare cattolico, <strong>di</strong>ffondendo un<br />

messaggio <strong>di</strong> riforma sociale, basato su principi cristiani, formulati sull'accordo e sul<br />

rispetto reciproco. Altri partiti sorsero: fatto sta che un nostro bracciante conselvano<br />

passò, in poco tempo, a guadagnare da una lira e mezza al giorno a due lire all'ora!<br />

Naturalmente anche i profitti dei padroni si moltiplicarono: un uovo da 5 lire passò a<br />

60 lire. Il mercato nero raggiunse il culmine. Scioperi, violenze, furti, delitti furono<br />

fatti quoti<strong>di</strong>ani dovuti il più delle volte ad o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> classe. Nell'aprile del 1921 regnava<br />

ovunque il fascismo che si affermò definitivamente con le elezioni politiche <strong>di</strong><br />

quell'anno. Si ebbero gran<strong>di</strong> lavori <strong>di</strong> bonifica, nel 1929, a Nord <strong>di</strong> Conselve, lungo la<br />

Fossa Paltana, a spese dello Stato e del Consorzio preposto. Furono quattro anni <strong>di</strong><br />

lavoro, per <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> uomini del conselvano ma scarsissima fu la<br />

12


etribuzione. Il fenomeno della Resistenza, durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, portò<br />

alla formazione delle prime brigate partigiane. Ricor<strong>di</strong>amo a Conselve la Brigata<br />

Azzurra, con 50 aderenti, organizzata e comandata da Modesto Violato, coa<strong>di</strong>uvato<br />

da Luigi Varotto e, solo in un secondo momento, collegata con il C.L.N. (Comitato <strong>di</strong><br />

Liberazione Nazionale) <strong>di</strong> Padova.<br />

Aveva lo scopo <strong>di</strong> mettere in salvo i tanti prigionieri <strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong> radunare gli<br />

ex militari, renitenti al richiamo nella Brigata Nera locale. A terrorizzare Conselve e<br />

tutto il padovano c'era la Brigata del maggiore Mario Carità, aggregata alle SS<br />

(Schutz Steffeln = truppe d'assalto) tedesche. I partigiani effettuavano sabotaggi alle<br />

comunicazion e qualche raro assalto a colonne militari tedesche o fasciste. Avevano<br />

scarsissime armi e temevano <strong>di</strong> provocare dolorose rappresaglie sulla popolazione<br />

inerme. Il 9 settembre del 1944, conselve si trova invasa dalle SS tedesche. Molte<br />

furono le vittime in quell'anno. Alle ore 14.30 del 28 aprile 1945, gli Inglesi giunsero<br />

a Conselve. La gente era commossa e le campane suonavano a <strong>di</strong>stesa. Le salme dei<br />

partigiani, caduti durante la Resistenza, furono raccolte, nel 1946, in un'unica tomba<br />

sotto la croce che sta al centro del cimitero.<br />

alcuni palazzi importanti<br />

Villa Malipiero-Zen-Schiesari è oggi sede del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Conselve. Il palazzo fu<br />

fatto erigere dai conti Zen <strong>di</strong> Venezia nel primo decennio del Settecento,<br />

ristrutturando e ampliando l'e<strong>di</strong>ficio che, nel¬ lo stesso sito, vi sorgeva in precedenza.<br />

Si trattava <strong>di</strong> "una casa da muro ", <strong>di</strong> origine forse tardo trecentesca, nel 1447 <strong>di</strong><br />

proprietà <strong>di</strong> Toma Malipiero. Dopo aver cambiato vari proprietari, il palazzo venne<br />

acquistato nel 1892 dagli Schiesari, per poi passare nel 1946 al comune.<br />

13


Palazzo Ferrante Deganello (già Michiel, Suman, Moschini, Buniolo) risale alla<br />

fine del Cinquecento, inizi del Seicento e fu fatto erigere dalla nobile famiglia<br />

veneziana dei Michiel. La facciata esterna (frontestrada) è stata mo<strong>di</strong>ficata nel corso<br />

del `700.I1 prospetto interno, che si apre sull'ampio giar<strong>di</strong>no è, invece,<br />

cinquecentesco. Un tempo l'intero complesso architettonico comprendeva anche<br />

stalle, scuderie, cantine e un oratorio privato.<br />

Duomo San Lorenzoi lavori dell'attuale chiesa parrocchiale iniziarono nel 1720 per<br />

concludersi nel 1748, anno della sua consacrazione, avvenuta da parte del Car<strong>di</strong>nale<br />

Carlo Rezzonico, <strong>di</strong>venuto poi papa Clemente XIII. Tra le varie opere d'arte<br />

conservate nel duomo spicca la pala del Martirio <strong>di</strong> San Lorenzo (primi del '600), che<br />

un recente restauro ha permesso <strong>di</strong> attribuire alla scuola del Tintoretto. La pala<br />

apparteneva al vecchio duomo, del quale rimangono ancora alcune tracce (due<br />

colonne sormontate da putti) al lato est, esterno alla chiesa parrocchiale.<br />

14


Oratorio <strong>di</strong> San Benedetto (via Pontecchio) databile presumibilmente tra il XVII e<br />

il XVIII secolo. La chiesa è ricordata nelle visite vescovili 111780 al 1823. Al suo<br />

interno, le statue <strong>di</strong> San Benedetto e dei putti ai suoi lati sono <strong>di</strong> Giovan Maria<br />

Morlaiter, realizzate intorno al 1750-1760.<br />

Villa Lazara è stata eretta nel XV secolo dalla potente e antica famiglia dei Lazara.<br />

Nei secoli seguenti il palazzo ha subito alcuni importanti interventi <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

e <strong>di</strong> ampliamento. La villa nel 1574 ha ospitato Enrico 111 <strong>di</strong> Valois, l'anno seguente<br />

<strong>di</strong>venuto re <strong>di</strong> Francia, nel 1683 San Gregorio Barbarigo (al tempo vescovo <strong>di</strong><br />

Padova) e nel 1748 il car<strong>di</strong>nal Carlo Rezzonico, poi <strong>di</strong>venuto papa Clemente XIII.<br />

Acquistata nel 1905 da monsignor Francesco Beggiato la villa è <strong>di</strong>ventata il patronato<br />

parrocchiale, dal 1927 retto dai padri canossiani.<br />

Oratorio <strong>di</strong> San Francesco "inglobato" nel complesso ex mulini Gentilini. Un<br />

tempo era annesso a villa Fante. La chiesetta conserva al suo interno una pala <strong>di</strong><br />

anonimo artista veneto, risalente alla metà del Seicento che raffigura la Madonna con<br />

il bambino e San Francesco. L'iscrizione murata sulla parete destra ricorda che il<br />

primo oratorio qui costruito fu fondato da San Prosdocimo. Bruciato nel 914 dagli<br />

Ungheri (Unni nell'iscrizione), fu rie<strong>di</strong>ficato e poi ristrutturato nel 1653.<br />

15


Villa Malipiero-Morosini-Cavalli-Cappello oggi Schiesari (via Roma), la sua<br />

o<strong>di</strong>erna configurazione risale al XVIII secolo, anche se è quasi certo che in origine, si<br />

parla del `S00 o ad<strong>di</strong>rittura della metà del `400, fosse una semplice "casa <strong>di</strong> muro ".<br />

Nel corso del '600 l'e<strong>di</strong>ficio passò dai Malipiero (nobile famiglia veneziana) ai<br />

Morosini. Nel `700 la villa fu oggetto <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale intervento <strong>di</strong> ristrutturazione e<br />

ampliamento. L'e<strong>di</strong>ficio fu <strong>di</strong> proprietà anche dei marchesi Cavalli <strong>di</strong> Ravenna, come<br />

si evince dallo stemma della casata ancora esistente sulla facciata, per poi passare ai<br />

conti Cappello e, infine, verso la fine dell'Ottocento, agli Schiesari.<br />

Palazzo Schiesari Bergonzini risale alla prima metà del XVII secolo. Diffcile<br />

ricostruire la storia <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio. Secondo lo storico Gino Meneghini, il palazzo<br />

nel Settecento apparteneva alla famiglia Papafava, che nel primo `800 lo cedette agli<br />

Schiesari per poi passare ai Bergonzini.<br />

16


Villa Conti-Schiesari, ex orfanotrofio, oggi Disarò: XVI-XVII secolo. La villa è<br />

stata eretta dalla famiglia Conti, casata <strong>di</strong> antica nobiltà, nel sito dove probabilmente<br />

sorgeva il castello <strong>di</strong> Conselve (XI secolo). L'e<strong>di</strong>ficio, eretto nella prima metà del<br />

`500, è stato ampliato e mo<strong>di</strong>ficato nel corso del `600. Nel tempo la villa ha subito<br />

altre trasformazioni. Con l'estinzione della famiglia Conti, nel 1827 il palazzo passò<br />

agli Schiesari. L'ultima erede della famiglia, Temi Schiesari, lasciò la villa alle suore<br />

canossiane, perché la trasformassero in orfanotrofio. L'istituto fu attivo dal 1942 al<br />

1970. Recentemente restaurata, la villa è ora <strong>di</strong> proprietà della famiglia Disarò.<br />

Villa Zane Bellegno con molta probabilità risale alla metà del Cinquecento. Venne<br />

e<strong>di</strong>ficata dalla famiglia Zane per poi passare nel 1630 ai Bellegno. L 'oratorio un<br />

tempo annesso alla villa, de<strong>di</strong>cato a san Paolo apostolo e sant' Antonio confessore,<br />

ricordato negli atti delle visite pastorali a partire dal 1645, è andato <strong>di</strong>strutto.<br />

Villa Sagredo Toderini "Ca' Sagredo " : costruita a partire dalla seconda metà del<br />

XVII secolo da Giovanni Sagredo, podestà <strong>di</strong> Padova e ambasciatore della<br />

Repubblica Serenissima presso le principali corti europee. L'e<strong>di</strong>ficio, tipicamente<br />

seicentesco, era stato concepito come pa<strong>di</strong>glione da caccia, trasformato poi in<br />

signorile <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> campagna da Piero Sagredo, figlio <strong>di</strong> Giovanni. La villa nell'700<br />

passò in ere<strong>di</strong>tà ai Balzan, che all'inizio dell'Ottocento la restaurarono dopo il<br />

saccheggio perperato dalla truppe francesi, e da questi ai Toderini dei Gagliar<strong>di</strong>s della<br />

Volta, attuali proprietari.<br />

17


Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni Battista Decollato <strong>di</strong> Palù del XVI secolo. Costruita nel<br />

1574 per volontà <strong>di</strong> Giovanni Lazara, con annesso un piccolo convento, poi demolito<br />

nel 1938, ha subito importanti interventi <strong>di</strong> restauro nel 1647 e nel 1733, l'ultimo nel<br />

1968.<br />

POZZONOVO<br />

LA STORIA<br />

I primi inse<strong>di</strong>amenti umani nel territorio <strong>di</strong> Pozzonovo, <strong>di</strong>mostrati dai<br />

ritrovamenti avvenuti lungo il vecchio argine del “Gorzon” o Conselvano, risalgono<br />

al neolitico e sono pertinenti la civiltà paleoveneta. I segni <strong>di</strong> questi primi nuclei<br />

abitativi e della successiva centuriazione romana sono ubicati nell’attuale località<br />

Capolcastro. Per ritrovare le prime fonti scritte che menzionino Pozzonovo bisogna<br />

arrivare al periodo me<strong>di</strong>oevale: nel co<strong>di</strong>ce pergamenaceo noto come “Catastico <strong>di</strong><br />

Ezzelino” (1250ca) è citata la “contrata Puthei Novi”, <strong>di</strong>pendente dalla Pieve <strong>di</strong> Santa<br />

Giustina <strong>di</strong> Monselice. Data a circa la metà del XIV° secolo la presenza in loco <strong>di</strong> un<br />

sacerdote fisso e probabilmente allo stesso periodo bisogna far risalire la costruzione<br />

del primo e<strong>di</strong>ficio a<strong>di</strong>bito a funzioni religiose, una chiesa de<strong>di</strong>cata a Santa Maria.<br />

18


Lo sviluppo <strong>di</strong> Pozzonovo è confermato dalla definizione <strong>di</strong> “parrocchiale”<br />

aggiunta nei documenti a partire dal 1457, cioè poco più <strong>di</strong> un secolo dopo, anche se<br />

Monselice continuerà ad esercitare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà delle valli comunali almeno<br />

fino all’avvento della Repubblica <strong>di</strong> Venezia.<br />

La chiesa parrocchiale risale agli inizi del XVIII° secolo; l’e<strong>di</strong>ficio fu abbellito<br />

e ristrutturato durante il XIX° secolo e nel 1910 fu costruita la facciata in stile<br />

classico. All’interno si possono ammirare il crocefisso cinquecentesco, la pala della<br />

Natività <strong>di</strong> Maria, l’organo (1804) e la Madonna in trono con bambino, terracotta<br />

quattrocentesca del toscano Nanni <strong>di</strong> Bortolo. Il campanile risale alla fine del<br />

Settecento.<br />

Di grande importanza per la storia <strong>di</strong> Pozzonovo fu la bonifica delle valli,<br />

cominciate dai Carraresi e sistematicamente perseguita dal governo della<br />

Serenissima: gli abitanti abbandonarono le tra<strong>di</strong>zionali attività <strong>di</strong> caccia e pesca a<br />

favore dell’agricoltura, praticata sui terreni strappati alle acque e <strong>di</strong>venuti proprietà <strong>di</strong><br />

poche famiglie aristocratiche veneziane,quali quelle dei Nani-Duodo, dei Basadonà,<br />

dei Malipiero, dei Rocca <strong>di</strong> Santa Sofia, dei Barbarico, dei Contarini e soprattutto dei<br />

Grimani. Proprietario terriero <strong>di</strong> una certa importanza era anche il monastero<br />

femminile <strong>di</strong> San Zaccaria <strong>di</strong> Venezia.<br />

Ancora oggi, testimonianza <strong>di</strong> quei vasti latifon<strong>di</strong>, si possono ammirare la<br />

grande casa colonica seicentesca detta la “Grimana” e la villa Centanini ex Polcastro.<br />

Al periodo della grande bonifica risale anche la nascita della località <strong>di</strong><br />

Stroppare (da “stropa” salice vicinale, tipica pianta delle zone paludose), in<br />

prossimità della quale sono localizzati la villa Giovanelli e gli annessi rustici.<br />

Dopo il crollo della Repubblica <strong>di</strong> Venezia ed il breve dominio napoleonico<br />

l’intero veneto <strong>di</strong>venne austriaco ed anche Pozzonovo cominciò ad avere<br />

rappresentanti comunali.<br />

Nel 1866, passato sotto il Regno d’Italia, fu dotato <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici e fu<br />

realizzato nella piazza del paese il monumentale Pozzo in trachite e pietra d’istria,<br />

opera <strong>di</strong> Marco Pezzolo.<br />

Risalgono al primo dopoguerra i decreti regi <strong>di</strong> conferimento dello stemma e<br />

del gonfalone comunali, contemporanei alla costruzione dell’idrovora <strong>di</strong><br />

Ca’Giovanelli, importante opera che permise la bonifica degli ultimi terreni paludosi.<br />

19


Il Secondo Conflitto risultò per Pozzonovo particolarmente drammatico a<br />

causa delle incursioni aeree e dei bombardamenti. Nel decennio successivo accesi<br />

conflitti sociali crearono forti <strong>di</strong>sagi fra la popolazione, e si verificò il fenomeno<br />

dell’immigrazione verso Milano e il Piemonte.<br />

L’attento viaggiatore che percorre veloce le strade asburgiche che collegano il<br />

centro <strong>di</strong> Pozzonovo con Stroppare o che raggiunge la borgata lungo l’antica e<br />

suggestiva strada militare può ascoltare suoni e voci <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> persone che hanno<br />

sudato per rendere fertili quelle campagne e che hanno lottato, a volte in maniera<br />

cruenta, per dare la giusta <strong>di</strong>gnità al loro duro lavoro.<br />

Il primo documento storico a fare menzione <strong>di</strong> Pozzonovo è il “Catastico <strong>di</strong><br />

Ezzelino” (databile tra il 1237 e il 1250): in esso sono nominati alcuni beni che la<br />

collegiata <strong>di</strong> S. Giustina (il duomo <strong>di</strong> Monselice) possedeva nella contrada “Puthei<br />

Novi”[1].<br />

Molto probabilmente, la contrada prese il nome <strong>di</strong> “Pozzo Nuovo” per<br />

<strong>di</strong>stinguerla dalla contrada <strong>di</strong> “Pozzo Vaiano” che già si trovava in questa zona; non è<br />

dato sapere se il nuovo pozzo andò a sostituire il vecchio perché decaduto, o se<br />

effettivamente sorse una nuova contrada che andò ad assumere maggior importanza.<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che poco alla volta venne a costituirsi un nucleo abitato consistente,<br />

tale da indurre i canonici del duomo ad inviare un parroco per andare incontro alle<br />

esigenze spirituali dei coloni, troppo lontani da Monselice.<br />

Infatti, dalla visita pastorale del 21 ottobre 1449 sappiamo che esisteva un “presbiter<br />

Laurentins de Calabria rector ecclesiae S. Marie de Putheo Novo”[2].<br />

In un primo tempo però, il cappellano non era obbligato alla residenza in paese;<br />

motivo per cui la piccola chiesa era affidata ad alcuni massari che non ne avevano<br />

troppa cura, come ci informa la relazione della visita pastorale del 1458.<br />

Per questo fu deciso che anche Pozzonovo dovesse avere il suo prete in pianta<br />

stabile, nominato dall’arciprete del duomo <strong>di</strong> Monselice. E nel 1486 doveva già<br />

esserci, visto che sappiamo anche a quanto ammontava il benefic io (ossia, la “paga”)<br />

<strong>di</strong> don Antonio Gorzante, il quale, a detta dei suoi parrocchiani (circa 200 anime),<br />

“compiva bene il suo ufficio”[3].<br />

20


Per quanto riguarda l’aspetto politico e amministrativo, dobbiamo ricordare che<br />

nel periodo veneziano (1405 – 1797), il territorio della provincia <strong>di</strong> Padova era<br />

sud<strong>di</strong>viso in podestarie e vicariati. Pozzonovo era sottoposto a Monselice, nella quale<br />

risiedeva un podestà scelto fra i patrizi veneti[4].<br />

Il territorio <strong>di</strong> Pozzonovo era genericamente definito “vallivo”. Tuttavia, al suo<br />

interno, sulla base del <strong>di</strong>fferente regime idrico variabile da luogo a luogo, si potevano<br />

identificare laghi, cuori, e pascoli[5], termini che in gran parte si sono riflettuti sulla<br />

toponomastica <strong>di</strong> molti paesi della pianura veneta.<br />

Di conseguenza, l’attività princ ipale <strong>di</strong> queste terre era la pesca, i cui prodotti<br />

(carpe, scardole, tinche, triotti, lucci, anguille, gamberi d’acqua dolce) confluivano<br />

principalmente sul mercato <strong>di</strong> Padova[7].<br />

A partire dal Cinquecento, le nuove famiglie veneziane, gli or<strong>di</strong>ni monastici (i<br />

benedettini <strong>di</strong> S. Giustina in prima fila) e il governo della Serenissima, avviarono,<br />

spesso <strong>di</strong> comune accordo, vaste opere <strong>di</strong> bonifica delle palu<strong>di</strong>, per strappare terreno<br />

all’acqua a tutto vantaggio della produzione cerealicola (il retratto del Gorzon fu il<br />

consorzio <strong>di</strong> bonifica più significativo per le nostre terre).<br />

[6]<br />

21


“Frutto” <strong>di</strong> questi lavori fu anche la piccola borgata <strong>di</strong> Stroppare, il cui nome<br />

compare nei documenti già verso il 1580: la contrada sorse a ridosso del Gorzone,<br />

nell’area un tempo occupata dal lago “della Griguola”, e prese il nome dalle tipiche<br />

piante della famiglia dei salici che crescono nei fossi, e utilizzate per lavori<br />

d’intreccio.<br />

[9]<br />

Tutti questi passaggi non furono certo indolori: molti atti processuali<br />

testimoniano la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> tracciare nuovi confini, <strong>di</strong> dettare nuove regole e <strong>di</strong><br />

avviare nuove attività economiche in zone nelle quali per secoli gli uomini avevano<br />

tratto vantaggio dall’acqua.<br />

Fra il 1745 e il 1746 fu innalzata l’attuale chiesa parrocchiale (la terza nella<br />

storia del paese). Nella seconda metà del XVIII secolo essa andò arricchendosi <strong>di</strong><br />

finissimi lavori <strong>di</strong> argenteria, attribuiti alla maestria <strong>di</strong> Angelo Scarabello, cesellatore<br />

estense, “tanto perfezionato che ha pochi che lo possano gareggiare”[10].<br />

[8]<br />

22


Ultimati i lavori all’interno (soffitto, intonacatura, imbiancatura, rifiniture varie)<br />

la chiesa poté essere solennemente consacrata il 3 ottobre 1893 dal vescovo Giuseppe<br />

Callegari, come ricorda l’iscrizione marmorea sulla parete <strong>di</strong> sinistra.<br />

Infine, nel 1910 venne ultimata la facciata, in stile classico, arricchita dalle statue <strong>di</strong><br />

S. Luigi, S. Agnese e S. Atanasio, patrono <strong>di</strong> Pozzonovo.<br />

[11]<br />

Le questioni delle valli si trascinarono fino all’epoca austriaca, quando<br />

Pozzonovo <strong>di</strong>venne comune <strong>di</strong> III classe, cioè con meno <strong>di</strong> tre mila abitanti, con a<br />

capo un’assemblea composta dai maggiori proprietari terrieri, a cui spettava il<br />

compito <strong>di</strong> eleggere il sindaco[12]. Monselice tuttavia rimase centro <strong>di</strong> riferimento<br />

per Pozzonovo, anche dopo il 1866, quando il Veneto venne annesso all’Italia.<br />

Al 1889 risale la costruzione, su progetto <strong>di</strong> Marco Pezzolo, del pozzo, che da<br />

allora è l’emblema del paese.<br />

[13]<br />

23


Pozzonovo, tuttavia, <strong>di</strong>venne <strong>Comune</strong> con pieni <strong>di</strong>ritti solo nel 1927, quando<br />

Vittorio Emanuele III concesse al municipio lo stemma ed il gonfalone: un pozzo in<br />

pietra su sfondo blu, sormontato da una stella a cinque punte, “caratteristica<br />

d’italianità e <strong>di</strong> buon augurio”.<br />

“Complici la guerra e la <strong>di</strong>soccupazione, la cultura laico – socialista della piazza<br />

si univa, nel 1919, con quella più sovversiva dei braccianti e Pozzonovo <strong>di</strong>ventò,<br />

come quasi tutti i centri della Bassa, un centro rosso.”[14] Ben presto però l’avvento<br />

del fascismo mise a tacere le istanze socialiste, e anche Pozzonovo fu colpita dai lutti<br />

della guerra.<br />

Gli anni successivi furono caratterizzati dalla meccanizzazione dell’agricoltura, e<br />

quin<strong>di</strong> dall’emigrazione <strong>di</strong> molti compaesani verso le città industrializzate del<br />

Piemonte e della Lombar<strong>di</strong>a.<br />

[15]<br />

24


VILLA CENTANINI<br />

La villa si trova su un territorio una volta acquitrinoso, al quale vennero<br />

eseguite <strong>di</strong>verse opere <strong>di</strong> bonifica fin dal XIV secolo via via sempre più consistenti.<br />

Diverse famiglie veneziane acquistarono in zona <strong>di</strong>versi fon<strong>di</strong> per produzioni<br />

agricole, dai documenti l’abitato viene menzionato come “Putheo novo” da cui deriva<br />

il nome attuale.Un esempio a testimonianza <strong>di</strong> quei vasti latifon<strong>di</strong>, è la villa Centanini<br />

ex Policastro <strong>di</strong> pregevole fattura.Villa con oratorio risalente al XVI secolo;<br />

attualmente è <strong>di</strong> proprietà del comune. Si trova immersa in un giar<strong>di</strong>no d’impianto<br />

tardo ottocentesco, con alberi e piante <strong>di</strong> vario genere.<br />

L'impostazione si rifà al modello <strong>di</strong> "giar<strong>di</strong>no romantico", così in voga in quegli<br />

anni. Il contorno, chiuso da una cortina vegetale rigogliosa, è grosso modo<br />

rettangolare e lo spazio interno è organizzato in tre aree: le prime due, <strong>di</strong> forma<br />

circolare, sono mantenute a prato, la terza è un piccolo bacino, a forma irregolare,<br />

immerso tra gli alberi e attorniato da alcune collinette, create con la terra <strong>di</strong> scavo.<br />

Dal lato dell'entrata, addossato al muro <strong>di</strong> cinta e preceduto da uno spazio erboso,<br />

un e<strong>di</strong>ficio dalle belle proporzioni testimonia la presenza <strong>di</strong> una grande serra, e, poco<br />

<strong>di</strong>scosto, si trova un altro manufatto che fungeva da deposito degli attrezzi per la<br />

manutenzione del Parco. Il Parco è stato acquistato nel patrimonio in<strong>di</strong>sponibile del<br />

<strong>Comune</strong> con delibera <strong>di</strong> Consiglio Comunale n.7, in data 25.2.1987, per la sua<br />

importanza naturalistica.<br />

La realizzazione dei giar<strong>di</strong>ni M.A. Centanini, estesi su una superficie <strong>di</strong> circa<br />

62.000 mq, è <strong>di</strong>fficilmente databile con certezza, nel senso che essa è avvenuta<br />

attraverso più fasi e quin<strong>di</strong> in tempi <strong>di</strong>versi. Si è avuta quin<strong>di</strong> una stratificazione <strong>di</strong><br />

25


situazioni a seguito <strong>di</strong> adattamenti, mo<strong>di</strong>fiche e sostituzioni. La presenza <strong>di</strong> vecchi<br />

esemplari <strong>di</strong> Quercus robur (farnia) e <strong>di</strong> Ulmus minor (olmo) lascia supporre che<br />

l'area, o almeno una porzione, ospitasse già vegetazione d'alto fusto. E' plausibile cioè<br />

che i Centanini abbiano deciso <strong>di</strong> destinare a go<strong>di</strong>mento estetico uno spazio che<br />

comprendeva anche Acer campestre, Acer pseudoplatanus, Acer neapolitanum. Le<br />

risultanze documentarie (mappe, foto, testimonianze) nonché il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> alcune<br />

essenze esotiche quali Taxo<strong>di</strong>um, Cedrus deodara, Aesculus hippocastanum, Cedrus<br />

atlantica glauca, Magnolia gran<strong>di</strong>flora, portano a ritenere che il parco sia stato<br />

definito fra il 1880 e il 1890, almeno per quanto riguarda alcune componenti.<br />

Quest'ultime riguardano lo scavo del laghetto e la formazione della piccola collinetta,<br />

la definizione dei percorsi, la messa a <strong>di</strong>mora delle essenze appena citate. Le<br />

<strong>di</strong>mensioni invece <strong>di</strong> altre entità botaniche esotiche quali Gingko biloba, Maclura<br />

aurantica, Koelreuteria paniculata etc. testimoniano appunto successivi inserimenti e<br />

aggiunte che <strong>di</strong> fatto mo<strong>di</strong>ficavano continuamente l'impianto.<br />

Ad articolare ulteriormente al situazione alcuni ritengono che l'e<strong>di</strong>ficazione della<br />

serra e <strong>di</strong> una parte della recinzione muraria, risalgono al 1860 in occasione della<br />

costruzione della tratta ferroviaria Padova-Bologna ad opera degli Austriaci. Per tale<br />

opera vennero interessati anche i terreni dei Centanini, che probabilmente<br />

riorganizzarono la zona concependo anche l'area verde. Il progetto originario, <strong>di</strong> cui<br />

purtroppo non si è riusciti a reperire alcun elaborato, è attribuibile, secondo tutte le<br />

testimonianze, a Marco Antonio Centanini, per così <strong>di</strong>re il fondatore della Famiglia<br />

Centanini in Stanghella.<br />

Quest'ultimi erano originari <strong>di</strong> Arquà Petrarca.Marco<br />

Antonio ebbe due figli, Francesco e Placido. Questo<br />

ultimo sposò una nobildonna parigina con una gran<strong>di</strong>osa<br />

festa che ebbe luogo nel 1905 appunto nel parco. I due<br />

non ebbero figli. Francesco invece ebbe due maschi<br />

trasferitisi a Padova. L'impostazione stilistica è<br />

decisamente quella informale-romantica con tutti i più<br />

classici elementi: il laghetto, la viabilità sinuosa, ricca collezione botanica, gran<strong>di</strong><br />

parterres erbosi, vegetazione arborea organizzata in gruppi (clumps). Sulla base delle<br />

informazioni raccolte possiamo elencare strutture un tempo presenti:<br />

• panchine in pietra e probabilmente qualcuna in legno;<br />

• un gazebo a forma circolare con rose rampicanti rosse;<br />

• un capanno in legno con tetto <strong>di</strong> paglia;<br />

• alcune forme in ars topiaria, soprattutto nelle vicinanze della serra realizzate<br />

con Ligustrum, Buxus, Taxus;<br />

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• una grande quantità <strong>di</strong> piante termofile nella serra (palme, agrumi, jasminum<br />

(gelsomino);<br />

• il laghetto, provvisto <strong>di</strong> ponticello, ricchissimo <strong>di</strong> pesce.<br />

VENERANDA ARCA DI S. ANTONIO<br />

L'istituzione della Veneranda Arca <strong>di</strong> S. Antonio si inserisce e si spiega<br />

come una necessità nella stessa evoluzione del fenomeno francescano. Per tutto il<br />

secolo XIV il sentimento delle origini e dello spirito francescano durava ancora<br />

nella sua essenzialità e si protraeva con alternative <strong>di</strong> contrasto tra le<br />

<strong>di</strong>chiarazioni pontificie e lo spirito <strong>di</strong> povertà assoluta delle sue origini.<br />

In <strong>di</strong>versi luoghi, e col consenso della Santa Sede, s'erano eletti ed introdotti i<br />

cosiddetti Sindaci Apostolici con preciso incarico <strong>di</strong> attendere alla<br />

amministrazione dei beni assicurandone lo scopo prescritto dai donatori. Anche<br />

il Convento e la basilica del Santo si sorpresero nella stessa ed identica<br />

situazione e la Veneranda Arca fu istituita con lo scopo <strong>di</strong> risolvere quelle<br />

<strong>di</strong>vergenze verificatesi anche nel Convento del Santo.<br />

Quando nel 1396, il Ministro Generale, Enrico d'Asti, venne in visita<br />

canonica nel Convento del Santo, ottemperando alle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> S. Francesco<br />

co<strong>di</strong>ficate nella sua regola, si rese conto della situazione ed in pieno accordo col<br />

p. Marco da Conegliano, ministro Provinciale della Marca Trevigiana e coi frati<br />

del Convento, si rivolse al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Padova perché nominasse quattro<br />

probi viri con il compito <strong>di</strong> amministrare, a nome dei frati, tutti gli immobili<br />

lasciati al Convento per attendere al servizio del culto antoniano e alla<br />

manutenzione della Basilica, già completa nella sua architettura fin dal 1310, e<br />

alle sue rifiniture e complementi.La Presidenza dell'Arca dovette affrontare<br />

<strong>di</strong>verse, per non <strong>di</strong>re molte, vicende nei suoi sei secoli <strong>di</strong> esistenza.<br />

Oltre attendere alla relazione col Ministro Generale dell'Or<strong>di</strong>ne francescano<br />

e coi frati, cui risale l'iniziativa della istituzione, essa dovette conservare,<br />

secondo la forma <strong>di</strong> collaborazione me<strong>di</strong>evale, stretto accordo col <strong>Comune</strong><br />

citta<strong>di</strong>no, il cui intervento si manifestò, in varie circostanze, necessariamente<br />

determinante.Troviamo documenti <strong>di</strong> interventi in successione <strong>di</strong> tempo: nel<br />

1424, 1426, 1432, 1447, 1455, 1456, 1467, 1469, 1480, 1485, 1486, poi quasi<br />

ogni anno. Gli argomenti e i motivi <strong>di</strong> collaborazione sono i più vari.Una sosta<br />

obbligatoria avvenne dal 1503 al 1517, periodo della guerra della lega <strong>di</strong><br />

Cambrai tra Venezia e Massimiliano d'Austria, dopo la quale la Veneranda<br />

Arca si trovò impegnata alla ricostruzione <strong>di</strong> buona parte del Convento,<br />

malridotto per la guerra.<br />

La collaborazione riprese fitta e spesso con la partecipazione, a pieno <strong>di</strong>ritto,<br />

del Ministro Generale dell'or<strong>di</strong>ne minoritico, per i secoli<br />

seguenti.L'interessamento della Veneranda Arca versava su tutto il<br />

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complesso antoniano, dai restauri del monumento alle nuove iniziative, dalla<br />

liturgia ai suoi contenuti: reliquie, paramenti, argenterie, dall'archivio alla<br />

biblioteca e su tutto il personale addetto, dai frati ai laici.Una importanza<br />

accentuata assume la Veneranda Arca nel periodo della Signoria Carrarese,<br />

soprattutto allorché giunse in possesso della Gastal<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Anguillara. Nella<br />

guerra contro Venezia, i Carraresi, anzi Francesco - il Vecchio, per avere denaro<br />

e mezzi, richiese con pressione a tutti i conventi religiosi <strong>di</strong> Padova e del suo<br />

dominio, argento e oro. Un’ingente quantità riuscì ad ottenere dal Convento del<br />

Santo.Al termine della guerra ebbe l'onestà della restituzione; il compito della<br />

restituzione spettò a Francesco il giovane, figlio del vecchio.Il Convento del<br />

Santo ebbe come compenso la donazione della Gastal<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Anguillara, dalle<br />

cui ren<strong>di</strong>te la Veneranda Arca attinse continuamente i mezzi per attendere alla<br />

manutenzione del monumento antoniano e degli uomini a<strong>di</strong>biti ad esso.<br />

La Gastal<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Anguillara venne ceduta alla Veneranda Arca il 17<br />

giugno 1405 con atto notarile del notaio Sicco Ricci detto Polentone.Troviamo<br />

una serie ininterrotta <strong>di</strong> interventi sulla tenuta <strong>di</strong> Anguillara circa le abitazioni, i<br />

poderi, i campi, la regolazione delle acque del Gorzon, sollecitu<strong>di</strong>ne questa da<br />

non <strong>di</strong>menticare. La Veneranda Arca intervenne costantemente per migliorare<br />

questa sua proprietà e per renderla efficiente fino agli ultimi tempi in cui la<br />

conservò.La Tenuta <strong>di</strong> Anguillara doveva essere visitata <strong>di</strong> persona da tutti i<br />

Presidenti almeno una volta all'anno. Ingente materiale d'archivio può<br />

testimoniare questa continua attenzione.La proprietà venne alienata nel 1973.<br />

Un ruolo importante ebbe la Veneranda Arca dopo l'incen<strong>di</strong>o della Basilica del<br />

1749.<br />

Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Padova e la Serenissima Repubblica parteciparono<br />

efficacemente.Molto importante per la Veneranda Arca fu il periodo della<br />

soppressione napoleonica e sabauda delle congregazioni religiose. Fu una<br />

vicenda assai dolorosa per la comunità del Santo e per tutto il complesso<br />

antoniano.Se la Basilica e la sua funzionalità, se parte del Convento fu<br />

conservato alla sue funzioni, il merito è da attribuirsi alla Veneranda Arca che,<br />

non essendo congregazione religiosa, non fu colpita dalla legge<br />

eversiva.Sorprendenti furono quelle circostanza in cui il p. Bonaventura<br />

Perissuti, assieme alla Veneranda Arca, riuscì a salvare i reliquiari della Cappella<br />

del Tesoro e la Biblioteca Antoniana. Altrettanta attenzione riscontriamo nella<br />

Veneranda Arca per. la suaccennata soppressione sabauda avvenuta alcune<br />

decenni dopo.La Veneranda Arca si occupò in modo particolare circa la parte<br />

artistica. Risale ad essa, in pieno accordo con la comunità religiosa del Santo, in<br />

particolare <strong>di</strong> qualche. figura eminente, la scelta degli artisti per tutte le opere <strong>di</strong><br />

rilievo.Si deve affermare che tutta la fioritura d'arte, tra gli artisti chiamati, non<br />

ne risulta alcuno <strong>di</strong> seconda mano. Si pensi a Donatello, a Bellini, Tiepolo,<br />

Paro<strong>di</strong>, al Sansovino, ai Lombardo, al Briosco, ad Andriolo de Santi, a<br />

Lucianetti, fino agli ultimi, Seitz, Oppi, Feuerstein, Pogliaghi, ed agli ultimissimi<br />

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Annigoni e Dinetto.Senza entrare in giu<strong>di</strong>zi soggettivi, tutti questi artisti sono dei<br />

gran<strong>di</strong> nomi. Ora, dopo il Concordato tra lo Stato e la Santa Sede, la Veneranda<br />

Arca conserva con più precisione e secondo le nuove esigenze, i suoi compiti.<br />

PARCO VALCORBA<br />

La nostra storia e il nostro modo <strong>di</strong> essere<br />

La storia del Parco Faunistico Valcorba è del tutto unica ed incre<strong>di</strong>bile! Il<br />

nostro giar<strong>di</strong>no zoologico nasce infatti “dalle ceneri” del vecchio Zoo del Monte<br />

Lonzina. Un bel giorno, il <strong>di</strong>rettore della vecchia struttura, ormai ben avviata e<br />

conosciuta, ha chiuso i battenti per ricreare un nuovo ambiente molto grande,<br />

spazioso e soprattutto confortevole per gli animali.<br />

Il Parco, che si estende su una superficie <strong>di</strong> 200.000 mq <strong>di</strong> prati, alberi, vialetti<br />

e specchi d’acqua offre <strong>di</strong>mora ad oltre 220 animali, fra cui ippopotami,tigri,<br />

pappagalli, tucani, canguri, gufi, cammelli, zebre, fenicotteri, per un totale <strong>di</strong> oltre 60<br />

specie <strong>di</strong>verse.<br />

Nel 1990 sono cominciati i lavori con la posa delle prime migliaia <strong>di</strong> pietre, gli<br />

elementi costituenti delle stalle e delle varie abitazioni per gli animali, seguita dalla<br />

piantumazione degli alberi, arrivati ai 15.000 e passa dei nostri giorni. Poi si è<br />

cominciato a lavorare con le siepi, con i fiori, con l’erba e ovviamente con la<br />

sistemazione dei vari animali. Dopo 10 anni <strong>di</strong> massacrante lavoro, nel 2000<br />

finalmente i cancelli sono stati aperti !<br />

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La fatica è stata molta, a volte ci sono stati (e ci sono!) momenti <strong>di</strong><br />

scoraggiamento, ma quando ve<strong>di</strong>amo i bambini incantati ad osservare i colori dei<br />

pappagalli o i lenti movimenti dei possenti ippopotami ci ren<strong>di</strong>amo conto che siamo<br />

sulla strada giusta e tutto ciò ha un senso! Poi i cuccioli che regolarmente nascono<br />

fanno il resto…impossibile anche per noi “che siamo abituati” rimanere in<strong>di</strong>fferenti a<br />

tali splen<strong>di</strong>de creature!<br />

Il vecchio concetto <strong>di</strong> zoo, inteso come mostra <strong>di</strong> animali, da noi è stato<br />

abolito, non fa parte del nostro modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> essere. Per noi il Parco è uno<br />

strumento per insegnare a conoscere e rispettare la natura...ma come e cosa<br />

facciamo? Per prima cosa curiamo e sistemiamo gli animali nel miglior modo<br />

possibile. Come seconda cosa ci proponiamo <strong>di</strong> far conoscere i nostri animali al<br />

pubblico con visite guidate, laboratori, iniziative varie, pannelli illustrativi <strong>di</strong> alta<br />

qualità. Come terza cosa ci occupiamo <strong>di</strong> sensibilizzare il pubblico con iniziative a<br />

tema, collaborazioni con altri enti e finanziando ricerche e progetti internazionali<br />

<strong>di</strong> conservazione della natura.<br />

Sicuramente tutto questo non è facile, ma la passione che ci anima ci porta al<br />

massimo a rifiatare, non certo a fermaci, come testimoniano le continue creazioni <strong>di</strong><br />

nuovi reparti !!!<br />

La nostra speranza è che il visitatore che esce dal Parco abbia capito che il<br />

mondo degli animali è spettacolare e ha tanto da insegnarci, ma sia anche<br />

consapevole che il futuro <strong>di</strong> queste meraviglie <strong>di</strong>pende esclusivamente dalla “buona<br />

educazione” dei nostri piccoli gesti quoti<strong>di</strong>ani che spesso entrano in conflitto con i<br />

delicati equilibri naturali…<br />

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Gli animali sono i veri protagonisti, abitano all'interno <strong>di</strong> spazi estremamente<br />

ampi e confortevoli, stu<strong>di</strong>ati in base alle esigenze <strong>di</strong> ogni singola specie e sono quin<strong>di</strong><br />

liberi <strong>di</strong> spaziare come fossero nel loro ambiente naturale. Impossibile non rimanere<br />

simpaticamente sorpresi dal goffo camminare dei cammelli, dal curioso sguardo dei<br />

tucani, dall’eleganza dei fenicotteri e della volpe del deserto, dal maestoso mix <strong>di</strong><br />

potenza e portamento della tigre siberiana, dal manto “<strong>di</strong>pinto” delle zebre, per non<br />

parlare delle acrobazie dei lemuri e dei coati rossi.<br />

Negli anni sono state tantissime le nascite al Valcorba, il mitico ippopotamo<br />

Pacifico <strong>di</strong>venuto il simbolo del Parco, Pasqualina la femminuccia <strong>di</strong> cammello,<br />

Giulia e Anna le zebrine, i lama, poi i procioni, le antilopi <strong>di</strong> tutte le specie, i canguri<br />

<strong>di</strong> Bennet, i turachi ver<strong>di</strong>, i cigni reali e neri…impossibile ricordarseli tutti!!!<br />

Oltre agli animali gli elementi che caratterizzano il Valcorba sono il verde dei prati,<br />

i sassi ed il legno usati per le costruzioni.<br />

Il Parco Faunistico Valcorba, ormai è un vero centro <strong>di</strong> educazione<br />

ambientale, grazie alle svariate attività <strong>di</strong>dattiche, alle collaborazioni e ai<br />

finanziamenti donati per ricerche e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> conservazione della natura…un luogo<br />

dove noi e i nostri figli possiamo capire l’importanza del rispetto degli animali e del<br />

loro ambiente naturale<br />

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Ampi spazi ricreativi, aree pic-nic coperte e all'aperto, sinuosi viali alberati, un<br />

castello attorniato dall'acqua e zone riservate ai giochi per bambini, completano il<br />

Parco Faunistico Valcorba donando agli ospiti piccoli e gran<strong>di</strong>, la possibilità <strong>di</strong><br />

immergersi in una natura da conoscere e Rispettare<br />

Ricco <strong>di</strong> altre attrazioni, <strong>di</strong> una zona panoramica, <strong>di</strong> una chiesetta<br />

completamente costruita in granito e posti a sedere per oltre 600 persone, il Parco<br />

Valcorba si propone altresì come luogo ideale per feste <strong>di</strong> matrimonio (al<br />

coperto/scoperto con aree buffet e tavoli), regalando scorci panoramici unici per lo<br />

sfondo delle foto nuziali, o compleanni <strong>di</strong> bambini (anche dentro il meraviglioso<br />

castello circondato dall'acqua).<br />

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Gli animali del Parco Valcorba<br />

Il Parco Faunistico Valcorba ospita circa 220 animali <strong>di</strong> circa 70 specie <strong>di</strong>verse.<br />

Nella gestione degli spazi il nostro obiettivo primario è quello <strong>di</strong> offrire ad ognuno <strong>di</strong><br />

loro l’habitat naturale più consono ai comportamenti, agli spostamenti e alle esigenze<br />

tipiche della specie.<br />

Il branco delle zebre. Ogni anno nascono<br />

i nuovi cuccioli proprio come nella<br />

savana africana, segno inequivocabile<br />

della perfezione dell’ambiente per loro<br />

ricreato.<br />

Gli ippopotami, gli animali più pericolosi<br />

del continente nero, velocissimi sia in<br />

acqua che su terreno aperto.<br />

Il fennec, la volpe del deserto, eleganza<br />

senza rivali!<br />

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Il cammello, animale “corazzato” che<br />

può incre<strong>di</strong>bilmente sopravvivere in tutti<br />

gli ambienti, sia cal<strong>di</strong> che fred<strong>di</strong>.<br />

La famigliola <strong>di</strong> coati rossi. Curiosissimi<br />

animali in grado <strong>di</strong> compiere incre<strong>di</strong>bili<br />

evoluzioni.<br />

I Procioni, i simpatici orsetti lavatori<br />

mascherati.<br />

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L’Antilope alcina grande come una<br />

mucca.<br />

L’incre<strong>di</strong>bile mondo australiano dei<br />

Marsupiali è rappresentato dal canguro<br />

<strong>di</strong> Bennet.<br />

La tigre siberiana, il predatore perfetto,<br />

potenza ed eleganza ai massimi livelli!<br />

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Il caracal, uno dei felini più veloci e<br />

agili, il suo aspetto simpatico nasconde<br />

l’indole del cacciatore infallibile.<br />

I fenicotteri rosa, trampolieri fin troppo<br />

strani per sembrare veri. Una meraviglia<br />

della natura!<br />

L’oca egiziana, uno dei molti abitanti del<br />

grande lago.<br />

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Il pellicano roseo con la “borsa della<br />

spesa” sotto al becco, nessun pesce può<br />

sfuggire.<br />

L’imper<strong>di</strong>bile “pettinatura” della gru<br />

coronata.<br />

Le antilopi cervicapra, impren<strong>di</strong>bili<br />

saltatrici.<br />

E ancora:i simpaticissimi pappagalli ara, un’esplosione <strong>di</strong> colori e <strong>di</strong> vivacitài<br />

kobo lichi, magnifiche antilopi africanel’orice dalle corna a sciabola estinto in<br />

natura!!!! sitatunga, l’antilope che riesce a camminare sui terreni paludosi senza<br />

sprofondarenon certo aggraziato ma utile spazzino, il marabù è considerato animale<br />

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sacro in alcuni paesi africani, i tucani, dei veri clown buffissimi ed impacciati che<br />

abitano le foreste sudamericane.<br />

Storia<br />

ANGUILLARA VENETA<br />

Anguillara Veneta è un comune <strong>di</strong> 4.679 abitanti della provincia <strong>di</strong> Padova.<br />

Tracce <strong>di</strong> primi inse<strong>di</strong>amenti umani risalgono all'età del bronzo. Le frequenti rotte<br />

dell'A<strong>di</strong>ge segnarono profondamente il territorio <strong>di</strong> Anguillara, che per molti secoli<br />

rimase in prevalenza paludoso. Per la sua posizione <strong>di</strong> confine i Carraresi signori <strong>di</strong><br />

Padova vi eressero un castello, e nel periodo me<strong>di</strong>evale il paese fu teatro <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

scontri militari con le potenze confinanti (Ferraresi in primis). Con la sconfitta dei<br />

Carraresi nel 1405 da parte della Repubblica <strong>di</strong> Venezia il territorio entrò a far parte<br />

politicamente della Serenissima, mentre la Veneranda Arca del Santo <strong>di</strong> Padova<br />

ottenne la proprietà economica dei terreni (e la mantenne fino al 1974). Nel XVI<br />

secolo iniziarono i lavori <strong>di</strong> bonifica (taglio dell'Argine vecchio del Gorzon in località<br />

Taglio, 1557), che furono completati solo tre secoli più tar<strong>di</strong>. La <strong>di</strong>fficile situazione<br />

economica, dovuta all'economia prevalentemente agricola e allo scarso sviluppo<br />

industriale, incoraggiò nel secondo dopoguerra una massiccia emigrazione verso<br />

l'estero e le più ricche regioni del nord-ovest italiano.<br />

Geografia<br />

Anguillara Veneta sorge su un territorio pianeggiante. È attraversata dal fiume A<strong>di</strong>ge<br />

(che costituisce il confine meri<strong>di</strong>onale del comune), dal canale Gorzone e da corsi<br />

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d'acqua minori (vari scoli <strong>di</strong> bonifica). Il clima è continentale, caratterizzato da estati<br />

calde e afose e inverni fred<strong>di</strong> ma non particolarmente rigi<strong>di</strong>, con frequente<br />

formazione <strong>di</strong> nebbie. Le precipitazioni sono <strong>di</strong>stribuite abbastanza uniformemente<br />

durante l'anno, d'estate sono possibili fenomeni piovosi <strong>di</strong> forte intensità<br />

accompagnati da gran<strong>di</strong>ne.<br />

Economia<br />

<strong>Comune</strong> a vocazione prevalentemente agricola, <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un terreno fertile adatto a<br />

molti tipi <strong>di</strong> coltivazioni, soprattutto cereali (mais e grano), senza <strong>di</strong>sdegnare colture<br />

orticole e tuberose (importantissima la patata americana). Modesta la presenza <strong>di</strong><br />

inse<strong>di</strong>amenti produttivi, quasi esclusivamente a carattere artigianale.<br />

Evoluzione demografica<br />

DEPURATORE DI ANGUILLARA VENETA<br />

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Il depuratore <strong>di</strong> Anguillara Veneta è stato realizzato e reso attivo dal Centro Veneto<br />

Servizi Spa nel 1993 e tuttora continua a depurare l acqua presa dal fiume A<strong>di</strong>ge per<br />

<strong>di</strong>stribuirla nella rete idrica comunale. L’impianto e costruito in cemento armato. Per<br />

dare un’idea dell’importanza <strong>di</strong> detto impianto, riportiamo i seguenti dati: potenzialità<br />

3500 AE; portata <strong>di</strong> 780 litri al secondo corrispondenti a 67.39 milioni <strong>di</strong> litri al<br />

giorno e quin<strong>di</strong> 67390 metri cubi al giorno. Questo impianto rispetta pienamente le<br />

normative imposte, infatti esso è munito <strong>di</strong> molti filtri per la depurazione dell’acqua,<br />

sino a renderla potabile e quin<strong>di</strong> poterla <strong>di</strong>stribuire nella rete. Nel <strong>di</strong>segno sottostante,<br />

si può notare lo schema del depuratore nelle sue principali funzionalità:<br />

I fanghi <strong>di</strong> scarto del depuratore vengono utilizzati<br />

per il compostaggio come fertilizzante per piante.<br />

La manutenzione del sito viene eseguita dal<br />

consorzio Centro Veneto Servizi Spa.<br />

BAGNOLI<br />

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Villa Widmann e chiesa <strong>di</strong> San Michele<br />

STORIA<br />

Il nome Bagnoli deriva da "balneoli",<br />

termine che in<strong>di</strong>cava la presenza <strong>di</strong> zone<br />

d'acqua nel territorio. In epoca preromana<br />

questa parte della Pianura Padana era infatti<br />

un'immensa <strong>di</strong>stesa d'acqua dalla quale<br />

emergevano solo i Colli Euganei. Anche in<br />

seguito alla comparsa delle terre non<br />

collinari l'acqua rimase un elemento<br />

presente e caratteristico <strong>di</strong> questa zona, fino alla completa bonifica del territorio.<br />

La nascita <strong>di</strong> Bagnoli avvenne nello stesso periodo <strong>di</strong> Arre e Conselve.<br />

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Il primo documento che parla <strong>di</strong> Bagnoli riconoscendone il toponimo e la presenza <strong>di</strong><br />

terreni abitati risale al 954: è l'atto <strong>di</strong> donazione <strong>di</strong> Almerico, marchese e duca dei<br />

Longobar<strong>di</strong>, del "Dominio <strong>di</strong> Bagnoli" al Vescovo <strong>di</strong> Padova. Nel documento si parla<br />

<strong>di</strong> "curte" e non <strong>di</strong> "villa" in quanto si trattava <strong>di</strong> un piccolo borgo in cui però già da<br />

qualche secolo vi era una chiesetta de<strong>di</strong>cata a San Michele. In questi anni non<br />

esisteva ancora il convento <strong>di</strong> San Michele: fu solo attorno all'anno Mille, quando il<br />

"Dominio" era nelle mani dei Benedettini, che nacque questo convento come<br />

"succursale" del monastero veneziano <strong>di</strong> San Michele e della Trinità <strong>di</strong> Brondolo.<br />

I monaci Benedettini portarono il territorio ad un'alta efficienza produttiva:<br />

realizzarono opere <strong>di</strong> bonifica, <strong>di</strong> appoderamento, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa delle acque consolidando<br />

gli argini dell'A<strong>di</strong>ge e del Gorzone e <strong>di</strong> costruzione delle prme strade. Ai Benedettini<br />

va inoltre il merito dello straor<strong>di</strong>nario sviluppo della viticoltura in queste terre perchè<br />

accanto al monastero costruirono le più gran<strong>di</strong> cantine Benedettine dell'epoca. Queste<br />

cantine potevano contenere oltre 10.000 ettolitri <strong>di</strong> vino.<br />

Verso il 1424 ai monaci dell'or<strong>di</strong>ne Benedettino successero nella conduzione del<br />

convento i monaci dell'or<strong>di</strong>ne dei Canonici Regolari <strong>di</strong> Santo Spirito. Questi<br />

intrapresero una serie <strong>di</strong> iniziative già progettate per ultimare le opere <strong>di</strong> bonifica. A<br />

questo fine stipularono accor<strong>di</strong> con i proprietari delle zone limitrofe: è nota una<br />

convenzione con Obizzo Papafava, Pietro Papafava, Alessandro Papafava e la<br />

famiglia Zorzi per attuare una serie <strong>di</strong> iniziative comuni atte a migliorare lo scolo dei<br />

territori <strong>di</strong> Bagnoli, Agna e San Siro che frequentemente <strong>di</strong> impaludavano.<br />

Nel 1656, con il consenso <strong>di</strong> Papa Alessandro VII, il monastero e tutti i beni (tranne<br />

le chiese e i luoghi sacri) che si trovavano nel territorio <strong>di</strong> Bagnoli vennero messi<br />

all'asta per utilizzare il ricavato come sostegno alla Guerra <strong>di</strong> Can<strong>di</strong>a combattuta dalla<br />

Serenissima contro i Turchi. Il territorio venne <strong>di</strong>viso in nove parti: otto furono<br />

acquistate per 440.000 ducati dal conte Ludovico Widmann, nobile proveniente dalla<br />

Carinzia, mentre la nona parte venne venduta alla famiglia Nave.<br />

I nuovi padroni preposero alla cura del paese un loro cappellano privato, mentre<br />

Ludovico Widmann fra il 1662 e il 1674 si occupò del rinnovamento della chiesa <strong>di</strong><br />

San Michele, annessa all'antico monastero <strong>di</strong> Santo Spirito, facendovi costruire un<br />

prezioso altare marmoreo. Verso la fine del 1600 il conte <strong>di</strong>ede inoltre inizio alla<br />

costruzione della villa patrizia che ancora oggi sorge nella piazza <strong>di</strong> Bagnoli e che è<br />

conosciuta con il nome <strong>di</strong> Villa Widmann-Borletti. La villa nasce dalla sistemazione<br />

e trasformazione dell'originaria struttura del Convento si Santo Spirito. A<strong>di</strong>acente alla<br />

villa venne creato un piccolo teatro nel quale recitò anche Goldoni. Goldoni fu ospite<br />

del conte Ludovico a Bagnoli due volte: la prima nel luglio del 1755 e la seconda<br />

nell'aprile del 1757. Lo scrittore rimase colpito dall'accoglienza avuta da Ludovico e<br />

gli de<strong>di</strong>cò la comme<strong>di</strong>a intitolata La Bottega del Caffè e un poemetto intitolato Il<br />

Pellegrino che lo descrive come un signore ricco e generoso. Nel Settecento quin<strong>di</strong><br />

Bagnoli <strong>di</strong>venne un centro <strong>di</strong> scambi culturali e <strong>di</strong> feste raffinate e oltre a Goldoni<br />

43


altri artisti ed esponenti della cultura e della nobiltà veneziana vennero ospitati nella<br />

villa. Ludovico Widmann morì nel 1764 e con la sua morte iniziò il declino <strong>di</strong> quel<br />

mondo festoso e <strong>di</strong> quella società felice.<br />

Di lì a poco l'Italia settentrionale venne invasa dalle armate napoleoniche: i primi<br />

reparti francesi entrarono a Padova il 28 aprile 1797 mentre a Bagnoli giunsero nei<br />

primi giorni <strong>di</strong> maggio. Nelle fattorie del "Dominio" si stabilì un reparto <strong>di</strong> cavalleria<br />

napoleonica dato che qui uomini e cavalli potevano trovare cibo e riparo. I soldati<br />

durante la loro permanenza a Bagnoli rubarono molte suppellettili domestiche dalle<br />

fattorie e oggetti <strong>di</strong> pregio artistico che impreziosivano la Villa Widmann. Bagnoli in<br />

questo periodo visse un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà dovuto al depauperamento delle<br />

campagne in seguito all'invasione delle truppe napoleoniche e al <strong>di</strong>sinteressamento da<br />

parte degli ere<strong>di</strong> del conte Ludovico nei confronti <strong>di</strong> questo territorio. Per loro infatti i<br />

risultati economici prodotti dall'attività agricola delle campagne <strong>di</strong> Bagnoli erano<br />

troppo scarsi e la situazione continuava a peggiorare: preferivano quin<strong>di</strong> trascorrere le<br />

loro giornate nel loro palazzo a San Canciano a Venezia.<br />

L'ultimo erede della famiglie Widmann, il conte Giovanni Abbon<strong>di</strong>o, in <strong>di</strong>fficoltà<br />

economica e pressato dai cre<strong>di</strong>tori, fu costretto nel 1856 per mezzo del suo curatore a<br />

vendere la tenuta <strong>di</strong> Bagnoli al princ ipe Pietro d'Arenberg. Quest'ultimo viveva<br />

abitualmente a Parigi quin<strong>di</strong> l'acquisto fu per lui un semplice investimento<br />

patrimoniale. Il principe gestì il "Dominio" per una cinquantina d'anni tramite agenti<br />

e amministratori ma il risultato fu una gestione negativa che non portò progressi<br />

nell'ambito agrario. A Pietro successe nella proprietà il figlio Augusto che non<br />

mo<strong>di</strong>ficò l'atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinteresse nei confronti della tenuta che aveva il padre e<br />

continuò ad amministrare il territorio in maniera <strong>di</strong>sastrosa. Durante la Prima Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale Augusto fu assalito dall'intensa preoccupazione <strong>di</strong> perdere tutto il suo<br />

patrimonio terriero perchè spaventato dall'idea che le truppe austro-ungariche<br />

potessero invadere il Veneto, dopo che avevano rotto il fronte italiano a Caporetto, e<br />

decise <strong>di</strong> vendere il suo posse<strong>di</strong>mento. Nel 1917 la tenuta <strong>di</strong>venne proprietà della<br />

famiglia Borletti che tuttora la detiene.<br />

Economia<br />

Le cantine benedettine <strong>di</strong> Villa Widmann<br />

44


Essendo un territorio <strong>di</strong> campagna l'attività maggiormente praticata è l'agricoltura. I<br />

principali prodotti coltivati sono: riso, grano tenero, grano duro, orzo, mais, soia e<br />

barbabietola.<br />

Bagnoli è conosciuto però in modo particolare per il suo vino, il Friularo, che a<br />

partire dal 1913 ha ottenuto una serie <strong>di</strong> riconoscimenti a livello nazionale. Con D.M.<br />

il 16 agosto 1995 inoltre Bagnoli, assieme ai comuni <strong>di</strong> Agna, Arre, Battaglia Terme,<br />

Bovolenta, Can<strong>di</strong>ana, Cartura, Conselve, Due Carrare, Monselice, Pernumia, San<br />

Pietro Viminario, Terrassa Padovana e Tribano, è stato riconosciuto area a<br />

Denominazione <strong>di</strong> Origine Controllata (D.O.C. Bagnoli). Al solo <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bagnoli<br />

invece, sempre tramite lo stesso decreto, è stata assegnata la Denominazione <strong>di</strong><br />

Origine Controllata Bagnoli Classico, che può quin<strong>di</strong> essere attribuita ai soli vini<br />

prodotti entro i confini del comune <strong>di</strong> Bagnoli.<br />

Oltre all'attività agricola è però presente nel territorio una zona industriale, artigianale<br />

e commerciale che Bagnoli <strong>di</strong>vide con Conselve.<br />

Galleria fotografica<br />

Facciata<br />

chiesa<br />

Michele<br />

<strong>di</strong><br />

della<br />

Chiesa<br />

San<br />

Michele<br />

<strong>di</strong><br />

Villa Widmann vista<br />

dalla piazza <strong>di</strong> Bagnoli<br />

San <strong>di</strong> Sopra<br />

Villa Widmann<br />

vista dal giar<strong>di</strong>no<br />

Villa Widmann<br />

vista dal giar<strong>di</strong>no<br />

Le stalle della villa<br />

VILLA WIDMANN<br />

Villa Widmann vista<br />

dal giar<strong>di</strong>no<br />

Le cantine<br />

benedettine <strong>di</strong> villa<br />

Widmann<br />

45


La Villa: L’antico Palazzo "Widmann-Borletti", situato nel Centro Storico <strong>di</strong><br />

Bagnoli <strong>di</strong> Sopra, si prospetta con un lungo fronte monumentale ed una maestosa<br />

loggia che ne valorizza l’aspetto architettonico e ne caratterizza lo stile. La villa<br />

attribuita a Baldassarre Longhena, fu fatta costruire dalla famiglia Widmann nel 1654<br />

sulla struttura <strong>di</strong> un monastero Benedettino del XII° Secolo, ancora oggi conserva il<br />

fascino <strong>di</strong> quell’antica origine nelle sue architetture interne, nei corridoi, nei soffitti<br />

ed in numerose espressioni decorative. La facciata interna si rivolge ad un bel<br />

giar<strong>di</strong>no settecentesco, <strong>di</strong> gusto francese, arricchito da profumate piante <strong>di</strong> limoni,<br />

siepi <strong>di</strong> carpini potati a creare quinte ed esedre naturali ed impreziosito da oltre 60<br />

statue create nel 1.742 dallo scultore Antonio Bonazza. Due piccoli teatri, posti<br />

all’interno della villa e nel giar<strong>di</strong>no, offrivano l’occasione ad artisti della "Comme<strong>di</strong>a<br />

dell’Arte" e letterati del ‘700 per incontri stimolanti e spettacoli: lo stesso Carlo<br />

Goldoni amava passare a Bagnoli la "Villeggiatura estiva". Il caratteristico Brolo<br />

comprende un magnifico viale affiancato da imponenti pioppi cipressini, che conduce<br />

al laghetto dove ni<strong>di</strong>ficano una nutrita colonia <strong>di</strong> aironi cinerini, vi trovano posto<br />

anche una vecchia ghiacciaia e speciali impianti <strong>di</strong> antiche varietà <strong>di</strong> viti autoctone,<br />

curati con passione dallo stesso proprietario Dott. Borletti.Tutto il complesso è<br />

racchiuso da una cinta muraria perimetrale del XIV° Secolo. Vengono ospitate<br />

manifestazioni culturali, concerti e spettacoli, utilizzando i vasti e prestigiosi spazi sia<br />

interni che esterni, attualmente si stanno restaurando altri e<strong>di</strong>fic i con future possibilità<br />

<strong>di</strong> ristorazione ed alloggio a partire dall’estate 2005.<br />

46


La Cantina e l'Azienda Agricola: Alla villa, oggi proprietà della famiglia<br />

Borletti, è annessa una grande azienda agricola, che vanta una tra<strong>di</strong>zione vitivinicola<br />

<strong>di</strong> oltre mille anni, denominata "Dominio <strong>di</strong> Bagnoli". All’azienda fanno parte le<br />

cantine storiche dell’epoca Benedettina, visitabili, dove è possibile degustare ed<br />

acquistare i vini D.O.C. "Bagnoli Classico" ed altri prodotti genuini aziendali. Il<br />

Dominio è impegnato produrre soprattutto qualità, nel rispetto e nella tutela<br />

ambientale con tecniche <strong>di</strong> Agricoltura Biologica.<br />

47


Palazzetto Widmann: Il Palazzetto Widmann si trova all'angolo con la strada<br />

che porta a Conselve da una parte e a San Siro dall'altra, <strong>di</strong> fronte alla piazza in cui<br />

vennero e<strong>di</strong>ficate sia la villa che la chiesa.L'e<strong>di</strong>ficio venne fatto costruire attorno al<br />

1707 dall'abate Antonio, uno degli ere<strong>di</strong> della famiglia Widmann che ricoprì<br />

importanti incarichi per lo Santo Pontificio, con lo scopo <strong>di</strong> utilizzarlo come sua<br />

residenza quando si recava a Bagnoli. Egli non amava infatti vivere nella villa<br />

insieme a tutti i suoi parenti e la presenza dei conta<strong>di</strong>ni che puntualmente vi si<br />

recavano per consegnare ai Signori una parte dei prodotti coltivati lo<br />

<strong>di</strong>sturbava.Prima della costruzione del Palazzetto al suo posto sorgeva un e<strong>di</strong>ficio a<br />

due piani fatto costruire verso la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, cioè<br />

nel periodo in cui i Canonici <strong>di</strong> Santo Spirito amministravano il territorio <strong>di</strong> Bagnoli.<br />

I monaci lo destinarono ad abitazione del fattore al quale avevano affidato la gestione<br />

dei loro terreni.<br />

48


TERRASSA PADOVANA<br />

STORIA DEL COMUNE<br />

Terrassa Padovana, il toponimo antico, la in<strong>di</strong>ca come una località chiamata<br />

Terra Arsa che significa probabilmente “<strong>di</strong>sboscata con azione rapida e violenta dal<br />

fuoco”. Il primo documento certo, datato 3 novembre 1097 parla <strong>di</strong> una donazione<br />

con la quale un certo Cono da Calaone cede al Monastero <strong>di</strong> San Michele a Can<strong>di</strong>ana,<br />

un territorio boscoso circondato da palu<strong>di</strong> e denominato appunto Terra Arsa.<br />

La frazione <strong>di</strong> Arzercavalli viene citata in un primo documento noto in data 25<br />

ottobre 1165 in occasione <strong>di</strong> passaggi <strong>di</strong> proprietà, con il nome <strong>di</strong> “Arzer De<br />

Cavallis”, ma la località era conosciuta molto prima anche per la presenza <strong>di</strong> un<br />

canale navigabile e con possibilità <strong>di</strong> traino delle barche da cavalli sugli argini (ve<strong>di</strong><br />

Via Navegauro). Successivamente il territorio <strong>di</strong> Terrassa vede come protagonisti i<br />

signori Braga<strong>di</strong>n nobili veneziani, mentre Arzercavalli che conservò il nome<br />

originario <strong>di</strong> Arzer De Cavallis almeno fino alla fine dell'Ottocento, subì l'influenza<br />

benefica dei Benedettini della vicina Can<strong>di</strong>ana. Il comune ha una superficie <strong>di</strong> 14,70<br />

Kmq con una popolazione che si avvia nel corso del 2007 a toccare le 2500 unità. E'<br />

composto da terreni agricoli con un impiego <strong>di</strong> circa il 5% della popolazione in tale<br />

settore. Il resto della popolazione vive <strong>di</strong> artigianato, industria, commercio e servizi.<br />

Per anni il territorio è stato oggetto <strong>di</strong> emigrazione consistente: nell'anno 1950 è<br />

registrata una popolazione <strong>di</strong> circa 3000 anime, mentre al 1990 si raggiungeva a<br />

malapena quota 2000.<br />

Grazie al nuovo inse<strong>di</strong>amento dell'area artigianale (nata nel 1995) e a<br />

molteplici opportunità abitative con le nuove zone residenziali, la popolazione è<br />

aumentata con forte immigrazione <strong>di</strong> famiglie giovani. Ciò ha permesso il<br />

mantenimento attivo <strong>di</strong> tutte le scuole dalla materna parrocchiale, alla primaria sino<br />

alle me<strong>di</strong>e con poderosi interventi <strong>di</strong> restauro e miglioramento.<br />

Terrassa Padovana è conosciuto soprattutto per la presenza del Santuario Maria<br />

Vergine della Misericor<strong>di</strong>a fondato nel 1499. La storia racconta del miracolo che la<br />

Madonna ha concesso ad un bambino, muto dalla nascita, che pascolava i maiali.<br />

Stupende le vetrate istoriate e l'interno delle navate riportate ad antico splendore.<br />

Festa l'8 settembre con S. Messe tutto il giorno e stand gastronomico per alcuni<br />

giorni. Di notevole pregio è poi la chiesa parrocchiale de<strong>di</strong>cata a S. Tomaso, con<br />

opere pittoriche del Pittoni, Cromer Lazzaroni ed il Padovanino. Nella frazione<br />

Arzercavalli la bella chiesa de<strong>di</strong>cata a S. Giacomo con un imponente campanile in<br />

mattoni a vista e l'organo da poco restaurato. A ricordo tangibile della presenza della<br />

Dominante (La Serenissima Repubblica <strong>di</strong> Venezia) anche su questo <strong>Comune</strong>, sono<br />

le due belle ville (Braga<strong>di</strong>n-Sartori e villa Colpi) del 1700.<br />

49


Chiesa S. Tomaso (seconda metà del XIII secolo)<br />

La chiesa si presenta con una facciata a capanna tripartita da quattro lesene. La<br />

pianta è rettangolare a navata unica con due altari per lato inseriti entro nicchie. 1297:<br />

prima testimonianza che ci accerta della presenza <strong>di</strong> questa chiesa, in occasione del<br />

passaggio <strong>di</strong> un esattore pontificio per la riscossione della “dec ima pontific ia”. La<br />

piccola comunità <strong>di</strong> Terrassa era soggetta alla giuris<strong>di</strong>zione della pieve <strong>di</strong> Conselve,<br />

ma era fornita <strong>di</strong> un suo fonte battesimale.<br />

Dal 1305 la chiesa <strong>di</strong> Terrassa inizia ad essere contribuente. Nel 1478 il<br />

Vescovo Pietro Barozzi informa tramite una visita pastorale, un resoconto sullo stato,<br />

che la chiesa era <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci metri <strong>di</strong> lunghezza e sei <strong>di</strong> larghezza e priva <strong>di</strong> campanile.<br />

L'interno si presentava del tutto rinnovato dall'intervento <strong>di</strong> Giovanni Alvise<br />

Braga<strong>di</strong>n. Un iscrizione riportata da Jacopo Salomoni nel suo libro ci in<strong>di</strong>ca che nel<br />

1653 la Chiesa venne rie<strong>di</strong>ficata . Prima della rie<strong>di</strong>ficazione la famiglia Braga<strong>di</strong>n<br />

aveva la propria tomba, l'Arca Braga<strong>di</strong>na, davanti all'altare intitolato ai Santi Rocco e<br />

Sebastiano denominato anche della Pietà. I due Santi sono i protettori contro la peste<br />

intercedendo presso la Vergine della Pietà per conto del committente che spera <strong>di</strong><br />

essere risparmiato dal terribile morbo. In questo altare si trovava anche una<br />

cappellina del chiarissimo Marcantonio Braga<strong>di</strong>n, l'eroe <strong>di</strong> Famagosta, con l'obbligo<br />

<strong>di</strong> una messa alla settimana.<br />

I Braga<strong>di</strong>n sono membri <strong>di</strong> una famiglia solita a cercare le proprie occasioni <strong>di</strong><br />

guadagno e ascesa sociale nelle magistrature giu<strong>di</strong>ziarie e sul mare, alternando al<br />

comando navale l'esercizio <strong>di</strong> modesti commerci. Difficilmente la loro carriera<br />

politica li avrebbe portati oltre certe magistrature o certe cariche <strong>di</strong> modesta<br />

importanza, se il glorioso sacrificio del fratello Marcantonio non avesse illustrato il<br />

nome del casato e sollecitato verso <strong>di</strong> esso la riconoscenza della Repubblica.<br />

L'importanza della famiglia Braga<strong>di</strong>n spiega l'importanza delle opere artistiche<br />

presenti a Terrassa Padovana.<br />

Tre altari seicenteschi: il maggiore e i due <strong>di</strong> sinistra sono opera <strong>di</strong> Stefano<br />

Tannini Padovano. Le lapi<strong>di</strong> collocate sopra l'architrave delle due porte che<br />

dall'abside portano alle sacrestie, datate 1691 e 1692, sono commemorative dello<br />

stimato don Antonio Ferrari. A questo rettore viene riconosciuto il merito <strong>di</strong> aver<br />

fatto erigere il campanile e il sacello nel 1610, riparare la chiesa nel 1665 e <strong>di</strong> aver<br />

dotato l'altare <strong>di</strong> un tabernacolo. “Cenni storici tratti dalla tesi <strong>di</strong> Laurea della Dott.ssa<br />

Daria Soncin sulle opere artistiche <strong>di</strong> Terrassa Padovana” (anno 2003)<br />

FOTO DI TERRASSA OGGI<br />

50


Santuario Maria Vergine Chiesta Parrocchiale<br />

Piazza del Municipio<br />

51


CENNI STORICI SUL SANTUARIO M. V. <strong>DELLA</strong><br />

MISERICORDIA -<br />

Scelse un bambino muto, la Vergine per comunicare il suo desiderio <strong>di</strong> avere<br />

un tempio in Terrassa. dopo essergli apparsa, gli dono' la parola perchè andasse dal<br />

padre e dal Parroco a riferire questa richiesta e non fu <strong>di</strong>fficile per tutto il paese<br />

credere che davvero questo provenisse dal cielo. Sotto l'impressione del fatto<br />

miracoloso, il popolo, la gente, "lieta dell'onore", come segno che testimoniasse<br />

obbe<strong>di</strong>enza alle in<strong>di</strong>cazioni celesti e memorie del fatto, decise <strong>di</strong> erigere subito una<br />

chiesa, "quale la loro povertà gli permetteva", quin<strong>di</strong> un oratorio, non un capitello o<br />

una e<strong>di</strong>cola, nel luogo preciso in<strong>di</strong>cato dal veggente-miracolato, riconosciuto<br />

messaggero cre<strong>di</strong>bile, ad onore <strong>di</strong> Maria. l'oratorio <strong>di</strong> Terrassa doveva risultare<br />

povero, modesto, ma in muratura, senza una custo<strong>di</strong>a programmata, con una sua<br />

immagine, quasi certamente <strong>di</strong>pinta.<br />

Era la fine del '400. Pochi anni dopo, con bolla pontific ia del 22 settembre<br />

1499, i Braga<strong>di</strong>n dettero inizio alla nuova costruzione, forse senza abbattere l'e<strong>di</strong>ficio<br />

esistente ma inglobandolo, rispettandone l'orientamento est-ovest, e, naturalmente,<br />

conservandone l'immagine. Avevano già designato l'or<strong>di</strong>ne religioso dei Canonici<br />

Regolari Agostiniani <strong>di</strong> San Marco <strong>di</strong> Mantova che ne garantirono la custo<strong>di</strong>a dal<br />

1499 al 1584. Tale custo<strong>di</strong>a passò poi ai Padri Camaldolesi dal 1584 al 1776. Il titolo<br />

ancora generico <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Terrassa si preciserà, verso la fine del secolo<br />

successivo, come Santa Maria della Misericor<strong>di</strong>a nell'atto notarile del 24 gennaio<br />

1586. La visita pastorale del 1572 trova l'e<strong>di</strong>ficio abbastanza bello, a tre navate, con<br />

pilastri e archi, con tre absi<strong>di</strong> semicircolari ad occidente, facciata a capanna.<br />

Ha tre altari nelle absi<strong>di</strong>, quattro finestre senza vetri nel lato meri<strong>di</strong>onale, una<br />

finestra circolare in facciata. Le misure corrispondono pressappoco a quelle attuali:<br />

circa m 30 <strong>di</strong> lunghezza per circa 12 <strong>di</strong> larghezza. Una nota del 1605 parla <strong>di</strong> 2<br />

campane, si pensa sul campanile, che quin<strong>di</strong> risulta già e<strong>di</strong>ficato. Molto importante il<br />

cenno alla festa dell'8 settembre, probabilmente la ricorrenza della de<strong>di</strong>cazione. Tra il<br />

1646 e 1664 sono segnalati lavori per rendere più bello ed accogliente il Santuario<br />

con il soffitto della navata centrale ridotto a volta al posto delle capriate. Certa <strong>di</strong><br />

questo periodo è invece la nuova facciata, su spunto <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> San Michele in isola.<br />

Il terremoto del 1688 provoca lesioni alla chiesa, fa crollare la parte absidale e<br />

copertura e muri del presbiterio.<br />

52


Si decide <strong>di</strong> ricostruire le parti rovinate. I lavori si protraggono tra il 1690 e il<br />

1716. Sotto il priorato <strong>di</strong> Don Albero Luna, architetto e pittore. Dal 1706 al 1730<br />

circa, Don Giovanni de Anna completa la parte e<strong>di</strong>lizia, sostituisce i tre altari <strong>di</strong> legno<br />

con altri <strong>di</strong> marmo. In nessun documento si trova cenno al campanile, probabilmente<br />

coevo alla costruzione del primo cinquecento, con caratteri romanici molto marcati.<br />

Quin<strong>di</strong> verso il 1730 il Santuario è completato come lo si vede ora. Dopo la parentesi<br />

napoleonica, in cui furono soppresse le congregazioni monastiche, la chiesa fu data in<br />

custo<strong>di</strong>a a un sacerdote secolare con il titolo <strong>di</strong> priore (1776…..fino ad oggi).<br />

Il primo rettore, morendo, lasciò i suoi beni in dono per le necessità dei malati<br />

poveri e tale fatto conferma che la chiesa campestre <strong>di</strong> Terrassa continuava a<br />

rimanere la chiesa degli ammalati, il luogo dove si recavano in devoto pellegrinaggio<br />

persone con problemi <strong>di</strong> salute, per affidare alla Madonna le loro speranze <strong>di</strong><br />

guarigione. Alla Madonna si attribuisce anche l'intervento che nel 1886 salvò il paese<br />

dal colera, grazia ottenuta con la recita costante del rosario. Scrisse infatti il rettore<br />

del Santuario: " I buoni terrassani, ogni sera, abbenchè stanchi per le sostenute<br />

giornaliere fatiche, <strong>di</strong> buon animo si recavano a codesto Santuario per impetrare da<br />

Maria Santissima, mercè la <strong>di</strong>vota recita della terza parte del Santissimo Rosario, il <strong>di</strong><br />

Lei vali<strong>di</strong>ssimo patrocinio, del quale ebbero intera efficacia.<br />

Anche il Vescovo <strong>di</strong> Padova Luigi Pellizzo, nella visita pastorale del maggio<br />

1912 sottolineò la forte devozione che richiamava i fedeli in questo luogo,<br />

<strong>di</strong>chiarando "pro<strong>di</strong>giosa" l'immagine che qui si venera. Due sono le immagini della<br />

Madonna che si venerano a Terrassa. Quella più antica illustra il fatto pro<strong>di</strong>gioso<br />

all'origine della chiesa. Vi è infatti raffigurata la Vergine che appare al ragazzino<br />

muto: una maestosa Regina incoronata, con l'in<strong>di</strong>ce della mano destra rivolto al cielo.<br />

Oggi però i fedeli considerano taumaturgica un'altra immagine, giunta nel Santuario<br />

forse come dono per grazia ricevuta.<br />

Di questa Madonna rimane visibile solo il volto, sereno e sorridente, con una<br />

corona sul capo a simbolo della sua regalità <strong>di</strong>vina; il resto del <strong>di</strong>pinto, purtroppo è<br />

stato corroso dall'umi<strong>di</strong>tà e perciò ricoperto da un manto <strong>di</strong> seta. I <strong>di</strong>pinti ad affresco<br />

attuali risalgono al 1862, ma forse sono ricalcati sui precedenti, forse sbia<strong>di</strong>ti per<br />

l'umi<strong>di</strong>tà o per una non corretta esecuzione del pittore. "Regina " è l'appellativo che<br />

più <strong>di</strong> frequente si trova espresso nelle tavolette votive (1771), che testimoniano tante<br />

guarigioni fisiche, grazie spirituali e liberazioni in casi <strong>di</strong> ossessione ottenute dalla<br />

gente del luogo e dai pellegrini, <strong>di</strong>sposti ad affrontare anche lunghi viaggi in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sagiate per potersi affidare alla Madonna <strong>di</strong> Terrassa. E "Regina" è<br />

anche il titolo che insistentemente ricorre nelle preghiere a lei rivolte per chiedere<br />

aiuto o rendere grazie a colei che ama i suoi fedeli e li soccorre e protegge in tutte le<br />

circostanze della vita. Sotto la sua protezione, infine, è stato posto il centro <strong>di</strong><br />

53


preghiera <strong>di</strong>ocesano per le vocazioni consacrate e per la pace nel mondo istituito<br />

presso il Santuario nel V° centenario della fondazione.<br />

Il santuario della beata vergine Maria della misericor<strong>di</strong>a<br />

La foto qui sopra mostra l'interno del Santuario<br />

Questa e' l'immagine raffigurante l'apparizione della Madonna della Misericor<strong>di</strong>a al<br />

pastorello sordo muto che viene venerata in questo Santuario. Questa Tavoletta ad<br />

olio è <strong>di</strong> Antonio Brillo 1888, raffigura la Vergine Maria a figura intera, bene<strong>di</strong>cente,<br />

coronata, che incontra un devoto sullo sfondo del Santuario e della campagna.<br />

Pare che l'iconografia ricalchi quella della tela trafugata alla fine del '700.<br />

54


La foto qui sopra mostra la Natività <strong>di</strong> Maria, <strong>di</strong>pinto che si trova nella parete sinistra<br />

del presbiterio.<br />

La foto qui sopra mostra la Presentazione <strong>di</strong> Maria al Tempio, <strong>di</strong>pinto che si trova<br />

nella parete destra del presbiterio.<br />

55


La foto sopra mostra il quadro che si trova nell'abside al centro.<br />

Qui sopra potete vedere la corsia centrale del Santuario dal Presbiterio fatta con volta<br />

a botte e in fondo il rosone soprastante la porta centrale.<br />

La foto qui sopra mostra un parte dell'altare maggiore con il presbiterio e l'iscrizione<br />

del catino absidale con su scritto "MATER MISERICORDIAE ORA PRO NOBIS".<br />

56


BIBLIOGRAFIA<br />

• Sito “Villa Widmann Borletti”<br />

(http://www.villevenetecastelli.com/hotels/D5B85EDEDFB239954DB1BEBE<br />

C826C37E/IT/Home.html)<br />

• Wikipe<strong>di</strong>a “Architetture civili”-Villa Widmann<br />

(http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Bagnoli_<strong>di</strong>_Sopra#Villa_Widmann)<br />

• Wikipe<strong>di</strong>a “Architetture civili”-Palazzetto Widmann<br />

(http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Bagnoli_<strong>di</strong>_Sopra#Villa_Widmann)<br />

• (www.comune <strong>di</strong> terrassa.it)<br />

• (www.comune.terrassa.pd.it)<br />

• (http://www.parcovalcorba.it/index.php?option=com_content&view=article&i<br />

d=51&Itemid=63)<br />

• (www..pozzonovo.com/storia.html)<br />

• (www.arcadelsanto.org/ita/home.asp)<br />

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