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Inizio sentiero per<br />
Candeo.<br />
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A M B I E N T E<br />
corbezzolo (Arbutus unedo), ed euforbia arborescente (Euphorbia dendroides). Il canto del passero solitario<br />
(Monticola solitarius), del pettirosso di Sardegna (Erithacus rubecula sardus) e dello scricciolo di Sardegna<br />
(Troglodytes troglodytes koenigi) accompagnano gli escursionisti per tutto il percorso. Sono molte le specie di<br />
uccelli che tra queste rocce trovano rifugio e nidificano: il pigliamosche (Muscicapa striata), la magnanina<br />
sarda (Sylvia sarda), il gabbiano reale (Larus cachinnans), il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis),<br />
la poiana di Sardegna (Buteo buteo arrigonii), il corvo imperiale (Corvus corax) numerosi piccioni selvatici<br />
(Columba livia) e rondini montane (Ptyonoprogne rupestris). Terminato il sentiero principale, giungiamo ad una<br />
piccola banchina dove si può effettuare una sosta e, se la stagione lo consente, fare un bagno nelle acque cristalline.<br />
Da questo punto si prende un sentiero sulla sinistra che si inerpica verso le fortificazioni. Qui la vegetazione<br />
si dirada e la macchia alta lascia il posto alle piante caratteristiche dei rocciai e della gariga: l'aromatico<br />
elicriso (Helichrysum italicum) dai numerosi fiorellini gialli, il becco di gru corso (Erodium corsicum) un<br />
piccolo geranio endemico, la borracina azzurra (Sedum caeruleum) dal vivissimo color rosso che fa capolino<br />
tra gli anfratti rocciosi, e ancora l'asfodelo (Asphodelus microcarpus), la scilla marittima (Urginea maritima) e<br />
il giglio stella (Pancratium illyricum). Da ricordare anche, per gli amanti della buona cucina, la gradita presenza<br />
in autunno-inverno, del saporito Pleurotus ferulae, un fungo che cresce in simbiosi con le radici della ferula<br />
(Ferula communis), molto ricercato dagli isolani e noto con il nome di Sallazzaro. La prima tappa del percorso,<br />
della durata di circa 45 minuti, termina alla Batteria antinave di Candeo. Questa costruzione, risalente<br />
alla seconda guerra mondiale è perfettamente mimetizzata nell'ambiente granitico, ed è caratterizzata da<br />
numerose vedette, ingressi e cunicoli nascosti tra le rocce molto interessanti da visitare. L'itinerario può proseguire,<br />
per i più esperti ed allenati, seguendo la costa verso sud, per raggiungere Cala Coticcio. Va ricordato<br />
che da questo punto in poi, come stabilito dal Regolamento del Parco Nazionale Arcipelago di La<br />
Maddalena, si entra nella zona TA dove l'accesso ai non residenti è consentito solo se accompagnati da Guide<br />
Esclusive del Parco o da personale autorizzato. Questa seconda tappa è molto impegnativa, poiché non esistono<br />
veri e propri sentieri, ma bisogna effettuare un fuoripista tra le rocce e la macchia mediterranea senza allontanarsi<br />
mai dalla costa per evitare zone troppo impervie. Proprio per l'assenza di sentieri, avrete modo di visitare<br />
una delle zone più selvagge di tutto l'Arcipelago, dove la presenza umana è tradita soltanto da due vecchi<br />
ruderi e una vedetta risalenti alla seconda guerra mondiale. La parte iniziale della costa si presenta con<br />
delle scogliere ripide a picco sul mare, dove vivono una miriade di gabbiani reali, marangoni dal ciuffo e<br />
colombi selvatici. Sulla nostra sinistra, per tutta la durata del percorso si ha una stupenda vista sul mare aperto<br />
con in lontananza gli Isolotti dei Monaci. Gli spettacolari tafoni modellati dal vento e dalla pioggia, di cui<br />
è ricca questa zona, oltre ad essere custodi di importanti endemismi della flora come la margherita piccolissima<br />
(Nananthea perpusilla) e la menta di Requien (Mentha requienii), sono anche il riparo di un branco di<br />
capre selvatiche, che pascolano spesso in questa zona alla ricerca di teneri germogli da brucare. Ampi tratti di<br />
alta macchia mediterranea, profonde valli percorse da ruscelli nella stagione delle piogge, ed in primavera pic-<br />
coli prati colorati da orchidee, crochi, romulee, pratoline e narcisi, si intervallano con le rocce granitiche<br />
durante tutto il percorso. Dopo circa due ore di cammino, quando la roccia lascia spazio alla vegetazione, si<br />
incontra un sentiero ben visibile che ci conduce sino a Cala Coticcio. Qui tra le spaccature delle rocce, vivono<br />
due importanti endemismi sardo-corsi: uno appartenente al regno animale, la lucertola di Bedriaga<br />
(Archaeolacerta bedriagae) dal color grigio fumo e dai riflessi blu-verdastri; l'altro, appartenente al mondo<br />
vegetale, il gigaro mangiamosche (Dracunculus muscivorus), una pianta erbacea con una caratteristica infiorescenza<br />
a spadice di colore bruno-violacea emanante un cattivo odore che fiorisce in aprile-maggio. Si segue<br />
il sentiero fino ad un incrocio dove svoltando a sinistra si trova un rudere; da qui inizia una lieve discesa che<br />
attraversa un tratto costeggiato da rocce fino ad arrivare ad una bella baia caratterizzata da grossi ciottoli. A<br />
Marangoni dal ciuffo.<br />
Ginepro tra le rocce.<br />
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