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copertina AAA - Associazione Arma Aeronautica

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La lettura di articoli e saggi storici sul ruolo della postazione<br />

inglese sull’isola di Malta nel corso del secondo conflitto<br />

mondiale mi stimola ad aggiungere, a quanto già<br />

scritto, la mia personale esperienza essendo io allora arruolato<br />

nella Regia <strong>Aeronautica</strong>.<br />

E’ stata un’esperienza molto significativa che mi ha lasciato<br />

un ricordo ancora oggi molto vivo. Sottopongo il racconto<br />

all’attenzione dei lettori con la debole speranza che<br />

qualcuno ci si possa in qualche modo riconoscere.<br />

Il volo più triste e pericoloso della mia vita<br />

La mia trasvolata su Malta<br />

nel dicembre 1941<br />

AERONAUTICA 8-9/2010<br />

di Ernesto Zanlucchi<br />

Nel dicembre del 1941, a 26 anni, ero maresciallo<br />

pilota nel 150° Gruppo – 363ª Squadriglia C.T. di<br />

stanza a Tirana in Albania.<br />

Era un momento caratterizzato da uno stato d’animo<br />

particolare poiché da tre mesi ero in attesa di una risposta<br />

alla mia richiesta di licenza straordinaria per matrimonio.<br />

Un giorno il comandante del Gruppo mi convocò nel suo<br />

ufficio e, con un grande sorriso, mi comunicò che avrebbe<br />

concesso il benestare per la licenza matrimoniale, ma<br />

a una precisa condizione. «Prima - mi disse - devi portare<br />

il trimotore Ca.133 con sette motoristi da Tirana a Tripoli».<br />

Da giorni si parlava di un trasferimento dall’Albania al<br />

nuovo fronte africano, ma non mi aspettavo di doverlo<br />

eseguire pilotando un trimotore su cui non avevo mai<br />

volato.<br />

Ero un “cacciatore” abituato ad altre macchine ed addestrato<br />

ai combattimenti per i quali, proprio prima di partire<br />

per questo volo, ero stato decorato con una medaglia<br />

d’argento al VM “sul campo” e proposto per la promozione<br />

a ufficiale. Il mio morale era, come si suol dire, “alle<br />

stelle”.<br />

Il 6 dicembre partii quindi da Tirana con destinazione<br />

Grottaglie. A bordo portavo sette motoristi e un maresciallo<br />

motorista con relativi bagagli.<br />

Dopo 150 minuti di volo raggiunsi Grottaglie e da lì, dopo<br />

alcuni giorni, ripartimmo alla volta di Comiso, in Sicilia.<br />

Qui mi fu consegnata dal comandante della base una busta<br />

sigillata contenente la rotta segreta che avrei dovuto<br />

seguire. Il 15 dicembre mi trasferii a Pantelleria da cui<br />

saremmo poi decollati per Tripoli.<br />

La notte tra il 15 e il 16 dicembre fu per me terribile poiché,<br />

aperta la busta, mi resi conto che la rotta “segreta”<br />

passava per l’isola di Malta, base inglese dei micidiali<br />

Spitfire (a otto mitragliatrici!) attrezzata con il controllo<br />

radar.<br />

Parlando con un collega avevo saputo che, da quando<br />

era stato installato il radar sul punto più alto della collina,<br />

a circa 100 m di altitudine, tutti gli aerei che erano<br />

SUL FILO DEI RICORDI<br />

transitati in quell’area erano stati regolarmente abbattuti.<br />

A quel punto, gravato della responsabilità del numeroso<br />

personale a bordo, presi una decisione, che mi tenni<br />

dentro, dopodiché comunicai al mio “secondo” che le disposizioni<br />

impartite prevedevano la partenza per Tripoli<br />

l’indomani alle 5 del mattino. E così fu.<br />

Rullai per mettermi in dirittura di partenza e, dopo aver<br />

dato tutta la potenza ai tre motori, tirai la manetta dell’alta<br />

quota al motore di sinistra che iniziò a scoppiettare<br />

e mi costrinse a fermare tutti e tre i motori. Rinunciai al<br />

decollo, ritornai alla posizione di partenza e feci controllare<br />

ai motoristi la carburazione di quel motore.<br />

A rapporto dal comandante dichiarai l’inspiegabilità del<br />

comportamento del motore di sinistra e la conseguente<br />

necessità di un controllo.<br />

In realtà avevo creato un inconveniente per ritardare i<br />

tempi stabiliti dalla rotta ”di sicurezza” comunicatami.<br />

Notai un certo nervosismo tra il personale presente.<br />

Il giorno seguente partimmo alla volta di Tripoli. Volai<br />

per 250 minuti alla quota di 30-50 metri sul livello del<br />

mare. A causa del vento proveniente dalla Tunisia, ogni<br />

30 minuti dovevo correggere la rotta di 5°. Dovevo assolutamente<br />

volare sotto la quota del radar per cercare di<br />

non essere intercettato e quindi abbattuto! Quale rotta e<br />

quota?<br />

I miei occhi, e quelli di tutto l’equipaggio, erano incollati<br />

alle onde del mare che era sensibilmente agitato.<br />

Seguendo la strumentazione di bordo e aiutato da molta<br />

fortuna (che nel gergo aeronautico si definirebbe diversamente!)<br />

giungemmo a destinazione.<br />

Infatti, quando la tensione a bordo era ormai molto alta,<br />

all’orizzonte si profilò la lunga striscia bianca di sabbia<br />

dell’aeroporto di Castel Benito di Tripoli.<br />

Ci fu un urlo da parte di tutto l’equipaggio che mi emozionò<br />

moltissimo e due grosse lacrime, che rivivo ancora<br />

al solo parlarne, mi rigarono il volto.<br />

Con una leggera virata a destra mi trovai in dirittura di<br />

atterraggio, manovra che impostai con decisione proprio<br />

mentre il motore di destra si fermò per mancanza di carburante.<br />

Il rullaggio fu di conseguenza un po’ difficoltoso ma comunque<br />

accompagnato dall’applauso liberatorio dell’equipaggio.<br />

Prima di scendere dall’aereo chiesi all’equipaggio la massima<br />

riservatezza sulla rotta/quota di volo seguita, da me<br />

diversamente interpretata, e, poco dopo, consegnai al<br />

comandante dell’aeroporto la busta contenente le disposizioni<br />

ricevute.<br />

Con la mia scelta di modificare la rotta/quota/tempi in<br />

quella circostanza avevo non solo salvato la mia vita e<br />

quella di altre otto persone ma avevo anche rafforzato in<br />

me la convinzione che in guerra la persona diventa un<br />

numero e la vita, sua e altrui, non ha più alcun valore.<br />

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