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copertina AAA - Associazione Arma Aeronautica

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Un caccia bombardiere Vought A-7E Corsair<br />

II, mentre sgancia delle bombe Mk 82<br />

Mod.1 “Snakeye”, a caduta ritardata. Notare<br />

i freni aerodinamici delle bombe, che<br />

si approno automaticamente nel momento<br />

in cui esse vengono sganciate.<br />

era di circa 4.700 km, a fronte della<br />

rotta diretta che sarebbe stata di soli<br />

2.500 km circa; per il ritorno, il percorso<br />

era esattamente l’inverso di<br />

quello di andata. I circa 9.400 km<br />

della rotta di andata e ritorno, più il<br />

tempo sugli obiettivi, furono percorsi<br />

in circa 13 ore, con una presunta velocità<br />

media di crociera di circa 760<br />

km/h. Per consentire agli F-111F, che<br />

erano senza serbatoi supplementari<br />

(per lasciare il posto all’armamento<br />

di caduta), di stare in volo per così<br />

lungo tempo, furono organizzati<br />

quattro rifornimenti in volo, lungo la<br />

rotta di andata: il primo al largo delle<br />

coste meridionali francesi; il secondo<br />

al largo delle coste portoghesi, prima<br />

di virare verso Gibilterra; il terzo al<br />

largo delle coste marocchine e il<br />

quarto al largo delle coste tunisine.<br />

Al ritorno gli aerei si dovevano rifornire<br />

negli stessi punti in ordine inverso.<br />

Quindi, otto rifornimenti in volo,<br />

con tempi notevolmente diversi, che<br />

richiesero una pianificazione accurata<br />

degli aerei cisterna.<br />

Una bomba di precisone GBU-10 “Paveway<br />

II”, a guida laser, mentre viene lanciata<br />

da un F-16. La propaggine dotata di<br />

alette mobili di guida, che si estende davanti<br />

all’ogiva della bomba, costituisce il<br />

“seeker” che capta l’energia laser riflessa<br />

dal bersaglio, precedentemente “illuminato”<br />

da un raggio emesso dall’aereo. (Air<br />

Force Magazine, may 2010)<br />

A mezzanotte circa, del 14 aprile, 18<br />

bombardieri F-111F, suddivisi in tre<br />

gruppi di sei, piombarono di sorpresa<br />

su Tripoli ad una quota estremamente<br />

bassa, di circa 60 metri, per<br />

essere sicuri di eludere la sorveglianza<br />

radar, malgrado il disturbo attivato<br />

dagli F-111A ECM. Per la<br />

navigazione notturna a bassissima<br />

quota, gli aerei fecero affidamento<br />

sul loro sistema APQ-110 “Terrain<br />

Following Radar”, asservito all’autopilota.<br />

Alcuni F-111F erano armati<br />

con bombe a caduta ritardata Mk 82<br />

“Snakeye”, da 254 kg, mentre gli altri<br />

avevano bombe di precisione GBU-<br />

10 “Paveway II”, a guida laser, da 907<br />

kg; l’imperativo della missione era<br />

quello di colpire esattamente tutti gli<br />

obiettivi assegnati, soprattutto quelli<br />

che si trovavano a ridosso di abitazioni,<br />

e di evitare di produrre danni<br />

collaterali. Comunque, una volta in<br />

vista della città, completamente illuminata,<br />

ciascuno dei tre gruppi di<br />

bombardieri si diresse verso i propri<br />

obiettivi, portandosi ad una quota di<br />

150 metri per acquisire i bersagli con<br />

gli apparati ottici, radar e laser. Un<br />

gruppo, con le bombe a caduta ritardata,<br />

si diresse verso l’aeroporto militare,<br />

mentre gli altri due gruppi,<br />

con le bombe laser, si diressero, uno<br />

verso la base navale di Sidi Bilal e<br />

l’altro verso la caserma di Bab El-<br />

Aziziya, dove Gheddafi risiedeva assieme<br />

alla sua famiglia. Era evidente<br />

l’intenzione di colpire direttamente<br />

il leader libico, che abitava nel perimetro<br />

della caserma, considerata<br />

obiettivo militare. Ma, per sua fortuna,<br />

Gheddafi, assieme alla maggior<br />

parte della famiglia, era uscito da poco<br />

dalla residenza, per cui tra le macerie<br />

del fabbricato, colpito con<br />

precisione, rimase uccisa solo una figlia<br />

adottiva.<br />

A mezzanotte, contemporaneamente<br />

all’attacco su Tripoli, era iniziato l’attacco<br />

delle postazioni radar e missilistiche<br />

libiche, messe rapidamente<br />

fuori combattimento dai missili antiradiazioni<br />

degli aerei della USN.<br />

Nello stesso momento i bombardieri<br />

A-6E Intruder iniziarono l’attacco degli<br />

obiettivi di Bengasi e dintorni, come<br />

i campi di addestramento dei<br />

terroristi e l’aeroporto di Benina, dove<br />

dovettero affrontare un inefficace<br />

fuoco dei cannoncini antiaerei semoventi<br />

sovietici ZSU-23/4. Ciononostante,<br />

l’attacco fu efficace e tutto<br />

filò liscio come l’olio; l’aeroporto fu<br />

colpito duramente, con la distruzione<br />

di aerei e di infrastrutture, prima che<br />

i caccia libici potessero decollare.<br />

Compiuta la missione senza aver subito<br />

perdite, gli aerei della US Navy<br />

ritornarono verso le loro portaerei,<br />

dove appontarono tutti prima dell’una<br />

di notte.<br />

STORIA AERONAUTICA<br />

Un po’ meno facile fu l’azione degli<br />

F-111F su Tripoli. Per timore di provocare<br />

danni collaterali e vittime tra i<br />

civili, eterno dilemma di questo tipo<br />

di missioni, gli equipaggi dei due<br />

gruppi che dovevano attaccare la base<br />

navale e la caserma, entrambe a ridosso<br />

di abitazioni civili, ebbero<br />

l’ordine di essere molto scrupolosi<br />

nelle acquisizioni dei bersagli, utilizzando<br />

i loro apparati radar e laser; in<br />

caso di dubbio, dovevano interrompere<br />

l’attacco. A causa di informazioni<br />

poco chiare fornite da qualcuno di<br />

tali apparati, cinque F-111F si autoesclusero<br />

dall’azione, per cui solo sette<br />

bombardieri attaccarono tali obiettivi.<br />

Questi, comunque, furono colpiti<br />

tutti, ma vennero danneggiate seriamente<br />

anche alcune case provocando<br />

una ventina di vittime civili. Inoltre,<br />

un F-111F, forse colpito dal fuoco degli<br />

ZSU-23/4, fu visto esplodere a 32<br />

km da Tripoli, sulla rotta di ritorno;<br />

nessun dei due membri dell’equipaggio<br />

si salvò. Tutti gli altri bombardieri<br />

e gli aerei ECM ritornarono a<br />

Lakenheath e a Mildenhall alle 06,30<br />

del mattino del 15 aprile.<br />

Il micidiale missile antiradiazioni AGM-88<br />

“HARM” (High-Speed Anti-Radiation Missile).<br />

Esso si dirige passivamente seguendo<br />

l’emissione delle antenne radar dei<br />

sistemi di puntamento dei missili SAM.<br />

(Air Force Magazine, may 2010)<br />

Durante il 15, 16 e 17 aprile, partirono<br />

numerosi voli di ricognizione ad altissima<br />

quota verso la Libia, per verificare<br />

i danni arrecati. Tali voli<br />

confermarono che tutti gli obiettivi<br />

erano stati colpiti ed avevano subito<br />

pesanti distruzioni; ma le ricognizioni<br />

confermarono anche i danni collaterali,<br />

che, denunciati dalla Libia, contribuirono<br />

a provocare la<br />

disapprovazione dell’operazione americana<br />

da parte di numerosi governi,<br />

inclusi molti di quelli alleati. La Casa<br />

Bianca, da parte sua, dichiarò pubblicamente<br />

che gli Stati Uniti avevano<br />

fatto il loro dovere ed erano soddisfatti<br />

dei risultati ottenuti. In seguito ad<br />

un sondaggio rapido, otto americani<br />

su dieci si dichiararono pienamente<br />

soddisfatti della rappresaglia e anche<br />

il Partito Democratico, all’opposizione,<br />

approvò l’operato del governo.<br />

AERONAUTICA 8-9/2010 13

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