18.06.2013 Views

CAP8 - Il Suolo... (PDF 440 Kb) - ARPA Lombardia

CAP8 - Il Suolo... (PDF 440 Kb) - ARPA Lombardia

CAP8 - Il Suolo... (PDF 440 Kb) - ARPA Lombardia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

50<br />

Banca dati siti<br />

contaminati:<br />

quadro regionale per<br />

comune- report 2003 -<br />

Fonte <strong>ARPA</strong>.<br />

Le aree colorate<br />

rappresentano il numero<br />

di siti censiti per comune<br />

Banca dati siti<br />

contaminati: quadro<br />

regionale - report 2003<br />

- Fonte <strong>ARPA</strong><br />

Bonificato<br />

Contaminato<br />

Potenzialmente<br />

contaminato


IL SUOLO<br />

a cura di Maurizio Tagni<br />

<strong>Il</strong> territorio della Provincia di Sondrio presenta una morfologia alquanto variegata essendo<br />

suddiviso in montano, collinare e di fondovalle.<br />

Ognuna di queste particolarità territoriali possiede elementi di fragilità e di attenzione: nelle<br />

aree montane sono la prevalenza di dissesti e di degrado come conseguenza dell’abbandono<br />

e dello spopolamento del territorio; nelle zone collinari e/o di mezza costa l’incremento<br />

della viticoltura che, attraverso gli interventi di sbancamento e disboscamento, accentua il<br />

fenomeno erosivo; in pianura l’intensificazione colturale compromette il suolo per l’utilizzo<br />

di prodotti fitosanitari anche se tali sostanze mantengono comunque una sostanziale<br />

costanza nel loro apporto per ettaro coltivato. Non avendo la Provincia una rilevante densità<br />

industriale e zootecnica i maggior apporti antropici per quanto riguarda l’utilizzo del suolo<br />

sono dovuti ad eventi accidentali di contaminazione quali gli sversamenti di idrocarburi<br />

presso i punti vendita carburanti o a seguito dell’abbandono di rifiuti.<br />

4.1 SITI CONTAMINATI<br />

CAP. 4<br />

La provincia di Sondrio, rispetto alla rimanente parte del territorio lombardo, basa<br />

la propria economia essenzialmente nel settore del terziario, nel campo turistico ed in<br />

subordine nell’agricoltura.<br />

Pochi sono i poli industriali di una certa entità e le aree dimesse dove il ciclo produttivo<br />

pregresso possa rappresentare un potenziale pericolo di contaminazione delle matrici<br />

ambientali.<br />

Nel corso del 2003 i siti dichiarati contaminati ai sensi del D.M. 471/99 sono stati dodici ed<br />

interessano una superficie territoriale complessiva di circa 310.000 mq.<br />

Risultano tutti di rilevanza comunale ad eccezione dell’ex area industriale Falck di Novate<br />

Mezzola e Samolaco che è di competenza regionale.<br />

Sottoposti ad interventi di bonifica da parte dei proprietari delle aree, uno dei siti ha avuto<br />

la certificazione da parte della Provincia competente.<br />

Le principali sostanze contaminanti riscontrate appartengono alla famiglia degli<br />

“idrocarburi” che sono stati sversati nel suolo e sottosuolo a causa di perdite dei serbatoi<br />

interrati al servizio principalmente di punti vendita carburanti nonché di condomini.<br />

Considerata la vastità del territorio provinciale si può asserire che la porzione delle<br />

aree contaminate può considerarsi se non trascurabile perlomeno di minimo impatto ad<br />

esclusione dell’area industriale ex Falck e della relativa discarica per rifiuti speciali.<br />

Quest’ultimo sito è stato oggetto di un intervento di messa in sicurezza permanente ed<br />

è costantemente monitorato, attraverso prelievi ed analisi delle acque di falda al fine di<br />

verificare l’evoluzione nel tempo del pennacchio di inquinamento.<br />

51


52<br />

37,1% Raccolta Differenziata


4.2 RIFIUTI<br />

La provincia di Sondrio ha prodotto nell’anno 2003, 74797 tonnellate di rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili con una media pro-capite di 1.14 kg. per abitante giorno. La normativa quadro<br />

in materia è il D.L. 22/97 meglio conosciuto come “Decreto Ronchi” il quale imponeva<br />

che a partire dal 1 marzo 2003 si raggiungesse una percentuale di raccolta differenziata<br />

del 35% rispetto al totale dei rifiuti prodotti. La Provincia di Sondrio con una percentuale<br />

pari al 37,15 ha conseguito tale obiettivo normativo anche se vi sono dei Comuni che non<br />

hanno perseguito questo input legislativo. La gestione dei rifiuti avviene attraverso l’utilizzo<br />

di vari impianti presenti nel territorio provinciale. <strong>Il</strong> più importante è quello di Cedrasco,<br />

di proprietà della società S.EC.AM. S.p.a., nel quale avviene il riciclo e la valorizzazione<br />

dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, attraverso la predisposizione delle materie<br />

prime secondarie per l’industria della trasformazione. Presso l’impianto, certificato dal 2002<br />

secondo le norme UNI EN ISO 14001, vengono conferite circa 120 tonnellate/giorno di<br />

rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata realizzata da ogni singolo Comune oltre a<br />

quelli derivanti dalle attività artigianali, commerciali e di servizio.<br />

I principali processi lavorativi che vengono attuati consistono nella pesatura dei rifiuti in<br />

ingresso, successivamente il controllo merceologico degli stessi e la loro cernita prima del<br />

passaggio finale che consiste nella riduzione del volume attraverso l’imballaggio.<br />

Sul territorio provinciale sono presenti inoltre tre principali piattaforme di trasferimento dei<br />

rifiuti localizzate a Sondalo, Lovero e Prata Camportaccio le quali funzionano come aree<br />

di raccolta e conferimento temporaneo per le diverse aree geografiche ed hanno lo scopo di<br />

ottimizzare e razionalizzare il trasporto dei rifiuti all’impianto di Cedrasco.<br />

I rifiuti solidi urbani non sottoposti a raccolta differenziata nel caso dell’anno 2003 sono stati<br />

smaltiti in impianti situati fuori provincia.<br />

La Rottamazione Cellulari<br />

I telefoni cellulari rappresenteranno uno dei rifiuti tecnologici con il maggior tasso di crescita.<br />

Le batterie dei cellulari, al pari di quelle dei PC portatili, contengono diversi metalli pesanti,<br />

gravemente lesivi per l’ambiente e per la salute umana se trattati in maniera non corretta. Si<br />

pensi che in Italia, nel 2000, sono stati venduti oltre 30 milioni di telefoni cellulari molti dei<br />

quali di vecchia generazione, destinati entro breve tempo ad essere sostituiti. La diffusione<br />

dei note-book e dei cellulari con funzioni Internet, unita alle offerte di produttori e gestori<br />

di telefonia mobile, stanno portando alla rapidissima sostituzione di centinaia di migliaia di<br />

apparecchi telefonici.<br />

La prospettiva del prossimo futuro, con la diffusione degli UMTS, è di un ricambio ancora<br />

più rapido. La Direttiva RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) considera<br />

i telefoni cellulari e le loro batterie tra quegli apparecchi che dovranno essere recuperati e<br />

trattati in maniera eco-compatibile a spese dei produttori/distributori.<br />

Nel periodo 1999-2001, la vita media di un telefono cellulare è stata calcolata pari a 2-3<br />

anni in Italia e 3-4 anni in Europa; i soggetti che effettuano la raccolta a livello nazionale<br />

dei cellulari ormai divenuti rifiuti sono per l’80% i rivenditori, per il 15% le aziende<br />

municipalizzate e per il 5% i fabbricanti (Fonte <strong>ARPA</strong> LOMBARDIA, 2002).<br />

53


A sinistra: un’immagine<br />

dell’alluvione del 1997.<br />

RISCHI NATURALI E<br />

TECNOLOGICI<br />

su dati di Maria Silvia Tavelli<br />

CAP. 5<br />

L’uomo, nel corso della sua vita, viene sottoposto quotidianamente a condizioni di rischio<br />

dipendenti da cause naturali e tecnologiche, come le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti,<br />

il rumore, i rischi idrogeologici. L’interazione di entrambi i tipi di rischio è un sistema<br />

complesso che richiede una gestione dinamica e attenta alle tematiche, secondo i concetti<br />

espressi dalla Comunità Europea nel VI Programma Quadro d’Azione Ambientale 2001-<br />

2010. Valutiamo quali sono i maggiori rischi nella provincia di Sondrio. Esaminando il<br />

rischio idrogeologico nel territorio della regione <strong>Lombardia</strong>, la provincia di Sondrio risulta<br />

tra le zone più vulnerabili, unitamente a buona parte delle aree alpine e prealpine, nonché<br />

dell’Oltrepò Pavese. All’interno di queste aree le serie storiche dei maggiori eventi franosi ed<br />

alluvionali evidenziano bacini e sottobacini dove questi si ripetono con maggior frequenza<br />

ed intenstà.<br />

In un’analisi effettuata dal Ministero dell’Ambiente, che prevedeva una classificazione dei<br />

comuni in base ad un indice qualitativo detto “livello di attenzione per il rischio idrogeologico”<br />

la provincia di Sondrio e quella di Lodi spiccano per i valori di rischio idrogeologico “molto<br />

elevato” ed “elevato.” In uno studio della Struttura Rischi Idrogeologici della Regione<br />

<strong>Lombardia</strong>, effettuato secondo i criteri dettati dalla legge 267/98, che ha consentito un<br />

censimento delle aree a rischio aggiornato all’evento alluvionale di fine 2000, la provincia di<br />

Sondrio risulta di gran lunga quella dove i fenomeni di debris flow, colata e crolli si ripetono<br />

con maggior frequenza ed intensità.<br />

Fattori determinanti per la predisposizione al dissesto sono la struttura geologica e la<br />

morfologia dell’area in esame; la prima strettamente legata all’orogenesi alpina ed alle<br />

principali linee tettoniche che hanno condizionato l’impostazione delle vallate principali e<br />

secondarie, sulle quali ha poi agito profondamente la successiva azione morfogenetica di<br />

ghiacciai ed acque torrentizie.<br />

Caratteristica della catena alpina è, infatti, la sovrapposizione delle falde di ricoprimento che<br />

dà origine ai rilievi montuosi, costituiti da corpi rocciosi che hanno subito metamorfismo e<br />

deformazioni consistenti che, unitamente a lineamenti tettonici di importanza regionale e<br />

minori, hanno contribuito in maniera determinante allo stato di estrema fratturazione delle<br />

rocce stesse ed hanno guidato, e guidano tuttora, l’evoluzione morfologica delle valli e dei<br />

versanti esercitata prevalentemente da ghiaccio ed acque superficiali. Tutto questo si esplica<br />

attraverso la presenza di pareti rocciose e corpi rocciosi affioranti e sub-affioranti spesso<br />

molto fratturati, salti morfologici, valli sospese, erosioni vallive, valli ed avvallamenti minori<br />

con allineamenti “caratteristici,” fenomeni gravitativi di varia estensione ed importanza,<br />

contropendenze e gradini morfologici, frane, paleofrane, riattivazione di dissesti quiescenti,<br />

falde detritiche, depositi di versante, depositi morenici, rock glaciers, accumuli di valanga,<br />

depositi fluvio-glaciali, conoidi, depositi fluviali, scarpate di erosione ecc.<br />

L’azione delle acque torrentizie e fluviali può essere localmente anche molto intensa e<br />

provocare erosioni di sponda che, unitamente all’azione di acque superficiali diffuse,<br />

55


destabilizzano i versanti innescando spesso franamenti a seguito di mobilizzazione di zone<br />

interessate da fenomeni gravitativi, paleofrane, depositi di versante, depositi morenici e<br />

zone dove i corpi rocciosi si presentano fortemente fratturati e cataclasati.<br />

<strong>Il</strong> materiale preso in carico dai torrenti, soprattutto in occasione di forti piene conseguenti<br />

ad eventi alluvionali, viene successivamente depositato in anse e zone a minor pendenza, ma<br />

per la maggior parte viene trasportato fino allo sbocco delle valli secondarie dove accresce<br />

i conoidi alluvionali già esistenti, le cui dimensioni testimoniano l’attività erosiva svolta dal<br />

corso d’acqua stesso, proporzionale alla vulnerabilità del territorio del bacino sotteso.<br />

Genericamente il clima della provincia di Sondrio è considerato continentale, ma le<br />

condizioni climatiche sono piuttosto difformi a causa degli elevati dislivelli del territorio<br />

(massima quota 4050 m s.l.m. gruppo del Bernina, minima 200 m s.l.m. Pian di Spagna),<br />

che per la maggior parte è montuoso (più del 67% a quote superiori ai 1500 m s.l.m.); questo<br />

crea diversificazioni che, soprattutto considerando piovosità, gelo e nevosità, influenzano<br />

ed hanno influenzato pesantemente il modellamento del territorio.<br />

La caratteristica fondamentale per l’innesco di dissesti idrogeologici è sicuramente<br />

rappresentata dalla piovosità, con valori di precipitazioni medie che aumentano dall’Altavalle<br />

(700-900 mm anno) scendendo verso la media e bassa Valtellina (900-1300 mm anno), fino<br />

alla Val Chiavenna (1300-1900 mm anno), ed una maggior piovosità registrata sul versante<br />

Orobico (Prealpi), rispetto a quello Retico. Considerando i dislivelli altimetrici rapportati<br />

alla distribuzione delle precipitazioni è evidente che i tempi di corrivazione dell’acqua<br />

piovana sono mediamente brevi, localmente anche molto ridotti, con tutte le conseguenze<br />

che logicamente ne possono derivare.<br />

Si può quindi affermare che esiste uno stretto legame fra assetto delle rocce del substrato,<br />

attività tettonica, forme morfologiche, clima ed idrografia.<br />

Considerata la predisposizione del territorio della Provincia di Sondrio ed il ricorrere di<br />

eventi alluvionali e/o franosi nella sua storia sia antica che recente, a seguito degli eventi<br />

alluvionali del 1987, la Regione <strong>Lombardia</strong> ha istituito il Centro Monitoraggio Geologico,<br />

con il compito precipuo di controllare alcune aree instabili, dotate di reti di monitoraggio,<br />

segnalando eventuali situazioni di rischio agli Organi preposti alla tutela dell’incolumità<br />

della popolazione. <strong>Il</strong> Centro acquisisce, elabora, valida ed interpreta i dati registrati dalle<br />

reti di monitoraggio poste a controllo di importanti dissesti e corsi d’acqua, al fine di<br />

verificarne l’evoluzione e di individuare eventuali superamenti delle soglie di rischio, nonché<br />

predisporre i necessari controlli ed interventi di manutenzione finalizzati all’efficienza<br />

della strumentazione installata. Le aree monitorate attualmente controllate dal Centro<br />

Monitoraggio sono 16, di cui 7 gestite con trasmissione automatica dei dati e soglie di<br />

movimento ben precise. Lo studio dei dati di monitoraggio, opportunamente registrati ed<br />

archiviati negli anni, fornisce importanti informazioni e consente deduzioni fondamentali<br />

per una conoscenza sempre maggiore dei modi e tempi di evoluzione dei vari tipi di dissesto.<br />

L’esperienza acquisita negli anni ha consentito di ampliare la gestione di reti di monitoraggio,<br />

anche fuori provincia, progettarne per le aree instabili di nuova acquisizione, supportare lo<br />

studio preliminare alle fasi di progettazione degli interventi strutturali previsti dalla Legge<br />

Regionale 102/90, fornire consulenza collaborazione ad Enti Locali ed Università; in<br />

particolare con queste ultime si sono sperimentati nuovi strumenti e sistemi di monitoraggio<br />

(es. Interferometria, Pluviometro elettromagnetico ecc.) e sono stati accolti stage per tesi di<br />

laurea inerenti i dissesti gestiti dal Centro, nonché forniti dati per ricerche, studi e altre tesi.<br />

I sistemi di monitoraggio utilizzati presso il Centro sono all’avanguardia, e si avvalgono<br />

di strumentazione geotecnica per il controllo di movimenti in superficie ed in profondità,<br />

unita a strumentazione topografica distribuita sul terreno in funzione della tipologia del<br />

dissesto da monitorare, allo scopo di ottimizzare i dati necessari per la valutazione di entità,<br />

56

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!