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La borsadellaspesa - ACSI

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<strong>La</strong> borsa della spesa<br />

5.2012 8<br />

inchiesta<br />

<strong>La</strong> Svezianon scherza con la pubblicità<br />

Il governo svedese ha proibito gli spot pubblicitari per bambini al di sotto dei 12 anni.<br />

Anche i cantoni romandi si stanno mobilitando.<br />

dal 1995, i canali televisivi e le radio<br />

svedesi hanno proibito la promozione<br />

di giocattoli o di alimentazione<br />

poco sana durante i programmi per i<br />

bambini. Le marche non possono nemmeno,<br />

durante le fasce orarie, ricorrere a stratagemmi<br />

di marketing che rimandano ai<br />

giovani (risate, voci, utilizzo di mascotte,<br />

ecc). “I bambini non distinguono necessariamente<br />

i messaggi commerciali se sono<br />

inglobati nelle trasmissioni riservate a loro,<br />

spiega Louise Ekstöm, della Swedish<br />

Consumer’s Association, a Stoccolma.<br />

Secondo l’inchiesta IdEFICS, i piccoli<br />

svedesi appartengono alle popolazioni meno<br />

colpite dal sovrappeso in Europa.<br />

L’esempio nordico sta facendo scuola. Nel<br />

2006, la Gran Bretagna ha promulgato un<br />

decreto contro gli spot destinati alla cattiva<br />

alimentazione nelle fasce orarie per bambini.<br />

“una perdita secca per le catene televisive<br />

britanniche di 39 milioni di sterline”, fa<br />

notare il giornalista francese Jean-Philippe<br />

desbordes* il quale rileva che Burger King,<br />

per esempio, ha rapidamente cessato di essere<br />

presente in queste ore di televisione.<br />

Nulla del genere in Svizzera dove la regola<br />

è l’autoresponsabilizzazione delle<br />

aziende...<br />

Sensibilizzaremeglio<br />

Qualche dritta per i genitori<br />

Verso i sei anni, un bambino capisce la differenza<br />

tra programma televisivo e pubblicità. dopo gli<br />

otto anni è capace di mettere in discussione un messaggio<br />

di vendita anche se resistere all’attrazione<br />

delle marche è difficile. Per diventare consumatori<br />

attenti i più piccoli hanno bisogno di aiuto. Sta dunque<br />

ai genitori decidere quando e quanto i figli possono<br />

guardare la televisione: dopo i compiti, un determinato<br />

giorno o una fascia oraria determinata<br />

durante la settimana. In tutti i casi, le regole devono<br />

essere chiaramente fissate. Inoltre guardare la televisione<br />

e discutere insieme è una buona soluzione.<br />

Parlate anche con i vostri figli della pubblicità e del<br />

suo obiettivo.<br />

di quali spot si ricordano e perché? Siate un<br />

esempio per loro mostrando ciò che acquistate secondo<br />

i vostri criteri indipendentemente dal marketing.<br />

E poiché è giocando che si impara al meglio incoraggiateli<br />

a inventare delle pubblicità per meglio<br />

comprendere “come funziona”.<br />

E se i genitori hanno un ruolo centrale<br />

da giocare, le scuole sembrano pure rendersi<br />

conto della necessità di formare i giovani<br />

cervelli alla comprensione dei messaggi.<br />

dal 2011 al 2015, tutti i cantoni romandi introdurranno<br />

progressivamente, nei cicli di<br />

insegnamento per ragazzi dai 4 agli 11 anni,<br />

dei corsi di educazione ai media inglobati<br />

nel principio “formazione generale”, spega<br />

Christian Georges, collaboratore scientifico<br />

nella Conferenza intercantonale dell’istruzione<br />

pubblica della Svizzera romanda<br />

e Ticino. Obiettivi di questo insegnamento:<br />

esercitare uno sguardo critico e imparare<br />

a decodificare i messaggi.<br />

Resta da capire quanto la Svizzera sia in<br />

ritardo in questo tipo di prevenzione. Pur<br />

essendo ancora<br />

molto<br />

diffuso, l’uso della televisione da parte dei<br />

giovani sta perdendo terreno a poco a poco<br />

a fronte di computer e smartphone: lo constata<br />

JAMES, uno studio finanziato da<br />

Swisscom che sonda annualmente i loro intrattenimenti<br />

sui media. E qui sorge un altro<br />

problema: su internet i messaggi commerciali<br />

sono il più delle volte “nascosti”, aggiunge<br />

Louise Ekstöm secondo la quale anche<br />

la legge svedese deve essere ancora<br />

adattata alle strategie di merketing in atto<br />

sul web.<br />

* Mon enfant n’est pas un coeur de cible.<br />

di Jean-Philippe desbordes, Ed. Actes<br />

Sud, 2007.<br />

“Conosco tutte le pubblicità che passano<br />

alla tele perché non faccio zapping<br />

ma le mie preferite sono quelle della<br />

Coca-Cola perché parlano di sport.<br />

E non dico questo a causa degli Europei<br />

di calcio. E sui miei cereali ci sono molti<br />

personaggi.”<br />

Mathias, 14 anni<br />

FAST FOOD, PASTI PRECONFEZIONATI<br />

SPUNTINI, SNACKS<br />

LATTICINI<br />

FARINACEI<br />

FRC MIEux CHOISIR<br />

FOTO SéBASTIEN FéVAL

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