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La borsadellaspesa - ACSI

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<strong>La</strong> borsa della spesa<br />

5.2012 6<br />

Televisione e bambini<br />

la cattiva abbuffata è servita!<br />

Un piccolo svizzero davanti al suo programma<br />

preferito ingurgita circa 19 pubblicità all’ora.<br />

L’<strong>ACSI</strong> ha analizzato i marchi alimentari maggiormente<br />

presenti nelle emissioni destinate ai bambini:<br />

McDonald’s è incontestabilmente il numero uno!<br />

Nel regno del sovrappeso, è impossibile<br />

negare gli stretti legami<br />

calorici che uniscono il cibo<br />

poco sano alla televisione, in<br />

particolare se si tratta di giovani spettatori.<br />

Neppure da parte delle aziende. L’ultima in<br />

ordine di data - e non delle minori poiché si<br />

tratta della Walt disney - promette di diffondere<br />

unicamente delle pubblicità di alimenti<br />

sani sui propri canali tivù, radio e siti<br />

internet... ma, al di là dell’annuncio ad effetto,<br />

la dichiarazione del gigante americano<br />

è sintomatica di un malessere ormai<br />

mondializzato.<br />

un numero impressionante di studi<br />

scientifici dimostra che anche nel Vecchio<br />

continente un bambino su 5 soffre di sovrappeso<br />

o di obesità. Tra questi anche lo<br />

studio europeo IdEFICS (vedi sito, in inglese,<br />

ideficsstudy.eu/Idefics) effettuato su un<br />

campione di oltre 16'000 bambini tra i 2 e i<br />

10 anni, che mette in evidenza l’”effetto ingrassante”<br />

del piccolo schermo. Più i bambini<br />

dedicano tempo alla televisione più il<br />

loro giro-vita aumenta. Sicuramente a causa<br />

della mancanza di esercizio fisico ma anche<br />

per la preferenza data ad un’alimentazione<br />

con troppi grassi o troppo zucchero,<br />

come i prodotti alimentari spesso reclamizzati<br />

attraverso gli spot pubblicitari.<br />

Un Kiwi non molto vitaminico<br />

di fronte a questo problema di salute<br />

pubblica, le multinazionali dell’agroalientare<br />

hanno promesso un marketing più etico.<br />

In Svizzera, 11 aziende hanno pure rinunciato<br />

volontariamente, sotto l’egida di<br />

Swiss Pledge, a diffondere pubblicità destinata<br />

a bambini di età inferiore a 12 anni (vedi<br />

riquadro a lato).<br />

un messaggio recepito al 100%<br />

dall’<strong>ACSI</strong> e dai colleghi dell’FRC e SKS che<br />

hanno voluto verificare se queste aziende<br />

rispettassero l’impegno preso. Per fare ciò,<br />

è stata realizzata un’inchiesta in collaborazione<br />

con l’Institute of Communication and<br />

Health dell’università di Lugano che aveva<br />

già condotto un’indagine simile nel 2006<br />

intitolata Kiwi (che sta per Kinderwerbung<br />

im Fernsehen), su mandato dell’uFSP<br />

(ufficio federale della salute pubblica).<br />

Con questo secondo progetto Kiwi,<br />

671 ore di televisione su sei canali nazionali<br />

(RTS1, RTS2, SF1, SF2, RSI1, RSI2) sono<br />

state registrate e analizzate<br />

lo scorso autunno.<br />

Ma perché limitarsi ai<br />

canali svizzeri? Vi sono due<br />

motivazioni: da un lato vi<br />

sono ragioni logistiche e di<br />

costo, dall’altro per poter in-<br />

“Questo disegno è della Red Bull.<br />

Non conosco tutte le storie che racconta<br />

ma lo slogan sì. So anche che è<br />

un eccitante ma non so bene cosa c’è<br />

dentro ... caffè, alcol, cose simili.”<br />

Alex, 12 anni<br />

staurare un dialogo<br />

con aziende<br />

con sede nel<br />

paese.<br />

da notare<br />

che lo studio si basa su programmi specificamente<br />

dedicati ai bambini ma anche su<br />

emissioni della sera, dalle 18 alle 21, che.<br />

secondo l’istituto MEdIAPuLSE, riuniscono<br />

un grande numero di giovani, telegiornale e<br />

meteo in testa.<br />

Una promozione alimentare<br />

martellante<br />

Che cosa rivela in sostanza l’inchiesta<br />

Kiwi 2 che sarà pubblicata integralmente<br />

questo autunno sul sito della FRC e la cui<br />

analisi si basa su<br />

circa 13’000<br />

pubblicità?<br />

È presto detto:<br />

in media, un<br />

“A volte, i personaggi delle cose<br />

che mangiamo, hanno anche nomi<br />

come noi. Ce n’è uno che si chiama<br />

Jamadu, ha piccole orecchie rotonde<br />

e una strana pelliccia. Ma lo vedo<br />

nei supermercati non alla tele.”<br />

Zélie, 7 anni e mezzo

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