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La borsadellaspesa - ACSI

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<strong>La</strong> borsa della spesa<br />

5.2012 20<br />

società<br />

Mercato svizzero delle verdure<br />

nelle mani delle multinazionali<br />

Chi sa quali varietà di verdure sono vendute nei supermercati? A chi “appartengono” queste verdure?<br />

Attualmente, il consumatore è in condizione di fare delle scelte d’acquisto informate? Sono queste, in<br />

sostanza, le domande a cui uno studio promosso dalla Dichiarazione di Berna (DB), Swissaid, IP Suisse, Bio<br />

Suisse e dalle associazioni dei consumatori <strong>ACSI</strong>, FRC e SKS, cerca di rispondere, prendendo in<br />

considerazione quattro vegetali correntemente consumati in Svizzera: le carote, i pomodori, i peperoni e i<br />

cavolfiori.<br />

Se la coltivazione degli ortaggi, partendo<br />

dalle sementi ha predominato<br />

fino agli anni 70, oggi rappresenta<br />

solo un terzo dei circa 10’000<br />

ettari destinati all’orticoltura. Attualmente,<br />

le sementi riguardano principalmente – e in<br />

ordine di importanza – carote, cipolle, insalata,<br />

e formentino. Per le altre verdure, si è<br />

progressivamente imposto l’utilizzo di<br />

piantine. Queste piantine sono per la maggior<br />

parte importate (72%).<br />

Circa la metà delle verdure consumate<br />

in Svizzera sono importate, principalmente<br />

dalla Francia (22%), dall’Italia (20%) e dalla<br />

Spagna (19%): questo significa che le varietà<br />

coltivate all’estero determinano in larga<br />

misura l’assortimento che si trova sui nostri<br />

scaffali. A livello politico, inoltre, gli accordi<br />

bilaterali conclusi con l’unione europea<br />

fanno sì che i regolamenti in vigore in<br />

Europa si applichino anche nel nostro paese.<br />

Tutte le varietà e sementi agricole autorizzate<br />

in Europa possono dunque essere<br />

commercializzate in Svizzera, tranne gli organismi<br />

geneticamente modificati (OGM).<br />

Un mercato ultradominato dalle<br />

multinazionali agrochimiche<br />

In questi ultimi anni, le multinazionali<br />

dell’agrochimica hanno comperato numerose<br />

compagnie attive nella selezione e produzione<br />

degli ortaggi, estendendo, al di là<br />

dei prodotti chimici, il proprio dominio sulla<br />

filiera alimentare. Questo ha come risultato<br />

un’influenza sempre più enorme di queste<br />

multinazionali sulle politiche agricole dei<br />

singoli paesi e una dipendenza accresciuta<br />

degli agricoltori per quanto riguarda, appunto,<br />

sementi e piantine.<br />

una semente non può essere messa in<br />

commercio in Svizzera e nell’unione europea<br />

se la varietà in questione non è prima<br />

debitamente registrata e approvata dalle<br />

autorità preposte. <strong>La</strong> protezione di una varietà<br />

concede al suo ideatore un diritto di<br />

proprietà della durata di 25-30 anni che gli<br />

permette di decidere sull’avvenire commerciale<br />

della sua creazione. Le imprese agrochimiche<br />

non esitano a ricorrere ad altri sistemi<br />

di proprietà intellettuale, come i brevetti,<br />

per rafforzare il loro monopolio, come<br />

per esempio il caso dei broccoletti o dei pomodori<br />

rugosi (tomate ridée) o i marchi depositati<br />

(caso dei pomodori Toscanella di<br />

Syngenta).<br />

Così, sulle 231 varietà di pomodori<br />

protetti nell’unione europea, 84 (36%) sono<br />

proprietà della Monsanto e 61 (26%)<br />

appartengono a Syngenta. Per le 144 varietà<br />

di peperoni, la proporzione è più o meno

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