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la nascita dell'Ipcc - Multibase

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PARTE 2<br />

TRA FALSITÀ E CATASTROFISMO: LA NASCITA<br />

DELL’IPCC


La Politica del Global Warming<br />

Ma più crudele ancora fu <strong>la</strong> legge che alzò <strong>la</strong> verga<br />

d’un tirannico potere e lo chiamò «potere divino»<br />

W. Scott, Il Medioevo<br />

Nel dicembre del 2009 si concluderanno i negoziati, avviati a Bangkok<br />

il 31 marzo 2008, per l’adozione del<strong>la</strong> normativa post-Kyoto<br />

in materia di clima. Nonostante <strong>la</strong> lunghissima serie di falsi, scandali<br />

e mistificazioni, i rapporti dell’IPCC sono stati ampiamente citati nel<br />

corso dei dibattiti e considerati fonte autorevole. Ma le cose stanno<br />

cambiando.<br />

Se il mondo politico continua a «scaldarsi» per le questioni climatiche,<br />

in ambito scientifico si alzano sempre più voci in cerca di oggettività<br />

e le defezioni dall’IPCC continuano con una frequenza impressionante.<br />

Sebbene si cerchi di dare all’opinione pubblica <strong>la</strong> percezione di un consenso<br />

unanime, molti studiosi di primo piano hanno preso le distanze<br />

da coloro che Lord Lawson 1 ha chiamato: «i preti» di una nuova religione:<br />

l’ecofondamentalismo.<br />

Nel 2006 lo stesso Lawson, ex Cancelliere britannico del governo<br />

Thatcher, dopo aver definito l’IPCC «un gruppo di pressione al<strong>la</strong>rmi-<br />

1 Lord Lawson of B<strong>la</strong>by è stato Financial Secretary al Tesoro durante il governo<br />

Thatcher, Segretario di Stato per l’Energia e Chancellor of the Exchequer. È membro<br />

del<strong>la</strong> Lords’ Select Committee per gli Affari Economici <strong>la</strong> quale nel 2005 ha<br />

prodotto un sostanziale report su «L’Economia del Cambiamento Climatico».<br />

99


sta politically correct», nel suo An Appeal to Reason 2 dichiarava: «non esiste<br />

una minaccia più grave per l’umanità che l’abbandono del<strong>la</strong> ragione<br />

a cui oggi assistiamo» 3 e proseguiva affermando che l’unica onesta posizione<br />

riguardo al presunto aumento di temperatura del secolo XX è<br />

«non lo sappiamo» 4 . Qualche mese prima era stato pubblicato Le nove<br />

bugie sul riscaldamento globale, del Gruppo Lavoisier 5 , in cui veniva apertamente<br />

confutata gran parte delle tesi al<strong>la</strong> base del global warming. Nel<br />

testo, in una lucida puntualizzazione dell’incoerenza tra <strong>la</strong> morale del<br />

mondo occidentale, i suoi valori religiosi ed il suo reale sentire, Ray<br />

Evans, fondatore del Gruppo, presentava il fenomeno dell’ambientalismo<br />

nei seguenti termini:<br />

«L’ambientalismo (…) è una forma di credo religioso volto a promuovere<br />

un senso di superiorità morale in chi crede, ma che non si cura affatto di<br />

affermare <strong>la</strong> verità»<br />

Nel 2007 Siegfried Frederick Singer ed altri scienziati di pari levatura<br />

si univano nel Nongovernmental International Panel on Climate<br />

Change, e<strong>la</strong>borando un proprio Report 6 in risposta al punto di vista<br />

2 Lawson N., An Appeal to Reason, Overlook 2008.<br />

3 Lindzen S., Sloan Professor delle Scienze Atmosferiche al MIT, ha definito il libro<br />

di Lord Lawson uno strumento fondamentale se si «vuole veramente evitare di arrecare<br />

danno all’uomo ed al pianeta».<br />

4 Il testo di Lawson si apre (acasualmente) con una frase da L'arte di ottenere ragione<br />

(Die Kunst Recht zu Behalten) di Arthur Schopenhauer sul<strong>la</strong> facilità di manipo<strong>la</strong>re<br />

l’opinione pubblica facendole credere che un’idea è comunemente accettata.<br />

5 Evans R. Nine Lies About Global Warming. The Lavoisier Group, febbraio 2006.<br />

Evans è il fondatore del Gruppo Lavoisier, formatosi nel marzo del 2000 per volontà<br />

di alcuni scienziati scettici i quali ritenevano <strong>la</strong> teoria del riscaldamento globale<br />

basata su inesattezze scientifiche.<br />

6 Nature, Not Human Activity, Rules the Climate: Summary for Policymakers of the Report<br />

of the Nongovernmental International Panel on Climate Change. Warren Anderson, Dennis<br />

Avery, Franco Battaglia, Robert Carter, Richard Courtney, Joseph D’Aleo Fred<br />

Goldberg, Vincent Gray, Kenneth Haapa<strong>la</strong>, K<strong>la</strong>us Heiss, Craig Idso, Zbigniew Jaworowski,<br />

O<strong>la</strong>vi Kärner, Madhav Khandekar, William Kininmonth, Hans Labohm,<br />

Christopher Monckton, Lubos Motl, Tom Segalstad, S. Fred Singer, George<br />

Taylor, Dick Thoenes, Anton Uriarte, Gerd Weber.<br />

100


soggettivo e fuorviante dell’IPCC. Si esaudiva così il desiderio del presidente<br />

ceco Vác<strong>la</strong>v K<strong>la</strong>us di avere a disposizione due distinti rapporti<br />

sullo studio del clima. Lo stesso anno John R. Christy, professore di<br />

Scienze dell’Atmosfera e direttore dell’Earth System Science Center<br />

presso l’Università dell’A<strong>la</strong>bama, nonché specialista nel campo dei<br />

rilevamenti satellitari e autore principale del TAR, si dissociava dall’IPCC<br />

dopo il conferimento del Nobel, rinunciando al<strong>la</strong> quota a lui<br />

spettante. In un editoriale apparso il 5 novembre 2007 sul «Wall Street<br />

Journal» egli asseriva espressamente l’assoluta impossibilità, allo stato<br />

attuale delle conoscenze, di fare previsioni esatte sul clima, dimostrando<br />

che <strong>la</strong> sicurezza esibita dall’IPCC nel denunciare l’emergenza<br />

era in realtà priva di solide basi. L’ipotesi di un riscaldamento globale<br />

di origine antropica – afferma Christy – è costruita su modelli di calcolo<br />

piuttosto che su osservazioni dirette. Secondo questi modelli, dato<br />

l’aumento del<strong>la</strong> concentrazione atmosferica di gas serra, il pianeta<br />

avrebbe dovuto subire un riscaldamento di circa 2 °C. Invece nell’ultimo<br />

secolo <strong>la</strong> temperatura non è aumentata che di mezzo grado, lo<br />

stesso ordine di grandezza rilevato nelle fluttuazioni naturali. Nul<strong>la</strong> di<br />

cui spaventarsi dunque «il clima cambia sempre» 7 :<br />

«La Terra è stata creata, o comunque si è evoluta, in modo da sopravvivere<br />

alle avversità, e i suoi meccanismi di sopravvivenza sono ben progettati.<br />

Invece, qualcuno afferma che l’unico modo di protegger<strong>la</strong> sia affidare il<br />

nostro futuro a una pletora di burocrati onniscienti (…) Gli scienziati sono<br />

uomini, cioè creature politiche. Per <strong>la</strong> maggior parte, sono di sinistra: a loro<br />

piace uno Stato che detti le regole. Probabilmente, molti di loro direbbero<br />

che le conoscenze scientifiche non bastano a giustificare tutto ciò, ma <strong>la</strong><br />

prospettiva nondimeno gli garba»<br />

In sostanza, attraverso lo strumento del majority view (ossia il punto<br />

di vista del<strong>la</strong> maggioranza) <strong>la</strong> scienza ha acquisito lo stesso modus operandi<br />

del<strong>la</strong> politica ed ha fatto passare per certezza ciò che certezza non<br />

è. Inneggiando ad una fede cieca e stabilendo una propria verità attraverso<br />

<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione dei dati essa ha creato uno scenario catastro-<br />

7 Intervista a John Christy, uscita su «The Indipendent» il 31 dicembre 2004.<br />

101


fico ed oscurantista, ha sfruttato <strong>la</strong> grancassa dei media per diffondere<br />

dichiarazioni mirate all’al<strong>la</strong>rmismo, ha accettato l’inconsistente «principio<br />

di precauzione» e si è asservita al<strong>la</strong> ragion di stato. Forse sarebbe<br />

stato sensato prendere «precauzioni» affinché ciò non avvenisse.<br />

102


La teoria dell’effetto serra antropogenico e <strong>la</strong> <strong>nascita</strong> dell’IPCC<br />

Il primo a studiare sistematicamente gli effetti dell’anidride carbonica<br />

prodotta dai combustibili fossili sul clima fu Roger Revelle, le<br />

cui ricerche, condotte a partire dagli anni ’50, vennero abbondantemente<br />

finanziate dal<strong>la</strong> Fondazione Rockefeller. Nel 1957 Revelle e<br />

Suess pubblicarono un <strong>la</strong>voro 8 in cui si asseriva che gli oceani non<br />

avrebbero potuto assorbire l’eccesso di CO 2 generato dall’uomo abbastanza<br />

velocemente da impedirne l’accumulo in atmosfera. Come<br />

conseguenza, veniva formu<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> previsione di un surriscaldamento<br />

del pianeta dovuto all’effetto serra (Revelle et al., 1957). Poste così le<br />

fondamenta del global warming, ci si apprestava ad innalzare l’intero<br />

edificio 9 .<br />

Nel<strong>la</strong> prima metà degli anni ‘80 Stephen Schneider – docente di<br />

Scienze Biologiche all’Università di Stanford – redigeva quello che<br />

potremmo chiamare il «manifesto del<strong>la</strong> scienza al servizio dei go-<br />

8 Revelle R., Suess H.E. Carbon dioxide exchange between atmosphere and ocean and the question<br />

of an increase of atmospheric CO 2 during the past decades. Tellus 9, 18-27 (1957).<br />

9 Nel 1977, con il mondo ancora diviso in due blocchi, il direttore dei consulenti<br />

scientifici del governo britannico Lord Zuckerman metteva in guardia l’umanità su<br />

come i problemi politici fossero «nul<strong>la</strong> rispetto a ciò che sarebbe potuto accadere<br />

con i grandi cambiamenti climatici». Prefazione del libro Climate Change and World<br />

Affair, Crispin Tickell, Howard University Press.<br />

103


verni»: una vera e propria «non-scienza» dedita al perseguimento di<br />

un fine politico piuttosto che al<strong>la</strong> ricerca delle leggi del<strong>la</strong> natura. In<br />

tale documento Schneider, che in seguito diverrà consigliere del Presidente<br />

Clinton e Lead Author dell’IPCC, asseriva:<br />

104<br />

«Per un verso siamo legati al metodo scientifico, il che significa dire <strong>la</strong> verità,<br />

solo <strong>la</strong> verità e niente altro che <strong>la</strong> verità, includendo tutti i dubbi, i caveat,<br />

i ‘se’ e i ‘ma’. Per l’altro verso non siamo solo scienziati, ma anche<br />

esseri umani e come tutti vorremmo che il mondo fosse un luogo migliore.<br />

In questo contesto ciò si traduce in un <strong>la</strong>voro mirato a ridurre il rischio di<br />

cambiamenti climatici potenzialmente dannosi. Per riuscirci dobbiamo coagu<strong>la</strong>re<br />

un ampio supporto al fine di catturare l’immaginazione del pubblico.<br />

Questo, naturalmente, richiede di ottenere una grande attenzione da parte<br />

dei media. Dobbiamo offrire scenari terrificanti, fare affermazioni semplicistiche<br />

e banali e accantonare ogni dubbio dentro di noi»<br />

Ovviamente, nello sforzo di prospettare panorami catastrofici non è<br />

importante stabilire il vero corso del cambiamento climatico. Basti pensare<br />

che negli anni ’70 (in seguito ad un periodo di raffreddamento verificatosi<br />

tra il 1942 e il 1976) alcuni esponenti del mondo scientifico<br />

ritennero che stesse per avere inizio una nuova era g<strong>la</strong>ciale, ed è paradossale<br />

pensare che qualcuno avesse addirittura proposto di immettere<br />

CO 2 in atmosfera per scongiurare l’imminente raffreddamento.<br />

Lo stesso Schneider, che nel 1990 pubblicherà un libro divulgativo sul<br />

global warming, nel 1971, in un articolo pubblicato su «Science», paventava<br />

<strong>la</strong> possibilità che le emissioni umane (in partico<strong>la</strong>re gli aerosol) innescassero<br />

una nuova era g<strong>la</strong>ciale (Rasool e Schneider, 1971) 10 .<br />

Tuttavia, <strong>la</strong> tendenza a specu<strong>la</strong>re sul catastrofismo beneficia di una<br />

superficialità nell’analisi degli eventi caratterizzata dal<strong>la</strong> preponderanza<br />

del<strong>la</strong> memoria a breve termine e, all’inizio degli anni ‘80, <strong>la</strong><br />

tesi del surriscaldamento del pianeta era ormai pienamente accredi-<br />

10 Schneider S. Global Warming: Are We Entering the Greenhouse Century?, ottobre 1990.<br />

Nel 1976, Schneider aveva scritto <strong>la</strong> back cover di un testo intito<strong>la</strong>to The Cooling<br />

(Lowell Ponte, 1976) in cui si prospettava che il mondo stesse andando incontro<br />

ad una nuova era g<strong>la</strong>ciale.


tata. Riviste come «Science» 11 e quotidiani ad ampia diffusione come il<br />

«New York Times» 12 sostenevano dalle loro pagine <strong>la</strong> teoria del global<br />

warming, mentre si alzava il grido di al<strong>la</strong>rme del redivivo Revelle sullo<br />

scioglimento dei ghiacciai e <strong>la</strong> crescita del livello dei mari (Revelle, 1982).<br />

I tempi erano finalmente maturi perché venissero attuati i primi provvedimenti<br />

a livello politico.<br />

Quattro anni più tardi, a Vil<strong>la</strong>ch (Austria), si svolse <strong>la</strong> terza Conferenza<br />

Mondiale sul Clima, patrocinata dall’Organizzazione Meteorologica<br />

Mondiale (WMO), dal Programma ONU per l’Ambiente (UNEP)<br />

e dall’International Council for Science (ICSU). Nel documento finale<br />

del<strong>la</strong> conferenza si leggeva:<br />

«A causa delle crescenti concentrazioni di gas serra riteniamo oggi che nel<strong>la</strong><br />

prima metà del prossimo secolo ci sarà un aumento del<strong>la</strong> temperatura media<br />

globale più grande di qualsiasi altro mai avvenuto nel<strong>la</strong> storia dell’uomo. (…)<br />

L’entità e <strong>la</strong> velocità del riscaldamento possono essere profondamente influenzate<br />

dalle politiche dei governi sull’uso dell’energia e dei combustibili<br />

fossili nonché sulle emissioni di gas serra»<br />

Il documento conteneva, tra l’altro, <strong>la</strong> raccomandazione di migliorare<br />

le capacità di previsione climatica per poter effettuare <strong>la</strong> pianificazione<br />

di attività quali <strong>la</strong> produzione di energia idroelettrica e l’uso<br />

delle risorse idriche per l’irrigazione 13 . In pratica si stavano gettando<br />

11 Cfr. Hansen et al., Climate impact of increasing atmospheric carbon dioxide. «Science»,<br />

vol. 13. Agosto 1981.<br />

12 Il «New York Times», nell’edizione del 22 agosto 1981, riportava le dichiarazioni<br />

di sette scienziati dell’atmosfera che prevedevano un «riscaldamento senza<br />

precedenti». Il quotidiano Newyorchese sarà spesso canale privilegiato delle istanze<br />

del global warming.<br />

13 «[l’assunzione che <strong>la</strong> conoscenza del clima passato possa essere usata per <strong>la</strong> pianificazione,<br />

N.d.R.] non è più valida a causa dell’aumentare del<strong>la</strong> concentrazione<br />

di CO2 nell’atmosfera che si prevede porterà un significativo riscaldamento del<br />

clima nel prossimo secolo». WMO, Report of the International Conference on the Assessment<br />

of the Role of Carbon Dioxide and of Other Greenhouse Gases in Climate Variations<br />

and Associated Impacts (Vil<strong>la</strong>ch, Austria, 9-15 October 1985). Advisory Group on<br />

Greenhouse Gases.<br />

105


le basi del<strong>la</strong> linea di azione dell’IPCC, che userà in modo esteso le previsioni<br />

ottenute da modelli di calcolo per costruire scenari apocalittici<br />

con cui gestire l’opinione pubblica e le politiche globali in settori<br />

strategici come quelli dell’energia e dell’uso delle acque.<br />

In seguito al<strong>la</strong> Conferenza di Vil<strong>la</strong>ch, le tre organizzazioni dell’Onu<br />

che si erano fatte portavoce presso i governi del pianeta delle istanze<br />

deliberate in tale sede cominciarono un’intensa attività. Venne creato<br />

l’Advisory Group on Greenhouse Gases (AGGG), un gruppo di sette<br />

esperti che aveva lo scopo di «iniziare a considerare, se necessario,<br />

una convenzione globale».<br />

Uno dei membri del gruppo, Gordon Goodman, allora direttore esecutivo<br />

del Beijer Institute (più tardi Stockolm Environment Institute),<br />

fu incaricato di organizzare due workshop sul cambiamento<br />

climatico nel settembre e novembre 1987, rispettivamente a Vil<strong>la</strong>ch<br />

e Bel<strong>la</strong>gio 14 (Agrawa<strong>la</strong>, 1998). Anche Gordon, come Revelle prima di<br />

lui, era stato finanziato dal Rockefeller Brothers Fund.<br />

Le richieste fatte ai leader politici nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione finale di Bel<strong>la</strong>gio furono<br />

partico<strong>la</strong>rmente «aggressive»: limitare il tasso di salita dei mari<br />

tra 20 e 50 mm/decade e <strong>la</strong> crescita delle temperature di 0,1 °C/decade,<br />

tagliando le emissioni di CO 2 del 66% entro il 2005.<br />

Il governo Thatcher e i finanziamenti al riscaldamento globale<br />

Tra il 1983 e il 1989 un ulteriore aiuto al<strong>la</strong> «causa» era arrivato dal<br />

Governo Thatcher. La «Lady di Ferro» sfruttò l’opportunità del<strong>la</strong><br />

teoria del riscaldamento globale, a cui personalmente – avendo una<br />

<strong>la</strong>urea in chimica – non aveva mai creduto, per risolvere alcune questioni<br />

di politica interna e probabilmente per rafforzare <strong>la</strong> posizione<br />

del suo governo in ambito internazionale.<br />

14 Il Rockefeller Foundation Bel<strong>la</strong>gio Center a Bel<strong>la</strong>gio (in Italia tra il Lago di Como<br />

e il <strong>la</strong>go di Lecco) è una delle sedi del<strong>la</strong> Fondazione Rockefeller. Il Centro, noto<br />

anche come Vil<strong>la</strong> Serbelloni, comprende diversi edifici ed occupa un’area di 50<br />

acri (200.000 m 2 ). Fu acquisito dal<strong>la</strong> Fondazione nel 1959, sotto <strong>la</strong> presidenza di<br />

Dean Rusk, che in seguito divenne Segretario di Stato sotto il governo Kennedy.<br />

106


Nel 1979 ebbe luogo <strong>la</strong> Prima Conferenza Mondiale sul clima, e Margaret<br />

Thatcher divenne Primo Ministro del Regno Unito. Sotto il suo<br />

governo l’Inghilterra ebbe un ruolo di primissimo piano nel promuovere<br />

l’atmosfera di terrore che si andava prefigurando, atmosfera<br />

che il governo B<strong>la</strong>ir cercherà accuratamente di perpetuare grazie a<br />

contributi al<strong>la</strong> «ricerca» quali <strong>la</strong> Stern Review. Il governo Thatcher era<br />

formato per <strong>la</strong> maggior parte dagli esponenti politici che nel 1974<br />

avevano perso amaramente le elezioni, indicando il sindacato dei minatori<br />

come <strong>la</strong> causa principale del<strong>la</strong> propria disfatta. Era giunto il<br />

tempo per loro, attraverso <strong>la</strong> donna che li aveva portati al<strong>la</strong> vittoria, di<br />

prendersi una rivincita e, soprattutto, di contenere l’influenza dell’Unione<br />

Nazionale dei Minatori (NUM). La Thatcher seppe sfruttare<br />

l’occasione: vennero diffusi dati che puntavano il dito contro le centrali<br />

a carbone, colpevoli di immettere nell’aria ingenti quantità di CO 2 .<br />

Al<strong>la</strong>rmata dall’instabilità energetica seguita all’aumento del greggio e<br />

al conseguente irrigidimento delle posizioni dei <strong>la</strong>voratori nelle miniere<br />

di carbone, Margaret Thatcher adottò <strong>la</strong> tattica di deragliare<br />

l’attenzione del pubblico su un argomento preoccupante quale quello<br />

del cambiamento climatico. Chi meglio di lei, che aveva una <strong>la</strong>urea<br />

scientifica, poteva imporsi e canalizzare le incertezze politiche del<br />

momento con l’escamotage del riscaldamento globale? In partico<strong>la</strong>re –<br />

e punto chiave del caso – l’incombente pericolo poteva ben giustificare<br />

una linea politica di sostegno finanziario al<strong>la</strong> costruzione di centrali<br />

nucleari, che costituivano non solo una valida alternativa al<br />

combustibile fossile ma anche una possibilità di ampliamento del<br />

programma nucleare britannico. Infatti, doveva trascorrere ancora<br />

un ventennio prima del<strong>la</strong> caduta del muro di Berlino.<br />

A questo punto, per essere credibili, occorreva una prolifica attività<br />

di «ricerca». Così sarà sempre <strong>la</strong> Thatcher a creare, utilizzando ingenti<br />

finanziamenti governativi 15 , l’Hadley Center for Climate<br />

15 La Gran Bretagna è uno dei paesi che ha maggiormente contribuito alle ricerche<br />

sul cambiamento climatico, sia con esperti che con finanziamenti, seconda<br />

solo agli Stati Uniti.<br />

107


Prediction and Research (Centro Hadley per le Previsioni Climatiche).<br />

Sarà proprio l’Hadley Center, nel 1988, a incana<strong>la</strong>re nel nascente<br />

IPCC fondi e ricercatori 16 . Dal momento che ad oggi non riusciamo<br />

a predire con assoluta certezza neanche che tempo farà nell’arco di<br />

due giorni, il nome del Centro sembra quantomeno bizzarro. Lindzen<br />

ed altri hanno fatto notare come il National Institute of Water<br />

and Atmosphere del<strong>la</strong> Nuova Ze<strong>la</strong>nda (NIWA) abbia previsto in maniera<br />

corretta solo il 48% degli eventi climatici, percentuale definita<br />

come «non meglio del caso» 17 .<br />

Dal Rapporto Hansen al<strong>la</strong> <strong>nascita</strong> dell’IPCC<br />

Nello stesso anno, dall’altra parte dell’At<strong>la</strong>ntico, un’estate partico<strong>la</strong>rmente<br />

torrida aveva fornito a James Hansen, direttore dell’Institute<br />

for Space Studies del<strong>la</strong> NASA, l’occasione di presentare ad una<br />

Commissione del Senato il tema del riscaldamento globale. Il «New<br />

York Times» riportò subito <strong>la</strong> notizia 18 :<br />

«Finora gli scienziati sono stati molto cauti nell’attribuire l’innalzamento<br />

del<strong>la</strong> temperatura al global warming causato dagli inquinanti immessi in atmosfera<br />

(…) ma oggi il Dr. James E. Hansen ha riferito al Senato di essere<br />

certo al 99% che <strong>la</strong> tendenza al riscaldamento non è un fatto naturale, bensì<br />

è causata dall’accumulo di biossido di carbonio e altri gas prodotti dall’uomo<br />

nell’aria (…) è previsto che <strong>la</strong> crescita delle temperature globali<br />

causi l’espansione termica degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e delle<br />

calotte po<strong>la</strong>ri, provocando così l’innalzamento dei mari da 1 a 4 piedi<br />

[N.d.R. da 30 cm a 1,2 metri] per <strong>la</strong> metà del prossimo secolo».<br />

L’articolo riporta inoltre che il Dr. Hansen, il quale si occupava del-<br />

16 L’Hadley Center for Climate Prediction and Research diverrà uno dei working<br />

group di supporto all’IPCC.<br />

17 Hol<strong>la</strong>nd D., Carter R.M., de Freitas C.R., Gok<strong>la</strong>ny I.M., Lindzen R.S. Climate<br />

Change, Response to Simmonds and Steffen. «World Economics», vol.8, n.2. Aprile-giugno<br />

2007.<br />

18 Shabecoff P. Global warming has begun, Expert tells Senate. «New York Times», 24<br />

giugno, 1988.<br />

108


l’e<strong>la</strong>borazione delle temperature medie globali, aveva individuato nel<br />

corso degli anni ’80 quattro delle stagioni più calde dell’ultimo secolo.<br />

In realtà, nel<strong>la</strong> prima parte di questo testo, abbiamo visto come<br />

durante le terribili estati degli anni ’30 e all’inizio del ’900 le temperature<br />

fossero state ben più elevate.<br />

Il Senatore Timothy E. Wirth, che presiedeva <strong>la</strong> Commissione, commentò<br />

così il rapporto di Hansen:<br />

«Da ciò che leggo le prove scientifiche sono evidenti: il clima globale sta<br />

cambiando. Ora il Congresso deve cominciare a considerare come rallentare<br />

o bloccare questa tendenza al riscaldamento e come fronteggeremo i<br />

cambiamenti che possono già essere inevitabili»<br />

Timothy Wirth sarà Sottosegretario di Stato dell’amministrazione<br />

Clinton e chiederà, durante <strong>la</strong> conferenza di Ginevra del 1996,<br />

l’adozione di un protocollo internazionale vinco<strong>la</strong>nte per <strong>la</strong> riduzione<br />

delle emissioni di gas serra (che l’anno successivo diverrà il<br />

Protocollo di Kyoto) 19 . La politica ed il catastrofismo ambientale si<br />

erano uniti in un sodalizio senza che nessuno avesse avuto il tempo<br />

di ponderare quel<strong>la</strong> scelta.<br />

Per comprendere come fosse potuto accadere bisogna considerare<br />

che in quel momento fare ricerca non era affatto facile: i fondi scarseggiavano<br />

e chi era scettico sul<strong>la</strong> tesi del riscaldamento globale veniva<br />

ghettizzato fin quando non si fosse dichiaratamente «pentito».<br />

Così, sotto l’egida dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale<br />

(WMO) e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente<br />

(UNEP), nacque l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate<br />

Change), che aveva lo scopo di rimpiazzare l’AGGG nel<strong>la</strong> scrittura<br />

dei rapporti e nel<strong>la</strong> creazione del consenso.<br />

I tre «ideologi» dell’organizzazione furono il professor Bert Bolin,<br />

meteorologo dell’università di Stoccolma e già componente del-<br />

19 Sempre Clinton lo aveva messo a capo del<strong>la</strong> delegazione USA al Congresso ONU<br />

su Popo<strong>la</strong>zione Sviluppo (Il Cairo, 1994). Attualmente Wirth è amministratore dell’apposito<br />

fondo ONU creato per gestire <strong>la</strong> donazione del miliardario Ted Turner.<br />

Cascioli R., Gaspari A. Che tempo farà. PIEMME, 2008.<br />

109


l’AGGG; il Dr. Robert Watson, chimico atmosferico del<strong>la</strong> NASA (in<br />

seguito chimico al<strong>la</strong> World Bank e poi capo scientifico dell’UK Department<br />

for Environment, Food and Rural Affairs) e il Dr. John<br />

Houghton, fisico del<strong>la</strong> radiazione atmosferica al<strong>la</strong> Oxford University<br />

(in seguito capo dell’UK Met Office come «Sir» John Houghton).<br />

Compito dell’Intergovernmental Panel on Climate Change è sti<strong>la</strong>re<br />

dei rapporti in cui venga offerta una panoramica esaustiva dello<br />

«stato dell’arte» in materia di clima. A tale scopo sono strati organizzati<br />

tre gruppi di <strong>la</strong>voro (Working Group): il WGI fornisce <strong>la</strong> base<br />

scientifica; il WGII si occupa dell’impatto dei cambiamenti climatici,<br />

dell’adattamento e del<strong>la</strong> vulnerabilità mentre il WGIII ne studia <strong>la</strong> possibile<br />

mitigazione. Ognuno dei gruppi redige una propria re<strong>la</strong>zione,<br />

il cui insieme costituisce l’Assessment Report. I contenuti del Report vengono<br />

poi sintetizzati nel Technical Summary e infine viene prodotta <strong>la</strong><br />

Sintesi per i Decisori Politici (SPM, Summary for Policymakers).<br />

David Handerson descrive così <strong>la</strong> struttura dell’organizzazione:<br />

«Innanzitutto vi è il Panel [N.d.R. gruppo di esperti] vero e proprio, il quale<br />

comprende quei funzionari che i governi decidono di far partecipare alle<br />

riunioni. (…) Vi sono scienziati ma anche profani. (…) Un organismo più<br />

influente è il bureau (ufficio di presidenza), costituito da 28 membri, fra i<br />

quali esperti di alto livello provenienti da tutto il mondo scelti dal Panel<br />

(…). In secondo luogo vi è una rete di 2.500 esperti nettamente distinta dal<br />

Panel vero e proprio» 20<br />

Gli esperti provengono in <strong>la</strong>rga misura dall’UCAR (University Corporation<br />

for Atmospheric Research), un consorzio di università nordamericane.<br />

Dei 200 milioni di dol<strong>la</strong>ri annui versati al<strong>la</strong> UCAR, 10<br />

milioni arrivano all’IPCC. L’UCAR opera come unità di supporto tecnico<br />

per il Working Group I, in gran parte organizza i suoi meeting e<br />

fornisce il suo apporto amministrativo. La Gran Bretagna, attraverso<br />

il Climatic Research Unit, l’Hadley Center e altre fondazioni pubbliche<br />

è il secondo grande fornitore di esperti (vedi Energy&Environment,<br />

volume 18, 2007, pag 5).<br />

20 Handerson D. I guasti dell’IPCC consensus. «Limes», 22 novembre 2007.<br />

110


In base al suo stesso Statuto (C<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> 2), l’IPCC è tenuto a «valutare<br />

su una completa, obiettiva, aperta e trasparente base scientifica,<br />

tecnica e socio-economica, il rischio che le attività umane inducano il<br />

cambiamento climatico, il suo conseguente impatto potenziale e le<br />

opzioni per l’adattamento e mitigazione». Tuttavia, nonostante i proc<strong>la</strong>mi<br />

di obbiettività, i suoi rapporti sono precisamente mirati a fornire<br />

una base «scientifica» all’ideologia del riscaldamento globale,<br />

rimuovendo accuratamente ogni informazione «scomoda». Sin dal<strong>la</strong><br />

sua <strong>nascita</strong> lo scopo dell’organizzazione è infatti ben chiaro: control<strong>la</strong>re<br />

le emissioni dei gas serra.<br />

Non a caso Watson, prima di guidare l’IPCC, aveva presieduto un gruppo<br />

incaricato di documentare le tendenze dell’ozono nel<strong>la</strong> stratosfera, i cui<br />

risultati furono usati come strumento di pressione per <strong>la</strong> ratifica del<br />

Protocollo di Montreal del 1997 sul controllo delle emissioni di Cloro-<br />

FluoroCarburi (CFCs). Sul<strong>la</strong> falsa riga del «Protocollo di Montreal» fu poi<br />

redatto il programma di Kyoto per il controllo dei gas serra.<br />

Sempre secondo lo Statuto (C<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> 2), «Le re<strong>la</strong>zioni dell’IPCC dovrebbero<br />

essere neutrali rispetto al<strong>la</strong> politica». La realtà è che l’IPCC<br />

è un organismo governativo, il suo personale chiave nonché i suoi autori<br />

principali vengono nominati dai governi e le Sintesi per i Decisori<br />

Politici sono soggette ad approvazione da parte dei paesi membri delle<br />

Nazioni Unite 21 . In pratica i governi tengono il controllo dell’intero<br />

processo di formazione e dei documenti finali (Bohemer-Cristhiansen,<br />

2002) e finanziano non solo le ricerche ma anche le vacanze in<br />

luoghi esotici degli autori principali 22 .<br />

I rapporti dell’IPCC e il Protocollo di Kyoto<br />

Sin dall’inizio del<strong>la</strong> sua storia, l’IPCC non ha mai svolto direttamente<br />

attività di ricerca, né di monitoraggio o raccolta dati, fondando<br />

21 «Poiché l’IPCC è un organismo intergovernativo, <strong>la</strong> revisione dei documenti deve<br />

coinvolgere gli esperti e i governi» (Statuto, C<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> 3).<br />

22 Singer S.F. Nature, Not Human Activity, Rules the Climate. 2008, Science and Environmental<br />

Policy Project.<br />

111


le sue valutazioni principalmente sul<strong>la</strong> letteratura scientifica esistente.<br />

Il primo rapporto di valutazione 23 (First Assessment Report) venne pubblicato<br />

nel 1990, lo stesso anno in cui si svolse <strong>la</strong> seconda Conferenza<br />

Mondiale sul Clima. Il rapporto forniva un primo bi<strong>la</strong>ncio di<br />

tutte le conoscenze disponibili in quel momento e fu utilizzato come<br />

base scientifica del<strong>la</strong> UN Conference on Environment and Development<br />

di Rio de Janeiro nel 1992. Nel corso di tale conferenza<br />

parte dei paesi partecipanti, con a capo l’Ue, chiesero l’introduzione<br />

di limiti alle emissioni di CO 2, secondo <strong>la</strong> bozza dell’accordo presentata<br />

alle conferenze di Vil<strong>la</strong>ch e Bel<strong>la</strong>gio cinque anni prima. In<br />

questa circostanza gli Stati Uniti, con a capo George Bush senior<br />

quasi a fine mandato, rifiutarono accordi vinco<strong>la</strong>nti. La loro opposizione<br />

portò al<strong>la</strong> Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico,<br />

il cui fine era «raggiungere una stabilizzazione dei livelli di CO 2nell’atmosfera<br />

ad un grado sufficientemente basso da prevenire una pericolosa<br />

interferenza umana con il sistema climatico» 24 .<br />

In questo momento di grande sensibilità ai temi ambientalisti,<br />

Greenpeace International si prese <strong>la</strong> briga di intervistare i 400 climatologi<br />

più famosi al mondo, nel<strong>la</strong> speranza di legittimare l’atmosfera<br />

di terrore che si stava diffondendo. Greenpeace si proponeva<br />

di pubblicare l’inchiesta e diffonderne i risultati durante il summit di<br />

Rio, ma ciò non fu possibile. Infatti, sebbene quasi tutti gli intervistati<br />

svolgessero un <strong>la</strong>voro (e recepissero quindi uno stipendio) grazie<br />

al riscaldamento globale, solo quindici di loro furono disposti ad<br />

appoggiarne le tesi.<br />

Successivamente, nel novembre 1995, dopo <strong>la</strong> Conferenza sul Clima<br />

di Leipzig, 1.500 scienziati firmarono un documento detto «Dichiarazione<br />

di Leipzig» che poneva in discussione le affermazioni circa<br />

l’influenza delle attività umane sui cambiamenti climatici:<br />

23 Tra il 1990 e il 2007 l’IPCC ha pubblicato quattro rapporti: First Assessment Report<br />

(FAR, 1990); Second Assessment Report (SAR, 1996); Third Assessment Report (TAR, 2001);<br />

Fourth Assessment Report (4AR, 2007).<br />

24 The United Nations Framework Convention on Climate Change, Articolo 2.<br />

112


«Non c’è ancora alcun consenso nel mondo scientifico riguardo al cambiamento<br />

climatico. Al contrario <strong>la</strong> maggior parte degli scienziati accetta i<br />

dati provenienti dalle rilevazioni satellitari, che non mostrano nessun segno<br />

di riscaldamento globale»<br />

Nel primo rapporto dell’IPCC emergeva già chiaramente <strong>la</strong> volontà<br />

politica di rego<strong>la</strong>mentare le emissioni di CO 2, tuttavia ancora si leggeva:<br />

«Nonostante le limitazioni circa <strong>la</strong> quantità e <strong>la</strong> qualità dei dati storici disponibili<br />

sul<strong>la</strong> temperatura, ci sono evidenze del fatto che, durante lo<br />

scorso secolo, si sia verificato un irrego<strong>la</strong>re ma reale riscaldamento (…)<br />

Un riscaldamento globale di grandi dimensioni è quasi sicuramente avvenuto<br />

almeno una volta dal<strong>la</strong> fine dell’ultima g<strong>la</strong>ciazione senza nessun<br />

apprezzabile aumento dei gas serra. Dal momento che non ne conosciamo<br />

le cause non è ancora possibile attribuire una specifica proporzione<br />

del riscaldamento recente ad un aumento dei gas serra» 25<br />

Questa riserva cadrà completamente nel secondo rapporto di<br />

valutazione (SAR, Second Assessment Report) pubblicato nel 1996. Qui,<br />

per <strong>la</strong> prima volta, si arrivava al<strong>la</strong> conclusione che esisteva un’influenza<br />

evidente dell’uomo sul clima e venivano presentati modelli<br />

mirati a diffondere l’al<strong>la</strong>rmismo. L’esistenza di precedenti periodi<br />

di riscaldamento terrestre, ben nota e tra l’altro documentata con<br />

tanto di grafici dallo stesso Report del 1990, venne completamente<br />

cancel<strong>la</strong>ta.<br />

Il secondo rapporto di valutazione portò ad accese discussioni tra i sostenitori<br />

dell’IPCC e i suoi detrattori, che si espressero attraverso un vivace<br />

scambio di lettere sul Bollettino del<strong>la</strong> Società Meteorologica<br />

25 «We conclude that despite great limitations in the quantity and quality of the avai<strong>la</strong>ble<br />

historical temperature data, the evidence points consistently to a real but irregu<strong>la</strong>r<br />

warming over the <strong>la</strong>st century. A global warming of <strong>la</strong>rger size has almost<br />

certainly occurred at least once since the end of the <strong>la</strong>st g<strong>la</strong>ciation without any appreciable<br />

increase in greenhouse gases. Because we do not understand the reasons<br />

for these past warming events, it is not yet possible to attribute a specific proportion<br />

of the recent, smaller warming to an increase of greenhouse gases». «Energy<br />

& Environment» volume 18, 2007.<br />

113


Americana (1997) 26 . L’organizzazione veniva accusata di aver manipo<strong>la</strong>to<br />

il Report, in modo che apparisse conforme al<strong>la</strong> Sintesi per i Decisori Politici,<br />

dopo che gli scienziati coinvolti nel<strong>la</strong> sua redazione ne avevano<br />

approvato il contenuto.<br />

In un editoriale apparso sul «Wall Street Journal» del 12 giugno 1996, il<br />

Prof. Frederick Seitz, già Presidente del<strong>la</strong> National Academy of Sciences<br />

e dell’American Physical Society, denunciò le modifiche apportate<br />

al testo allo scopo di eliminare ogni evidenza contraria all’ipotesi del<br />

riscaldamento globale.<br />

114<br />

«Questo rapporto [il SAR, N.d.R.] non è ciò che appare essere, non è <strong>la</strong> versione<br />

che è stata approvata dagli scienziati elencati nel<strong>la</strong> pagina di testa. (...)<br />

Non ho mai visto una più rivoltante corruzione di un processo di revisione<br />

come quel<strong>la</strong> che ha condotto a questo Report. (...) Più di 15 sezioni nel Capitolo<br />

8 – il capitolo chiave che espone le evidenze scientifiche a favore e<br />

contro l’influenza umana sul clima – sono state cambiate o cancel<strong>la</strong>te dopo<br />

che gli scienziati incaricati di esaminare questo aspetto avevano accettato il<br />

testo finale. (...) Pressoché tutte [le manipo<strong>la</strong>zioni, N.d.R.] avevano lo scopo<br />

di far sparire ogni accenno allo scetticismo con cui molti scienziati guardano<br />

all’affermazione che le attività umane stiano avendo un grosso impatto<br />

sul clima in generale e sul global warming in partico<strong>la</strong>re»<br />

L’editoriale di Seitz continua elencando le parti rimosse dal Report:<br />

- nessuno degli studi citati mostra che è possibile attribuire i cambiamenti<br />

climatici all’incremento dei gas serra;<br />

- ad oggi nessuno studio è stato in grado di attribuire, nemmeno in<br />

parte, il cambiamento climatico osservato a cause antropogeniche;<br />

- qualsiasi affermazione sull’esistenza di un cambiamento climatico<br />

rilevante rimarrà probabilmente controversa fino a che non saranno<br />

comprese le incertezze nel<strong>la</strong> complessiva variabilità naturale<br />

del clima.<br />

26 Esso provocò inoltre <strong>la</strong> Dichiarazione Leipzig del SEPP, firmata da 100 esperti<br />

del clima nel 1996, <strong>la</strong> pubblicazione del libretto The Scientific Case Against the Global<br />

Climate Treaty nel 1997.


«Qualunque fosse l’intento di coloro che hanno apportato questi<br />

significativi cambiamenti, il loro effetto è ingannare i decisori politici<br />

e il pubblico convincendoli che l’evidenza scientifica mostra che le attività<br />

umane stiano causando il global warming», conclude Seitz.<br />

Lo scopo del<strong>la</strong> frode è evidente: dare attuazione ai propositi di limitazione<br />

delle emissioni di CO 2 proposti dal<strong>la</strong> Convenzione Quadro<br />

del 1992. Infatti, nello stesso anno di pubblicazione del SAR, si tenne<br />

a Ginevra il secondo di una serie di incontri organizzati nell’ambito<br />

del<strong>la</strong> Convenzione, le Conferences of the Parties (COP), in cui si cercava<br />

un accordo sui tempi e le modalità per <strong>la</strong> riduzione delle suddette<br />

emissioni. La pubblicazione del Second Assessment Report fornì il<br />

materiale necessario ad operare una svolta. La delegazione USA al<strong>la</strong><br />

COP2, guidata dal Sottosegretario di Stato Timothy Wirth, usò le conclusioni<br />

contenute al punto 4 del<strong>la</strong> Sintesi per i Decisori Politici (The ba<strong>la</strong>nce<br />

of evidence suggests a discernible human influence on global climate 27 ) per<br />

chiedere l’adozione di limiti legalmente vinco<strong>la</strong>nti alle emissioni di<br />

CO 2. Ciò segnava un radicale cambiamento di rotta del<strong>la</strong> Casa Bianca,<br />

presieduta in quel momento da Bill Clinton.<br />

Nel dicembre dell’anno successivo si svolse a Kyoto <strong>la</strong> COP3, i cui<br />

5.000 patecipanti includevano rappresentanti dei governi, esponenti<br />

dell’economia, del<strong>la</strong> scienza e dei mass media. Nonostante le polemiche<br />

di cui era oggetto, il secondo rapporto dell’IPCC servì a giustificarne<br />

<strong>la</strong> necessità, fornendo un impianto teorico ben costruito 28 .<br />

La conferenza si concluse l’11 dicembre con <strong>la</strong> prima ratifica del Protocollo<br />

di Kyoto, che coinvolse 55 stati 29 . La maggior parte delle na-<br />

27 «L’evidenza dei fatti suggerisce una chiara influenza umana sul clima».<br />

28 I retroscena sono descritti in dettaglio nel libro: Climate Policy – From Rio to Kyoto,<br />

Hoover Institution, 2000. Il protocollo di Kyoto ha inoltre suscitato una dichiarazione<br />

polemica, pubblicata dall’Oregon Institute for Science and Medicine e firmata<br />

da 17.000 scienziati.<br />

29 Paesi firmatari nel 1998: Antigua, Argentina, Austria, Belgio, Bolivia, Brasile, Bulgaria,<br />

Canada, Repubblica Ceca, Cile, Cina, Isole Cook, Corea del Sud, Costa Rica,<br />

Croazia, Cuba, Danimarca, El Salvador, Estonia, Fiji, Filippine, Fin<strong>la</strong>ndia, Francia,<br />

Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Guatema<strong>la</strong>, Indonesia, Ir<strong>la</strong>nda, Israele,<br />

115


zioni industrializzate (i cosiddetti paesi dell’Annex B) si accordarono<br />

per ridurre in maniera legalmente vinco<strong>la</strong>nte le emissioni di gas serra<br />

a valori inferiori a quelli del 1990 tra il 2008 e il 2012.<br />

Le significative contrapposizioni tra le parti rischiarono di far fallire<br />

<strong>la</strong> conferenza, tanto che il vicepresidente USA Al Gore fu costretto a<br />

partire in tutta fretta al<strong>la</strong> volta di Kyoto per l’ultimo giorno di negoziati.<br />

Sebbene il Presidente Clinton abbia sottoscritto il protocollo nel<br />

1998, quest’ultimo non fu mai sottoposto al Senato in quanto in contrasto<br />

con una risoluzione approvata nel 1997 (<strong>la</strong> S.Res.98). Detta risoluzione<br />

esortava il Presidente a rifiutare accordi che non<br />

includessero restrizioni vinco<strong>la</strong>nti per i paesi in via di sviluppo (tra<br />

cui <strong>la</strong> Cina) 30 (Justus, 2002).<br />

Nel 2001, il terzo rapporto di valutazione (TAR, Third Assessment<br />

Report) <strong>la</strong>nciava di nuovo un roboante grido di al<strong>la</strong>rme al mondo: «gli<br />

anni Novanta sono probabilmente stati <strong>la</strong> decade più calda del millennio,<br />

il 1998 l’anno più caldo» (Summary for Policymakers, IPCC, 2001).<br />

L’affermazione è basata sul famoso grafico dell’hokey stick che, come<br />

abbiamo già avuto modo di evidenziare, si rivelerà un c<strong>la</strong>moroso e<br />

premeditato falso. 31<br />

Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Maldive, Malta, Marshall, Messico,<br />

Micronesia, Monaco, Nicaragua, Niger, Niue, Norvegia, Nuova Ze<strong>la</strong>nda (no le<br />

isole Toke<strong>la</strong>u), Paesi Bassi, Panama, Paraguay, Perù, Polonia, Portogallo, Isole Salomone,<br />

Samoa, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Seychelles, Slovenia, Spagna,<br />

Svezia, Svizzera, Turkmenistan, Tuvalu, Unione Europea, Uruguay, Uzbekistan,<br />

Vietnam, Zambia. All’inizio di aprile 2001 <strong>la</strong> convenzione di Kyoto è stata ratificata<br />

soltanto da 33 paesi, tutti in via di sviluppo: Antigua e Barbuda, Azerbaijan, Bahamas,<br />

Barbados, Bolivia, Cipro, Ecuador, El Salvador, Guinea equatoriale, Fiji, Georgia,<br />

Giamaica,Guatema<strong>la</strong>, Guinea, Honduras, Kiribati, Lesotho, Maldive, Messico,<br />

Micronesia,Mongolia, Nicaragua, Niue, Pa<strong>la</strong>u, Panama, Paraguay, Romania, Samoa,<br />

Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Tuvalu, Uruguay e Uzbekistan. Alcuni di questi<br />

paesi hanno ratificato il protocollo anche se nel 1990 non lo avevano firmato.<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Nazioni_firmatarie_del_Protocollo_di_Kyoto<br />

30 CRS Issue Brief for Congress. Global Climate Change. Disponibile a<br />

http://www.gcrio.org/OnLnDoc/pdf/CRSclimate-2.pdf.<br />

31 Singer. Cit.<br />

116


Anche il TAR susciterà numerose reazioni critiche. In risposta alle<br />

sue conclusioni, lo Science & Environmental Policy Project<br />

(SEPP) 32 – fondato nel 1990 dal fisico atmosferico Siegfried Frederick<br />

Singer – pubblicò il libro The Kyoto Protocol is Not Backed by<br />

Science, in seguito tradotto in varie lingue. Nello stesso periodo Richard<br />

Lindzen, professore di scienze dell’atmosfera al MIT e Lead<br />

Author dei primi tre rapporti, si era dissociato dal Panel. Nel dimettersi,<br />

lo scienziato aveva accusato l’IPCC di aver deliberatamente alterato<br />

il contenuto del capitolo da lui redatto, Processi fisici e feedback<br />

climatici, tanto che nel<strong>la</strong> Sintesi per i Decisori Politici non ve ne sarebbe<br />

stata più traccia. Egli indicava, inoltre, nel<strong>la</strong> discrepanza tra i contenuti<br />

dei rapporti completi e le sintesi per i decisori politici, uno dei<br />

sistemi più efficaci usati dall’IPCC per manipo<strong>la</strong>re i risultati scientifici.<br />

Questo spiegherebbe perché le sintesi vengano sempre pubblicate<br />

prima dei rapporti finali, secondo una procedura quantomeno «anoma<strong>la</strong>»<br />

denunciata in alcuni editoriali apparsi sul<strong>la</strong> rivista «Nature»<br />

(Maddox, 1991; Anonymous, 1994).<br />

Per fare un esempio di una delle tante «sparizioni», mentre il Report<br />

principale redatto dal Working Group I riportava:<br />

«Nelle ricerche sul clima e nel<strong>la</strong> creazione dei suoi modelli, dovremmo riconoscere<br />

che stiamo analizzando un sistema caotico non lineare e che perciò<br />

le previsioni a lungo termine circa lo stato futuro del clima non sono<br />

possibili» (WGI, The Scientific Basis, Third Assessment Report, 2001)<br />

La Sintesi per i Decisori Politici tito<strong>la</strong>va: «è aumentata <strong>la</strong> fiducia nelle<br />

capacità dei modelli di fare previsioni sul clima futuro» e, in barba all’impossibilità<br />

di effettuare previsioni a lungo termine, continuava:<br />

«Le proiezioni prevedono un aumento del<strong>la</strong> temperatura media globale<br />

terrestre da 1,4 °C a 5,8 °C nel periodo dal 1990 al 2100». In<br />

fondo si tratta solo di 110 anni.<br />

32 Il SEPP si propone di chiarire le diverse problematiche che il pianeta deve fronteggiare,<br />

spesso in aperta polemica con le tesi dell’IPCC. (http://www.sepp.org/).<br />

117


Significativo in quest’ottica è il commento ri<strong>la</strong>sciato da Lindzen in<br />

un’intervista del maggio 2001 33 :<br />

118<br />

«I principali media già nel 1988 affermavano, peraltro non correttamente,<br />

che dal punto di vista scientifico <strong>la</strong> questione del riscaldamento globale era<br />

assodata e l’IPCC ha speso gli ultimi dieci anni cercando disperatamente di<br />

conformare i propri rapporti a questa convinzione. Ma pensare che centinaia<br />

di scienziati possano essere pienamente d’accordo in decine di discipline<br />

separate è semplicemente ridicolo. Il grado di certezza con cui le<br />

conclusioni dell’IPCC vengono riportate ha chiaramente a che fare più con<br />

<strong>la</strong> politica che con <strong>la</strong> scienza»<br />

Pensate che sia un’esagerazione ? Vi sbagliate. Confrontiamo le affermazioni<br />

del Summary for Policymakers del 2001 con il già citato documento<br />

finale del<strong>la</strong> conferenza di Vil<strong>la</strong>ch del 1985.<br />

L’SPM afferma: «Per l’anno 2100 le previsioni basate sui modelli del<br />

ciclo del carbonio prevedono concentrazioni atmosferiche di CO 2<br />

tra 540 e 970 ppm», in funzione delle quali i suddetti modelli stimavano<br />

un aumento del<strong>la</strong> temperatura da 1,4 °C a 5,8 °C.<br />

Se si considera che il valore medio tra 540 e 970 ppm, cioè 755 ppm,<br />

è quasi esattamente il doppio del<strong>la</strong> concentrazione atmosferica registrata<br />

a Manua Loa nel 2000 (370 ppm) si vede chiaramente che Lindzen<br />

non esagera. Le conclusioni del TAR sono, in pratica, una<br />

riedizione delle previsioni fatte sedici anni prima a Vil<strong>la</strong>ch, dove si sosteneva:<br />

«Le più avanzate simu<strong>la</strong>zioni con modelli del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />

globale mostrano che, per un raddoppio delle concentrazioni atmosferiche<br />

di CO 2 , <strong>la</strong> temperatura media globale aumenterà da 1,5 °C<br />

a 4,5 °C».<br />

Che cosa è cambiato? Nul<strong>la</strong>. Tranne il fatto che i seguaci del<strong>la</strong> scienza<br />

«politicizzata» si sono impegnati a costruire una finta base scientifica<br />

all’agenda del riscaldamento globale da dare in pasto all’opinione<br />

pubblica, usufruendo dei miliardi di euro che affluivano nei centri di<br />

ricerca appositamente creati per i «professionisti» del global warming.<br />

33 Morrison R. IPCC: «More politics than science,» scientist says, Environment & Climate<br />

News, maggio 2001.


«Il riscaldamento globale? Tutte balle», così si esprimeva Richard<br />

Lindzen in una intervista al «The Indipendent» del 31 dicembre 2004.<br />

Il contributo umano dovuto all’emissione di gas serra è «talmente<br />

piccolo che non possiamo neppure misurarlo.»<br />

Il gioco è ormai così palese che il climatologo australiano John W. Zilman,<br />

presidente dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e vicepresidente<br />

dell’IPCC, si dimetterà nel 2003. Questi, pur essendo un<br />

sostenitore dell’origine antropica del riscaldamento dell’ultimo secolo,<br />

in un articolo pubblicato su una rivista scientifica australiana<br />

dichiarava:<br />

«L’IPCC (…) è più impegnata a guidare lo sviluppo delle politiche che a informarlo»<br />

Intanto, sul<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> realizzazione degli accordi del Protocollo di<br />

Kyoto, nel dicembre del 2000 si era registrato il c<strong>la</strong>moroso fallimento<br />

dei negoziati del<strong>la</strong> COP6, tenutasi a L’Aia. Gli Stati Uniti avevano<br />

chiesto il riconoscimento di «crediti» per <strong>la</strong> riduzione delle emissioni<br />

rappresentati da «pozzi» di CO 2 quali le foreste o i terreni coltivati 34 ,<br />

ma l’opposizione di alcuni paesi del<strong>la</strong> Ue, in partico<strong>la</strong>re Danimarca<br />

e Germania, fece fallire il negoziato (Grubb et al., 2001).<br />

I <strong>la</strong>vori vennero ripresi a Bonn nel luglio 2001 (COP6bis), con l’importante<br />

novità che il nuovo presidente degli Stati Uniti George W.<br />

Bush aveva rifiutato, in marzo, di ratificare gli accordi di Kyoto perché<br />

«troppo vinco<strong>la</strong>nti per l’economia interna». La delegazione americana<br />

partecipava quindi esclusivamente in qualità di osservatore,<br />

nonostante ciò gli altri stati decisero di procedere al<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione<br />

di un accordo sui più importanti principi di applicazione del Protocollo<br />

di Kyoto. Il segnale era forte e chiaro: anche senza gli Stati Uniti<br />

occorreva procedere verso una politica severa in materia climatica.<br />

Tuttavia, nel 2003 a Mi<strong>la</strong>no (COP9), <strong>la</strong> mancata ratifica da parte del<strong>la</strong><br />

34 I «pozzi di carbonio» sono serbatoi che assorbono più CO2 di quanta ne producano.<br />

Quando avviene il contrario (ad esempio nelle attività di raccolta del legname) si par<strong>la</strong><br />

di «sorgente». (Rapporto PFZ 2003, UFAFP/Direzione federale delle foreste, decreti re<strong>la</strong>tivi<br />

al<strong>la</strong> Convenzione sul clima del 2001).<br />

119


Russia impedì ancora una volta l’entrata in vigore del Protocollo. Tale<br />

ratifica arrivò nel 2004 a Buenos Aires (COP10), in cambio del<strong>la</strong> promessa<br />

di maggiore potere commerciale per l’ex URSS nell’ambito del<strong>la</strong><br />

Comunità Europea. L’assenso sovietico permetterà all’accordo di entrare<br />

in vigore nel febbraio 2005, sbloccando <strong>la</strong> situazione 35 .<br />

Nel frattempo l’IPCC aveva cambiato presidente, nel 2002 a Watson<br />

era succeduto l’indiano Rajendra Kumar Pachauri, che si distinguerà<br />

presto per essere «politicamente schierato» a favore del riscaldamento<br />

globale e delle misure di contenimento delle emissioni. Nel 2005 sarà<br />

consulente scientifico per <strong>la</strong> ICCT, associazione promulgatrice di un<br />

documento con il quale si chiedeva ai governi di adottare misure per<br />

ridurre le emissioni di gas serra, tra cui l’impegno per i paesi del G8<br />

di soddisfare il 25% del loro fabbisogno energetico da fonti rinnovabili<br />

entro il 2025. Pachauri si farà inoltre notare per aver paragonato<br />

ad Hitler lo «scettico» Bjørn Lomborg, colpevole di aver<br />

affermato che i 150 miliardi di dol<strong>la</strong>ri sborsati ogni anno per implementare<br />

il Protocollo di Kyoto avrebbero potuto essere spesi più<br />

convenientemente per fornire acqua potabile ai paesi del Terzo<br />

Mondo (Van der Lingen, 2005).<br />

La Sintesi per i Decisori Politici del quarto rapporto IPCC (Fourth Assessment<br />

Report) venne pubblicata nel febbraio 2007 mentre, come da<br />

consuetudine, <strong>la</strong> versione integrale uscì in maggio, dopo essere stata<br />

opportunamente alterata per conformarsi al<strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong> sintesi<br />

politica.<br />

Il rapporto ignorava completamente le solide prove contro il contributo<br />

umano al riscaldamento globale, nonché le ricerche sostanziali<br />

degli ultimi anni riguardanti gli effetti dell’attività so<strong>la</strong>re sul cambiamento<br />

climatico. A tale proposito il Prof. C<strong>la</strong>rk, paleoclimatologo e<br />

specialista dell’Artico, affermava:<br />

35 I Paesi firmatari furono 130. Gli Stati Uniti, l’India e i Paesi dell’OPEC rifiutarono<br />

categoricamente di affrontare <strong>la</strong> questione degli impegni di protezione del clima<br />

oltre il periodo interessato dal Protocollo di Kyoto (ovvero dopo il 2012).<br />

120


«il ruolo dell’attività so<strong>la</strong>re nel riscaldamento è stato dimostrato con dati<br />

reali, re<strong>la</strong>tivi a differenti scale temporali. Prima di spendere inutilmente miliardi<br />

di dol<strong>la</strong>ri per implementare le misure di Kyoto dovremmo porre maggiore<br />

attenzione al ruolo del Sole. Sappiamo che è stato responsabile dei<br />

cambiamenti climatici del passato, così come sta avendo un ruolo determinante<br />

nel cambiamento attuale» 36<br />

Il più grande esperto mondiale di uragani tropicali, Christopher Landsea,<br />

impegnato nei <strong>la</strong>vori per il Report del 2007, decise di dissociarsi<br />

dall’operato dei suoi colleghi prima ancora del<strong>la</strong> pubblicazione. Le<br />

sue motivazioni furono chiaramente espresse in una lettera aperta<br />

pubblicata il 17 gennaio 2005, in cui evidenziava una politicizzazione<br />

dell’IPCC mirata ad «offrire <strong>la</strong> percezione che il riscaldamento globale<br />

abbia provocato un intensificarsi e aggravarsi dell’attività degli uragani»,<br />

mentre «tutte le ricerche precedenti e attuali hanno dimostrato<br />

che non c’è alcuna tendenza a lungo termine all’aumento del<strong>la</strong> frequenza<br />

e dell’intensità dei cicloni tropicali, né nell’At<strong>la</strong>ntico né in<br />

nessun altro bacino» 37 .<br />

A questo punto è chiaro che <strong>la</strong> tanto pubblicizzata «scienza del riscaldamento<br />

globale» non esiste e che gli studi dell’IPCC non sono<br />

altro che una pseudo-ricerca costruita a tavolino per raggiungere<br />

obiettivi già pianificati.<br />

Disinformazione «politica» e finanziamenti al<strong>la</strong> «ricerca»<br />

Nel 2005, l’autorevole climatologo tedesco e direttore del GKSS 38 ,<br />

Hans von Storch pubblicava su «Der Spiegel» 39 un articolo intito<strong>la</strong>to<br />

Come <strong>la</strong> ricerca sul global warming sta creando un clima di paura. «Agli inizi<br />

36 C<strong>la</strong>rk I., Letter to the editor of The Hill Times. «The Hill Times». 22 marzo 2004.<br />

37 An Open Letter to the Community from Chris Landsea (Resignation Letter of Chris Landsea<br />

from IPCC). sciencepolicy.colorado.edu/prometheus/archives/science_policy_general/000318chris_<strong>la</strong>ndsea_leaves.html<br />

- 34k<br />

38 GKSS Institute for Coastal Research, Geesthacht – Germania.<br />

39 von Storch H. e Stehr N., How Global Warming Research is Creating a Climate of<br />

Fear. «Der Spiegel», 24 gennaio, 2005.<br />

121


degli anni ‘90» scriveva von Storch «<strong>la</strong> Germania venne colpita da<br />

forti tempeste di vento che, secondo i media, stavano diventando<br />

sempre più intense. Da allora nell’Europa settentrionale le tempeste<br />

di quel<strong>la</strong> magnitudo sono diminuite, ma i media hanno completamente<br />

ignorato il fatto. Allo stesso modo essi hanno ignorato che le<br />

variazioni del<strong>la</strong> pressione barometrica registrate a Stoccolma sin dai<br />

tempi di Napoleone, non mostrano nessun cambiamento sistematico<br />

nel<strong>la</strong> frequenza e nell’intensità delle bufere. Ora quegli stessi<br />

media sono pieni di storie su ondate di calore e alluvioni. Come i<br />

personaggi del romanzo di Crichton 40 , che fomentano <strong>la</strong> paura, i<br />

mezzi di informazione sostengono che gli eventi estremi 41 stanno diventando<br />

sempre più frequenti».<br />

Appena pochi mesi dopo <strong>la</strong> pubblicazione delle riflessioni di von<br />

Storch, Kevin Trenberth, Lead Author dell’IPCC, dichiarava in una<br />

conferenza stampa ad Harvard che l’imperversare degli uragani lungo<br />

le coste americane era dovuto al riscaldamento globale. 42<br />

Le motivazioni che muovono questi pseudo scienziati sono evidenti.<br />

40 Crichton M.. Stato di Paura. Garzanti, 2004.<br />

41 Con «eventi estremi» si intendono tutti quei fenomeni atmosferici di forte intensità<br />

che hanno un rilevante impatto sulle popo<strong>la</strong>zioni, come uragani, tornado,<br />

forti tempeste, alluvioni, ondate di calore o gelo, ecc.<br />

42 Il Dr. Hansen del<strong>la</strong> NASA, durante il processo di revisione del primo rapporto<br />

IPCC, manderà il suo articolo al «New York Times» guadagnandosi <strong>la</strong> prima pagina<br />

prima ancora che il suo <strong>la</strong>voro fosse sottoposto all’attenzione dei colleghi,<br />

inaugurando così una pratica in seguito molto seguita dall’IPCC. Nel 2000, al<strong>la</strong> vigilia<br />

delle elezioni presidenziali USA, <strong>la</strong> Sintesi per i Decisori Politici del Third Assessment<br />

Report viene pubblicata in anteprima dal solito «New York Times», con mesi di anticipo<br />

rispetto al<strong>la</strong> presentazione ufficiale del Rapporto. Lo scoop è chiaramente a<br />

sostegno del<strong>la</strong> candidatura di Al Gore.<br />

43 Il GEF è il più grande fondo internazionale istituito dal<strong>la</strong> Banca Mondiale e altre<br />

istituzioni per risolvere i problemi ambientali, quali il riscaldamento globale e <strong>la</strong><br />

conservazione del<strong>la</strong> biodiversità. Dal 1991, anno del<strong>la</strong> sua istituzione, ha erogato<br />

finanziamenti per 7,3 miliardi di dol<strong>la</strong>ri, creando nel complesso co-finanziamenti<br />

per 28 miliardi di dol<strong>la</strong>ri. (…) Ha anche erogato piccoli finanziamenti a più di 7.000<br />

organizzazioni non governative. Vedi An Interview with Ms Barbut, Chair of the GEF,<br />

an International Fund, Mainichi Shimbun, Tokyo, 24 settembre 2007.<br />

122


Il direttore del GEF 43 (Global Environment Facility) un’altra delle innumerevoli<br />

«scatole cinesi» che ruotano intorno al global warming e<br />

«strumento amministrativo del<strong>la</strong> ECCC», durante <strong>la</strong> conferenza nel<strong>la</strong><br />

quale venne presentato il Second Assessment Report dichiarò che erano<br />

stati finanziati progetti legati ai cambiamenti climatici per 462,3 milioni<br />

di dol<strong>la</strong>ri e che erano stati mossi complessivamente finanziamenti<br />

per 3,2 miliardi di dol<strong>la</strong>ri. Nel<strong>la</strong> sezione Cambiamenti Climatici del sito<br />

dell’agenzia 44 , troviamo che il GEF «sviluppa progetti nell’ambito del<br />

cambiamento climatico allo scopo di aiutare i paesi in via di sviluppo<br />

e le economie in transizione a contribuire agli obiettivi generali del<strong>la</strong><br />

UNFCCC. I progetti supportano misure per <strong>la</strong> mitigazione dei danni indotti<br />

dal cambiamento climatico, riducendo i rischi, o effetti avversi,<br />

dello stesso». Costo dei progetti: 250 milioni di dol<strong>la</strong>ri l’anno. Un esempio?<br />

I 63.000.000 di dol<strong>la</strong>ri erogati in col<strong>la</strong>borazione con l’Asian Development<br />

Bank per preservare il Triangolo dei Coralli:<br />

«Il Coral Triangle (...) ha <strong>la</strong> più alta biodiversità marina al mondo. L’eccessivo<br />

sfruttamento delle risorse ittiche e metodi di pesca distruttivi (…)<br />

hanno devastato grandi aree del reef (…). Gli impatti del global warming come<br />

<strong>la</strong> salita del livello dei mari, l’incremento del<strong>la</strong> temperatura degli oceani e dei<br />

livelli di acidità possono accelerarne il danneggiamento» 45<br />

Un’asserzione che farebbe ridere se <strong>la</strong> questione non fosse estremamente<br />

seria. Lo scienziato Richard Courtney 46 ha ribadito a lungo<br />

che il riscaldamento globale indotto dall’uomo è un’impossibilità fisica,<br />

ed ha avvertito che spesso risposte ad un rischio immaginario<br />

possono avere conseguenze disastrose. La sua onestà intellettuale nei<br />

riguardi del<strong>la</strong> collettività si è spinta fino a denunciare i contributi finanziari<br />

ricevuti da alcuni sostenitori del cambiamento climatico che<br />

si sarebbero improvvisati «propagandisti» per promuovere i propri in-<br />

44 Sito ufficiale del<strong>la</strong> GEF, http://www.gefweb.org/interior.aspx?id=232.<br />

45 http://www.gefweb.org/<br />

46 Courtney R., Global Warming: How It All Began. Da Still Waiting for the Greenhouse,<br />

http://www.vision.net.au/<br />

123


teressi. È difficile credere che qualcuno si diverta a spaventarci per disporre<br />

a proprio piacimento delle risorse dei contribuenti; eppure,<br />

stando a sentire le maggiori autorità del campo, è proprio così.<br />

«La scienza si sta trasformando in un cantiere per affermazioni convenzionali<br />

e opportune politicamente», conclude amaramente von<br />

Storch; ma in fondo si è solo realizzato quanto Stephen Schneider<br />

aveva teorizzato al<strong>la</strong> fine degli anni ‘70 in quello che ad inizio capitolo<br />

abbiamo chiamato «il manifesto del<strong>la</strong> scienza al servizio del<strong>la</strong><br />

politica».<br />

La stessa amarezza è condivisa da Lindzen che, in uno scritto del dicembre<br />

2004 47 , esemplificava in modo mirabile il rapporto tra<br />

scienza, media e politica. La questione è semplice: i media e gli attivisti<br />

utilizzano in malo modo <strong>la</strong> scienza per attirare l’attenzione dei<br />

politici e creare paura nell’opinione pubblica. I politici raccolgono i<br />

frutti del<strong>la</strong> paura per imporre le loro scelte e, con apparente senso<br />

del<strong>la</strong> collettività, finanziano <strong>la</strong> ricerca. Gli scienziati a loro volta sfruttano<br />

il chiasso degli attivisti per accrescere l’attenzione sul problema<br />

e attirare fondi per <strong>la</strong> ricerca. Si chiude così un circolo perverso 48 .<br />

La figura al<strong>la</strong> pagina seguente, ispirata dal <strong>la</strong>voro originale di Lindzen,<br />

risulta molto più eloquente delle parole.<br />

47 Lindzen R.S., Climate A<strong>la</strong>rm – Where does it come from? Marshall Institute (Disponibile<br />

a http://www.marshall.org/pdf/materials/264.pdf)<br />

48 Lindzen, 2004 cit.<br />

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Figura 46. Il triangolo del<strong>la</strong> paura. Adattato da Lindzen, Climate A<strong>la</strong>rm –<br />

Where Does it come from?, 2004)

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