Vini, sciroppi e infusi: è la versatile Artemisia - Ermes Agricoltura

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Nel giardino ABROTANO Vini, sciroppi e infusi: è la versatile Artemisia A cura di MARIA TERESA SALOMONI Artemisia abrotanum, caratteristica per i capolini fl oreali profumati di limone. Il genere comprende 300 specie, molte delle quali con proprietà medicinali. Le foglie si usano anche in cucina, ma in modiche quantità perché amare. Nel testo De ornatu mulierum - scritto dalla famosa “medichessa” Trotula de Ruggiero vissuta a Salerno intorno al 1050 - si reperiscono innumerevoli suggerimenti utili per la bellezza e la salute delle donne. Il libro, consultato per diverse centinaia di anni, fu tradotto in volgare nel 1863 da un purista (cioè uno specialista della lingua italiana) che utilizzò il trattato come manifesto del buon italiano dell’Accademia della Crusca. Proprio in questo testo si trova una frase molto curiosa - L’artemisiatura nel vino va fatta con diligenza somma - dove compare il verbo artemisiare scomparso dal linguaggio odierno. Vini, liquori, infusi e sciroppi erano artemisiati con l’aggiunta, appunto, di artemisia, pianta il cui nome indica in verità quasi 300 specie diverse. Moltissime sono medicinali e/o aromatiche quali abrotano, assenzio, Wikimedia dragoncello o estragone e genepì; ad altre, come Artemisia vulgaris, sono attribuite virtù magiche. Oggi viene assegnata un’importanza strategica ad A. annua per la lotta alla malaria nel continente africano. Un’altra artemisia di piacevole aspetto e con le infiorescenze gradevolmente profumate di limone è A. abrotanum, una vera piccola farmacia da giardino. Fiori gialli e molto piccoli Il genere Artemisia è davvero generoso e comprende specie erbacee annuali o perenni e suffruticose, di solito adatte ai terreni asciutti, originarie dell’emisfero settentrionale anche se alcune provengono dal sud dell’Africa e dell’America. Sono reperibili allo stato spontaneo dalla pianura fino ai 3.800 metri sul livello del mare. I fiori, di colore giallo e raccolti in racemi o pannocchie, sono sempre molto piccoli, quindi l’aspetto ornamentale è dato dalle foglie alterne, pelose, di colore argenteo, grigio biancastro o verde molto chiaro, di forma diversa ma spesso pennatosette, alcune quasi filiformi, dal portamento molto morbido. A. abrotanum è un arbusto spontaneo nell’Europa del Sud, forse originario della Spagna, deciduo o semi-persistente a seconda del clima in cui viene coltivato. Cresce in terreni incolti, ambienti ruderali, scarpate, strade ma anche nei coltivi. Come molte altre artemisie ha un apparato radicale fittonante e molto robusto, dal quale si dipartono fitte radici secondarie. I fusti legnosi sono di colore marrone, glabri e ramosissimi. Le foglie sono da pennatosette a tripennatosette con lobi esili e filiformi, di colore verde o verde-grigio, lunghe circa 5 centimetri e pelose nella pagina inferiore. I capolini fiorali, di colore grigio-giallastro e penduli, compaiono a fine estate, riuniti in pannocchie larghe 10-20 centimetri e lunghe anche 30 centimetri. Il frutto è un achenio marrone chiaro, di dimensione minuscole, pari a 0,5-1 mm. L’arbusto a maturità assume una forma quasi tondeggiante diventando alto 100 centimetri e largo altrettanto. 90 MARZO 2012

Nel<br />

giardino<br />

ABROTANO<br />

<strong>Vini</strong>, <strong>sciroppi</strong> e <strong>infusi</strong>:<br />

<strong>è</strong> <strong>la</strong> <strong>versatile</strong> <strong>Artemisia</strong><br />

A cura di<br />

MARIA TERESA<br />

SALOMONI<br />

<strong>Artemisia</strong><br />

abrotanum,<br />

caratteristica<br />

per i capolini<br />

fl oreali profumati<br />

di limone.<br />

Il genere comprende 300 specie, molte delle quali con<br />

proprietà medicinali. Le foglie si usano anche in cucina, ma<br />

in modiche quantità perché amare.<br />

Nel testo De ornatu mulierum -<br />

scritto dal<strong>la</strong> famosa “medichessa”<br />

Trotu<strong>la</strong> de Ruggiero<br />

vissuta a Salerno intorno al 1050<br />

- si reperiscono innumerevoli<br />

suggerimenti utili per <strong>la</strong> bellezza<br />

e <strong>la</strong> salute delle donne. Il libro,<br />

consultato per diverse centinaia<br />

di anni, fu tradotto in volgare<br />

nel 1863 da un purista (cio<strong>è</strong> uno<br />

specialista del<strong>la</strong> lingua italiana)<br />

che utilizzò il trattato come<br />

manifesto del buon italiano<br />

dell’Accademia del<strong>la</strong> Crusca.<br />

Proprio in questo testo si trova<br />

una frase molto curiosa - L’artemisiatura<br />

nel vino va fatta con<br />

diligenza somma - dove compare<br />

il verbo artemisiare scomparso<br />

dal linguaggio odierno.<br />

<strong>Vini</strong>, liquori, <strong>infusi</strong> e <strong>sciroppi</strong> erano<br />

artemisiati con l’aggiunta,<br />

appunto, di artemisia, pianta il<br />

cui nome indica in verità quasi<br />

300 specie diverse. Moltissime<br />

sono medicinali e/o aromatiche<br />

quali abrotano, assenzio,<br />

Wikimedia<br />

dragoncello o estragone e genepì;<br />

ad altre, come <strong>Artemisia</strong><br />

vulgaris, sono attribuite virtù magiche.<br />

Oggi viene assegnata<br />

un’importanza strategica ad A.<br />

annua per <strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria<br />

nel continente africano. Un’altra<br />

artemisia di piacevole aspetto<br />

e con le infiorescenze gradevolmente<br />

profumate di limone <strong>è</strong> A.<br />

abrotanum, una vera picco<strong>la</strong><br />

farmacia da giardino.<br />

Fiori gialli e molto piccoli<br />

Il genere <strong>Artemisia</strong> <strong>è</strong> davvero<br />

generoso e comprende specie<br />

erbacee annuali o perenni e<br />

suffruticose, di solito adatte ai<br />

terreni asciutti, originarie dell’emisfero<br />

settentrionale anche<br />

se alcune provengono dal sud<br />

dell’Africa e dell’America. Sono<br />

reperibili allo stato spontaneo<br />

dal<strong>la</strong> pianura fino ai 3.800 metri<br />

sul livello del mare.<br />

I fiori, di colore giallo e raccolti<br />

in racemi o pannocchie, sono<br />

sempre molto piccoli, quindi<br />

l’aspetto ornamentale <strong>è</strong> dato<br />

dalle foglie alterne, pelose, di<br />

colore argenteo, grigio biancastro<br />

o verde molto chiaro,<br />

di forma diversa ma spesso<br />

pennatosette, alcune quasi filiformi,<br />

dal portamento molto<br />

morbido.<br />

A. abrotanum <strong>è</strong> un arbusto<br />

spontaneo nell’Europa del Sud,<br />

forse originario del<strong>la</strong> Spagna,<br />

deciduo o semi-persistente a<br />

seconda del clima in cui viene<br />

coltivato. Cresce in terreni incolti,<br />

ambienti ruderali, scarpate,<br />

strade ma anche nei coltivi.<br />

Come molte altre artemisie ha<br />

un apparato radicale fittonante<br />

e molto robusto, dal quale si<br />

dipartono fitte radici secondarie.<br />

I fusti legnosi sono di colore<br />

marrone, g<strong>la</strong>bri e ramosissimi.<br />

Le foglie sono da pennatosette<br />

a tripennatosette con lobi esili<br />

e filiformi, di colore verde o verde-grigio,<br />

lunghe circa 5 centimetri<br />

e pelose nel<strong>la</strong> pagina<br />

inferiore. I capolini fiorali, di colore<br />

grigio-gial<strong>la</strong>stro e penduli,<br />

compaiono a fine estate, riuniti<br />

in pannocchie <strong>la</strong>rghe 10-20<br />

centimetri e lunghe anche 30<br />

centimetri. Il frutto <strong>è</strong> un achenio<br />

marrone chiaro, di dimensione<br />

minuscole, pari a 0,5-1 mm.<br />

L’arbusto a maturità assume<br />

una forma quasi tondeggiante<br />

diventando alto 100 centimetri<br />

e <strong>la</strong>rgo altrettanto.<br />

90 MARZO 2012


COLTIVAZIONE<br />

E QUALCHE CURIOSITÀ<br />

Tutte le specie di artemisia preferiscono <strong>la</strong> messa a dimora<br />

a fine inverno o in autunno e si adattano a ogni<br />

tipo di substrato, preferendo quello argilloso-calcareo o<br />

siliceo, a pH neutro, fertile e secco. Solo A. <strong>la</strong>ctiflora desidera<br />

un terreno umido. La posizione migliore <strong>è</strong> quel<strong>la</strong><br />

soleggiata per tutte. La moltiplicazione dell’abrotano e<br />

delle specie fruticose avviene per talea estiva, mentre<br />

quel<strong>la</strong> delle specie erbacee può essere per divisione;<br />

tutte possono essere seminate in primavera. Sono in genere<br />

piante molto robuste e prive di parassiti. Solo l’assenzio<br />

può essere soggetto ad afidi.<br />

Noto fin dai tempi più antichi, essendo coltivato in epoca<br />

greca e romana, l’abrotano <strong>è</strong> una delle cosiddette<br />

erbe di Carlo Magno, essendo inserito nel Capitu<strong>la</strong>re de<br />

Villis Imperiabilis, testo redatto dall’imperatore nell’ 812<br />

d.C. in cui elencava le piante che dovevano essere coltivate<br />

nei giardini dei suoi possedimenti.<br />

Ha funzione di repellente per insetti se si strofinano le sue<br />

parti verdi sul<strong>la</strong> pelle, mentre essiccato <strong>è</strong> un ottimo an- <strong>Artemisia</strong> schmidtiana, perfetta per creare morbidi tappeti argentei.<br />

titarme. Inoltre, sembra che allevarlo in giardino serva<br />

per allontanare insetti sgraditi, comprese le formiche. Secondo <strong>la</strong> medicina popo<strong>la</strong>re, ha un potere antisettico e<br />

antielmintico (<strong>la</strong> capacità di eliminare vermi e parassiti intestinali dell’uomo). È usato raramente in medicina oggi,<br />

eccetto in Germania, dove viene utilizzato in forma di catap<strong>la</strong>sma su ferite e affezioni del<strong>la</strong> pelle e occasionalmente<br />

per trattare il conge<strong>la</strong>mento.<br />

Piccole quantità di foglie, che hanno sapore un poco piccante, sono usate per l’aromatizzazione dei liquori d’erbe,<br />

tisane e caramelle; in cucina, le foglie di abrotano sono aggiunte nei ripieni di pollo e nelle carni al<strong>la</strong> griglia ma vanno<br />

usate in modica quantità essendo molto amare.<br />

SPECIE AMICA/LE PIANTE “SORELLE”<br />

Nel testo precedente abbiamo visto che l’artemisia che più si discosta dalle altre per le esigenze di terreno <strong>è</strong> A.<br />

<strong>la</strong>ctiflora, amante dell’umido; <strong>è</strong> anche una delle più alte del genere, raggiungendo i 120 centimetri; produce fiori<br />

bianco-crema in piena estate. La varietà “Guizhou” ha steli e foglie sfumati di porpora.<br />

L’altro “gigante” del genere <strong>è</strong> A. arborescens, che raggiunge e supera i 150 centimetri, eretta e legnosa, con fusto<br />

molto ramificato, presente sulle coste rupestri soprattutto dell’Italia meridionale e desiderosa di protezione dai venti<br />

freddi invernali.<br />

Una specie molto bel<strong>la</strong> nelle bordure miste <strong>è</strong> A. ludoviciana, alta 75 centimetri, erbacea perenne rizomatosa - con<br />

foglie biancastre da giovani e più verdi a maturità - che produce da metà estate fino all’autunno pannocchie<br />

ricoperte da un feltro bianco.<br />

Sono da coltivare nei giardini rocciosi, essendo di bassa statura, le specie A. canescens (sinonimo A. alba) con fitte<br />

foglie bianco-argentee, A. filifolia nana e ricoprente con foglie esilissime di colore bianco-argenteo quasi metallico,<br />

A. maritima con foglie quasi bianche e fiori giallo-aranciati, A. nutans con foglie grigio-argentee suddivise molto<br />

sottilmente, A. pedemontana alta appena 15 centimetri, A. schmidtiana, rizomatosa sempreverde che forma un<br />

tappeto argentato con le sue foglie bipennatosette, A. vulgaris, spontanea diffusissima in Italia, che presenta fiori<br />

di colore giallo intenso,<br />

Le aromatiche, adatte in cucina o per <strong>la</strong> produzione di liquori, sono le specie A. absinthium, assenzio, molto bello<br />

nel<strong>la</strong> varietà “Lambrook Silver” con foglie argentate e profondamente divise, A. dracunculus, dragoncello o<br />

estragone, A. g<strong>la</strong>cialis (genepì nero) e A. genepi entrambe impiegate nel liquore genepì, con diffusione un poco<br />

diversificata in quanto <strong>la</strong> prima <strong>è</strong> reperibile nelle Alpi dalle Carniche alle Marittime e nell’Appennino tosco-emiliano<br />

fino a 3.000 metri, mentre <strong>la</strong> seconda raggiunge altezze più elevate, fino a 3.800 metri.<br />

MARZO 2012 91<br />

Wikimedia

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