Alberto Bolognesi IL CODICE CELESTE
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vicino al nucleo di NGC7319) e che poi, grazie all'instancabile collaborazione della professoressa<br />
Margaret Burbidge, sfociò in un positivo interessamento dell'osservatorio Keck I, il gigante di 10<br />
metri d'apertura che poggia sul vulcano spento del Mauna Kea alle Hawaii, a 4 mila metri d'altezza.<br />
Il “pallino” fu risolto l'anno seguente in un ULX quasar con redshift z = 2.114 nel quale spiccava la<br />
carenza di assorbimenti nelle configurazioni spettrali, assorbimenti che ci si sarebbe invece dovuti<br />
attendere in modo massiccio se il quasar si fosse trovato nel lontano sfondo, dietro al disco della<br />
galassia. Dopo il solito balletto dei referee lo studio fu finalmente pubblicato sull'Astrophysical<br />
Journal nella primavera del 2005 da Margaret e Geoffrey Burbidge, Halton Arp, V.Junkkarinen e<br />
S.Zibetti, con lo studente Galianni che vi apparve a pieno titolo come primo firmatario.<br />
Il clamoroso caso fu discusso poco dopo dalla stessa Burbidge davanti a una stizzita platea al<br />
Convegno della Società Astronomica Americana di Atlanta. In Italia ottenne qualche tiepida<br />
menzione su un giornale a grande tiratura e su un paio di riviste di divulgazione, ma poi dopo alcuni<br />
battibecchi il quasar “Galianni” fu rispedito rapidamente alla sua distanza cosmologica e i padroni<br />
del mondo decisero che brillava dall'abisso di miliardi di anni-luce attraverso il disco oscurante<br />
della molto più vicina NGC7319.<br />
(Nucleo di NGC7319 e quasar sottostante)<br />
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