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sui possibili significati condivisi tra educatrici e genitori.
Al termine dello scorso anno scolastico accade un imprevisto:
una mamma consegna alle educatrici una lettera dove racconta
come ha vissuto l’organizzazione della festa di fine anno, le
emozioni che ha provato, i suoi sentimenti iniziali…. Questa lettera
rimane per un po’ di tempo sulla scrivania in ufficio. Non è
facile creare nessi. Poi il gruppo di lavoro si interroga e si delinea
gradualmente un percorso: le educatrici cominciano a scrivere
alcune tracce. Il foglio passa di mano in mano tra varie persone,
ma non si riesce ancora a trovare il legame che connette.
Nasce a questo punto l’idea di affidare “l’ascolto” ad un questionario
incrociato rivolto sia alle educatrici sia ai genitori che
sono stati coinvolti nella organizzazione. Emergono dai questionari
numerose connessioni, sentimenti ed emozioni condivise.
Finalmente ci si mette in gioco, non un gioco delle parti, ma un
gioco che smaschera le maschere. Adulti (genitori ed educatori)
che provano sentimenti contrastanti (timori, paure, entusiasmi)
e che tentano assieme di costruire uno spettacolo da presentare
ai bambini. Non è facile individuare i confini tra professionalità,
gioco, divertimento, tra chi dirige e chi è diretto. Non è facile
dire se questa sia reale partecipazione. Il dizionario enciclopedico
rivela come significato della forma intransitiva del termine
partecipazione: “essere partecipe di qualcosa, fare parte di un
gruppo, di un pensiero, di un’azione”.
Ecco, mi sembra che l’esperienza della festa, assieme al tentativo
parallelo di confrontare i diversi significati attribuiti alla festa
da parte dei genitori e del personale del nido “Rodari”, abbia
avuto come sfondo questa voglia di fare parte di…
Silvia Travaglini
Coordinatrice Pedagogica