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GiUliANO AGRESti, UN vEScOvO AttENtO Ai SEGNi dEi tEMPi

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versi a suo agio dentro l’ecclesiologia di comunione del Concilio che scoraggiava il<br />

trionfalismo e il clericalismo delle stagioni antecedenti. Promuovendo una visione<br />

innovativa della Chiesa il vescovo si doveva impegnare in un’opera di assimilazione<br />

e di revisione per adattare l’eredità spirituale della precedente stagione ecclesiale<br />

ai mutati contesti socio-culturali.<br />

Nella chiesa italiana i cardini essenziali della vita spirituale, d’impronta tradizionale,<br />

attorno a cui girava, fino alla metà del secolo XX, la spiritualità del ministero<br />

apostolico, erano: l’operosità della carità apostolica, l’ordinarietà di una<br />

santità vissuta nel quotidiano, la dimensione comunitaria del cammino di santità<br />

e infine il forte legame che questi valori avevano con una diffusa e radicata religiosità<br />

popolare. L’irrompere inatteso del Vaticano II, obbligherà a una revisione<br />

critica del patrimonio ottocentesco e chiederà adattamenti e ricomprensioni non<br />

sempre avvertiti e attuati in tutte le chiese. I vescovi del Concilio si sentiranno impegnati<br />

in quest’opera di revisione, privilegiando però solo due fronti. Da una parte<br />

sapevano di dover compiere un’opera di purificazione del devozionalismo popolare,<br />

assai diffuso e degenere che contagiava in senso idolatrico le giuste pratiche<br />

devozionali della tradizione e la stessa prassi sacramentale; dall’altra avevano<br />

compreso che si doveva guardare al mondo con occhio meno sospettoso e avverso,<br />

con più serena fiducia, ritenendolo oggetto dell’infinita degnazione del Padre e non<br />

più come luogo di forze ostili alla Chiesa da condannare e lottare.<br />

Il testo segnala dunque quella svolta che ha trasformato il convinto docente di<br />

apologetica in cantore delle meraviglie inesauste dello Spirito. L’Agresti affermerà<br />

ripetutamente che il tempo del Vaticano II è stato per lui l’occasione, il kairos che<br />

ha determinato l’inizio della sua conversione e della sua apertura fraterna al mondo.<br />

Apertura come conversione di mentalità, di sensibilità più che di fede o di costumi,<br />

ma che nondimeno operava in profondità, dovendo accettare e fare proprio<br />

l’insegnamento teologico e non moralistico del Vaticano II, insieme alla grande lezione<br />

di santità, più evangelica che ascetica, consegnata al nuovo secolo da Teresa<br />

di Lisieux o da Charles de Foucauld. Si può vedere questo cambiamento d’impianto<br />

spirituale dall’abbondante ricorso alla Scrittura, negli scritti precedenti in<br />

verità molto sobrio, e dal costante e convinto appello ai testi conciliari. Veramente<br />

il Concilio è stato per lui un punto apicale della sua storia spirituale, un dono,<br />

una grazia esigente, come lo definirà più volte, che gli aveva richiesto però un’opera<br />

di radicale e incessante rinnovamento, di sincera metanoia, un deciso cambiamento<br />

di testa e di cuore che tuttavia non reputava mai sufficientemente assunto<br />

e compiuto.<br />

Le indicazioni e i mezzi suggeriti dal Concilio erano considerati dal nostro vescovo<br />

strumenti di grazia che potevano «sgretolare le montagne dell’indifferenza<br />

religiosa» e divenire motivi di attrazione per i lontani. Si poteva dilatare la carità<br />

«nel modo più evangelico, intelligente e adeguato», soprattutto «verso i poveri, gli<br />

umili e i diseredati», rivelando così «la manifestazione della potenza di Dio che<br />

rende liberi davanti a tutte le umane contraddizioni», sapendo annunciare in Cristo<br />

una liberazione possibile da ogni male, da ogni forma d’ignoranza e da ogni<br />

schiavitù.<br />

Di questa creativa operosità pastorale aperta ai lontani è stato un segno vivace<br />

il suo solerte e contagioso zelo missionario. In molti modi è stato capace di trasmettere<br />

alla sua chiesa, e soprattutto ai giovani preti, un sentire apostolico veramente<br />

cattolico e universale, rafforzando con criterio e generosità la comunione<br />

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