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GiUliANO AGRESti, UN vEScOvO AttENtO Ai SEGNi dEi tEMPi

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Del vescovo Giuliano si farà dunque una lettura mirata, infratestuale, della<br />

sua scrittura, per leggerlo cioè a partire dalle sue opere, ma anche esperienziale<br />

della sua testimonianza per cogliere l’intentio profonda della sua sequela di discepolo.<br />

Si richiede quindi un duplice impegno d’indagine, distinto ma non disgiunto,<br />

antropologico e spirituale insieme. Da una parte è doveroso esplorare con cura il<br />

vissuto di relazione di chi si pone come chi ascolta, accoglie e si adegua ponendosi<br />

come persona viva, libera, unitaria. Si deve esplorare, con simpatia e rispetto, il<br />

suo conversare interiore e fraterno perché, come amava ripetere l’Agresti, l’uomo<br />

è essere «relazionale, interpersonale, “parlante”, in cerca della “rivelazione del volto”».<br />

Dall’altra, si deve scrutare con discrezione il senso e il tracciato di un’esistenza<br />

religiosa orientata dall’azione dello Spirito, per ricomporre un itinerario<br />

spirituale, spesso inevidente e a volte perfino confuso, dove possa trovare spazio<br />

anche ciò di cui lo stesso discepolo ha consapevolezza e sa dire dell’opera dello Spirito<br />

nella sua esistenza. È una comprensione “nello Spirito” e tuttavia oggettiva e<br />

perciò comunicabile, che non agisce però sul terreno sdrucciolo dello Zeitgeist, dello<br />

spirito del tempo e nemmeno sul piano angusto e inaffidabile delle interpretazioni<br />

soggettive dettate dall’immaginazione o dalla speculazione intellettuale.<br />

La mia ricostruzione farà perciò riferimento a un atteggiamento strutturale<br />

della condizione umana che vede nell’ascolto accogliente della fede la libera risposta<br />

all’agire gratuito dello Spirito. Più esattamente, quando il credente si lascia<br />

condurre dal dinamismo del testo ispirato si produce in lui una metánoia, una metamorfosi<br />

constatabile del suo vissuto che modifica radicalmente pensieri, parole<br />

e costumi, configurando così un successivo e più coerente sentire teologico. Solo<br />

con questa dichiarata visione, d’impianto lonerganiano, si può accostare con scrupolo<br />

e passione la ricca e polimorfa produzione letteraria del vescovo Giuliano. La<br />

mia non sarà quindi un’indagine a tutto campo ma cercherà d’investigare, in modo<br />

infratestuale, le costanti e le svolte di un percorso di apertura di mente e cuore<br />

a Dio, ai fratelli e al mondo che ha segnato la vita dell’Agresti, senza imprigionare<br />

la sua ricca figura in una statica posa da foto ricordo.<br />

C’è ancora un’altra premessa da fare a questo mio modesto impegno di rievocazione<br />

della sua statura di uomo e di pastore. Chi parla è necessariamente influenzato<br />

dalla somma di ricordi personali che hanno caratterizzato un rapporto,<br />

un discepolato, un’amicizia di oltre dieci anni che, accanto a importanti affinità riguardo<br />

alla testimonianza da rendere a Cristo e al Vangelo, ha registrato consolanti<br />

convergenze sul misterioso cammino della Parola dentro il brutto fosso della<br />

storia; ma anche alcune comprensibili lontananze generazionali insieme a discordi<br />

valutazioni pastorali. Il mio sarà quindi un dire franco e necessariamente un po’<br />

di parte, ma la parresia evangelica non teme di ibridare o contaminare la realtà,<br />

perché la memoria che si crede equa e pura non rappresenta il passato, lo recita.<br />

Chi non ha subito il fascino della sua prosa evocativa e cadenzata, l’attrazione pacata<br />

per quel suo periodare ampio e solenne, il richiamo radioso del suo parlare tosco<br />

e sonoro che gustavi non solo spiritualmente? Di ciò ci sarà eco in questo mio<br />

rievocare, lasciandomi ammaliare e quasi contagiare dal suo eloquio caldo e appassionato.<br />

Mi sembrava onesto dire del mio coinvolgimento, per invitarvi ad avere<br />

fraterna indulgenza, oltre che per le inevitabili negligenze e smemoratezze, per<br />

una ricostruzione che attingerà, accanto alle svariate pubblicazioni in mio possesso,<br />

anche a quel lascito vivo di memorie, di ricordi, di reminiscenze di chi è stato,<br />

non soltanto per me, maestro, modello e padre. Dietro la scorza del ruvido compa-<br />

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