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GiUliANO AGRESti, UN vEScOvO AttENtO Ai SEGNi dEi tEMPi

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20° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI<br />

Mons. GIULIANO AGRESTI<br />

19-20 settembre 2010<br />

Nell’ambito delle iniziative per ricordare la morte di mons Giuliano<br />

Agresti, lunedi 20 settembre nel salone dell’arcivescovato si è tenuto<br />

un incontro in cui, dopo l’introduzione dell’arcivescovo Italo, sono intervenuti<br />

don Giuseppe Bellia e don Piero Ciardella. Don Bellia, che fu accolto<br />

in diocesi da mons. Agresti e per molti anni è stato presente in diocesi,<br />

ha parlato di Agresti come vescovo attento e pienamente inserito nel tempo<br />

in cui ha vissuto mentre d. Ciardella ha introdotto il tema del libro Elogio<br />

della gratuità che è stato ristampato in questa occasione e ha presentato le<br />

altre iniziative in corso. Riportiamo i testi dei due interventi.<br />

Giuliano Agresti,<br />

un vescovo attento ai segni dei tempi<br />

don Giuseppe Bellia<br />

Descrivere un’esistenza significa sempre racchiudere dentro il recinto di una<br />

narrazione, per quanto onesta e misurata, il fluire incontenibile di una vita. Se poi<br />

si deve comprendere il senso di un’esistenza teologica, com’è necessariamente<br />

quella di un vescovo, allora l’impegno diviene ancora più oneroso e ardito.<br />

Per evitare di scivolare, anche inconsapevolmente nell’agiografia, vanificando<br />

la reale e autonoma confluenza di umanità e grazia, s’impone una premessa di metodo<br />

per aiutare chi ascolta a orientarsi sui motivi che presiedono alla mia dimessa<br />

interpretazione. Si richiede, infatti, oltre alla conoscenza critica del contesto<br />

personale e sociale in cui s’iscrive la vita di un uomo, e di un uomo di chiesa, anche<br />

una comprensione adeguata del percorso misterioso che la grazia compie in un<br />

discepolo di Cristo. Fermarsi a un solo aspetto, enfatizzare visioni parziali o non<br />

avvertire le zone d’ombra che accompagnano inevitabilmente il tessuto di un’esistenza<br />

umana, non produce conoscenza, ma abbagli che non aiutano certo a cogliere<br />

i modi in cui si coniuga in concreto il dischiudersi progressivo di un’anima<br />

al rivelarsi paziente e inafferrabile della grazia. Dono accolto che svela la «stupenda<br />

gratuità divina» e dispone all’alterità, aprendo finalmente il cuore della<br />

creatura all’assoluto di Dio, accettandosi come «donati» per donarsi agli altri.<br />

Un percorso di progressive rivelazioni e conseguenti aperture che disegnano le<br />

tappe, o meglio le stazioni, di un cammino di chi, aprendosi alla Parola ne è diventato<br />

uditore, «servo» e «testimone» (cf. Lc 1,2). È in questa prospettiva che si<br />

può collocare la figura del vescovo Giuliano, pastore aperto ai «segni dei tempi»,<br />

sviluppando così il tema richiestomi.<br />

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