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GiUliANO AGRESti, UN vEScOvO AttENtO Ai SEGNi dEi tEMPi

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già conosciuta da Ben Sira (42,18) come precipua attitudine divina che sa scrutare<br />

la profondità dei luoghi e dei tempi che disegnano la storia e che in Paolo diviene<br />

la stessa attività svelatrice dello Spirito che conosce i segreti e le profondità<br />

di Dio (1Cor 2,11). Nella polemica di Gesù con i farisei e sadducei in cerca di segni<br />

per credere, riferita da Matteo, Gesù afferma che il kairos è l’irrompere velato di<br />

Dio nella sua persona che culminerà nell’oscuro segno profetico di Giona, come<br />

svelamento della gloria inevidente del crocifisso: è Cristo il segno del kairos di Dio.<br />

Il percorso che dalla immediatezza del capire secondo la carne va al comprendere<br />

mediato dallo Spirito, rivela nella kenosis del Figlio tutta l’onnipotenza di Dio. È<br />

un tracciato spirituale e umano che indica quell’apertura vera e sofferta del cuore<br />

che sa riconoscere la presenza nascosta di Dio nel mistero della croce e di quanti<br />

con Cristo sono crocifissi.<br />

Si può dire che per il nostro vescovo il lento progredire nella comprensione dell’espressione<br />

matteana, dal senso comune verso quello biblico, il passare insomma<br />

dall’apertura al mondo all’apertura al mistero dell’incarnazione e della croce, accompagna<br />

la sua vita, scandisce il suo viaggio verso la stessa kenosis di Cristo. A<br />

partire dalla sua prima omelia in occasione del suo ingresso a Lucca nel ‘73, ha già<br />

chiaro il suo ruolo di pastore.<br />

Vi saluto come in un abbraccio, forte e leale, pieno di carità, per tutti<br />

e per ognuno, semplice e disarmato, come conviene a chi vuol seguire<br />

Gesù. Chi è il Vescovo? È la vostra garanzia, perché è l’evangelizzatore<br />

e il maestro della fede. Egli, che porta la chiarezza e l’interezza<br />

della fede cattolica secondo la tradizione viva della Chiesa,<br />

si fa insieme chiarificatore per tutti voi dei segni dei tempi, perché<br />

la fede sia vissuta ora, come ora chiede a noi l’umanità.<br />

[…] Perché la mia potestà è servizio ed essendo così, è umiltà e povertà<br />

e soprattutto è espropriazione di un uomo da parte di Dio, perché<br />

Dio, attraverso la miseria dell’uomo, si possa un poco mostrare<br />

a ciascuno di voi. [...]<br />

Due parole sintetizzano il modo in cui vengo a voi e sono la sintesi<br />

di tutto il Nuovo Testamento: Kénosis e Koinonía – Umiliazione e<br />

Comunione. E viene subito chiara, non tormentosa, ma precisa la<br />

croce del Vescovo, la morte cristiana, per cui il Vescovo è tale. C’è<br />

un’epigrafe in questa gloriosa cattedrale che dice: «La morte è immortale.<br />

Tutto il resto è mortale». Morte come amore senza confini.<br />

A tutti. Morte come fatica senza risparmio. Per tutti. Morte come<br />

umiltà, senza chiedere nulla per sé. Oh Dio mio, la grandezza e la<br />

verità di un Vescovo che possa minimamente raggiungere i termini<br />

di non chiedere nulla per sé! Morte come sparire, perché Dio trasparisca<br />

nella Chiesa.<br />

[…] Io sono qui per questo, come il Ponte delle Catene sulla Lima.<br />

Qui Dio mi dà la grazia di sostenervi con quella forza e con quella<br />

gentilezza, di essere ponte per cui voi possiate passare a vostro piacimento<br />

per raggiungere il vostro destino.<br />

Ecco, siamo davanti a una visione della Chiesa e del ministero quanto mai solida,<br />

biblicamente sostenuta, ricca di corrispondenze patristiche che traspira il suo<br />

gusto per la bellezza. L’esemplarità martiriale e mistica del suo amato vescovo<br />

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