Vocabolario dei dialetti del Poro - Lambda Editrice Nicotera

Hjauráta
3 Annusare. M N”a hjáura máncu ‘nu cáni. Quella
non interessa proprio a nessuno.
S Addurári, [addurári].
Hjauráta, s.f., ** [hauráta], Annusata.
Hjáuru, s.m., ** [háuru], 1 Profumo. 2 Buon odore.
E ‘Stu cásu hávi ‘nu béllu -. Questo formaggio ha
un buon odore. M Sentíri ‘u -. Intuire qualcosa.
S Addúri, [addúri].
Hjelándru, s.f., (R1), ** [helándru], Biscia di
acqua. Z Natrix natrix. V Ill
Hjelándru - Biscia di acqua
◊ È un rettile piuttosto grande. Ha la pupilla
rotonda; squame dorsali carenate. Il colore è
diverso da soggetto a soggetto; le tinte vanno dal
verde oliva, tendente al grigio, al marroncino
molto chiaro. Spesso la Biscia d’acqua ha la pelle
maculata di scuro e di strisce chiare; alcuni
esemplari hanno un collare giallo con bordo nero
dietro la testa. Le bisce d’acqua presenti in
Calabria, spesso, hanno delle strisce sui fianchi e
sul dorso. Questo rettile vive in aree umide o vicino
ai corsi di acqua. Quando viene disturbato, tira
colpi con la testa e con la bocca chiusa. Puó
raggiungere i due metri di lunghezza. Si nutre di
rane, rospi, girini, piccoli mammiferi.
Nella fantasia popolare è diventata ‘a
serpi lattára, che si nutre soltanto di latte,
anzi, è immaginata come un animale
talmente ghiotto di latte, da non temere
neppure di penetrare nella pancia dei
bambini, dopo che questi hanno allattato,
costituendo una grave minaccia per loro.
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Hjétta, s.f., (D1), ** [hétta], Treccia di capelli.
S Trízza, [trízza].
Hjettári, agg.f., (D1), ** [hettári], Intrecciare.
S ‘Ntrizzári, [ntrizzári].
Hjettáta, agg.f., (D1), ** [hettáta], 1 Donna con
le trecce. 2 Intrecciata. E Vítti ‘na bégia figghjóla
cu li capídi lónghi bélli hjettáti. Ho visto una bella
ragazza con i capelli lunghi e intrecciati.
S ‘Ntrizzáta, [ntrizzáta].
Hjalóna, s.f., (D1), [halóna], Tartaruga. V Hjilóna.
Hjilóna, s.f., (N1), ** [hilóna], Tartaruga. Z
Testudo hermani.
◊ Rettile che Appartiene all’ordine dei
Testudinati.
Ha guscio convesso, di colore che può essere
giallastro, arancione, brunastro o verdastro,
squame pure sulle zampe. I maschi si distinguono
dalle femmine per la forma più concava del
carapace e della coda più lunga.
La tartaruga, che vive nel nostro territorio, si
alimenta di vegetali ma non disdegna gli
invertebrati e le carogne.
Hjirómulu, s.m., (N2), ** [hirómulu], Mazzo. E
Hjirómulu ‘i gútumu. Fascio di sparto.
S Mázzu, [mázzu]. Fásciu, [fáššu].
Hjívili, agg.m., ** [hívili], 1 Debole. 2 Fievole.
Hjócca, s.f., ** [hókka], Chioccia. M - cu’ ‘i
puricíni d’óru. Tesoro.
◊ ◊ t Nella cultura popolare del nostro territorio,
per spiegare una ricchezza tanto improvvisa,
quanto inaspettata, si ricorre al mito della
chioccia con i pulcini di oro.
Naturalmente l’espressione è usata anche in senso
metaforico o con una venatura di ironia.
Hjoccári, v.i., ** [hokkári], Fioccare. E Quánt’é
béllu! ‘A nívi stáci hjoccándu! Che bello
spettacolo! Fiocca la neve!
S Pannizziári (N1). [pannizziári].
Hjocchjári, v.i., [hokkiári], Diventare chioccia.
◊ Verso della gallina che rivela i sintomi della
chioccia.
M ‘A gagína, hjocchjía; háju u ‘nci méntu l’óva

‘mu ‘i cúva. La gallina comincia a chiocciare; è il
momento che le metta nel nido le uova per la covata.
2 Fioccare della neve.
Hjóccu, s.m., ** [hókku], 1 Nastro. E Â pórta
mísiru ‘u - rósa; ‘nci nescíu ‘na fígghja fímmina.
Hanno attaccato alla porta un fiocco rosa; è nata
una bambina. 2 Fiocco di neve.
Hjuhhjári, v.t., ** [huhhiári], Soffiare. E - ‘u fócu.
Soffiare per ravvivare il fuoco. F 1 Essere poveri. M
- ‘i múschi. Essere senza un soldo. Non aver niente
da mangiare. Si, mo m’’a hjúhhi! Si, adesso mi farai
un baffo! P Cu’ hávi mángia, cu’ no’ hjúhhja. Chi
possiede mangia, chi non ha niente muore di fame.
Hjuhhjáta, s.f., (D 1), ** [huhháta], Soffio. E ‘U
jettáu cu’ ‘na -. Lo ha fatto cadere con un soffio.
Eg. Soffiata. E ‘Ncúnu ‘nci fíci ‘na - ê carbinéri.
Qualcuno ha fatto una soffiata ai carabinieri.
Hjúhhju, s.m., ** [húhhu], Soffio; il soffiare in
atto. E A tía chígiu ti jétta súlu cu ‘nu -! Quello ti
butta a terra soltanto con un soffio!
Hjumára, s.f., ** [humára], Fiumara.
◊ È un corso stagionale d’acqua, alimentato da
torrenti e dalle piogge, caratteristico della
Calabria.
Il corso d’acqua più importante, che riversa le
sue acque nel Mar Tirreno, è il Mesima il quale
sfocia nel Golfo di Gioia Tauro ed ha un bacino di
circa 800 chilometri quadrati. Il Mesima ha
origine nelle Serre. Accoglie le acque di brevi
fiumarelle che si formano sul Poro e dei suoi
affluenti Marepotamo e Metramo.
M No’ véni mái u mi trovi! Máncu si avívi u pássi
‘a -! Non vieni mai a trovarmi! Neppure se avessi
dovuto guadare la fiumara!
Hjúmi, s.m., ** [húmi], Fiume. M ‘A - cíttu, no’ jíri
a piscári. Non ti fidare delle aque quiete. F Cospicua
quantitá di liquido versato. E ‘Nci nescía ‘nu - ‘i
sángu. Aveva un’emorragia.
Hjumicégiu, s.m. vezz.,** [humiCéSu], 1 Torrente.
2 Rivolo.
Hjúnda, s.f., ** [húnda], Fionda. E ‘A - mía
léva cchjú luntánu d’’a tói. La mia fionda
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Hjúri ‘i mággiu
scaglia i proiettili più lontano della tua.
Hjúri, s.m., ** [húri], 1 Fiore. 2 Fiore di farina. E
P”i dúrci, ‘nci vóli ‘a farína ‘i -. Per fare i dolci, è
indispensabile il fior fiore della farina di grano. M
Fíca ‘i hjúri. Fichi fioroni. 3 - ‘i cucúzza Fiore di
zucca. V Ill
Hjúri ‘i cucúzza - Fiore di zucca
◊ ◊ I fiori di zucca, impastati nella farina di grano
e fritti, costituiscono una leccornia della cucina
calabrese.
F La parte migliore di qualcosa. E Cca ‘nc’é ‘u - -
d’’a vacabundaría. Qui c’è il fior fiore della
vagabonderia.
Hjúri ‘i mággiu, s.m., ** [húri i máGGu], Gladiolo
dei campi. B Gladiolus segetum. V Ill
Hjúri ‘i mággiu - Gladiolo dei campi
◊ Pianta perenne con bulbo sotterraneo, alta
30 - 60 cm., con fusto sottile ed eretto. Ha foglie