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Documento PDF - Università degli studi di Cagliari.

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Ren<strong>di</strong>conti Seminario Facoltà Scienze <strong>Università</strong> <strong>Cagliari</strong> • Vol. 75, Fasc. 1-2 (2005)<br />

Geomorfositi nel salto <strong>di</strong> Quirra<br />

NICOLA CABBOI(*), JO DE WAELE(*), ANTONIO ULZEGA(*)<br />

Summary. Sar<strong>di</strong>nia is probably one of the richest Italian regions for what concerns<br />

geology and geomorphology. Many researches on geological and geomorphological<br />

monuments have been carried out since the early 90’s, emphasising this great geo<strong>di</strong>versity<br />

of the Island. This research is collocated in the framework of the National Project<br />

COFIN 2001-2003 «Geomorphosites in the Italian Landscape», and analyses an area<br />

comprised between the provinces of Nuoro and <strong>Cagliari</strong>, in which many interesting<br />

sites are located.<br />

Riassunto. La Sardegna è forse la regione italiana con la maggiore ricchezza e<br />

<strong>di</strong>versità geologica e geomorfologica. Numerosi sono stati gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> sui monumenti<br />

geologici e geomorfologici che, a partire dagli anni ’90, hanno messo in risalto questa<br />

grande ricchezza e <strong>di</strong>versità. Questa ricerca si colloca nell’ambito del Progetto<br />

Nazionale COFIN 2001-2003 «Geomorfositi nel Paesaggio Italiano» e si pone come<br />

obiettivo l’analisi <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> territorio a cavallo fra le province <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong> e<br />

Nuoro in un’area ricca <strong>di</strong> singolarità paesaggistiche.<br />

INTRODUZIONE<br />

I termini «geosito» e «patrimonio geologico» sono ben noti in Europa fin dai primi<br />

<strong>di</strong>battiti scientifici sulla geoconservazione verso la fine <strong>degli</strong> anni ’80 ed in particolare<br />

dalla nascita dell’Associazione Europea per la Conservazione del Patrimonio Geologico<br />

(ProGEO). Sullo stesso argomento nel 1996 prende avvio anche, su iniziativa della IUGS<br />

(International Union of Geological Sciences), il programma <strong>di</strong> ricerca «GEOSITES»,<br />

(*) Dipartimento <strong>di</strong> Scienze della Terra, Via Trentino 51, 09127 <strong>Cagliari</strong>.<br />

Presentato il 19/09/2005.


174 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

tuttora in fase <strong>di</strong> attuazione, con la creazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> lavoro, ora anche sotto il<br />

patrocinio dell’UNESCO [1]. L’obiettivo <strong>di</strong> «GEOSITES» è realizzare un inventario<br />

informatizzato, compilato sistematicamente e aggiornato <strong>di</strong> continuo, dei siti-chiave <strong>di</strong><br />

rilevanza internazionale per la Geologia ed a sollecitare una politica protezionistica che<br />

sia anche un valido supporto alle Scienze geologiche, aiutando le iniziative regionali o<br />

nazionali nella realizzazione <strong>degli</strong> inventari.<br />

Nell’agosto 2001, nell’ambito della IV Conferenza Internazionale dell’Associazione<br />

Internazionale dei Geomorfologi (IAG), è stato ufficializzato il Working Group<br />

«Geomorphological sites: research, assessment and improvement», che ha preso le mosse<br />

dal Progetto Nazionale COFIN 2001-2003 «Geositi nel Paesaggio Italiano: ricerca,<br />

valutazione e valorizzazione» e i cui risultati sono già serviti per promuovere confronti<br />

a carattere internazionale. L’obiettivo principale <strong>di</strong> questo Working Group è quello <strong>di</strong><br />

sviluppare ricerche sui siti geomorfologici o Geomorfositi (termine introdotto da Mario<br />

Panizza) [2], con particolare riferimento alla valutazione, alla conservazione e alle attività<br />

<strong>di</strong> valorizzazione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica e turismo legate ad essi.<br />

Secondo Wimbledon et alii [3] un geosito può essere ogni località, area o territorio<br />

dove sia possibile definire un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione.<br />

Il termine «patrimonio geomorfologico» è stato molto meno utilizzato nei <strong>di</strong>eci<br />

anni passati [4] e il «geomor-fosito» è stato definito soltanto recentemente [2] come<br />

«una forma del paesaggio, con caratteristiche tali da qualificarla come una componente<br />

del patrimonio culturale». Molti dei geositi descritti nel passato possono<br />

anche essere definiti geomorfosito.<br />

L’insieme <strong>di</strong> questa rivoluzione culturale nel campo della Geologia ha portato<br />

all’introduzione del termine «Geo<strong>di</strong>versità», definita come «la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> elementi,<br />

raggruppamenti, sistemi e processi geologici, geomorfologici e pedologici» [5].<br />

Il presente <strong>stu<strong>di</strong></strong>o si propone come obiettivo il censimento dei geomorfositi nella<br />

regione geografica conosciuta con il nome <strong>di</strong> Salto <strong>di</strong> Quirra, tra le province <strong>di</strong> Nuoro e<br />

<strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong> (Fig.1).<br />

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO<br />

Il territorio a cavallo fra le province <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong> e Nuoro (Sardegna SE) presenta nel<br />

Salto <strong>di</strong> Quirra uno <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> centralità del paesaggio su cui si articolano sistemi<br />

paesaggistici <strong>di</strong> notevole complessità geologica, geomorfologica, strutturale e stratigrafica.<br />

La regione del Salto <strong>di</strong> Quirra confina a Nord con l’Ogliastra, a Nord-Ovest con la<br />

Barbagia e il Sarcidano, a Sud-Ovest con la Trexenta e il Gerrei e a Sud con il Sarrabus.<br />

L’area interessata al censimento dei geomorfositi è stata delimitata seguendo il corso<br />

delle principali aste fluviali. Per il settore nordoccidentale è stato preso come limite il<br />

corso del Rio Flumineddu con decorso N-S dall’altezza dell’ affluente Riu Su Luda fino<br />

al Flumendosa con cui si raccorda. Il corso del Flumendosa fino alla foce dà invece i limiti<br />

meri<strong>di</strong>onali dell’area. Per il settore settentrionale non è stato possibile seguire il corso <strong>di</strong>


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 175<br />

Figura 1. Carta sintetica <strong>di</strong> localizzazione dei geomorfositi dell’area del Salto <strong>di</strong> Quirra.<br />

un unico fiume; infatti, il tratto più a monte del Riu su Luda si trova nei pressi <strong>di</strong> Monte<br />

Co<strong>di</strong> (850 m) da cui si è seguita la Scala s’Ebba raccordandosi con il Rio Corongiu. Lo<br />

stesso Rio Corongiu è stato abbandonato nella confluenza con il Torrente Quirra in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Monte Siddu per raccordarsi con Rio Maglittu che cambia <strong>di</strong>verse volte nome<br />

fino alla foce <strong>di</strong> Foxi Lioni. La linea <strong>di</strong> costa invece determina il limite orientale dell’area<br />

che si affaccia sul Mar Tirreno (Fig.1).<br />

I territori comunali interessati da questo censimento sono Perdasdefogu, Tertenìa,<br />

Ulàssai, Ierzu Osini, Loceri, Àrzana, Villaputzu, San Vito, Villasalto e Armungia.


176 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

Gli elementi tabulari caratterizzano il settore del Salto <strong>di</strong> Quirra con andamento<br />

riconducibile ad un’asse NO-SE che si estende grosso modo da Perdasdefogu, Escalaplano<br />

fino alla foce del Torrente Quirra.<br />

Il territorio dal punto <strong>di</strong> vista orografico può essere sud<strong>di</strong>viso in un’area collinare<br />

costiera ad Est della valle del torrente Quirra, un’area ad altopiano subpianeggiante che<br />

si sviluppa fra i 500 e i 600 m, e tutto intorno a quest’ultima un’area montuosa<br />

profondamente incisa e geologicamente eterogenea sia dal punto <strong>di</strong> vista litologico che<br />

cronologico, con quote generalmente fra i 600 e gli 800 m che raramente arrivano oltre<br />

i 1000 m.<br />

INQUADRAMENTO GEOLOGICO<br />

Nell’area d’indagine affiorano vari tipi <strong>di</strong> rocce del basamento paleozoico costituito<br />

da complessi metamorfici ercinici <strong>di</strong> basso grado e da complessi intrusivi tardo-ercinici.<br />

Le rocce più antiche affioranti nell’area sono dei metase<strong>di</strong>menti, prevalentemente<br />

metarenarie, conosciuti come Arenarie <strong>di</strong> San Vito (Cambriano me<strong>di</strong>o-Ordoviciano<br />

inferiore), cui segue una successione vulcano-se<strong>di</strong>mentaria composta da metaconglomerati,<br />

quarziti, metarenarie, metarioliti e metariodaciti dell’Ordoviciano me<strong>di</strong>o [6]. Dopo la<br />

cessazione del vulcanismo ed un periodo <strong>di</strong> erosione inizia una nuova trasgressione<br />

nell’Ordoviciano superiore con la deposizione <strong>di</strong> metarenarie e metagrovacche con molti<br />

elementi vulcanici seguiti da metasiltiti e metapeliti [7]. Questa successione prosegue con<br />

metasiltiti e metapeliti carboniose contenenti pirite e resti <strong>di</strong> graptoliti, verso l’alto<br />

intercalate da metacalcari tipo Ockerkalk (Siluriano inferiore-Devoniano inferiore) [8].<br />

Di particolare interesse risultano i marmi più o meno dolomitici ed i calcari affioranti poco<br />

a Sud del Flumendosa, nel Monte del Castello <strong>di</strong> Quirra e nella zona <strong>di</strong> Riu Gruppa, il cui<br />

contenuto fossilifero ha permesso <strong>di</strong> riferirle al Devoniano me<strong>di</strong>o-superiore [8]. Il<br />

Paleozoico se<strong>di</strong>mentario dell’area d’indagine termina con limitati affioramenti <strong>di</strong><br />

metarenarie e metapeliti scure prodotti dallo smantellamento delle formazioni precedentemente<br />

deposte, datati in<strong>di</strong>rettamente al Carbonifero inferiore [9].<br />

Sebbene nel basamento sardo vi siano i segni <strong>di</strong> deformazioni crostali pre-ercinici<br />

(Eocaledoniani) relative alla Fase Sarda Auct. (es. Discordanza sarrabese dell’Ordoviciano<br />

inf.-me<strong>di</strong>o) [10], e il conseguente magmatismo calcalcalino dell’Ordoviciano me<strong>di</strong>o,<br />

l’assetto strutturale fondamentale è da attribuire all’orogenesi ercinica che ha prodotto<br />

intense deformazioni, metamorfismo ed un importante magmatismo intrusivo ed effusivo.<br />

Il complesso intrusivo del Carbonifero superiore-Permiano affiora soltanto nella fascia<br />

costiera ad Est del Torrente Quirra con leucograniti equigranulari.<br />

Le fasi principali dell’orogenesi ercinica sono legate ad una tettonica collisionale del<br />

Carbonifero inferiore, mentre una tettonica estensionale caratterizzata da faglie <strong>di</strong>rette e<br />

trascorrenti è associata alle fasi finali erciniche <strong>di</strong> esumazione del basamento con<br />

associato un magmatismo calcalcalino tardo-ercinico e alla se<strong>di</strong>mentazione<br />

intracontinentale del Carbonifero superiore-Permiano [10] [11].


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 177<br />

Durante il Mesozoico e buona parte del Terziario la Sardegna formava un cratone<br />

relativamente stabile soggetto a perio<strong>di</strong>che trasgressioni e regressioni delle quali rimangono<br />

numerose testimonianze. Del periodo continentale permo-triassico sono rimasti<br />

numerosi lembi <strong>di</strong> scisti ferruginosi con noduli <strong>di</strong> limonite conosciuti con il nome <strong>di</strong><br />

«Ferro dei Tacchi» che sono stati localmente sfruttati economicamente [12].<br />

La trasgressione giurese inizia con una successione <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti fluvio-deltizi e<br />

lacustri composti da conglomerati quarzitici, lenti sabbiosi ed argillosi e talvolta lignite<br />

[13] [14] paragonabili ai depositi della Formazione <strong>di</strong> Genna Selole nel Golfo <strong>di</strong> Orosei<br />

[15]. Stu<strong>di</strong> palinologici <strong>di</strong> questa sequenza basale, in particolare delle argille nere<br />

carboniose, suggeriscono un’età del Baiociano-Batoniano [16]. Segue imme<strong>di</strong>atamente<br />

una serie prettamente marina composta da una successione <strong>di</strong> banchi decimetrici poi<br />

metrici <strong>di</strong> dolomie grigie della Formazione <strong>di</strong> Dorgali <strong>di</strong> età Batoniano-Calloviana [17].<br />

Questa successione carbonatica, che comprendeva probabilmente anche termini calcarei<br />

del Giurese sup.-Cretaceo, è stata in buona parte smantellata dalla successiva fase <strong>di</strong><br />

erosione, ed anche gli affioramenti devono essere stati molto più ampi in passato.<br />

All’evoluzione del margine sud-europeo sono legate alcune fasi tettoniche a partire<br />

dalla fine del Cretaceo inferiore (la cosiddetta Fase austriaca [18] <strong>di</strong> cui non si trovano<br />

testimonianze <strong>di</strong>rette nell’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o) e soprattutto al passaggio tra Mesozoico e<br />

Terziario (Fase laramica) [18]. Quest’ultima fase è chiaramente <strong>di</strong>stinguibile nell’area<br />

del Salto <strong>di</strong> Quirra dove i conglomerati ypresiani poggiano in <strong>di</strong>scordanza sia sul<br />

basamento Paleozoico sia sui termini mesozoici. Il mare, infatti, torna ad occupare parte<br />

del territorio nell’Eocene inferiore-me<strong>di</strong>o con la deposizione <strong>di</strong> una imponente successione<br />

<strong>di</strong> arenarie, calcareniti e calcari nummulitici che a Monte Car<strong>di</strong>ga raggiunge lo<br />

spessore <strong>di</strong> 280 m [19].<br />

Durante la collisione continentale tra la placca apula e il margine sud-europeo nell’Oligo-<br />

Miocene in Sardegna si riattivano numerose faglie erciniche che nel Gerrei mostrano<br />

movimenti trascorrenti destre a generale andamento NW-SE [20]. A questa tettonica<br />

terziaria <strong>di</strong> tipo compressivo seguono nel Miocene inferiore e nel Plio-Pleistocene, fasi<br />

<strong>di</strong>stensive legate all’apertura del Bacino Balearico e del Tirreno meri<strong>di</strong>onale in contemporanea<br />

con la rotazione del Blocco sardo-corso (Bur<strong>di</strong>galiano) cui sono associate faglie <strong>di</strong>rette<br />

orientate N-S [21]. A queste fasi <strong>di</strong>stensive, a contrario con quanto avviene in molte altre parti<br />

dell’Isola, non sono associati perio<strong>di</strong> trasgressivi Miocenici.<br />

Durante il Pliocene-Quaternario recente si instaurano le principali valli fluviali<br />

(Torrente Quirra e Rio Flumendosa) che depositano ingenti materassi fluviali, spesso<br />

terrazzati. Localmente, in corrispondenza <strong>di</strong> alcune sorgenti carsiche e lungo alcuni corsi<br />

d’acqua, si trovano depositi travertinosi.<br />

CENNI GEOMORFOLOGICI<br />

Il basamento paleozoico che affiora nell’area del Salto <strong>di</strong> Quirra-Gerrei appare inciso<br />

da un reticolo idrografico impostato sui principali lineamenti strutturali che caratterizza-


178 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

no il settore sudorientale della Sardegna. Tale aspetto è fortemente connesso con<br />

l’evoluzione tettonica dell’intero settore e in particolar modo con l’evoluzione plioquaternaria.<br />

Infatti, l’area in esame ha subito durante il Pliocene un generale sollevamento<br />

determinato da sistemi <strong>di</strong> faglie N-S connesse con l’apertura del bacino Tirrenico.<br />

Questi movimenti tettonici hanno causato la formazione <strong>di</strong> un horst sollevato fra il graben<br />

del Campidano a Ovest e la piattaforma continentale ad Est. Una delle principali faglie<br />

del settore sudorientale sardo è, infatti, la faglia <strong>di</strong> Genna ’e Cresia. Il Torrente Quirra,<br />

con decorso N-S, si è impostato lungo questa faglia lunga più <strong>di</strong> 35 km ed appare come<br />

un’ampia valle a fondo piatto in cui sono riscontrabili terrazzamenti pleistocenici che si<br />

possono mettere in relazione ai movimenti eustatici del mare [22]. Questo torrente, come<br />

il suo più importante affluente Rio San Giorgio, ha un carattere tipicamente torrentizio<br />

frutto della scarsità delle precipitazioni e del loro regime ad alta intensità a carattere<br />

tipicamente stagionale.<br />

Il Rio Flumendosa, invece, si sviluppa con un andamento meandriforme lungo<br />

un’asse N-S nelle aree più interne prima <strong>di</strong> deviare all’altezza <strong>di</strong> Ballao in <strong>di</strong>rezione NW-<br />

SE e sfociare in un ampio delta tra Muravera e Villaputzu. Il suo decorso si articola spesso<br />

in valli incassate ad andamento meandriforme incidendo terreni paleozoici <strong>di</strong> varia età.<br />

I suoi molteplici affluenti fanno si che il Flumendosa risulti il secondo fiume della<br />

Sardegna per portata, lunghezza ed ampiezza del bacino imbrifero (1810 km 2 ). È<br />

caratterizzato da portate massime invernali e lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> magra estiva. Gli<br />

sbarramenti compiuti lungo il suo corso ne hanno poi determinato un deflusso non<br />

naturale legato all’apertura <strong>degli</strong> sbarramenti. La geologia dei terreni e l’orografia del<br />

territorio risulta nel complesso sfavorevole ad una ritenzione delle acque meteoriche<br />

accentuata da un degrado del suolo legato a varie cause tra cui il pascolo e gli incen<strong>di</strong>.<br />

Alcuni corsi d’acqua presentano un caratteristico andamento a meandri ere<strong>di</strong>tati nel<br />

basamento paleozoico per la sovraimposizione a seguito dell’asportazione delle coperture<br />

se<strong>di</strong>mentarie mesozoiche e terziarie o, in qualche caso influenzati dalla litologia (Rio<br />

s’Acqua Callenti, Rio Ollastu, tratto terminale del Flumineddu, Flumendosa). La forma<br />

delle valli è in genere a V nei corsi d’acqua minori e a fondo piatto in quelli principali per<br />

la presenza <strong>di</strong> più o meno consistenti depositi alluvionali terrazzati <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa generazione<br />

che denotano una genesi policiclica delle valli con alternati cicli erosivi e <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione.<br />

Particolari sono poi le vallecole embrionali, talora cieche o morte, a fondo piatto che<br />

solcano secondo un prevalente andamento strutturale N-S o NW-SE l’altopiano del Salto<br />

<strong>di</strong> Quirra.<br />

Nella parte Sud dell’area le incisioni dei corsi d’acqua conferiscono ai margini<br />

dell’altipiano carbonatico eocenico un andamento estremamente frastagliato talora<br />

formando piccoli affioramenti tipo «mesas» che risaltano sui più regolari versanti scistosi<br />

del basamento paleozoico per i loro caratteristici orli a gra<strong>di</strong>nata subverticali.<br />

Nel settore Sudovest le superfici ad altopiano sono meno estese e presentano una più<br />

ampia varietà <strong>di</strong> caratteri. La loro genesi è infatti riconducibile ad una più complessa<br />

evoluzione del rilievo che ha portato alla riesumazione dell’antica superficie <strong>di</strong> erosione


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 179<br />

coincidente con il penepiano permo-triassico a seguito della tettonica oligo-miocenica e<br />

plio-pleistocenica ed al conseguente smantellamento, quasi completo, della copertura<br />

eocenica qui presente solo in piccoli lembi residui. La più grande superficie <strong>di</strong> spianamento<br />

è l’altopiano <strong>di</strong> Villasalto a quote comprese tra 550 e 600 m, modellato nelle metamorfiti<br />

paleozoiche e nei potenti calcari devoniani (tacchi <strong>di</strong> Villasalto) che si estende verso Sud<br />

nel Sarrabus dove poi è interrotto dai più alti rilievi <strong>di</strong> porfi<strong>di</strong> grigi del Sarrabus <strong>di</strong> Bruncu<br />

Adamu (777 m), dal porfido permo-carbonifero <strong>di</strong> Rocca Arrigelli (701 m) e dal rilievo<br />

granitico <strong>di</strong> M. Genis.<br />

Questa antica superficie subisce un’erosione regressiva operata dalle profonde<br />

incisioni vallive, talora vere e proprie forre, dei torrenti affluenti <strong>di</strong> destra del Flumendosa<br />

tra Ballao, Armungia e Villasalto fino a San Vito e Muravera (Rio Spilogu, Rio Tolu, Rio<br />

Domueu, Rio Cannachili ecc.).<br />

Il settore ad Est della valle del Torrente Quirra e verso Sud oltre Arcu Gennarella fino<br />

alla piana del Rio Flumendosa non presenta invece tracce evidenti dell’antico penepiano:<br />

esso è pressoché obliterato dall’intensa erosione innescatasi a seguito della tettonica Plio-<br />

Pleistocenica lungo faglie N-S. Nel settore Nordest forme particolarmente aspre e<br />

rupestri caratterizzano i rilievi granitici compresi tra la valle del Torrente Quirra e la costa<br />

orientale e fra Torre Murtas a Sud e Punta Sa Figu a Nord, culminanti a Punta Is Tubbius<br />

a quota 545 m. Qui la valle tettonica del Rio Longu rettilinea ad andamento N-S limita<br />

ad Est la dorsale <strong>di</strong> Serra Longa culminante alla quota 375 m <strong>di</strong> Monte Santu e con versanti<br />

orientali precipiti sul mare.<br />

I versanti vallivi modellati negli scisti paleozoici sono solo localmente asimmetrici<br />

(ad es. Flumendosa nei pressi <strong>di</strong> Armungia, Monte Perdosu e Monte Lora e Rio<br />

Flumineddu a Nord <strong>di</strong> Ballao) mentre verso l’alto in corrispondenza delle coperture<br />

terziarie, <strong>di</strong>ventano invece complessi, a gra<strong>di</strong>nata o sub verticali.<br />

Il tratto N-S della valle del Torrente Quirra è caratterizzata da una pianura stretta e sub<br />

allungata, mentre nei pressi della foce forma un’ampia piana costiera percorsa da canali<br />

<strong>di</strong> foce abbandonati e riattivati durante le piene. In questa pianura piccoli stagni ed aree<br />

palustri sono separati dal mare da una lunga e stretta falciatura sabbiosa. Poco più a Sud,<br />

analoga situazione si presenta nella fertile piana alluvionale del Flumendosa.<br />

L’area caratterizzata dalla copertura eocenica risulta sostanzialmente rappresentata<br />

da superfici sub orizzontali, un altipiano che raramente supera la quota <strong>di</strong> 700 m sul quale<br />

possiamo <strong>di</strong>stinguere un’area subpianeggiante rappresentata dalla trasgressione eocenica<br />

che si raccorda con il penepiano post-ercinico a S <strong>di</strong> Perdasdefogu. Questa rappresenta<br />

una superficie sub strutturale coincidente con la superficie <strong>di</strong> stratificazione eocenica. Su<br />

questo altipiano, la cui quota me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 500 m, spicca il rilievo tipo «mesa» <strong>di</strong> Monte<br />

Car<strong>di</strong>ga (673 m) dove è rappresentata la massima potenza misurabile dell’eocene sardo.<br />

L’altopiano carsico del Salto <strong>di</strong> Quirra è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> doline<br />

tondeggianti o irregolari, e da una idrografia sotterranea ramificata che trova la sua<br />

massima espressione nelle due grotte-inghiottitoi che raccolgono le acque captate dal Rio<br />

S’Angurtidorgiu Mannu, e del Rio S’Angurtidorgeddu nel basamento paleozoico costi-


180 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

SCHEDA SPERIMENTALE PER L’INVENTARIO DEI GEOSITI ITALIANI<br />

Servizio Geologico Nazionale<br />

Agenzia per la Protezione<br />

dell’Ambiente e per i Servizi<br />

Tecnici<br />

Ministero dell’Ambiente Roma<br />

0 – IDENT. SCHEDA<br />

A – NOME DEL GEOSITO<br />

B – UBICAZIONE<br />

RILEVATORE/ENTE (*) ACQUISIZIONE DATI<br />

DISTER, UNIV. CAGLIARI RILEV. BIBLIOGR.<br />

S’ANGURTIDORGEDDU<br />

CODICE<br />

SCHEDA<br />

Centro Documentazione<br />

Geositi<br />

Dipartimento Polis<br />

<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Genova<br />

DATA<br />

SCHEDA<br />

SCHEDA<br />

COLLEGATA (*)<br />

N<br />

SI<br />

O<br />

COORDINATE GEOGRAFICHE - UTM, GAUSS-BOAGA<br />

REGIONE SARDEGNA LONGITUDINE 1542300 OVEST<br />

PROVINCIA CAGLIARI LATITUDINE 4384100 NORD<br />

COMUNE PERDASDEFOGU QUOTA MAX<br />

TOPONIMO/LOCALITÀ ANGURTIDORGEDDU QUOTA MIN 471<br />

RIFERIMENTI CARTOGRAFICI<br />

(STRALCIO CARTOGRAFICO) (1)<br />

QUOTA MEDIA<br />

N. FOGLIO: DENOMINAZIONE: ESCALAPLANO<br />

541 SEZ.III<br />

SCALA:1:2500 TIPO (C.T.R., I.G.M., I.I.M., ECC.):IGMI<br />

C – INTERESSE SCIENTIFICO (1= PRIMARIO - 2= SECONDARIO/I)<br />

GEOGRAFICO IDROGEOLOGICO 2 PETROGRAFICO<br />

GEOLOGIA MARINA MINERALOGICO SEDIMENTOLOGICO<br />

GEOLOGIA STRATIGRAFICA 2 NATURALISTICO 2 VULCANOLOGICO<br />

GEOLOGIA STRUTTURALE PAESISTICO …………………………<br />

GEOMINERARIO PALEONTOLOGICO …………………………<br />

GEOMORFOLOGICO 1 PEDOLOGICO …………………………<br />

C.1 – ALTRO TIPO DI INTERESSE(1= PRIMARIO - 2= SECONDARIO/I)<br />

CULTURALE<br />

DIDATTICO 2<br />

ESCURSIONISTICO<br />

STORICO<br />

1<br />

C.2 – VALUTAZIONE INTERESSE SCIENTIFICO PRIMARIO C.3 – GRADO INTERESSE SCIENTIFICO PRIMARIO<br />

RARO (RA) INTERNAZIONALE (I)<br />

RAPPRESENTATIVO (RP) X EUROPEO (E)<br />

ESEMPLIFICATIVO (ES) NAZIONALE (N)<br />

REGIONALE (R)<br />

LOCALE (L)<br />

X<br />

C.4 – IL GIUDIZIO ESPRESSO IN “C” È:<br />

SOGGETTIVO<br />

OGGETTIVO<br />

(spiegare)<br />

Su basi scientifiche, sia bibliografiche che sperimentali.<br />

D – DESCRIZIONE DELL’OGGETTO<br />

Angurtidorgeddu è una particolare morfologia carsica definibile come grotta inghiottitoio<br />

Angurtidorgeddu è una particolare morfologia carsica definibile come grotta inghiottitoio che rientra<br />

che rientra nel più ampio sistema ipogeo-epigeo denominato Is Angurtidorgius. Questo<br />

nel più ampio sistema ipogeo-epigeo denominato Is Angurtidorgius. Questo annovera fra le sue<br />

annovera fra le sue peculiarità uno sviluppo <strong>di</strong> circa 12 km e numerosi ingressi. Il<br />

peculiarità uno sviluppo <strong>di</strong> circa 12 km e numerosi ingressi. Il principale si apre sul bordo del versante<br />

principale si apre sul bordo del versante occidentale dell’altopiano eocenico circa 760 m a<br />

occidentale dell’altopiano eocenico circa 760 m a Sud dell’inghiottitoio maggiore del sistema,<br />

Angurtidorgiu<br />

Sud dell’inghiottitoio<br />

Mannu. Riceve<br />

maggiore<br />

le acque<br />

del sistema,<br />

del rio<br />

Angurtidorgiu<br />

Canali Cresia<br />

Mannu.<br />

che le capta<br />

Riceve<br />

in un<br />

le acque<br />

bacino<br />

del<br />

imbrifero<br />

rio<br />

abbastanza<br />

Canali Cresia<br />

piatto<br />

che<br />

<strong>di</strong><br />

le<br />

6.6<br />

capta<br />

kmq<br />

in<br />

sviluppato<br />

un bacino<br />

in<br />

imbrifero<br />

prevalenza<br />

abbastanza<br />

su calcari e<br />

piatto<br />

arenarie<br />

<strong>di</strong> 6.6<br />

dell’Eocene.<br />

Kmq sviluppato<br />

Presenta<br />

un<br />

in<br />

ingresso<br />

prevalenza<br />

spettacolare<br />

su calcari<br />

con<br />

e arenarie<br />

una sezione<br />

dell’<br />

triangolare<br />

Eocene. Presenta<br />

<strong>di</strong> 7 m <strong>di</strong><br />

un<br />

altezza<br />

ingresso<br />

e 3 <strong>di</strong><br />

spettacolare<br />

larghezza. L’erosione<br />

con una<br />

<strong>di</strong>fferenziale<br />

sezione triangolare<br />

si è sviluppata<br />

<strong>di</strong> 7 m<br />

al<br />

<strong>di</strong><br />

contatto<br />

altezza<br />

fra<br />

e 3<br />

le<br />

<strong>di</strong><br />

arenarie<br />

larghezza.<br />

grossolane<br />

L’erosione<br />

che<br />

<strong>di</strong>fferenziale<br />

sono state incise<br />

si è sviluppata<br />

per 2.5 m<br />

e al i calcari contatto nummuliti fra le arenarie al tetto. L’importante grossolane che con<strong>di</strong>zionamento sono state incise speleogenetico per 2.5 m e è i dovuto calcari a nummuliti stratificazioni al<br />

marnose tetto. L’importante impermeabili con<strong>di</strong>zionamento che hanno impe<strong>di</strong>to speleogenetico un approfon<strong>di</strong>mento è dovuto verticale, a stratificazioni prima fase marnose del normale<br />

ciclo impermeabili speleogenetico, che hanno sulle impe<strong>di</strong>to principali linee un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> frattura e <strong>di</strong> debolezza verticale, del prima calcare.<br />

fase del normale<br />

ciclo speleogenetico sulle principali linee <strong>di</strong> frattura e <strong>di</strong> debolezza del calcare<br />

E – DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA<br />

SE NON ORIGINALE SPECIFICARE FONTE/AUTORE:<br />

CD/DVD DISEGNO COD. AUTORE<br />

X DIAPO/FOTO FILMATO N° PROGR<br />

SCANSIONE SITO WEB<br />

Figura 2. Scheda sperimentale per l’inventario dei geositi italiani utilizzata per l’inventarizzazione<br />

dei geomorfositi del Salto <strong>di</strong> Quirra (segue).


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 181<br />

F – DATI RELATIVI AGLI ELEMENTI CARATTERIZZANTI DEL GEOSITO<br />

F.1 – LITOLOGIA CARATTERIZZANTE<br />

Arenarie, conglomerati poligenici e<br />

calcari argillosi e arenacei<br />

F.2 – UNITÀ CRONOSTRATIGRAFICA<br />

Eocene<br />

F.3 – ETÀ DEL PROCESSO GENETICO<br />

Eocene - Attuale<br />

G – TIPOLOGIA ELEMENTO SINGOLO INSIEME DI ELEMENTI<br />

G.1 - FORMA G.2 - DIMENSIONE NATURALE X<br />

LINEARE LUNGHEZZA(m) ARTIFICIALE<br />

AREALE X AREA (m 2 /Km 2 ) 10.000<br />

SPESSORE (m) 20<br />

H – FRUIZIONE DELL’OGGETTO E/O DELL’AREA<br />

H.1 – POSIZIONE IPOGEO-EPIGEO- EMERSO<br />

H.2 – ACCESSIBILITA’<br />

Facile<br />

H.3 - CARATTERI SALIENTI<br />

SI NO STAGIONE CONSIGLIATA I P E A<br />

PUNTO PANORAMICO X PREFERIBILMENTE PRIMAVERA<br />

PUNTO VISIBILE DA LONTANO X<br />

NOTE:<br />

SE SÌ, ENTRO KM<br />

PROPRIETÀ’ PRIVATA X<br />

AREA ATTREZZATA X<br />

PRESENZA DI STRUTTURE ALBERGHIERE X 10 KM (PERDASDEFOGU)<br />

POSSIBILITÀ DI CAMPEGGIO X<br />

PRESENZA DI ACQUA POTABILE X<br />

I – TIPO DI SUOLO E DI FONDALE<br />

I.1 – TIPO DI SUOLO I.2 – TIPO DI FONDALE<br />

ROCCIA O DETRITO A NUDO<br />

SE COLTIVATO SPECIFICARE: Pascoli e incolto<br />

L. - VINCOLI TERRITORIALI INSISTENTI SULL’AREA<br />

L.1 – IL SITO RIENTRA IN UN’AREA PROTETTA? SI NO X<br />

➀ PARCHI NAZIONALI L.2 – ALTRI TIPI DI VINCOLO TERRITORIALE<br />

➁ RISERVE NATURALI STATALI<br />

➂ PARCHI NATURALI REGIONALI VINCOLO PAESISTICO-AMBIENTALE<br />

➃ RISERVE NATURALI REGIONALI VINCOLO AI SENSI D. LGS 431/75 (8)<br />

➄ ZUI (4) VINCOLO PALEONTOLOGICO (9)<br />

SERVITU’ MILITARE X<br />

➅ ZPS (5)<br />

➆ ZSC (6) ……………………………………<br />

➇ ALTRE AREE PROTETTE (7)<br />

M – STATO DI CONSERVAZIONE M.1 – POSSIBILITA’ DI DEGRADO NATURALE ANTROPICO<br />

BUONO ELEVATO X<br />

DISCRETO X MEDIO<br />

CATTIVO INESISTENTE<br />

M.2 – DESCRIZIONE DEL DEGRADO<br />

L’area è inserita nel poligono militare per esercitazioni <strong>di</strong> carattere bellico. Sono evidenti nelle vicinanze<br />

dell’ingresso gli effetti delle esercitazioni a partire da detriti bellici e i segni del lancio <strong>di</strong> bombe che generano<br />

importanti crateri.<br />

N – PROPOSTA DI PROTEZIONE E/O DI ISTITUZIONE DI AREA A TUTELA SPECIFICA:<br />

NECESSARIA SI CONSIGLIABILE SUPERFLUA<br />

O – EVENTUALI COMMENTI E NOTAZIONI GENERALI<br />

Proposte <strong>di</strong> valorizzazione: ai sensi della L.R. 29 giugno 1989,n°31<br />

P – RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICO DOCUMENTALI<br />

G. BARTOLO, M. DORE, A. LECIS, Is Angurtidorgius. Gia E<strong>di</strong>trice, <strong>Cagliari</strong>, 59 p. (1980)<br />

F. CALVINO, G. BARROCU, Notizie sulle prime esplorazioni <strong>degli</strong> Angurtidorgius con osservazioni geologiche<br />

sull’idrografia carsica ipogea del Salto <strong>di</strong> Quirra (Sardegna centro-orientale). L’Universo 44(5), pp. 865-908. (1964)<br />

Figura 2. Scheda sperimentale per l’inventario dei geositi italiani utilizzata per l’inventarizzazione<br />

dei geomorfositi del Salto <strong>di</strong> Quirra.


182 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

tuito da alternanze irregolari <strong>di</strong> metarenarie micacee, quarziti e metasiltiti databili<br />

Cambriano-Ordoviciano inf. Queste acque incontrano nel tratto terminale del loro<br />

percorso superficiale i calcari eocenici dove hanno inciso una breve gola quin<strong>di</strong> iniziano<br />

il loro percorso ipogeo che le porta ad attraversare tutta la copertura eocenica con<br />

andamento W-E fino alle risorgenti dove affiorano nella stagione invernale in un sistema<br />

<strong>di</strong> cascate (Scanneddas de Tuvulu) nei pressi <strong>di</strong> Nuraghe Cresia.<br />

Lungo la fascia costiera, invece, le morfologie sono per lo più caratterizzate da falesie<br />

a picco sul mare nelle litologie metamorfiche (Arenarie <strong>di</strong> San Vito) e leucogranitiche,<br />

spezzate in corrispondenza delle foci dei fiumi (Flumendosa, Bracconi e Quirra) dove<br />

insistono ampie pianure alluvionali costiere con litorali sabbiosi (es. Murtas) [23].<br />

I leucograniti equigranulari più esposti ad Est, infine, sono stati modellati dall’azione<br />

dei venti con la formazione <strong>di</strong> tafonature e qualche arco <strong>di</strong> roccia (frazione <strong>di</strong> Arzana).<br />

METODOLOGIA<br />

I primi a parlare <strong>di</strong> geositi in Sardegna sono stati Barca e Di Gregorio [24] che<br />

definiscono «geositi» o «monumenti geologici» quegli elementi del paesaggio i quali<br />

possiedono qualità particolari corrispondenti a tratti significativi <strong>di</strong> tipo genetico (litologico,<br />

morfologico, strutturale, ecc.) o, comunque, caratteristiche singolari che gli conferiscono<br />

una evidente valenza scientifica, culturale o estetica. Nella letteratura internazionale<br />

vengono anche definiti i geotopi o land mark.<br />

Nel loro insieme, tali forme del paesaggio, per i loro connotati e per il loro interesse<br />

scientifico, <strong>di</strong>dattico, turistico-culturale costituiscono il patrimonio geologico (geological<br />

heritage) <strong>di</strong> un determinato territorio o <strong>di</strong> un’area geografica.<br />

I vari geositi, tuttavia, anche se noti in linea generale in quanto spesso risultano<br />

facilmente riconoscibili alla comune percezione, necessitano <strong>di</strong> essere adeguatamente<br />

identificati e classificati nella loro storia evolutiva e nel loro interesse scientifico e<br />

<strong>di</strong>dattico. È necessario, in particolare, metterne in luce il loro significato e l’importanza<br />

nella storia della Terra e le potenzialità per una valorizzazione turistico-culturale nel<br />

contesto <strong>di</strong> una gestione integrata delle risorse naturali e culturali del territorio.<br />

La metodologia <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o dei geositi e dei geomorfositi è stata ampiamente <strong>di</strong>battuto<br />

in questi ultimi anni a livello nazionale, portando alla stesura <strong>di</strong> una scheda <strong>di</strong> rilevamento<br />

collegata ad una banca dati <strong>di</strong> facile consultazione ed aggiornamento. La scheda utilizzata<br />

in questo lavoro è quella adottata a livello italiano e frutto dei lavori fatti nell’ambito del<br />

Progetto Nazionale COFIN 2001-2003 e del Working Group «Geomorphological Sites»<br />

della IAG. È stata redatta dal Centro Documentazione Geositi del Dipartimento Polis<br />

dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Genova e dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi<br />

Tecnici del Ministero dell’Ambiente italiano (APAT, ex-Servizio Geologico Italiano).<br />

Tale scheda sperimentale per l’inventario dei geositi italiani raccoglie per punti tutte<br />

le informazioni sul sito censito e si articola in quattor<strong>di</strong>ci sezioni (Fig. 2).


Tabella1. I geomorfositi del Salto <strong>di</strong> Quirra.<br />

GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 183<br />

N° NOME GEOSITO COMUNE DESCRIZIONE INTERESSE SCIENTIFICO A.I. ACC.<br />

1 Pranu ‘e Testus Escalaplano Rilievo tabulare geograf., geomorf., nat., pal. L AD<br />

2 Bruncu Santoru Perdasdefogu Rilievo isolato geograf., geomorf., nat., idr. L MF<br />

3 Su Pittiolu de Gospuru Armungia Grotta geomorf., nat. L MD<br />

4 Grutta de Gospuru Armungia Grotta geomorf., nat. L MD<br />

5 Sorgente <strong>di</strong> Luesu Perdasdefogu Sorgente geograf., idr., strat., geomorf., pal., spel. L F<br />

6 Cascate <strong>di</strong> Luesu Perdasdefogu Cascata travertino geomorf., idr., nat., pal. L F<br />

7 Is Angurtidorgius Villaputzu-Ulassai Sistema carsico idr., strat., geomorf., pal., spel. N AD<br />

8 S’Angurtidorgiu Mannu Villaputzu-Ulassai Inghiottitoio geograf., idr., strat., geomorf., pal., spel. R F<br />

9 Angurtidorgeddu Villaputzu Inghiottitoio geograf., idr., strat., geomorf., pal., spel. R F<br />

10 Dolina <strong>di</strong> Su Pranu Villaputzu Dolina geomorf., nat., pal. L F<br />

11 Monte Su Casteddu Perdasdefogu Rilievo tabulare geograf., geomorf., nat., pal. L AD<br />

12 Monte Car<strong>di</strong>ga Villaputzu Rilievo tabulare geograf., strat., geomorf., nat. R F<br />

13 Puntale Iba Manna Villaputzu-Ulassai Rilievo tabulare geograf., geomorf., nat., pal. L F<br />

14 Galleria Serra Villaputzu-Ulassai Ris. carsica temp. idr., strat., geomorf., spel. L AD<br />

15 Fossa de Suergiu Villaputzu Grotta-Inghiott. geomorf., nat., pal. L MD<br />

16 Scanneddas de Tuvulu Villaputzu-Ulassai Risorgenti carsiche geograf., idr., strat., geomorf., spel. R AD<br />

17 Nuraghe Cresia Villaputzu-Ulassai Rilievo tabulare geograf., strat., geomorf., nat., pal. L F<br />

18 M.te Tacchixeddu Tertenia Morf. carsica geograf., geomorf., nat. L AD<br />

19 Monte Cobingius Tertenia Rilievo isolato geograf., geomorf., nat. L F<br />

20 Monte Castello <strong>di</strong> Quirra Villaputzu Rilievo carsico geograf., geomorf., nat., pal. R AD<br />

21 Torrente Quirra Villaputzu Terrazzi fluviali geograf., geomorf., nat. L F<br />

22 Foce <strong>di</strong> Quirra-Murtas Villaputzu Litorale, estuario geograf., geomorf., nat. L F<br />

23 Foce del Flumendosa Villaputzu Litorale, estuario geograf., geomorf., nat. R F<br />

Interesse scientifico: geograf. = geografico, idr. = idrogeologico, strat. = stratigrafico, geomorf. = geomorfologico, nat. =<br />

naturalistico, pal. = paleontologico, spel. = speleologico; A.I = Ambito d’importanza: N = nazionale, R = regionale, L =<br />

Locale; Acc. = Accessibilità: MF = molto facile, F = facile, AD = abbastanza <strong>di</strong>fficile, MD = molto <strong>di</strong>fficile<br />

I GEOMORFOSITI<br />

Benché nell’area si trovano <strong>di</strong>versi siti <strong>di</strong> interesse geologico e/o geomorfologico<br />

soltanto due sono stati inseriti nel libro sui paesaggi e monumenti geologici della<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong> [25], e più in particolare il Monte Car<strong>di</strong>ga (Villasalto) ed il Monte<br />

del Castello <strong>di</strong> Quirra.<br />

Questo censimento non intende fornire un quadro esaustivo, ma vuole mettere in luce<br />

alcuni dei più importanti siti <strong>di</strong> interesse geomorfologico nell’area del Salto <strong>di</strong> Quirra.<br />

Sarebbe auspicabile fare successivamente ulteriori approfon<strong>di</strong>menti in materia soprattutto<br />

nell’area costiera e lungo il corso del Riu Flumineddu dove potranno essere localizzati<br />

altri geomorfositi <strong>di</strong> sicuro interesse scientifico-<strong>di</strong>dattico.<br />

In questo lavoro, incentrato soprattutto sulle aree interne, vengono presentati 23<br />

geomorfositi tra cui ben 11 legati ai fenomeni carsici, mentre i restanti 9 sono dovuti a<br />

<strong>di</strong>fferenti processi (fluviali, erosivi ecc.) o a motivi litologico-strutturali (Tab. 1).


184 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

Figura 3. Area culminare del Monte Tacchixeddu <strong>di</strong> Tertenia, con la caratteristica<br />

presenza <strong>di</strong> un arco <strong>di</strong> roccia nel calcare dolomitico del Giurese me<strong>di</strong>o.<br />

Figura 4. Le acque ricche in carbonato<br />

<strong>di</strong> calcio delle Sorgenti <strong>di</strong> Luesu<br />

(Perdasdefogu) hanno dato luogo<br />

alla formazione <strong>di</strong> imponenti cascate<br />

travertinosi <strong>di</strong> notevole ampiezza<br />

e bellezza.


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 185<br />

Carso superficiale<br />

Le rocce carsificabili dell’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o si possono <strong>di</strong>stinguere in tre tipi: i calcari più<br />

o meno metamorfici ed i marmi del Devoniano (Castello <strong>di</strong> Quirra, Riu Gruppa), le<br />

dolomie ed i calcari dolomitici giurassici della Serie dei Tacchi (Tacchixeddu,<br />

Perdasdefogu) ed i calcari nummulitici eocenici del Salto <strong>di</strong> Quirra. I processi carsici<br />

hanno agito in modo <strong>di</strong>fferente sui vari tipi <strong>di</strong> rocce carbonatiche producendo una grande<br />

varietà <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> varia <strong>di</strong>mensione e maturità.<br />

Sui marmi ed i calcari più o meno metamorfici devoniani del Riu Gruppa, che affiorano<br />

su ridotte superfici e sono spesso coperti da abbondante macchia me<strong>di</strong>terranea, prevalgono<br />

le piccole forme <strong>di</strong> carso coperto (fori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione, qualche solco appena abbozzato e<br />

molto arrotondato) mentre mancano del tutto le forme più gran<strong>di</strong> quali doline [26].<br />

L’affioramento <strong>di</strong> marmi devoniani del Monte del Castello <strong>di</strong> Quirra, invece, mostra<br />

più evidenti segni <strong>di</strong> carso superficiale, con campi solcati più o meno sviluppati, crepacci<br />

e vaschette <strong>di</strong> corrosione (kamenitze) ed abbondanza <strong>di</strong> grotte e voragini, molte delle<br />

quali esplorate [27] [28]. L’intero monte, vista anche la sua importanza paesaggistica e<br />

storico-culturale, può essere considerato un geomorfosito [25].<br />

I calcari dolomitici giurassici dei Tacchi sono caratterizzati dalla loro tipica morfologia<br />

ruiniforme, fatta <strong>di</strong> pareti verticali, guglie e crepacci, valli secche e doline.<br />

L’esempio più bello è senz’altro costituito dal Monte Tacchixeddu <strong>di</strong> Tertenia [29], un<br />

Figura 5. L’ingresso dell’inghiottitoio minore del Sistema carsico <strong>degli</strong><br />

Angurtidorgius, denominato Angurtidorgeddu, contribuisce per circa 1/3<br />

all’alimentazione del collettore sotterraneo.


186 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

Figura 6. L’imponente ingresso <strong>di</strong> Angurtidorgiu Mannu costituisce<br />

il principale accesso al sistema carsico <strong>degli</strong> Is<br />

Angurtidorgius.<br />

testimone d’erosione dell’originaria estesa copertura mesozoica che una volta ricopriva<br />

buona parte della Sardegna centro-orientale. Attualmente sono ancora ben visibili alcune<br />

doline, oramai anastomizzate, ciascuna con il proprio inghiottitoio, varie forme residuali<br />

(guglie e blocchi) mentre spicca per bellezza l’arco <strong>di</strong> roccia largo 5 metri ed alto 2 che<br />

trafora la cima del monte (Fig. 3).<br />

Ai bor<strong>di</strong> dei tacchi mesozoici sono ubicate numerose sorgenti tra i quali merita<br />

particolare interesse quella <strong>di</strong> Luesu, circa 4 km ad Est <strong>di</strong> Perdasdefogu [30]. Le acque<br />

<strong>di</strong> questa sorgente, ricche <strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> calcio <strong>di</strong>sciolto, depositano ingenti quantità <strong>di</strong><br />

travertino, formando una serie <strong>di</strong> cascate, pozze, vasche e grotte, <strong>di</strong> notevole interesse<br />

paesaggistico, naturalistico e storico (Fig. 4).<br />

L’affioramento carbonatico più importante <strong>di</strong> tutta l’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o è costituito<br />

dall’altopiano eocenico del Salto <strong>di</strong> Quirra, dove le forme carsiche superficiali raggiungono<br />

la loro massima espressione. La parte meri<strong>di</strong>onale dell’altopiano, sotto il Monte


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 187<br />

Car<strong>di</strong>ga, è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> numerose doline spesso trasformate in inverno<br />

in acquitrini temporanei. Tra queste la dolina-inghiotitoio <strong>di</strong> Su Pranu è senz’altro la più<br />

interessante, con <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 50 metri e <strong>di</strong>slivello <strong>di</strong> 10. Durante perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

intensa precipitazione questa depressione riceve le acque <strong>di</strong> un piccolo torrente che viene<br />

inghiottito attraverso stretti pertugi [31].<br />

Nella parte settentrionale dell’altopiano, invece, la morfologia superficiale è dominata<br />

da due valli cieche formate dal Riu Angurtidorgiu Mannu e dal Riu Angurtidorgeddu<br />

che, a contatto tra le arenarie eoceniche e i calcari nummulitici, spariscono sottoterra nel<br />

Sistema carsico <strong>di</strong> Is Angurtidorgius (Figg. 5 e 6), venendo nuovamente alla luce circa<br />

2 km più ad Est attraverso una serie <strong>di</strong> risorgenti conosciute col nome Scanneddas de<br />

Tuvulu [31]. Queste ultime, dopo abbondanti piogge, formano una serie <strong>di</strong> suggestive<br />

cascate alte una trentina <strong>di</strong> metri. Poco a Nordovest delle risorgenti attive esiste una<br />

risorgente <strong>di</strong> troppo pieno, ormai quasi completamente fossilizzata, chiamata Galleria<br />

Serra, che si attiva soltanto dopo eccezionali eventi meteorologici. Questa risorgente è<br />

caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> cascate <strong>di</strong> travertino <strong>di</strong> notevole interesse paesaggistico.<br />

Figura 7. Una delle condotte freatiche della Grotta <strong>di</strong> Gospuru in cui sono molto evidenti i<br />

segni parietali dello scorrimento a pressione (scallops) e la quasi totale mancanza <strong>di</strong><br />

concrezionamento (eccetto qualche piccolissima cannula), segno evidente della ricorrenza <strong>di</strong><br />

piene a cadenza pluridecennale.


188 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

Carso ipogeo<br />

Tra i tre tipi <strong>di</strong> rocce carsificabili soprannominati soltanto quelli devoniani e quelli<br />

eocenici hanno dato luogo ad importanti fenomeni carsici ipogei.<br />

Nel Baccu Gospuru si aprono due interessanti sistemi carsici nei banchi <strong>di</strong> marmi<br />

devoniani, la Grotta <strong>di</strong> Gospuru e quella <strong>di</strong> Su Pittiolu de Gospuru.<br />

La prima, scoperta durante gli scavi in una piccola cava <strong>di</strong> marmo (ha anche un altro<br />

piccolo accesso naturale), si sviluppa per oltre 500 metri nei marmi attraverso un labirinto<br />

suborizzontale <strong>di</strong> condotte <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> chiara origine freatica con belle<br />

morfologie <strong>di</strong> corrosione (scallops) e <strong>di</strong> successivo approfon<strong>di</strong>mento in regime vadoso<br />

(Fig. 7). In alcuni tratti della grotta è visibile il contatto a tetto con le metapeliti nere che<br />

hanno limitato l’estensione della cavità verso Ovest. Gli abbondanti depositi fini e la<br />

pressoché totale assenza <strong>di</strong> concrezioni fanno supporre che la grotta viene invasa dalle<br />

acque durante perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> piena [26].<br />

Su Pittiolu, invece, consta <strong>di</strong> un pozzo profondo 6 metri che si apre su due gran<strong>di</strong> sale<br />

caratterizzate da imponenti depositi graviclastici e da scarso concrezionamento. Attraverso<br />

uno stretto pertugio fra i massi è possibile raggiungere una galleria bassa e<br />

meandriforme la quale viene attivata dopo forti piogge. In secca è possibile seguire questo<br />

piccolo collettore, caratterizzato da belle forme <strong>di</strong> corrosione (scallops, boxwork) e<br />

se<strong>di</strong>menti fluviali più o meno cementati, per quasi 150 metri [26].<br />

Un’altra area ricca <strong>di</strong> grotte è il Monte del Castello <strong>di</strong> Quirra, caratterizzato da marmi<br />

devoniani intensamente carsificati e traforati da oltre 30 cavità naturali, tutte <strong>di</strong> modeste<br />

<strong>di</strong>mensioni [27] [28].<br />

Gli estesi affioramenti calcarei eocenici ospitano <strong>di</strong>verse grotte per lo più suborizzontali<br />

e con <strong>di</strong>slivelli ridotti anche a causa dell’esiguo spessore delle rocce carsificabili. La Fossa<br />

de Suergiu si apre in località Stampu Margiani (buco della Volpe) con un pozzo <strong>di</strong> chiara<br />

impostazione strutturale che conduce ad un fiume sotterraneo che si sviluppa per circa 160<br />

metri. Questa interessante cavità si apre in un’area densa <strong>di</strong> doline e <strong>di</strong> avvallamenti dove<br />

spesso ristagnano le acque sulle terre rosse prodotte dalla <strong>di</strong>ssoluzione dei calcari [31].<br />

Più a Nord si apre uno dei sistemi carsici più gran<strong>di</strong> della Sardegna, Is Angurtidorgius,<br />

che si sviluppa per oltre 12 km e consente <strong>di</strong> seguire da inghiottitoi a risorgenti i due<br />

principali fiumi sotterranei, Riu Angurtidorgiu Mannu e Riu Angurtidorgeddu. Il livello<br />

<strong>di</strong> base dell’intero sistema è costituito dalle arenarie eoceniche, incise per alcuni metri da<br />

ambedue i fiumi, mentre la morfologia <strong>degli</strong> ambienti ipogei rispecchia chiaramente sia<br />

le strutture tettoniche sia le giaciture <strong>degli</strong> strati, con gallerie rettilinee a soffitto piatto ed<br />

imponenti blocchi crollati dalla volta [32] [33].<br />

Nelle dolomie giurassiche dell’area <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o, invece, non si conoscono cavità<br />

carsiche <strong>di</strong> importanza geologica e/o geomorfologica.<br />

Molte <strong>di</strong> queste grotte carsiche, anche alcune <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, hanno grande<br />

importanza dal punto <strong>di</strong> vista faunistico [34], mentre altre ancora sono state utilizzate<br />

dall’uomo in epoca preistorica [35].


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 189<br />

Rilievi tabulari, cornici <strong>di</strong> roccia e rilievi isolati<br />

Di particolare interesse paesaggistico sono i rilievi tabulari e le cornici <strong>di</strong> roccia nelle<br />

litologie carbonatiche ed arenacee dell’Eocene che tanto caratterizzano il territorio del<br />

Salto <strong>di</strong> Quirra, tra i quali meritano <strong>di</strong> essere citati il Monte Car<strong>di</strong>ga, l’altopiano isolato<br />

<strong>di</strong> Pranu ‘e Testus, il Monte Casteddu e le cornici rocciose <strong>di</strong> Punta Iba Manna e <strong>di</strong><br />

Nuraghe Cresia. Le vicende paleogeografiche e morfostrutturali che si sono succedute a<br />

partire dalla definitiva emersione dei se<strong>di</strong>menti eocenici hanno frammentato la copertura<br />

se<strong>di</strong>mentaria, <strong>di</strong>slocando i vari frammenti a <strong>di</strong>verse quote, portando all’attuale conformazione<br />

geomorfologica dell’area caratterizzata da tavolati più o meno estesi separati da<br />

profonde valli fluviali.<br />

Il Monte Car<strong>di</strong>ga, a forma <strong>di</strong> piramide tronca, si eleva <strong>di</strong> circa 170 metri sopra la<br />

superficie generale dell’altopiano eocenico e rappresenta il punto in cui affiora la serie<br />

più completa dell’Eocene in Sardegna. La sommità del monte è caratterizzata da una<br />

superficie strutturale pianeggiante, corrispondente ad un resistente banco <strong>di</strong> arcose<br />

<strong>di</strong>agenizzate. Sui bor<strong>di</strong> del monte, spesso caratterizzato dall’erosione retrograda con la<br />

formazioni <strong>di</strong> imponenti blocchi calcarei franati lungo tension cracks paralleli al bordo<br />

Figura 8. Il versante occidentale<br />

a gra<strong>di</strong>nata del Monte<br />

Car<strong>di</strong>ga, dove tension<br />

cracks ed erosione al piede<br />

originano il crollo <strong>di</strong> grossi<br />

blocchi <strong>di</strong> calcareniti ed il<br />

conseguente arretramento<br />

del versante.


190 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

stesso (Fig. 8), nei banchi più calcarei si aprono alcune grotte carsiche impostate su<br />

superfici strutturali (<strong>di</strong>aclasi e strati) mentre gli stessi strati calcarei mostrano bei esempi<br />

<strong>di</strong> vaschette <strong>di</strong> corrosione [31].<br />

Più ad Ovest i se<strong>di</strong>menti eocenici, benché <strong>di</strong> potenza molto più ridotta, affiorano<br />

estesamente sull’altopiano <strong>di</strong> Pranu ‘e Testus, caratterizzato da una superficie pianeggiante,<br />

composta essenzialmente da arenarie e calcareniti dell’Eocene separata dal resto<br />

<strong>degli</strong> affioramenti eocenici da faglie <strong>di</strong>rette N-S <strong>di</strong> età alpina [36].<br />

L’isolamento del piccolo altopiano eocenico <strong>di</strong> Monte Casteddu, invece, si è verificato<br />

in tempi molto più recenti a causa dell’erosione. Il suo profilo, a tipica forma <strong>di</strong><br />

piramide tronca, è caratteristico <strong>di</strong> molti affioramenti eocenici ed è visibile anche dalla<br />

SS125.<br />

Poco più a Sudest si trova la cornice rocciosa <strong>di</strong> Puntale Iba Manna formata<br />

dall’erosione retrograda del versante a causa dell’approfon<strong>di</strong>mento delle valli del Rio<br />

Abbambesi e del Rio <strong>di</strong> San Giorgio. Il versante evidenzia delle gra<strong>di</strong>nate per <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> resistenza <strong>degli</strong> strati più o meno arenacei e carbonatici dell’Eocene ed un piede <strong>di</strong><br />

profilo molto addolcito negli scisti del Paleozoico.<br />

Figura 9. La caratteristica e<br />

pittoresca guglia <strong>di</strong> Sa Lama<br />

‘e sa Spada è dovuta all’intensa<br />

fratturazione del rilievo<br />

subvulcanico a composizione<br />

riolitico e dacitico <strong>di</strong><br />

Bruncu Santoru.


GEOMORFOSITI NEL SALTO DI QUIRRA 191<br />

Simile conformazione geomorfologica si ritrova anche nello spuntone <strong>di</strong> Nuraghe<br />

Cresia, alcuni km a sudovest. Qui l’erosione della valle <strong>di</strong> Tuvulu, originata dalle<br />

risorgenti carsiche del sistema <strong>di</strong> Is Angurtidorgius, e del Rio San Giorgio hanno messo<br />

a nudo buona parte della tipica sequenza eocenica, dominata dai termini più carbonatici.<br />

Questo bordo dell’altopiano, <strong>di</strong> importanza strategica come <strong>di</strong>mostrato anche dalla<br />

presenza del nuraghe, mostra bei esempi <strong>di</strong> carso coperto [31].<br />

Di <strong>di</strong>fferente natura geologica sono i rilievi isolati <strong>di</strong> Bruncu Santoru a Nord <strong>di</strong><br />

Perdasdefogu e <strong>di</strong> Monte Cobingius lungo la nuova strada che collega Perdasdefogu con<br />

la SS125. Ambedue questi rilievi sono composti da rocce subvulcaniche e porfiriche <strong>di</strong><br />

età ercinica. Il rilievo subvulcanico a composizione riolitico e dacitico <strong>di</strong> Bruncu Santoru,<br />

attrezzato con sentieri, aree a picnic, punti panoramici ecc., è caratterizzato dalla presenza<br />

<strong>di</strong> guglie (es. Sa Lama ‘e sa Spada) (Fig. 9) ed imponenti frane [30]. A Monte Cobingius,<br />

invece, composto da rocce andesitiche tardo-paleozoici, spicca la classica forma a cupola<br />

e la colorazione grigio-rosato tipica dei cosiddetti porfiroi<strong>di</strong> [29].<br />

Forme fluviali e costiere<br />

Lungo il tratto Nord-Sud della valle del Torrente Quirra è facile osservare <strong>di</strong>verse<br />

generazioni <strong>di</strong> terrazzi fluviali che sono stati messi in relazione con i cambiamenti del<br />

livello del mare durante le ultime glaciazioni. In particolare si intravedono chiaramente,<br />

oltre il terrazzo olocenico subattuale, altri due terrazzi fluviali ad altezze rispettivamente<br />

<strong>di</strong> circa 1-3 e 6-7 m al <strong>di</strong> sopra del letto del fiume. Ambedue questi terrazzi sono<br />

probabilmente da attribuire al più recente sollevamento del livello del mare nel Pleistocene<br />

superiore (ca. 125 ka) [22].<br />

Il Torrente Quirra termina nel Tirreno circa 2 km a Sud della Torre <strong>di</strong> Murtas, ed ha<br />

causato, insieme alle piccole foci temporanee del Riu Bracconi e del Rio Baccu Cungiau,<br />

la formazione <strong>di</strong> un cordone sabbioso lungo 6 km che si estende tra i promontori rocciosi<br />

della Torre <strong>di</strong> Murtas e quello <strong>di</strong> Capo San Lorenzo. Sono inoltre presenti delle piccole<br />

dune, parallele alla costa, parzialmente stabilizzate dalla vegetazione psammofila [23].<br />

Infine, meritano <strong>di</strong> essere citati, se non altro per la loro importanza ecologico-faunistica,<br />

gli stagni costieri <strong>di</strong> Murtas e <strong>di</strong> s’Acqua Durci, ambedue Siti <strong>di</strong> Interesse Comunitario<br />

ai sensi della Direttiva Habitat (92/43 CE) facenti parte dei Siti Bioitaly, così come pure<br />

le Foci del Flumendosa-Sa Praia.<br />

Anche il Flumendosa, infatti, ha creato un ampio litorale sabbioso con una retrospiaggia<br />

contrad<strong>di</strong>stinta da campi dunari poco profon<strong>di</strong> confinanti internamente con ampie zone<br />

umide stagnali e lagunari <strong>di</strong> origine fluvio-marina.<br />

CONCLUSIONI<br />

La ricchezza geologica del Salto <strong>di</strong> Quirra, sia in termini stratigrafici che<br />

mineralogici, e gli aspetti geomorfologici legati sia alla geo<strong>di</strong>namica interna che<br />

esterna, possono costituire occasione <strong>di</strong> sviluppo sostenibile, attraverso progetti <strong>di</strong>


192 NICOLA CABBOI, JO DE WAELE, ANTONIO ULZEGA<br />

fruizione scientifico-culturale («geoturismo»), compatibili con la conservazione<br />

dei luoghi e delle risorse naturali che risultano essere notevoli soprattutto in termini<br />

<strong>di</strong> singolarità e <strong>di</strong> endemismi.<br />

Sono quin<strong>di</strong> da salvaguardare e tutelare i valori scientifici, storico-culturali, socioeconomici<br />

e scenici dei geomorfositi del Salto <strong>di</strong> Quirra, con riferimento al contesto<br />

geologico-strutturale nonché agli eventi deposizionali legati principalmente alle trasgressioni<br />

mesozoiche e terziarie e agli influssi marginali della tettonica terziaria.<br />

Aspetti geologici e geomorfologici che meritano una attenzione particolare in questo<br />

territorio sono:<br />

a) l’importante impronta paesaggistica della peneplanazione post-ercinica;<br />

b) la presenza <strong>di</strong> rilievi tabulari, testimoni geologici delle gran<strong>di</strong> trasgressioni<br />

giurassica e eocenica;<br />

c) il carsismo, specialmente ipogeo che annovera il sistema carsico <strong>degli</strong> Is<br />

Angurtidorgius, tra i più importanti <strong>di</strong> tutta la Sardegna;<br />

d) l’evoluzione Plio-Pleistocenica del paesaggio, in particolare lungo i principali<br />

corsi d’acqua e nella zona costiera.<br />

La geo<strong>di</strong>versità del Salto <strong>di</strong> Quirra ha inoltre espresso una specifica connotazione<br />

ecologica arricchita con molte specie vegetali ed animali endemiche, spesso ospitate in<br />

habitat naturali d’interesse comunitario che meritano <strong>di</strong> essere salvaguardate. Non<br />

<strong>di</strong>mentichiamo, infine, la presenza nel territorio <strong>di</strong> numerose emergenze archeologiche,<br />

in particolare quelle legate alla civiltà prenuragica e nuragica.<br />

I geositi presenti nel territorio considerato dovrebbero essere protetti e salvaguardati<br />

da qualsiasi mo<strong>di</strong>ficazione irreversibile e nel contempo, valorizzati nella prospettiva <strong>di</strong><br />

promuovere il progresso economico, sociale e culturale delle popolazioni interessate<br />

soprattutto in quest’area poco popolosa ma ricca <strong>di</strong> bellezze naturali.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Questa ricerca è stata effettuata nell’ambito del Progetto Nazionale COFIN 2001-<br />

2003 «Geomorfositi nel Paesaggio Italiano» (Coor<strong>di</strong>natore Nazionale Prof.ssa Sandra<br />

Piacente, Responsabili dell’Unità <strong>di</strong> Ricerca locale Prof. Antonio Ulzega e Prof. Felice<br />

Di Gregorio).<br />

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