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002 Ambiente montano glaciale – prima parte - Scuola Sibilla

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<strong>Ambiente</strong> <strong>montano</strong> <strong>glaciale</strong><br />

Corso A1 2009<br />

Lezione teorica 19 /12/ 2009<br />

Relatore : Daniele Moretti<br />

Attraversamento del ghiacciaio della Vallèe Blanche<br />

( Monte Bianco )


Ghiacciaio del Triolet .<br />

Gruppo del monte bianco<br />

Cerchiamo di capire in che tipo di<br />

ambiente ci muoviamo…


Cos’è un ghiacciaio ?<br />

“Masse di ghiaccio originatesi per metamorfismo di accumuli nevosi<br />

che hanno resistito a più periodi di fusione (estati), che contengono<br />

inclusioni di gas (bolle d’aria), sostanze organiche (pollini) e detriti<br />

rocciosi (morene) e che dalla zona d’alimentazione dove<br />

l’accumulo è eccedente defluiscono sino alla zona di fusione,dove<br />

fondono”.


Secondo l’ultimo censimento del 1989 i ghiacciai delle Alpi italiane sono circa 800 . Un<br />

piccolo ghiacciaio è pure presente al Gran Sasso, nell’Appennino Centrale. I ghiacciai<br />

italiani occupano una superficie di circa 500 km 2 (un quinto dell’intera copertura<br />

<strong>glaciale</strong> delle Alpi) e sono concentrati principalmente nei massicci più elevati delle Alpi<br />

Occidentali e Centrali. Il complesso <strong>glaciale</strong> continuo più esteso è quello dell’Adamello<br />

(18 km 2 ), mentre il ghiacciaio vallivo più grande è quello dei Forni (13 km 2 ). Tuttavia<br />

gran <strong>parte</strong> dei ghiacciai italiani è rappresentata da piccoli ghiacciai di circo e di vallone.<br />

Dalla seconda metà del XIX° secolo è in atto una fase di accentuata contrazione che ha<br />

portato i ghiacciai italiani a perdere circa il 40% della loro superficie. Il limite delle nevi si è<br />

innalzato di circa 100 m. Molti piccoli ghiacciai sono scomparsi, mentre i maggiori si sono<br />

talora frazionati in individui minori, arretrando le loro fronti anche di 1-2 km. Questa fase di<br />

ritiro <strong>glaciale</strong>, riconosciuta in quasi tutti i ghiacciai di montagna della Terra, viene attribuita al<br />

riscaldamento climatico in corso.


Classificazione dei ghiacciai alpini<br />

• tipo pirenaico o <strong>montano</strong> o circo, con una<br />

discreta zona di accumulo ma mancanti di<br />

una vera e propria lingua;<br />

• tipo alpino, con un grande bacino di<br />

accumulo e una notevole lingua,non derivatada<br />

confluenze rilevanti (Aletsch,<br />

Gorner);<br />

• tipo himalaiano, derivati dalla confluenza<br />

di bacini e colate diverse che<br />

formano un’unica colata di discreta lunghezza;<br />

spessissimo ricoperti da moltidetriti<br />

morenici.<br />

Nota : maggior numero dei ghiacciai delle Alpi e tutti quelli ticinesi sono oggigiorno<br />

di tipo <strong>montano</strong>. Fino alla metà del secolo scorso parecchi ghiacciai dalleAlpi erano<br />

ancora di tipo alpino con lingue importanti.


Esempi :<br />

Ghiacciaio dell'Adamello, il più vasto complesso<br />

<strong>glaciale</strong> delle Alpi Italiane.<br />

Il Ghiacciaio dei Forni, il più vasto apparato<br />

vallivo delle Alpi Italiane.<br />

Il Ghiacciaio del Miage, uno dei pochi<br />

"ghiacciai neri" delle Alpi Italiane.


Classificazione in base alla<br />

• Ghiacciai temperati<br />

Nei ghiacciai temperati (o “caldi”)<br />

la temperatura è costantemente a<br />

zero gradi, o qualche decimo<br />

di grado sotto il punto di fusione<br />

del ghiaccio sotto pressione, e vi<br />

è la presenza di acqua allo stato<br />

liquido.<br />

temperatura<br />

• Ghiacciai freddi<br />

In quelli freddi, (polari o subpolari) la<br />

temperatura è costantemente sotto<br />

zero, salvo in superficie nel periodo<br />

estivo.<br />

Nelle Alpi i ghiacciai sono quasi tutti temperati, salvo piccole superfici<br />

“incollate”, gelate contro la montagna, situate al disopra del crepaccio<br />

terminale e solo pochi ghiacciai oltre i 4.000 m sono in <strong>parte</strong> freddi (per<br />

esempio il Gorner).Sotto il ghiaccio, salvo appunto per le parti “incollate”,<br />

la temperatura del suolo è positiva e non vi è permafrost


Schema di un ghiacciaio vallivo<br />

2 glacionevato<br />

3 ghiacciaio di circo<br />

4 ghiacciaio pensile,con seracco<br />

5 ghiacciaio rigenerato<br />

6 nevaio<br />

7 bacino collettore (di raccolta, d'accumulazione)<br />

8 zona d'ablazione<br />

9 morena laterale<br />

10 morena frontale<br />

11 morena intermedia<br />

12 morena di un vecchio stadio <strong>glaciale</strong>,<br />

13 ogive (bande oppure onde chiare e<br />

scure rappresentanti l'accumulo invernale<br />

e le stagioni estive)<br />

14 seraccata (insieme di crepacci)<br />

15 crepacci trasversali<br />

16 crepacci longitudinali<br />

17 crepaccio terminale<br />

18 lingua<br />

19 fronte<br />

20 porta del ghiacciaio


Pizzo Bernina 4049 m<br />

Glacionevato<br />

Bacino di<br />

accumolo<br />

Crepacci<br />

trasversali<br />

Seraccata<br />

Crepaccio terminale<br />

Seraccata


Saraccata<br />

Piz Palù Orientale<br />

3882 m<br />

Piz Palù Centrale<br />

3905 m<br />

Scarica <strong>–</strong>Valanga<br />

di ghiaccio<br />

Terminale<br />

Piz Palù Occ.<br />

3881 m<br />

Seracco pensile<br />

Morena<br />

intermedia


“Materia Ghiaccio” : tipi di ghiaccio<br />

Ghiaccio di seracco : discesa in corda doppia su vite<br />

da ghiaccio predisposta per il recupero<br />

1.Ghiaccio proveniente dalla trasformazione<br />

della neve attraverso cicli di gelo-disgelo- rigelo<br />

, sublimazione , condensazione, compressione ,<br />

vento.<br />

Ghiacciai ,Seracchi ,Goulottes , Couloirs<br />

oppure<br />

2. Ghiaccio da H 2O : proveniente dal passaggio<br />

diretto dallo stato liquido dell’acqua al quello<br />

solido per raffreddamento<br />

Cascate di ghiaccio


Come si forma il ghiaccio nel “ghiacciaio “ ?<br />

• la neve appena caduta contiene molta aria<br />

e, sotto l’azione di temperatura e umidità,<br />

si trasforma con un processo di<br />

metamorfismo che ne determina l’aumento<br />

progressivo della densità, eliminando a<br />

poco a poco l’aria dal suo interno.<br />

• Ad alta quota, oltre il limite climatico delle<br />

nevi persistenti,e nelle zone meno<br />

soleggiate, la neve può conservarsi per<br />

molti anni e diventare dap<strong>prima</strong> “nevato”<br />

(neve molto densa) e poi trasformarsi in<br />

ghiaccio. Questo processo avviene<br />

lentamente, per la trasformazione<br />

completa occorrono tra i 5 e i 15 anni.


“Nevato “<br />

E’ possibile notare nel crepaccio<br />

gli strati di nevato<br />

accumulato nelle stagioni<br />

precedenti. L’acqua di<br />

fusione e la pressione fanno<br />

aumentare il peso<br />

specifico degli strati sottostanti.<br />

La diversa intensità<br />

della colorazione è dipendente<br />

dal contenuto<br />

di polveri e altre inclusioni.<br />

(Ghiacciaio del Basodino,<br />

a circa 3.100 m di altitudine nell’estate 2<strong>002</strong>).


“Materia Ghiaccio” : densità<br />

Ghiaccio di seracco : ghiaccio di strati superficiali<br />

•Neve fresca<br />

appena caduta : 100 Kg/m 3<br />

•Firn 580 Kg/m 3<br />

• Ghiaccio di strati superf. 850 Kg/m 3<br />

• Ghiaccio di strati fluidi interni 920 Kg/m 3<br />

• Acqua 1000 Kg/m3 )<br />

Firn è il nome che viene dato a un particolare<br />

tipo di neve. È parzialmente neve compattata, un<br />

tipo di neve che è stata lasciata dalle passate<br />

stagioni ed è stata ricristallizzata in una struttura<br />

più densa. Si tratta di ghiaccio che si trova in una<br />

fase intermedia tra la neve granulare ed il<br />

ghiaccio <strong>glaciale</strong>.


Quota delle nevi persistenti<br />

Alpi : circa 2900 metri<br />

• La quota può variate di circa 300-400 m in<br />

base all’esposizione della parete fra un<br />

versante Sud e Nord<br />

• a causa dei venti umidi provenienti<br />

dall’atlantico , la quota sulla catena alpina si<br />

abbassa da Occidente ( 3200 m sul M.Bianco )<br />

verso Oriente ( 2500 m sulle Alpi Giulie )<br />

Himalaya : circa 5000-6000 m<br />

Regioni polari : 0 m


Spessore medio dei ghiacciai :<br />

•Nelle Alpi : 50- 80 metri<br />

•In Groellandia : fino a 3000m<br />

• In Antartide : fino a 4700-5000 m


Caratteristiche di un ghiacciaio<br />

ZONA DI ACCUMOLO ( Sup.Bianca)<br />

o alimentazione,posta nella <strong>parte</strong> più alta o più<br />

riparata, dal sole, dove la neve caduta durante<br />

l’inverno si conserva anche durante la stagione<br />

calda; costituisce la zona dove il ghiacciaio<br />

riceve l’alimentazione nevosa necessaria per la<br />

sua sopravvivenza.<br />

LINEA DI EQUILIBRIO<br />

ZONA DI ABLAZIONE ( sup. scura )<br />

dove si ha una perdita di ghiaccio,<br />

principalmente per fusione e<br />

evaporazione .<br />

Questa zona è caratterizzata dal fatto<br />

che le perdite di ghiaccio e di neve,<br />

nell’arco di un anno, sono maggiori<br />

degli accumuli. L’ablazione è quasi nulla<br />

in inverno , raggiunge valori massimi nei<br />

mesi di Luglio , Agosto e Settembre


Piz Palu ( Gruppo del Bernina )<br />

BACINO DI ACCUMOLO<br />

BACINO DI ABLAZIONE


• Cos’è la linea di equilibrio?<br />

È una linea immaginaria in cui gli apporti nevosi e la<br />

fusione (tecnicamente ablazione) si equivalgono, dove il<br />

bilancio è zero. In un ghiacciaio che sta bene questa linea<br />

è posta all’incirca a metà .<br />

• In alcuni casi , tipo sulle Alpi Orientali , con il clima di oggi la<br />

linea di equilibrio si è spostata molto più in alto.<br />

Se linea di equilibrio è più in alto della quota massima dei<br />

ghiacciai non c’è più alimentazione, non c’è più neve che si<br />

trasforma in ghiaccio.


Movimento dei ghiacciai<br />

I ghiacciai alpini si muovono verso<br />

vale di circa 10-30 cm al giorno<br />

Formazione di CREPACCI<br />

- Crepaccio trasversale<br />

- Crepaccio longitudinale<br />

- Crepaccio terminale<br />

- Crepaccio Periferico<br />

•SI APRONO PERPENDICOLARMENTE ALLA<br />

DIREZIONE DELLE FORZE DI TRAZIONE<br />

•INFLUISCE MOLTO ALCHE LE IRREGOLARITA DEL<br />

LETTO DI SCORIMENTO DEL GHIACCIAIO<br />

Crepaccio trasversale Crepaccio periferico


Crepaccio terminale<br />

Tour Ronde 3792 m<br />

Parete Nord


Crepacci longitudinali


Cambiamenti climatici ed implicazioni<br />

per l’ambiente <strong>glaciale</strong> e peri<strong>glaciale</strong><br />

• riduzione della risorsa idrica per<br />

l’accentuata contrazione delle<br />

masse nivo-glaciali<br />

(nella torrida estate 2003 l’ablazione<br />

consumò mediamente 3-5 m di spessore<br />

di ghiaccio, con tassi di circa 10<br />

cm/giorno);<br />

• difficoltà per il turismo e per le<br />

pratiche sportive in alta quota<br />

(mutazione scomparsa di abituali<br />

paesaggi glaciali; difficoltà/ impossibilità<br />

di esercizio di impianti per la pratica<br />

dello sci estivo su ghiacciaio; scomparsa<br />

di classiche vie alpinistiche<br />

su ghiaccio, ecc.);<br />

• incremento dei fenomeni<br />

d’instabilità naturale e dei rischi<br />

associati (insorgenza di crolli di<br />

roccia lungo itinerari finora ritenuti<br />

sicuri;<br />

• problemi di stabilità di strutture<br />

in alta quota, quali rifugi alpini e impianti<br />

funiviari, attribuibili alla degradazione del<br />

permafrost; accresciuta esposizione di<br />

persone e strutture al rischio di rotte<br />

glaciali e di valanghe di ghiaccio/roccia


Esempio di cambiamenti climatici :<br />

Ghiacciaio della Marmolada (Dolomiti )<br />

Marmolada, in poco più di un secolo l’area "bianca" si è dimezzata. Per dare un’idea di<br />

cosa significhi la regressione di un ghiacciaio, le misurazioni effettuate dal 1888 a oggi<br />

dicono che quello principale della Marmolada si è più che dimezzato.


Esempio : Ghiacciaio del Fredusta - Pale di San Martino <strong>–</strong> Dolomiti<br />

Ghiacciaio "Fradusta" (Pale di San<br />

Martino) com'era nel 1945<br />

lo stesso "Fradusta", com'era nel 2008<br />

(quasi del tutto sparito)


Fusione dei<br />

Ghiacciai<br />

La fusione avviene essenzialmente in<br />

superficie: l’acqua di fusione penetra<br />

negli strati di neve, può scorrere in<br />

superficie o anche attraverso il ghiacciaio<br />

stesso, scavando delle gallerie per poi<br />

uscire dalla bocca del ghiacciaio<br />

L’acqua che scorre nel fondo<br />

del ghiacciaio nella stagione calda agisce<br />

da lubrificante,aumentandone la<br />

velocità di scorrimento<br />

aumento delle zone<br />

crepacciate<br />

Formazione di laghi<br />

Torrente di<br />

superficie<br />

Mulinello<br />

<strong>glaciale</strong>


•Comparsa di laghi di contatto <strong>glaciale</strong>.<br />

Possono svuotarsi rapidamente e creare<br />

inondazioni a valle<br />

È frequente la comparsa di laghi nelle aree liberate<br />

recentemente dal ghiaccio o sulla superficie stessa<br />

dei ghiacciai. In quest’ultimo caso, i laghi<br />

epiglaciali tendono ad ampliarsi per l’instaurarsi<br />

di processi termocarsici.


Esempio :<br />

Il lago marginale del Ghiacciaio del<br />

Rocciamelone (q. 3200 m, Alpi Graie)<br />

raggiunse nelle estati 2003 e 2004 un<br />

volume di circa 600.000 m3.<br />

Il ridursi a soli 15 cm di altezza del fianco<br />

spondale impose il sollecito svuotamento<br />

artificiale del lago onde scongiurare il<br />

rischio di una rotta <strong>glaciale</strong>


Solco d'erosione torrentizia scolpito nella morena laterale destra del Ghiacciaio del<br />

Belvedere (Macugnaga, Monte Rosa). L'approfondimento dell'incisione fu provocato da<br />

tre ravvicinati episodi di svuotamento del lago pro<strong>glaciale</strong> delle Locce (1970, 1978, 1979) a<br />

seguito di altrettante rotte glaciali. Il fenomeno provocò l'ampliamento di un preesistente<br />

solco intagliato nella morena, con conseguente trasporto in massa di materiale detritico<br />

che distrusse gli impianti sciistici sottostanti (foto A. Carton).


Crolli di materiale detritico:<br />

affioramento di ghiaccio esposto<br />

all’ablazione<br />

Zona del Gran Zebru’<br />

Ghiacciai “neri”<br />

l’alimentazione detritica superficiale è molto intensa : l’ablazione viene<br />

rallenta e permette al ghiacciaio di raggiungere quote più basse


• Innesco di colate detritiche torrentizie<br />

Trovano facile innesco e alimentazione nelle aree di recente deglaciazione;<br />

talora possono generarsi per fusione di masse di ghiaccio sepolto, come<br />

avvenuto in Val di Fosse (BZ) il 29 luglio 2005, con cielo sereno. La colata<br />

(15.000 m3) si propagò da q. 3000 m sino a q.1900 m, mettendo in difficoltà<br />

alcuni ignari escursionisti


Crolli e valanghe di<br />

roccia/ghiaccio.<br />

Innumerevoli sono stati i distacchi di<br />

roccia durante l’estate 2003 (Monte<br />

Bianco, Cervino, Bernina), modesti<br />

di dimensioni ma sufficientia<br />

rendere insicure molte vie<br />

alpinistiche. Talora l’attività di crollo<br />

ha raggiunto livelli<br />

parossistici con l’innesco di<br />

imponenti, mobilissimevalanghe di<br />

roccia/ghiaccio (Brenva, 1997; Barla<br />

et al., 2000; Thurwieser, 2004),<br />

provocando conseguenze anche<br />

molto gravi per la vita umana e seria<br />

minaccia a infrastrutture<br />

molto distanti (km) dalle aree<br />

sorgente


Ghiaccialo Superiore del Coolidge (Monviso) dopo il crollo che il 6 luglio<br />

1989 ha coinvolto un volume di 200.000 m 3 di ghiaccio (foto R. Tibaldi). Nel<br />

settembre del 1987 era già visibile il crepaccio di distacco e il solco lasciato<br />

dall’acqua di fusione (foto M. Vanzan).<br />

SETTEMBRE 1987 6 LUGLIO 1989


Mount Blanc du Tacul 4284 m<br />

Crollo dei seracchi<br />

Via Normale<br />

alla cima del<br />

Monte Bianco<br />

Valanghe di ghiaccio.<br />

La degradazione dei versanti glacializzati correlabile all’innalzamento della<br />

temperatura sta compromettendo la stabilità di fronti glaciali sospese e di<br />

seracchi. La transizione da ghiacciai freddi - saldati al substrato roccioso intorno<br />

a 4000 m sulle Alpi <strong>–</strong> a ghiacciai temperati fa sì che la circolazione d’acqua faciliti il<br />

distacco di masse di ghiaccio in situazioni dinamiche limite.


Morena<br />

Ai lati dei ghiacciai è possibile il più delle volte riconoscere<br />

alcune formazioni caratteristiche: ad esempio frammenti di<br />

roccia strappati dal ghiacciaio ai lati d’esso, si accumulano<br />

generando le cosiddette morene laterali ben visibili nelle<br />

foto come accumuli di detriti sui due lati della lingua <strong>glaciale</strong>.<br />

Le morene laterali si formano durante le fasi di espansione<br />

del ghiacciaio .


Fungo Glaciale<br />

Il blocco di roccia rallenta<br />

l’ablazione del ghiaccio<br />

sosttostante e nel tempo<br />

rimane sollevato


Scelta dell’itinerario e movimento su ghiacciaio<br />

Le carte topografiche riportano le aree<br />

crepacciate e le zone dei seracchi e<br />

spesso anche le guide alpinistiche<br />

forniscono indicazioni sui percorsi più<br />

sicuri e da quale lato sia più conveniente<br />

entrare sul ghiacciaio<br />

Si tenga presente che i ghiacciai, essendo<br />

strutture in movimento, cambiano la loro<br />

conformazione col passare degli anni;<br />

È necessario innanzi tutto individuare il<br />

percorso sulla cartina, avvalendosi<br />

di relazioni oppure dei consigli di coloro<br />

che hanno già praticato la traversata<br />

(gestori dei rifugi, alpinisti, guide, ecc..).<br />

In una zona del tutto sconosciuta<br />

risultano molto utili i sopralluoghi,<br />

tenendo presente che, per consentire<br />

l’attacco delle vie alle prime ore del<br />

mattino, nella maggioranza dei casi<br />

l ’attraversamento dei ghiacciai si effettua<br />

nelle ore notturne.


•Lo strato di neve che copre la<br />

superficie del ghiacciaio varia<br />

con la stagione: è massima in<br />

inverno e in <strong>prima</strong>vera mentre<br />

man mano che l’estate avanza<br />

diminuisce e raggiunge il livello<br />

minimo all’ inizio dell’autunno.<br />

Il ghiacciaio si dice secco quando la superficie<br />

è priva di neve. In questi casi i crepacci<br />

sono ben visibili ed evitabili.


La neve fresca nasconde i<br />

crepacci …<br />

Viceversa se il ghiacciaio è ricoperto di neve<br />

si dice che è umido.<br />

I crepacci sono più pericolosi all'inizio<br />

dell'inverno,mentre in <strong>prima</strong>vera e in estate,<br />

quando la neve è ben trasformata e indurita, i<br />

ponti che li ricoprono sono più resistenti.<br />

Nodo a palla


Impiego dell’imbracatura e collegamento in cordata .<br />

•Prima di accedere al ghiacciaio, anche se considerato facile, si indossa sempre<br />

l'imbracatura, sia per potersi legare tempestivamente all'occorrenza,<br />

sia per facilitare il recupero nel caso di caduta in crepaccio, sia per potersi<br />

agganciare a una corda fissa approntata per superare un tratto di<br />

percorso.<br />

• Se non si procede legati si collega all’imbracatura una longe<br />

Materiale utile per attraversare un ghiacciaio :<br />

• Imbrago<br />

• Piccozza <strong>–</strong> Ramponi<br />

•Due viti da ghiaccio a testa<br />

•Un corpo morto ( utile su ghiacciaio “umido “)<br />

• Cordino da ghiacciaio ( kevlar da 5.5 m X 3.5 m )<br />

• Casco<br />

• Cordini e moschettoni vari<br />

Nota :<br />

Ogni alpinista che si lega in<br />

cordata dovrebbe (!) essere a<br />

conoscenza delle tecniche di<br />

soccorso e recupero in crepaccio


Formazione della cordata a tre e a due elementi su Ghiacciaio<br />

1. la cordata più consigliata è quella composta da<br />

tre persone in quanto trattiene più facilmente l’eventuale<br />

caduta di compagno in crepaccio e offre maggiore<br />

versatilità nella scelta delle manovre di Corda<br />

2. la posizione del capocordata dipende<br />

generalmente dal tipo di percorso da seguire:<br />

normalmente egli si pone davanti in piano e in<br />

salita, mentre in discesa si posiziona dietro<br />

3. le probabilità di caduta in un crepaccio sono<br />

notevolmente superiori per il primo di cordata<br />

4. la corda da utilizzare è bene che sia lunga<br />

almeno 50 metri e può essere una corda<br />

semplice oppure una mezza corda


5. per potersi svincolare dalla corda, in caso di<br />

caduta del compagno, è necessario, scaricando<br />

il peso del caduto sull’ancoraggio, disporre di<br />

corda libera (consigliati almeno 5 metri avvolta<br />

ad anello e tenuta a tracolla)<br />

6. risulta quanto mai inutile mettere a<br />

disposizione corda sufficiente per effettuare le<br />

manovre di auto soccorso al componente che<br />

non le sa realizzare.<br />

In questo caso è preferibile garantirsi la<br />

tenuta, aumentando la distanza di<br />

collegamento ed eventualmente realizzando<br />

dei nodi a palla intermedi<br />

7. nel caso in cui si disponga di due corde sarà<br />

opportuno che la seconda corda sia affidata<br />

all’ultimo di cordata.


3° di cordata<br />

2° di cordata<br />

Asola distanziatrice + MB<br />

10 metri 10 metri<br />

3 m 4 m 3 m 3 m 4 m 3m<br />

Solo su ghiacciaio<br />

Umido !<br />

Nodo a palla Nodo a palla<br />

Cordino da<br />

ghiacciaio<br />

SEMPRE!!!<br />

1° di cordata


superamento di un crepaccio :<br />

LA PROGRASSIONE DEVE AVVENIRE SEMPRE<br />

PERPENDICOLARMENTE ALLE LINEE DEI<br />

CREPACCI<br />

No!!<br />

PONTE ….


In caso di nebbia … è più semplice cadere in un<br />

crepaccio , specialmente di notte!!!!<br />

Perche?<br />

Visibilità ridotta a 1-2 metri con scarsa<br />

percezione delle forme e dei bordi .<br />

Legarsi possibilmente in tre utilizzando tutta la<br />

corda ( 50-60 metri tra il primo e l’ultimo )<br />

aumentando i l numero dei nodi a palla .


CORNICI DI NEVE<br />

si formano sulle creste per azione del vento


Chogolisa-Nordflanke, 7654 m<br />

1957<br />

Hermann Buhl<br />

È considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi. Dotato di una capacità<br />

di resistenza e di una forza di volontà assolutamente eccezionali, praticò<br />

un alpinismo estremo, diventando una figura leggendaria<br />

1953 First ascent of Nanga Parbat 8,125 metres<br />

1957 First ascent of Broad Peak 8,047 metres


“ultimi passi “di<br />

Hermann Buhl<br />

Crollo di una<br />

cornice al<br />

passaggio<br />

dell’alpinista<br />

La traccia di passaggio di<br />

Kurt Diemberger.

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