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Visita in pantofole al fastoso museo del Cremlino - Milton Gendel

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Il Messaggero<br />

Venerdì 16 dicembre 1960<br />

Un turista americano nell’Unione Sovietica<br />

<strong>Visita</strong> <strong>in</strong> <strong>pantofole</strong> <strong>al</strong> <strong>fastoso</strong> <strong>museo</strong> <strong>del</strong> Crem<strong>in</strong>o<br />

e sconcertante esperienza d’<strong>al</strong>bergo a Len<strong>in</strong>grado<br />

“Al di sopra di Mosca c’è solo il Crem<strong>in</strong>o; <strong>al</strong> di sopra <strong>del</strong> Crem<strong>in</strong>o c’è solo il cielo” -<br />

Cambiav<strong>al</strong>ute clandest<strong>in</strong>i - Rapido volo a Len<strong>in</strong>grado: una hostess semplice e<br />

quadrata – Direttrice d’<strong>al</strong>bergo piena di mo<strong>in</strong>e e strana scoperta nella stanza da bagno<br />

– In giro per la città<br />

di <strong>Milton</strong> Gen<strong>del</strong><br />

Secondo un vecchio proverbio russo, “Al di sopra di Mosca c’è solo il Creml<strong>in</strong>o; <strong>al</strong> di sopra <strong>del</strong><br />

Creml<strong>in</strong>o c’è solo il cielo”. E secondo il Baedeker <strong>del</strong> 1902, “La union si caracteristique pour toutes<br />

les Russies du pouvoir temporel et du pouvoir spiritu<strong>al</strong> n’est nulle part mieux caracterisée qu’ici où<br />

des nombreuses églises entourent le p<strong>al</strong>ais imperi<strong>al</strong>”. Ancor oggi nella Russia <strong>del</strong> 1960 <strong>al</strong> di sopra<br />

<strong>del</strong> Crem<strong>in</strong>o non c’è nient’<strong>al</strong>tro che il cielo ed ogni tanto uno sputnik, ed il potere tempor<strong>al</strong>e e<br />

spiritu<strong>al</strong>e tuttora serbano colà il loro simbolico epitome, poiché le chiese che abbondano entro la<br />

vecchia fortezza sono ora gli emblemi <strong>del</strong> retaggio cultur<strong>al</strong>e nazion<strong>al</strong>e, coltivato f<strong>in</strong> dagli anni<br />

trenta come digestivo spiritu<strong>al</strong>e per la dieta tempor<strong>al</strong>e <strong>del</strong> soci<strong>al</strong>ismo pragmatico. Il Creml<strong>in</strong>o<br />

natur<strong>al</strong>mente attira a Mosca tutti i turisti, sia russi che stranieri, essendo una soddisfacente<br />

comb<strong>in</strong>azione di architettura pittoresca, ricordi storici ed attu<strong>al</strong>e sede di governo; è appropriato<br />

<strong>al</strong>l’importanza di t<strong>al</strong>e primaria attrazione turistica è il contegno severo dei guardiani <strong>in</strong> abito civile<br />

con fascia rossa <strong>al</strong> braccio colà distaccati per preservare il decoro confacente <strong>al</strong> luogo. I russi forse a<br />

causa <strong>del</strong>lo scarso traffico a cui sono abituati tendono a camm<strong>in</strong>are fuori dai marciapiedi di<br />

conseguenza i guardiani sono sempre <strong>in</strong> movimento per tenere a bada le folle che affluiscono -<br />

attraverso la Porta Spaski sulla Piazza Rossa. o attraverso l’<strong>al</strong>tra porta che dà sui grad<strong>in</strong>i dietro il<br />

Creml<strong>in</strong>o - e ord<strong>in</strong>are bruscamente di s<strong>al</strong>ire sul marciapiede. I guardiani badano anche che la gente<br />

non si segga sui muri, non si sdrai sulle p<strong>al</strong>le di cannone sotto lo Zar dei Cannoni, non vi si<br />

arrampichi o non divenga troppo familiare con l’<strong>al</strong>tro grande ornamento <strong>del</strong> luogo, la Reg<strong>in</strong>a <strong>del</strong>le<br />

Campane di 201.924 chili.<br />

Un obbligo superato<br />

In armonia con l’aria di discipl<strong>in</strong>a è la cura che è stata presa per conservare bene gli edifici e le<br />

vic<strong>in</strong>anze; che <strong>in</strong>vero sono degni di tanta attenzione. D<strong>al</strong>la Rivoluzione <strong>in</strong> poi non è stato più<br />

chiesto ai visitatori di sostare per un mistico attimo levandosi il cappello per rispetto ad una snata<br />

icona posta sulla porta Spaski (Nostro S<strong>al</strong>vatore) d<strong>al</strong>lo Zar Alexis Michailovitch nel XVII secolo (la<br />

porta fu costruita nel 1491 d<strong>al</strong>l’architetto milanese Pietro Antonio e completata con la torre<br />

<strong>del</strong>l’orologio nel 1626 da G<strong>al</strong>loway, un architetto <strong>in</strong>glese). Luoghi sacri che non siano i nostri<br />

spesso per spirito di contraddizione, suscitano <strong>in</strong> noi sentimenti di irriverenza, e recentemente nel<br />

paragonare le nostre impressioni con quelle di un <strong>al</strong>tro viaggiatore <strong>in</strong> Russia. Il capitano <strong>in</strong>glese C.<br />

Colville Frankland, il qu<strong>al</strong>e pubblicò i suoi appunti nel 1832, fummo colpiti da un atteggiamento<br />

simile nel passo che qui riportiamo “Nell’uscire d<strong>al</strong> Crem<strong>in</strong>o… le mie fantasticherie furono<br />

<strong>in</strong>terrotte da un soldato che sembrava rimproverarmi per non essermi levato il cappello davanti<br />

<strong>al</strong>l’immag<strong>in</strong>e di qu<strong>al</strong>che santo posta sul passaggio sotto la volta. Io gli risi <strong>in</strong> faccia e proseguii per<br />

la mia strada. Allora mi ricordai che il Capitano Jones racconta nel riferire la sua visita <strong>al</strong> Creml<strong>in</strong>o<br />

di essere stato obbligato a camm<strong>in</strong>are a capo scoperto lungo tutto un lungo e freddo passaggio sotto<br />

una volta, per riverenza ad un qu<strong>al</strong>che di cui non sapeva nulla. Egli sembra essere stato molto


scand<strong>al</strong>izzato d<strong>al</strong>le osservanze superstiziose dei russi… e particolarmente <strong>in</strong> t<strong>al</strong>e occasione, nella<br />

qu<strong>al</strong>e sentì il disagio ed <strong>in</strong>sieme la sconvenevolezza di t<strong>al</strong>i osservanze. Io mi trassi d’impaccio<br />

meglio <strong>del</strong> mio prode compagno d’armi”.<br />

Come dicevamo, non si chiede più di levarsi il cappello, ed il visitatore è libero di entrare di filato e<br />

contemplare lo splendido <strong>in</strong>sieme <strong>del</strong> campanile di Ivan Veliky che si erge sulle chiese d<strong>al</strong>le molte<br />

cupole <strong>del</strong>l’Arcangelo, <strong>del</strong>l’Assunzione e <strong>del</strong>la Annunciazione – fra le <strong>al</strong>tre – e le bianche facciate<br />

<strong>del</strong> Grande e Piccolo P<strong>al</strong>azzo. L’effetto di questo gruppo assortito, costruito d<strong>al</strong> XV <strong>al</strong> XIX secolo,<br />

è uniformemente bello e solenne, tanto che qu<strong>al</strong>siasi macchia su queste bianche facciate e cupole<br />

dorate sembrerebbe co<strong>in</strong>volgere ed offuscare la costruzione <strong>del</strong>la stessa società russa. Ed ecco che<br />

una macchia si presentò ai nostri occhi sotto l’aspetto di un giovanotto con i capelli tagliati a<br />

spazzola e gli occhi<strong>al</strong>i d<strong>al</strong>la montatura pesante, che avrebbe potuto essere benissimo uno studente<br />

americano se non avesse avuto larghi pant<strong>al</strong>oni ciondolanti e sand<strong>al</strong>i di pelle. Ci abbordò<br />

s<strong>al</strong>utandoci con dis<strong>in</strong>voltura. “Siete americani? State facendo fotografie? Volete cambiare rubli?”<br />

Avevamo avuto un’offerta <strong>del</strong> genere <strong>al</strong> nostro arrivo <strong>al</strong>l’aeroporto e rispondemmo con un “no”<br />

deciso. “Posso darvi trentac<strong>in</strong>que rubli per un dollaro”, <strong>in</strong>sistette. Il ragazzo c’<strong>in</strong>curiosì. “A che cosa<br />

servono i dollari?”. “Oh, sapete, per i miei piccoli affari”. Scrollò le sp<strong>al</strong>le e si unì ad un <strong>al</strong>tro uomo,<br />

e <strong>in</strong>sieme si <strong>al</strong>lontanarono tra la folla verso la porta, poi tornarono <strong>in</strong>dietro, probabilmente per<br />

ricom<strong>in</strong>ciare il giro.<br />

Allo scopo di proteggere i pavimenti <strong>del</strong> <strong>museo</strong> <strong>del</strong> Crem<strong>in</strong>o, ai visitatori è fatto obbligo d’<strong>in</strong>filare<br />

babbucce di panno sopra le scarpe. Ci vuole <strong>in</strong>oltre una considerevole agilità per evitare di essere<br />

travolti e trasc<strong>in</strong>ati d<strong>al</strong> flusso <strong>in</strong>cessante dei vari gruppi condotti da ciceroni <strong>in</strong>tenti a spiegare <strong>in</strong><br />

<strong>in</strong>glese, tedesco e it<strong>al</strong>iano l’importanza ed il v<strong>al</strong>ore degli oggetti contenuti nelle stanze <strong>del</strong> tesoro,<br />

che comprendono <strong>in</strong> prodiga confusione corone, troni, carrozze, costumi di corte, decorazioni, doni<br />

reg<strong>al</strong>i d’oro e d’argento provenienti da tutte le parti <strong>del</strong> mondo, un servizio di coppe per uova<br />

<strong>al</strong>l’ostrica <strong>in</strong>viato da Amburgo ed il servizio d’argento che Orloff ricevette d<strong>al</strong>la Grande Cater<strong>in</strong>a.<br />

In breve tutte le ricchezze <strong>del</strong>l’Oriente e <strong>del</strong>l’Occidente messe <strong>in</strong>sieme sotto forma di ricordi<br />

<strong>del</strong>l’autocrazia. Non si poteva fare a meno di chiedersi dove fossero andati a f<strong>in</strong>ire i vasi di<br />

porcellana <strong>al</strong>ti quanto un uomo fatti fare ai tempi di St<strong>al</strong><strong>in</strong> su cui era effigiato il dittatore a<br />

grandezza natur<strong>al</strong>e.<br />

Una lurida topaia<br />

Due ore dopo esserci levati le babbucce di panno nel Crem<strong>in</strong>o il nostro gruppo composto da quattro<br />

persone giungeva a Len<strong>in</strong>grado, avendo impiegato 55 m<strong>in</strong>uti per arrivarci <strong>in</strong> un reattore<br />

<strong>del</strong>l’Aeroflot. Poiché eravamo turisti ci fecero educatamente s<strong>al</strong>ire a bordo <strong>del</strong> grande aereo (<strong>del</strong>la<br />

capacità di 70 o 80 passeggeri) prima degli <strong>al</strong>tri passeggeri e ci guidarono a dei comodi posti uno di<br />

fronte <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro con tavol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> mezzo. La hostess a differenza <strong>del</strong>le sue colleghe nel resto <strong>del</strong><br />

mondo, era semplice, avveduta e quadrata. Prima <strong>del</strong> decollo, <strong>in</strong>vece <strong>del</strong> sistema imperson<strong>al</strong>e di<br />

avvertenze <strong>al</strong> pubblico attraverso il microfono e con la tabella lum<strong>in</strong>osa, la hostess si fermò <strong>in</strong> piedi<br />

davanti ai passeggeri, col mento <strong>al</strong>zato, lo sguardo diritto <strong>in</strong> avanti e le mani dietro la schiena, come<br />

una scolaretta che risponde ad un’<strong>in</strong>terrogazione, e ci recitò le istruzioni circa il divieto di fumare,<br />

per <strong>al</strong>lacciare le c<strong>in</strong>ture e <strong>in</strong> seguito le <strong>in</strong>formazioni circa l’<strong>al</strong>titud<strong>in</strong>e, la velocità e l’orario di volo.<br />

Ancora una volta fummo colpiti d<strong>al</strong>l’immensità scarsamente popolare <strong>del</strong>la terra su cui stavamo<br />

volando, e prima di atterrare avemmo il tempo di <strong>in</strong>trecciare una garbata conversazione con un<br />

vic<strong>in</strong>o di posto, un giovane disegnatore nav<strong>al</strong>e di Len<strong>in</strong>grado, il qu<strong>al</strong>e ci predisse che saremmo stati<br />

colpiti d<strong>al</strong>la bellezza <strong>del</strong>la sua città aggiungendo che l’avremmo trovata anche più fresca dopo il<br />

c<strong>al</strong>do opprimente di Mosca.


All’arrivo, parenti ed amici con mazzi di fiori scambiarono entusiastici abbracci <strong>al</strong>la russa con i<br />

passeggeri, e poi tutti si acc<strong>al</strong>carono <strong>al</strong> reparto bagagli f<strong>in</strong>ché non comparve una donna muscolosa<br />

con un tandem di vetturette a motore cariche di v<strong>al</strong>igie. L’arrivo <strong>del</strong>la donna provocò una lotta<br />

selvaggia poiché tutti i passeggeri volevano impadronirsi contemporaneamente <strong>del</strong>le proprie<br />

v<strong>al</strong>igie. La donna <strong>al</strong>lora si mise le mani sui fianchi ed emise un tremendo urlo <strong>in</strong>furiato che fece<br />

sciamare tutti dietro una barriera, da dove sp<strong>in</strong>gendosi l’un l’<strong>al</strong>tro sventolavano gli scontr<strong>in</strong>i <strong>del</strong><br />

bagaglio . Nel giro di circa mezz’ora tutti furono sistemati, e noi eravamo <strong>in</strong>st<strong>al</strong>lati nelle due Zim<br />

che ci attendevano.<br />

Così come a Mosca, sebbene <strong>in</strong> sc<strong>al</strong>a ridotta, l’accesso <strong>al</strong>la città è l’entrata <strong>in</strong> una meg<strong>al</strong>opoli –<br />

un’autostrada enormemente vasta fiancheggiata per molti chilometri da massicci edifici anonimi,<br />

con pochi spazi verdi. Essendo un porto costruito da Pietro il Grande per servire da F<strong>in</strong>estra<br />

sull’Occidente, a Len<strong>in</strong>grado si dovrebbe veramente arrivare d<strong>al</strong> mare, perché così può servire agli<br />

occident<strong>al</strong>i come una bella f<strong>in</strong>estra sulla Russia. Senza aver ancora avuto un’idea <strong>del</strong>la città antica<br />

con i suoi campanili e i suoi monumenti barocchi e neoclassici, passammo attraverso quartieri<br />

sporchi e congestionati come i d<strong>in</strong>torni poveri di qu<strong>al</strong>siasi grande città, f<strong>in</strong>ché giungemmo <strong>al</strong><br />

Nevsky Prospekt. Eravamo stati prenotati <strong>al</strong> B<strong>al</strong>tiskaya Hotel, e fummo lieti che il nostro <strong>al</strong>bergo<br />

fosse sulla più famosa via di Len<strong>in</strong>grado, ma poi scoprimmo che si trovava nella parte peggiore di<br />

questa storica strada, e che era una lurida topaia.<br />

Fummo s<strong>al</strong>utati <strong>al</strong>l’arrivo da una direttrice piena di mo<strong>in</strong>e con sopracciglia ad accento circonflesso<br />

e ricci ossigenati. Stavamo tutti e quattro comunicandoci l’un l’<strong>al</strong>tro il nostro sgomento di fronte <strong>al</strong><br />

par<strong>al</strong>izzante squ<strong>al</strong>lore <strong>del</strong> luogo quando la direttrice venne verso di noi e disse: “Buongiorno. Ho<br />

detto buongiorno, ma nessuno mi vede. Eppure non sono una mosca sul muro”. Ci str<strong>in</strong>gemmo la<br />

mano. Ci squadrò con aria <strong>in</strong>quisitrice e poi il suo sguardo si posò sulla fila di v<strong>al</strong>igie. “Dodici<br />

v<strong>al</strong>igie per quattro persone! Vi portate appresso moli beni! Vi mostrerò le vostre stanze”. La sua<br />

espressione era m<strong>al</strong>iziosa come quella <strong>del</strong>la direttrice di una casa di correzione o di un istituo di<br />

rieducazione che pensa: “ Voi non sapete cosa vi aspetta, ma non vi piacerà”. Sebbene ci era stato<br />

assicurato a Mosca che <strong>al</strong> B<strong>al</strong>tiskaya avremmo avuto stanze contigue, ancora una volta le nostre<br />

stanze erano sparse <strong>in</strong> differenti piani. Alle nostre proteste la direttrice che la separazione non<br />

sarebbe stata molto <strong>in</strong>comoda dato che il suo <strong>al</strong>bergo aveva solo 135 stanzea paragone <strong>del</strong>le molte<br />

cent<strong>in</strong>aia come l’Ukra<strong>in</strong>e a Mosca. Vi era poi solo una sc<strong>al</strong>a di legno che univa i vari piani.<br />

Solo “niet”<br />

Riflettemmo sul pr<strong>in</strong>cipio che ci era familiare <strong>del</strong>le burocrazie piramid<strong>al</strong>i, secondo il qu<strong>al</strong>e ogni<br />

questione è passata avanti e non vi è ricorso dopo il fatto. T<strong>al</strong>i sistemi peggiorano quando il<br />

person<strong>al</strong>e <strong>in</strong>feriore non viene tenuto <strong>in</strong> efficienza mediante cont<strong>in</strong>ue ispezioni d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>to.<br />

Evidentemente da parecchio tempo nessuno aveva ispezionato le stanze che ci erano state assegnate.<br />

Ognuna aveva il proprio bagno, secondo quanto richiesto d<strong>al</strong>la nostra condizione di turisti di<br />

categoria di lusso, ma la rub<strong>in</strong>etteria era macchiata e arrugg<strong>in</strong>ita. Le stanze da letto sebbene fornite<br />

di tende di merletto e sopracoperte di raso verde tenero, non erano state spazzate recentemente, e<br />

polvere e sudiciume venivano fuori d<strong>al</strong>le fessure che si aprivono nel pavimento. In una <strong>del</strong>le stanze<br />

da letto, il cliente precedente, m<strong>al</strong>ato e dedito agli stupefacenti, aveva scartato una mezza dozz<strong>in</strong>a di<br />

fi<strong>al</strong>e da <strong>in</strong>iezione, che rimasero a rotolare per terra durante tutto il nostro soggiorno nell’<strong>al</strong>bergo.<br />

Ma il particolare che fissò def<strong>in</strong>itivamente il livello <strong>del</strong>l’<strong>al</strong>bergo fu un deposito, <strong>in</strong> uno dei nostri<br />

bagni, di escremento umano (non vi erano cani <strong>in</strong> giro), che anch’esso non venne mai tolto.<br />

La s<strong>al</strong>a da pranzo <strong>al</strong> mezzan<strong>in</strong>o aveva tende di pizzo sporche <strong>al</strong>le f<strong>in</strong>estre di vetro da specchi non<br />

lavati, ed ora decorata con piante <strong>in</strong> vasi avvolti <strong>in</strong> carta crespata bianca sporca. Cameriere<br />

imbronciate rispondevano niet <strong>al</strong>la maggior parte <strong>del</strong>le cose che si sceglievano nel menu e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e


portavano quello che avevano – borscht e pane nero – rovesciando e sbattendo tutto <strong>in</strong> modo t<strong>al</strong>e<br />

che avrebbe potuto essere un pranzo <strong>in</strong> un film di Charlot. Uno di noi disse: “Guardate quell’uomo<br />

<strong>al</strong> tavolo accanto che cerca di tagliare la carne”. La carne non cedeva <strong>al</strong> coltello, ed il piatto era<br />

quasi vertic<strong>al</strong>e per lo sforzo. Un <strong>al</strong>tro vic<strong>in</strong>o evidentemente ubriaco cont<strong>in</strong>uava ad oscillare<br />

paurosamente mentre pronunziava la parola Suomi, da cui deducemmo che doveva essere<br />

f<strong>in</strong>landese. Ma questa scoperta non ci portò oltre, dato che gli unici <strong>al</strong>tri suoni <strong>in</strong>telligibili che fu <strong>in</strong><br />

grado di emettere furono Grüss Gott. Cont<strong>in</strong>uò a pencolare verso di noi, gli occhi fissi <strong>al</strong>la nostra<br />

caraffa di vodka , f<strong>in</strong>ché una cameriera lo cacciò <strong>in</strong> m<strong>al</strong>o modo.<br />

La sardonica direttrice riapparve per consigliarci di consumare la prima colazione <strong>al</strong>le nove o <strong>al</strong>le<br />

dieci così da poter fare “un buon sonno”. Le facemmo notare che eravamo venuti per vedere le<br />

bellezze di Len<strong>in</strong>grado ed <strong>in</strong>tendevamo com<strong>in</strong>ciare il nostro giro <strong>al</strong>le otto, ma essa scrollò le sp<strong>al</strong>le.<br />

Andammo a fare un giretto lungo la Nevsky Prospekt. Era mezzanotte e non c’era nessuno per la<br />

strada eccetto una piccola folla che usciva da un c<strong>in</strong>ematografo. Tutti i loc<strong>al</strong>i erano chiusi e vi era<br />

solo un carrett<strong>in</strong>o a mano per la vendita <strong>del</strong>le bibite, così gli spettatori usciti d<strong>al</strong> c<strong>in</strong>ema fecero la<br />

fila per comprare le bibite <strong>del</strong> carrett<strong>in</strong>o.<br />

<strong>Visita</strong> <strong>al</strong>la città<br />

Il matt<strong>in</strong>o seguente quando scendemmo per la prima colazione scoprimmo perché le cameriere<br />

erano gener<strong>al</strong>mente arrabbiate. D<strong>al</strong>le sette <strong>al</strong>le nove i pullman depositavano <strong>del</strong>egazioni di c<strong>in</strong>esi,<br />

tedeschi, f<strong>in</strong>landesi ed <strong>al</strong>tri <strong>al</strong>la porta <strong>del</strong>l’<strong>al</strong>bergo ogni mezz’ora. A costoro veniva servita una<br />

colazione fissa di zakuski, uova, tè, pane e marmellata. Sebbene non vi fossero ord<strong>in</strong>azioni speci<strong>al</strong>i<br />

né assegni da <strong>in</strong>cassare le cameriere erano costantemente occupate a servire il menu fissato <strong>al</strong>le<br />

<strong>del</strong>egazioni successive, e noi sedemmo <strong>in</strong> vana attesa d<strong>al</strong>le sette <strong>al</strong>le otto f<strong>in</strong>ché non r<strong>in</strong>unciammo<br />

<strong>del</strong> tutto <strong>al</strong>l’idea di farci servire una colazione. Come il resto <strong>del</strong> person<strong>al</strong>e, quando sono <strong>in</strong> servizio,<br />

cioè a giorni <strong>al</strong>terni, le cameriere lavorano qu<strong>in</strong>dici ore <strong>al</strong> giorno, con un’ora d’<strong>in</strong>terv<strong>al</strong>lo per<br />

colazione. Questo sistema non le predispone evidentemente ad essere sorridenti e volenterose.<br />

Mentre aspettavamo la guida <strong>del</strong>l’Intourist per <strong>in</strong>iziare il giro <strong>del</strong>la città chiedemmo <strong>al</strong>l’ufficio dove<br />

potevamo riparare una v<strong>al</strong>igia a cui si era rotta la cerniera. La ragazza che era <strong>al</strong>lo sportello assunse<br />

un’espressione ottusa e scosse la testa. Suggerimmo che forse un c<strong>al</strong>zolaio avrebbe potuto ripararla,<br />

e <strong>al</strong>lora la ragazza divenne efficiente e c’<strong>in</strong>dirizzò <strong>al</strong> primo piano. Il custode <strong>del</strong> piano si consultò<br />

con le cameriere : non c’era un c<strong>al</strong>zolaio <strong>del</strong>l’<strong>al</strong>bergo, ma ne avrebbero trovato uno vic<strong>in</strong>o e gli<br />

avrebbero portato la nostra v<strong>al</strong>igia da riparare. Quando la direttrice apparve nell’atrio e ci biasimò<br />

per non aver trattato il nostro problema attraverso l’ufficio le dicemmo che il suo <strong>al</strong>bergo non ci<br />

sembrava attrezzato per gli ospiti e che avremmo chiesto di andare <strong>al</strong>trove. Per tutta risposta ci<br />

sorrise con l’aria di chi sa come vanno le cose e si ritirò. Avendo visto parecchie stanze vic<strong>in</strong>o <strong>al</strong>le<br />

nostre che contenevano c<strong>in</strong>que o sei letti, ci rendemmo conto che anche le nostre erano stanzedormitorio,<br />

convertite <strong>in</strong> stanze private per il nostro arrivo. Evidentemente quando non c’è più posto<br />

nella categoria di <strong>al</strong>bergo richiesta i turisti sono ficcati <strong>in</strong> una categoria <strong>in</strong>feriore, e noi eravamo<br />

giunti ad un livello vic<strong>in</strong>o <strong>al</strong>l’ultimo.<br />

D’<strong>al</strong>tro canto fummo contenti di Maria Nicolaevna, la guida <strong>del</strong>l’Intourist che ci mostrò<br />

Len<strong>in</strong>grado. Era una graziosa ragazza bionda dai modi semplici e piacevoli, la qu<strong>al</strong>e per prima cosa<br />

c’<strong>in</strong>formò di ciò che c’<strong>in</strong>teressava e qu<strong>in</strong>di comb<strong>in</strong>ò con molta efficienza una visita gener<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la<br />

città, che <strong>in</strong> effetti si dimostrò <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza <strong>del</strong>la sua fama di essere una <strong>del</strong>le più belle città <strong>del</strong><br />

mondo. L’aria grandiosa e teatr<strong>al</strong>e <strong>del</strong> vecchio centro, sia barocco, rococò o neoclassico, è l’opera<br />

pr<strong>in</strong>cip<strong>al</strong>mente di architetti francesi ed it<strong>al</strong>iani, <strong>in</strong> particolare Rastrelli e Rossi, svolta <strong>in</strong> ambiente<br />

russo e su sc<strong>al</strong>a autocratica. Lo scenario è accentuato lungo la Neva dai melodrammatici effetti <strong>del</strong><br />

cielo – blu, neri, e grigi che passano rapidamente <strong>in</strong> una parata di nubi costantemente variata.


Contro questo sfondo i p<strong>al</strong>azzi rossi, verdi e bianchi si stagliano quasi vibranti, e tutta la<br />

composizione è fissata d<strong>al</strong>le guglie come aghi dorati <strong>del</strong>l’Ammiragliato e <strong>del</strong>la Fortezza di Pietro e<br />

Paolo. <strong>Visita</strong>mmo anche il P<strong>al</strong>azzo d’Inverno; Smolny, la scuola complementare femm<strong>in</strong>ile che<br />

divenne il quartiere gener<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la Rivoluzione: il b<strong>al</strong>cone <strong>del</strong>la casa Ksh<strong>in</strong>skaya d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e parlò<br />

Len<strong>in</strong>; una moschea – la copia di una moschea di Samarcanda – costruita d<strong>al</strong>l’Emiro di Bokhara<br />

<strong>al</strong>l’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> secolo; la nobile statua equestre di Pietro il Grande scolpita da F<strong>al</strong>connet; molti<br />

p<strong>al</strong>azzi antichi; il Campo di Marte. Alla f<strong>in</strong>e Maria ci <strong>in</strong>dicò <strong>al</strong>cune tombe dei martiri <strong>del</strong>la<br />

Rivoluzione di Febbraio. “Rivoluzione di Febbraio?” chiedemmo. Maria rispose dolecemente, “Sì,<br />

la Rivoluzione Democratica Borghese prima <strong>del</strong>la Rivoluzione Democratica Soci<strong>al</strong>e di Ottobre”.

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